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Autore: Florence    18/10/2021    0 recensioni
-Pluto, ci stai dicendo che se non riusciremo nella nostra missione la nostra esistenza futura potrebbe essere compromessa?-
-È molto complicato... quel che è certo è che la nostra realtà non esisterà più, perché nessuno può fermare la collisione con un'altra dimensione che avverrà alla prossima eclisse di luna.-
-E quindi... ? Stiamo per morire?-
-Non è così semplice, Neptune: continuamente le nostre coscienze passano tra una realtà e l'altra senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno, questo avviene ogni volta che si incontrano dimensioni molto simili tra loro nel continuum spazio-tempo.-
-E quindi perché stavolta dovremmo preoccuparcene?-
-Perché stavolta stiamo per scontrarci con una dimensione del tutto differente dalla nostra... Dobbiamo "sistemare" gli eventi del passato di quella dimensione affinché non sia tutto perduto.-
-In sostanza, cosa dovremmo fare? Altre battaglie? Scontri epici?-
-No, niente di tutto ciò, Uranus: il vostro scopo è quello di fare innamorare Usagi Tsukino e Mamoru Chiba prima che avvenga l'eclissi di luna.-
-Parli dei nostri sovrani? E qual è il problema: quei due si amano da sempre!-
-Ne sei proprio sicura...?-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Outer Senshi, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima serie
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Capitolo 17
Strano quadrilatero, Uomo o donna? & Sovrani assediati



 

In moto dietro Mamoru, Usagi si sentiva bene, sentiva di essere al suo posto. Le tornò in mente il disagio provato il giorno prima e si chiese cosa potesse essere accaduto per fare cambiare il suo stato d'animo così repentinamente. Si godette il breve tragitto concentrandosi su quello strano eppur bellissimo tepore che sentiva nel petto, senza rendersi conto di essersi stretta al ragazzo alla guida. Quando se ne accorse, si allontanò da lui e comprese che quel calore era dovuto all'abbraccio involontario in cui lo aveva stretto. 

Giunsero al parcheggio della spiaggia poco prima dei due fratelli, li aspettarono in silenzio e tornarono tutti insieme agli ombrelloni.

 

Furono accolti tra schiamazzi e saluti, -Dove vi eravate cacciati?-, -Avete fatto una cosa a quattro?-, -Dai Usagi vieni che c'è la bassa marea!-, -La moto è integra? Sciagurato, mi dovevi avvertire!-

Solo Motoki e Ami non commentarono l'assenza dei quattro e solo loro avevano notato che Usagi era partita dietro Haruki e ritornata dietro Mamoru. Si scambiarono un'occhiata carica di mille domande e altrettante supposizioni, poi seguirono il gruppo nell'acqua bassa, dove gli altri avevano iniziato a giocare a pallone.

Tra tuffi, cadute in acqua, schizzi e risate trascorsero più di un'ora a mollo, poi, alla spicciolata, il gruppo si sciolse e qualcuno si diresse verso il bar, qualcun altro prese maschere e boccagli per fare snorkeling, i rimanenti tornarono a riposarsi sotto gli ombrelloni.

 

Usagi aveva approfittato del bagno in mare per schiarirsi del tutto le idee. Era rimasta troppo confusa da quella strana sensazione accarezzata sulla scogliera e sentiva la necessità di riprendere del tutto coscienza di se stessa. Quindi aveva speso tutte le sue energie per compiere con lucidità ogni azione e, quando erano tornati agli ombrelloni era veramente stanca. Cercò una posizione comoda e in pochi minuti cadde tra le braccia di Morfeo accarezzata dalla brezza leggera portata dal mare.

 

-La vostra amica si è presa un bello spavento, in moto dietro mio fratello-, Michiru, spalmandosi la crema solare sulle lunghe gambe, iniziò a raccontare a quelli che erano rimasti sulla spiaggia.
-È una ragazza d'oro-, aggiunse.

Makoto annuì in segno di conferma, Rei invece ne volle sapere di più sullo spavento preso da Usagi.

-Haruki si è comportato bene alla guida, ma credo che Usagi non fosse a suo agio così vicina a lui e quindi si è sbilanciata e ha creduto di cadere, tutto qua-, spiegò Michiru. Non era vero niente, sia lei che Haruka avevano perfettamente percepito che era accaduto qualcosa, lassù sulla scogliera, che loro non erano state in grado di comprendere; lo aveva raccontato il vento e il mare aveva confermato.

 

-Invece Mamoru è proprio un bel ragazzo-, continuò la nuova conoscente, facendo l'occhiolino proprio a Rei. Che Mars avesse avuto una breve liaison con Mamoru Chiba, prima che lui si innamorasse della Regina, non era un segreto per le Guardiane ormai da quasi mille anni, ma vedere la reazione di una Mars adolescente a quella frase, con i propri occhi, era qualcosa che Neptune non avrebbe potuto perdersi.

Rei fece una buffa espressione e borbottò qualcosa che forse fu ascoltato solo dal suo amico Yuichiro, il quale immediatamente si avvicinò a lei, un po' per curiosità, un po'... per controllarla.

-Oh, sì, Mamoru è bellissimo-, disse lentamente Rei, indispettita per l'apparizione del suo spasimante, -Però devo ammettere che è molto, molto strano-, aggiunse.

Michiru sollevò le sopracciglia: non avrebbe estorto una parola in più da Mars, se aveva imparato a conoscerla bene.

