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Autore: GirlDestroyer1988    24/10/2021    0 recensioni
Gli eroi delle pagine dei Journals per la prima volta sono chiamati a agire insieme.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pacifica Northwest
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“La realtà è quello che decido io. Se sancisco che d’Estate nevica e che il cielo è verde, è esattamente quello che è. Il mio nome è Mnomquah, signore della menzogna, discepolo di Lucifero, l’Accusatore, l’Avversario, l’Osteggiatore, il Nemico dell’Uomo, il Tentatore, L’Omicida Primigenio, il Padre della Menzogna a cui alludo. La Terra è dove noi demoni

 

abbiamo opzionato di erigere il nostro regno, e oltre essa esistono creature che ci potrebbero giungere in sostegno. “

 

“Cos’è la realtà? È quello che decidiamo noi, o quello che è, prescindendo da quello che è in nostro potere decidere?” chiedeva il Maestro Fung a Raimundo Pedrosa, il suo allievo più ghiribizzoso, un autogiro che non dovrebbe volare ma che ha un eccellente storia nell’aviazione, bloccato da delle catene per un esperimento. Il Maestro brandiva una canna di

 

bambù che sembrava menasse randellate dolorosissime. “Cosa farà a me adesso?” chiese Raimundo con un tono assente, da oracolo come quello del Moses Gunn di La storia infinita.

 

“Secondo te, questo bastone in bambù potrebbe o non potrebbe arrecarti dolore se venisse usato per percuoterti?” “A giudicare da così direi di sì” Fung lo usò per colpire ripetutamente Raimundo, ma si sentirono solo rumori di sonaglio agitato. “Non era vero bambù” disse Fung “ma è tutto di gomma gonfiabile. Se tolgo l’aria, è un alga moscia” ed è quello che fece. “Chase Young e Mala Mala Jong sono esattamente quel tipo di avversario di te, di me e degli altri che sfruttano la capacità di imbrogliare la realtà confondendola e sostituendola con quello che essi vogliono. Il Male non può creare, ma può fuorviare. Dov’è Kimiko?” “Mi sta aspettando qui nella sacrestia. Anche lei l’ha allenata nello stesso modo?” “Le ho messo davanti delle illusioni, delle mistificazioni, e lei, anche cedendo, ha saputo discernere quello da quell’altro. I vostri compagni, piuttosto, non li vedo da un po’, mi piacerebbe sapere dove sono” Fung e Raimundo passarono attraverso un gompa simile a una xilografia di Escher raggiungendo un balcone con la ringhiera costituita da volute sovrastate da una barra di marmo rosa continua fino all’angolazione a gomito oltre la quale non c’è che il vuoto di un dirupo. Sotto, sul fondovalle, un fiume scorreva impetuoso. Gli scoscendimenti erano villosi di foreste simili a muschio da presepe. Kanojo, un piccolo drago verde, evolveva attorno alle braccia di Raimundo e lui lo lasciava fare, come una delle razze della vasca tattile del Parco Le Navi di Cattolica che desistono dall’usare il loro sperone caudale se una mano umana accarezza la loro pancia

 

bianca come la plastica con cui vengono riprodotte nel gift shop. Omi, un ragazzino simile all’Ikkyusan di Il piccolo bonzo, la burrosa Kimiko, cosce da struzzo, due zucche scolpite nel

 

torace, capelli neri racimolati in un manubrio molle e che un vento leggero tentennava, Clay Bailey, un armadio a due ante texano con capelli biondi come la sabbia del Gobi, guardavano Fung e Raimundo come Daisuke Jigen (Vittorio di Prima) e Fujiko Mine (Rita Baldini) guardavano Lupin (Sergio Graziani) prima del colpo alla villa di Daisan Misumi2. “Vi siete messi sotto con le vostre prolusioni sull’apparenza è la realtà? Io e Clay abbiamo elucubrato un idea” il marcantonio cresciuto a grigliate di long horn e jeans Levi’sc trasse dall’01.10 di balaustra alle sue spalle una ventiquattrore rinforzata che conteneva dei monili di molte forme diverse, bigiotteria contraffatta. “Finti Shen-Gon-Wu. In città c’è un archeologo di frodo, un certo Danny Hattiny, e sembra si sia fatta nemica la Legge negli scavi di Zijincheng a Pechino, proprio perché voleva metterci le manacce sopra, e questo di certo non potrà non attirarlo a noi come con un esca. Cadutoci dentro, se ne occuperà il sistema giudiziario giapponese. Sappiamo che la realtà è insindacabile, ma lo sappiamo noi, non quei briganti. Appuntamento a stasera, allo Smile”

