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Autore: Martin Eden    28/09/2021    2 recensioni
Ciao a tutti! Dopo anni di latitanza, mi è venuta voglia di tornare su questo Fandom, che ho tanto amato...e lo faccio con una vecchia storia LOTR che ho ripreso in mano ultimamente, dopo aver rivisto i film della trilogia de Lo Hobbit...mi è venuta voglia!
Scommetto che molti di voi, come me si sono posti questa domanda: ma Legolas e Aragorn dove si saranno conosciuti?! :D
Questa fanfiction cercherà di dare una risposta...allora voi leggete e commentate! :)
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Legolas, Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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Legolas

 

Non gli permisi di rispondere. Lo trascinai quasi di peso verso il terrapieno, lontano dall’accampamento. Non c’era più niente che potessi fare, né per quel pezzo di terra abitato, né per quegli uomini. L’unica cosa che avesse senso, in un momento di perdita del genere, era sforzarsi di continuare a vivere.

Aragorn faticò ad opporsi. Era esausto e ferito e non gli erano rimaste molte altre possibilità a parte fidarsi di me. Del sangue colava dal suo costato in maniera preoccupante e gli inzuppava la casacca lacerata dallo scontro.

Il Mangiaterra era alle mie spalle, ma per fortuna si era completamente disinteressato a noi. Stava pasteggiando con i corpi dei morti: dove li trovava, li divorava senza lasciarne traccia. Gli orchi scorrazzavano dappertutto, indaffarati a dare la caccia ai pochi superstiti.

Mi sforzai di non guardare. Quelle povere anime perdevano la vita in un posto come Fornost, per mano del Male, e probabilmente non avrebbero mai trovato pace.

D’un tratto, con la coda dell’occhio, intravidi una luce. Al centro di quella furiosa battaglia, qualcuno accendeva una luce di speranza, color azzurro del cielo, e tuonava parole magiche contro il mostro, che ora si contorceva come in preda alle convulsioni. Riconobbi dalla voce una vecchia conoscenza di mio padre, anche se non avrei potuto esserne sicuro.

In quel momento, avevo altre priorità.

Tornando al villaggio, avevo notato uno spiraglio nella roccia, una piccola spaccatura abbastanza protetta, con un unico accesso. Lì Aragorn avrebbe potuto recuperare un po’ di forze, al sicuro, mentre io potevo essere libero di controllare dove si era diretta la sua gente e in caso intervenire per facilitarla.

Tuttavia, prima di tutto dovevo sincerarmi che l’uomo sopravvivesse.

Trovai la grotta e ci infilammo lì, al riparo. Aragorn si trascinò a fatica: aveva dato tutto ma non era bastato.

Ero di nuovo in sua compagnia, ma le parti si erano invertite. Lui era piuttosto malconcio, mentre io riuscivo a reggermi sulle mie gambe, forse un po’ stanco ma sicuramente vigile e fiero, così come mi aveva visto per la prima volta in quella radura.

Nella semioscurità vedeva i miei occhi brillare di un bagliore che doveva apparirgli un po’ sinistro; si era infatti rannicchiato in un angolo, dal quale mi lanciava occhiate ostili di tanto in tanto.

Indovinai che aveva bisogno di un attimo di silenzio per ripensare a tutto quello che era accaduto e perdonarsi per non aver potuto fare di più.

Non era mia intenzione pressarlo, ma la sua debolezza quasi mi infastidiva. Ero ansioso di tornare là fuori, far roteare di nuovo i miei pugnali, incoccare le mie frecce e abbattere nemici. Eppure mi sentivo legato a lui, come se non potessi lasciarlo solo in un momento del genere.

Mi ritornavano alla mente i nostri incontri, le nostre conversazioni, i nostri sguardi, e non potevo fare a meno di bruciare di rabbia al pensiero che era stato così facile ingannarmi.

- Perchè mi avete mentito?- sibilai nel silenzio.

Aragorn alzò stancamente la testa. Mi rendevo conto che quella non era la circostanza più opportuna per iniziare una discussione, ma qualcosa mi impediva di lasciare perdere. Chiarire le cose mi premeva in modo a dir poco paradossale.

