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Autore: Funlove96    22/10/2021    0 recensioni
Era arrivata in quella cittadina, non sapeva neanche lei che strada avesse preso o quando ci era entrata di preciso...
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Piccola Shicca, spero anche abbastanza spaventosa per questo periodo.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rebecca, Shiki Granbell, Sorpresa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DOCTYPE html> Attenzione: Nel capitolo è presente una scena piuttosto forte (descrizione di una morte violenta, per la precisione) per non leggerla, saltare la parte racchiusa tra gli asterischi rossi "****".



"Perché il tuo nome è su questa tomba? È una specie di scherzo o cosa?" Non c'era paura nella sua voce -non si era mai fatta spaventare da scherzetti del genere- mentre incastrava gli occhi azzurri in quelli pece del moro. Quello che le sconvolgeva l'animo era più che altro la delusione.
Delusione per tutto, dall'impressione che il ragazzo le aveva fatto, fino al suo lasciarsi andare con egli in quel modo...
Sembrava tanto gentile e affabile, una di quelle persone che mai avrebbe creduto di conoscere nella vita, e invece era solo un ragazzino che voleva fare uno stupido scherzo, trovando in lei la sua vittima...

Egli tentò di dirle qualcosa ma lei lo bloccò con un gesto secco della mano. Già immaginava di finire su YouTube, in uno di quei video dove si prendevano persone a caso in strada, filmando le loro reazioni ad una scena del tutto inventata. Magari c'erano anche dei suoi amici, vestiti da mostri o fantasmi, nascosti da qualche parte in attesa del momento giusto per sbucare fuori e spaventarla...

Che stupida che era stata ad esserci cascata! Aveva incontrato il ragazzo solo poco prima, fidandosi della prima impressione che le dava, complice la fioca luce del lampione, aiutata, forse, dal suo essere ingenua. Si era sentita quasi come alle medie, quando incontrava il ragazzo per cui mezza scuola, compresa lei, aveva una cotta, ragionando però come la ventenne delusa dall'amore che era. Eppure qualcosa di non ben specificato dentro di lei -una sorta di istinto o forse un sesto senso, entrambi malfunzionanti evidentemente- le aveva detto di fidarsi, lasciando la mente altrove e concentrandosi su ciò che il cuore le diceva.
Sì, il cuore...
Quel dannato muscolo in mezzo al petto che, era certa, se avesse fatto abbastanza silenzio e ci avesse messo un po' più d'attenzione nell'ascoltarlo, avrebbe potuto sentire distintamente fermarsi solo al pensiero di quello che era accaduto. Di quello che lui le aveva fatto...
Quello stupido miscuglio di sentimenti semi-adolescenziali l'aveva portata a questo, di fronte a un ragazzo che si stava solo divertendo con lei, e accanto a una tomba vuota...
L'aveva portata a stare lì, in mezzo a un cimitero, con una tomba riportante il nome della persona che le stava davanti.

Non seppe perché, ma le tornarono in mente i coniugi di poco prima, e si domandò se davvero era quello l'amore...
Quella però, più che una domanda era una certezza.

Era quello ciò che aveva sempre sperato di trovare, qualcuno che la guardasse come Andrew guardava Nadia poco prima e no, era sicura, -non sapeva da cosa dipendesse, ma quella certezza era lì, ferma e stabile come una statua- che loro non mentissero. Era impossibile simulare una cosa del genere. Gli occhi sono lo specchio dell'anima si dice, e lei in quegli occhi scuri vi aveva visto solo l'amore, ricambiato, per la donna che il suo cuore aveva scelto in mezzo a quello di sette miliardi di persone per vivere il resto della propria vita insieme. Chissà come si erano conosciuti...
Sicuramente il destino era stato benevolo a farli incontrare, e l'amore poi aveva fatto il resto.
Ben presto le tornò in mente anche quel bel teatro, certamente frutto di chissà quanti sacrifici, dove l'amore veniva scritto, romanzato e interpretato per il pubblico che decideva di trascorrervi la serata. Nato probabilmente da una passione comune e dall'amore -quello vero- che li legava, con all'interno tanti finti amanti... tanti bravi attori...
Bravi attori...
Esattamente come quello che la guardava negli occhi proprio in quel momento, sperando di ingannarla ancora, dopo quello che di bello -almeno per lei- c'era stato su quel palco. Era dunque una menzogna anche il bacio?
Non ne era certa -maledetto cuore che le stava oscurando la ragione! Perché sì, doveva essere quello a parlare, dato che la sua mente era ormai partita per la tangente e non vedeva null'altro se non le bugie attorno a sé- ma anche il bacio era una finzione, e il solo pensiero che il moro potesse aver mentito per tutto il tempo fece sì che la rabbia prendesse il sopravvento, oscurando la paura di quel luogo tetro...

