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Autore: Florence    20/10/2021    0 recensioni
-Pluto, ci stai dicendo che se non riusciremo nella nostra missione la nostra esistenza futura potrebbe essere compromessa?-
-È molto complicato... quel che è certo è che la nostra realtà non esisterà più, perché nessuno può fermare la collisione con un'altra dimensione che avverrà alla prossima eclisse di luna.-
-E quindi... ? Stiamo per morire?-
-Non è così semplice, Neptune: continuamente le nostre coscienze passano tra una realtà e l'altra senza che noi ce ne accorgiamo nemmeno, questo avviene ogni volta che si incontrano dimensioni molto simili tra loro nel continuum spazio-tempo.-
-E quindi perché stavolta dovremmo preoccuparcene?-
-Perché stavolta stiamo per scontrarci con una dimensione del tutto differente dalla nostra... Dobbiamo "sistemare" gli eventi del passato di quella dimensione affinché non sia tutto perduto.-
-In sostanza, cosa dovremmo fare? Altre battaglie? Scontri epici?-
-No, niente di tutto ciò, Uranus: il vostro scopo è quello di fare innamorare Usagi Tsukino e Mamoru Chiba prima che avvenga l'eclissi di luna.-
-Parli dei nostri sovrani? E qual è il problema: quei due si amano da sempre!-
-Ne sei proprio sicura...?-
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Outer Senshi, Usagi/Bunny | Coppie: Endymion/Serenity, Mamoru/Usagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie, Prima serie
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Capitolo 19
Subdoli sotterfugi, Obbligo o Verità & L’Ebbro


Naru, seduta sul letto della stanza degli ospiti al fianco di Usagi, smise di giocherellare con una ciocca bionda che penzolava oltre il cuscino. L'amica doveva svegliarsi, gli altri erano già scesi. Provò a chiamarla ancora: -Usa-chan, sveglia!-

Usagi si voltò nella sua direzione, mugolò, poi disse qualcosa nel sonno; Naru si avvicinò, per carpire le sue parole e le parve di udire 'Endymion'. Stava sognando, ma era tranquilla, sorrideva, come non le aveva mai visto fare mentre era addormentata. Le dispiaceva dover interrompere i suoi sogni, per una volta che non la facevano stare male.

-Usagi, è tardi-, riprovò e la ragazza si stiracchiò, aprendo gli occhi. -Naru?-

Fu sorpresa di trovarla lì, tastò il materasso come se cercasse qualcosa o qualcuno che doveva essere accanto a lei.
-Che ore sono?-, si stropicciò un occhio e sbadiglió con un gridolino allegro.

-È tardi, ci aspettano per colazione-, la tiró per una mano e l'abbracció, -Sei contenta oggi!-

Usagi rifletté un istante: sì era proprio contenta, non era in camera sua, quindi non si era sognata di aver dormito vicina a Mamoru.

Si sedettero a tavola e soltanto lui, che si voltò a guardarla arrivare, si accorse che era ancora scalza.

 

-Che si mangia?-, trillò quell'enigma vivente con i codini biondi e in contemporanea Makoto e Motoki si alzarono e corsero in cucina.

 

-Mako, ecco…-, balbettò il ragazzo mentre lei, arrivata per prima, apriva la credenza, trovandosi davanti due torte praticamente identiche.
-Oh!- esclamò Makoto, coprendosi la bocca con una mano.
-Scusami, non lo sapevo che ne avevi preparata già una tu, l'ho scoperto stanotte…-, si affrettò lui a spiegare.

-La tua ha un aspetto magnifico!-, Makoto  studiava le torte per trovare le differenze: sicuramente le sue albicocche erano rimaste più in superficie e si erano bruciacchiate, mentre quelle di Motoki sembravano…
-Le tengo sotto lo zucchero per un quarto d'ora, dopo averle affettate, così si amalgamano meglio all'impasto-, spiegò lui in risposta a una domanda non ancora posta.

Sorrisero entrambi e si presentarono a tavola ciascuno con una torta in mano, per la gioia di Usagi e, di riflesso, di Mamoru.

 

Nessuna delle due torte vinse la gara improvvisata, con Usagi, Minako e Umino giudici: erano diverse, ma incredibilmente buone entrambe, così fu stabilito che, se avessero voluto preparare un altro dolce, quei due lo avrebbero dovuto fare insieme e sicuramente sarebbe stata creata la torta più buona della storia di Villa Kumada.

Ami osservò lo scintillio negli occhi della sua cara amica, sorrise e infilò nella sua borsa del mare la copia di "Buchi neri e universi neonati", con l'intenzione di passare più tempo possibile con il suo unico vero interesse, lasciando a lei il ruolo di complottista assieme a Motoki.

Si prepararono e andarono a piedi alla spiaggia più vicina, sperando di non incontrare più in quel modo i due fratelli che avevano causato già abbastanza scompiglio.

C'era un bar-tavola calda, quel giorno avrebbero pranzato comprando dei panini lì, così Makoto ebbe più tempo per prepararsi e decise, per una volta, di lasciare sciolti i suoi riccioli castani. Quando Motoki la vide, per un istante le ricordò Reika.


Lungo la strada, poco prima di raggiungere la spiaggia, Usagi si allontanò dal gruppo delle sue amiche e raggiunse Mamoru. Indossava lo stesso abitino su cui Haruki aveva versato il suo cocktail, lavato e un po’ sgualcito, e aveva i capelli legati nei suoi consueti odango.

-Mamo, volevo ringraziarti…-, gli disse sforzandosi di non arrossire, -Per ieri sera, per stanotte e perché sei rimasto un po' con me stamattina-, era difficile non diventare rossa e di tutti gli altri colori dell'arcobaleno, -Grazie-.
 

Grazie perché mi hai fatta stare bene, mi hai protetta e sei stato un ragazzo serio. Ma soprattutto grazie perché il tuo cuore sotto di me mi ha cullata e fatta sentire al sicuro.

