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Autore: Anown    07/10/2021    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Lei odiava alzarsi presto, oltre ad odiare la scuola, eppure quella mattina era talmente in anticipo da essere l'unica nel cortile davanti l'edificio scolastico ancora chiuso. Purtroppo la persona che attendeva era mattiniera...
Era tentata si fare un'altra assenza, ma non poteva. Era un giorno di pausa rispetto gli altri di quella settimana fitta di verifiche e interrogazioni di fine trimestre, ma temeva che se non avesse sistemato subito la questione con quella persona, le cose sarebbero peggiorate. Rimaneva tesa e concentrata sull'osservazione della strada, non poteva perderla...
-Sembri un usuraio che tende un'imboscata...- All'improvviso, una testa rossa rischiarata dalla luce solare invase il suo campo visivo mettendola in allarme. Per poco non lo colpì istintivamente. -Sei anche in allerta come un criminale.- aggiunse innocentemente notando la reazione della ragazza.
-Dannazione Harold! Avvicinati in modo meno inquietante!- sbuffò Leshawna.
-Inquietante?- ripetè Harold dubbioso. Probabilmente aveva ragione il ragazzo ed era lei ad aver reagito in modo eccessivo. -Cosa fai?-  le domandò incuriosito. -Non è da te essere qui così presto.-
-Aspetto Ellen, abbiamo avuto un problema ieri durante un'interrogazione, quando lei ha provato a suggerirmi facendosi scoprire dal professore.- rispose tornado a fissare la strada.
-L'aspetti con quell'espressione?- chiese Harold un po' nervoso.
-Cos'ha che non va?- chiese lei rigida, senza girarsi verso di lui.
-Prova a rilassare un po' le sopracciglia almeno...- suggerì, ma involontariamente, Leshawna le contrasse ancora di più. Il ragazzo sopirò e si allontanò un po' pur rimanendo nei paraggi.
La presenza di Harold la infastidiva, si sentiva osservata e sentiva di dover osservare, ma si forzò di lasciarlo perdere. “Attira troppo la mia attenzione... sarà per il suo aspetto strano...” a risvegliarla dai suoi pensieri fu la ragazza dai capelli scuri, raccolti in uno chignon.
Leshawna le si avvicinò, forse in modo troppo brusco. La ragazza la guardò stranita mentre a Leshawna non uscivano le parole di gola.
“Che succede?” si chiese mentre sentiva il viso bruciare, cominciò ad avvertire uno strano tremore... -Mi spiace per la mia reazione di ieri! È stata una settimana atroce. Dormo poco e niente. Ma dovevo rispondere alla domanda dell'interrogazione e poi c'eri tu che borbottavi facendoti sentire dal prof così...- Sentiva qualcosa di strano nella propria voce. Era veloce e nervosa, le sembrava di impazzire e che il suo corpo non le rispondesse adeguatamente. Era mossa da una strana energia disordinata “Cosa mi succede?!” -Lo so, volevi aiutarmi, ma in quel momento ho pensato di essere un'idiota con un interrogazione andata malissimo. Per questo ti ho guardata in quel modo e ho chiesto incazzata al professore di farmi un'altra domanda dopo avergli dato la risposta che mi avevi suggerito con scazzo. Ma non ero realmente arrabbiata con te! Non era un moto di orgoglio o altro, non sono mica la studentessa modello che si offende se si prova ad aiutarla! È stato solo un insieme di cose sbagliate al momento sbagliato.- Leshawna riprese fiato, sentiva la bocca completamente asciutta.
Ellen la fissava con gli occhi spalancatati, un'espressione simile a quella che aveva fatto quando Leshawna l'aveva fulminata con gli occhi dopo il suggerimento, ma meno inquieta. Ad un certo punto l'espressione della ragazza si addolcì e divenne... compassionevole... preoccupata...
“Ma che razza di impressione le ho fatto?” si chiese Leshawna esaurita mentre il viso le bruciava sempre di più.
-Va tutto bene. Siamo tutti stressati in questo periodo.- Ellen le sorrise e la salutò. -Ci vediamo in classe.-
-Certo... a più tardi...- la voce continuava ad uscirle come se fosse ad un'interrogazione. “Sembro una completamente esaurita!” pensò con rassegnazione. Sarebbe stata arrabbiata se non avesse sentito che tutte le energie l'avevano abbandonata. “Che merda ho questa mattina?!” si rassicurò pensando che non c'era nessuno in giro. Fu grata di aver scelto quell'orario per parlarle. Poi la sua mente ritornò ad Harold e si rese conto che era li “Quel grandissimo figlio di t...!”
-Credevo fossi arrabbiata con Ellen!- esclamò stupito, andandole vicino. -In effetti, mi sembrava strano che te la fossi presa per ieri, ma con quella faccia da usuraio arrabbiato...-
Quando lei si girò il ragazzo fu inizialmente sorpreso. -Ho una faccia così strana?- gli chiese innervosita.