Si vergognava da morire, e già vedeva i commenti sotto quel video, da chi le dava della facile fino a chi rideva di quanto fosse stupida nell'essersi fatta mettere nel sacco così facilmente. Non voleva di certo che la sua tanto desiderata carriera su YouTube iniziasse così, ma a quanto pareva si era fatta mettere nel sacco da un bel faccino sexy su cui avrebbe volentieri tirato un pugno per quanto era arrabbiata.
No, non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla piangere, e si costrinse a reprimere le lacrime che stupidamente spingevano per uscire, lava bollente fatta di acqua e sale, che le bruciava gli occhi ogni volta che sbatteva le palpebre per impedir loro di correre lungo le guance, ormai ardenti per la vergogna e la rabbia...

"Non ti avvicinare!" urlò quasi, coprendosi poi la bocca sconcertata -urlare in un posto sacro come quello? Era impazzita!- quando il ragazzo fece qualche passo verso di lei. Era tutta colpa sua!
Tutta colpa di quel moretto incontrato per caso sotto un lampione, che però non accennava a volerla ascoltare, avvicinandosi sempre di più. "Non è uno scherzo..." lo sguardo ben più serio di prima, il tono di voce calmo, sebbene si sentisse il dolore che gli causava doverglielo dire, ma la bionda era troppo impegnata ad essere arrabbiata per accorgersene. Per accorgersi di tutto... persino della difficoltà che il ragazzo aveva a trovare le parole giuste per continuare il discorso.
In quel modo era anche più difficile...

Era sempre difficile, glielo aveva detto lui, che se ne intendeva ormai.
Si avvicinò piano mentre la ragazza indietreggiava, tremava visibilmente, ed era ovvio non fosse per il freddo. Loro lo sentivano, certo, ma lo sapeva, Shiki, che in quel momento non era l'aria gelida della sera la causa di quel tremore. Rabbia, dolore... poteva azzardare tristezza, queste erano le vere cause del respiro corto della ragazza, e anche dei tremiti che le scombussolavano il corpo. Corpo che lui aveva stretto poco prima, nel più istintivo dei gesti...

Dovette fermarsi, la ragazza, nel sentire la lapide che le sfiorava la gamba, e un brivido le invase la schiena, carezzandola dall'alto verso il basso. Così intenso che tremò anche dopo che la sensazione aveva iniziato a svanire, lasciando dietro di sé solo la leggera pelle d'oca che seguiva lo stesso percorso...
Se quella cittadina stava iniziando a sembrarle meno inquietante, ora tornava ad averne paura, e forse più di prima...

La notte era molto più vicina adesso -ora che ci pensava, quanto tempo era passato da quando era arrivata?- e il cielo era molto più buio rispetto a poco prima. Difficile dire cosa la spaventasse di più, se la situazione oppure quell'oscurità, così poco naturale rispetto a una sera qualsiasi...
Era come se tutto il male del mondo si fosse concretizzato nella gelida aria che le carezzava la pelle, già tremante per il miscuglio di sensazioni che le invadevano la mente e il cuore.

Anche il moro intanto si era fermato, proprio a un palmo da lei, guardandola bene negli occhi. "Ho cercato di trovare il modo giusto per dirtelo, ma mi sono accorto che ho fatto solo un errore. Ci sono passato anch'io e non è facile..." disse non smettendo di fissare le pozze azzurre che, anche alla fioca luce del lampioncino -buffo, era esattamente così che si erano conosciuti poco prima...- non smettevano di sembrare due enormi laghi cristallini, forse anche grazie alle lacrime che ella tentava di trattenere. Sentiva il respiro di lei, irregolare e tremante, in modo ben distinto, quasi come se fossero stati vicinissimi. Così come lo erano stati pochi minuti prima...
Quella dolce sensazione che sentiva nell'averla così vicino, unita all'intera situazione creatasi, fu in grado di scatenare i ricordi di Shiki...

