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Autore: Little_GirlMoon005    23/09/2021    0 recensioni
[Skyrim]
'' Aveva appena messo piede a Skyrim e il benvenuto non era stato uno dei migliori.
Di certo non si aspettava di finire in mezzo ad una disputa tra un gruppo di ribelli e l'esercito imperiale, e di conseguenza finire sul ceppo del boia quando la sua unica colpa era essere arrivato nel posto giusto ma al momento sbagliato. "
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Gli aggiornamenti dei capitoli non saranno una cosa graduale. Potrebbero passare anche parecchi mesi fra un capitolo e l'altro. Chiedo venia per questo!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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The lost rogue 5





Whiterun - Dragonsreach 

20. Primo mese, 201 4E






"Potresti passarmi quei rami di cardo?" Farengard teneva lo sguardo fisso e concentrato verso la miscela che stava impastando e mischiando in una apposita ciotola di legno. La sua domanda venne ignorata, e alzò la testa posando lo sguardo alla sua destra.
"Ehi...!"
"Mm?" Damien sbatté gli occhi prima di voltarsi verso il mago.
"Mi hai sentito?"
"Uhm... no?"

Un sospiro lasciò le labbra del mago. "Passami quei rami di cardo, sono lì." con un accenno del capo gli indicò una ciotola di legno poco lontano. Damien segui' il suo sguardo e concentrò la propria magika focalizzando attentamente i rami di cardo. Dopo qualche secondo questi cominciarono a sollevarsi in aria sotto il controllo del giovane, fluttuarono verso il mago che li afferrò al volo.  ''Grazie.'' borbottò il mago.
''Non c'e di che.'' rispose il giovane, riprendendo la sua lettura su quello che era un Catalogo di Incantamenti.

Era passato un mese dopo tutta quella faccenda dei draghi e di lui che scopre di essere questo... Sangue di Drago. Si era ormai ambientato nella bella città di Whiterun, ai suoi ritmi e al suo popolo. Era finito a lavorare alla Giumenta Barbata, più che altro tagliava grandi quantita di legna per la proprietaria o suovana qualche serenata, ed era anche ben disposto a compiere piccoli favori per alcuni commercianti e per la gente del posto. Insomma, faceva di tutto pur di guadagnare qualche septim, anche perchè aveva una casa da pagare.

Gli capitava spesso di passare le mattinate fuori città, tra le pianure basse e verdi insieme a Anoriath, un elfo dei boschi che gestiva il Cacciatore Ubriaco, con cui condivideva la passione per la cacciagione e insieme andavano a procurarsi pelli e carni.
Il pomeriggio lo si passava a Dragonsreach siccome aveva persuaso Farengard a prenderlo come assistente, compiendo varie commissioni per conto suo, come comprare vari ingredienti e gemme dell'anima.

''Ah, ma dove li ho messi...?''
Damien lo sentì farfugliare tra se' e se' mentre spostava libri e pergamene, come se non fossero già messi in disordine. ''Erano qui, dannazione... dove possono-'' con le sopracciglia aggrottate, si voltò verso il giovane e gli chiese. ''Damien, dove sono i Denti di spettro del Ghiaccio?'' All'improvviso il bel viso del ragazzo si dipinse di un espressione colpevole. I suoi occhi puntarono verso il basso mentre ribatteva a bassa voce;

''Li ho usati.''
''Come?''
''Li ho usati!'' ripete' con aria leggermente stizzita e anche desolata. ''Volevo provare a fare... una cosa.''
''Ti avevo espressamente detto di non usarli!''
''...Scusa.'' riuscì a dire Damien mentre nascondeva il viso tra le pagine del libro. Il mago semplicemente sospirò, tra l'esasperazione e l'irritato, mentre si passava una mano sulla fronte. ''Lascia perdere, vai da Arcadia e prendine altri. Ora.'' gli ordinò gesticolando con la mano. ''E la prossima volta almeno abbi la decenza di chiedere il permesso se proprio vuoi sperimentare con le pozioni!'' aggiunse mentre lo vedeva alzarsi e abbandonare la stanza. 








Il Calderone di Arcadia era ormai l'Emporio che visitava spesso, ma la cosa non gli dava mai noia. Era affascinato dall'Alchimia anche se non era un grande esperto. In effetti faceva più guai che altro. Aveva i ricordi di sua madre che maneggiava con cura e grande abilità una grande varietà d'ingredienti, e di lui che la osservava in silenzio seduto su uno sgabello di legno. Era abituato a certi odori e sapeva riconoscere quali prodotti fossero nocivi e quali invece davano benefici.
''Ciao Arcadia!'' la salutò una volta varcata la soglia d'ingresso.
''Ah, Damien! E' sempre un piacere vederti.'' lei lo accolse con un sorriso da dietro il bancone, che offriva una vasta gamma di prodotti alchemici, tra pozioni e ingredienti, alcuni libri di teoria e piccole gemme dell'anima.

