“Jennifer! Jennifer,
svegliati!
Perfavore! Jennifer! Non posso vivere senza di te!Jennifer, forza
svegliati!”
gridò una voce familiare che però non
riuscivo a ricordare per colpa del mal di testa lacerante.
Ero
viva,si, riuscivo a sentire tutto ma le palpebre erano troppo pesanti e
nonostante i miei sforzi rimanevano chiuse lasciandomi in un buio
profondo.
Ci provavo e riprovavo e non ci riuscivo,
finchè mi fermai e mi lasciai catturare
dalla disperazione e temevo di restare bloccata così per sempre. Era
una lotta
contro me stessa eppure le voci attorno a me erano urli,pianti e
sentivo voci
dichiarare una presunta morte… L’unica
cosa che non avevo valutato… e se fossi
morta realmente?
Mi sentii
avvampare,sudare,bruciare dentro e poi tutto d’un fiato gridai “NOO!!!”
e mi alzai
di scatto dal lettino. Respiravo
affannosamente, ma poi mi guardai attorno; ero ancora nella mia
stanza,silenzio
e la sveglia digitale segnava le 3.00 di notte. Rimasi circa 2 minuti
allibita
ma poi mi buttai all’indietro sul cuscino e tirai un sospiro di
sollievo.
–Era tutto un’orribile incubo…-
pensai.
Rigirandomi a destra e a
sinistra ripetutamente capii che
non era il caso di riaddormentarsi,ero ancora troppo sconvolta. Così
decisi di
alzarmi decisa e di andare in bagno. Accesi la luce e guardai il mio
riflesso
sullo specchio; i miei lunghi capelli neri che arrivavano al
fondoschiena erano
leggermente spettinati e il trucco di ieri sera era colato per lacrime
o non so
cosa… Nonostante avessi una brutta espressione la mia
bellezza
risplendeva ugualmente. Me lo ripetevano in continuazione, avevo molti
corteggiatori nonostante mi adattassi ad uno stile un po’ emo-dark.
Non
potevo lamentarmi della vita ma invece io trovavo sempre un pretesto
per farlo.
Ero insoddisfatta, volevo emergere in un talento, o magari rimettere le
cose a
posto con la mia famiglia che oramai si stava spezzando in un divorzio,
o
magari volevo semplicemente lui…
Sospirai tristemente, all’idea di non poter mai avere quella bellezza
disumana che vive in questa realtà.
Tornai
in camera con l’idea decisa di non tornare
a letto, mi misi sulla scrivania e in compagnia della foto nel
quadretto
del mio idolo ripresi a scrivere…
Scrivevo canzoni su tutto, su amori spezzati, che però mai
vissuti. Mi
piaceva forse, perché Bill era la mia fonte di ispirazione migliore, o
semplicemente per pure passione. Quando scrivevo il mondo poteva anche
soccombere, io sarei rimasta lì nei miei pensieri.
Non
trovavo cosa più bella che mettere i propri sentimenti su carta con
magari una
bella basa musicale.
Parole
e strumentazione davano la nascita ad un nuova dimensione:la musica.
Se
non si potesse più ascoltare una sola nota mi risparmierei di vivere,
per me
non c’èra senso… No music, no life; era la mia unica filosofia di vita.
Quella sera ero particolarmente pensierosa o
per via del brutto incubo o magari per il
mio primo provino l’indomani.
Fino ai miei 16 anni di vita avevo buttato il sangue per
ottenere uno
stile unico da tutti e una voce sempre più professionale. Il mio
segreto era
uno solo: mettere tutto l’amore che hai in ciò che fai.
In questo
modo tutto assumerà una altra faccia…
Volevo
emergere anche io così: come i tokio hotel.