Ricordò come se fosse passato un solo giorno -forse proprio perché il tempo lì sembrava avere delle regole tutte sue, delle regole che trascendevano da quelle degli altri- il loro primo incontro...
Lui ci era abituato, eppure non riuscì ad impedire al moro, tra la rabbia e l'incredulità, di lasciarsi andare, fiondandosi sulla fredda lapide per colpirla fino a farsi quasi del male, come se anche solo scalfirla avesse potuto mutare quel tragico destino...

"È stata solo colpa mia, avrei dovuto essere sincero fin da subito..." adesso la bionda era confusa. Di che parlava? Era sincero o continuava a recitare? Forse era sincero, gli concesse, lei lo aveva scoperto ormai, non sarebbe servito andare avanti con quella farsa... giusto?
O era un'altra delle sue trovate? Cercare di guadagnarsi la fiducia perduta per giocarle un altro tiro mancino...
"Ti prego credimi se ti dico che non è per niente uno scherzo! È difficile accettarlo ma..." un peso sul cuore gli impediva di continuare. Non era la prima, e sebbene era sempre triste quando arrivava qualcuno di nuovo da quelle parti, non sarebbe stata l'ultima a finire lì. Perché lui lo faceva sembrare così facile? "È difficile punto e basta! Ma non ci si può sottrarre..." parlava col cuore in mano, perché sì, sebbene vi fosse abituato, tanto da divenirne quasi insofferente, accettare quel destino era un'ardua impresa a cui però ci si doveva sottoporre in quella terra...
"Basta basta basta!" si voltò trovandosi quasi a cadere per via del freddo marmo con inciso quel nome, allontanandosi da lui e avvicinandosi a una piccola cripta a pochi metri. "Hai fatto quello che dovevi... vai a vantarti coi tuoi amici e lasciami in pace!" era disposta anche ad andarsene a piedi se ciò avesse significato allontanarsi da quel posto e soprattutto da quel ragazzo. E, cosa più importante, qualunque cosa fosse successa, uno solo era il suo dovere... non doveva piangere...
Non doveva dargli la soddisfazione di farsi vedere in lacrime per causa sua. Non lo avrebbe permesso!

"Rebecca ascolta..." aveva provato ad avvicinarsi, fermandosi nel notare, al fioco chiarore dei lampioni, le spalle della ragazza, tremanti a causa dei singhiozzi che ella tentava di trattenere.
Gli dava così fastidio vederla in quello stato. Non era mai stato in grado di sopportare le lacrime altrui, e aveva sempre fatto di tutto per tirare su il morale ai suoi amici quando li vedeva tristi, ma con lei così si sentiva ancora peggio: Forse per il fatto che le loro emozioni erano amplificate, o forse perché sapeva che era colpa sua.
Voleva solo stringerla, sebbene sapesse che avrebbe potuto correre via o anche malmenarlo se solo avesse provato a sfiorarla. Voleva arrestare quel pianto con tutto sé stesso...
"Shiki ha ragione. Non è uno scherzo, purtroppo..." un'altra voce, fin troppo conosciuta al moro, si fece spazio nelle orecchie dei due, facendo voltare la ragazza nel tentativo di vedere a chi appartenesse.
Una nera figura, coperta da uno scuro mantello, incappucciata, si ergeva alle spalle del moro, che si girò verso di lui, con l'istinto di urlargli contro per essersi fatto vivo solo adesso...

"Tutto questo, ahimè..." diede un leggero sguardo attorno a sé, quasi ad indicarle quel posto tetro. "Non è uno scherzo..." ripetè con -buffo per lui- la morte nel cuore, quasi come quella frase fosse un pugnale affilato e lui le stesse trafiggendo il petto. Perché una cosa era certa, poteva ancora ferirla, almeno nell'animo.
"C-Che cosa..." era confusa, quella figura le metteva soggezione, quasi potesse impedirle di fare qualsiasi cosa, anche ragionare, e solo guardandola.