 

il locale era furbo, sembrava uno di quegli hotel di comprovata amichevolezza familiare come il Barcelò di Milano con uno smile a denti stretti lassù in cima, come con il grattacielo Martinic di Milano in Piazza Armando Diaz. In realtà i locali a luci rosse sono delle autentiche forme di parassitosi toponomastica, basta un vecchio bar, un McDonald’s chiuso per una delle tante fluttuazioni del brand sul Nasdaq, una caramelleria limitrofa una stazione ferroviaria per una

 

 

 

  • riferimento al terzo capitolo del primo volume del manga di Lupin III. Siccome Goemon Ishikawa non è ancora stato introdotto non è contemplato.

 

pompa prima della sogliola (in senso ferroviario; sono quegli automotori monoposto simili a muri d’acciaio su rotaie introdotte negli anni 30), un negozio d’attrezzatura alpinistica, et voilà ecco il puttanaio. Nemmeno nelle annate della storia moderna più bacchettone le luci rosse sono state spente del tutto, e dietro vi giace un industria che Mnomquah, il Bugiardo, poteva utilizzare. Nel locale c’erano donne di vari tipi, intente a entrare e uscire dal locale come i camaleonti di Stelle di Escher, occhieggiando e venendo occhieggiate da Jack Spicer, cianotico, la pelle pallida come burro secco nemmeno fosse Wendell Borton (Davide Lepore) e con capelli rosso fuoco che cazzottavano con quella pelle color cocaina manteneva comunque un alone sensuale, forse perché quella farina ammalorata che ottundeva l’epidermide dopotutto si sovrametteva a un fisico muscoloso, per non parlare del mulino, cioè dei boxer Versacec che si teneva nei jeans. Da quello specifico contenuto non elucubrereste mai che Jack stia male. Anche la sua auto era fatta così: una Helicron del ’32, automobile con un propulsore

 

a elica collocato in corrispondenza del bagagliaio, un auto forse troppo ghiribizzosa per essere in grado di imporsi come muscle car memorabile, nonostante avesse, come le altre auto a

 

propulsione elicoidale, un piccolo codazzo d’estimatori. Si teneva appoggiato alla portiera di destra con atteggiamento naive mollando occhiate maliziose all’interno. Là dentro sua

 

moglie Wuya si stava esibendo. Emiko Yamashiro, alias Katana, scodinzolava con espressione poeticamente rapita mandando in visibilio i ragazzotti americo-latini che facevano bullismo nei bassifondi, continuando a scuotere i suoi polposi glutei attraversando quello che sembrava uno dei corridoi dell’acquario di Genova ma in cui, dietro i vetri, al posto di delfini, squali, pinguini, pesci chitarra, orche, meduse, dugonghi ostendevano delle gran belle fighe, Rita Farr alias Elastigirl scuoteva il suo posteriore attaccata a un palo baluginante di un giallo sapone grasso, Kaylark la D’Xeniana senza reggiseno si muoveva come Talia-Al-Ghul colta nella danza del ventre, Natalie Furst della famiglia Furst a dimensioni antropocentriche ci sbatteva in faccia un culo che così non lo si era mai potuto vedere prima, tutte delle cosplayers, ovviamente, le quali nonostante ce la dessero dentro a ubriacarsi e a mettere un imbuto in gola ai più recalcitranti astemi, eseguendo bocchini, lasciandosi inanellare mazzette da 50$ in corrispondenza dello sfintere anale, smanazzavano al di sotto del solco delle mutande, fumavano e, sempre ai “recalcitranti” di poc’anzi allungavano un perno non destavano l’interesse di Jack. Quello per cui era venuto stava ai piani alti, quelli che frequentano le (anti)eroine meno bambine, dove quella roba c’era ma di qualità molto migliore. Quella plebaglia con l’ansia dell’alta classe si accontentava di quella monezza come un nugolo di campagnoli buzzurri di un ascensore in pessimo stato di una biblioteca del centro mentre quello a cui anelava lui aveva le valve d’oro massiccio, come un echinoderma fatto di diamanti e angoli di lingotto d’oro scalpellati come parte della loro lanterna di Aristotele, con filodiffusione sintonizzata su Radio Virginc, emittente radiofonica, etichetta discografica, catena di palestre, piscine, saune, centri fitness, casa editrice di fumetti e in prosa e megastore dell’elettronica, con acquario nella parete contenente piranha dal Rio delle Amazzoni e che fa avanti e indietro nel grattacielo più lussuoso di Tokyo. Per quanto la modestia dell’ambiente-dove se ti gonfi troppo prima o poi trovano il modo per scoppiarti-lo spingesse a reputarsi un pesce piccolo, Jack aveva ambizione da vendere. Arrampicatore che si lavorava le sue montagne una picconata alla volta, conscio che c’è, da qualche parte, qualcuno che ancora lo considerava la lattina attaccata al parafango, mentre lui era l’acceleratore, quello che se non lo carburavi non ti avrebbe portato da nessuna parte, quello che se gli davi gas ti portava dove vuoi. Alla saletta privata da cui godersi quella fantasia

