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Autore: deborahdonato4    03/10/2021    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando Leo tornò a casa quella sera, trovò Calipso sul pavimento del soggiorno con James e Bryan. I due bambini stavano disegnando mentre la ragazza cercava di dividere le costruzioni di James in base al colore.

Leo osservò la scena per un momento, sorridendo. Nessuno dei tre si era accorto del suo arrivo, e non gli dispiacque gustarsi un po' quella scena familiare. D'accordo, Bryan non era della famiglia, ma se diventava il migliore amico di James, lo avrebbe visto piuttosto spesso. E non era difficile immaginare un bambino molto simile a Leo e Cal al suo posto.

«Leo!» esclamò Calipso, notandolo. Lo guardò, sorpresa di vederlo. «Da quanto sei lì?»

«Da un po'.» disse Leo, sorridendo al figlio che si stava affrettando per andare ad abbracciarlo. Bryan si limitò a ricambiare il sorriso e a salutarlo con la mano, prima di tornare a disegnare Thor. James doveva aver contagiato pure lui, con i supereroi.

Leo baciò il figlio sulla testa, che tornò di corsa al suo disegno. Lui disegnava Iron Man, e Leo notò la strana somiglianza con il disegno. Ridacchiò, dirigendosi in cucina, sentendo il rumore dei passi di Cal alle sue spalle.

Leo aprì il frigo per prendere del succo d'arancia, e non alzò lo sguardo quando notò l'aura azzurra attorno a lui. Calipso ormai praticava quell'incantesimo ogni volta che dovevano parlare e non sapeva cosa si sarebbero detti. E Leo immaginò di dover subire qualche insulto, visto che era scomparso per quasi un giorno intero.

«Dove sei stato?»

Leo si versò il succo d'arancia e si voltò verso Calipso. La ninfa lo stava osservando, giocherellando con l'anello che portava al dito.

«Sono andato a bere una birra con Travis.» mormorò Leo, bevendo un sorso di succo. «E poi...»

«La situazione vi è sfuggita di mano?»

«All'incirca. Ma abbiamo solo bevuto, e ho dormito in cabina, non riuscivo a tornare a casa.»

Calipso annuì. Leo la osservò, notando che quel giorno aveva scelto una pettinatura diversa dal solito: nessuna treccia, ma aveva due codini che le ricadevano sul petto. Era carina.

«E oggi?»

La voce di Calipso era titubante, nervosa. Leo si domandò se stesse bene.

«Stavo per tornare due ore fa, ma mi sono fermato a chiacchierare con Nina.» Leo abbozzò un sorriso. «Butch le stava massaggiando i piedi, e ha obbligato a farlo anche a me.»

Calipso scosse la testa, sorridendo. «Se vuoi un massaggio ai piedi, basta chiedere.» gli disse, e Leo le si avvicinò di un passo, sfiorandole le labbra con le proprie.

«Grazie, ma mi va più che bene se mi massaggi la schiena.» ridacchiò.

Calipso lo osservò per un momento, e Leo si domandò se stesse per scoppiare. Era sparito, non le aveva dato sue notizie... Certo, era passato solamente un giorno, ma forse per lei sembravano anni.

«Mi dispiace.»

Leo sussultò a quelle parole e guardò Calipso stringersi nelle braccia.

«Ti dispiace?» ripeté il figlio di Efesto, pensando di aver capito male. «E per cosa?»

«Per la proposta di matrimonio.»

Il ragazzo si sentì torcere lo stomaco. Arretrò di un passo. «Ti sei pentita di avermelo chiesto?» borbottò, cominciando a scaldarsi.

«Oh, no, Leo.» Calipso scosse la testa. «Mi dispiace avertelo chiesto così all'improvviso. Non te lo aspettavi, e io... io ho agito di impulso. Era già da un po' che volevo farlo, almeno un anno, e ho provato a risparmiare ogni centesimo, ogni dracma per... per questo.» Si guardò l'anello al dito. «Forse avrei dovuto aspettare la tua proposta, quando ti saresti sentito pronto.»

Gli occhi lucidi di Calipso fecero battere forte il cuore di Leo. Pensava di averlo turbato con la proposta, e si rese conto che sparire per un giorno non era il modo migliore per reagire. Certo, la sera prima avevano festeggiato tutta la notte, ma poi lui se n'era andato, lasciandola senza sue notizie.