-Non così tanto, sembri solo un po' giù... oppure una che sta per crollare a terra...-
Leshawna sospirò e lo afferrò per gli avambracci per poterlo utilizzare come appoggio.
-...Che fai?- chiese smarrito.
-E che ne so? Non dovrei neanche essere sveglia a quest'ora! Ah... non so neanche perchè le ho parlato con quel tono idiota!-
-Uh...  Hai confermato tu stessa una carenza di sonno, suppongo tu sia stressata perchè in questi giorni ti sei dovuta studiare grossi blocchi di materie tutte in una volta...- il ragazzo si risparmiò di aggiungere “Mannaggia a te! Se solo studiassi tutto l'anno non ti ridurresti così.” -Forse hai anche scordato di idratarti e fare colazione visto che non sei abituata ad alzarti così presto... probabilmente questo insieme di cose ti ha messo in una situazione di vulnerabilità e scarso controllo così, visto che eri preoccupata di aver ferito Ellen con la tua occhiataccia e non volevi che la ragazza conservasse un'idea sbagliata, le tue emozioni sono uscite sotto forma di quel tono affannato e tremolante più una sensazione di calore eccessivo considerando il colorito della tua faccia, seguito da una forte stanchezza. In breve si può dire semplicemente che tu ti sia emozionata e che la cosa ti abbia stancata? Infondo non è così strano per te farti strascinare, è proprio per questo che ti sei dovuta scusare, no? Solo che di solito sei abituata alla rabbia e all'euforia...-
Alla ragazza pulsò la palpebra.
-Sapere perchè è accaduto non ti aiuta a razionalizzare e sentirti più tranquilla?- chiese Harold perplesso.
-Non se ad analizzare è uno strizzacervelli non pagato e autorizzato!-
-Ah... Ops... Volevo aiutarti a ridimensionare il tutto, pardòn.- disse il ragazzo dall'aria svampita. -Comunque sono abbastanza fiero di te...-
Leshawna lo guardò stranita in attesa di qualche cazzata che avrebbe reso il tutto peggiore.
-Sei riuscita a tenere conto dei sentimenti di Ellen e ti sei scusata nonostante ti venga innaturale. È ammirevole!- le disse senza sembrare sarcastico. E ciò rendeva tutto più imbarazzante.
-Cosa vorresti dire? Che sono una insensibile e orgogliosa?-
-No, prendi a cuore gli altri facilmente, però...- il ragazzo si interruppe.
-Quindi per te quello che è successo questa mattina sarebbe una sorta di karma?-
-Uhm... che intendi? Non mi sembra sia successo niente di male...-
La ragazza sospirò. -Probabilmente hai ragione... Va beh, pazienza, vuol dire che Ellen mi considererà un'esaurita d'ora in avanti. Tanto non è che parlassimo molto!- sdrammatizzò amara.
-Non farti trasportare dalle tue fantasie catastrofiche...- Harold sospirò. -Mi sembra che abbia capito i tuoi sentimenti. Avete anche sincronizzato le espressioni, quindi credo che l'empatia abbia funzionato. Pure il suo modo di sorridere mi è sembrato molto sincero... e carino... di solito lei non...-
-Abbiamo cosa?- una parte di lei si sentiva rasserenata all'idea di aver risolto tutto e che la pace stabilita con quella ragazza fosse sincera, l'altra le diceva di stare all'erta anche nei confronti del ragazzino impiccione che cercava di tranquillizzarla. -Non è che mi fidi molto di uno che ronza con tranquillità intorno ai propri bulletti!- finalmente si accorse di quanto fossero ridicolmente vicini, nell'agitazione finì per spingerlo. -Perchè mi stavi abbracciando?!-
-Che? Sei tu che ti sei aggrappata a me!-
-Ops, non ci avevo fatto caso.- ammise ridendo nervosamente.
-Non è la prima volta...- le fece notare con un tono sospettosamente distaccato. La ragazza si stranì, poi si rese conto che era abbastanza plausibile. -Lo fai con chiunque o sono un caso particolare?-
-Eh... scusa, è che quando mi prendo di confidenza con qualcuno a volte non faccio più caso agli spazi personali.-
-Quindi, ti capita anche con altre persone a caso?-  ripetè la domanda nervoso.
Leshawna rimase in silenzio per un po' a rifletterci.
-Ho visto computer con il disco rigido pesantemente danneggiato rispondere più in fretta agli input...-
-E che ne so? Non ci ho fatto caso! Mi spiace e tranquillo. Starò molto più attenta al tuo spazio personale, d'ora in poi.- gli promise con leggerezza.
