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Autore: cin75    26/09/2021    3 recensioni
Dalla storia:
“Voglio stare con te!” trovò il coraggio di precisare.
Gli occhi verdi fissi in quelli ambrati di Jared che lo guardavano stupiti.
Jared annullò lo spazio tra lui e il bancone. Poggiò le mani sul piano di legno levigato e strinse appena un po’.
“Tu vuoi stare con me?!” chiese come se non avesse capito.
E allora Jensen, finalmente, si mosse e prese una posizione speculare a quella del ragazzo. Mani sul bancone e busto appena sporto verso l’altro.
“Sì!” rispose. “O per lo meno ci voglio provare!”
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una volta giunto in ospedale, Jensen fu portato immediatamente oltre le grandi porte del reparto che lo avrebbe poi ospitato.

Tom, mentre Stephen seguiva la lettiga su cui era il paziente, rassicurò sia Misha che Jared che avrebbe fatto sapere loro quello che era successo all’amico.

Passarono più di due ore da quando erano arrivati e mentre Jared faceva avanti e indietro nella piccola sala di attesa, Misha , seduto alla sedia, lo guardava in silenzio e poi: “Andiamo siediti. Finirai per consumare sia scarpe che pavimento!” cercò , non di sdrammatizzare, ma almeno di alleggerire la situazione.

Jared si bloccò sul posto e lo guardò impietrito. “E’ stata colpa mia!”

“Cosa?” stralunò, l’altro.

“Se non avesse dovuto dimostrarmi qualcosa, se io non avessi reagito in quel modo quella sera, se magari io….”

“Ma stai dicendo sul serio??!”

“Sì!” affermò con decisione. “Se io non mi fossi comportato da isterico quella sera, se magari avessi cercato di...non lo so….forse...parlare!!!!” affermò quasi isterico.

“E invece sai che ti dico?” domandò retorico Misha. “Che è meglio che sia andata così!”

“Cosa? Perchè?” fece stranito Jared.

“Tralasciando la situazione di base che c’è o non c’è tra te e Jensen..se tu come dici, non avessi fatto l’isterico, Jensen non avrebbe dovuto chiederti scusa e magari quando Rich gli ha detto di starsene a casa, lo avrebbe fatto e stasera invece di svenire dove c’era qualcuno che lo ha potuto aiutare, sarebbe finito sul pavimento di casa sua, da solo, senza nessuno a soccorrerlo e le cose sarebbero potute andare peggio di come sono andate!” ipotizzò, facendo pensare Jared , che rimase colpito da quel, non tanto insensato, punto di vista.

“Io..io non...” provò a dire quando in quel momento , i due, furono raggiunti da Ellis e un medico che Misha conosceva.

Il paramedico si sporse verso Misha e gli sussurrò: “Mi devi un favore e io sono un diavolo che ci tiene a riscuotere!”

“Chiamami e pagherò il mio debito, amico!” rispose Misha stringendogli la mano in segno di ringraziamento.

“Collins??!” fece il medico, riconoscendolo.

“Dott. Sheppard. Sono felice che sia lei a prendersi cura del mio amico.”

“Sono il capo di chirurgia...come minimo devi esserne felice!” scherzò ironico sulla sua posizione. “E lui?!” fece indicando Jared.

“Lui...lui è ...il compagno di Jensen!” disse senza guardare Jared che a quell’uscita si sentì il volto in fiamme. “Aveva paura che nessuno gli dicesse niente e quindi...”

“Venite con me. Decido io chi può o non può sapere qualcosa sui miei pazienti!” e avanzò con sicurezza lasciando Misha e Jared dietro di lui di alcuni passi.

“Ma che ti è saltato in mente!” lo riprese con fermezza, ma sottovoce, Jared.

“Se gli avessi detto che eri solo un amico..” dicendo però quella parola ammiccando. “..e che nemmeno frequentavi Jensen da tempo, ti avrebbe lasciato fuori. Volevi restare ancora in quella sala!?!”

“No!” rispose ammettendolo.

“Ok! Allora sta’ zitto, fa il fidanzato preoccupato e reggimi il gioco!” e così dicendo ripresero entrambi a seguire il chirurgo.

 

Una volta nell’ufficio di Sheppard, il medico si chiuse la porta alle spalle e fece cenno ai due di accomodarsi.

“Mi sbaglio o lei è anche uno specialista in pneumologia?” chiese Misha.

“Non sbagli!” convenne il medico.

“E il fatto che lei sia qui ha a che fare con Jensen?” azzardò Jared.

“E’ sveglio il ragazzo!” fece guardando Misha e poi Jared. “Sì, ha a che fare con Jensen.”

“Ok! Niente giri di parole. Cosa è successo a Jensen? Che cosa ha?!” chiese Misha.