«Scusami tu.» mormorò Leo, avvicinandosi e prendendole il volto tra le mani. «Mi sono messo a bere e festeggiare con Travis, e non mi sono reso conto di quello che poteva sembrarti.»

La baciò sulla fronte, sulla punta del naso e infine sulle labbra. Il bacio fu dolce, e si strinsero insieme, esplorando con lentezza la bocca dell'altro. Leo si ritrovò a pensare che non ci fosse niente di più meraviglioso. Cosa poteva volere di più, di diverso? Calipso lo amava al punto da passare un'intera giornata pentendosi di averlo fatto star male.

«È arrivato Will!»

La voce di James dal soggiorno li fece sussultare. La barriera si infranse e Calipso si spostò di un passo dal fidanzato, portandosi le dita alle labbra. Leo fissò la porta, spaesato, il cuore che gli batteva così forte nel petto da farlo spaventare. Aveva appena baciato Calipso, trovandola meravigliosa, ed ora eccolo lì, in attesa che Will Solace entrasse nella casa.

Ma quando James aprì la porta, non fu il dottor Solace ad entrare. Grant non aveva nulla di Will, con i capelli e gli occhi scuri. Ma irradiava la stessa felicità e calore di suo fratello.

«Oh, non sei Will.» disse James, un po' deluso.

«Mi dispiace, Will era impegnato.» Grant si guardò attorno, facendo un cenno a Bryan che si mise in piedi, ritirando il suo disegno, poi notò Leo e Calipso. «Ciao, ragazzi.»

Leo gli fece un cenno. Negli ultimi due anni, Leo aveva imparato a riconoscere circa la metà dei figli di Apollo, con le sue visite continue in infermeria. E ora che James aveva conosciuto Bryan, ritrovava quella metà fuori dalla porta di casa, in attesa del fratello minore. Senza il camice e lo sguardo serio, i figli di Apollo assumevano tutto un altro aspetto.

«Sei davvero figlio di Apollo?» domandò James, osservandolo. «Non assomigli per niente a Will o Angel o Nate o Rose o Bryan...»

Grant sospirò, Calipso trattenne una risatina e Leo sgranò gli occhi per la domanda del figlio. Se l'era chiesto pure lui, ma non l'avrebbe mai detto ad alta voce.

«Nemmeno Austin è biondo.» gli fece notare Grant. «O Kaley o Julia.»

«Oh.» James sembrò in imbarazzo per non averci pensato.

«Ma Apollo adorava presentarsi agli umani come ragazzo biondo.» aggiunse Grant, per tranquillizzare il bambino. «Quindi è normale che i tre quarti di noi siano così.»

«Nemmeno i Beatles erano biondi.» aggiunse Leo, attirando su di sé le occhiate di tutti. Si sentì arrossire per aver parlato. «Erano figli di Apollo anche loro.»

«Già.» annuì Grant, con un sorriso. «Due di loro lo sono ancora, però.»

Leo scrollò le spalle e guardò Grant prendere la borsa dei giochi di Bryan, che stava abbracciando velocemente James.

«Chiedi poi ai tuoi genitori quella cosa.» disse Bryan, con un mezzo sussurro che venne sentito da tutti.

«Chiedere cosa?» si incuriosì Calipso, ma James scosse la testa.

Bryan sembrò deluso e si avvicinò al fratello, facendo un cenno di saluto verso Cal e Leo, poi uscì dalla casa. Grant li salutò, guardando con curiosità James, e seguì il fratellino.

«Cosa devi chiederci?» domandò Leo, avvicinandosi alla porta e chiudendola, voltandosi a guardare il figlio.

James sembrò combattuto, e alla fine sospirò. «Bryan vuole che vado a dormire nella sua cabina.» disse, con gli occhi che scattavano in tutte le direzioni. «Ma io non voglio andarci.»

Leo si accovacciò davanti al figlio, preoccupato. «E perché no? Pensavo ti piacesse Bryan.»

«E mi piace, sa disegnare i supereroi davvero bene.» annuì James. «Ma lui... divide la camera con Will, e io... non voglio dormire con lui.»

Lo sguardo scintillante di James fece capire al figlio quanto fosse ancora turbato per la scomparsa improvvisa del figlio di Apollo nella sua vita. Aveva quattro anni quando Will se n'era andato senza dirgli niente e Leo non aveva mai saputo dirgli altro che Will non era stato capace di salutarlo perché odiava gli addii.