-Non è un problema in realtà, volevo solo capire un po' meglio...- il ragazzo sospirò. -Vuoi andare a prendere dell'acqua zuccherata? Mi sembri ancora stranamente indebolita.-
-Sto benissimo!- protestò irritata. -E poi che effetto dovrebbe avere? Tutte leggende metropolitane quelle sul sentirsi male per non aver assunto zuccheri di mattina e cose così. A meno che non si sia a digiuno da giorni, cibo, acqua e zuccheri non danno alcuna energia o beneficio, è tutta una questione di testa!- disse con allegra arroganza.
-Ho l'impressione che tu sia troppo abituata ad avere pieno controllo del tuo corpo... è buono, ma può renderti impreparata come questa mattina... oltre che un po' ottus... eh, no, non ho detto nulla...-

“Perchè deve sempre intromettersi nei miei ricordi?! Ci vuole un esorcista!”
Esorcista era il termine giusto visto l'aspetto spiritato con cui Harold l'aveva salutata una ventina di minuti prima. “L'ho sempre saputo che la sua mente era una bomba ad orologeria.” pensò  Leshawna mentre pigiava delicatamente sul fiore giallo a forma di pon pon che aveva appena preso dal fioraio per Courtney e per l'ex vicina col piede nella fossa.
“Non andrò fuori di testa scusandomi in modo imbarazzante questa volta... ero una ragazzina stupida in un brutto momento...”  si accorse di essere di nuovo in un brutto momento e che la gravidanza sembrava facilitarne gli sbalzi di umore. “Non ricordo se ho mangiato e bevuto questa mattina... Ah! Sciocchezze, questo non può condizionare il controllo delle proprie reazioni! Tutte leggende!”
Mentre rientrava nel condominio riguardò quel fiore di cui non conosceva il nome. “Non sarà strano presentarsi con questo? E forse un tipo perfettino come Courtney avrebbe preferito un fiore dal significato specifico, qualcosa del tipo... boh, scusa se ho fatto irruzione armata in casa tua...” rise fra sé e sé. “Chissà se esiste un fiore del genere? Queste perdite di tempo da simbolisti del giardinaggio non fanno proprio per me... comunque ho preso un fiore allegro, andrà sicuramente bene. Credo di averne visti alcuni in chiesa per i matrimoni...” si bloccò un attimo. “Forse non ha un significato così positivo...” pensò dando un'occhiataccia al fiore.
Mentre aspettava l'ascensore, qualcuno la raggiunse e aspettò con lei. Era il pallido ragazzino grassoccio col caschetto viola. Rimase ad osservarla con le sopracciglia aggrottate.
-Mi spiace per l'incidente col ragnetto, ok?- disse preventivamente Leshawna.
-Non sembri molto incinta...- disse il ragazzino dando l'impressione di non averla sentita.
“Eh? Perchè lo sa?!” pensò innervosita.
-Sarà per il grasso?- si chiese Max.
“...Vuole proprio morire giovane, eh?” si disse minacciosa. -Non voglio problemi, se ti serve un moccioso per qualche rito satanico, te lo cedo volentieri una volta che sarà uscito da me, puoi pazientare?-
Mentre l'ascensore si apriva, il ragazzino la guardava mezzo traumatizzato.
-Stavo scherzando...- precisò “Detesto la gravidanza, ma non fino a questo punto... giusto?” ma il ragazzino fu titubante prima di entrare con lei.
I due rimasero in silenzio fino a quando le porte dell'ascensore non si riaprirono. Si congedarono, anche se Max la osservò sospettoso mentre bussava all'appartamento di Courtney.
Courtney stessa non la guardò proprio benissimo dopo aver aperto la porta.
Leshawna alzò le mani e ruotò lentamente -Puoi tranquillamente perquisirmi.- le disse con tono apparentemente allegro “Fin'ora mi sento più o meno normale! Eh... Quanto è triste vantarsi di questa cosa?”
-Ok, entra.- disse Courtney con tono annoiato.
“E' stato... facile... Ma perchè fa freddo qui dentro?” si chiese strofinandosi le braccia.
-Vuoi del te?- le chiese con cortesia la ragazza ispanica.
-No, grazie. Dovevo solo...- Courtney la interruppe sfilandole il fiore con un eleganza in contrasto con l'aria corrucciata con cui lo osservava.
-Ha qualcosa che non va?- chiese Leshawna.
-Eh...- Courtney rispose con un'espressione stizzita. -Sono abituata a vederlo sulle tombe.- disse.
-Ah...- “Pazienza suppongo...”
-In realtà il crisantemo ha questo significato più che altro in Italia, infatti la famiglia con la cappella vicina a quella della mia era di italiani, non è colpa tua.- sospirò, poi la sua espressione si fece più severa. -Anche se potevi informarti! I crisantemi gialli simboleggiano un amore trascurato... O vuoi forse confessarmi qualcosa?-
-Assolutamente no!- negò disgustata. -Eh, scusa. Il fiore era semplicemente per...- Courtney la interruppe nuovamente andando nell'altra stanza. Leshawna sbuffò.
