Only
for…
Nei corridoi del Dormitorio Sole regnava il silenzio. I passi che si susseguivano regolari, ovattati dal morbido tappeto, non ne interrompevano la quiete.
Ma
non erano passi normali: lievi, fluidi, troppo eleganti e perfetti per
appartenere ad un essere umano.
Erano i passi di qualcosa
che non avrebbe dovuto esistere nel mondo impeccabile che la Cross Academy si
illudeva di rappresentare. Qualcosa che viveva in un segreto ben
custodito.
La
sua presenza in quell'ala dell'istituto rischiava di svelare l'artificio e
smascherare la doppia vita della scuola, ma forse lui vedeva quanto finto ed
innaturale fosse ciò che lo circondava. E, tra le mille maschere che era
costretto ad indossare, aveva scelto quella di colui in grado di riportare le
cose al loro giusto ordine.
Oppure, in maniera più
semplice e molto meno filosofica, era un egoista interessato solo a sé stesso,
stanco di una gelosia dilaniante e desideroso di soffocare quel dolore insieme
alla causa.
Sentiva l'odore della sua
preda, la fiutava come un animale in caccia. Non gli sarebbe sfuggita: non le
avrebbe dato la possibilità di sopravvivere. Non meritava un simile
lusso.
Il
contatto con il freddo metallo della maniglia gli restituì un briciolo di
lucidità: negli occhi baluginò l'azzurro originario, subito soffocato dal rosso
del predatore.
Entrò nella camera,
ignorando la divisa nera abbandonata sul letto come un silente Cerbero appostato
a guardia degli inferi, e si diresse al bagno.
Lei
gli dava le spalle: i capelli bagnati le lasciavano striature d'acqua sulla
schiena, perdendosi poi sull'asciugamano che le avvolgeva il corpo. Non lo sentì
giungere: troppo lievi ed irreali erano i passi di chi camminava sempre nelle
tenebre e attraversava indisturbato i secoli come un'ombra lungo il
muro.
Le
sue mani la afferrarono in vita, facendola sussultare e i canini si piantarono
nel suo collo prima ancora che la ragazza avesse il tempo di gridare: letali e
famelici, quei denti le penetravano la carne come spine di una rosa. Avvertì il
sangue scorrere, il deglutire della creatura che la teneva prigioniera e che
lentamente le strappava la forza.
Solo un sussurro le sfuggì
alle labbra.
-Aidou…
Il
nome del suo assassino.
Il
vampiro più terribile: aspetto angelico, carattere estroso e portato alla
risata. Ma anche un'altra faccia, meno radiosa, avvolta dalle tenebre più cupe:
il lato oscuro, quello da cui guardarsi perché non si poteva prevedere quando
sarebbe uscito allo scoperto. La notte eterna in cui sopiva la
belva.
Perché anche dietro il
sorriso più bello c'era la crudeltà di una bestia assetata di sangue e capace di
uccidere. L'unico studente della Night Class di cui avere realmente
paura.
Yuuki aveva poco ancora da
vivere e lo steso forse valeva per lui: ucciderla l'avrebbe condannato; gli
altri vampiri lo avrebbero eliminato; Zero e Kaname non gli avrebbero dato
tregua. Ma, probabilmente, la giovane doveva ringraziarlo dato che la liberava
da una situazione senza via d'uscita: divisa tra due ragazzi, indecisa su quale
scegliere e da quale lasciarsi amare. Finendo con l'ingannare
entrambi.
E
poi Aidou si staccò, a pochi istanti dal completare la sua intenzione: la
sorresse, poiché la Guardian era troppo debole per restare in piedi con le sue
sole forze, e la condusse in camera, facendola stendere sul letto. La salvietta
era macchiata di gocce rosse, sparse come petali di una rosa
scarlatta.
Al
contrario, la sua divisa bianca era immacolata. Bianco, che ironia: un colore
così puro su belve disumane. Yuuki si chiese perché quella tinta fosse stata
assegnata alla Night Class, a coloro che vivevano di tenebra: quel vestiario non
era che un ennesimo travestimento per interpretare il ruolo che veniva loro
richiesto. Candido, come una bugia ben costruita.
Mai
sinceri, mai onesti; lei si ritrovò a provare pena per loro: castigati in una
parte che non era quella stabilita dalla natura, obbligati a portare maschere
dall'elastico troppo stretto che prima o poi avrebbero caduto. E lui, che spesso
aveva dato prova di saper gettare in un angolo quelle maledette apparenze, forse
era il più franco tra i vampiri.
