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Autore: evil 65    03/10/2021    5 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccovi un nuovissimo capitolo!
Inizialmente dovevano comparire anche Wanda e Strange, ma l’aggiornamento era già bello lungo, così ho deciso di inserire la loro parte nel prossimo.
Vi auguro una buona lettura!




Capitolo 11
 
 
Carol si svegliò lentamente sul letto di una cella.
Disorientata, sulle prime pensò di essere sola. Si sbagliava, ma era comprensibile, dal momento che l’altra persona presente nella stanza non si muoveva.
Per quanto spaventata da quella inquietante presenza, si soffermò qualche secondo a valutare l’ambiente circostante. 
<< Comoda? >> domandò Vader con la sua inconfondibile voce alterata.
Ma invece di rispondere a quella palese provocazione, Carol decise di porre una domanda di suo.
<< Sei lui, non è vero? >> sussurrò, sentendosi ancora profondamente stanca.
Vader inclinò leggermente la testa. << Lui chi? >>
Per un attimo, la donna ebbe come la sensazione che il suo aguzzino le stesse sorridendo sotto quella maschera scheletrica. Come se sapesse esattamente cosa stava chiedendo.
Deglutì, sentendo la propria gola improvvisamente secca.
<< Il bambino…il figlio di Shmi Skywalker >> ribattè stancamente << Quello che non abbiamo mai trovato. >>
Il respiro di Vader subì una brusca interruzione…e Carol capì di aver centrato il segno.
Quest’uomo era Anakin Skywalker. Figlio della traditrice Kree, Shmi Skywalker. La stessa donna…che Carol aveva assassinato con le sue mani.
<< Vedo che ricordi il suo nome >> disse il monolite nero << Mi sorprende, vista la scia di morte e devastazione che ti sei lasciata dietro nel corso degli anni. >>
Il cuore di Carol cominciò a battere a mille.
<< Lei…era un caso speciale >> borbottò, sentendo una morsa gelida farsi strada dentro di lei.
Le azioni del suo carceriere cominciavano ad avere MOLTO senso.
L’odio che nutriva verso di lei…verso i Kree…verso la sua squadra, e tutti coloro che avevano contribuito alla morte della persona che lo aveva cresciuto. Questa era una vendetta pura e semplice…ma su una scala che l’Avenger non aveva mai visto in tutti i suoi anni passati a proteggere gli innocenti della galassia.  
<< Come lo hai capito? >> chiese Vader, sedendosi accanto a lei.
Con i suoi poteri soppressi, probabilmente sarebbe stato capace di ucciderla senza troppo sforzo…Eppure non fece alcun tentativo di aggredirla.
Ciononostante, Carol non potè trattenere un brivido di disagio al vederlo così vicino.
<< Ho cominciato ad avere i miei sospetti quando hai menzionato Tatooine >> rispose sinceramente, perché a questo punto non aveva più senso mentire.
Aveva ucciso la madre di quest’uomo…e ora stava pagando il prezzo di quel crimine. Gli doveva almeno la sua onestà.
Sollevò lentamente lo sguardo e incontrò le lenti rosse della maschera nera.
Il ricordo di come era riuscito a frenare i suoi attacchi precedenti era ancora fresco nella sua mente.
Come poteva un bambino abbandonato a se stesso diventare qualcosa del genere? Creare un Impero dalle sabbie di un pianeta morente e diventarne il dominatore indiscusso.
Che tipo di potere serviva per raggiungere un simile traguardo? Cosa si nascondeva dietro a quella maschera che portava il ghigno della morte?
Tante domande, eppure Carol decise di farne solo una.
<< Che cosa sei? >> chiese, quasi supplicando una risposta.
Doveva sapere…no…doveva capire cos’aveva spinto quel bambino orfano a diventare un simile mostro.
Vader rilasciò un sospiro udibile dal filtro della maschera.
<< Per innumerevoli millenni, la Galassia ci ha conosciuto con molti nomi >> disse con lo sguardo rivolto verso l’unico oblò della cella << Il tuo popolo si riferiva a noi come “Utenti Forza”. Esseri capaci di manipolare la Forza nelle sue varie forme. >>
Carol sbattè le palpebre.
<< La Forza? >> domandò perplessa << Che cos’è? >>
Vader si voltò di nuovo verso di lei.
<< La Forza è ciò che da al nostro genere la Posssanza >> spiegò con un tono di voce sorprendentemente paziente << È un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra, mantiene unita tutta la galassia. >>
Sollevò la mano destra…e la strinse in un pugno serrato.
<< Potere puro >> sussurrò << Un potere con cui ottenere abilità che in molti definirebbero…innaturali. >>
Lanciò alla donna un’occhiata significativa. << Ma come spesso accade con il potere, alcuni volevano usarlo per il bene…altri per il male. >>
Una realtà di cui l’Avenger era stata partecipe innumerevoli volte.
La sua mente cominciò a correre. Come mai non aveva mai sentito parlare di un simile potere? Un campo energetico che collegava tutti gli esseri viventi non era certo qualcosa da poco!
Ed esistevano persone capace di manipolarlo? Assurdo che non avesse mai saputo niente a riguardo prima di quel giorno.
Certo, ammesso che Vader stesse dicendo la verità…ma la bionda dubitava fortemente che non fosse il caso.
<< Vi fu una guerra >> riprese l’uomo << Una guerra tra i principali esponenti della nostra razza. Da una parte c’erano i Jedi,  inizialmente un ordine di monaci e studiosi, ma che col tempo avevano assunto un ruolo sempre più attivo nelle questioni della galassia, intervenendo direttamente negli affari politici e bellici dei vari pianeti come protettori di “pace” e di “giustizia”. >>
Allungo ambe le mani.
<< Dall’altra c’erano…i Sith. Essi credevano che il conflitto ed il combattimento fossero l'unica via attraverso la quale l'essere potesse dimostrare le proprie abilità e capacità, nonché ingrandire la propria importanza. Non solo, essi credevano che questo culto del conflitto non si limitasse alla dimensione individuale, ma comprendesse anche la storia della civiltà e dei popoli della Galassia, unica via attraverso la quale sia il singolo che il collettivo potevano potenziarsi ed evolversi. Erano dunque ben lontani da ciò che pensavano i Jedi, considerati dai Sith come portatori di staticità e stagnazione a causa del loro credo pacifico. >>
Carol ascoltò il tutto con fascino rapito. Era quasi come se stesse assistendo ad una lezione di storia sulla nascita dell’universo stesso.