 

sessuale per rapper quindicenni di quelli che evidentemente hanno voluto che Christopher Lennertz inserisse un pezzo rap (più specificatamente Get Spaztic di Ali Dee) in quella ciofeca di Disaster Movie (e per far capire come siamo messi male Christopher Lennertz era il maestro

che ha fatto le colonne sonore di un sacco di film o pessimi o non bellissimi e che per di più

 

erano musical con compilation di canzoni preesistenti, difatti rendendolo inutile come compositore. Almeno Berto Pisano ha lavorato a un film di bassissima lega quale Pierino contro tutti, ma ha perlomeno partorito qualcosa di memorabile), culi e seni che si muovono

 

con ostentazione dall’alto di scarpe che obbligavano i piedi a una torsione dell’astragalo, cuboide e navicolare che li avrebbero fratturati a lungo andare, come una catapulta fatta con un albero che perde attaccamento perché le radici non si trattengono con malcelato biasimo, potendo veder esibito un po’ d’erotismo di qualità. Un tranquillo museo di storia naturale con

 

un pavimento insonorizzato come quello ottenuto dal gollante del Professor Ned Brainard di Un professore a tutto gas cesurato da una chiassosa discoteca clandestina come la New Carboneria cantata da Luciano Ligabue in Anime in plexiglas da un semplice ascensore, perché

 

la cultura non la si ferma con muri di casse che basterebbe mandarci contro una Adler 1,5 Liter Renn Limousine per stroncare qualunque resistenza e ribadire che il buon medico obbietta di coscienza (Ippocrate). “Wuya, quella donna con i capelli rossi, a che punto è?” “Ha tutto addosso. Kimono nero, mutandine bianche modello Sailor Moon

 

 

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Two to the one from the one to the three

 

I like good pussy and I like good trees

Manca poco perché si esibisca” “Non vedo l’ora”

 

Perché Jack non venisse disturbato, essendo lui il mattatore della serata, le tende che orlavano le vetrate plastificate e arricchite di polistirene espanso a scopo di aumentare l’effetto fonoassorbente incernierate tra due finte colonne spalmate di vernice dorata con pampini in rilievo con smaltatura verde glauconite vennero fatte scorrere l’una addosso all’altra creando un effetto d’oscurità totale. Nel buio si aprì un palco e Wuya comparve con il suo kimono e gonfia di armi ninja, pronta a ingaggiare un combattimento. Avanzava con la sicurezza con cui un carro armato di classe superpesante Jagdpanzer VI attraverserebbe una città ridotta a una distesa grande quanto l’occhio al culmine della capacità sua di abbracciare l’orizzonte di macerie, decidendo in primo luogo di affrontare i suoi avversari servendosi di tekagi-shuko che l’apparentavano a Feral/Maria Callosantos, tenendo nelle mani altresì una coppia di lu jiao dao. Accanto a Jack c’era la tipica fauna malavitosa di Tokyo, volenterosi carnefici (Daniel Goldhagen) della yakuza a cui Jack aveva precedentemente millantato di aver comprato (come avrebbe poi dovuto voler dire farli fuori uno a uno) una valigetta contenente alcuni dei leggendari Shen-Gon-Wuh forgiati da Dashi il Maestoso, più un baule a dire il vero, in cui, nel pagliericcio del genere in uso nelle “confezioni” dei presepi Fontaninic giacevano l’Elmo di Jong, che trasformava il suo utilizzatore in Giano Bifronte, non a caso chiamato anche Elmo di Sogari, dal nome dello scultore Prospero Sogari detto Il Clemente che realizzò un telamone raffigurante Giano e che non venne mai utilizzato, sebbene lo si sia poi riciclato per abbellire un angolo retto dell’impianto architettonico del Palazzo Magnani di Reggio Emilia, il medaglione della Luna che da a chi lo indossa la facoltà di controllare la crescenza e la