"Ti ricordi come sei finita qui?" le domandò avvicinandosi di più. La sua voce era roca ma gentile, non voleva spaventarla, sebbene con quella mise ci riuscisse benissimo anche senza aprire bocca.
Alla luce fioca la ragazza poté inquadrare meglio la figura, cosa che però non solo non la tranquillizzò, ma le fece venire ancora più i brividi.
Sotto il cappuccio, che ricopriva circa metà del volto, si poteva intravedere una mascella scheletrica e no, era talmente candida sotto quella lucina, che non sembrava per niente una maschera...
"È importante che tu mi dica come ci sei finita qui Rebecca..." la figura avanzò ancora di qualche passo, finendo per fermarsi proprio sotto il lampioncino, che illuminò l'uomo, permettendole di notare una chioma scura che fuoriusciva dal cappuccio. Non si era mai sentita tanto impaurita come in quel momento ma, proprio quando il cervello le diede l'impulso di scappare, le gambe parvero cementificarsi, restando ferme nel punto in cui si trovava, faccia a faccia con l'uomo misterioso e uno Shiki che al massimo sembrava solo... dispiaciuto?
Forse triste? Non lo sapeva nemmeno lei, e anche se l'istinto le diceva di non abbassare la guardia non poteva fare a meno di osservare l'espressione del ragazzo, che alternava lo sguardo cupo tra lei e l'individuo lì di fronte.
Il cervello elaborò le parole, forse più per l'abitudine di rispondere alle domande, o di spezzare l'assurdo silenzio creatosi. E fu lì che la risposta che credeva tanto facile le si bloccò in gola, stretto nodo dalla dolorosa ruvidità, che grattava sulle corde vocali, sempre più aggressivo, per uscire finché, non trovò sbocco nella voce stranita della stessa bionda.
"Io... i-io... non ricordo..." la consapevolezza di non avere memoria della strada imboccata la stupì più di quanto sembrò fare con l'individuo, il quale si limitò ad annuire abbassando il capo, quasi come se si aspettasse tale risposta...
"È sempre più difficile con voi ..." si voltò appena l'uomo, ad incrociare lo sguardo con quello del moro, che si limitò a sua volta ad annuire, per poi posare uno sguardo dispiaciuto su di lei. C'era passato e no, quel particolare non rendeva le cose facili. Per niente...
Sperava solo che con lei non servisse ciò che era servito per convincere lui, che ricordava bene quegli attimi di realizzazione...

"Devi vedere una cosa..." "No!" Shiki non ce la fece a star zitto, non dopo aver riconosciuto quel tono che lui usava solo in certe situazioni... Non poteva farlo davvero...
"Ci deve essere un altro modo..." una supplica? Decisamente sì, e l'lncappicciato se ne dispiacque, ma su quello non aveva alcun potere purtroppo...

"Renderai tutto più difficile figliolo." Ziggy era davvero dispiaciuto, quel ragazzo era diventato quasi un figlio per lui, e non sopportava di vederlo così. Erano tutti suoi figli in un certo senso, perché la morte aveva il compito di prendersi cura di quelle che ormai erano solo anime. Un po' come fossero nuove vite, con l'unica differenza che doveva accompagnarle nell'aldilà...
"Prima lo capirà e prima riuscirà ad affrontarlo a dovere!" aveva puntato le iridi nelle sue, e Shiki sapeva bene quanto anche lui fosse affranto da quel che stavano per fare. "Vuoi che soffra ancora di più?" abbassò gli occhi scuri, guardando la terra sotto i loro piedi. Sapeva che lei stessa non potesse continuare così, via il dente via il dolore dicevano... era il momento di estirpare quel dente dalla radice, affrontare quel dolore un'ultima volta per poi trovare la serenità...
Mettersi l'anima in pace...
Buffo come così tanti modi di dire si addicessero perfettamente al loro mondo...