Pigramente, si rese conto che Vader sarebbe stato un ottimo insegnante. Il suo atteggiamento drammatico era capace di rendere coinvolgente qualunque spiegazione.
<< I Sith credevano dunque fermamente nell'elevazione del forte e del superbo, contro il declino e la distruzione del debole e dell'inutile >> continuò quella voce robotica << Nelle proprie gerarchie non venivano ammessi falliti o pavidi, anzi, si richiedeva espressamente ai più forti e spietati di eliminare costoro, affinché le fila ed i ranghi Sith non dimostrassero mai debolezza. Puoi immaginare a quale dei due ordini io appartenga. >>
E Carol non ebbe alcun problema a farlo.
I modi di fare di Vader, il suo Impero, la sua spietatezza…tutto puntava dritto alla filosofia perseguita da questi Sith. Doveva essere sicuramente un membro del loro ordine.
Ma chi lo aveva addestrato per diventarlo? Come aveva fatto un bambino sperduto nel deserto ad apprendere come usare i “doni” con cui era nato?
Forse grazie al maestro a cui aveva fatto riferimento? Lo stesso che aveva ucciso o imprigionato da qualche parte?
Prima che potesse proseguire con i suoi ragionamenti, Vader emise un altro sospiro attraverso la maschera.
<< Come spesso accade, questa radicale differenzia ideologica fu ciò che portò le due parti a scontrarsi in una guerra che coinvolse l’intera galassia. Intere razze e pianeti rimasero coinvolti nel conflitto, con decine di migliaia di morti nei quattro angoli nel cosmo. E la guerra continuò per molto tempo…fino a quando quegli stessi pianeti non decisero di allearsi e creare una coalizione capace di spazzare via entrambi gli ordini. E a capo di quella coalizione…c’era il tuo vecchio popolo, i Kree. >>
“Ovviamente” pensò Carol, poiché quella razza di guerrafondai era quasi sempre coinvolta negli avvenimenti catastrofici della galassia, anche indirettamente.
Cominciava a intuire dove la storia di Vader stesse andando a parare.
<< E così…>> riprese il rinomato Sith << per più di cento anni, gli utenti forza vennero braccati e cacciati in tutta la galassia. Che fossero Jedi o Sith non aveva alcuna importanza: erano tutti parte del problema, e per questo furono bollati come una razza nociva e uccisi fino alla loro presunta estinzione. Forti della loro nuova posizione, I Kree presero il controllo dei pianeti alleati e divennero una delle potenze più rinomate della galassia. E per molti anni prosperarono nella conquista e nel genocidio delle razze avversarie, portando avanti senza remore lo sviluppo di un’industria bellica spietata e senza limiti. >>
L’uomo incrociò ambe le braccia davanti al petto.
<< Riesci a intuire la gioia che provarono alcuni scienziati del tuo vecchio popolo…quando scoprirono che tra loro era nato un utente forza per la prima volta in quasi cinquecento anni? >> domandò sornione.
Carol fece una smorfia.
Conoscendo i Kree, probabilmente avevano subito intravisto la possibilità di sfruttare quella persona per i loro sforzi bellici. Per trasformarla…in un’arma.
“E un’arma eravamo stati mandati a recuperare” pensò amaramente Carol, ricordando gli eventi di allora.
<< Mia madre non aveva avuto alcun rapporto sessuale >> riprese Vader, sorprendo la donna << Ero stato generato direttamente dalla Forza stessa, e cresciuto nel suo grembo come un embrione viene coltivato in un incubatrice. Lei sapeva cosa mi sarebbe successo, se gli scienziati di Hala fossero riusciti a mettermi le mani sopra. Alla meglio sarei stato trasformato nel loro personale cane d’attacco…alla peggio, sarei stato sezionato e sperimentato per apprendere i segreti della Forza e creare la razza di guerrieri perfetti. >>
Abbassò lo sguardo verso terra.
<< Così scelse di disertare e fuggì negli angoli più sperduti della galassia, in un pianeta remoto chiamato Tatooine. E lì vivemmo in pace per dieci anni…fino all’arrivo della tua squadra… >>
Le sue lenti rosso sangue incontrarono ancora una volta gli occhi color nocciola dell’Avenger.
<< Fino al TUO arrivo >> sibilò attraverso il respiratore.
Carol deglutì una seconda volta.
<< Io non volevo ucciderla… >> balbettò debolmente << è stato un incidente… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Si sentì sollevare dal letto e il suo corpo sbattè violentemente contro la parete della stanza.
<< Ma ciò non cambia quello che hai fatto! >> ringhiò Vader, la mano aperta e sollevata verso di lei.
Tentò di muoversi, ma la presa invisibile che le stringeva il collo era troppo forte. Aveva difficoltà a respirare e la sua vista stava cominciato ad annebbiarsi.
<< Lei era mia madre. Il mio mondo…colei che aveva scelto di sacrificare una vita nel lusso e una prospera carriera tra i militari per allevare un figlio che non aveva nemmeno chiesto! Era gentile…forse la persona più gentile dell’intero universo. E tu… >> sussurrò il Sith, stringendo la presa << L’hai uccisa per salvare la vita di un uomo che non era nemmeno degno di lustrarle le scarpe. Un assassino…un fanatico genocida che ha contribuito all’estinzione di innumerevoli razze! È per uno come lui che mia madre è morta?! >>
Carol cercò di ignorare il dolore lancinante ai polmoni e fece appello a tutto il fiato che le era rimasto in corpo.
<< Io…non sapevo quello che stavo facendo… >> disse con voce strozzata << Loro…mi avevano cancellato la memoria…io credevo di essere nel giusto… >>
La presa si allentò e la donna ricadde pesantemente sopra il materasso.
Cominciò a tossire e si portò una mano al collo, mentre il mondo attorno a lei smetteva di girare.
Quando sollevò la testa, scoprì che Vader aveva avvicinato il suo volto al proprio.
