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Autore: Mercurionos    04/10/2021    0 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 24 – Il Super Torneo della Leggenda, Parte 1 – Anno 2, 13/18 Termidoro
 
Era cominciato con il frastuono di una sinfonia di esplosioni. C’era luce a non finire, e benché fossero stati tutti rinchiusi in quella gigantesca struttura, ancora più grande del N.I.S.B.A. stesso, con il sole, il vento e tutto il resto, un attanagliante senso di claustrofobia era inevitabile. Ma forse non si trattava soltanto di quella gigantesca gabbia, un enorme cubo dalle pareti attraversate da sottili, eterei fasci rossi, e nemmeno il sole cocente dell’estate turbava i presenti. Era bastato uno sguardo, il suo penetrante, minacciosissimo sguardo.
 
Freezer ammirava disattento le centinaia di guerrieri che si stavano scontrando di fronte ai suoi occhi, all’interno dell’enorme gabbia dalle pareti laser, eretta appositamente per selezionare i combattenti più capaci in vista dei gironi del torneo. L’imperatore si adagiò sul proprio seggio, un piccolo ma elegante trono di morbidi cuscini, e afferrò della frutta e, perché no, anche del vino. Su Neo Freezer i vigneti non mancavano. Bene o male, le storie dei popoli di ogni pianeta nell’Universo erano condividevano due scoperte: la prima, la più ovvia, era la levatura morale della rivista “Bellezze del Mondo: immagini artistiche e articoli eruditi per il gentiluomo distinto moderno.”; la seconda era l’alcolismo. L’imperatore osservò un paio di rivoli di bollicine risalire sulla superficie, poi intinse il gambagambero (Che è un frutto. Di mare.) nel boccale. So cosa state pensando, ma no, avete torto voi: sono i terrestri a non avere alcun gusto nella scelta degli abbinamenti gastronomici.
 
“Mi dica, signor Gipeto…”
“Lord Freezer.” L’uomo, seduto accanto al padrone dell’Universo, si inclinò verso il minuto imperatore.
“In quanti si sono presentati, quest’anno?”
“Quasi cinquecento, signore, e circa ottocento dagli altri poli dell’Istituto. Il successo della precedente edizione ha incoraggiato molti a partecipare al torneo.”
“Ah, giusto. Ricordo bene quell’ultimo scontro, è stato indubbiamente piacevole, fu fu fu… Hai formato bene la nuova generazione di soldati.”
“La ringrazio, mio signore.” Gipeto abbassò il capo in segno di riconoscenza.
“C’era anche quel saiyan, se non erro – continuò Freezer – è il compagno di Vegeta.”
Il docente si raddrizzò, accarezzandosi pensieroso la magra barbetta sotto al becco: “Intende Radish, signore?”
“Esattamente, il capellone.”
“Temo che non si sia trattato dell’ultimo combattimento: il cadetto è stato eliminato nella semifinale…”
“Davvero? Fu fu fu… Temo di non avere memoria della finale, allora. Che disdetta.”
 
In quell’istante, un grido interruppe il loro chiacchiericcio: uno dei partecipanti alle eliminatorie era stato sbalzato fuori dal gigantesco perimetro e stava per precipitare proprio sulla tribuna approntata per l’imperatore. Freezer non si scompose affatto, ma attese soltanto che qualcuno decidesse di muoversi al suo posto, e così infatti accadde: Gipeto svanì dal proprio seggio, portandosi fulmineo qualche metro sopra il sovrano. L’uomo spiegò le ali bianche volteggiando nell’aria e, come un turbine, raccolse nel proprio moto impetuoso la rapida caduta dello studente. Il ragazzo venne trascinato dalla rotazione e fu lanciato lontano, alle spalle di Freezer.
 
L’imperatore si complimentò subito con il proprio sottoposto: “Complimenti, signor Gipeto.” Mimò un breve, elegante applauso.
“È un dovere, mio signore.”
“Vorrei sapere chi sono i tre che hanno eliminato quel cadetto.”
“I tre…? – Gipeto guardò nella direzione da cui era arrivato il proiettile umano, e notò un gruppo di tre studenti che subito riconobbe – Certamente, sono della seconda classe, la 2.A.1.. È la squadra capitanata da Chidoru, il capoclasse. Gli altri due si chiamano Dore e Neize.”
“Nuovamente tuoi studenti, allora.”
“Sì, lord Freezer.”
“E quel Chidoru… Mi ricorda qualcosa. Ha partecipato anche lui al torneo, l’anno scorso?”
“Sì, signore, ma probabilmente lo ricorda per esser stato tra i comandanti della battaglia di Ttobesha, prima dell’inaugurazione dell’istituto.”
“Ah, ora ricordo, è vero. E a quanto pare se la cava bene anche come guerriero.”
 
Qualche altro malaugurato guerriero venne lanciato fuori dal cubo di plasma, e dopo pochi istanti si udì il suono di una sirena. Gipeto e gli altri responsabili dei club di combattimento si alzarono tutti assieme, con inquietante sincronia, e decretarono la fine del turno preliminare del torneo. “Siete rimasti in sessantaquattro – confermò uno dei docenti – e siete in questo modo ammessi ai gironi delle eliminatorie. I primi turni del torneo si terranno domani, alle nove in punto, nei terreni attorno all’istituto. Sarete raggiunti dai sessantaquattro cadetti selezionati nelle altre sedi del N.I.S.B.A.. A partire da giovedì invece gli scontri si terranno allo stadio, come l’anno scorso.” L’uomo indicò l’orizzonte: sebbene lontano nella pianura, si riusciva a intravedere il profilo di un’enorme struttura bianca e dorata, l’arena costruita per ospitare gli ultimi turni dei tornei.
“Potete andare!” disse infine, e i verdi prati rimasero deserti.
 