Voltò lo sguardo verso Rebecca, che guardava i due accigliata, probabilmente con l'istinto di correre lontano da quelli che poteva reputare due pazzi, ma ferma lì, sicuramente immobilizzata dal terrore che la situazione le provocava. Lo sapeva meglio di chiunque altro come ci si sentisse, e ora stava toccando a lei. Se solo avesse potuto avvicinarsi senza che lei indieteggiasse e stringerle la mano, magari abbracciarla come pochi minuti prima che tutto questo iniziasse...
E fu in quell'istante che decise. La guardò negli occhi, ripromettendosi silenziosamente che ci sarebbe stato. Le avrebbe dato una spalla su cui piangere, un forte abbraccio, una leggera carezza, parole dolci sussurrate appena al suo orecchio per farla calmare. Sarebbe stato disposto anche a prendersi calci e pugni dovuti alla rabbia e alla frustrazione, ma ci sarebbe stato.
Era la prima volta che provava quelle emozioni, e non solo da quando era lì.
Era sempre stato un tipo amichevole e pronto a dare una mano, e sì, anche un po' donnaiolo -per quanto i suoi stessi sentimenti glielo permettessero, si legava facilmente alle persone, e la notte con una ragazza non era mai del semplice sesso per lui- eppure era la primissima volta che provava tutto ciò. Non gli era neanche mai capitato di ficcare la lingua in gola a una tizia appena conosciuta. E no, non era mai stato un santo, ma nemmeno uno sconsiderato fino a quel punto. Sapeva cosa significava amare ed era anche vero che era vissuto poco tra i vivi, appena ventuno anni...
Annuì e l'uomo si girò verso la bionda che, spazientita da quella scena, aveva intanto indurito lo sguardo, cercando di ignorare il calore che aveva sentito dentro allo sguardo del moro. Non volle cedere alla sensazione di sicurezza che quello sguardo le aveva donato, eppure qualcosa l'attirava verso di lui esattamente come vengono attratte le api dal miele...
"Andiamo..." intimò l'incappucciato, e i due lo seguirono nella strana -per Rebecca soprattutto- foschìa grigiastra che apparve d'improvviso attorno a loro. Aveva timore la ragazza, una piccola parte di lei pensava si trattasse di un qualche trucchetto, ma un'altra era ancora persa nello sguardo di Shiki, che subito le si era avvicinato cercando timidamente la sua mano, felice nel momento in cui la sentì chiudere le dita per intrecciarle con le sue. Da quando la nebbia era apparsa si sentiva stordita, ma riuscì a calmare un poco l'ondata di paura grazie alla sensazione delle proprie dita intrecciate con quelle di Shiki -seppure non riusciva a non chiedersi cosa fosse quella strana sensazione di calma che l'aveva pervasa, e soprattutto se fosse una buona idea abbassare così tanto la guardia-, il quale non aveva azzardato null'altro se non ricambiare la stretta, lasciandole totale controllo su quella unione, che si sarebbe interrotta -glielo aveva fatto capire molto chiaramente seppure senza parlare- se e quando lei avesse voluto. Soltanto lei, nessun altro.

"Non preoccuparti, ci sono io..." le sussurrò, mordendosi la lingua troppo tardi per quell'ultima frase. Aveva aspettato in silenzio per qualche minuto, camminando di fianco a lei e seguendo Ziggy, cercando le parole giuste per aiutarla quando la vide guardarsi intorno, evidentemente stanca di vedere solo la coltre grigiastra intorno a sé, avvolti dal più totale silenzio...

Quella bolla silenziosa -Shiki era certo che fosse stato lui a crearla, e si chiese se fosse davvero così brutto ciò che aveva da mostrare loro, tanto da preservarli fino a che non avessero visto la verità, ma soprattutto si chiese come l'avrebbe presa Rebecca, della cui reazione era sempre più spaventato, soprattutto per ciò che avrebbe provato...- scomparve, permettendo loro di sentire distintamente i rumori delle sirene, e solo in quel momento notaronono un fascio di luce rosso proprio accanto a quel pezzo di strada. Non capiva cosa stesse succedendo, Rebecca, e solo grazie a Shiki che le teneva ancora la mano riuscì a muovere le gambe per seguire l'uomo col cappuccio, che li stava intanto conducendo proprio in quel punto, laddove i fari dell'ambulanza e del camion dei vigili del fuoco illuminavano il piccolo pezzo di strada dove erano parcheggiati. Il guard rail era piegato in malo modo, permettendo loro di intravedere senza troppe difficoltà la sagoma della piccola automobile azzurra mezza bruciacchiata che giaceva sul prato lì accanto. I vigili avevano appena domato le fiamme divampate nell'abitacolo, dal quale si apprestavano ad estrarre il corpo del conducente.
La bionda riconobbe la sua auto e si domandò come fosse possibile che un ladro fosse riuscito a farla ripartire con quel guasto. Perché quella era proprio la sua piccola automobile azzurra, non vi era alcun dubbio, e gliel'avevano per forza rubata, riuscendo a farla miracolosamente ripartire, se ora si trovava lì...