Ancora una volta, poteva sentire il suo respiro caldo e sibilante che le scompigliava i capelli…e non le era mai sembrato così spaventoso come in quel momento.
<< E credi davvero che questa sarà una scusa sufficiente per giustificare il tuo peccato? >> chiese il Sith, prima di puntarle un dito contro << Potresti essere una persona diversa da quella di un tempo. Ma Vers…colei che ha ucciso mia madre…è ancora lì. >>
Tocco la fronte della donna, che sussultò al contatto…e anche a causa delle sue parole. Perché in fondo aveva ragione anche lui.
All’epoca Carol era stata una persona molto diversa, priva delle memorie che l’avrebbero aiutato a compiere scelte migliori. Eppure…tutti gli orrori che aveva commesso in nome dell’Impero Kree erano stati il risultato delle SUE scelte.
Le sue mani erano sporche di sangue, e provare a cancellare quella colpa non sarebbe servito a niente, di questo era convinta. E a quanto pare lo stesso Vader non era da meno.
<< Vers è dentro di te. È una parte di quello che sei, così come tutti i peccati che ha commesso con le tue mani, e non ti lascerà MAI >> ringhiò << Tu…lei…per me non ha la minima importanza. Voi avete portato via il mio mondo…e ora i vi porterò via il vostro. >>
Gli occhi di Carol si spalancarono per la comprensione.
Questa era la ragione per cui Vader si era alleato con Ghidorah! Non solo aveva devastato Hala per punire la sua squadra…ma aveva pure intenzione di attaccare la Terra!
Tutte le persone che amava…i suoi amici…Peter…il suo amato Peter…avrebbe ucciso tutti loro solo per punirla!!
Scosse la testa.
<< Il mio mondo non ha niente a che fare con questa storia >> ribattè disperata << Perché non mi uccidi e la fai finita?! >>
La fredda risata di Vader risuonò nella stanza come un colpo di pistola.
<< Ucciderti? >> chiese con tono apparentemente divertito << Perché dovrei? Tu non sei come i tuoi vecchi compagni di squadra. Tu non temi la morte, anzi, la accoglieresti con coraggio! Qualcosa che posso rispettare anche in un nemico. >>
Allungò una mano e le afferrò delicatamente il volto.
<< No…la tua punizione sarà molto più severa >> continuò implacabile << Ho vissuto su Tatooine per gran parte della mia vita. E sai cosa ho imparato su quel pianeta dimenticato dagli dei? Che non ci può essere disperazione senza speranza. >>
Carol avrebbe voluto poter dire qualcosa, ma la presa sul suo viso si fece improvvisamente ferrea, impedendole di aprire bocca.
<< E così, mentre terrorizzerò il tuo mondo, gli darò in pasto la speranza per avvelenare l’anima dei suoi abitanti. Lascerò che credano di poter sopravvivere e li vedrò piangere di disperazione quando si renderanno conto di essere arrivati alla fine dei loro giorni. Potrai assistere mentre torturo un intero pianeta… e poi, quando avrai capito la profondità del tuo fallimento, compiremo l’ultima fase del nostro piano. Distruggeremo la Terra! E solo dopo, quando avremo finito e anche la tua casa natia sarà ... cenere... avrai il mio permesso di morire! >>
La spinse indietro, facendole picchiare la testa contro il muro della stanza.
Carol gemette per il colpo e gli lanciò un’occhiata piena di odio e paura miste assieme. Non si era mai sentita persa e arrabbiata come in quel momento…nemmeno quando aveva scoperto cosa i Kree le avevano rubato.
<< Sei un mostro >> sussurrò, mentre Vader si apprestava a lasciare la cella.
Il Sith si fermò di colpo e girò appena la testa.
<< No…sono solo il male necessario >> sussurrò impassibile << E sono venuto in questa galassia per restituire ai suoi abitanti il tempo che tu e i Kree avete rubato. >>
E, detto questo, fuoriuscì dalla stanza e attivò il comunicatore della tuta.
Subito, il corridoio dello Star Destroyer fu invaso dal suono dell’elettricità statica che segnava l’apertura di un collegamento audio.
<< Dite al Grand’Ammiraglio Thrawn di far uscire la flotta dall’iperspazio >> ordinò, senza preoccuparsi di riconoscere chi fosse dall’altra parte della linea.
Ormai la sua vendetta era a portata di mano…e niente gli avrebbe impedito di portarla a termine!
 
                                                                                                                         ***

Terra - New York
 
Otto Octavius scrutò analitico la creatura che si trovava nella gabbia.
Il contenitore era stato costruito con una lega di Vibranio capace di resistere a qualsiasi urto, e stipata assieme a centinaia di altre nella zona più profonda del complesso situato al di sotto della Nuova Oscorp Tower. Niente sarebbe mai potuto fuggire da questo posto senza qualche piccolo aiuto esterno.
Lo scienziato inclinò la testa e subito il Destoroyah lo imitò in maniera quasi docile, come un bambino che cerca di copiare i movimenti di un genitore.
Octavius sorrise e abbassò lo sguardo sulla cartellina che reggeva tra le mani, su cui erano stati appuntati i valori biologici di ogni creatura.
All’improvviso, udì il suono dell’ascensore che si apriva alle sue spalle.
Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere chi fosse. Solo altre due persone avevano accesso a questa sezione dei laboratori.
Una era Norman Osborn…l’altra era Miles Warren, un genetista impiegato alla Oscorp che nel corso degli anni si era guadagnato un pittoresco soprannome: lo Sciacallo. Ed era anche la stessa persona che si era occupata di Otto quando era finito in coma dopo il suo incidente con Carnage.
<< Buongiorno, Ock >> salutò il nuovo arrivato, offrendo al suo collega un sorriso sghembo << Allora, come vanno le nostre care bestiole? Sembra che abbiano fatto un figurone alla tv. >>
Octavius non alzò mai gli occhi da ciò che stava leggendo, ma riconobbe lo scienziato con un cenno della testa.
<< Le creature in sé sono... mirabili >> rispose lentamente << Il loro potenziale bellico non avrà limiti, una volta che saranno addomesticati a dovere.>>
Miles inarcò un curioso sopracciglio.