Sheppard prese la cartella clinica di Jensen, si sedette alla sua scrivania. Diede ancora una lettura agli ultimi aggiornamenti e poi la richiuse. “Polmonite. Bilaterale.” disse solo. “In uno stadio decisamente avanzato. Non per tempo ma per potenza virale” volle precisare.

I due di fronte a lui, tacquero. Misha pensieroso. Jared deglutì e cercò di restare calmo.

“Polmonite? Ma come….lui... non….”

Sheppard sospirò spazientito, forse stanco di dover sempre spiegare l’inverosimilità di alcune credenze riguardo certe malattie.

“Caro il mio ragazzo, al contrario di quello che si possa pensare, la polmonite non si prende solo perché uno va in costume da bagno al Polo nord , o gira in mezze maniche sotto la neve. Alla polmonite basta un ambiente in cui un agente patogeno è riuscito a sopravvivere o anche ad una semplice influenza curata male, trascurata e...” ma non disse altro poiché vide letteralmente trasalire Jared. “E questo?!” fece indicando quel gesto. “Era malato? Aveva dei sintomi? Da quanto? Ha preso qualcosa?” lo investì di domande più che lecite.

“Io...io non...non saprei...non so bene cosa...mi hanno detto che lui..” balbettò in imbarazzo

“Jared!” lo richiamò piano Misha, conscio dell’errore che aveva appena fatto Jared.

Ma Sheppard non era stupido. E capì che c’era qualcosa sotto.

“Aspetta aspetta un attimo. “Tu non sai bene”? “Ti hanno detto”?” ripetè con severità. “Sei o non sei il suo ragazzo? com’è possibile che tu non ti sia accorto che stava male? La situazione clinica di Jensen andava avanti come minimo da almeno una settimana buona , la febbre alta, l’affanno, la sudorazione, per non parlare della tosse...sarebbe stato impossibile non notarlo. Che razza di fidanzato non si accorge che il suo comp...”

“Non sono il suo ragazzo!!” sbottò Jared messo alle strette.

“Cazzo!” sussurrò Misha quando lo sguardo di rimprovero di Sheppard lo raggiunse. “Senta...io posso spiegarle.”

“No.” lo fermò il medico. “Lui deve farlo!” fece austero puntando l’indice verso Jared. “Andiamo, sputa il rospo, prima che dica alla sorveglianza di non farti più mettere piede qui dentro.”

Jared lo guardò quasi terrorizzato. Lui e Jensen non erano effettivamente niente, ma l’idea di non potergli stare accanto in quella situazione o solo sapere come stesse, lo metteva in agitazione.

“Ok!Ok!” fece alzando le mani in segno di resa. “Io e Jensen non stiamo insieme. Non lo siamo mai stati.”

“Sei un perfetto estraneo per lui?” domandò alterato il primario.

“Io...” fece Jared a quel tono severo.

“Una cosa è un amico stretto, un compagno anche se senza legami ufficiali...posso gestire la cosa. Ma riferire lo stato clinico di un paziente a qualcuno completamente estraneo, senza alcun legame, è reato. Misha è uno dei paramedici che lo ha soccorso e non fa testo. Potrei passare dei guai se si venisse a sapere , lo sai questo, ragazzino??” fece furioso puntandogli il dito contro, mentre con l’altra prendeva il telefono pronto a chiamare la sorveglianza.

Jared investito da quel rimprovero capì di dovere a quel medico una spiegazione sincera.

“Non sarò io dire che lei mi ha parlato di Jensen. Lo giuro. Ma mi lasci spiegare.” chiese sincero.

Sheppard chiuse con stizza la cartella clinica di Jensen e si spinse contro lo schienale della sua poltrona. Tra le mani ancora il cordless del suo ufficio. Avrebbe dovuto sbattere fuori quel ragazzo e richiamare con un ammonimento scritto Misha. Ma si ritrovò a guardare gli occhi sinceramente dispiaciuti di Jared, vide sul suo giovane volto il desiderio di potersi spiegare e giustificare oltre alla preoccupazione per le sorti di Jensen.

“Ti ascolto!” proferì deciso senza mettere giù il telefono. “E che sia qualcosa di convincente!” lo avvertì facendo ondeggiare il cordless

Jared sospirò, lieto comunque di potersi spiegare.

“ Ho conosciuto Jensen qualche mese fa. Ci siamo avvicinati, ci siamo confidati, pensavamo che magari ...tra noi..insomma potesse...”

“Non ha funzionato?!” fece Sheppard.

“Circa un mese fa abbiamo avuto una lite, una brutta lite e ci siamo persi di vista. A parte per un paio di volte che ci siamo incrociati al suo bar , non ci siamo più parlati. Fino a ieri sera.”

“Ok. E?”

“Il fatto è che io mi sono dichiarato anni fa ormai. Jensen non ha ancora...”