-Scusami, devo sistemare delle robe al computer. Intanto siediti.- sembrava a metà fra una richiesta cortese ed un ordine. Leshawna non si fece pregare e osservò la ragazza trafficare da lontano. Per un attimo la sua mano sembrò emettere uno scintillio sospetto. Leshawna si sporse per capire meglio, vide un anello un po' troppo anonimo per essere ornamentale.
“Che aaaansia!” pensò ritornando composta. “Ci deve essere un'altra spiegazione! Così giovane, un tipo come Courtney, non può essersi già accasato seriamente... vero?” ma ripensandoci, l'aura di perfezionismo di Courtney era più una costruzione illusoria che altro. Quando veniva meno, la ragazza aveva sempre mostrato una spiccata attrazione per l'imprevedibile, un po' per domarlo, forse anche per il desiderio di lasciarsi trascinare.
Visto in quell'ottica, l'uomo fulvo che Leshawna aveva incontrato in quell'appartamento, non era un compagno così strano per Courtney.
Quei lineamenti del nord sgradevolmente marcati le aveva ricordato inizialmente l'ex di Courtney, ma il ragazzo le era sembrato più bonaccione, anche se strano e puzzava pure, ma in modo diverso da Duncan.
“Io e Courtney abbiamo per forza un olfatto diverso!” pensò Leshawna arricciando il naso. Pensare a Duncan la innervosiva.
Harold non si era mai nascosto dietro una maschera d'ordine. Vestiva a caso anche con indumenti fuori misura, colori accesi e sconnessi. Studiava con zelo ciò che lo conquistava, ma non si preoccupava di essere un perfezionista con le materie che non lo interessavano, non si turbava per i voti, se era in disaccordo con un professore non gli interessava fingere diversamente e, a meno che non fosse incaricato da altri o sè stesso di svolgere un compito in cui contava la precisione, era l'incarnazione della disorganizzazione. Ma come Courtney, sembrava provare un'inspiegabile curiosità, forse simpatia per quello la...
Anche Leshawna avrebbe teoricamente potuto provare simpatia per Duncan. Nonostante puzzasse... E alcune sue uscite le facessero venire voglia di metterlo sotto e fargli ammettere quanto fosse uno spaccone del cazzo! Era riuscito a farsi prendere in simpatia persino da Gwen che a differenza di Courtney una testa sulle spalle l'aveva davvero! “Perchè quello doveva stare attorno a tutte le persone che interessavano a me?! Che nervi!”
La verità era che in quel momento non poteva distaccarsi dalla sua irritazione e pensarlo lucidamente. “Perchè diavolo, Harold, mi hai paragonato a quello?!”
Effettivamente, per come le si era posto all'inizio, il piccolo Harold quattordicenne non sembrava averla presa in simpatia pur mostrando curiosità nei suoi confronti.
Forse anche lui come Courtney ricercava qualcuno di diverso da sé e imprevedibile.
Lei invece? Come c'era finita incastrata in quella situazione con Harold?
Forse perchè era un'adolescente arrabbiata. Lentamente ma inesorabilmente non aveva potuto fare a meno di notare quel ragazzino che tendeva a non reagire agli attacchi e a cerca di perseguire una pacifica convivenza. Le causava un'irritazione viscerale, al posto suo avrebbe spaccato e ridotto al macello tutto e tutti. Harold era uno spettacolo frustrante, ma non poteva ignorarlo e per qualche motivo non riusciva neanche ad odiarlo davvero.
Forse per questo si era interessata a lui e non lo aveva scacciato tutte le volte che le ronzava attorno tutto allegro... in realtà era stato solo il motivo iniziale. La verità era che senza quel ragazzino probabilmente avrebbe perso il controllo e niente l'avrebbe fermata dall'uccidere quella persona... Non che si sarebbe dispiaciuta se un giorno le fosse arrivata la notizia che quell'uomo era morto, ma...
-Potresti mettere il crisantemo in un vaso con dell'acqua? Se lo lasci così appassisce.- le disse Courtney.
-Il mio preferito...- sussurrò piano ma soddisfatta la padrona di casa quando Leshawna ebbe sistemato il fiore.
-Come? Credevo che i crisantemi non...- Leshawna si rese conto che quella voce proveniva da troppo vicino per essere di Courtney... “Non ha nulla in comune con la voce squillante di Courtney...” realizzò con un brivido che le percorreva le braccia e la colonna vertebrale.
-Che dicevi?- chiese Courtney.