Grazie perché non mi hai presa in giro, grazie perché finalmente, tra le tue braccia, ho dormito sonni tranquilli.
 

Era così dolce, in quel momento, così angelica…

-Sono io a doverti ringraziare: stanotte finalmente ho dormito bene, non ho avuto incubi-, confessò Mamoru, tornando col pensiero a quella sensazione di pace che aveva solo sfiorato in sogno, prima che Serenity svanisse dalle sue braccia.

-Pensi che abbiamo fatto una cosa… sbagliata?-, la domanda era allo stesso tempo innocente e saggia. La risposta fu spontanea.

-Forse. Ma me ne infischio: vuoi la verità, Testolina Buffa? Dormirei con te ogni notte, perché sei il mio orsacchiotto ormai!-, la cinse con un braccio sulla spalla e la tirò a sé.

 

Rei, per poco non inciampò per la sorpresa, Ami e Naru si scambiarono uno sguardo carico di mille parole. Motoki sorrise e Makoto gli fece l'occhiolino.

Yuichiro si domandò quanto potesse essere complessa la mente umana, come fosse possibile che Usagi fosse uscita da una porta chiusa a chiave e se, in fondo, quella mattina non avesse assistito per primo alla nascita di un nuovo amore.
 

-Amici?-, Usagi domandò a Mamoru.

-Amici!-, le rispose lui, e il suo cuore perse un colpo.



 

---***---***---***---***---***---

 

-È successa una cosa strana-, dichiarò Sailor Mercury avvicinandosi a Pluto, lei annuì, era qualcosa che aveva già visto.

-Non era prevista questa fase, o almeno non è mai avvenuta nella nostra realtà-, osservò scorrendo lo schermo la prima che aveva parlato.
Le proiezioni che mostravano solo grafici e punti, incomprensibili a chiunque altro, per lei rappresentavano l’andamento degli eventi osservabili nella dimensione parallela: più quella curva avesse assunto un andamento simile a quella che rappresentava la loro dimensione, più le prospettive per il futuro sarebbero state positive per tutte loro.
Aveva già notato che la linea della nuova dimensione aveva curvato assumendo un andamento più promettente, ma in quel momento c’era stato un flesso che non era presente nella loro rappresentazione dello scorrere degli eventi nel tempo.
In qualche modo, nel millenovecentonovantasei della dimensione che li avrebbe inghiottiti, era accaduto qualcosa di mai visto da loro.

Guardò l’espressione di Pluto, che pareva essere l’unica in grado di tradurre quelle linee in spiegazioni su cosa stesse accadendo, come se per lei non fossero segni su uno schermo, ma immagini che scorrevano nella sua testa.

 

-Nella nostra dimensione Usagi Tsukino e Mamoru Chiba non sono mai stati legati da qualcosa che non fosse 'amore'. Tutto il fondamento del Regno Argentato si basa sulla loro relazione come coppia-, spiegò Sailor Pluto.

-Ma nella dimensione che dobbiamo salvare sembra che le cose stiano evolvendo diversamente…-

Sailor Jupiter si intromise, facendosi spiegare cosa turbasse le sue compagne.

-Sembra che Usagi e Mamoru abbiano sigillato per prima cosa la loro amicizia-, Sailor Pluto aveva un’espressione indecifrabile sul volto.

Jupiter alzò le sopracciglia e le guardo interrogativamente entrambe, spostando lo sguardo da una all'altra, -E allora? Cosa vi turba? È meglio così, no? Una relazione è tanto più stabile quanto più sostenuta da un legame di amicizia, non trovate?-, una domanda legittima.

-Torno subito-, dichiarò Sailor Pluto, come fosse sulle spine, e uscì dalla sala del Consiglio, in cui le guerriere Sailor erano rintanate da giorni.

 

Pluto inspirò profondamente, una volta sola davanti alla porta del Tempo: era la scelta giusta andare a guardare il futuro che sarebbe stato, sempre che quella volta ci fosse riuscita? Nel mondo dove avevano spedito Uranus e Michiru, così come nel loro, mancavano solo pochi giorni all'eclisse di luna e in quel momento tutto quello che era stato seminato nella dimensione che dovevano salvare avrebbe potuto divenire il fondamento del loro universo futuro. Sperò di riuscire a compiere l'osservazione e non ritrovarsi ancora davanti a immagine sconnesse e nubi dense a coprire ogni possibile informazione.

Strinse il bastone alla cui sommità risplendeva il suo talismano: entrare in quella realtà era rischioso, ma avrebbe compiuto un'osservazione sul futuro.

 

Pronunciò le parole arcane note solo a lei e la porta davanti a sé si spalancò.

 

---***---***---***---***---***---




 

Kenzo ronzava attorno a Mamoru da una mezz'ora buona, curioso come una scimmia, determinato come il Salvatore dell'Amore Vero.

-Che vuoi?-, Mamoru non ne poteva più di sentirsi pedinato, si voltò rimanendo a galla e affrontò il ragazzo.

Kenzo, per poco non bevve acqua di mare, per lo spavento di quel gesto repentino. Tanto valeva togliersi il dubbio.

-Ti sei messo con Usagi?-

-No-

-Ma l'hai abbracciata davanti a tutti!-

-Lo hai fatto anche tu con Makoto e Hiro con Rei-

-È un altro discorso-

-Quindi, che vuoi?-

-Davvero non ti sei messo con Usagi?-

-No-, stava spazientendosi.

-Quindi Usagi è sempre libera?-

-Usagi non è una camera d'albergo-

-Grazie, lo so-

-E quindi, che diavolo vuoi da lei, Kenzo?-, un'altra domanda su Usagi e l'avrebbe affogato.