<<"Rotola", "Fa il morto", "a cuccia"? >> domandò divertito, mentre i suoi occhi vagavano verso i mostri racchiusi nelle gabbie << Credi davvero di poter insegnare a queste cose dei giochetti? >>
<< Perché no? >> ribatte l’altro con una scrollata di spalle << Dopotutto, gli esseri umani hanno sempre fatto uso degli animali per combattere. Cavalli per le cariche, elefanti da guerra, topi per diffondere malattie…perfino i Russi usavano delfini e focene per bombardare i sottomarini avversari. >>
Sollevò lo sguardo e sorrise ad una delle taniche. << Sono convinto che il potenziale bellico dei nostri Destoroyah sarà capace di eccedere tutti i precedenti. >>
Miles fece una smorfia.
<< Ugh, continuo a pensare che sia un nome orribile >> borbottò disgustato << Perché non chiudere il cerchio, Ock, e lasciare che siano le multinazionali a dare il nome agli esperimenti genetici? Hanno già i campi da baseball! >>
Octavius roteò gli occhi. Per quanto fosse grato al collega per ciò che aveva fatto per lui, davvero non riusciva ad apprezzare il suo umorismo.
Continuò a controllare le varie gabbie, fino a quando non ne raggiunse una da cui provenivano dei forti tonfi. Guardandoci dentro, vide un Destoroyah leggermente più grosso rispetto agli altri.
L’animale si stava lanciando di prepotenza contro le pareti del contenitore, come se impazzito.
Quando incontrò lo sguardo dello scienziato, stridette allo stesso modo dei suoi simili e si buttò addosso al vetro infrangibile, senza produrre alcun danno visibile.
Octavius strinse gli occhi.
<< Questo sembra parecchio aggressivo >> osservò, mentre la creatura continuava ad avventarsi contro la gabbia.
Miles ronzò in accordo.
<< Non ti sbagli >> disse mentre posava una mano su di essa << Ha provato ad attaccare ogni inserviente o scienziato che si è avvicinato alla gabbia, prima che lo portassimo qui. È un tipo molto vivace. >>
<< A noi non servono tipi vivaci. Solo obbedienti >> ribattè freddamente il collega, senza mai distogliere lo sguardo da quello della bestia.
Come se avesse compreso le sue parole, il Destoroyah si fermò di colpo e cominciò a ringhiare minacciosamente verso di lui, gli occhi gialli che sembravano ardere nell’oscurità del laboratorio.
A Octavius non piaceva per nulla il modo in cui lo stava fissando. Sembrava…molto più intelligente rispetto a tutti i Destoroyah che aveva analizzato fino a quel momento.
<< C’è anche…un’altra cosa che lo differenzia dagli altri >> disse lentamente Miles, riportandolo alla realtà.
<< Ovvero? >> domandò curioso.
Il ghigno sul volto del genetista si fece più largo.
<< Ti piacerà da matti >> sghignazzò, mentre estraeva una scatola metallica dalla tasca del camice.
Octavius la riconobbe all’istante come uno dei dispositivi di controllo realizzati specificatamente per manipolare le onde celebrali dei Destoroyah.
Ognuno di quei marchingegni era stato anche dotato di un interruttore di sicurezza che aveva la capacità di diffondere una potente scarica elettrica direttamente dai chip neurali impiantati nel cervello delle creature.
Inutile dire che Octavius rimase piuttosto sorpreso quando Phineas premette proprio il pulsante in questione.
Meno di un secondo dopo, il corpo del Destoroyah venne illuminato come un albero di natale. L’animale cominciò ad urlare di dolore, a cui presto seguirono le urla di molti altri Destoroyah rinchiusi nel laboratorio.
Quando le scariche cessarono, l’animale crollò a terra, ansimante, e anche il resto delle grida si spense in un eco grottesco.
Octavius sbattè le palpebre.
<< Cosa è appena successo? >> sussurrò stordito.
Il sorriso che Miles gli rivolse era al limite dell’estatico.
<< Hanno reagito al suo dolore. Quasi tutti loro! >> esclamò, allargando ambe le braccia e indicando le taniche circostanti << è successo anche ieri, quando ha provato a strappare il braccio di Tanaka. È come se le altre creature fossero connesse a lui…lei…cavoli, non so nemmeno quale sia il suo genere. >>
<< Dalla nostra ultima dissezione risulta che queste creature non abbiano organi riproduttivi >> rispose Octavius, quasi di riflesso << Sono completamente assessuali. >>
Detto questo, si avvicinò nuovamente alla gabbia e osservò la creatura al suo interno, mentre questa si risollevava lentamente da terra.
<< Com’è possibile? >> sussurrò dolcemente.
Phineas scrollò le spalle.
<< Non saprei >> ammise, suonando quasi frustrato all’idea di non sapere qualcosa << Forse un campo telepatico, come quello che Ghidorah usava per controllare i suoi parassiti. Dopotutto, hanno lo stesso DNA. >>
Octavius gli lanciò un’occhiata di sbieco.
<< Quindi questo dovrebbe essere l’alfa del branco? >> domandò scettico. Dopotutto, l’idea che queste creature potessero sviluppare un simile livello di intelligenza era…preoccupante al meglio. Simili svolte scientifiche finivano sempre con il rendere la vita degli scienziati e dei loro finanziatori molto più complicata.
Phineas sbuffò divertito e si rivolse ancora una volta alla creatura dolorante.
<< Tutto è possibile, ma dovremo fare altri test per esserne sicuri >> aggiunse con una marcata dose di sadico piacere.
Il Destoroyah alzò la testa e sibilò minacciosamente verso di lui.
Lo scienziato schioccò la lingua.
<< Non mi piace il modo in cui mi guarda >> sussurrò, attirando lo sguardo del collega.
<< E come ti sta guardando? >>
<< Come se fossi il pranzo >> rispose nervosamente.
Octavius tornò a fissare il Destoroyah…e in effetti gli sembrò quasi di scorgere un intento famelico nei suoi occhi color magma. Era oggettivamente terrificante.
<< Allora dobbiamo rimediare >> disse mentre strappava il dispositivo di controllo dalla mano di Miles.
Lo sollevò in modo tale che la creatura potesse vederlo, avvicinò il dito al pulsante di controllo…e il Desotoryah si allontanò subito dal vetro, piagnucolando impaurito.