“….fatto coming out?” domandò azzardando sbalordito.

“No. Non fino a ieri sera, come le dicevo, nel suo bar davanti a tutti. In effetti lui non si è mai avvicinato ad un uomo in quel senso!” precisò in lieve imbarazzo.

“Ohw!!” sussurrò il primario. “D’accordo. Stava male?!” riprese il discorso.

“Sì. Senza ombra di dubbio e l’ho chiesto anche a Rich, il suo socio del bar. Quando sono entrato e l’ho visto ..lui...lui era visibilmente accaldato, sudato. Lo vedevo che di tanto in tanto tossiva e che in alcuni momenti sembrava fin troppo affaticato. Ma c’era il pienone e a parte capire che era influenzato, pensavo che tutto il resto fosse legato alla stanchezza della serata. Rich mi ha detto che gli aveva chiesto di starsene a casa ma Jensen non aveva voluto e poi...poi , dopo la canzone...è successo tutto.” raccontò in breve Jared.

“Chissà da quanto tempo stava male ma credeva che fosse solo un’influenza!” si ritrovò a riflettere ad alta voce Misha.

“E di certo quello era. Almeno all’inizio: un’influenza. Ma deve averla completamente trascurata. Inoltre deve essere stato a contatto con un qualche ambiente poco salubre...”

“Sì...sì!” esclamò Jared a quell’affermazione. “Rich mi ha detto che tra i tanti giri, Jensen era andato anche in alcuni vecchi depositi per recuperare non so cosa e ...”

“Molto probabilmente è entrato in contatto con un qualche batterio che ha spianato la strada al virus che gli ha colpito i polmoni.” asserì il medico.

“A che stadio è?” chiese Misha, sapendo che la situazione di “violata privacy” di Jared non era ancora passata.

Sheppard lo guardò, quasi fulminandolo e Jared intercettò quello sguardo.

“Mi ascolti...la prego. E’ vero, lei ha ragione. Ho sbagliato e sbaglio ancora ad essere qui. Ma Misha non c’entra. Lo ha fatto per me. E Jensen...beh!, se Jensen è in queste condizioni è anche ...colpa mia. Ha organizzato quella serata per riallacciare i rapporti con me, ha fatto coming out per me, lui...”

“ Jared ti ho già spiegato che...”

“Lo so, amico. Lo so...ma non posso non sentirmi almeno responsabile.” lo fermò Jared. Poi, tornò a guardare il chirurgo. “Se devo andare via. Lo farò. Ma la prego mi dica come sta Jensen. Mi dica che non rischia la...” ma il resto della frase, troppo assurda da accettare, gli morì in gola.

Il primario lo scrutò a lungo. Strinse appena gli occhi come se lo stesse mettendo a fuoco.

Si arrese. Mise giù il telefono.

“L’infezione polmonare è bilaterale. A causa del fatto che è stata trascurata è in uno stato avanzato. Non nego che se non fosse collassato oggi forse la situazione sarebbe potuta diventare irreversibile e lui...”

“Poteva morire?” azzardò Jared atterrito.

“Non lo escludo. Nelle condizioni in cui è, se non fossimo intervenuti , un blocco respiratorio irreversibile sarebbe stato più che probabile. Ora lo stiamo praticamente bombardando di antibiotici, antibatterici e tutto quello che serve. Il che lo aiuterà a rimettersi ma di contro lo fiaccherà decisamente. Dovrà prendersi un bel po’ di ferie una volta uscito da qui!” riferì e sorridendo appena quando vide Jared chiudere gli occhi e sospirare sollevato.

“Dio ti ringrazio!” esalò più tranquillo Jared. “Ma è ancora a rischio?!” si ritrovò comunque a chiedere in apprensione.

“Lo terremo intubato. Vediamo come vanno le prossime 24 ore che ritengo siano quelle critiche. In queste ore lo aiuteremo con un respiratore.”

“Percorso clinico?!” volle informarsi Misha, anche lui, appena più sereno.

“Di sicuro andremo avanti con antibiotici anche ad ampio spettro. Lo terremo sotto controllo per le prossime 72 ore, poi , se risponderà bene alla terapia, come mi auguro, lo sposteremo dall’intensiva ad una stanza in reparto. Ma comunque , anche dopo che sarà dimesso, come già vi accennavo prima, dovrà prendersela con molta calma. I suoi polmoni hanno avuto una bella botta.” ricordò quasi con severità.

“Faremo in modo che sia così! Che faccia un passo alla volta.” disse Misha.

“E come?” chiese ironico Sheppard. “Jensen darà ascolto ad un amico che è un amico solo da poco?” disse indicando proprio Misha. “O ascolterà un ragazzo che non è il suo ragazzo?” puntando verso Jared.