Kaname era finto, tanto
perfetto in quei panni che gli parevano cuciti addosso; la Night Class
rispettava, o temeva, il suo capo e gli ubbidiva fedelmente come docili
cagnolini; Zero vacillava tra l'uomo e il mostro, divorato dal vampiro e dai
sensi di colpa. Aidou era ciò che era, nient'altro: un figlio della notte, privo
di slanci, di sogni, conscio d'essere una tigre relegata alla stregua di un
tenero micetto. Se gli altri si inquadravano nei ranghi di studenti modello ed
esemplari, il biondo palesava emozioni e sentimenti spinti a livelli estremi,
come estrema era la sua stessa esistenza.
Odiava Yuuki Cross più di
ogni altra persona che camminava su quella terra: lei non era nulla, solo un
essere umano come tanti, addirittura più stupida di altri. O così cieca da non
vedere il trucco del prestigiatore.
Cosa c'era in lei da
attirare un vampiro Puro Sangue come Kaname Kuran?
Il
ragazzo non lo sapeva e questo era ciò che più gli rendeva odiosa la
disciplinare: non sopportava gli sguardi che correvano tra la fanciulla e il
loro capoclasse. Lui era il suo idolo, il suo mito…il suo amore.
Ma
era davvero innamorato di Kaname? In quel momento non ne era più certo: era
stato sempre un pilastro su cui si basava la sua vita ed ora sentiva che quella
colonna si stava sgretolando.
In
fondo, non era forse per vendetta che voleva uccidere Yuuki? Per strappare a
Kaname la persona a cui teneva tanto, per far pagare a quell'altezzoso l'aver
usato ed ingannato il suo cuore? Era inutile: non c'era purezza nemmeno in ciò
che provava, tutto era sporcato dalle tenebre che albergavano nel suo animo
corrotto.
E
negli occhi della bruna ritrovò qualcosa che sapeva esserci anche nei suoi
celesti: l'espressione di chi era ingabbiato in una torre di convenienze e
menzogne; di orrori indicibili, nascosti come scheletri in un armadio; di scelte
che, per quanto ci si ripetesse fossero le migliori, apparivano sempre
sbagliate.
Il
disgusto di dividersi tra due letti, incapace di prendere una decisione perché
forse, in verità, non ne amava nessuno.
L'eterna bramosia di sangue,
celata invano nel tentativo di non deludere qualcuno che, in fondo, non meritava
un tale sforzo.
Sotto certi aspetti, lui e
lei erano simili: entrambi incatenati ad un gioco che detestavano, entrambi
impazienti di giungere all'ultima casella del tabellone nella speranza che ci
potesse essere qualcosa di meglio.
Doveva
esserci.
Ma
forse a loro non era concesso: il maestro dei giochi teneva tra le dita i dadi e
si divertiva a far sospirare le sue ingenue pedine.
E
una domanda aleggiava nel silenzio teso della stanza.
L'unica
possibile.
L'ultima da
porre.
-Perché?
Il
vampiro sospirò, avvicinandosi alla porta: sapeva che oltre quello strato di
legno lo attendeva la fine, la pace eterna della tomba. Il suo arrivo al termine
del tabellone.
-Io
e te sappiamo che la realtà è diversa dallo stanco e assurdo copione che ci
costringono a recitare: puoi sforzarti in tutti i modi di tenere al sicuro la
Day Class, così come noi beviamo quel maledetto surrogato ematico per placare la
sete, ma fuori di qui non funziona in questo modo- rispose Aidou. –Nessuno
proteggerà più quei ragazzi, saranno fragili coniglietti spauriti inseguiti da
un branco di lupi. Noi. La nostra natura non può essere cambiata, anche se su un
sipario tutto è possibile. L'uomo che sta dietro la maschera, però, prima o poi
si stanca di recitare e si accorge di non avere nulla oltre alla finzione. Io ho
l'odio nei tuoi confronti: se ti uccido, cosa mi rimane? Solo un gregge di
vampiri che ha dimenticato d'essere in testa alla catena
alimentare.
Yuuki annuì, chiudendo gli
occhi: aveva capito. Lo aveva sempre saputo, fin dal primo incontro con Kaname:
le persone non avrebbero mai dovuto incontrare i vampiri, perché rischiavano di
rimanere prigioniere. Non dei loro occhi, ma del loro gioco. Finché qualcuno non
li metteva di fronte all'inevitabile e cattiva realtà.
Non
si poteva combattere, solo decidere da che parte stare. O meglio, di che morte
morire.
Lo
sparo nel corridoio fu l'ultimo suono che udì.
Poi ci furono solo il buio e la quiete anche per
lei.
FINE
N.d.A.
Cosa dire?
La conclusione è stata sofferta perché ero molto indecisa su come terminare
questo delirio che è ancora peggio del precedente. Sapete che amo Aidou almeno
quanto detesto il simpatico terzetto formato da Kaname, Yuuki e Zero, quindi,
anche se alla fine muore insieme a Yuuki, il trio fa una pessima
figura.
In ogni
caso, aspetto il vostro parere, anche negativo.