-Io nulla, ma ti devo dire delle cose e vorrei che mi ascoltassi-

-Sentiamo…-

Kenzo si passò una mano tra i capelli che si erano appiccicati sulla fronte, poi riprese.

-Primo: Hiro ha visto che Usagi è subito andata dietro ad Haruki, si è messo in testa che sia 'una facile' e stamani mi ha detto che vuole provarci con lei, se non vi siete messi insieme. Ha un disperato bisogno di fare sesso prima di tornare a casa e -io ti avverto-, non si farebbe scrupoli con lei-

-Ma che diavolo!?-, Mamoru fece un salto nell'acqua, sebbene non toccasse, scandagliò a trecentosessanta gradi mare e terra attorno a sé per individuare la posizione di quel maniaco.

-Aspetta. Secondo: se mi dai il permesso gli riferirò che voi due state insieme, ma non volete che si sappia in giro, così lui volerà su un altro fiore. Quindi te lo domandò di nuovo: tu e Usagi state insieme? Attento a quello che rispondi-

-No!!!-

-Come preferisci… Terzo…-

-No, no, no, aspetta! Usagi è mia amica e quel pervertito di Hiro deve starle alla larga e se sol-

-Se siete soli amici, magari a lei va di divertirsi con Hiro, non trovi?-

-Rimedierebbe un grande schiaffo anche lui! E io sono pronto a dargli il resto!-

-Ma allora sei interessato a lei-

-Ma cosa… Kenzo, basta, che cazzo vuoi?-

Kenzo ghignò: Mamoru era cotto della sua amica, era ovvio anche ai pesci del mare, o non avrebbe pronunciato parolacce che non gli aveva mai sentito dire.

-D'accordo, riferirò. Terzo…-

-Terzo un corno! State lontani da Usagi, è chiaro?-

-Cristallino. Terzo: Hiro ha detto a Yuichiro che io ho visto un ladro, ma io non ho visto nessun ladro. Non ricordo quello che ho visto, ma stanotte ero a pisciare e…-

-Un Lord…-

-Che bacchettone! Allora, stanotte ero in bagno e dalla finestra ho visto qualcuno sul balcone della camera di Usagi e Naru e mi è tornato in mente quello che avevo dimenticato. Non ho visto un ladro ieri notte: ho visto Usagi entrambe le volte, e stanotte lei ha fatto un salto giù dalla balaustra del terrazzo. Avevo bevuto anche ieri sera, lo ammetto, ma stavolta non me lo sono sognato-

 

Lo stonfo… era plausibile… ma era assurdo!

 

-Nessun commento?-

-Non so che dire, mi sembra che il sole ti abbia dato alla testa. Posso affogarti adesso?-

-Fai poco il simpatico. Io ti ho avvertito, tu se vuoi tieni d'occhio quella ragazzina, in tutti i sensi…-

-Che vuoi dire?-

-La vedo confusa… forse avrebbe bisogno di 'un amico' che vegli notte e giorno su di lei-

-Lo faccio già-

-E certo, la ami!-

-Non la amo-

-E io sono Mickey Mouse-

-Hai finito?-

-Se pensi che non le serva qualcosa di più di un amico, allora forse è giunta la sua ora di farsi una scopata con Hiro, o con qualcun altro…-

-Non ti azzardare a parlare così di Usagi oppure io…-

 

La conversazione era terminata, Kenzo si immerse e riapparve diversi metri più in là. -Allora… Usagi è libera? Che dico a Mr Arrapato?-, domandò ad alta voce, quindi andò giù di nuovo e sparì, senza ascoltare la risposta.

 

---

 

Mamoru nuotò così velocemente che avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi di Atlanta, tornò a riva e si mise a cercare Usagi. Era certo che non fosse in mare, ma non c'era neanche sotto i loro ombrelloni. S'incamminò grondante sul bagnasciuga in direzione del bar e scorse il loro gruppo che tornava verso di lui con dei bicchieri in mano.

Li raggiunse correndo, notò che Usagi stava ridendo mentre parlava con Minako e… Hiro.

-Ehi!-, si affiancò a loro, doveva mantenere la calma.

-Ciao Mamo, ti ho preso questo… coso… ti va?-, con un sorriso la ragazza gli porse un bicchiere con un liquido verde. Che pensiero carino aveva avuto!

-Cos'è?-, domandò prima di assaggiarlo.

-Boh, muggito?-, azzardò lei, facendo ridere chi l'aveva ascoltata.

-Muggito?-, Mamoru piegò le sopracciglia non riuscendo a evitare di sorridere. Bevve un sorso, cavolo era mohjito! -Ma siete matti a bere a quest'ora!?-, esclamò, quindi notò che la ragazza aveva un bicchiere uguale al suo in mano e succhiava dalla cannuccia con avidità.

-Usako! Non berlo!-, strillò agitato. Era impossibile: con quella ragazza era una successione ininterrotta di pericoli, uno dietro l'altro!

-Mamo, dai, è analcolico!-, lo rassicurò Motoki, facendogli l'occhiolino.

-È solo un aperitivo, dai. Prova il mio, Usa-chan-, Hiro offrì il suo cocktail rosa fluo alla sua amica. Come in una scena al rallentatore, lei posò le labbra, quelle dannate labbra rosa! sulla cannuccia di colui che se la sarebbe portata a letto senza neanche chiedersi se fosse quello che lei davvero volesse e tirò un sorso.

-Bleah!-, esclamò, -è alcolico!-

-Sei grande ormai, coniglietta, mica puoi continuare con i succhi di frutta e i frappè!-, le rispose il cugino di Umino, riprendendosi il bicchiere.

Mamoru scostò la cannuccia e bevve un sorso del suo cocktail, si sarebbe ubriacato, forse sarebbe stato più saggio che continuare a fasciarsi la testa con quei discorsi perversi…

Andò a infilarsi tra il maniaco e Usagi: -Non dargli retta, coniglietta, se ti piace il frappè, continua a bere frappè e stai alla larga dai tipi come quello-, le disse vicino all'orecchio e lei arrossì.

