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Autore: Nao Yoshikawa    07/10/2021    1 recensioni
Song-fic basata sull'omonima canzone di Mengoni.
POV Saitama, Saitama/Genos.
Saitama viveva nella speranza di avere di più, sempre di più. Aveva dovuto affrontare tanti mostri spaventosi, sconfiggendoli con facilità, capendo solo in seguito che i mostri più terribili erano quelli che non si potevano né vedere né sentire.
«Ben fatto, Saitama-sensei. Hai sconfitto un altro essere misterioso. Non che avessi dubbi, ovviamente.»
Genos diceva sempre così. Gli era devoto e lo ammirava, in una maniera che inizialmente Saitama aveva trovato irritante. Mentre invece adesso gli faceva venire voglia di sorridere, ma non lo avrebbe fatto.
«Sì, se lo dici tu. Adesso però torniamo a casa» gli rispondeva sempre in modo scostante e annoiato.
Dimmi perché combatti, si chiedeva.
Perché adesso ha più senso.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genos, Saitama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elevo questa spada
Alta verso il cielo
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Solo sulla cima
attenderò i predoni
 
Le cose cambiavano e cambiavano per tutti. Nemmeno uno come Saitama poteva sfuggire ai cambiamenti. Quando qualcuno gli poneva la tipica domanda “Perché fai l’eroe?”, la sua risposta era sempre la stessa.
«È solo un passatempo.»
E non era una bugia, almeno non lo era stata fino ad un certo punto.
Genos era stato la causa del suo cambiamento, avvenuto in maniera così lenta e silenziosa da non dar modo a Saitama di capire.
Il cyborg era entrato nella sua vita all’improvviso, anche contro la sua volontà, poiché l’ultima cosa che uno come lui voleva era avere uno come Genos sempre attorno.
Ma nulla era immutabile. Ne avevano passate tante, troppe insieme.
E l’irritazione si era trasformata in rassegnazione, e la rassegnazione in abitudine.
E poi.
Saitama aveva creduto di impazzire quando aveva capito che, alla sua solita risposta È solo un passatempo, si aggiungeva anche e per lui.
 
Arriveranno in molti
E solcheranno i mari
Oltre queste mura troverò la gioia
O forse la mia fine comunque sarà gloria
 
Saitama viveva nella speranza di avere di più, sempre di più.  Aveva dovuto affrontare tanti mostri spaventosi, sconfiggendoli con facilità, capendo solo in seguito che i mostri più terribili erano quelli che non si potevano né vedere né sentire.
«Ben fatto, Saitama-sensei. Hai sconfitto un altro essere misterioso. Non che avessi dubbi, ovviamente.»
Genos diceva sempre così. Gli era devoto e lo ammirava, in una maniera che inizialmente Saitama aveva trovato irritante. Mentre invece adesso gli faceva venire voglia di sorridere, ma non lo avrebbe fatto.
«Sì, se lo dici tu. Adesso però torniamo a casa» gli rispondeva sempre in modo scostante e annoiato.
Dimmi perché combatti, si chiedeva.
Perché adesso ha più senso.
Non gli importava né la gloria, la ricchezza, né la popolarità.
Amava mettersi alla prova. Forse non era l’unica cosa che amava.
 
E non lotterò mai per un compenso
Lotto per amore, lotterò per questo.
Io sono un guerriero
Veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
 
