Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: AlsoSprachVelociraptor    06/10/2021    0 recensioni
Nel 2018 Shizuka Higashikata, la figlia adottiva di Josuke, vive una vita monotona nella tranquilla Morioh-cho.
Una notte la sua vita prenderà una svolta drastica, e il destino la porterà nella misteriosa città italiana di La Bassa, a svelare i segreti nascosti nella sua fitta nebbia e nel suo sottosuolo, combattere antichi pericoli e fare nuove amicizie, il tutto sulle rive di un fiume dagli strani poteri.
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Terza riscrittura, e possibilmente quella finale, dell'attesa fanpart di JoJo postata per la prima volta qui su EFP nel lontano 2015.
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Prequel: “La battaglia che non cambiò nulla (o quasi)”
*Spoiler per JoJo parti 1, 2, 3, 4 e 6*
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Aggiornamenti saltuari.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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“Sai quando è tornato, dopo essere diventato sordo, qualche anno fa? E aveva detto god is again among us, o qualcosa del genere? Magari non scherzava. Magari è davvero Dio!” borbottò Shizuka, infilandosi in bocca un’altra pastina, un dolcetto di pasta sfoglia, dalla grossa teglia che il comune di La Bassa aveva regalato al DJ e piazzato nel suo camerino. Alex la fissava poco convinto. “Ma valà… Smettila di mangiargli i dolci!”

Alex non sembrava felice quanto Shizuka, che era su di giri. Aveva sconfitto il suo primo vampiro quasi da sola, aveva scoperto altre potenzialità del suo stand, e aveva incontrato un VIP che sognava di vedere da anni e anni, e ora lo stava aspettando nel suo camerino personale!

“E perchè dovrei smettere? Ce li siamo meritati. Tieni, mangiane uno anche tu, sono buonissimi!” e Shizuka gliene porse uno, ma Alex non si allungò per prenderlo. Rimase seduto sulla sedia ricoperta di paiette e un po’ ridicola, le mani tra le ginocchia e la testa china. Aveva ancora dei graffi rossi sul collo, e qualche escoriazione sulle braccia scoperte, ma quello che più colpì Shizuka era il suo sguardo, spento e rattristito.

“Non lo merito.” rispose, i capelli biondi scompigliati sul viso. 

“Non ho saputo usare nemmeno una singola Onda, non ho saputo usare il mio stand, sono stato fermo a piagnucolare e basta-!” sputò Alex, trattenendosi sul finale per non scoppiare a piangere.

Era questo quello che lo affliggeva? Shizuka non era un granchè empatica, ma in quel momento, le dispiaceva davvero per il ragazzo. Coi giorni si era creato una sorta di legame tra i due, forse nato proprio quel giorno alla scuola, e Shizuka si sentiva in dovere di farlo sentire meglio, per un motivo o per l’altro.

“Ti prego… non dirlo a mia sorella.” continuò Alex. “Non dirle quanto sono stato patetico e inutile…”

Shizuka si alzò in piedi, abbandonando il pouf morbido pieno di sabbia su cui era affondata per piantarsi in piedi davanti ad Alex. “Sei davvero uno scemo! Non capisci che se sono viva è grazie a te?! Il tuo stand è potenzialmente un portento, tu sei forte, l’Hamon che hai ereditato è potente, ma- ma non credi in te stesso! Liberati! Vola!” 

Vola?”

Questa volta, quella in difficoltà era Shizuka. Come avrebbe dovuto spiegarglielo?

Si sedette di nuovo sulla poltroncina morbida, rubando un’altra pastina. “Sai, quando mi hai trovato all’Ospedale in Golena, tu e Regina quella notte? Io ero scappata dall’hotel, perchè… un angelo in un sogno me l’aveva detto!”

“Un angelo?” ripetè ancora Alex, in quel modo sognante e confuso che aveva ogni volta che non capiva qualcosa.

Shizuka ricordava poco di quei sogni, e quasi ogni volta se li dimenticava appena sveglia, ma qualche ricordo le rimaneva ben piantato nella memoria, o riaffiorava più avanti, quando ne aveva bisogno.

“Massì! Era questo angelo dorato che mi ha detto che mi erano state date delle ali, e con quelle avrei dovuto volare, ma dovevo imparare a sbatterle. Le ali devono essere il sangue di mio nonno che contiene l’Hamon, e imparare a sbattere le ali è imparare ad usare i miei nuovi poteri. E volare è… essere libera, essere mia stessa! Essere leggera, forte, sfogare i miei veri poteri, e tu devi fare lo stesso! Fregatene di cosa dice tua sorella, anche se è il boss. Sii te stesso, e fregatene di cosa gli altri si aspettano da te.”

Alex sospirò. “È più facile a dirsi che a farsi, JoJo. Mia sorella maggiore è il Boss della Banda, mio cugino Nestore aveva da solo scoperto le rovine dell’Uomo del Pilastro e il Manimantio, mia nonna è Medea Zeppeli, colei che ha rivoluzionato l’uso delle Onde Concentriche, e il mio antenato, il conte Zeppeli di Castel Paradiso del Garda, è stato il più forte guerriero mai esistito… e io? Cosa sono, io?”

Shizuka si allungò e prese con forza una mano di Alex, stringendola nella propria, piccolina ma piena di energie. “Tu sei Alex Bennutti, e hai appena salvato assieme a me un’intera folla e il Dj da un fortissimo vampiro!”

Alex si lasciò scappare un flebile sorriso, stringendo appena la sua mano. 

