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Autore: SonounaCattivaStella    03/10/2021    1 recensioni
Ofelia si svegliò di soprassalto, madida di sudore e scossa dagli ultimi residui di quell’incubo che la perseguitava ormai da mesi e che non la faceva dormire più. Provò a scacciare via la sensazione di vuoto, ma i suoi tentativi risultarono vani. Ormai i suoi pensieri erano tutti rivolti a Thorn. All’inizio era stato difficile, per entrambi, accettarsi e imparare a convivere con l’idea di amare ed essere amati; ed era stato bello e destabilizzante arrivare alla consapevolezza di non poter più fare a meno l’uno dell’altro.
{Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it}
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ofelia, Thorn
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it

» Prompt: Wabi-sabi (la scoperta della bellezza nell'imperfezione)
» Lista: pumpBLANK
» Fandom: L'attraversaspecchi
» Rating: Verde

!! AVVERTENZA !!
Possibile spoiler per chi non ha ancora letto "Echi in tempesta"

 

 

Ofelia si svegliò di soprassalto, madida di sudore e scossa dagli ultimi residui di quell’incubo che la perseguitava ormai da mesi e che non la faceva dormire più. Era sempre lo stesso: riviveva il momento in cui aveva perso Thorn, quando lui aveva lasciato la presa dal suo polso anziché restarvi aggrappato e permetterle, così, di riportarlo nel Dritto, di tirarlo fuori dallo specchio e darsi finalmente la possibilità di vivere il loro amore.

Rimase sdraiata nel buio della stanza, il cuore a martellarle frenetico nella cassa toracica, gli occhi fissi sul lampadario appeso al soffitto che oscillava come un pendolo – accendendosi di tanto in tanto –, influenzato dal suo animismo. In quel periodo le succedeva spesso di animare gli oggetti senza volerlo, soprattutto quando il ricordo di suo marito arrivava e la travolgeva come un fiume in piena, facendola sprofondare in un turbinio di emozioni differenti che si riflettevano involontariamente sull’ambiente circostante. Le era capitato spesso di animare il cuscino sul quale poggiava la testa, trovandosi così a combattere con lui per evitare che la soffocasse. Oppure di dar vita al lenzuolo con cui si copriva la notte che, per dispetto, si arrotolava ai piedi del letto lasciandola scoperta e soggetta a frequenti influenze.

Provò a scacciare via la sensazione di vuoto che quell’incubo le aveva lasciato, ma i suoi tentativi risultarono vani. Ormai i suoi pensieri erano tutti rivolti a Thorn: la sua ancora di salvezza e rovina, la sua malattia e medicina. Il vuoto nel suo petto non poteva attenuarsi se il pensiero di suo marito la faceva stare bene e, contemporaneamente, la trascinava in un baratro fondo dal quale era difficile uscire. Stanca, si mise a sedere sul bordo del letto e poggiò le piante dei piedi nude contro la superficie fredda del pavimento. A quel contatto, un brivido le percosse la schiena e la scosse per un attimo dallo stato di torpore in cui era caduta. Con il palmo della mano, cercò a tentoni i suoi occhiali rettangolari che aveva posato sul comodino prima di andare a dormire. Li trovò, e prima di poter anche solo pensare di animarli, la sua fidata sciarpa – che teneva sempre con sé, essendo diventata la sostituta delle dita alle quali aveva dovuto rinunciare per ritornare nel Dritto – glieli poggiò direttamente sul naso. Si era ripromessa di trovare un modo per ovviare a quel problema, magari affidandosi proprio al suo animismo col quale avrebbe potuto dar vita ai suoi vecchi guanti da lettrice, ma non se la sentiva. Non ancora.

Si avvicinò alla finestra, si mise a sedere sul bordo e guardò il cielo stellato. La luna ancora ben visibile le fece capire di essere riuscita a dormire non più di due ore consecutive e che fosse ancora notte fonda. Mentre la osservava, si perse nuovamente nei suoi pensieri e non poté fare a meno di sorridere dolcemente quando un ricordo di lei e Thorn fece capolino: erano stesi su di un prato, nascosti dall’erba alta, intenti ad amarsi, incuranti del mondo circostante e dell’imminente catastrofe. C’erano solo loro, in quel momento, e non importava se tutto il resto stava inesorabilmente cadendo nel vuoto. Se avesse saputo in anticipo che quella sarebbe stata la loro ultima notte insieme, l’avrebbe stretto a sé con più forza, l’avrebbe amato un po’ di più.

Le mancava quell’uomo austero, dai tratti spigolosi, con le sue tante cicatrici che lei aveva avuto l’onore di vedere, di toccare e baciare. Le mancava la sua mania di controllo, lui e le sue tante scartoffie, il ticchettio frenetico del suo orologio da taschino. Lui che non era l’uomo perfetto, con alle spalle un passato complesso e un guscio duro e freddo a proteggerlo dal mondo, ma che era riuscito a farla sentire veramente amata pur essendo, a sua volta, inevitabilmente imperfetta. All’inizio era stato difficile, per entrambi, accettarsi e imparare a convivere con l’idea di amare ed essere amati; ed era stato bello e destabilizzante arrivare alla consapevolezza di non poter più fare a meno l’uno dell’altro.

Il sorriso di Ofelia si spense di fronte alla piega che avevano preso i suoi pensieri e si diede della stupida quando realizzò qualcosa a cui non aveva fatto caso durante quei mesi, troppo presa dal piangersi addosso per decidersi ad agire concretamente: da quando aveva deciso di fare a meno di Thorn? Lui non l’avrebbe abbandonata a sé stessa, se le fosse successo qualcosa, non si sarebbe fermato davanti a niente. Perché lei si era lasciata schiacciare dai sensi di colpa e dalla tristezza senza aver prima provato a trovare una soluzione? Si alzò di scatto, come scottata, e si diresse a grandi passi verso lo specchio che aveva celato dietro una coperta spessa. Da quando era successo quel finimondo, non era più stata in grado di accettare sé stessa e, di conseguenza, ad attraversare gli specchi. Ma adesso sentiva qualcosa di nuovo muoversi in lei, una fiamma si era accesa e con grinta la spingeva ad agire il prima possibile.

Abbracciò il tessuto polveroso e lo tirò via, scoprendo del tutto la superficie riflettente che aveva evitato per mesi. Osservò il suo riflesso facendo i conti con un’immagine di sé stessa smunta, pallida, dai capelli scompigliati e le occhiaie violacee. Quello che vide non la spiazzò più di tanto e non fu difficile riconoscersi in quella Ofelia distrutta dal dolore. Prese un profondo respiro, si avvicinò un po’ di più allo specchio e visualizzò attentamente il bagno che si trovava proprio a pochi metri dalla sua stanza. Poggiò i palmi senza dita sul vetro e si spinse in avanti, oltrepassando la superficie per metà e sbucando nello specchiera della toilette col solo busto. Fu strano ritornare ad attraversare uno specchio, ma ne fu felice oltre ogni dire. Quello, per lei, significava solo una cosa: finalmente avrebbe potuto provare a ritornare nel Rovescio o nel Luogo di Mezzo per riprendersi Thorn. E non le importava quale prezzo avrebbe dovuto pagare per farlo, se per ritornare nel Dritto avrebbe dovuto perdere qualche altra parte del corpo come contropartita; era pronta a tutto pur di riavere con sé l’uomo che amava.
 

N° Parole: 1022

   
 
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