Aragorn era cosciente di non avermi detto la verità, di avermi depistato e tutto il resto. Mi aveva allontanato in tutti i modi a lui disponibili. Lo trovavo comprensibile. Ma adesso era costretto a parlarmi.

Tossì, visibilmente affaticato, confuso, sconvolto. Dubitai che avesse udito o capito le mie parole.

Attesi per un tempo che mi parve infinito al sua risposta, fissandolo duramente.

Se ne accorse.

- Per lo stesso motivo per cui voi avete mentito a me, presumo.- affermò, goffo.

Non era stato per nulla convincente.

Mi accesi:

– So chi siete, Grampasso.- sputai fuori con nervoso.

Ebbi l’impressione che anche lui, in quel momento, si fosse sentito improvvisamente preso in giro e tradito da me, perché lo sentii controbattere:

- E io so chi siete voi, Principe Legolas di Bosco Atro.-

Trasalii, ingoiando l’amaro boccone. La mia messinscena era durata ben poco. Del resto non mi era mai piaciuto mentire, non ne ero mai stato veramente capace.

- Come avete fatto a scoprirlo?- quasi lo aggredii, mentre cominciavo a passeggiare su e giù come un leone in gabbia.

Aragorn mi osservava dal suo angolino, senza osare fare passi falsi. Decise di non perseverare nell’errore che ci era stato proprio: continuare a dire bugie non sarebbe stato saggio. Specialmente dopo che mi aveva visto dar prova di tanto valore contro il Mangiaterra.

Immaginai fosse per questo.

Lentamente, cercò di tirarsi su, per mostrarmi quanto ancora potesse essere forte:

- Un caso fortuito.- raccontò con voce flebile.

Sapeva che l’eco delle sue parole mi irritava e voleva che le sentissi tutte, dalla prima all’ultima.

– Poco dopo la vostra partenza, è giunto Gandalf il Grigio all’accampamento. Mi ha parlato di quello che è successo nella Terra-di-mezzo, della battaglia contro gli orchi sulle rive di Esgaroth, del vostro regno e di vostro padre. Di come la vostra presenza in battaglia sia stata determinante. E di come siete finito qui.-

Mi mancò il fiato. Non sapevo che Gandalf avesse intrapreso quel viaggio verso Fornost, forse per seguirmi. Non avevamo avuto modo di parlare o confrontarci, dopo la Battaglia delle Cinque Armate. Ero certo che avrebbe desiderato intavolare un discorso con me, ma io avevo preferito partire subito, lasciando a tutti ben poca scelta. Del resto, mi sentivo come se avessero prosciugato tutte le mie parole.

Nonostante la mia massima fiducia e stima in Gandalf, avrei preferito che non avesse confidato ad Aragorn certi dettagli.

- Mi chiedo solo perchè non me l’avete detto prima.- concluse l’uomo – Ci saremmo risparmiati un sacco di grattacapi.-

- Di questi tempi e in queste terre occorre avere...come dire...un minimo di accortezza.-

Lo vidi sorridere nella penombra rischiarata dalla luna, come se quella frase non gli suonasse nuova:

- Un’accortezza oserei dire quasi eccessiva.- mi rimbrottò.

Mi mossi, visibilmente su di giri:

- Voi vi siete forse comportato meglio?-

Aragorn alzò il viso e mi guardò, piccato. Nonostante il risentimento, non potè fare a meno di comprendere che in effetti avevo le mie ragioni. Mentire era stata la soluzione più semplice, se non la più saggia. Non avevo di che redarguirlo per il suo atteggiamento così sospettoso, così come lui non avrebbe dovuto aver niente da ridire sul mio.

Ero solo, ferito, e principe ereditario: chi avrebbe potuto biasimarmi?