Le venne in aiuto proprio Yuichiro, che raccontò come il loro amico effettivamente alternava momenti di simpatia al farsi detestare, non solo per il comportamento nei confronti di Usagi, ma anche per alcune sue stranezze. -E poi parla nel sonno-, dichiarò e subito i presenti furono bramosi di conoscere quello che poteva dire un ragazzo di quasi vent'anni in tale circostanza.

-'Non lo permetterò': lo ripete di continuo, biascicando con un braccio penzoloni fuori dal letto oppure mentre si agita. E poi qualcos'altro, ma non è che si capisca bene…-, ammise.

-Anche Usagi fa spesso degli incubi-, Naru si domandò se fosse il caso di raccontare quel dettaglio così intimo della sua migliore amica, -A volte si alza e esce dalla camera, stanotte mi sono svegliata perché si era aperta la finestra e lei non c'era.-

-Sarà andata in bagno-, osservò Ami, -C'è sempre una spiegazione semplice a qualcosa che può apparire complesso: ieri sera ha mangiato pesante e bevuto molta acqua-, spiegò, ma Naru non pareva convinta.

Una ventata più forte fece volare via il cappello di Ami, che colpì sul viso Usagi. La ragazza si mise di fianco e continuò a dormire.

-Lo vedi? Questa non la svegliano neanche i sassi-, chiosò Rei e si alzò per andare sulla battigia, raggiungendo Makoto e Kenzo, mentre Hiro tornava verso gli ombrelloni.

Yuichiro ebbe l'impulso di seguirla, ma prima volle condividere un'altra informazione su Usagi, forse per dare manforte all'ultima velenosa affermazione della sua Rei.

-Sulla nave, quando siamo arrivati ad Amami Oshima… beh, anche Mamoru ha detto lo stesso di Usagi: l'ha trovata addormentata in preda a un incubo da sola sul ponte e non è riuscito a svegliarla, per questo l'ha riportata di peso da noi, e io l'ho aiutato a metterla nel sacco a pelo-, un brivido fugace percorse la schiena del ragazzo, ma lui sorrise e si alzò per raggiungere Rei a corsa.

 

-Un attimo Yui… - Hiro, sopraggiungendo, lo fermò e gli fece cenno di allontanarsi di un paio di metri, quindi parlò a bassa voce.

-Stanotte è successa una cosa strana… Eravamo appena tornati dal "Tazuki" e con Kenzo abbiamo visto qualcuno sul balcone della mansarda-, Yuichiro aggrottò le sopracciglia, perché la mansarda era off limits e loro lo sapevano.

-Chi era?-, il suo tono era asciutto.

Hiro fece una smorfia, indeciso se continuare o lasciar perdere, -Non lo so, Kenzo ha pensato fosse un ladro, quindi è salito su a controllare lasciandomi di vedetta in giardino-, mise le mani avanti, -Non lo so… forse io… Lascia perdere-, scosse il capo e si voltò, ma Yuichiro lo fermò con una mano sulla sua spalla.

-E poi?-, era preoccupato, voleva proseguisse.

Hiro gonfiò le guance d’aria e la sfiatò, era stato un errore parlare di quella cosa.

-Quindi?-

-Senti Yui, non so nemmeno se quello che ho visto era reale o no: avevo bevuto ieri sera!-, ma lo sguardo del ragazzo lo convinse ad andare avanti.

-Mi sembrava una donna. Una donna dai capelli lunghissimi, ma era contro luce, c'era la luna dietro di lei. Si è voltata e sembrava avesse una luce in testa, come una torcia o un gioiello che faceva luce… Non lo so!-, allargò le narici per prendere altra aria, -Mi è parso che parlasse a qualcuno che era dentro casa, immagino fosse Kenzo. Poi è caduto qualcosa di luminoso dal suo viso che si è spento prima di toccare terra. Stava in bilico sulla balaustra del balcone: io non ho idea di chi o cosa fosse!-

Abbassò lo sguardo e scosse ancora il capo, -Ma forse mi sono immaginato tutto…-, ammise in tono colpevole, -Perché quando Kenzo è tornato giù e gli ho domandato spiegazioni sembrava non ricordare nemmeno di essere stato in mansarda o che avessimo visto un ladro!-, poi spiegò, -E infatti ho alzato di nuovo la testa e non c'era più nessuno. Devo essermelo sognato, lascia perdere...-, il tono mogio, lo sguardo alla sabbia.

Un guizzo e alzò la testa: -Però ecco… se non me lo sono sognato e a essere impazzito fosse Kenzo, allora… niente, volevo solo dirti che c'è la possibilità che stanotte un ladro sia entrato in casa e sono preoccupato per le ragazze, più che altro…-

Yuichiro, di nuovo, sentì i peli sulla schiena drizzarsi. Annuì in segno di aver compreso e lo ringraziò per l'informazione, quindi lo lasciò tornare in mare. Un ladro a Villa Kumada… Non sarebbe stata la prima volta, rifletté. Sperò che Hiro al "Tazuki" avesse bevuto più del suo amico Kenzo e raggiunse Rei, ma il tarlo di quelle parole non lo abbandonò fino alla sera, quando prese una decisione per tutti i suoi ospiti.


