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Autore: KarlMellow    01/10/2021    0 recensioni
Fuggire una vita intera da una parte di se stessi che andrebbe soltanto integrata.
La storia di un innocente agnellino che viene denigrato dal suo mondo e, nella disperazione del vuoto totale, ne crea uno suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta un agnellino destinato ad aver sempre fame per via di uno strano destino.
Era sempre stato un comune animale, fino a quando un giorno venne morso da un lupo.
La bestia era famelica, ma l'agnello riuscì a scappare e a salvarsi. Tuttavia dopo quell'evento, non riuscì più a placare la sua fame.
Per quanto mangiasse non riusciva mai a sentirsi pieno: provò con erba, bacche e frutti, ma finì soltanto per divorare tutto il cibo del bosco.
Tutti gli altri animali erano furiosi con lui, iniziarono a chiamarlo mostro e volevano cacciarlo. Alla fine così fecero: in comune accordo, lo mandarono tutti via dal bosco per sempre.
Lui accettò, triste e spento, pensava anche lui di essere un mostro che altro non meritava che restare solo e morire.
Vagò senza una meta per valli e colline, mangiando quel che poteva di volta in volta.
Restò presto senza cibo, e così iniziò a mangiare anche le cose più improbabili: rami, cortecce degli alberi e pietre. Non aveva più incontrato esseri viventi durante la strada, ma sentiva che avrebbe potuto mangiare anche loro.
La natura stessa iniziò ad odiarlo: la notte e il giorno si allontanarono da lui, insieme alla pioggia, al cielo e alla terra.
Ben presto l'agnellino rimase solo, nel nero più totale. Non c'era nulla da mangiare, e ormai si avvicinava sempre di più alla morte.
Anche il tempo lo aveva abbandonato, e i giorni non passavano più.
In assenza del precedente, la sua mente creò un nuovo mondo. Diede luce a una grossa luna e stelle argentate, alberi dalla corteccia scura e dalle chiome fosforescenti. Aggiunse l'erba tutt'intorno a sé, fosforescente anche quella. Là dove la natura veniva colpita dai raggi lunari, tutto diventava bluastro e rivestito di aura mistica.
L'agnellino camminò ancora e ancora, per quel che parevano giorni. Da ogni suo passo si creavano boschi, montagne, fiumi e luci. Quell'atmosfera sarebbe stata la sua preferita, quelle sensazioni deliziose per lui, se solo non si fosse trovato con quella fame terribile. Provò a mangiare le sue creazioni, ma non lo nutrivano; così provò ad immaginare qualcosa di commestibile, ma non riusciva.
Non ebbe più la forza di andare avanti, e cadde morente nell'erba che lui stesso aveva creato. Sentiva le leggere carezze sulla lana bianca. Di colpo, dalla sua mente nacque il primo e unico animale del suo nuovo mondo: un lupo nero, quello che lo aveva morso e che gli aveva trasmesso quella fame immonda. Aveva occhi bianchi e luminosi e lo osservava immobile.
Povero agnellino diceva il lupo, con voce echeggiante e femminile. Rimasto solo e bisognoso di cibo. L'animale dalla pelliccia bianca, ormai allo stremo, si lanciò sull'altro e cercò di strapparne la carne, ma non ci riusciva. Il lupo restava fermo sotto il suo assalitore, lo fissava con i suoi occhi brillanti.
L'agnellino urlò con tutto se stesso e scoppiò a piangere. Batteva gli zoccoli sul lupo, sull'essere che lo aveva condannato a rimanere solo e a morire di fame.
Il mondo a torno a loro tremava, sconvolto dai sentimenti del suo proprietario e, con lui, anche il cielo cominciò a piangere
La pioggia pesante bagnò entrambi da cima a fondo.
Passarono molto tempo fermi in quella posizione, forse secondi, forse anni: il tempo era ormai sparito in quel nuovo mondo.
Lo hai capito, vero agnellino?
Ancora le gocce pesanti sembravano fondersi sui visi dei due animali, fermi uno sull'altro, nel silenzio che solo in quegli attimi non era invadente.
Egli annuì e spalancò la bocca, con il quale ingoiò interamente il lupo.
I due si unirono, la pioggia cessò, e la luna ritornò a splendere sovrana, fiancheggiata dalle sue stelle.
Aveva ancora fame, nonostante il pasto, ma ora sapeva cosa fare.
Osservò la propria zampa e ci affondò i denti, che ora non erano più erbivori ma avevano canini.
Strappò un boccone di carne e ingoio in fretta. Improvvisamente quella fame tremenda sparì, ma non il dolore del morso. Quello restò, pulsante ed insopportabile, ma dal sangue che colava, si iniziarono a creare nuovi esseri viventi che avrebbero popolato quel mondo.
Si crearono fiori, piante, uccelli, pesci e nuovi animali, tutti notturni.
La voce del lupo risuonò nella mente dell'animale.
Bastati, agnellino, anche se fa male. Solo così potrai creare il mondo in cui essere felice.
L'animale sanguinante si rannicchiò su se stesso, e ci rimase a lungo.
Il suo stomaco brontolò di nuovo dalla fame.

 

  
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