-Me lo fai assaggiare il tuo?-, fu la risposta e Mamoru alzò gli occhi al cielo. E quella volta le labbra rosa, le deliziose labbra rosa, si chiusero sulla cannuccia del suo bicchiere.

-È più buono il mio-, dichiarò la ragazza e offrì un sorso all'amico, che sentì il cuore accelerare quando imitò il gesto e bevve con la cannuccia sulla quale si era posata la bocca di Usagi.

 

Digli che Usagi non è libera: lei è la mia ragazza, io la amo e nessuno deve azzardarsi neanche a pensare il suo nome.

 

-Hai ragione: è più buono il tuo, Testolina Buffa-, e di nuovo le passò un braccio ancora bagnato di acqua di mare attorno alle spalle, in un tentativo ancestrale di marcare il territorio.

 

---

 

Oltre all'aperitivo, i suoi amici avevano preso anche i panini. A Mamoru era toccato tonno e pomodoro, se lo sarebbe fatto andare bene.

Minako tornò all'attacco e decise per tutti che avrebbero fatto il gioco 'Obbligo o verità' già paventato due sere prima.

La prima sventurata a iniziare fu Naru, perché era la più giovane tra tutti, ruotò la bottiglia e fu costretta a rispondere alla domanda di Rei. Quella ragazza poteva essere insidiosa… scelse 'verità' e rispose alla domanda "Come fai a sopportare Usagi?" 

Naru sorrise e dichiarò che Usagi era la persona più speciale che avesse mai conosciuto, la sorella che avrebbe tanto desiderato e una scoperta continua. -Usa-chan è come la Luna: ti mostra sempre la stessa faccia, ma sai che ha un universo segreto e meraviglioso che tiene nascosto.-

Rei storse il naso, fingendosi delusa dalla risposta, quindi fece girare la bottiglia e le capitò Kenzo. -Obbligo!-, rispose decisa, ma se ne pentì un istante dopo, guardando l'occhiata furtiva che il ragazzo si scambiò con il suo diabolico amico.

-Alzati e dai un bacio sulla bocca a Yuichiro-, ordinò Kenzo.

-Ma assolutamente no!-, si ribellò Rei.

Mamoru tremò: perché Kenzo non aveva detto 'Alzati e dai un bacio sulla bocca a Hiro?' Allora era vero che lui aveva cambiato i suoi interessi e puntava a un'altra! E quel cotonato di Kenzo gli stava reggendo il gioco…

-Hai scelto obbligo!-, strillò Minako, distraendolo da quei dubbi.

-Non hai coraggio?-, le fece eco Kenzo, poi vide la rabbia pronta a esplodere sul viso di Rei e ritrattò: -Ok, ok, allora…- ci stava pensando.

-Niente baci, lo avevate promesso!-, si oppose Usagi, -Un bacio non è una cosa da prendere alla leggera, un bacio ti segna, un bacio va dato solo a chi si ama e in privato! Oppure si rimedia un bello schiaffo!-

Diverse sopracciglia si alzarono in segno di approvazione e meraviglia. Qualcuna si piegò insinuando oscenità sulla precedente serata.

-Ve l'avevo detto che Usagi è una scoperta continua-, chiosò Naru, orgogliosa della saggezza dell'amica.

-Ok… allora Rei, chiudi gli occhi e corri in mare-

-Ha mangiato da poco, è imprudente!-, protestò Ami, ma Rei era già partita a razzo.

Yuichiro riprese a respirare, domandandosi se avesse appena perso l'occasione della sua vita o se si fosse risparmiato una solenne figuraccia.

Kenzo girò la bottiglia e rispose 'obbligo' al fratello Motoki, che gli ordinò di restare in apnea più che potesse, Motoki proseguì nella serie delle condanne e dovette prendere Ami in spalla e correre fino alla fine della spiaggia, e ritorno, per decisione di Minako. Ami si sentì morire per la fatica che il ragazzo era stato costretto a fare a causa sua e, quando Minako ruotò la bottiglia e questa si fermò proprio davanti a lei, invece che obbligarla a dare un bacio a qualcuno oppure a compiere qualche gesto eclatante, le disse di ripetere la tabellina del sette, cosa che ovviamente Minako non fu in grado di fare, tra le risate generali.

Era il turno di Ami e la sorte volle che le capitasse Mamoru. Le guerriere Sailor avevano paura a rispondere 'verità' così anche lei scelse una punizione.

-La prossima volta che prenderemo le moto, rinuncia al tuo posto sulla Vespa e facci salire chi vuoi tu-. Se la ragazza era davvero sveglia, avrebbe scelto la persona che voleva lui.

Minako obiettò che non fosse un obbligo valido, perché non poteva essere eseguito sul momento, ma Mamoru sostenne che il regolamento non era stato chiaramente illustrato. -Makoto-, decretò Ami, -Perché lei ama le motociclette e le voglio fare un dispetto-, esclamò. L'amica la guardò senza dire nulla, nel suo sguardo tutta la sua riconoscenza. Mamoru comprese che Ami avrebbe fatto strada, nella vita.

Fu il suo turno e ruotando la bottiglia, questa si fermò proprio su Hiro.

Maledizione!

-Obbligo o verità?-, qualunque fosse stata la sua risposta, ne era certo, ci sarebbe andata di mezzo Usagi. Avevano imposto il divieto dei baci, forse almeno poteva stare tranquillo per quello, ma...

-Verità-, disse, ma se ne pentì immediatamente, perché se gli fosse stato chiesto se stava con Usagi e avesse risposto la verità, che cosa sarebbe successo, alla luce dei discorsi che gli aveva fatto Kenzo? -No! No… obbligo!-, cambiò la sua risposta, Hiro ghignò, Mamoru tremò.