«Puoi andare a dormire con Bryam.» disse Calipso, avvicinandosi, posando una mano sulla testa del figlio. «Chiederemo a Will di dormire in un'altra stanza.»

O in un altro letto, pensò Leo, ricordando com'era scappato dalla cabina di Ermes solo poche ore prima.

«Will è gentile.» aggiunse Calipso, e Leo alzò gli occhi su di lei, trattenendosi a stento dallo spalancare la bocca per la sorpresa. «Capirà e lo farà perché ti vuole bene.»

James la guardò con attenzione, riflettendo sulle sue parole, poi annuì. La abbracciò e Calipso sorrise dolcemente al figlio, accarezzandogli i capelli riccioluti.

«Domani dirò a Bryan di sì.» sorrise James, guardando i genitori. «Grazie, mamma.»

James tornò ai suoi disegni e Leo spostò lo sguardo dal bambino alla fidanzata. Osservò il suo viso sereno, le labbra tirate in un sorriso, gli occhi luminosi... Sì, la vecchia Calipso, quella che lo aveva fatto soffrire, non esisteva più.

«Sei meravigliosa.» mormorò Leo, portandole le mani sui fianchi e baciandola a stampo. Come poteva pensare a Will, con una donna così fantastica al suo fianco?

 

Will era nella sua cabina, intento a guardarsi allo specchio. Alla fine, i pantaloncini avevano vinto e li aveva recuperati dal cestino prima che potesse gettargli dentro qualcosa di sporco. Lo fasciavano fino a metà della coscia muscolosa, e quando si guardò allo specchio alle spalle, notò che gli facevano proprio un bel sedere.

«Ehi Will.»

Il biondo sollevò lo sguardo sul fratello Angel, appena entrato nella stanza. Fissò per un attimo i pantaloncini, poi si chiuse la porta alle spalle.

«Sono nuovi?» aggiunse Angel, appoggiandosi alla porta.

«Già. Me li ha regalati Connor Stoll.» Will si affrettò a tagliare via l'etichetta.

«Mh. Perché Stoll ti fa dei regali?»

Will scrollò le spalle. «Vorrà ringraziarmi visto che gli ho salvato la vita, l'altro giorno.» mormorò.

Angel guardò l'espressione del fratello dallo specchio, e trattenne un sorriso. «Okay.» disse, passandosi una mano tra i capelli corti.

«Come mai sei qui, Angel?» chiese Will, lanciandogli un'occhiata. «Devi parlarmi?»

«In effetti sì.» Angel si avvicinò alla scrivania, sfiorando una vecchia foto di Will con la sorella Wendy. «Torno in Africa.»

Will strabuzzò gli occhi. «Cosa? Così presto?»

«Sono passate quasi due settimane da quando sono arrivato.» disse Angel. «E ormai non c'è più nulla che mi trattiene qui. Anzi... direi piuttosto il contrario.»

Will si mise a braccia conserte, osservando con attenzione il fratello. «Cos'hai fatto, Ange?» domandò, curioso.

Le guance di Angel si arrossarono. «Mh...» Il suo sguardo vagò per la stanza prima di confessare. «Ho fatto sesso con Steve.» disse, prima di precisare: «Parecchio sesso con Steve.»

«Steve Erikson?» domandò Will, sorpreso. «Figlio di Efesto?»

«Ne conosci altri?»

Will si passò le dita tra i capelli. «Ma... ma ha il ragazzo!» esclamò.

Angel scrollò le spalle. «Il fatto di avere un ragazzo non gli ha impedito di fare nulla.» disse il figlio di Apollo, con un sorrisetto.

Will andò a sedersi sul letto. «Non credevo che proprio tu potessi fare qualcosa del genere...» mormorò.

Angel si lasciò scappare una risatina. «Scusami, Will, ma perché dovrebbe importarmi se ha il ragazzo? Se non è importato a lui... Io non l'ho costretto a fare niente. Anzi, è stata un'idea sua quella di andare nel bunker.»

«Nel bunker?»

Will ricordava fin troppo bene i momenti felici passati con Leo all'interno del bunker. Avevano fatto l'amore parecchie volte su quel letto, e sul tavolo della cucina, per non parlare della doccia.