“Grazie, JoJo. Vorrei avere la tua stessa forza d’animo…”

“Oh! Ho interrotto qualcosa?” fece una voce, dal pesante accento londinese. Come apparso dal nulla, silenzioso come un felino a caccia, ecco Frankie Wilde sull’uscio, il DJ che aveva appena finito di fare il suo concerto e il proprietario del camerino. 

Era sudato fradicio, i capelli rossi appicicaticci sulla fronte e la matita nera colata dagli occhi azzurro ghiaccio, dandogli un’aria vagamente spettrale, accentuata- se possibile- ancora di più dalla canottiera sudata e fradicia attillata sul corpo atletico, e strappata e macchiata di sangue appena sotto le costole, dove Manero aveva cercato di dissanguarlo.

Wilde ridacchiò, notando Alex che ritirava violentemente la mano da quella di Shizuka e arrossiva furiosamente. 

Sempre silenziosamente, si incamminò alla sua poltrona, che sembrava davvero più un trono che altro- grossa e massiccia, di un velluto rosso vivo e incastonata di smeraldi, che producevano piccoli arcobaleni ogni volta che venivano colpiti dalle luci del grosso specchio appeso alla parete, e si mise a fissare i due ragazzi, che lo guardavano un po’ intontiti.

Cosa dici, a una celebrità del genere?!

“Non fate quelle facce! Volevo solo ringraziarvi.” continuò l’uomo, facendosi aria con una brochure turistica di La Bassa trovato sul bancone lì vicino. “Siete davvero stati fenomenali. Superlativi! Quell’uomo… beh, non era un uomo vero e proprio, non è così?”

Shizuka e Alex si scambiarono un altro sguardo, questa volta di panico. Avrebbero dovuto rivelargli il segreto dei vampiri, potevano farlo? La Fondazione Speedwagon, assieme alla Banda, non avevano il ruolo di mantenere vampirismo e stand un segreto alle masse, al normale popolino?

Ma, del resto, Frankie Wilde poteva essere considerato un uomo normale?

Fortunatamente, Loredana e il manager del locale entrarono nella stanza in quel momento, tutti affiatati. “Oh! Siete qui!” fece lei, a sua volta un po’ intimorita dal DJ che li osservava dall’alto del suo trono di diaspro e smeraldi.

“Voi siete i giovani apprendisti della Banda, vero?” chiese il manager, un uomo dai capelli sale-e-pepe dalla carnagione abbronzata, ma ora completamente smunto e sbiancato dalla tensione. “Avete sconfitto voi il vam- ehm.. l’uomo pericoloso di prima?”

Alex e Shizuka annuirono, e il ragazzo, prendendo un gran respiro e raccogliendo tutto il coraggio nel suo grosso corpo, si mise a rispondere da solo. “Sì, io… Io sono Alex Bennutti, il fratello minore del Boss. Manero, quell’uomo, stava progettando una strage qui in discoteca- e ha detto che c’è qualcosa di molto pericoloso nel soffitto! Dovete subito chiamare la Banda e mia sorella, perchè persone specializzate si occupino di quel carico pericolosissimo!”

Shizuka sorrise ad Alex, che arrossì ancora, ma mantenne il contato visivo. Era addirittura riuscito a dire ad alta voce un paio di frasi complete, senza quasi mai balbettare!

Il gestore sembrò un po’ meno sollevato, ma non meno pallido. Ringraziò, si scusò, e corse fuori, ordinando a Loredana di chiamare immediatamente al telefono la Banda, e la ragazza, affrettandosi a seguirlo ad ampie falcate, rispose che lo avrebbe subito fatto.

La Banda…” sussurrò Frankie Wilde, che era rimasto lì ad apprendere le loro parole e a leggere il loro labiale durante quella conversazione. “Per tutto il tempo che ho passato in questa stramba cittadina, mi è stata menzionata spesso. La Banda. E voi ne fate parte?”

“Ehm… sì, siamo apprendisti. La Banda delle Onde Concentriche è un’importante associazione qui a…” iniziò Shizuka, ma Wilde la stava guardando dritta negli occhi, senza degnarsi di leggerle le labbra.

“Un’associazione paranormale che si occupa dei vampiri e superpoteri, innit? Come quello che ci ha attaccati prima.”

Shizuka spalancò la bocca, esterrefatta. E lui come faceva a saperlo?

“Voglio aiutarvi, anzi! Voglio farne parte! Fin da bambino sapevo che queste robe esistevano davvero, soprattutto per le strade di Londra!” continuò l’uomo, battendosi un pugno sulla mano, con un sorrisone a scoprire i denti d’oro e d’argento. “Vi serve un patron, vero? Qualche strambo riccone che finanzi le vostre ricerche, o i vostri combattimenti? Beh, eccomi!”

Il suo tono si fece un po’ più serio, ma c’era sempre pura elettricità nella sua voce. “E magari potreste migliorare nei vostri superpoteri- se così sono. Potrei insegnare al biondino a usare meglio le onde sonore- chi meglio di me?- e a te a muoverti senza far rumore. Che ne dite? Ci state, per questo scambio?”

Shizuka e Alex si guardarono negli occhi, stringendo i pugni, ancora più spaventati ora che contro il vampiro.

Chi avevano davanti? Chi era, davvero, Frankie Wilde, e cosa sapeva di tutta quella storia?

“Tu cosa vuoi, in cambio?” gli chiese Shizuka, e Wilde sorrise, il suo sguardo raggelante.

“Voglio volare.”

 
   
 
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