-N... niente...- Leshawna si guardò intorno, poi tornò a sedersi ma sentì una specie di squittio sotto il tavolo. “Non sono in vena di scherzi!” pensò la ragazza abbassandosi a guardare. Era così convinta che fosse tutta una sua immaginazione e che non avrebbe trovato nulla che si tirò indietro lanciando un urlo, anche se breve, vedendo una bambina piccola che la fissava. Anche la creaturina lanciò un grido.
-Che succede?!- esclamò Courtney precipitandosi lì. -Maya?! Papà non doveva accompagnarti all'asilo?!- disse facendo uscire la bambina da sotto il tavolo.
Aveva i capelli di un castano vagamente rossiccio e la carnagione un po' più chiara di quella di Courtney, ma gli stessi grandi occhi da civetta anche se più sul grigio. Leshawna la guardava come ipnotizzata.
-Ecco, ecco...- disse la bambina intimidita mentre dondolava sui piccoli piedi fissandosi le mani intrecciate. La sua voce era comunque troppo infantile e squillante per essere quella sentita poco prima da Leshawna.
-Ti ha di nuovo permesso di saltare la scuola...- affermò Courtney con una smorfia infastidita. La bambina rise sommessamente.
-Leshawna? Stai bene?- chiese Courtney vedendola immobile.
Leshawna scattò in piedi. -Mi sono solo accorta di avere un impegno molto urgente.- disse la donna. -Hai capito perchè ero qui, giusto? Per scusarmi e... mi spiace di non potermi fermare oltre a parlare con te, ma...-
-Non mi sembri informa.- osservò Courtney sospettosa.
-Andrà meglio quando sarò nel mio appartamento! Grazie di tutto e scusa ancora di più visto che ho sparato con una bambina in casa.- rise nervosamente.
-Sparo?- pronunciò Maya confusa.
-Tanto non la svegliano neanche le bombe...- commentò Courtney.
Leshawna fece il possibile per congedarsi nel modo meno brusco, ma una volta uscita scoprì di star camminando molto velocemente. Il bisogno di camminare era troppo forte per farle prendere l'ascensore.
“P-perchè sono così agitata? Mi sembra di avere il cuore che pulsa nelle orecchie e lo stomaco in alto al posto dei polmoni!” soffiò via l'aria furiosamente.
Forse il problema era che la bambina somigliava troppo a quella che aveva visto o sognato a sbirciarla dietro la porta della sua camera da letto.
“Non può mica essere un appartamento stregato, sono diventata scema?!” si chiese e si rese conto di essere già arrivata al suo appartamento, ma sentiva ancora il bisogno di camminare.
Purtroppo sapeva che ad averle fatto impressione non era la sensazione del paranormale.
Mentre camminava nervosamente colpì accidentalmente la sedia con il piede e si accovacciò a terra.
Le veniva di nuovo da vomitare e nel suo addome si avvertiva movimenti sospetti.
-Ok, mi arrendo...-

Ad Harold gli esseri umani erano sempre piaciuti molto. Peccato che la cosa non sembrasse reciproca.
Tradire, aggredire, parlare alle spalle, cercare di sottomettere, abbandonare, erano tendenze perfettamente naturali in tutti gli esseri umani.
O forse era Harold ad essere guasto. Per questo era incapace di trovare un altro essere umano che dimostrasse di apprezzarlo e rimanesse con lui quando ne aveva bisogno...
Va beh, la realtà era indifferente, la conclusione rimaneva la stessa; se voleva continuare ad amare gli esseri umani, Harold ne doveva accettarne la natura con tutti i lati oscuri e doveva accettare di essere ferito e manipolato.

“Ad un certo punto credevo di essere cresciuto e di potermi lasciare questa concezione alle spalle. Pensavo fosse solo la percezione distorta del mio io infantile, invece, scordare questa regola è stato un errore...” pensò il ragazzo mentre finito il lavoro, temporeggiava sdraiato su una panca del parco.

Ma nonostante le intenzioni buone e pacifiche, il ragazzino, non riusciva a non provare un certo disagio nei confronti di chi si comportava bene con lui per mantenere l'apparenza di bravo ragazzo per poi parlargli dietro e dire che gli teneva compagnia per dovere visto che Harold sembrava incapace dal punto di vista sociale. Questi soggetti di solito finivano ugualmente per bullizzarlo quando erano in compagnia. Sì, l'essere in compagnia faceva sentire qualunque atto di bullismo più autorizzato e senza importanza.
Alla fine, forse Harold aveva accettato di essere guasto, ma voleva sentirsi normale, così cominciò a preferire la compagnia di persone... problematiche?
Heather era pessima con tutti, per lei non c'era differenza fra Harold e Gwen e questo lo faceva sentire più a suo agio!