«Già.» Angel si sedette sul letto di Bryan, afferrando il peluche di un gatto. «Steve mi ha spiegato che Leo non lo usa più spesso come una volta, e Steve, assieme ad altri dei suoi fratelli, ora hanno il permesso di andarci.»

Will annuì, sentendosi distrutto da quelle parole. Ma dopotutto, era colpa sua per quello che era successo.

Angel tossicchiò, per riportare l'attenzione su di lui. «Comunque... io e Steve siamo rimasti insieme per giorni, nel bunker, e non ho mai dovuto pregarlo. Anzi, ho dovuto pregarlo io di smetterla perché, wow, ha imparato davvero dei trucchetti stupefacenti dal figlio di Afrodite.»

Will aggrottò la fronte, domandandosi per un attimo se fossero gli stessi che Mitchell, tanti anni prima, aveva utilizzato su di lui. Ma non gli parve il caso di chiedere.

Angel sembrò perso nel suo mondo e Will gli tirò il cuscino.

«Angel, riprenditi.» disse Will, abbozzando un sorriso.

Angel annuì, divertito. «Sì, scusa. Be', abbiamo fatto un mucchio di sesso e ci siamo divertiti parecchio.»

«Viene con te in Africa?»

Angel scosse la testa. «No, preferisce rimanere qui.»

«Oh, mi dispiace.» Will si mordicchiò il labbro, davvero dispiaciuto per il fratello.

«In realtà non mi importa.» mormorò Angel. «Lui ha fatto le sue scelte, ovvero cornificare il suo ragazzo e poi rimanere qui con lui. Non lo costringerò a seguirmi. Non lo pregherò.»

Will guardò Angel con attenzione, scoprendo che il ragazzo aveva ragione. Il suo sguardo era serio e duro, segno che non si stava logorando lo stomaco per tornare dal suo ex.

«Okay.» annuì Will. «Ma allora perché vai via così in fretta?»

Angel arrossì appena. «Ecco, quell'idiota di Steve si è fatto beccare da Evan, e vorrei non essere nei dintorni prima che Evan scopre di me. Sai, conoscendo Steve, il fatto che abbia tenuto la bocca chiusa fino ad ora è un record.»

«In effetti...» ridacchiò Will, e per un attimo si domandò se fosse stato Steve Eriksen a dire a Bruno Morgan cosa fosse successo a suo fratello Marcelus. Ma sperò di sbagliarsi, non poteva essere stato lui.

«Evan ha anche giurato di trovare il suo amante e di farlo a pezzi.» aggiunse Angel. «Per questo ho già fatto le valigie.»

«Oh. Tra quanto parti?»

Angel guardò l'orologio al polso. «Tra meno di due ore devo essere in aeroporto.»

«Capisco. Allora ti accompagno alla macchina. Prendiamo i bagagli.»

«Va bene.» Angel si alzò in piedi. «Però sappi che anche Rose verrà con me.»

«Oh, Rose.» sospirò Will. «Lei mi mancherà tantissimo.»

Angel aggrottò la fronte. «E io no?»

«No, tu no.» sorrise Will, prima di abbracciare il fratello.

 

Rose era già in lacrime quando Will afferrò i bagagli di Angel e la raggiunse vicino alla Volvo bianca di Austin. Una volta apparteneva ad Angel, ma il fratello l'aveva lasciata all'altro, che ora si stava preparando per accompagnarli all'aeroporto.

«Rosie, va tutto bene.» le disse Will, posando i bagagli vicino all'auto e voltandosi verso la sorella. «Sei fantastica, e il fatto che tu voglia andare con Angel in Africa... fa di te una ragazza ancora più meravigliosa.»

Rose tirò su col naso, sperando che quell'attacco di pianto le passasse, ma non fu così. Abbracciò Will, che la strinse a sé scoccandole un bacio sulla fronte.

«Sii forte.» le mormorò Will all'orecchio, ed era un consiglio anche per sé stesso. Salutare i due fratelli stava cominciando a far pizzicare pure i suoi, di occhi. «E fa la brava. Ascolta Angel.»

Rose annuì. Gli passò una mano sulla guancia quando separarono l'abbraccio, e Will socchiuse gli occhi.

«Fa il bravo anche tu.» rispose Rose. «E non ti tirare indietro, se vuoi qualcosa.»