La conferma ai suoi sentimenti l’aveva avuta più e più volte. Quando il gioco si faceva difficile, quando un combattimento era molto più estenuante di quanto avesse pensato. Era raro che Saitama venisse seriamente ferito. Lo stesso non si poteva dire per Genos, il quale non era umano e quindi non avrebbe potuto ferirsi, ma spesso il suo corpo da cyborg si riduceva piuttosto male.
Già, forse era stupido preoccuparsi. Genos non avvertiva dolore.
Non era logico darsi tanta pena.
«Tutto bene, Saitama-sensei? Perché mi guardi così?» domandò il cyborg, sempre fiero, sempre pieno di dignità, anche quando metà dal suo viso non c’era più.
Perché combatti?
Perché non voglio che qualcuno possa fargli male. Non solo un male fisico, lui ha già sofferto abbastanza. Già, quando mi ha raccontato della sua storia l’ho ascoltato attentamente. Ah, se sapesse!
Saitama si alzò. Ignorava le macerie, ignorava il non riuscire a respirare a causa della polvere che si era alzata.
Avrebbe avuto tempo per pentirsi di un gesto tanto avventato e melenso, ma dopo.
Si alzò e gli si avvicinò per stringerlo. Genos rimase immobile, sotto shock perché sapeva per certo che Saitama non abbracciava nessuno, non abbracciava lui.
«M-ma…» balbettò.
Forse il mondo stava per finire.
«Non parlare, non dire niente. Ho solo preso una botta in testa molto forte» sussurrò, stringendogli i capelli. Sapeva che Genos non avrebbe osato muoversi e infatti non lo fece.
«Ma… sei preoccupato per me?» domandò ad un tratto, dimenticandosi di stare in silenzio. Saitama si irrigidì e lentamente sciolse l’abbraccio, senza allontanarsi.
Ci crederesti mai, se te lo dicessi?
Non gli diede una risposta, ma con un lembo del suo mantello gli pulì il viso sporco di terra e polvere.
 
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mio mantello asciugherò il tuo pianto
 
Oramai aveva la certezza: come non era immune al cambiamento, non lo era ai sentimenti. Forse poteva essere immune ad altro, ma non a Genos che giaceva accanto a lui, contro la sua schiena.
 «Non riesci a dormire?» domandò ad un tratto il cyborg, gli occhi fissi nel buio. Saitama si lasciò andare ad un lamento. Ma perché aveva accettato di averlo lì, come coinquilino?
Forse perché averlo lì gli piaceva.
«Penso» si limitò a dire.
«A cosa?»
Saitama sbuffò e poi si voltò fu un fianco. Genos era a pochi centimetri da lui.
«Hai mai paura? La tua vita è in pericolo ogni giorno.»
Che domanda sciocca, ma Genos avrebbe risposto seriamente.
«Dovrei farla a te, questa domanda. Nessuno può ferirmi o uccidermi davvero.»
«Quindi è un no?»
«…Non lo so» ammise. «La paura… penso farà sempre parte di me. Di quella parte di me che è ancora umana. Però in fondo mi dico che non c’è motivo.»
«Perché sei un cyborg?»
Genos abbassò lo sguardo.
«Anche. E perché tu sei l’eroe più forte al mondo. Conto sul fatto che se ce ne fosse bisogno mi difenderesti. Lo spero, ecco.»
Era una fortuna che fosse buio, perché Saitama era arrossito, cosa che raramente gli succedeva,
Genos contava su di lui nonostante fosse un eroe forte e capace.
«…Andiamo, che assurdità» sussurrò. «Bah, ora ho sonno. Notte.»
Perché combatti?
Per proteggerlo. Forse non batterei ciglio se il mondo venisse distrutto, ma se a venire distrutto fosse lui… magari è di questo che ho paura.
 
Ti difenderò da tutto, non temere mai
E amore il mio grande amore che mi credi
Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
 
 
Genos era rimasto immobile, come congelato. C’era mancato pochissimo prima che l’essere misterioso lo attaccasse, eppure quel colpo non era mai arrivato. Perché Saitama si era frapposto tra i due come uno scudo, fermandolo.
«Perché sei andato senza di me?» sussurrò Saitama.
Sembrava davvero che il mondo stesse per finire. Forse per il fuoco, il forte odore di fumo, le macerie e le grida.
«Sensei… Saitama, stai indietro.»
«No, tu stai indietro! Sono il più forte al mondo, dicevi questo? Bene, allora lasciami fare!»
Genos non era nelle condizioni di combattere, perché letteralmente cadeva a pezzi.
Era arrivato davvero nel momento del bisogno per salvarlo.
Come un vero eroe. Cosa che per lui era. Forse non per il mondo, ma per lui sì.
 
Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino
Sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
 
La pioggia aveva preso a cadere e Saitama aveva vinto. Non avrebbe dovuto sorprendersi, Genos. Se fosse stato umano, se avesse avuto le lacrime, avrebbe pianto.
Saitama gli andò incontro, il mantello mosso dal vento e afferrò la sua mano – l’unica che gli restava – stringendola forte.
«Non ho paura di niente, ma mi metti a dura prova» disse, più con un tono divertito che di rimprovero.
Il cyborg abbassò lo sguardo e poi sorrise.
«Mi spiace. Giuro che non era previsto. Forse sarebbe meglio se combattessimo sempre insieme.»
«Ah, questa è l’idea migliore che tu abbia avuto ultimamente. Però adesso siamo ridotti male, torniamo a casa?» domandò Saitama, come se niente fosse successo.
Perché combatti?
Perché è il mio compito, perché l’ho scelto. Perché io e Genos camminiamo insieme.
Così presero a camminare, sotto la pioggia battente.
 
E ti terrò per mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente a Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero
 
«Saitama, pensavo…»
«Oh, mio Dio. Adesso però riesco a dormire, sai.»
Erano di nuovo schiena contro schiena. Adesso Genos lo chiamava per nome e gli sembrava un po’ diverso, in senso buono.
«Scusa. Pensavo… credi che noi diventeremo come quegli eroi che fanno strada insieme e poi, alla fine, si ritroveranno a combattere l’uno contro l’altro?»
Saitama ci aveva pensato tante volte.
«È possibile, sarebbe un gran bel combattimento. Ma non ti vedrei come un nemico, solo come una possibilità di mettermi alla prova. E poi… sarebbe figo se fossi tu quello che mi sconfiggerà.»
«E come faresti a proteggermi, allora?»
«Su, Genos. Adesso dai per scontato che vincerei io. Non mi piacciono i combattimenti scontati.»
Si erano voltati l’uno verso l’altro, a fissarsi, immobili.
«Hai ragione. Potranno arrivarne mille altri, ma tu sarai sempre l’unico eroe che io ammirerò.»
Tipico di Genos essere così sdolcinato. Ma Saitama non avrebbe dato una delle sue risposte vaghe o sarcastiche. Chiuse gli occhi, poi li riaprì e poggiò la fronte sulla sua, sorprendendolo.
«E tu sei e sarai sempre l’unico che voglio al mio fianco. Lo volevi, adesso pagane le conseguenze. O goditele.»
Genos gemette, ma poi si ritrovò zittito dal suo bacio, silenzioso nella notte.
Perché combatti?
Perché io sono un eroe e gli eroi fanno questo. Perché ho trovato un motivo più grande per voler fare ciò che faccio.
 
Ci saranno luci accese di speranze
E ti abbraccerò per darti forza sempre
 
Saitama lo abbracciò, impedendogli di muoversi.
Non importava cosa sarebbe successo, che fossero vicini o lontani, alleati o rivali.
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero

 
Nota dell'autrice
È passata una vita dall'ultima volta che ho scritto in questa sezione. Anche se non è la prima volta, è davvero difficile trattare il POV di Saitama, lui è uno di quei personaggi sì demenziali, che però sono anche tragici. Infatti spero di non averlo reso troppo OOC, a me non sembra, ma non si sa mai. Poi, so che potrebbe sembrare un po' sdolcinato, ma per me la canzone di Mengoni è davvero la colonna sonora di questa coppia, non ci avrei scritto una song-fic, altrimenti.  Sono molto contenta di pubblicare questa storia, dopo tanto tempo.
 
 
   
 
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