La sua curiosità nei confronti di Duncan invece era molto più difficile da spiegare... lui alternava momenti da pezzo di merda a momenti da bravo ragazzo, ma sembrava popolare in entrambe le modalità e con Harold era più merda che con gli altri. Eppure ad Harold piaceva, aveva finito per voler essere genuinamente amichevole nei suoi confronti e dopo due anni pessimi era anche riuscito a instaurare un rapporto decente con lui, molto più decente di quello che aveva con molti presunti bravi ragazzi... a parte Owen, ma lui non era bravo ragazzo a convenienza, era adorabile e basta.

“Insistere nell'avere un rapporto amichevole con una persona che ti sta simpatica, ma sembra non ricambiarti manco ammazzata non è per niente sano, eh... ma sono mai stato sano?” biasimò il sé ragazzino, ma solo in parte. “Avevo forse altra scelta? Non potevo contare su una prima buona impressione per fare amicizia...”

Anche Heather non era male come poteva sembrare. Se ti adattavi a lei, poteva avere dei momenti quasi gentili, ma anche non aspettandosi niente, per Harold era una buona compagnia.
Harold inoltre non poteva odiarla... lei stessa sembrava vittima del suo carattere e delle sue paure. Se da una parte sembrava fare di tutto per allontanare gli altri e mantenere un rapporto distaccato convincendosi che fossero solo oggetti, dall'altro sembrava aver bisogno di attenzioni e affetto.
Discolpare qualcuno delle sue responsabilità non era educativo... ma neanche far sentire Heather accerchiata si era mai rivelato utile e dal punto di vista di Harold, Heather non era peggiore degli altri, solo meno brava a nascondersi e più sola.

“Ah, in ogni caso, lei mi prenderebbe in giro fino alla morte se sapesse di questi pensieri...” rise tra sé e sé guardando il terso cielo autunnale. “Anche Leshawna si prenderebbe gioco dei miei sentimenti...” ma questo pensiero non riusciva ad accoglierlo con la stessa spensieratezza...

Era stato convinto che gli piacesse Heather, ed in un certo senso era anche vero. Era una cosa su cui aveva scherzato tranquillamente a scuola con la stessa Heather. Ma nonostante fosse terribilmente abile in quel campo, non c'era niente che Heather potesse dire o fare per ferirlo. Era palesemente disinteressata a lui, ma questo non gli faceva né caldo, né freddo. E quando si interessava ad altri ragazzi, Harold era pure curioso di vedere come le sarebbe andata a finire.
Essere amico di qualcuno che non poteva ferirlo era rassicurante per Harold, allo stesse modo, col carattere che aveva, avere la compagnia di qualcuno impossibile da ferire era quasi rilassante per Heather. Con Leshawna invece, era tutto terribilmente anomalo per Harold...
Di norma era Harold a dover fare tutto il lavoro per ottenere un minimo di considerazione dagli altri, quasi mai gli si veniva incontro, invece ad un certo punto, Leshawna aveva cominciato a interessarsi attivamente a lui. Eppure, per quelle che erano le esperienze di Harold, non si era impegnato affatto per farla affezionare. Lei aveva pure osato fargli dei complimenti qualche volta, quando la normalità era che fosse Harold a doversi complimentare con sé stesso per compensare la mancanza di apprezzamenti dall'esterno. Lei aveva frantumato le regole del suo mondo lasciandolo disorientato...
“All'inizio, pensavo fosse uno shock positivo, anche romantico. Prima qualunque cosa gli altri pensassero di me non mi toccava più di tanto, mi sostenevo e confortavo per conto mio. Ma il parere di Leshawna è finito per diventare vitale... se proveniva da lei, anche la più piccola critica diventava terribilmente dolorosa. E pensavo fosse normale, significava semplicemente che per me lei era molto più importante degli altri... ma...” non sapeva se la colpa della loro relazione traballante era stata della sua insicurezza data dall'avere per la prima volta una persona che sembrava spontaneamente tenere a lui o se fosse colpa di Leshawna con il suo alternarsi di momenti in cui era molto affettuosa e interessata a periodi in cui per lei Harold diventava invisibile o esclusivamente fonte di fastidi e imbarazzi... Harold non era neanche tanto sicuro che l'alternanza di periodi fosse reale o un parto della sua immaginazione.
“No, era reale! Non sono pazzo! Altrimenti la nostra relazione non sarebbe stata così incostante! Lei si comportava realmente come se fossi solo un peso, fastidioso e imbarazzante!” ci riflettè un po' sù... forse certi atteggiamenti da parte di Heather non potevano ferirlo perchè essendo parte del carattere di Heather non poteva prenderli pesantemente, era consapevole che la ragazza non lo facesse con cattiveria, era solo fatta in quel modo. “Leshawna invece lo faceva con cattiveria? Non lo so... Non voglio pensare che mi abbia mai ferito per cattiveria...” il ragazzo sospirò. “Alla fine probabilmente avevo ragione. L'errore è stato scordare che ferire le persone è inevitabilmente parte della natura umana. Mi sono solamente fatto delle aspettative sbagliate su Leshawna e l'affidabilità dei suoi sentimenti.”