Lo scienziato sorrise soddisfatto.
<< Vedo che impariamo presto >> disse con tonto d’apprezzamento.
E fu allora che l’intera stanza piombò nell’oscurità.
Accadde tutto in maniera completamente improvvisa, come se qualcuno avesse appena coperto ogni lampada, interruttore o monitor al suo interno.
<< Che succede? >> chiese Miles, visibilmente irritato.
Octavius assottigliò lo sguardo e attivò le luci d’emergenza delle sue braccia meccaniche.
<< Non lo so >> rispose perplesso << Questo posto dovrebbe essere completamente autosufficiente. Tra poco si azioneranno i generatori di riserva. >>
E così, entrambi rimasero completamente immobili, in attesa che le luci ripartissero. L’ultima cosa che volevano, dopotutto, era muoversi alla cieca e sbattere contro una delle gabbie, rischiandone l’apertura.
Passò quasi un minuto buono…ma il laboratorio rimase avvolto nell’oscurità.
Con il trascorrere del tempo, anche Octavius cominciò a innervosirsi. Dopotutto, questo edificio era stato specificatamente realizzato per essere autosufficiente.
Il laboratorio avrebbe quasi potuto fungere da rifugio anti-atomico, tanto era stato costruito in profondità. Anche se l’intera città di New York si fosse spenta, questa stanza avrebbe continuato a funzionare senza problemi.
Ma allora…perché le luci non si erano ancora riaccese? Solitamente ai generatori di riserva servivano solo pochi secondi per infondere corrente in un palazzo.
Ai piani alti stava sicuramente succedendo qualcosa. Forse un attacco informatico?
Lo scienziato non ebbe il tempo di interrogarsi ulteriormente sulla questione…poiché le gabbie dei Destoroyah cominciarono ad aprirsi una dopo l’altra.
L’uomo spalancò gli occhi e si voltò verso Miles.
<< Che cos’hai fatto?! >> ringhiò,cercando di ignorare il battito cardiaco del proprio cuore.
Miles si guardò nervosamente attorno.
<< Io…io non ho fatto niente, ero fermo! >> balbettò, incapace di nascondere quanto fosse davvero spaventato.
Nel mentre, notando finalmente l’apertura della sua cella, il Destoroyah alfa fuoriuscì dalle ombre e rimase all’entrata del contenitore.
Chinò la testa verso il basso e cominciò a scrutare il bordo che separava la sua prigione dalla tanto agognata liberta. Sembrava quasi un cane intento ad annusare qualcosa di sconosciuto e profondamente affascinante.
Poi, i suoi occhi si posarono sulla coppia di scienziati davanti alla gabbia…e allora compì un passo in avanti.
Il rumore dell’arto aguzzo che toccava il pavimento del laboratorio risuonò come un colpo di pistola, facendoli trasalire. Al contempo – riconoscendo di essere finalmente libero – la creatura cominciò a stridere minacciosamente verso di loro, con le forcipule delle mandibole che si muovevano a scatti come quelle di un gigantesco granchio.
Anche gli altri Destoroyah iniziarono a fuoriuscire dalle loro gabbie.
Si guardavano attorno come tanti bambini spaesati, o un branco di animali che non avevano la minima idea di dove si trovassero. Fino a quel momento, avevano scrutando quel mondo di computer e macchinari solo dal vetro delle loro celle…ma ora, per la prima volta da quando erano nati, potevano finalmente assaporare qualcosa di diverso.
L’aria del laboratorio era molto più fresca rispetto a quella delle celle! E c’era anche…qualcos’altro. Un odore piacevole, a tratti inebriante. Odore di carne.
Tutte le creature si voltarono all’unisono verso Phineas e Octavius e cominciarono a zampettare cautamente verso di loro.
Il braccio destro di Norman Osborn non perse tempo e sollevò il dispositivo di controllo.
<< State indietro! >> sibilò, mentre lo attivava.
Subito, gli interni del laboratorio vennero illuminati da lampi e scariche elettriche. Ma mentre alcune creature si accasciarono a terra, con i corpi avvolti da bagliori azzurri e gridando per il dolore…altre continuarono ad avanzare senza alcun timore, risparmiate dall’agonia dei loro simili.
Fu allora che Octavius si rese conto della gravità della situazione: non tutti i Destoroyah erano stati muniti del chip inibitore!
Molti di quegli esemplari erano stati “coltivati” solo recentemente, dopo aver ricevuto l’approvazione del Governo alla produzione di massa. Non avevano mai sperimentato neanche una scarica in tutta la loro vita! Erano come bestie allo stadio brado, completamente esenti dalla paura per l’uomo.
Eppure, Octavius notò che alcune di loro avevano difficoltà a muoversi.
Le loro zampe scalpitavano, agitavano la testa ad ogni passo, ma i loro corpi non erano colpiti da alcuna scarica. Presto si rese conto del perché.
Abbassando lo sguardo, vide che anche il corpo dell’Alfa era stato colpito dagli effetti del dispositivo di controllo. Eppure…il suo sguardo era fisso in quello di Octavius, quasi come se lo stesse sfidando.
“È lui” pensò lo scienziato, con orrore crescente “li sta controllando! Loro sentono il suo dolore…ma lui li sta costringendo ad ignorarlo!”
Si voltò verso Miles.
<< Chiama l’ascensore! >> ordinò.
Il collega non se lo fece ripetere due volte e corse rapidamente verso le porte del macchinario.
Schiacciò il pulsante a cui era collegato…ma in cambio ricevette solo un silenzio di tomba.
<< Non funziona! >> urlò impanicato.
Fu allora che uno dei Destoroyah si lanciò verso Octavius.
Le braccia meccaniche dello scienziato reagirono quasi per puro istinto e afferrarono la creatura a mezz’aria. Il loro utilizzatore non ebbe nemmeno bisogno di inginocchiarsi, poiché quegli arti erano capaci di sostenere un peso pari a quello di un camion da trasporto.
Sospesa a tre metri dal pavimento, il Destoroyah cominciò ad agitarsi e stridere. La sua coda affilata – simile a quella di uno scorpione – scattò verso il basso, ma ecco che una delle braccia libere si affrettò ad intercettarla.