La brezza del mare le piaceva tanto perché le raccontava sempre cose che altrimenti non avrebbe potuto conoscere, Michiru inspirò quanta più aria di mare potè e registrò tutte le informazioni che aveva appreso dal dialogo tra i due ragazzi, troppo distanti da loro per poter essere altrimenti udibili. Nella concentrazione si distrasse e non si rese conto di quello che stava accadendo vicino a lei.

-Eccola, sta succedendo di nuovo!-, Naru sembrò allarmarsi, indicando Usagi: in posizione fetale, con i muscoli contratti e le braccia strette attorno a sé, la ragazzina bionda sembrava fosse preda di un nuovo incubo. Michiru assistette alla scena che stava avvenendo accanto a lei come se si fosse trovata anni luce lontano da lì. Naru si avvicinò a Usagi, la scosse delicatamente, si voltò verso Ami, le chiese di aiutarla, entrambe riprovarono a svegliarla, invano. La Regina aveva gli occhi serrati, il respiro affannato, sembrava volesse urlare, scappare, svegliarsi, ma era prigioniera di un incubo, proprio come avevano descritto le loro amiche poco prima. 

-Usagi! Svegliati!-, Ami si inginocchiò dietro di lei e mise la sua testa sulle ginocchia, si scambió uno sguardo con Naru, erano rimaste solo loro, nessuno di fidato a cui poter chiedere aiuto. Naru si alzò e cercò lo zaino della ragazza, iniziò a frugare al suo interno, scaraventando oggetti e abiti nella sabbia.

-Eccolo!-, esultò e avvicinò un oggetto dorato all'amica, ruotò una rotellina, aprì un piccolo sportello. Le note di una melodia che Michiru conosceva bene si diffusero timide come uccellini nell'aria attorno a loro, per un attimo si sentì come a casa, quando le fontane carillon suonavano la stessa canzone nei giardini della reggia Lunare. Piano piano i lineamenti di Usagi si rilassarono, il respiro tornò regolare, la ragazza si voltò e sorrise nel sonno.

-Brava, Naru-, Ami ringraziò quella ragazza che sembrava conoscere Usagi in un modo profondo e su un piano emozionale diverso da tutte loro e comprese che di lei si sarebbe potuta sempre fidare.

Michiru respirò, non lo faceva da troppo tempo, senza che se ne fosse resa conto. Evidentemente Pluto e Saturn avevano appena interferito con la dimensione onirica della Regina e quello che era successo, in quella realtà in cui lei era stata mandata a compiere la sua missione, non andava di certo bene.


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-Ehi, che ti prende?-, il bicchiere di gassosa che il suo amico stava trasportando si stava lentamente rovesciando sulla sabbia infuocata, -Mamoru?-, Motoki chiamò il ragazzo, che si era immobilizzato con le bevande in mano. Lo vide scuotere la testa come a scacciare un pensiero.

-Scusa-, raddrizzò il bicchiere, -Mi era parso di sentire una musica…-, la fronte corrugata, di nuovo quell'espressione pensierosa sul viso. Se solo Mamoru fosse riuscito a non farsi sempre sopraffare da qualcosa che Motoki non riusciva a comprendere!

Raggiunsero le amiche agli ombrelloni, c'era qualcosa di strano nell'aria. Naru si affrettò a nascondere in borsa un oggetto appena li vide avvicinarsi, Ami la guardò con preoccupazione. Solo Michiru, immobile, fissava il mare con espressione estatica.

-Non ci avete portato niente?-, disse senza nemmeno voltarsi a guardarli, ma quando si girò, il suo sorriso lasciò per un attimo Motoki senza fiato. Quella ragazza era splendida, sembrava una sirena uscita dall'acqua e i suoi capelli si muovevano come onde a incorniciarle il viso.

-Dorme?-, sedendosi all'ombra, Mamoru chiese di Usagi.

-Sì, è proprio carina, non trovi?-, ancora una domanda di Michiru, Motoki immaginó l'ira nel cervello dell'amico.

-Sì, è un piccolo koala molto carino-, disse invece il ragazzo, facendo l'occhiolino alla giovane. 

-Perdonami se ti ho messo di nuovo in imbarazzo-, proseguì lei, come se fossero stati da soli, -È che io sono abituata ad andare in moto così…-, abbassò lo sguardo, simulò imbarazzo.

E poi Motoki non credette ai suoi occhi: Mamoru lanciò un'occhiata rapida a Usagi, quasi per accertarsi che stesse ancora dormendo, quindi guardò Michiru in un modo che non gli aveva mai visto dipinto in volto: -Non mi hai messo in imbarazzo. Mi è piaciuto…-, lasciò la frase in sospeso, bevve un sorso dal suo bicchiere e lo offrì alla ragazza. Senza staccare gli occhi da quelli azzurri di Mamoru, lei prese il bicchiere, posò le labbra dove aveva bevuto lui, si leccò una goccia che stava scivolando su suo labbro e, -... Anche a me…-, gli rispose, rimanendo a fissarlo con la bocca socchiusa.

Motoki scosse la testa, meno male che quella lì non era interessata ai maschi! Si alzò da terra e corse a farsi un bagno in mare, abbandonando il bicchiere sulla sabbia; da lontano, uscendo dal bar, Haruka assistette alla scena, tornò indietro e ordinò un Martini.

 

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Come se fosse stato scritto, quella sera si sarebbero ritrovati a cenare in quattordici nell'enorme villa di Yuichiro, dopo aver concluso la giornata al mare nel più assurdo dei modi. 