Vide i paramedici affrettarsi a soccorrere il ferito, la cui chioma bionda faceva capolino in mezzo ai corpi accalcati accanto quello di...
L'urlo che Rebecca liberò -soffocato dal petto forte del moro, accorso ad abbracciarla quando ricadde sulle ginocchia, stringendola forte a sé con le lacrime agli occhi nell'aver capito anche lui- le bruciò la gola per quanto forte era.

Si sarebbe sicuramente sentito fino alla città vicina... se solo lei non fosse stata morta...

Perché il cadavere che i vigili del fuoco avevano tirato fuori dall'abitacolo, affidandolo ai paramedici, che però nulla avevano potuto fare, era quello di una giovane di nome Rebecca Bluegarden.
Perché non le avevano rubato l'auto.

Perché, non sapeva come, la sua Fiat Coupé era uscita fuori strada, piegando appena il guard rail nell'oltrepassarlo, ruzzolando poi lungo il prato bagnato dalla pioggia appena cessata.

****



Perché la cintura di sicurezza, rimasta inceppata, l'aveva bloccata, facendo sì che quel pezzo metallico, venuto via dopo che l'auto si era scontrata violentemente contro il guard rail, le si conficcasse dritto nel petto, trafiggendole il cuore e uccidendola sul colpo...

****



"N-Non è possibile... è un incubo... non è vero..." ripeteva quasi per darsi forza, facendo vibrare il petto di Shiki, bagnato dalle sue lacrime.
No, non era possibile...

"Purtroppo è questa la realtà Rebecca... tu sei morta, è per questo che sei potuta passare..." era difficile spiegarlo. Pure per Ziggy -colui conosciuto dai più come il Cupo Mietitore o semplicemente come la Morte-, che in verità, nonostante tutti i secoli che aveva passato a raccogliere le anime perdute, quelle che nemmeno si rendevano conto di essere morte, non si sarebbe mai abituato a quello. Vedere una vita spezzata, giovane o meno, faceva sempre male, e doverli risvegliare dal torpore che ancora li teneva, mentalmente, nel mondo dei vivi, era la cosa che più gli stringeva il cuore. Lo stesso cuore che, da ormai tempo immemore, non aveva nemmeno più ...

"P-Passare?" "Il mondo dei vivi e quello dei morti sono divisi da una sottile barriera che è impossibile oltrepassare da vivi. Una volta sopraggiunta la morte l'anima è in grado di vagare tra questi due mondi senza nessun ostacolo..." snocciolò quella spiegazione che era ormai divenuta al pari di una storiella che un padre racconta ai figli prima di andare a letto. Ci era talmente abituato che quasi nessuna emozione trasparì dalla sua voce, mentre gli occhi scuri come la notte si posavano sulla figura accasciata a terra tra le braccia di Shiki, e pensò in quel momento a quando sarebbe stato il giovane a prendere il suo posto -perché anche la morte, prima o poi, è destinata a morire...-, e si chiese come sarebbe stato in grado di portare al termine quel compito se ancora non era capace di distaccarsi abbastanza dal dolore altrui.
"Tu sei riuscita ad oltrepassare questo confine, ma non eri ancora consapevole di essere morta, per questo non ricordavi come eri finita lì. In più, sei morta adesso, in questa notte che potremmo definire maledetta per certi versi..." intanto erano arrivati dei giornalisti sul posto, probabilmente per dare la notizia, mentre Ziggy creava una nebbia intorno a loro -dibitava che Rebecca riuscisse ad alzarsi e Shiki non sembrava volersi allontanare da lei per nessun motivo al mondo- che in breve li avvolse e li riportò laddove erano poco prima. Il cimitero che ora sembrava ancora più freddo e tetro...