''Ti manda di nuovo Farengar?''
''Si, lui è impegnato... come sempre.'' sospirò. ''Mi chiedo se prenda delle pause. Non si rilassa mai.'' La donna rise leggermente. ''Capisco, ma è fatto così. Dagli tempo e magari si adolcirà di più. Piuttosto... cosa ti porta qui?''
''Oh, giusto. Hai dei Denti di spettro? Li abbiamo... anzì, io li ho finiti.'' ammise Damien. Lei rimase un attimo in silenzio, pensierosa. ''Mm, fammi controllare. Dovrei... averne ancora.'' rispose mentre andava a controllare varie ceste presente nella stanza. Nel mentre, Damien addocchiò il piccolo laboratorio d'alchimia presente.

Arcadia annotava su dei piccoli fogli varie ricette per veleni e pozioni, con la lista d'ingredienti da usare, e li fissava al muro. Damien si accorse che le note erano aumentate; stava testando una pozione per rigenerare la salute in modo più sbrigativo, una che permetteva di respirare sott'acqua ma che a giudicare dalla X segnata sopra non era andata a buon fine, e -questa gli fece storcere il naso- una possibile pozione d'amore, il cui unico ingrediente erano, per ora, i mucchi di sali. Forse era solo uno dei tanti esperimenti di Arcadia, nulla di serio.

Le sue dita andarono a sfiorare uno dei fogli che riportava gli ingredienti di una pozione per rigenerare la magika, e proprio leggendo la ricetta si accorse di un dettaglio. ''Mmm, qui c'è un errore.'' disse attirando l'attenzione della donna. ''Che intendi?''
''Beh, ecco... '' si schiarì la voce. ''con solo questi ingredienti l'effetto non è molto efficace, risulterebbe incompleta.'' staccò quindi la nota dal muro porgendola alla donna. ''Prova a sostituire le ali di falena con dell'aglio, oltre ad essere più economico otterrai un effetto migliore.''

Arcadia gli rivolse uno sguardo sorpreso e con un misto d'ammirazione mentre esclamava, ''Ahh, hai ragione! Non ti credevo così abile, ragazzo.'' ammise mentre riscriveva velocemente la ricetta. ''Grazie! Oh, buona giornata tesoro, e salutami Farengar.''







Quando fece ritorno a Palazzo vide lo jarl Balgruuf discutere con Farengar di qualcosa a cui non diede attenzione. Quando entrò nella stanza del mago fece un leggero inchino nel momento in cui lo jarl si voltò verso di lui. ''Signore,'' si limitò a dire, in modo cortese. ''Bene Farengar, vi lascio al lavoro.'' si congedò l'uomo lasciandoli soli. Il giovane ritornò sui suoi tomi, e Farengar alla sua miscela ora completa grazie all'ultimo ingrediente mancante. 

''Balgruuf voleva sapere quando saresti partito per Ivarsted, comunque.'' la voce del mago lo distrasse dalla sua lettura. ''E' passato un po' dalla chiamata di quei vecchi eremiti. Non credi di averli fatti aspettare troppo? In molti ti invidierebbero. Anche Balgruuf, probabilmente. Altri sarebbero corsi subito a Hoghar Alto.''
''Beh, io... non penso che... resterò a Skyrim per molto.''

''Mm, stai scappando quindi.'' tagliò corto il mago interrompendolo bruscamente. ''Non sto... scappando!'' esclamò Damien con aria stizzata voltandosi verso di lui, chiudeno bruscamente il libro. Con le gote che arrossivano, forse un po' imbarazzato, disse, ''Va bene, senti... non voglio avere a che fare con questa storia del sangue di drago. Non ho niente di speciale, e non desidero che la gente mi guardi in modo... diverso. Anzi, preferisco non avere gli occhi di nessuno addosso.'' E mentre parlava, tra le dita si torturava una ciocca di capelli, un chiaro segno di agitazione.

''Davvero? Solo per questo motivo?''
''Beh, i miei motivi non ti riguardano. Senza offesa.''
''No, infatti.'' ribattè il mago. ''Non ho interesse in futili e stupidi caprici.''
''La prossima volta potrei portarti dello zucchero lunare, per farti addolcire un po'.''