Lo scontro del metallo con il carapace del mostro sprigionò scintille, costringendo Octavius a coprirsi gli occhi. Sollevò le mani per puro istinto…e il dispositivo di controllo gli cadde dalle dita, saltellando innocuo sul pavimento.
Approfittando di quell’apparentemente momento di debolezza, un’altra delle creature zampettò a tutta velocità verso di lui, ma il rumore prodotto dai suoi passi fu sufficiente ad allertare lo scienziato.
Girandosi in direzione di quel suono rapido e ritmato, scaraventò il Destoroyah che teneva bloccato addosso al suo simile, ed entrambe le creature rotolarono contro il resto dello sciame.
A quanto pare, quell’azione fu sufficiente a suscitare l’ira degli altri esperimenti genetici, che cominciarono a scivolare rabbiosi verso il supercriminale.
Ben presto, quella zona del laboratorio divenne un agglomerato di corpi rossi interrotto occasionalmente da sferzate di fruste lucenti, e per un attimo a Miles gli sembrò quasi di assistere ad una replica dal vivo di Matrix Revolution, più specificatamente durante la battaglia finale tra i Calamari Meccanici e i membri della Resistenza Umana.
Approfittando di quel caos, cercò di allontanarsi il più possibile dallo scontro senza attirare l’attenzione delle creature.
Riuscì a compiere giusto quattro pasti, prima che una di quelle bestie si piazzasse davanti a lui.
Lo scienziato si arresto sul colpo e si ritrovò a fissare dritto in un paio di fornaci ardenti incastonate nella testa tozza di un crostaceo sovradimensionato.
<< Oddio! >> sussurrò, mentre la bestia cominciava ad avvicinarsi, producendo un inquietante ticchettio dalle mandibole gocciolanti di saliva.
Miles fece un passo all’indietro…e la sua schiena toccò qualcosa di duro e umido.
Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere di cosa si trattasse.
<< Lo sapevo, dovevo restare con la Band… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Il Destoroyah gli fu subito addosso e lo inchiodò a terra. E prima ancora che l’uomo potesse anche solo urlare, le forcipule dalla bestia scattarono verso il basso e gli trapassarono la testa da parte a parte, spargendo pezzi di cranio e cervello tutto attorno.
La seconda creatura non fu da meno e cominciò a fare scempio del cadavere. In meno di un minuto, lo avevano già ridotto alle ossa!
Octavius potè solo assistere impotente alla morte del collega, mentre ricacciava indietro i suoi assalitori. Poi, i suoi occhi incontrarono ancora una volta quelli gialli e malevoli dell’Alfa, che lo scrutava con fare derisorio dal centro dello sciame.
Ocatvius dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non farsi sopraffare dalla rabbia.
Questa creatura si credeva davvero migliore di lui? Era solo un esperimento da laboratorio! Un ammasso di materiale genetico creato specificatamente per soddisfare la volontà degli esseri umani!
Era la SUA creazione! Senza di lui non era niente…e quel giorno si sarebbe assicurato di ricordarglielo.
<< Prima regola di un allevamento >> sogghignò << Eliminare sempre i tipi problematici!>>
Fece pressione sulle zampe meccaniche e compì un lungo balzo verso l’alto, superando molte delle creature. Atterrò a qualche metro dall’Alfa, e una di esse provò subito a sbarrargli la strada, forse spinta dall’istinto primordiale di proteggere il suo leader.
Octavius non si lasciò intimidire e compì una rapida rotazione su se stesso, aumentando la forza centrifuga delle braccia meccaniche e sferrando un colpo tale da spedire quell’ostacolo contro una delle gabbie di contenimento.
Infine, si ritrovò davanti all’Alfa…e usò le appendici artificiali per bloccarlo.
Il Destoroyah cominciò a stridere e ad agitarsi, ma a nulla valsero i suoi tentativi di contrastare la presa avversaria.
Octavius strinse i denti e fece appello a tutta la forza che aveva in corpo per mantenersi in equilibrio. Sapeva di avere solo pochi secondi, perché le altre creature avrebbero presto cercato di aggredirlo alla schiena per salvare il loro comandante. Così, diede ai suoi fidati strumento un unico ordine mentale: strappare.
Le braccia metalliche tirarono senza esitazione e i versi disperati del mostro crebbero d’intensità. Stava sicuramente soffrendo.
Si udì un sonoro CRACK!...a cui seguì il rumore di budella e viscere che si riversavano sul pavimento del laboratorio.
Octavius sorrise sadicamente, lasciò andare il corpo tagliato in due del Destoroyah e si portò rapidamente a distanza con un balzo, evitando appena in tempo le fauci di un altro mostro.
Le creature si voltarono all’unisono verso di lui…ma non fecero alcun tentativo di attaccarlo. Sembravano quasi spaventate all’idea di affrontarlo in uno scontro diretto!
Octavius inclinò la testa. Forse l’aver ucciso il loro capo era stato sufficiente per ricordare loro chi fosse l’animale dominante della stanza? Meglio tardi che mai.
Fece per dire qualcosa…ma ecco che un suono inquietante risuonò dal punto in cui si trovavano le parti dell’alfa appena ucciso.
<< E ora che diavolo succede? >> borbottò incredulo, mentre dai resti della creatura cominciavano a protrarsi dei viticci rosso sangue.
Dapprima rimasero ad agitarsi come tanti vermetti fuoriusciti dalle profondità della terra. Poi, cominciarono a fondersi davanti allo sguardo sorpreso dello scienziato.
All’inizio divennero solo grumi di carne maciullata…che poi cominciarono a prendere le forme di una testa…e un corpo simili a quelli di un crostaceo.
Octavius deglutì a fatica e fissò incredulo la coppia di creature che si erano appena originate dai resti dell’Alfa. Lo stesso esemplare che aveva tranciato in due solo pochi istanti prima!
“ Hai voglia di scherzare?” fu tutto quello a cui riuscì a pensare.
Quasi come se gli avessero letto nel pensiero, i due Destoroyah ruggirono all’unisono verso il soffitto della stanza.
Come se fossero parte dello stesso corpo, anche il resto dei loro simili presero ad imitarli. Poi, le creature cominciarono ad arrampicarsi l’una sui corpi delle altre, creando una montagnetta di sagome rosse e zampettanti.