Sul finire del pomeriggio, se da una parte il gruppo delle ragazze era tornato a bagnarsi, chiacchierare, confidarsi segreti e giocare a palla, i maschi si erano organizzati per preparare tutti da soli una grigliata e sistemare la casa. A sorpresa, Mamoru aveva fatto felice Hiro, lasciandogli usare la "sua" moto per recarsi con Kenzo alla macelleria in paese, assieme a Yuichiro e Umino sul tuk tuk, ed era rimasto in spiaggia, ormai con la stessa espressione sorniona in volto. Motoki, quasi stesse perdendo una sfida contro se stesso, le aveva provate di tutte per fare allontanare il suo amico dalla prosperosa ragazza giunta dal niente, finché, al culmine dell'esasperazione silente che lo stava cogliendo, era stato soccorso proprio dal fratello della sciagurata, che aveva invitato uno di loro due a seguirlo per andare ad acquistare "qualcosa da bere". Aveva simulato un pisolino improvviso e lasciato che toccasse al suo vecchio compagno di studi di seguire il giovane, che se l'era caricato in sella ed era partito sgommando.

 

Mamoru aveva accolto l'invito quasi fosse una sfida: non ambiva a fargli da zavorra, ma era certo che così facendo avrebbe potuto tentare di comprendere almeno in parte il disagio provato da Usagi poche ore prima. 

E di disagio, ne era stato immediatamente consapevole, ne aveva provato anche lui parecchio.

La sua idea era stata di rimanere con le mani aggrappato alle maniglie sotto la sella, ma la guida sportiva di Haruki lo aveva portato, alla prima curva, a reggersi istintivamente ai suoi fianchi ed era stato allora che il tarlo del dubbio aveva iniziato a scavare nella sua testa: Haruki non era un maschio.

Haruki non poteva essere un maschio! Aveva la vita troppo sottile e i fianchi torniti: fino ad allora le sue fattezze erano rimaste coperte dalle camicie di modello sahariano che indossava sempre, anche in spiaggia, per questo nessuno si era accorto di niente. E allora il dubbio era stato perforante: perché, mentre la sorella con modi quasi lascivi si lasciava accarezzare in bikini dagli sguardi di tutti i ragazzi,  lui, che sembrava riscuotere un discreto successo tra le ragazze, era sempre rimasto coperto? Eppure non aveva certo modi da santarellino, non per come si era comportato al locale la sera prima! 

Forse anche Usagi aveva intuito qualcosa e per questo si era sentita a disagio e aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti, fino a provare paura come passeggera sulla sua moto.

 

Mamoru aveva provato l'impulso di fare scivolare in alto le mani e smascherare la vera identità sessuale del centauro, ma si era trattenuto, perché, in ogni caso, sarebbe stato un gesto troppo imbarazzante: cosa avrebbe fatto? Si sarebbe trovato a palpeggiarla come un maniaco, in caso fosse stata davvero una ragazza? Oppure avrebbe rischiato di mostrarsi  interessato a un maschio, toccando il suo petto e dando adito a fraintendimenti sui suoi gusti sessuali? Imitò lo stesso gesto fatto alle sue spalle dalla bella Michiru e annullò le distanze  tra i loro bacini, sapendo di procedere in ogni caso su un terreno molto rischioso. E invece il suo involontario invito era stato accolto dal misterioso motociclista, che aveva a sua volta spinto indietro il suo fondoschiena, inarcando appena il busto sotto le sue mani. Quel movimento era stato femminile, qualcosa nei cromosomi di Mamoru aveva fatto scattare l'allarme. E così lui, replicando la stessa reazione di Usagi, aveva fatto un salto indietro, sbilanciandosi proprio come aveva fatto la ragazza e costringendo la persona alla guida a domare in curva tutti i cavalli che aveva tra le gambe.

Per fortuna di entrambi erano quasi giunti alla meta; rallentando, Haruki si era alzato la visiera: -Ma cosa avete voi ragazzi di Tokyo? Volevi farci cadere anche tu, come ha fatto la tua ragazza prima?-, lo aveva apostrofato indispettito.

-Non è la mia ragazza-, aveva prontamente risposto Mamoru; -Vi trovereste bene insieme, visto come siete dei pivelli in sella!-, aveva replicato Haruki.

Aveva fermato la moto nel posteggio a fianco di un drugstore e l'aveva tenuta in equilibrio tra le gambe. Smontando, Mamoru aveva fatto attenzione alle forme dei suoi muscoli, ben visibili attraverso la stoffa tesa dei pantaloni, e non aveva scorto grandi quadricipiti, piuttosto gambe snelle e lunghe.

Ma era stato nel momento in cui Haruki aveva sfilato il casco che, illuminato dai raggi ormai tiepidi del sole, Mamoru aveva osservato il suo volto, liscio come la buccia di una pesca, senza la minima ombra di barba. Una pelle che anche un modello si sarebbe sognato di avere. Perfino quel bambinone di Umino, a sera, sfoggiava i suoi quattro peli già minimamente ricresciuti sul suo viso paffuto!

Avevano fatto gli acquisti previsti senza troppi discorsi e, al momento di pagare il conto, Mamoru aveva lasciato che fosse l'altro a mostrare il documento alla cassa e aveva allungato gli occhi oltre la comune decenza per sbirciare i suoi dati anagrafici, invano.