Gipeto si congedò dai propri colleghi e, fattosi un po’ di spazio, spalancò le braccia pennute e spiccò il volo. Con le gambe raccolte sotto al busto mentre solcava le nubi, era indistinguibile dai Hkor, i giganteschi rapaci del pianeta Baddnis. Questi però, a differenza del signor Gipeto, sputano fiamme e defecano arcobaleni. Si narra (senza fonte) che il dio della distruzione Beerus li abbia lasciati in vita millenni or sono poiché li trovava, e cito le sue stesse parole: “Troppo esilaranti e gustosi per esser fatti estinguere.” Il lavoro dello zoologo spaziale è invero un compito assai difficile.
 
“Professor Nappa, buongiorno.”
“Ehilà, Gipeto!”
Il grosso saiyan fu la prima persona che incontrò nei corridoi dell’istituto.
“Si è ristabilito dall’incidente?”
“Chi, io? Oh sì, nessun problema. Ho giusto qualche dolorino alla schiena, ogni tanto… Spero che sparisca, non vorrei che mi dia fastidio se torno a combattere!”
Gipeto ragionò un istante, poi disse: “Vuole fare un tentativo?”
“Hmm? – Nappa lo guardò sorpreso – Contro di lei? Adesso, intende?”
“Perché no? È periodo di scontri, questo.”
Nappa ridacchiò lusingato dalla proposta: “Ci sto. Sul terreno del club, fra cinque minuti?”
“Benissimo.”
 
Quando si incontrarono all’esterno dell’istituto, i due docenti notarono come il campo fosse già stato occupato. Da un denso polverone apparirono tre volti a loro ben noti.
“Più veloci, dannazione!” Vegeta gridava, sempre più forte, incoraggiando Pump e Radish. Più che un’esortazione, lo strepitio del principe pareva un misto di scherni e minacce. Ma i due saiyan digerivano senza problemi i toni ineleganti del ragazzo, e più e più volte si fiondarono verso di lui: alternati, simmetrici, in sincronia o meno, nulla sembrava sortire alcun effetto contro l’immensa forza di Vegeta. I sordi tonfi del cozzare tra i loro corpi sfumarono nell’aria senza che il principe accusasse anche un singolo colpo.
 
Udirono un applauso, e il combattimento cessò all’improvviso: Nappa si stava complimentando con loro.
“Bravissimi. – commentò Gipeto – Combattete molto meglio rispetto all’anno scorso. Il vostro gioco di gambe è eccezionalmente solido, ragazzi.”
Radish e Pump annuirono in silenzio, ma visibilmente contenti.
“Mentre tu, Vegeta…” Gipeto squadrò a lungo il ragazzo, prima di proseguire. Alzò una mano, come se stesse per pronunciare un solenne proclama: “Dovresti pensare a muoverti in maniera più efficace, piuttosto che aggraziata.”
Radish barrì trattenendo una risata.
“Aggraziata?!?” Vegeta si fece paonazzo.
“E, detto questo, dovresti anche perdere meno tempo a pensare su come agire. Per quanto tu possa essere veloce, non ti farebbe male impegnarti anche contro avversari più deboli di te, agisci un po’ più d’istinto. Così facendo non fai altro che limitare il tuo potenziale.”
“Come se potesse servirmi, mentre combatto con queste mozzarelle!”
“Ehi!” All’unisono, Pump e Radish ricordarono il principe della propria presenza.
 
Nappa si fece avanti al centro del campo di combattimento: “Ti sei allenato abbastanza per oggi, Vegeta. Che ne diresti di farci da spettatore?”
“A chi? A voi due?” Inarcò così tanto un sopracciglio che esso si allineò alla sua stempiatura.
“Il professor Nappa vuole essere sicuro di essersi ristabilito.” Approfondì l’altro docente.
“Tsk, fate come volete. Io vado a farmi una dormita. Anche voi due, andiamo a riposare! Domani dobbiamo vincere senza troppi problemi.”
Pump ignorò l’ordine del principe: “Io sto qui a guardare. Non ho mai visto Nappa combattere.”
“Che? Davvero?” Radish se ne stupì.
“E quando, scusa? L’ho visto quella volta mille anni fa, ma qui è sempre preso con l’istituto…”
“Già. Anche io, effettivamente, non lo vedo combattere da molto.”
“Vorrà dire – dichiarò il grosso saiyan – che mi impegnerò come si deve! Ma prima…”
 
Nappa levò lo scouter dall’orecchio, poi sfilò la corazza del completo militare e la gettò in terra. Restò soltanto con addosso i pantaloni e gli stivaletti dell’esercito. Gli occhi di Pump balzarono fuori dalle sue orbite e cercarono conforto nel volto di Radish, che però non poté far altro oltre ad alzare le spalle e spiegare: “Era una cosa che facevano i grandi, ai tempi. Non l’ho mai capita.”
 
Note dell’Autore:
Il secondo anno è arrivato finalmente… a metà? Non mi sarei mai aspettato di scrivere così tanto, e sono successe anche un sacco di cose inaspettate, e continueranno con questo capitolo! Spero che vi stupiate tanto quanto mi sono stupito io nel veder accadere questi eventi.
 
Sarebbe dovuto essere un capitolo più breve, di circa quattro parti, e invece mi ritrovo nuovamente con una storia bella piena, e stavolta termina anche bene! Sono ansioso di sentire cosa ne pensate. Grazie per aver letto fin qui, e non perdetevi assolutamente il seguito del torneo del secondo anno!
   
 
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