Infine fu il turno della coppia di Alfa.
I due mostri si fermarono sulla cima della montagnetta, i musi rivolti verso l’alto…e fu allora che cominciarono ad emettere un basso ronzio.
Le loro teste vennero attraversate da piccole scariche elettriche, e inizialmente Octavius pensò che il chip all’interno delle loro teste avesse cominciato a funzionare autonomamente, forse per un qualche cortocircuito.
Ma c’era qualcosa di diverso in quelle scariche. Innanzitutto erano viola…e confluivano tutte sulle mandibole delle bestie.
Dapprima, crearono una specie di sfera luminosa davanti a quei musi grotteschi. Poi, quella palla violacea esplose in un raggio che cominciò a scavare nel soffitto come se fosse burro.
Per l’ennesima volta, Octavius non poteva credere ai suoi occhi.
I Destoroyah non avevano mai mostrato una capacità del genere! Possibile che fossero stati abbastanza intelligenti da tenerla nascosta?
In secondo luogo, quel soffitto era stato realizzato con un materiale capace di resistere ad una bomba atomica! Eppure…il raggio prodotto dalle creature lo stava trapassando come se niente fosse.
In meno di un minuto, i due mostri avevano realizzato un foro abbastanza grande da permettere il passaggio dei loro corpi. Senza perdere tempi, si lanciarono all’interno della loro via di fuga, rapidamente imitate dal resto dello sciame.
Octavius deglutì a fatica.
Afferrò rapidamente il cellulare dalla tasca del camice e digitò il primo numero della rubrica.
Per fortuna, dovette rimanere in attesa solo pochi secondi, prima che la voce familiare di Norman Osborn gli risuonasse nelle orecchie.
<< Octavius, che diavolo succede in questo posto? Mi era stata promessa una completa autonomia del progetto! >>
Lo scienziato trasalì e sollevò lo sguardo.
<< Signore…loro sono….oddio… >> borbottò, mentre anche l’ultima delle creature scompariva dal laboratorio.
<< Octavius, la linea è disturbata >> sibilò il suo datore di lavoro << Ripeti: cosa sta succedendo?! >>
Un forte stridio risuonò dal foro aperto nel soffitto.
<< Le gabbie sono aperte, signore! >> esclamò Octavius, senza nascondere la paura che provava in quel momento << I Destoroyah sono usciti! >>


                                                                                                                          * * *


La Hulkbaster afferrò l’ennesima Iron-tuta le sbattè violentemente al suolo, riducendola ad un ammasso di bulloni e pezzi di metallo.
Dietro di lei, un’altra delle macchine cominciò a bersagliarla con raggi di energia Ark, ma l’integrità della “Veronica” rimase per lo più invariata, permettendo a Pepper di avvicinarsi all’automa senza problemi e tranciarlo in due con un unico e semplice malrovescio.
Voltandosi, la donna vide che anche Peter era riuscito a sopraffare la maggior parte dei suoi assalitori, molti dei quali giacevano inermi attorno a lui.
<< Stai bene? >> gli domandò attraverso gli autoparlanti della tuta.
Peter le offrì un pollice in alto.
<< Sì…ugh… >> gemette << Potrei andare avanti tutto il giorno. >>
“Allora perché mi sembra che tu riesca a mala pena a stare in piedi?” avrebbe voluto chiedergli la donna, ma in fondo conosceva già la risposta.
Peter Parker…Spider-Man…era sempre stato quel tipo di persona. Non sarebbe mai stato capace di abbandonare una battaglia e ignorare le grida d’aiuto delle persone. Avrebbe continuato a combattere fino allo stremo, e questo lo aveva portato vicino alla morte in numerose occasioni.
Sia Pepper che sua zia avevano provato molte volte a farlo ragionare, senza successo. Ogni volta che lui prometteva loro che sarebbe stato più attento, ecco che tornava nell’infermeria della base con il corpo martoriato e la tuta fatta a pezzi.
Un giorno si sarebbe fatto ammazzare, lo sapevano entrambe, ma non c’era niente che potessero fare a riguardo. Peter Parker era il tipo di persona che sarebbe morta per proteggere qualcuno.
<< Questo dovrebbe essere l’ultimo >> disse mentre annientava l’ennesima Iron-tuta, scaraventandola contro una macchina.
Spider-Man grugnì d’accordo e sollevò la testa verso il cielo.
<< Dove pensi che sia andato? >> domandò cupo, chiaramente riferendosi ad Ultron.
Pepper sospirò stancamente. << Difficile a dirsi. Friday controllava la maggior parte dei satelliti delle Stark Industries. Senza di lei… >>
Non riuscì a finire la frase. Il pensiero che Friday fosse stata davvero disattivata…no…che fosse davvero MORTA…la riempiva di una profonda tristezza.
Quante volte l’aveva sostenuta dopo la morte di Tony? Quante volte l’aveva aiutata ad occuparsi dell’azienda e di Morgan?
E ora non c’era più. Era sparita, e avevano solo i resti di una macchina per ricordarla.
Oh, certo, avrebbero potuto tranquillamente riattivare un back-up dell’IA, ma non sarebbe mai stata la stessa Friday. Non avrebbe avuto i suoi ricordi, le sue esperienze…sarebbe stata solo un’imitazione a buon mercato.
<< È stata una buona amica >> disse Peter, mentre posava una mano sulla Hulk Buster << Ha combattuto fino alla fine per proteggerci. Sta a noi vendicare la sua morte. >>
Parole con cui Pepper si ritrovò a concordare con tutto il cuore.
<< Puoi usare Edith per collegarti alla rete satellitare? >> chiese al vigilante. Questi rimase in silenzio per qualche secondo.
<< Posso provarci >> rispose lentamente << Ma dubito che Ultron non abbia preso precauzioni a riguardo… >>
La terra sotto i loro piedi cominciò a tremare.
Una lunga serie di crepe si diramò al centro della strada, protraendosi da uno specifico palazzo. Tra tutti quelli presenti, era anche quello che oscillava maggiormente…come se questo insolito terremoto fosse partito direttamente da sotto di esso.
Pepper fece un rapido controllo con i sistemi della tuta e scoprì che “qualcosa” stava scavando a gran velocità verso la superficie.