Harold si mise seduto e si stiracchiò. “Perfetto, visto che ho ristabilito questa sana, sanissima conclusione e non sono più sentimentalmente legato a Leshawna quindi non ho motivo di farmi strane aspettative e rimanere ferito da lei, ora posso tranquillamente tornarmene a casa!”
ma i suoi arti inferiori non si volevano muovere, se non tremando come se ci fosse un terremoto.
“Ho mentito! Voglio solo rimanere qui a dare da mangiare ai miei amici piccioni... per il resto della vita! Yeeeeeeeeeh...”
Anche se sviluppare una vera e propria fobia per il contatto fisico con Leshawna era apparentemente scomodo, Harold aveva realizzato che era una buona difesa... Non era la prima volta che rompeva con la ragazza, ma alla fine erano sempre tornati sui loro passi. Harold non voleva assolutamente che la storia si ripetesse e quella fobia faceva proprio a caso suo...
Peccato che prima di andarsene, il ragazzo aveva accarezzato il viso della ex senza ricevere alcun contraccolpo...
“Se la repulsione viene meno rischio di ricascarci! In questo momento sono troppo instabile, confuso e privo di difese! Non è giusto! Perchè proprio ora?!” una piccola parte di lui gli segnalava che forse stava esagerando, ma il suo cervello sembrava impedirgli di mettere a posto i pensieri. “Ma non posso non tornare, io le ho promesso che l'avrei fatto...”
“Ma lei ha promesso che sarebbe venuta al matrimonio...” voleva cercare qualcosa per ribattere contro sé stesso, ma non trovava niente, anzi... “Credi davvero che se la situazione fosse stata a sessi invertiti lei sarebbe rimasta con te incinta invece di scappare e non farsi rivedere mai più abbandonandoti come ha fatto tuo padre?” Harold fu colto dai tipici brividi di freddo che precedono il vomito.
“No, che cosa sto pensando? Primo; mio padre non mi ha abbandonato, sono io che ci stavo male con lui e non ho voluto più andarci! Beh, l'ho fatto perchè lui sembrava volermi tenere alcuni giorni della settimana più per dovere che per genuino interesse nei miei confronti, ma non è mica la stessa cosa di abbandonare. Secondo... eh? Giusto, secondo; Leshawna potrà anche non essere la persona più affidabile del mondo, ma non sarebbe stata così terribile da lasciarmi senza dirmi niente, giusto? Beh, lo ha fatto... più volte... e più volte... ma non l'avrebbe mai fatto se io fossi stato una donna incinta. Si sarebbe preoccupata delle mie condizioni di salute, proprio come sto facendo io ora...” Harold si accorse di star ridendo sottovoce. Non riusciva a smettere, anche mordendosi la mano, la sua bocca continuava a produrre quei deboli sussulti.
Liberò la mano e prese dei respiri profondi. “Calmati, rifletti... forse stai esagerando perchè sei arrabbiato con lei...” Harold cercò di recuperare i ricordi utili per stabilire se Leshawna era davvero una brutta persona come se la stava prefigurando in quel momento, ma si rese conto di quanto i suoi ricordi su Leshawna fossero sempre più offuscati. Nel panico, capì che stavano scomparendo. “Beh, credo sia normale... non mi sono più utili visto che non stiamo insieme... anche se... vorrei almeno ricordare che tipo di persona è... se devo viverci insieme mi serve e sarebbe pesante vivere con qualcuno di cui ricordo solo cose negative, no? Non era questo che volevo quando pensavo ad una specie di rapporto professionale...” doveva rassegnarsi, anche se cercava di venire a patti razionalmente, se il suo cervello aveva deciso di nascondergli le informazioni, cercarle gli avrebbe solo fatto venire la nausea.
Ma aveva sempre più freddo e gli veniva da piangere. “Ma è il mio primo amore... indipendentemente da come è andata a finire, vorrei almeno...” Harold si paralizzò. “...Cosa sto dicendo?! Se la penso così finirò davvero per ricascarci!” non fosse stato in un parco pubblico, si sarebbe preso a schiaffi. “Perchè sono così incoerente?! Non mi ricordo che tipo di persona è? Non c'è problema! Basta stabilire che si tratta della mia coinquilina e che è incinta quindi devo fare attenzione alla sua salute psicofisica... anche perchè non sembra molto felice della maternità... è un coacervo di odio... se incontrasse un serial killer, quest'ultimo cambierebbe strada e arrivato a casa si raggomitolerebbe nella doccia piangendo sconsolato... però all'interno di questa finzione come giustifico il dovermi tenere a distanza da lei? Il discorso sul serial killer basterebbe se fossi una persona normale, ma...”