Erano usciti e tornati alla moto con un sacchetto contenente rum e tequila.

Nel consegnarlo al suo passeggero, Haruki era stato sprezzante: -Pensi di farcela a tenere questa roba, oppure hai troppa paura di cadere?-, aveva sfottuto Mamoru.

-Perché stai dando false illusioni a Usagi?-, gli aveva invece domandato lui a bruciapelo, piuttosto che replicare alle offese.

Haruki aveva piegato le sopracciglia facendosi serio, aveva alzato lo sguardo sull'altro, che lo superava di non più di cinque centimetri e aveva incrociato le braccia al petto, in attesa di una spiegazione alla sua domanda. Mamoru non aveva detto altro e gli aveva rivolto un ghigno in tralice.

-Allora?-

Il ghigno si era tramutato in un sorriso, lo sguardo più ardente del solito. Haruka aveva sentito il cuore perdere un battito: cosa significavano quelle parole?

-Devo chiedertelo-, Mamoru aveva scelto di essere diretto, -Sei davvero un maschio, Haruki?- e gli occhi cerulei si erano spalancati colti da un improvviso terrore. A poco era valso aver vissuto sul filo dell'ambiguità fino a quando non aveva scelto di ritirarsi dalla vita pubblica, a nulla i ricordi di una giovane principessa Serenity che era caduta nella sua rete secoli e secoli prima. Quella domanda aveva riaperto antiche ferite e solleticato nuove improbabili sensazioni. Il Re non era cascato nel suo tranello, lo scacco lo stava facendo a lei.

Aveva sentito le guance avvampare nonostante ogni sua cellula si fosse imposta di non fare trapelare quell'emozione sconveniente, aveva esitato a rispondere; le era tornato in mente come poco prima anche Michiru avesse ceduto al fascino senza tempo di quello che per tutte loro era un mito, più che un uomo e aveva realizzato che Mamoru Chiba in realtà non era né un mito, né un uomo: era ancora e da sempre e per sempre l'essenza stessa del pianeta più affascinante di tutti, quello più lussureggiante e selvaggio, l'unico che pulsasse di vita, quello capace di attirare a sé nemici da ogni angolo dell'universo solo per rubare un po' della sua malìa. Quello che in fondo desideravano tutti, indistintamente.

Maledizione...

Aveva deglutito, avrebbe dovuto uscire da quell'impasse in qualche modo. Poi aveva deciso che, se non fosse riuscita a fare scacco alla Regina, lo avrebbe fatto al Re, nel modo più vietato tra tutti quelli che le erano stati proibiti. Aveva sperato che Pluto non stesse compiendo una osservazione proprio in quel momento, proprio lì e aveva fatto la sua scelta, giocando sporco e passando all’attacco frontale.

-Io lo so cosa sono, ma a te cosa piacerebbe che fossi?-, aveva domandato mutando la sua voce, quindi aveva lasciato scivolare la busta a terra e aveva allungato le braccia attorno al collo dell'uomo al quale un giorno si sarebbe inchinata.

In quell'istante Mamoru aveva capito di aver avuto ragione e nello stesso istante si era fatto prendere dal panico: cosa stava facendo quello… quella...? Aveva messo le mani avanti, per fermarla -perché ormai ne era certo: quella era una donna!- e non volendolo le aveva premute contro il suo petto. Aveva ritratto le mani scottato, arcuato la schiena indietro per sottrarsi, ma lei non lo aveva assecondato e si era ritrovato a un palmo dal suo volto. Nel tempo di un sospiro l'aveva guardata con occhi differenti: aveva i capelli corti e il viso sbarazzino, un'espressione seducente e gli occhi che sembravano due braci.

-Cosa vorresti che fossi?-, aveva mormorato di nuovo quella sconosciuta a un soffio dalle sue labbra, ma non aveva ricevuto risposta. Un sospiro, mani che d'un tratto gli erano parse piccole dietro il suo collo, tra i capelli sulla nuca. Un brivido scivolato dalla testa fino alle gambe, e le aveva rese di burro. Un bacio impalpabile, forse immaginato, una fitta dolorosa alla tempia. Aveva chiuso gli occhi per un attimo, quando li aveva riaperti, la ragazza era ormai distante, si succhiava il labbro inferiore, lo guardava.

 

Maledizione! Non giocare col fuoco!, le dicevano, Stai attenta a quello che fai!, ripetevano, Ti brucerai! Era proprio così, Haruka si era bruciata nell’appiccare l’incendio. Aveva deglutito, aveva spostato lo sguardo e fatto violenza su se stessa per focalizzare il suo scopo.

-Prendi le bottiglie-, gli aveva detto trascinandolo via dalla bolla di incredulità in cui Mamoru era stato affogato, -e reggiti, stavolta-, di nuovo il tono asciutto di un maschio, il colpo del casco sullo sterno, lanciato con precisione in mezzo alle sue mani.

Se aveva preso un abbaglio, era stato incredibilmente verosimile.

Mamoru si era guardato bene dal reggersi di nuovo ai suoi fianchi, mentre procedevano ad alta velocità verso la spiaggia; non avevano più scambiato una parola finché la moto non si era fermata alla spiaggia.

-Non ti provare a toccare Michiru-, gli aveva detto Haruki, senza togliere il casco.

-Non ti provare a toccare Usagi-, le aveva risposto lui. 

 

Scacco al Re e alla Regina. 