<< Quella non è la Oscorp Tower? >> domandò perplessa.
Peter annuì in accordo.
<< Ho un brutto presentimento >> disse, mentre assumeva una posizione pronta al combattimento. Fu allora che la strada davanti a loro esplose in una miriade di polveri e detriti.
I due Avengers sentirono uno strano ticchettio che crebbe man mano d’intensità, a cui presto si unirono delle grida raccapriccianti.
Quando la nube di granelli cominciò a diradarsi…i loro occhi incontrarono quelli gialli e malevoli delle stesse creature che Norman Osborn aveva presentato quel giorno a tutto il mondo.
Peter rimase completamente immobile, incapace di credere a quello che stava succedendo sotto i suoi occhi.
<< Non c’è mai pace in questa città >> borbottò miseramente.
Senza perdere tempo, attivò il comunicatore della squadra.
<< Ragazzi, sarà meglio che ci raggiungiate. Qui è appena saltato fuori un nuovo problema… >>

                                                                                                                             * * *

Robert Raynolds si era sempre  definito un buon poliziotto.
In un mondo in cui la popolazione mondiale poteva sparire con uno schiocco delle dita da un momento all’altro, aveva sempre cercato di fare del suo meglio con il poco che aveva.
Non era certo un superumano, ma questo non gli aveva mai impedito di svolgere il suo lavoro, anche perché Los Angeles era diventata una zona sorprendentemente povera di criminali dotati, dopo il terremoto provocato da King Ghidorah.
La città – così a come tutte quelle situate sulla faglia di San Andreas – si stava ancora riprendendo da quel terribile evento.
Metà della metropoli era ancora in fase di ricostruzione, ma proprio per questo era diventata un luogo molto meno appetibile per le persone a cui piaceva infrangere la legge. Dopotutto…perché mai qualcuno avrebbe voluto calciare un gatto che era già in punto di morte?
E così, Robert Raynolds si era goduto quest’ultimo anno in relativa tranquillità, occupandosi di furti e delle gang occasionali che non avevano ricevuto il memo: Los Angeles era off limits. I suoi abitanti avevano già sofferto troppo, e né il Governo né la brava gente della città avrebbero permesso alla criminalità organizzata di riprendere il controllo delle strade.
Quel giorno, il poliziotto di pattuglia si era recato nella sezione Nord Est della metropoli, quella da cui era possibile intravedere la scritta HOLLYWOOD dall’altra parte della collina. Non era il suo giro abituale, ma con l’avvicinarsi del giorno di commemorazione per le vittime di Ghidorah aveva scelto di fare un strappo alla solita routine e concedersi un turno più tranquillo.
Dopotutto, quella era una delle zone più popolari della città, abitata quasi esclusivamente dai ricconi. Era sicuro che il capo non se la sarebbe presa più di tanto, non dopo tutto l’ottimo lavoro che aveva fatto negli ultimi mesi.
Aveva appena finito di comprare una ciambella…quando la terra cominciò a muoversi sotto i suoi piedi.

(Track: https://www.youtube.com/watch?v=WA-ousOPfiU)

“ Un terremoto?!” pensò terrorizzato.
Non erano certo una novità a Los Angeles, ma questo terremoto aveva probabilmente un’intensità pari almeno a 5 nella scala Richter!
Come tutti i poliziotti che abitavano nelle città confinanti con la Faglia di San Andreas, anche Robert era stato adeguatamente istruito sul come riconoscere quei sismi capaci di produrre ingenti danni ad una metropoli..e quello che stava vivendo era DECISAMENTE preoccupante.
Gli edifici della zona avevano già cominciato ad oscillare come palme al vento!
<< State fermi, non vi muovete! >> urlò a gran voce, sperando che almeno le persone vicine riuscissero a sentirlo.
Alle urla dei passanti terrorizzati seguì un fulmine a ciel sereno che colpì direttamente la più grande zona di ritrovo dell’intero quartiere: il So-Fi Stadium.
Dapprima Robert Reynolds rimase come ipnotizzato da quella scena.
Non aveva mai sentito parlare di una tempesta di fulmini che avveniva durante un terremoto…anche perché il cielo era completamente privo di nubi! E non ricordava che il Meteo avesse annunciato pioggia o temporali, quella mattina.
Il poliziotto cercò di mantenersi in equilibrio, mentre il sisma sembrava crescere d’intensità. E fu allora…che qualcosa superò la sagoma dello stadio.
Era…una testa dalle sembianze rettili, ricoperta da scaglie dorate, con grosse corna che spuntavano dal capo e occhi rosso sangue. E poi ne seguì una seconda, uguale in tutto e per tutto alla prima…e infine una terza.
<< O mio Dio >> sussurrò, mentre la sua mente vagava fino a quel massacro di tre anni prima.
Aveva visto al telegiornale la titanica battaglia tra gli Avengers e la stessa creatura che aveva decimato la città di Los Angeles mentre non era nemmeno presente. Ricordava molto bene la devastazione che aveva colpito New York in quel terribile giorno…così come ricordava perfettamente le fattezze dell’enorme drago responsabile di tutto.
Ghidorah sollevò ambe le ali nell’istante in cui il terremoto cominciò a calmarsi.
Il suo enorme corpo gettò un’ombra su tutte le persone e gli edifici che si trovavano nella zona. E quando spalancò le fauci irte di denti, il cielo iniziò subito a riempirsi di nubi e scariche elettriche.
<< Io sono il tuono! >> ruggì la testa centrale << Io sono… >>
Abbassò lo sguardo e Robert si ritrovò a fissare i suoi occhi color sangue.
<< MORTE!>>
King Ghidorah, il flagello dello spazio…era tornato sulla Terra.
 
 
 
Boom!
I cattivoni non stanno perdendo tempo, vero? Ultron è in giro a fare chissà cosa, Vader si prepara ad assaltare la Terra, i Destoroyah sono evasi (grazie ad Ultron) e Pennywise ha appena evocato King Ghidorah a Los Angeles. Almeno stavolta non è New York, eh?
Ce la faranno i nostri eroi a combattere tutte queste minacce? E sappiate che il piano di IT/Pennywise è solo agli inizi…
  
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