“Glielo giuro. Che voglia o non voglia, con me o senza di me, lo costringeremo a fare quello che lei gli dirà di fare una volta fuori di qui!” e questo lo disse con una tale convinzione che Sheppard ne rimase sinceramente spiazzato. Ma anche positivamente colpito.

“Ti prendo in parola ragazzo. Fuori di qui, Jensen , sarà una tua responsabilità. Mettila così: ha fatto coming out per te ? Avrai modo di ricambiare.” e detto questo si alzò e guadagnò l’uscita del suo ufficio, invitando anche i suoi due interlocutori a seguirlo. “Ma ora andatevene a casa. Non voglio anime in pena nei corridoi del mio reparto, anche perché Jensen è ancora in intensiva, quindi non potreste nemmeno vederlo.” li avvisò.

“Ma io...” fece Jared cercando di sottrarsi a quell’ordine.

“Niente ma. Non è contrattabile!” fece autoritario verso il ragazzo. “Ma tranquillo….” fece poi guardando Misha. “So della vostra...linea massonica di informazioni e quindi so che in un modo o nell’altro riuscirete a sapere delle condizioni di Jensen.”

“Dottor Sheppard, ascolti ...” si scusò Misha, scoperto. In effetti lui e gli altri paramedici si informavano sempre dei pazienti che soccorrevano per sapere se erano fuori pericolo o se loro o le loro famiglie avevano bisogno di qualcosa. E Misha sapeva che avrebbe potuto contare su Tom e Stephen per sapere di Jensen.

“Non c’è bisogno di spiegare niente. Lasciamo le cose come stanno, fin quando queste cose rimangono nella….massoneria!” fece, facendo l’occhiolino al paramedico che si ritrovò ad annuire semplicemente, grato. “Ora andate. Vi farò avvisare non appena Jensen lascerà l’intensiva e verrà portato in reparto.”

Jared annuì, certo ormai che altro non avrebbe ottenuto. Quindi porse la mano al medico. “Grazie dottore. Grazie di tutto.”

Il chirurgo sorrise appena e poi ricambiò il gesto di Jared e gli strinse la mano. Poi andò via.


Misha fece un respiro profondo. “Dai! Ti riporto a casa. Domani chiamo Tom e mi faccio dare notizie!”

Jared acconsentì e lanciando un ultimo sguardo verso quello che sapeva essere il reparto in cui era Jensen, infilò le mani nelle tasche dei jeans e seguì l’amico verso l’uscita dell’ospedale.

 

Come promesso, a volte Tom, a volte Stephen, tenevano aggiornato Misha che poi informava Jared sulle condizioni di Jensen. E ogni giorno che passava le notizie sulle condizioni del biondo lo tranquillizzavano di volta in volta.

Un giorno, Jared, si ritrovò perfino a perdersi nei suoi pensieri verso Jensen, quando, dalla radio, una canzone non gli inondò l’abitacolo della sua macchina in cui era rimasto proprio perché perso in quei pensieri.

Amando e lottando
Accusando, negando
Non posso immaginare un mondo senza di te..

riesci a sentirmi urlare "per favore non lasciarmi”…

Resisti, ti voglio ancora
torna indietro, ho ancora bisogno di te…

Nascondo lo choc e il freddo nelle mie ossa

da quando ti hanno portato via con la barella...
Lascia che prenda la tua mano …

Resisti , ho ancora bisogno di te”

 

E ancora sopraffatto dalle emozioni che quella canzone gli aveva suscitato, Jared, ci mise qualche momento a sentire il suo cellulare che squillava. Lanciò un occhiata veloce al display che si illuminava, ma non riconobbe il numero. Attivò comunque la comunicazione.

Jared?!

“Sì, sono io. Con chi parlo?!” chiese non certo di chi fosse la voce.

Sono il dott. Sheppard

“Dott. Sheppard...che succede? Jensen ?!”

Tranquillo...tranquillo...ho chiamato solo per dirti che alle belle notizie che sicuramente ti hanno dato le tue spie in questi giorni, puoi aggiungere anche questa che sto per darti io.” fece con tono soddisfatto.

“Cosa...”

Il tuo….amico..” riferì ironizzando sulla parola “amico”. “ ..sta decisamente meglio. Le sue condizioni sono stabili e da stamattina è stato portato in reparto. Quindi se vuoi puoi venire a trovarlo!

“E’ una notizia stupenda. Grazie….grazie mille dottore!”

Ok! Ok...ci vediamo in ospedale. Ti metterò al corrente delle sue condizioni e di quello che dovrà fare una volta fuori di qui!!” riferì il medico.

“Verrò di sicuro!”

Ne sono certo!” rispose l’altro, con tono scherzoso e mise giù.




N.d.A.: non so perchè , ma questa canzone mi spezza il fiato ogni volta.
https://www.youtube.com/watch?v=8ofCZObsnOo
 

   
 
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