 

Haruka aveva guardato Re Endymion allontanarsi fiero in viso senza voltarsi mai indietro: avrebbe mantenuto il segreto su di lei con tutti. Ora era necessario confonderlo solo un altro po'.


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A sera, i due "fratelli" si stavano facendo attendere dagli altri alla villa, dove già ardevano le braci per grigliare la carne. Le ragazze si erano messe in ghingheri e parlottavano tra loro, persino Makoto aveva lasciato fare tutto ai loro amici maschi in cucina e stava seduta sul dondolo un po' in imbarazzo nell'abito  che Minako l'aveva convinta a indossare. Ami aveva stupito tutti con un completo fatto da un corsetto di pizzo blu con vere stecche e una minigonna a tutù bianca, Naru, più romantica, aveva un grazioso abito color del grano con maniche a sbuffo, Rei e Minako non erano descrivibili, la loro verve copriva qualunque mise avessero indosso.

Ma Mamoru, almeno fino all'arrivo degli ospiti, era riuscito a guardare solo Usagi perché gli pareva di guardare direttamente nei suoi sogni: aveva un abito bianco abbastanza lungo, con uno scollo quadrato ampissimo definito da un ricamo argentato. Nastri sottili sugli omeri a formare due fiocchi lasciavano le spalle scoperte, la stoffa leggerissima si increspava in onde delicate che partivano da sotto il suo seno. Aveva l'espressione stanca, ma rilassata. 

-Sei molto carina stasera-, le aveva detto superando il suo imbarazzo, poi era stato più tagliente: -Non si direbbe che in realtà sei una ragazzina pronta a fare le linguacce e gettare scarpe in testa a qualche malcapitato passante!-, e lei aveva sorriso imbarazzata, ricordando un tempo remoto, così diversa da allora ai suoi occhi.

-In realtà mi fa piacere quando ci prendiamo in giro-, gli aveva confidato, -Perché un baka allegro mi piace di più di un ragazzo musone-, era arrossita, ma il cannone di Mr Chiba era carico e non si sarebbe fatto rammollire da due parole gentili.

-Quindi ti piaccio, Testolina Buffa?-, forse voleva vendicarsi un pochino dell’interrogatorio che aveva subito quella mattina in spiaggia, in ogni caso aveva voglia di giocare con lei.

-Non ho detto questo! È solo che sei odioso quando non riesci a scherzare!-, si era difesa. Sembrava d'un tratto più adulta e consapevole.

-Ma io con le marmocchie come te non posso che scherzare!-, cercava la guerra… nonostante la kafkiana situazione in cui si era trovato quel pomeriggio con Haruki, sapere che non esisteva alcun "lui" che avrebbe potuto mettere le mani su Usagi, lo aveva reso più tranquillo.

-Io non sono una marmocchia!-, gli aveva fatto la linguaccia.

-Come volevasi dimostrare… ecco che ti sei dimenticata come essere carina!-

-Vuoi dire che non sono carina?-, le mani al volto, lo sgomento di una pantomima.

Sei bellissima stasera.

-Sei una scimmietta con la testa a odango!-

-E tu sei solo un baka!-



 

-Non ci capisco più niente-, Motoki scosse la testa, alla sua destra Ami gli battè delicatamente il palmo sulla spalla, a fargli coraggio. Qualcuno aveva acceso lo stereo in salotto e la musica si diffondeva per tutto il giardino.

-Il loro rapporto è cambiato in questi pochi giorni, però hai ragione, non ci si capisce niente… Non so perché, ma continuo ad avere difficoltà a fidarmi delle intenzioni di Mamoru-, Makoto gli passò un bicchiere di limonata e scosse la testa.

-Se aveste visto quello che ho visto io prima…-, Motoki rabbrividì, ripensando a come l’amico avesse accettato le avances di Michiru; in quel momento suonarono al campanello.

-Lupus in fabula, vedrete che l'idillio sta per concludersi-, profetizzò.

Osservarono dallo loro postazione defilata sul balcone i due fratelli che entravano, accolti da Yuichiro. Haruki aveva dei pantaloni beige e una camicia blu scuro attillata, sbottonata fino a metà petto, con le maniche arrotolate; Michiru svettava su tacchi a spillo che mettevano ancor più in evidenza le gambe lunghe coperte da shorts lucidi. Aveva un gilet di pelle nera, anche il suo sbottonato fino a livelli che andavano oltre la provocazione.

Hiro scaricò Minako, con cui stava giocando a morra cinese, e corse scodinzolando dai nuovi arrivati, anche Kenzo fu attratto da quell'apparizione e raggiunse il compare con un bicchiere in mano.

-Che schianto!-, Makoto si lasciò sfuggire dalle labbra lo stesso pensiero che balenò nella testa di Ami, ma anche di Rei, Minako e perfino Usagi, che si distrasse perdendo un round nel suo duello di offese con Mamoru: non si riferivano alla ragazza, ma a suo fratello, con i capelli tirati indietro col gel e l'espressione  del predatore a caccia di conigli.