Dopo qualche secondo di pesante silenzio, Aragorn giudicò utile lasciar cadere l’argomento e concentrarsi su cose più importanti:

- Credo sia il caso di andare a vedere che cosa è successo là fuori, Vostra Maestà.-

Tentò di alzarsi e avvicinarsi all’entrata della grotta, appoggiandosi contro la fredda pietra. La notte ormai era alta: le stelle erano coperte e l’atmosfera sembrava ovattata. Per non parlare dell’assenza di qualsiasi suono, raggelante, come se ogni fiammella di vita si fosse spenta.

Entrambi noi non avevamo il coraggio di affacciarci con il pensiero a che cosa poteva successo nell’accampamento, né a cosa avremmo trovato al nostro ritorno lì. L’unica certezza, per ora, era di trovarsi di nuovo insieme, incredibilmente vivi.

- Io credo sia il caso di chiarire alcuni particolari.- lo fermai prima che facesse un altro passo.

Lui mi guardò stralunato.

- Prima di tutto, evitate di chiamarmi “vostra Maestà”- lo redarguii – Non mi piace, quel titolo.-

Solo mio padre può essere chiamato Vostra Maestà, il Re

Aragorn strabuzzò gli occhi:

- D’accordo.-

Lasciai cadere un respiro:

- Inoltre – proseguii solennemente – credo siano dovute alcune presentazioni.-

La testa di Aragorn scattò in alto: sapeva che stavo parlando di lui. Ebbe un attimo di esitazione, ma io lo inchiodai al suo posto, senza lasciargli via d’uscita. Senza usare le parole, gli comunicai che non l’avrebbe passata liscia, stavolta, se non mi avesse detto la verità.

Desideravo capire più di quanto desiderassi portare a termine la mia missione.

- Chi siete realmente?- gli chiesi.

L’uomo inspirò profondamente, ergendosi in tutta la sua statura: era veramente alto, più di quanto avessi notato di primo acchito.

I miei sospetti potevano essere fondati.

- Io sono Aragorn, figlio di Arathorn, rinominato dagli elfi Estel ed erede al trono di Isildur, nonché membro dell’antica stirpe degli Uomini di Nùmenor.- dichiarò, tenendo i pugni stretti.

Ormai i nostri volti distavano a malapena da un paio di spanne. Nel buio incrociavo lo scintillio dei suoi occhi, ora di nuovo all’erta, e avvertivo le vibrazioni della sua voce forte che mi investivano le orecchie.

- E’ questo l’uomo che state cercando?- mi provocò, com’è sempre stato suo solito fare.

Lo fissai intensamente, ma questa volta senza ostilità. Anzi.

Il disegno divino mi era stato finalmente svelato.

Non era stata una follia: non avevo sbagliato nel misurare la grandezza di quell’uomo. Della storia, così come della sua persona, ora avrei potuto fidarmi. Mi era tutto chiaro.

Capii che quel filo nobile che legava le nostre razze, il nostro passato e il nostro futuro, non era mai stato spezzato.

Sorrisi, perché solo allora compresi le vere intenzioni di mio padre.

 

Mi raccontò che Gandalf lo aveva sorpreso all’accampamento poco dopo la mia dipartita e in quell’occasione gli aveva parlato di me e del mio coraggio. Quasi mi commossi al sentire tante qualità raccontate su di me dall’eminente figura dello Stregone. La nostra familiarità era ridotta al minimo indispensabile, tuttavia avevo sempre nutrito una certa deferenza verso il suo sconfinato sapere e la sua proverbiale audacia. Era anche alla sua razionale esperienza che mi ispiravo nei momenti in cui mi sembrava che tutto il mondo dovesse chiudersi su di me, con la precisa intenzione di divorarmi.

Era stato ospite fisso di mio padre per qualche anno e spesso alla reggia sentivo parlare di lui, anche quando non era presente.
Mentre lui non mi aveva mai parlato di Aragorn.

Cercavo di mettere insieme tutti i pezzi con pazienza, mentre l’uomo di fronte a me mi spiegava che il vero obiettivo di Gandalf era richiamarlo ai suoi doveri di erede di Nùmenor, prima che fosse troppo tardi per tutti quanti:

- Quindi tornerete nella Terra-di-Mezzo?- chiesi.