-Dunque…-, trascinò a lungo la parola, tramando qualcosa di perfido. Fissò lo sguardo su Usagi, poi lo spostò su Rei, quindi si guardò attorno, mostrando interesse per due ragazze che prendevano il sole poco distante. -Ho trovato-, annunciò, si alzò dal cerchio, corse.a frugare nel suo zaino e tornò lì con una busta di carta. -Devi bere tutto d'un fiato senza sputare-, ordinò e gli passò una bottiglia di rum piena a metà, sufficiente per fare ubriacare un camionista. Mamoru la riconobbe, era quella che aveva comprato con Haruki, avanzata dalla sera precedente. 

-Ma sei matto!-, esclamò Motoki, -Non farlo Mamoru!-; -Si sentirà male!-, Rei si alzò di scatto per togliere la bottiglia di mano da Mamoru.

-Smetti di prendere in giro gli altri!-, abbaiò  Umino al cugino.

Usagi lo guardava spaventata, 'non farlo, non farlo!' pregava silenziosamente.

Mamoru pensò che in fondo gli era andata bene, Usagi era stata tenuta fuori da quella roulette infantile, nessuna verità scomoda e nessun obbligo che la riguardasse. Doveva ringraziare Hiro, altroché. Sollevò la bottiglia e la portò alla labbra buttando la testa indietro e bevve, bevve finché qualcuno non gliela strappò di mano. Gli bruciava la gola, ma sapeva che il dolore era ben altra cosa; pochi secondi e gli sarebbe arrivata una botta clamorosa in testa. Sorrise verso Usagi, le fece l'occhiolino e chiuse per un attimo gli occhi. Un attimo soltanto…

 

-Sei un deficiente!-, la bionda, si scagliò contro Hiro, ancora con la bottiglia che aveva tolto a Mamoru in mano. La svuotò del poco liquido rimasto e la lanciò ai piedi del ragazzo, incombeva sopra di lui e non era affatto divertita. -Ruotala-, un ordine perentorio, la bloccò davanti a sé con il piede, -Obbligo o verità-, faceva paura, irradiava un'aura che avrebbe costretto chiunque a ubbidire alle sue parole. -Obbligo, o verità-, ripeté, calcando la prima parola in maniera incontrovertibile.

Hiro deglutì, -O… Obbligo-, disse contro la sua volontà.

-Smetti immediatamente di comportarti da idiota, sii gentile con tutti, chiedi scusa a Rei per averla offesa, l'altra sera, a tuo cugino, per come lo tratti sempre, a Mamoru, per la grandissima cavolata che gli hai fatto fare e a me, perché mi hai veramente fatta arrabbiare!-, la sua voce era imperiosa.

Una molla scattò nella testa di Kenzo, che sgranò gli occhi. Guardò il suo amico di scorribande alzarsi e correre a davanti a Rei, ammettendo di essere stato uno stupido a pensare che fosse una ragazza buona solo a fare la vanitosa, poi si spostò davanti a Umino e confessò di essere invidioso dei suoi successi scolastici e dell'amore che i suoi genitori provavano per lui, per questo lo prendeva sempre in giro, poi andò da Mamoru e gli chiese scusa perché il suo scopo era che non fosse sempre il più perfetto del gruppo. Mamoru lo guardò, sorrise già sotto l'effetto dell'alcool, -Io perfetto? Io faccio schifo, fratello!-, biascicò e poi rise. Usagi sentì male al cuore.

Hiro completò la sua penitenza e si inginocchiò ai suoi piedi, chinando la testa, -Perdonami, mia signora-, bisbigliò, poi tornò al suo posto scusandosi anche con Motoki, a cui aveva appena pestato un piede.

-Ahh, ora ragioniamo-, si gongolò Usagi e si rimise a sedere con le gambe dritte davanti a sé. -Tocca a me!-, trillò ruotando la bottiglia, che si fermò su Umino. 

-Obbligo o verità?-, balbettò il ragazzo, ancora incredulo per quello che Usagi aveva appena fatto con suo cugino.

-Verità-, rispose senza indugio lei.

Umino ci pensò un attimo, aveva paura a fare qualunque domanda, poi si fece coraggio.

-Cosa sogni, quando hai gli incubi?-, domandò con voce piccola piccola e Usagi prese in un istante la sua sicurezza, sgonfiandosi come un palloncino. Lo sapevano tutti, ormai era inutile fare finta di nulla.

-Il mio principe, pochi attimi di felicità. Poi il mondo finisce, tutto è avvolto dalle fiamme, la Luna è rossa e lui mi lascia per andare a morire, muoiono tutti. Io resto sola-, confessò, e cadde il silenzio tra tutti i ragazzi.

Le sue compagne di battaglia abbassarono gli occhi: era evidente che quell'incubo avesse strettamente a che fare con quello che era davvero accaduto durante la battaglia con Berillia e che loro avevano dimenticato.

-I sogni sono solo lo specchio delle nostre paure: nessuno ti lascerà mai sola, Usa-Chan, dormi sonni tranquilli, amica mia-, Naru si avvicinò a lei e l'abbracciò.

-Forza, finiamo il giro! Sono rimasti solo Yuichiro e Makoto-, Usagi pareva essersi ripresa immediatamente dalle sue confessioni e da quello che era riuscita a fare con Hiro. Per lei il gioco era finito: cambiò posizione e andò a sedersi accanto a Mamoru, prendendo sulle sue gambe la testa del povero ragazzo che continuava a ridacchiare in disparte, pronto a cadere in un sonno alcolico. -Perdonami, mia signora-, disse lui con la voce impastata e chiuse gli occhi.

 

Umino estrasse Yuichiro, che gli ordinò di cantare una canzone d'amore a Naru, quindi Makoto chiese all'apprendista sacerdote come obbligo, che resistesse senza pulire e sistemare continuamente la casa fino alla fine della vacanza. Per ultima Naru, finalmente potè avanzare il diritto di scegliere la sua punizione sull'ultima del gruppo.

