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Autore: Afaneia    18/10/2021    0 recensioni
Raccolta di drabble e flashfic partecipanti al Writober indetto da Fanwriter.it.
#1 - Vino: Hyrule, non finire per me all'orizzonte.
#2 - Chiudere: Mipha è là dentro.
#4 - Filo: «E tu lo hai mai fatto prima?» «Che cosa? Ricucire un compagno?»
#6 - Sogno: «Sei venuto da me perché vuoi che ti aiuti a ricordare?»
#7- Abbracciare: Naturalmente l'universo non ha la minima considerazione dei suoi desideri.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Link
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: belladonna.

Numero di parole: 618.

Sono ancora indietro ma, lo giuro, mi rimetterò presto in pari. Nel frattempo, avevo voglia di impiegare Kashiwa, perché non so voi, ma io lo adoro.

Wikipedia dice che la belladonna si usa in fitoterapia come antispasmico, e chi sono io per contraddirla? Ma devo ammettere che non so come si usa, perciò ho un po' immaginato.


#16

~ Belladonna ~


La luce filtra attraverso le fronde dipingendo al suolo variopinte macchie nel sottobosco. C'è odore di funghi, di muschio e di muffa, e sotto i suoi piedi scricchiolano le foglie secche e si spezzano i ricci delle castagne. Quando cammina così, nella foresta, senza produrre più rumore d'un cinghiale o di un cervo, Link si sente un animale selvatico alla stessa stregua di uno di loro.

Nelle cavità dei tronchi le foglie marciscono nei residui d'acqua piovana. I suoi occhi sanno dove cercare, e d'istinto si sposta per scansare un nido di vespe terragnole che s'intravvede a malapena. C'è un fungo che fa capolino a stento tra il sottobosco, sotto un castagno, e Link si china e scosta le foglie con la punta delle dita. La maculatura sulla cappella non lo convince, perciò lo lascia lì. Magari a qualche animale diverso da lui non dispiacerà.

Non si è nascosta troppo bene. Link s'inginocchia sorridendo appena per recidere una pianta dal suolo, la avvolge in un panno morbido e la ripone nella sua bisaccia. Prende anche qualche ghianda, perché non si può mai sapere.

Quando torna allo stallaggio, appena al di fuori del bosco, Kashiwa lo aspetta seduto vicino al fuoco. Link si ferma a guardarlo. «Avresti potuto aspettarmi dentro.»

«Preferivo prendere aria» risponde Kashiwa, che ha l'aria strapazzata ed estenuata di qualcuno che stia male da varie ore.

Link sorride appena tra sé e accenna col capo al paiolo annerito che campeggia sul fuoco. «L'hai presa l'acqua?»

Kashiwa annuisce col capo. «Sta bollendo.»

«Benissimo» ribatte Link gettando a terra la sua bisaccia. «Tra poco starai meglio. Mi dispiace di averci messo tanto.»

«Che cos'hai portato?» domanda Kashiwa osservandolo lavorare attorno al paiolo. «Aspetta un minuto. Quella è belladonna?»

«A te cosa sembra?» ridacchia Link senza guardarlo.

La sorpresa è tale che Kashiwa trova la forza di sollevarsi di scatto. «Ehi, ehi, ehi. Link, non scherziamo. Tu lo sai che è velenosa?»

«Certo che lo so.»

Kashiwa questa risposta non se l'aspettava. «Quindi... vuoi avvelenarmi?»

Stavolta Link ride apertamente. «Mi sarei dato molta pena per avvelenarti, eh? Il bosco è pericoloso.»

«Dunque c'è qualcosa che non so?»

«Forse non sai che è molto utile per gli spasmi muscolari» risponde Link sorridendo tra sé. «Come quelli che hai tu al momento, per esempio.»

Kashiwa rimane in silenzio per un po'. «E questo dove l'hai imparato?»

Link osserva le foglie che sobbollono piano e le smuove adagio col mestolo per separarle. Sull'Altopiano delle Origini, potrebbe rispondere, dato che il bardo gli ha chiesto dove l'ha imparato, e sarebbe dunque una risposta corretta; ma sa bene che non è precisamente questo che Kashiwa vuole sapere, anche se è quello che ha chiesto. L'ha imparato un giorno che quel vecchio misterioso che ha conosciuto lassù, sull'Altopiano, l'ha aiutato quando le antiche cicatrici dei suoi visceri che gli laceravano gli addominali lo tormentavano e lo facevano imprecare e sudare – e lo spettro pietoso del re, in silenzio, si è chinato su di lui sulla foresta, lo ha coperto del suo mantello e gli ha fatto bere a piccoli sorsi versandogli un infuso tra le labbra contratte. Link ha capito dopo, col tempo, che il re voleva insegnargli quell'infuso per formarlo e prepararlo alla vita che lo avrebbe atteso al di fuori delle rassicuranti pareti dell'altopiano; e ancora più tempo ha impiegato a comprendere che, medicando il suo dolore, il re voleva chiedergli scusa senza aver il coraggio di dirglielo per quelle ferite che erano una sua colpa. Ma di quella giornata di febbre e dolore, Link ricorda soltanto l'atto di pietà di quel mantello e dell'infuso amaro che gli gocciolava tra le labbra.

«Me l'ha insegnato un vecchio taglialegna, tanto tempo fa» risponde.

   
 
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