- E salverò il mondo in uno schiocco di dita, certo. Senza ombra di dubbio.- lui rise, mentre cambiava faticosamente posizione.

Era ansioso di tornare là fuori, con me o senza di me, con o senza la spada, ma il suo fisico malandato non gli concedeva tregua.

- Non potete sottrarvi al vostro destino.- gli feci notare, mentre lo osservavo.

Non come sto cercando di fare io

- Non intendo sottrarmi, anzi.- mi rassicurò - Ma vorrei capire perché voi siete qui?-

- Mio padre mi ha mandato a prendervi.-

- Per portarmi dove?-

Per un attimo esitai.

Non conoscevo la risposta a questa domanda.

- Non lo so.- biascicai, con una certa vergogna.

Grampasso spalancò gli occhi, sorpreso:

- Credevo aveste un motivo più valido per affrontare le terre di Angmar da solo, in piena notte, in pieno inverno, e pure ferito.-

Era una sfida, quella? O un’offesa?

Non lo sopportavo quando si elevava a figura dominante della situazione. In quel momento lo odiai. Lo odiai perché mi metteva di fronte a verità che non riuscivo ad affrontare, ad errori su cui avrei preferito ragionare da solo.

Una ramanzina non mi tornava per niente utile.

- La motivazione di ogni guerriero che si rispetti non è solo all’esterno di lui, ma vive anche dentro.- mi difesi.

- Concordo.- sbuffò Aragorn.

- Non vi permetto di sminuire la mia motivazione.-

L’uomo aggrottò le sopracciglia, interdetto:

- Io non...- iniziò, ma io lo interruppi.

- Non sono qui per me, sono qui per voi. Per voi e per il mio popolo. Lo stesso popolo per la cui salvezza ho combattuto nell’ultima battaglia, dove cinque armate sono state messe in campo, e solo una parte si è salvata. Una minima parte. E’ un privilegio per me essere annoverato tra i vincitori: mi è stata data la possibilità di portare avanti un piano più grande di me, dove il mio contributo potrebbe rivelarsi cruciale. Non importa quale sarà il prezzo da pagare. Non spetta a voi stabilire il valore della moneta di scambio.-

L’avevo ammutolito.

Continuai:

- Vi devo molto: vi devo la mia vita e il rispetto che si conviene alla vostra pietà e alla vostra saggezza. Probabilmente, è stata molto più grande della mia. Ma il vostro turno è finito; ora lasciate che sia io a stupirvi.-

Finalmente riuscii a calmarmi. Ero stato come un fiume in piena, un’ondata di emozioni represse che neanche sapevo di possedere. Gliele avevo rivoltate addosso, nonostante lui fosse la mia àncora di salvezza in quel mare di guai.

Per tutto il tempo, lui non aveva proferito parola e anche adesso pareva aver timore a parlare con me. Forse era rimasto impressionato dalla mia irruenza e questo aveva inibito la sua naturale predisposizione a reagire. Tanto meglio, perché io, dal canto mio, non avevo intenzione di protrarre una discussione senza senso.

Lo squadrai.

Era molto più complicato di così. La sua attenzione veniva continuamente sviata dalla piaga che recava al fianco: l’uomo non se n’era lamentato, ma la sua mano era sempre lì, a tenerla. Ero così preso da me stesso che non gli avevo lasciato via di scampo.

Sospirai. A volte ero troppo impulsivo, come mi rimproverava spesso mio padre.

Mi avvicinai e per la prima volta abbandonai il mio risentimento per far spazio alla gentilezza:

- Posso vedere?- gli chiesi.

Aragorn mi guardò dapprima un po’ di sbieco. Evidentemente, non gli piaceva l’idea di essere medicato, tanto meno gli piaceva l’idea di essere stato ferito. Probabilmente non gli piaceva nemmeno l’idea di aver dovuto stare zitto tutto quel tempo.

- Non è niente.- minimizzò.

Non demorsi:

- Se potrò aiutarvi anche solo un decimo di quello che voi avete aiutato me, dovrebbe essere sufficiente.-

Forse fu quel malcelato ringraziamento, o la gratitudine che trapelava da ogni virgola, a persuaderlo. O forse, semplicemente, lo vinse la stanchezza.