Mamoru si voltò lentamente, seguendo con lo sguardo del condannato Usagi che sfuggì ai loro battibecchi e si allontanò per dare il benvenuto agli ultimi arrivati. Osservò come al rallentatore lo slancio troppo entusiasta con cui la ragazza li accolse, si sbalordì nel constatare quanto quei due splendessero, quanto Michiru fosse troppo sexy, notò quanto Rei e Minako ci rimasero male nel momento in cui il giovane per cui stavano sbavando le mollò lì e si concentrò unicamente su Usagi. Le fece un sorriso seducente allungando il braccio sulla spalla nuda della ragazza e la sua camicia si aprì lasciando intravedere un petto che… "non è una ragazza, cazzo!"

Mamoru annaspò, sentendo le sue certezze sgretolarsi e realizzando di essersi fatto prendere per i fondelli da quel damerino, facendo la figura del deficiente, convincendolo oltretutto forse di essere interessato ai maschi. 

Gli aveva servito Usagi su un vassoio d’argento.


C'era un angolo, nel giardino della villa, che risultava defilato da qualunque posto della terrazza e del piazzale si guardasse: proprio in quella direzione si avviò Haruki, tenendo all'amo Usagi, così angelica nel suo abito bianco che gli aveva ricordato la giovane principessa Serenity. Mamoru strinse le mascelle e realizzò che quel dandy gliel'aveva fatta, era riuscito ancora una volta a portargli via Usagi, mentre lui, fino ad allora, era riuscito solo a giocarci come fossero stati due bambini. 

-Che ci fai qua tutto solo?-, riconobbe la voce di Michiru prima di vederla e, maledizione, senza la minima ombra di dubbio lei sì, che era una donna…

 

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-Il pollo è cotto!-, trillò Yuichiro richiamando tutti gli altri attorno al barbecue in muratura al quale aveva continuato a lavorare, comportandosi da perfetto padrone di casa. Era giulivo perché, dopo un iniziale e palese sbandamento della sua Rei per il bellimbusto apparso dal nulla, dopo che Hiro era tornato a intrattenersi con Minako, dopo che l'ombra rabbiosa d'invidia verso Usagi aveva abbandonato il volto della sua amata sacerdotessa, lei era finalmente capitolata al suo fianco, aiutandolo ad arrostire i galletti presi in macelleria e abbondantemente speziati con la miscela della cuoca della sua famiglia, incautamente lasciata nella dispensa in cucina.

Che si tenesse la bionda, quel galletto impomatato apparso dal nulla, e lasciasse in pace i pensieri della sua Rei! Gli dispiaceva un po' per Mamoru, l'eterno secondo, ma se ne sarebbe fatto una ragione, avrebbe sopportato per qualche altra notte i suoi lamenti notturni e poi si sarebbe dimenticato di lui.

Guardandosi intorno, invece, si rese conto che anche quel pollo di Chiba sembrava aver trovato nella scoppiettante Michiru un porto dove approdare, almeno a giudicare da come si era immediatamente consolato quando la sua ragazzina bionda gli aveva dato il due di picche per seguire come un topo il piffero di Haruki.

Si compiacque per la battuta che aveva pensato e chiamò una seconda volta i commensali per andare da lui a ritirare la carne.

All'appello mancavano ancora soltanto proprio le due coppie appena assortite.

Haruki e Usagi arrivarono per primi, lui con la solita espressione spavalda in viso, lei intimidita come un coniglio ospite a cena dalla volpe.

-Di' a quel baka di Chiba di riabbottonarsi i pantaloni e venire a prendere il pollo, altrimenti non gliene lascio nemmeno un pezzo!-, esordì Yuichiro parlando a Umino, ma non si curò di nascondere le sue parole ad Haruki e Usagi.

Incazzato lui, delusa lei. Rei gli pestò un piede e gli fece cenno di zittirsi.

 

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-Tutto qua, mi dispiace se in qualche modo io ti ho… confuso-, aveva concluso Michiru terminando il lungo racconto che aveva fatto a Mamoru della sua vita, di come era stata viziata da un padre sempre assente e di quando aveva scoperto che non era mai stata figlia unica. Si era aperta con lui arrivando a confidargli che solo grazie ad Haruki era riuscita a capire cosa davvero volesse dalla sua vita e di come in realtà non fosse interessata ai maschi. Aveva parlato, parlato finché anche le quattro mura di quello che sembrava uno studio in cui aveva trascinato Mamoru avevano chiesto “pietà, lascialo andare!” 

-D’accordo, ho capito, adesso io vorrei torna…-, era stato l’unico tentativo del giovane di scappare da lì, ma Michiru lo aveva fermato.

-Non mi credi! Solo perché sono una bella ragazza non significa che mi piacciano i ragazzi! Te lo dimostro!-, aveva annunciato godendosi l’espressione disperata di Mamoru, lo aveva spinto su un divano e gli era saltata a cavalcioni sopra, strusciandosi sul suo bacino.