"Vieni con me, devi vedere una cosa..." la ragazza non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva iniziato a piangere, ancora in parte incredula per ciò che aveva visto coi suoi stessi occhi, a quando si ritrivarono ancora in mezzo a quel cimitero. Fatto stava che forse non aveva più nemmeno le lacrime da versare, e l'uomo col cappuccio aveva aspettato un po' prima di dirle quella frase. La stessa che aveva detto pochi minuti -o ore, non sapeva nemmeno più quanto tempo fosse passato- prima. Shiki l'aiutò ad alzarsi, tenendole la mano divenuta di ghiaccio, e restandole vicino, ancora...
Non ci misero molto a raggiungere una piccola lapide tenuta in penombra, la luna a malapena la illuminava con la sua luce, e per vedere cosa vi fosse inciso la ragazza -che aveva lasciato la mano di Shiki, attratta da una strana forza. Un misto di curiosità, timore e, poteva azzardare, tristezza- fu costretta ad inginocchiarsi, rialzandosi subito e allontanandosi di qualche passo come fosse rimasta ustionata dalla fiamme dell'inferno stesso.

Rebecca Bluegarden era inciso sul freddo marmo, a malapena visibile. "Ora non hai ancora la piena consapevolezza di essere morta, ma quando l'avrai allora il nome sarà completamente visibile..." spiegò Ziggy guardandola triste mentre cercava la forza di piangere, incapace di cacciare anche una sola lacrima, più per mancanza di esse che per coraggio.
Shiki le fu subito vicino, appena in tempo per vederla venirgli addosso, affondando ancora il volto nel suo petto. E le braccia l'avvolsero, tenendola stretta mentre tornava a piangere dandogli qualche pugno sul petto per sfogare la rabbia, in una tacita promessa di non lasciarla andare fino a che non fosse stata meglio, dimentico anche di dover raggiungere gli altri. Ora come ora, in cui la sua priorità era tenere Rebecca tra le braccia, non correva quel pericolo. Non rischiava di essere influenzato dalla scomparsa di quel sottile confine tra vivi e morti, ritrovandosi a vagare per il mondo senza una meta e senza più la consapevolezza di essere morto. Non rischiava di lasciarsi influenzare dalla convinzione di appartenere ancora a quell'altro mondo, cadendo in quel tremendo inganno che li costringeva tutti a distarsi per quelle poche ore, tutto per impedire ai ricordi delle loro vite terrene e i loro affetti di trascinarli a un punto di non ritorno. Perché era difficile realizzare di essere morti, ma una volta che quella realtà lasciava le loro menti era impossibile tornare indietro, e l'unica via rimanete era quella della dannazione eterna...

Non era chiamata la notte dei morti viventi a caso...

E forse era per quello che era caduto in quella trappola, poco prima, con lei, perché forse quel bacio era stato portato da quello, ma ora non aveva importanza. Avrebbe avuto l'eternità per capirlo, adesso l'unica cosa che contava era farla sentire meglio...

E bastò un cenno con la testa per comunicare a Ziggy che sarebbe andata bene, che si sarebbe preso lui cura della giovane, che avrebbero raggiunto gli altri nella vecchia casa di miss Regret, unendosi ai compagni per affrontare insieme quelle ore, non appena lei fosse stata un po' meglio. L'Angelo della Morte annuì, incamminandosi per tornare nel mondo dei vivi, dove altre anime aspettavano la dèa Morte per lasciare definitivamente la vita...



~Bonus~



I mazzo di rose rosse si posò sul freddo marmo, e la mano tremante della ragazza si staccò per posarsi sulle labbra, serrate nella smorfia triste che le incorniciava il viso bagnato di lacrime.

Erano passati anni e Homura ancora non riusciva a farsene una ragione. Non si era ancora abituata a non sentirla più ogni giorno, e a non vedere più il suo sorriso. Sorriso che era certa le avrebbe regalato a quella notizia appresa pochi mesi prima, e sarebbe stata la prima a prenderle la mano e rivolgerle parole dolci ogni qualvolta i dubbi e le paure si sarebbero affacciati alla mente.
Ma Rebecca ora non c'era più, morta nello stesso momento in cui lei trovava quello che sarebbe stato poi l'amore della sua vita.
Quella notte le aveva regalato un nuovo amore, portandogliene via un altro nel modo più brutto possibile.

Quante cose c'erano che non si erano dette, e quante che non erano dette abbastanza? Homura aveva perso il conto di quante volte le aveva detto di volerle bene, e ancora si incolpava perché quella sera l'aveva salutata a malapena, scoprendo solo il mattino dopo, per puro caso nel guardare telegiornale, quello che era successo. Quel 'ti voglio bene' non pronunciato e quel saluto coperto dalla musica alta pesavano come macigni sul cuore che non riusciva ancora a credere di aver perso quella grande amica. Quella sera avrebbe dovuto essere con lei, o almeno non avrebbe dovuto lasciarla andare. Non si sarebbe mai perdonata per ciò che poteva fare e non aveva fatto. Trattenerla dall'andare via, dall'andare incontro alla morte...
"Tesoro forse è il caso di andare, si sta facendo tardi e si sta alzando il vento..." la voce preoccupata del compagno, rimasto in religioso silenzio, come ogni anno da quando l'aveva conosciuta...