- Va bene...- accondiscese.

Sorrisi, nel buio.

- Sdraiatevi – gli dissi.

Aragorn si sedette per terra con un gemito soffocato. Aspettai che si distendesse, poi tastai con delicatezza le sue costole, in cerca di probabili fratture. Come passai sulla parte destra del suo corpo, l’uomo sobbalzò un paio di volte, trattenendo un grido. Avvertii sulle dita la viscosità e il calore della vita che se ne andava.

- Tutto quel sangue non è mio...- mi fece notare lui. Poi chiuse gli occhi.

Immaginai a cosa stesse pensando.

- Mi dispiace per il vostro amico...- ed ero sincero mentre condividevo quel sentimento con lui.

Strappai una parte del mio mantello per fasciare i suoi tagli e stritolare quel dolore. Oltre che alle costole, Aragorn aveva avvertito una fitta al cuore: per questo lo sentii sussultare.

Avevo visto come quei due si erano capiti con uno sguardo, come bastava una parola per sottintenderne altre cento: un’affinità che poteva esistere solo tra compagni d’armi e anime simili. Probabilmente quell’uomo era stato uno dei migliori soldati di Aragorn: un devoto, una persona su cui contare e di cui potersi fidare, soprattutto.

Magari la sua presenza gli era stata di conforto quando si era trovato in difficoltà; aveva creduto in lui, lo aveva spalleggiato e sostenuto, e aiutato nel migliore dei modi. Sicuramente doveva essere andata così.

Che perfido destino! Potevo sentire dentro di me quel dolore. Mi detestai per non essere riuscito a fare di più, o meglio, a sottrarre quell’uomo dalle grinfie del Male. Per Aragorn non sarebbe stato facile abituarsi all’assenza di quel caro volto.

- So che avete fatto il possibile.-

La sua voce, così piena di accorata indulgenza, mi sorprese. Lo fissai, incredulo.

- Grazie.- concluse Aragorn, senza guardarmi.

Era l’unica cosa che gli venisse da dire, forse per non far pesare su di me quel turbamento. In fondo, lo sapeva, la colpa non era stata mia. La guerra continuava ad essere brutale attraverso i secoli, purtroppo. Nessuna consolazione.

Nessuna pietà.

Ora l’uomo respirava a un ritmo più costante, senza soffrire troppo.

- Avete bisogno di qualcosa?- gli chiesi.

- Solo di un buon sonno.- mi rispose – Anche se dubito riuscirò a dormire. Voglio uscire e sapere che cosa è successo là fuori. Dov’è finito Gandalf.-

Scossi il capo:

- Non sarete di aiuto a nessuno in queste condizioni. La battaglia si è ormai conclusa, in un modo o nell’altro. E’ un rischio inutile, quello che intendete correre. Siete ancora debole, dovete riposare almeno un poco, prima di pensare di fare qualunque cosa. Siamo al sicuro, qui dentro. Nel caso ci fosse ancora qualche nemico nei dintorni, non ci potrà cogliere di sorpresa. Dobbiamo aspettare che venga giorno. Non vi preoccupate, vi starò vicino e monterò io la guardia.-

Aragorn annuì mestamente.

- Chiamatemi quando sarà il mio turno.-

- Non ci sarà nessun vostro turno.-

Mi fissò, allibito:

- Non potete stare in piedi tutta la notte.- mi fece notare - Probabilmente domani dovremo combattere ancora. Mi servite in forze.-

- Come se fosse la prima volta!- risi – Non ho bisogno di dormire per essere in forze.-

Anche stavolta gli toccò stare zitto, ed ebbi l’assoluta certezza che lo faceva malvolentieri.







**NDA**
Eccociiiii scusatemiiii per il ritardo! In questo periodo sto lavorando e studiando molto, non ho avuto molto tempo per scrivere e revisionare!!!
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo, aspetto come sempre le vostre recensioni!
Ciaooooo

  
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