Farengar alzò gli occhi al cielo, poi versò la miscela in varie fiaschette di colore verde aggiungendo una targa per indicare il tipo di pozione che era. ''Oh, hai creato una miscela fortificante?'' chiese improvvisamente il giovane. ''...Si,'' rispose il mago dopo un attimo di esitazione. ''Com'è che hai indovinato?''
Damien per risposta indicò il proprio naso. ''Dall'odore.''
''Ah, sai anche quali ingredienti ho usato? Oltre ai ramo di cardo e i denti di spettro?'' quasi lo sfidò il mago mentre riponeva le fiaschette dentro una cassa di legno. ''Uhm, beh... se non vado errato, un... fungo bianco, una squama di pesce macellaio e... un dente di tigre.'' rispose Damien, mentre si metteva in piedi e riponeva i propri libri in un piccolo zaino.

''Mmh, non male lo ammetto. Magari potresti darmi una mano per qualche pozione curativa domani.''
''Solo se mi paghi il doppio.''
''Oh no, non ci pensare nemmeno! Ora sparisci, ci vediamo domani.''









Breezhome
20. Primo mese, 4E 201






Un intrigante aroma di carne macinata lo investi in pieno quando rientrò in casa. Il calderone posto davanti al piccolo falò gorgogliava vivacemente, ripieno di sugo, carne e verdure, con qualche pizzico di spezzie picchanti. Damien ispirò col naso l'odore invitante. ''Mmm, per gli dei che fame...!''
Da lontano, precisamente dal piano di sopra, si udì una seconda voce e colpi di martello su legno. ''Thane, sei tu?''
''Si Lydia, sono io!'' rispose il giovane scrolandosi la mantella e lo zaino da dietro le spalle. ''Hai cucinato tu? Ah, Lydia, non dovevi disturbarti!'' esclamò il giovane andando ad assaggiare il sugo con un mestolo. Si permise di aggiungere un pizzico di sale. ''Già mi sento in colpa ad averti lasciato costruire metà Breezhome da sola...'' sospirò. ''Non esserlo Thane, per me non è un disturbo!'' rispose la donna continuando a battere ferro su chiodo.

Breezhome era il nome della proprietà che aveva acquistato a rate dallo jarl. Nonostante fosse una casa essenzialmente piccola, era accogliente, ben strutturata e studiata. Il piano terra era quasi completo, mancava qualche tappeto e alcuni barili. Il secondo, che comprendeva la propria stanza e quella di Lydia, era ancora in via di costruzione. Damien salì le scale per il piano superiore, intravedendo la donna alle prese con un mobile di legno quasi ultimato. Lasciò per un attimo martello e chiodi, predendosi un momento di pausa.

''Allora thane, com'è andata?''
''Ah, il solito, niente di nuovo. Farengar è dolce quanto un limone.'' rispose lui aiutandola a sollevare il mobile e posizionarlo nella camera di Lydia.
La donna si asciugò le mani sui pantaloni di stoffa che indossava. ''Nah, secondo me gli piaci. Solo che non lo ammetterà mai.'' ribattè scendendo al piano terra seguito dal giovane. ''E tu, invece... che mi dici di Ysolda? L'altra sera alla locanda eravate...'' le mise le mani sulle spalle, ''moolto vicine...! Se sai cosa intendo.''
''Ouw, thane! Non è... come credi.'' esclamò Lydia distogliendo subito lo sguardo, ma lui riuscì intravedere delle gote velate di rosso e un sorrisino sul viso di lei.

Quando conobbe per la prima volta Lydia rimase inebetito; vedeva davanti a se' questa forte guerriera nord dalla chioma scura e gli occhi fieri, lo sguardo di chi sa il fatto suo, e non riusciva a credere che lei fosse al suo servizio. Non aveva idea di come comportarsi nei riguardi di una guardia del corpo, ma sapeva come comportarsi con un amica. L'ultima cosa che voleva era trattarla come un mercenario.

Si sedettero su due sedie poste davanti al focolare, iniziando a consumare la loro cena parlando del più e del meno, accompagnati dallo scoppiettio delle fiamme. E Damien aveva pensato, e ripensato, all'idea di affrontare una volta per tutte la questione dei barbagrigia. Il pensiero che si fosse imbattuto in qualcosa più grande di lui gli incuteva un certo timore, l'alternativa era quella di prendere e scappare, e nascondersi nella prossima terra che avrebbe incontrato... di nuovo. Allo stesso tempo, era stanco di dover vivere nell'ombra, anche se la cosa gli dava più benefici che altro.

Forse era arrivato il momento di prendere seriamente la cosa. Infondo erano solo dei vecchi eremiti reclusi in una montagna, lontano da tutto e tutti. Poteva andare li, sentire cosa avevano da dirgli, e poi andarsene senza mai ritornare. Semplice, no? Eppure aveva cominciato a battere ininterrottamente il piede contro il pavimento, agitandosi sul posto. ''Senti, Lydia...'' la chiamò dopo qualche minuto di silenzio. La donna si voltò verso il giovane che, dopo un attimo di esitazione, gli chiese.

''Sai come... ci si arriva a Ivarsted?''









  
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