-Obbligo o verità, Makoto?-, le domandò, sapendo che non avrebbe infierito sulle amiche di Usagi.

-Verità-, rispose  lei e si ritrovò ad ammettere che la torta alle albicocche di Motoki era decisamente più buona della sua.

 

Uno dopo l'altro, i ragazzi ruppero il cerchio alzandosi e andando ciascuno a fare quello che preferiva. Naru andò a passeggiare sul bagnasciuga con Umino, orgogliosa della canzone che le aveva dedicato. Furono visti baciarsi, un bacio tenero, lungo, che fu invidiato da tutti gli altri; Hiro e Kenzo tornarono al bar, presero due aranciate, sedettero uno di fronte all'altro e rimasero in silenzio, fissandosi negli occhi. Rei, Ami, Makoto e Minako scelsero il mare più lontano da riva per discutere di quello che era accaduto, ma nessuna di loro parlava per prima, perché quello che avevano visto fare a Usagi e le sue parole le avevano veramente turbate.

-Dovremmo chiamare Artemis-, fu l'unica proposta sensata che venne in mente a Minako. Nuotarono fino a uno scoglio vicino e chiamarono il signor gatto, per chiedere consiglio.

 

Motoki era preoccupato per Mamoru: l'amico si era appisolato quasi subito dopo aver bevuto: non aveva sperimentato la fase dell'euforia, non andava bene per essere una sbronza "normale". Si era svegliato poco dopo e, trovandosi vicino a Usagi aveva biascicato un "Te l'avevo promesso che non sarebbe accaduto niente", le aveva sorriso, molto, molto ubriaco ed era schiantato di nuovo a dormire.

-Dovremmo farlo vomitare-, valutò Motoki, pur sapendo che Mamoru non gli avrebbe mai perdonato un affronto simile.

-Dovremmo tenerlo sveglio-, suggerì invece Usagi, battendo piccoli schiaffi sul viso del ragazzo. Perché lo hai fatto, Mamo-Chan?

Quello era un buon momento per parlare alla ragazza, Motoki si fece coraggio e iniziò con discorsi vaghi.

-Mi ha molto colpito conoscere quello che sogni, Usagi-, ammise e lei abbassò gli occhi.

-Mi sono tolta un peso, in realtà-, confessò la ragazza. -Lo avevo capito che ero argomento di conversazione tra voi ed era giusto che mi confidassi-, fece una pausa, -Ma adesso sono più confusa di prima.- 

Alzò lo sguardo su Motoki in una muta richiesta di aiuto: fino a pochi giorni prima avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per trovarsi sola con lui in una situazione simile, ma la sua vita stava cambiando e Motoki le appariva per quello che era stato per lei fin dall'inizio, un amico sincero. -Sono esausta, non dormo quasi più e in questa vacanza me ne stanno capitando di tutti i colori-, gli parlò con tono mogio.

-Vorresti essere a casa?-, era una domanda che gli avrebbe fatto un fratello maggiore. Usagi guardò il volto di Mamoru addormentato sulle sue gambe, -No-, rispose con decisione, -Vorrei capire quello che mi sta succedendo-.

Motoki sorrise, perché conosceva già la risposta.

-Io dico che c'entra questo bel ragazzo ubriaco-, iniziò in tono gentile.

-Certo-, lo stupì Usagi, -Perché incredibilmente da quando siamo arrivati qua, Mamoru è sempre la persona giusta al momento giusto, anche quando mi fa arrabbiare-, non provava alcuna vergogna a parlargli, -Ma il problema non è lui: sono io-, scostò un ciuffo di capelli dalla fronte del suo adorato baka.

-Sono sopraffatta dai miei sogni, dagli eventi, dalle emozioni-, partì come un fiume inarrestabile, -Ho paura a dormire perché non so mai dove sarò quando mi sveglio. Cammino nel sonno, Motoki, e ogni sera prego perché non accada niente a nessuno-, il ragazzo la guardava incredulo per quelle parole.

-Non mi riconosco più: faccio sciocchezze come perdere la testa per uno come Haruki e poi parlo a Hiro come mi avete sentito tutti. Lotterei contro le forze del male per una fetta di torta in più e poi non sono capace di reagire se vengo presa in giro o se qualcuno mi fa capire che sono davvero cresciuta o che sono ancora una bambina-

-Stai diventando una donna, Usako-

-Non chiamarmi Usako, ti prego-

-Scusami-, una pausa, -Perché quello è il modo in cui ti chiama lui, vero?-

Lei sorrise e seppe di essere arrossita.

-Ho scoperto che Mamoru è un vero amico e mi ha riportata in superficie dopo che credevo di essere annegata nei miei pensieri, non una, ma tante volte-, constatò. -Poi rimane sempre un baka pronto a prendermi in giro appena mi distraggo, intendiamoci, e un idiota pronto a fare idiozie come questa o come andare dietro a Michiru…-

Era giunto il momento di porle la domanda precisa: -Ti sei innamorata di Mamoru, Usagi?-

Sorrise di nuovo, si coprì gli occhi con una mano, scosse la testa. -Non lo so, forse non so cosa sia l'amore, in verità. Ma con lui ci sto bene, anche quando mi fa arrabbiare fino a farmi fumare le orecchie o quando è gentile con me-.

-Cos'è successo stanotte?- scoprì le sue carte.

Usagi non sapeva cosa rispondergli, ecco che tutto l'imbarazzo era affiorato sulla sua faccia, doveva essere rossa come un peperone!

-Vi ho visti mentre dormivate insieme-, confessò Motoki.