Detto questo, Rose mosse appena la testa e Will si voltò. Incrociò subito gli occhi di Leo Valdez ad una ventina di metri di distanza, che li stava fissando perplesso.

Will tornò a guardare la sorella, non sapendo bene cosa dire, e Rose gli sorrise, prima di passare a salutare gli altri fratelli. Austin e Nate finirono di caricare la Volvo e salirono in macchina, subito seguiti da Rose.

«Ci sentiamo.» gli disse Angel, e Will annuì, portandogli una mano sulla testa e provando a scompigliargli i pochi capelli. «Se tu dovessi cambiare idea, ti aspetto.»

«Non penso che cambierò idea.»

«Non puoi saperlo.» Il sorriso del fratello era angelico. «Comportati bene.»

«Anche tu.»

Si abbracciarono un'ultima volta, poi Angel andò a sedersi vicino ad Austin. I figli di Apollo guardarono la Volvo bianca partire fuori dal Campo Mezzosangue, e per alcuni minuti rimasero lì, senza dire una parola. Will già sentiva la mancanza del fratello, arrivato al Campo giusto in tempo per salvargli la vita, e della sorella Rose. Insieme ne avevano viste di tutti i colori, in quegli anni. Ce l'avrebbe fatta senza di lei?

 

Leo aspettò di vedere i fratelli di Will allontanarsi verso la loro cabina prima di avvicinarsi al biondo. Gli occhi celesti erano puntati verso la barriera del Campo, dove la Volvo era sparita diversi minuti prima.

«Ehm, Will.»

Will Solace sbatté le palpebre e si voltò a guardare Leo, che decise di non chiedergli niente degli occhi rossi. Doveva aver pianto. Steve gli aveva detto che Rose ed Angel stavano per lasciare il Campo.

«Scusa se ti disturbo adesso.» mormorò Leo, vergognandosi per aver deciso di andare lo stesso da lui nonostante le parole di Steve. «Ma volevo chiederti un favore.»

Will lo studiò per qualche secondo, poi si passò le dita sulla guancia. «Chiedi pure.» disse il figlio di Apollo. «Se posso aiutarti, ovviamente.»

Leo si sentì piuttosto nervoso nel trovarsi così vicino a Will Solace, ma non aveva paura di lui. Quel sentimento ormai era passato, forse da quando avevano deciso di tornare ad essere amici. Studiò il suo volto, le guance bagnate di lacrime, le lentiggini, gli occhi arrossati, e sospirò. Perché aveva deciso di andare a parlare con lui proprio quella sera? Non erano neanche passate ventiquattro ore da quando l'aveva visto scappare dalla cabina di Connor Stoll.

«James vorrebbe dormire con Bryan, una di queste sere.» disse Leo. «Però...»

«Oh, certo, va benissimo.» annuì Will, abbozzando un sorriso. «Sarà fantastico, un piccolo pigiama party per i bambini.»

«Bene, sono contento che tu sia d'accordo. Però...»

«Divido la stanza con Bryan.» notò Will, sorpreso. «Be', farò in modo di andare a dormire in un altro letto, quella sera. Sai già quando James vuole venire da noi?»

«Ehm, non ancora.» ammise Leo, tirando un sospiro di sollievo. Non aveva dovuto nemmeno chiederglielo, Will ci aveva pensato da solo. «Appena lo saprò, te lo dirò, okay?»

Will annuì, spostando lo sguardo verso le cabine. Leo guardò anche lui, notando suo fratello Steve appoggiato alla cabina 2, intento a fissare la barriera. Per un attimo, Steve e Will incrociarono lo sguardo e il figlio di Efesto gli diede le spalle, tornando nella sua cabina.

«Ora capisco cos'era tutto quel trambusto della cabina 10.» disse Will, ridacchiando, voltandosi a guardare Leo. «Tutti quei vestiti nel giardino...»

«Sì, Evan e Steve si sono lasciati.» annuì Leo. Il fratello gliel'aveva detto giusto qualche minuto prima.

«È un peccato che Steve non sia andato via con Angel.» disse Will, guardando Leo negli occhi. «Quei due sono fatti l'uno per l'altro, non trovi?»

Senza aspettare una risposta, Will si avviò di nuovo alla cabina 7. Leo lo seguì con lo sguardo, chiedendosi se stesse parlando solamente dei loro fratelli.

   
 
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