Quella mattina la ricordava ancora come la più brutta della sua vita: Si era svegliato con una bella donna nel letto, e aveva pensato di preparare la colazione. Non era un donnaiolo Seiji, e in verità a quella festa c'era stato trascinato da quello scapestrato di Weisz, e solo perché ad organizzarla era una ragazza che gli piaceva -cosa strana per il biondo starle dietro, dato che quando una gli dava il due di picche passava subito a un'altra, senza troppe remore. Si vive una volta sola, diceva sempre-, ma poi aveva finito per portarsi a casa una ragazza. E non che fosse un verginello, ma era una situazione strana per lui, che si era alzato con l'intenzione di farla andare via almeno in modo educato. Non poteva mica cacciarla malamente dopo una notte di sesso, la più bella notte di sesso della sua vita, che a ripensarci dopo anni gli faceva ancora sentire lo stomaco in subbuglio. Lo stesso di quella mattina, portato prima dai ricordi della notte appena trascorsa, e poi dalle urla della mora dopo che il telegiornale -aveva acceso la tv sul canale delle notizie per pura abitudine- aveva dato la notizia dell'incidente.
Quello in cui, a causa di un guasto di quella vecchia automobile, aveva perso la vita la sua migliore amica...

E non c'era stato un minuto da perdere, si erano vestiti in fretta e il ragazzo ebbe appena il tempo di prendere le chiavi e gli occhiali che, senza nemmeno parlare, l'aveva seguita nella sua corsa fuori dalla porta e aveva fatto appena in tempo a dirle che l'avrebbe accompagnata lui all'ospedale, partendo verso la meta designata appena Homura salì in auto, e sintonizzando la radio sulle news per ascoltare gli ultimi sviluppi...
E una volta arrivati, mentre la ragazza si precipitava all'interno del pronto soccorso, dove ad aspettarla c'era Noah, lui aveva parcheggiato in divieto di sosta -non gli importava della multa, ciò che gli prendeva era raggiungere Homura per starle vicino.
Era stupido farlo forse, perché in fondo si erano appena conosciuti e tra loro c'era stata solo qualche ora di sesso, ma raramente il castano seguiva l'istinto, e quella era una di quelle volte. Avrebbe pensato a tutto il resto dopo...

E quel dopo era arrivato nel modo più amato possibile. Seiji si era ritrovato sedut in sala d'aspetto ad abbracciare Homura, e quando il biondo -lo zio della sua amica aveva capito che fosse- uscì, con la testa bassa e gli occhi verdi che, quando alzò il volto, erano pieni di lacrime, la ragazza si strinse ancora di più a lui, soffocando il dolore del caldo petto del ragazzo, che la strinse forte d'istinto, massaggiandole la schiena per cercare di calmarla almeno un poco...

"Dai vieni, non ti fa bene nel tuo stato..." la risvegliò da quei ricordi -certamente gemelli dei suoi- e le passò un braccio sulle spalle, tenendola stretta mentre attraverso gli occhiali guardava quella lapide dove vi era inciso il nome di quella ragazza che mai aveva conosciuto se non attraverso i ricordi della sua compagna, salutandola in religioso silenzio insieme alla donna accanto a lui, poco prima di incamminarsi verso il cancello del cimitero...

La vita di qualcuno era finita, mentre quella di altre due persone, che avrebbero scoperto, tempo dopo, l'amore, era invece iniziata. Tutto nella stessa notte. Erano bastate solo poche ore.

Soltanto una notte...



Angolo autrice.
Ed eccoci giunti finalmente! alla fine di questa fic!
Non ci credo che mi ha preso un intero anno, ma spero che l'attesa sia valsa tutta in questo capitolo.
Ora non vi trattenergo oltre, quindi grazie per aver letto, buon Shicca day, e ci si vede alla prossima!
Ciao❤️
   
 
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