-Non lo so di preciso-, Usagi iniziò a raccontare, -Lui ha detto di avermi trovata che dormivo in giardino e di non essere riuscito a svegliarmi, così mi ha messo nel letto degli ospiti. Poi mi sono svegliata e sono andata su, ma la porta era chiusa a chiave e allora sono tornata da lui. Avevo paura, Motoki! Avevo camminato di nuovo nel sonno, mi sentivo a pezzi, mi facevano male le gambe da impazzire. Ho chiesto a Mamoru di rimanere con me e ci siamo messi ai lati opposti del letto. Quando mi sono svegliata eravamo abbracciati e mi sentivo bene, avevo riposato davvero, finalmente, mi sentivo nel posto giusto-. Le parole uscivano lentamente, come se nel pronunciarle ne stesse acquisendo la consapevolezza.

-Ma non è successo niente!-, chiarì subito dopo, pensando che potesse essere stata fraintesa.

-Vi siete…-

-Non ci siamo baciati, non c'è stato nulla!- insistette Usagi, ormai con il viso di un rosso stabile.

-Anche perché io…-, abbassò lo sguardo, confessò: -Io sono innamorata di un altro-.

 

Motoki sospirò: erano le stesse cose che gli aveva detto Mamoru quella mattina. Erano in un vicolo cieco.

-Lo conosco?-, domandò alla ragazza.

-No… ma non ha importanza: lui non mi vuole più. Mi manca come il sole manca a una pianta, ma lui non… non mi vuole più. Credo sia perché l'ho deluso, oppure perché lui crede di avere deluso me, ma non è così!-

Tornò a parlare di Mamoru, -Mamoru invece l'ho deluso non una, ma cento volte, comportandomi come una bambina, trattandolo male, e lui ha deluso me altre cento volte, eppure torna sempre da me. Magari lo fa con una battuta e mi fa irritare, eppure lo sento che c'è-. Fece una pausa, stava riflettendo.

-Hiro, prima al bar, mi ha detto delle cose strane, voleva fare prendere qualcosa di alcolico anche me, ma tu lo hai impedito. Per un attimo ho visto Hiro come Haruki, ho avuto timore che volesse anche lui approfittarsi di me. Ecco, io credo che Mamoru abbia fatto quello che ha fatto perché aveva paura che lui mi mettesse in imbarazzo, oppure che gli avrebbe fatto dire cose che non voleva dire-.

Abbassò lo sguardo sul ragazzo, -Io sento che Mamoru mi ha protetta-.

Motoki inspirò a fondo ancora una volta; -Però adesso è ubriaco-

-Già-, Usagi strinse le labbra.

-Già-, Motoki ripensò a un vecchio proverbio straniero: 'In vino veritas', -Dobbiamo svegliarlo-.

 

---

 

Michiru passò il binocolo ad Haruka.

-Ci siamo quasi-, commentò.

-Prima, per un istante, si è manifestata, lo hai visto?-

-Certo, dobbiamo aspettare che facciano da soli, adesso. Noi ci rifaremo vive per dare la spinta finale-.

-E a quel punto questa realtà diverrà la nostra realtà.-

Restituì il binocolo alla compagna e mise in moto l'auto, allontanandosi dalla spiaggia di Ikayuma.

 

---



 

Motoki guardò il mare, era rimasto solo. Non era riuscito a svegliare Mamoru e in compenso Usagi si era stesa vicina a lui e si era a sua volta addormentata.

Aveva divelto da terra un ombrellone e l'aveva piantato in modo che quei due non si prendessero un'insolazione, aveva aspettato un po', era andato a bagnarsi in mare, solo per pochi minuti e poi era tornato da loro, certo che, nel momento in cui Mamoru su fosse svegliato, avrebbe vomitato anche l'anima. Aveva bisogno di una persona fidata accanto.

Quando era arrivato all'ombrellone, però, aveva trovato i due amici di nuovo abbracciati, entrambi di fianco, con le gambe intrecciate e i volti vicini.

"E menomale che amano entrambi altre persone!", doveva provvedere a separarli prima che tornassero gli altri, oppure sarebbe scoppiato un macello, e rimanevano ancora due notti e due giorni di vacanza per sopportare tutto quello che ne sarebbe scaturito.

Anche Naru e Umino, a volte, si mettevano a riposare in spiaggia vicini, ma non si comportavano mica così, neanche fossero stati due piovre in calore!

Si avvicinò a Usagi, forse quella più collaborativa e la scrollò delicatamente prendendola per una spalla.

La ragazza si voltò, sorrideva: -Endymion-, mormorò e Motoki si chiese se avesse sentito bene.

-Usa, ti devi svegliare-, le disse, poi le sfiorò il naso e lei lo arricciò.

Motoki sbuffò, a largo adocchiò le sue amiche che nuotavano per tornare a riva. Quindi prese il naso di Usagi tra pollice e indice e glielo strinse. La ragazza si divincolò, prese aria dalla bocca e continuò a dormire. 

D'improvviso Mamoru afferrò il suo polso, stringendo forte: -Non la toccare-, ringhiò tra i denti allontanando la sua mano dal volto di Usagi. Motoki si rese conto che l'amico aveva gli occhi chiusi, stava ancora dormendo, infatti la presa sul polso si fece più debole finché la sua mano non cadde mollemente sulla spalla di Usagi. Le dita si insinuarono tra i capelli arruffati, la tiró piano verso di sé finché le loro fronti non si toccarono, le labbra alla distanza di un bacio rubato.

Motoki, incredulo, rinunciò alla sua impresa e si alzò, rimando troneggiante a guardarli con le mani sui fianchi.

Così lo trovarono le guerriere Sailor quando lo raggiunsero nei loro bikini sgargianti.
 

-Incredibile-, commentò Minako vedendo la sua amica e il ragazzo.

-Il bello è che ciascuno dei due sostiene di essere innamorato di qualcun altro-, osservò Motoki, facendo spallucce.