-Non provo niente!-, aveva insistito, gli aveva infilato una mano sotto la camicia e l’aveva fatta scorrere con lentezza sulla sua pelle. Voleva che il Re arrivasse a perdere la testa, solo così avrebbe avuto le idee più chiare su cosa davvero cercasse il suo cuore. -Ancora niente…-, gli aveva bloccato le braccia e si era avvicinata pericolosamente a lui, -Niente…-, aveva annullato le distanze e premuto le labbra contro le sue. Solo allora, quando era stata certa che neanche lui avesse avuto una reazione di sbandamento e aveva scorto il suo sguardo vitreo, lo aveva liberato, rialzandosi da sopra di lui come se fosse stata in attesa del bus e lo avesse visto arrivare da lontano. -Vedi? Te l’avevo detto: non provo niente per voi maschi!-

Lo aveva guardato rialzarsi e passarsi una mano tra i capelli, semplicemente ammutolito, più sconvolto di quanto forse avesse voluto ridurlo. Si era sentita in dovere di dargli uno straccio di spiegazione: -Credo che tu sia il più bel ragazzo che abbia mai incontrato, ma non mi piaci… in quel senso! Ti prego... non dire niente ad Haruki né di questa mia inclinazione, né di quello che tu e io abbiamo fatto… non credo capirebbe…-

 

Così, quando Mamoru comparve alla questua per un pasto caldo, la sua espressione a metà tra lo scioccato e il disperato fu confusa con quella di uno che "si era fatto una bella scopata", come infierì Hiro, commentando nell'orecchio a Kenzo con voce alta a sufficienza da venire udito da Usagi e Haruki. 

Era troppo, per entrambi.

-Vieni con me, ho fame d'altro-, ordinò il ragazzo a Usagi tirandola per la mano. Si fermò in un posto dal quale fossero stati visti bene da tutti e, senza molti preamboli, la strinse a sé e la baciò, premendo la bocca sulla sua e violando le labbra serrate con la sua lingua.

Lo schiaffo che ricevette lo lasciò a bocca aperta per il dolore, ma soprattutto per lo stupore. Gli altri tacquero istantaneamente.

-E tre…-, si sentì dire, ma solo Umino si rese conto che a parlare era stata la sua fidanzata.

Mamoru vide rosso, scattò verso i due, ma fu fermato da Michiru, che lo bloccò per un polso.

-Non farlo-, lo pregò, ma lui la strattonò con biasimo e si fece spazio tra gli altri finché non li raggiunse. Voleva spaccare il viso ad Haruki, quel bel visino da ragazza con cui si era preso gioco di lui, ma quando gli fu davanti non lo degnò di uno sguardo. Si avvicinò a Usagi, piegò appena la schiena per essere alla sua altezza, posò piano le mani sulle sue spalle e la guardò. Non c'era niente da chiedere, nulla da rispondere. Lasciò che lei si avvicinasse e la strinse in un abbraccio.

-Portami via-, Usagi bisbigliò sul suo petto e lui lo fece, conducendola in casa, su fino alla sua camera.

Ma passando davanti a Michiru, ricacciando indietro le lacrime, Usagi la guardò con disprezzo e si trovò a sibilare tra i denti: - Sta' lontana da lui-.




 

Motoki uscì dal bagno al piano terra strofinandosi la maglia che aveva appena tentato di ripulire dopo essersi sporcato con uno schizzo di carne. Incrociò Mamoru che saliva le scale tenendo per mano Usagi, in silenzio. Raggiunse gli amici in giardino, si avvicinò a Makoto. -Che mi sono perso?-, le domandò senza comprendere e fu ragguagliato sugli ultimi due minuti di terremoto.

Sospirò, guardò distrattamente la macchia sulla camicia buona. -Domani te la lavo io-, gli disse Makoto, in un sorriso complice.

Le salsicce erano sulla brace, Umino e Naru avevano iniziato a dondolarsi in una specie di ballo, seguendo la musica che proveniva da dentro casa.

-Ti va di ballare?-, propose Motoki a Makoto.
-Un ballo a Cupido non si nega mai…-, lo prese in giro la ragazza e le parve di volare su una nuvola. 

Sembrava che Mamoru si fosse comportato nel migliore dei modi con Usagi, nonostante le sue preoccupazioni e a differenza di quello sciagurato di Haruki, quindi… perché rinunciare a priori a quel sentimento per Motoki, che in fondo bruciava da tanto tempo dentro di lei?



 

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-Sei una sciagurata!-, tuonò Michiru, una volta in auto, dopo aver abbandonato la festa riempiendo le stanze della Villa del sacerdote delle loro più sentite scuse.

-Ma me la sono goduta!-, ammise Haruka, svoltando nel vialetto della casa che avevano preso in affitto temporaneo.

-Te la sei goduta!?-, Michiru non credeva alle sue orecchie, -Ti è piaciuto baciare la Regina, allora! Sei una traditrice: della corona e del nostro rapporto!-, sbatté la portiera dell'auto.

-Che hai capito? Mi sono goduta l'espressione del Re! Che coglione!-, uscì dall'abitacolo sfilò una penna dalla tasca dei pantaloni e permette il bottone. Subito la camicia che indossava si riempì delle sue forme femminili e la magia che l'aveva fatta sembrare un maschio per una sera si dissolse.

Michiru ammorbidì l'espressione: in definitiva quello che aveva detto a Mamoru era vero e preferiva senza ombra di dubbio le donne… ma volle togliersi uno sfizio.

-Raccontami... quindi è stato bello baciare Usagi?-, domandò alla compagna, allacciando le braccia attorno al suo collo.

La ragazza alzò le sopracciglia stringendo le labbra, non avrebbe risposto a quella domanda.

Michiru si avvicinò al suo orecchio, lo sfiorò con le labbra.

-Per me è stato bello fare tutto quello che ho fatto al nostro povero futuro Re…-, sillabò, mordendole piano il lobo. Le sgusciò via tra le mani, ridendo ed entrando in casa.

-Michiru!!!-, strillò Haruka e la inseguì fino in camera. Dovevano continuare quello che avevano iniziato.




 
   
 
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