Guardò uno dei piccioni avvicinarsi inclinando la sua testolina adorabilmente tonta. Harold non potè fare a meno di buttargli delle bricioline “Che carino, è così indifeso...” all'improvviso il ragazzo si sentì fulminato da un'“incredibile” rivelazione.
“Ecco perchè l'ho accarezzata senza problemi... in quel momento mi ha fatto tenerezza...” rise con le lacrime e fregandone di essere in pubblico si colpì il viso. “Sono un completo imbecille! Come ho fatto a non capire subito un meccanismo così semplice?! Ero talmente spaventato...” non sapeva se sentirsi sollevato o arrabbiato con sé stesso. “Beh... problema più o meno risolto. Non dovrei rischiare di sentirmi attratto da lei per un motivo simile, altrimenti mi sarei dovuto sentire attratto da Lindsay... Grazie piccioni! Meritate più cibo.”
Mentre era finalmente un po' rilassato, sentì in cielo uno strillo infernale, simile ad una risata colma di cattiveria...
“Cos'è una persecuzione?!” c'era un gabbiano che volava troppo vicino per i gusti di Harold. Nonostante un attacco ai piccioni non fosse così probabile, il ragazzo preferì sfamarlo per prevenire problemi, così si mise in equilibrio sulla spalliera della panca e cominciò a sventolare il pane.
La creatura scese dal cielo e glielo portò via. Harold tirò un sospiro di sollievo e rise fra sé e sé.
“Vittoria” fece pure un saltello sul legno. Ma la creatura gli piombò di nuovo addosso per capire se aveva altro che poteva dargli e Harold finì per gesticolare e gridare un po' per scacciarla.
Una volta fuggito il gabbiano, Harold fece il gesto dell'ombrello e gli inveì contro per sfogarsi, finchè non sentì un gruppo di anziani che conosceva almeno di vista, parlottare fra loro e guardarlo male.
-Come se non volassero madonne ogni volta che giocate a briscola.- commentò imbarazzato e saltò giù dallo schienale.
-Per me è una strega, stava lanciando una maledizione... preparatevi all'influenza aviaria!- disse una vecchia mentre Harold lasciava il parco.
-Magari fossi uno stregone, signora mia!- commentò ad alta voce senza voltarsi indietro. Si sentiva un po' imbarazzato ma cercò di andarsene calmo e composto. Poi corse come una lepre quando sentì qualcosa cadere alle sue spalle. Forse aveva rotto la panchina su cui si era messo a saltellare.
“Non è la mia giornata...” pensò Harold, appoggiandosi ad un palo della luce. Alzando gli occhi vide una figura familiare dall'altro lato della strada.
Non sapeva se questa volta era lei o un'altra allucinazione, ma Harold le fece un cenno della mano per dirle di avvicinarsi. Roza scese dal marcia piede ma passò un autobus che gli oscurò la visuale e la ragazza scomparve.
“E' frustrante...” Harold sospirò. Poi non seppe il motivo, ma si ritrovò a cadere a terra in mezzo alla strada...


Angolo dell'autrice:

Eccomi di nuovo, mi scuso per l'ennesimo ritardo. Ho avuto vari impegni e contrattempi, tra cui un computer con un piede nella fossa che mi ha dato diversi problemi a scrivere e collegarmi ad internet. Ora ho un computer che funziona! Non mi sembra vero!
La parte di Harold è stata abbastanza difficile da scrivere, poi mi sono sbloccata tutta in una volta... alle tre di notte, ma pazienza, i miei orari sono quelli... Volevo darle un tono più alienato e immaturo, ma vista la mia mancanza di stile, penso che l'intento sia venuto meno.
Mi scuso di nuovo per la lentezza della storia, ma questi passaggi mi servono per arrivare ad un determinato punto, mentre altri elementi mi servono per non rendere troppo monotoni i capitoli.
Spero comunque che anche questo capitolo possa piacervi e vi ringrazio per la lettura (e la pazienza) Come al solito se vi va di lasciarmi una recensione, sono qua... e ho anche delle recensioni a cui rispondere, mi spiace per il ritardo, ma bloccarmi nella scrittura, che sia per colpa del computer o altro, mi fa venire una strano disagio nel rispondere alle recensioni... funziono in modo strano...

Appunti:
-Non nulla contro i gabbiani, ma mia sorella e una mia amica ne sono abbastanza spaventate e questa visione ostile mi diverte un po', forse perchè nessuna fobia per quanto riguarda gli animali quindi la trovo una visione curiosa.
-Per qualche strano motivo, mi viene bene ricollegare Courtney e Leshawna alla maternità... non sono sicura del perchè.
  
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