Ami guardò Rei ed entrambe ebbero lo stesso pensiero. Un'occhiata a Makoto, che colse al volo, e la ragazza chiese a Motoki il favore di accompagnarla al bar a prendere una bibita.

-Te la porto io, tu aspetta qua-, rilanciò il biondo e l'invito fu subito accettato.

Quando si fu allontanato a sufficienza, Ami e Rei si chinarono sulla loro amica.

-Se Artemis ci ha visto giusto, questa non è Usagi-, osservò la prima, -Rei, tu riusciresti a…-, mosse le mani, come a spiegare qualcosa che, ahilei, non poteva essere descritto in termini scientifici.

La sacerdotessa si inginocchiò accanto ai ragazzi, congiunse le mani sulla fronte, chiuse gli occhi, mosse le dita secondo una danza prestabilita e mormorò delle parole arcane. Aprì improvvisamente gli occhi facendo un balzo indietro.

-Cos'hai percepito, Rei?-, chiese con ansia Minako, che era rimasta in piedi di guardia.

-Io… io non lo so-, ammise Rei; -Non posso dire di non aver percepito le aure di Usagi e Mamoru, tutto quello che ho sentito, ho visto nella mia mente, è stata una luce accecante-.

-Come sono belli…-, Makoto, con voce sognante, sentiva il cuore battere forte per l'emozione. 

-Hai ragione-, concordò Ami.

Usagi mosse gli occhi sotto le lunghe ciglia chiuse, inspirò, era prossima a svegliarsi; le sue amiche si dileguarono all'istante per non dover contribuire all'imbarazzo per quello a cui stavano assistendo e che doveva essere una cosa privata.

Da dietro, nascoste da una tamerice, videro l'amica aprire gli occhi e sorridere, la mano che teneva sulla spalla del ragazzo raggiunse il suo viso e si mosse in una carezza.

-Come stai, Mamo-chan?-, domandò tranquilla e lui la guardò, sorridendo di rimando, svegliandosi.

-In questo momento bene, Usako. Come sei bella-, il sorriso si fece più svampito.

Usagi rise piano: -Sei ancora ubriaco!-, gli scompigliò i capelli, sospirò.

-Coraggio, ora vediamo di smaltire questa sbronza-, e si tirò su, aiutando il ragazzo a fare altrettanto e ricadendo lunga distesa su di lui. Mamoru rideva, non se lo ricordava nessuno il suono della risata di Mamoru, ma sentirlo ridere insieme a Usagi era qualcosa che scaldava il cuore.

-Sei un baka!-; lui la abbracciò impedendole di alzarsi, portò la mano dietro la sua testa.

 

-Ora la bacia!-, squittì Minako, emozionatissima.

-Piano!-, la zittì Ami.

 

E invece Mamoru non la baciò. -Mi gira la testa, non ce la faccio ad alzarmi!-, sghignazzò e la loro amica non parve essere né arrabbiata né scandalizzata.

Poggiò una mano sul petto del ragazzo e si mise a cavalcioni su di lui, Ami non credeva ai suoi occhi. 

Usagi si alzò e riprovò ad aiutare Mamoru prendendolo per entrambi i polsi e, quando lui fu in piedi, lo sostenne.

-Non vomitarmi in testa, ti prego!-, gli disse e lui rise ancora, cercando un equilibrio proprio.

-Poi dovrei scioglierli io i tuoi capelli tutti sporchi, meglio di no!-

-Infatti, respira e sta' zitto!-, gli battè piano un pugno sul bicipite.


-Sembrano due amici, più che due fidanzati-, osservò Rei.

-Infatti non sono fidanzati-, disse Makoto, -Almeno non lo erano mezz'ora fa…-, ma era dubbiosa…


-Che cavolo di sbornia ho preso-, il ragazzo portò una mano alla tempia, che iniziava a pulsare.

-È il minimo!-, osservò Usagi, -Ce la fai ad arrivare al mare? Ti sciacqui il viso almeno-, lui annuì.

Fecero pochi passi, Usagi si fermò -Lo sai vero che abbiamo dormito insieme?-, domandò, un cenno di imbarazzo nella voce.

-Lo so-, le sorrise, -Non prendiamoci l'abitudine però-, osservò lui.

-Menomale che non ci ha visti nessuno stavolta, altrimenti chissà che penserebbero!-, riprese a camminare finché non si bagnarono i piedi in acqua.

 

-Stavolta?-, tutte e quattro le ragazze si guardarono con aria interrogativa. Era dunque già accaduto?



 

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Sailor Pluto aveva visto abbastanza. Varcò il portale del tempo e tornò dalle colleghe.
Si sedette e rimase in silenzio.
-Dove sei stata?-
Scosse la testa, non avrebbe risposto.

Il loro futuro era ancora in pericolo: per avere il futuro che volevano serviva una dinastia. L'amicizia era importante, ma occorreva che Serenity e Endymion si riconoscessero e si innamorassero.
Evidentemente Uranus e Neptune avevano fatto in modo che la linea temporale mutasse, ma ancora non era chiaro il motivo per cui non fosse scoccato l'amore tra la giovane Usagi e Mamoru.

-Penso che dovrò intervenire-, annunciò.

Sailor Mercury faceva scorrere le dita freneticamente sulla tastiera del suo calcolatore.
-D'accordo-, confermò.

Setsuna era l'ultima speranza per il loro futuro, l'unica che potesse rimanere anonima alle loro versioni sedicenni di una dimensione mai vissuta e interagire con loro senza svelare la sua identità.
-Vai-, Mercury la spronò, le altre guerriere Sailor rimasero in silenzio, osservando senza comprendere quello che stava succedendo.

-Tu lo sai che Pluto ha sempre avuto un debole per...-, Venus lasciò la frase in sospeso.
-Lo so...-, Mercury abbassò il viso, -Correremo anche questo rischio, confido che non faccia sciocchezze...-

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