 

decrescenza della Luna, chiamato anche medaglione di Fotheringray, dal nome del protagonista del raccontino ghiribizzoso di H.G.Wells L’uomo che poteva compiere miracoli, in

 

cui a un certo punto la Terra arresta la sua rotazione preterintenzionalmente, la maschera di Rio, che rende mimetico chi la indossa, lo Scudo Scarafaggio, un armatura che può sprigionare 900° Celsius e che, indossata, può resistere a un esplosione atomica, esattamente come gli scarafaggi e gli scorpioni che, naturalmente, sanno resistere al fulmine di fuoco che può

 

rammollire persino l’acciaio come se fosse zucchero filato, il Pugno di Tebigong, simile a uno dei guantoni che Cuneyt Arkin indossa in L’uomo che salvò il mondo di Çetin InanÇ e che

 

rendono i propri pugni in grado di spaccare la roccia, riscoperti tra le rovine di Huining nel distretto di Acheng, e che Jack, con metodi degni del Giuseppe Addobbati di Le colt cantarono la morte e fu tempo di massacro aveva fatto sì che arrivassero in Giappone senza che la Triade

 

o la yakuza mettessero becco, e ora li voleva rivendere. Quella sera avrebbero trattato, lui, Wuya, senza la quale non ce l’avrebbe mai fatta, e l’uomo sedutogli lì davanti, Kazuyuki Mitsuya, capo di una qualche cosca, questo inestimabile tesoro che in realtà, come da piano elaborato da Clay con la complicità di Kanojo, era costituito da giocattoli senza alcun reale potere, e Jack non avrebbe lasciato nemmeno che uno dei dadi ad astragalo con cui baccagliavano gli imperatori romani diventassero suoi. Wuya aveva quasi cominciato a camminare sulle loro teste, e si ergeva imponentemente formosa abbracciando Jack come Qwfq veniva abbracciato dalla regina degli uccelli, apparendo minacciosa e incutente con i gangster. “Scusate se non ballerò nel senso vero e proprio del termine, ma io, Wuya, sono stata una contributrice attiva nella ventura cinese del mio amatissimo Jack Spicer, ed è imperciocché mio interesse assistere e soprassedere alla contrattazione” Mitsuya si meravigliò. “Parole grosse per una come te!!” disse peccando d’entusiasmo. Infatti con un bagliore platinato un fiumiciattolo di sangue, dal collo e sotto il mento dell’uomo cominciò a trasecolare, presto diventando un inarrestabile torrente che gli cambiò il tessuto dello smoking delle grandi occasioni da fedora nera a lana conciata con budella di paguro mantecate3, finché la testa non cadde ancora fatta oggetto di attacco d’idranti da parte del sangue con il rumore di una palla da pallavolo che cade esausta sul campo di terra rossa. “Le donne non si trattano così. È da maleducati” il boss se n’era andato, i suoi uomini minacciarono Jack e Wuya con pistole grosse come barrette di cioccolato, mentre lui e Wuya si

 

arrendevano…..troppo facilmente. Infatti Jack, maliziosamente, chiamò con una voce simile a

quella della Tartaruga nel cartone Le avventure di Re Leonardo (Willy Moser) una certa Teresa Shortez

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  •     3Era così che gli antichi fenici aggiungevano colore ai loro tessuti

 

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Mentre i complici e sottoposti senza più nessuna autorità effettiva rimanevano là immobili aspettando che qualcuno rispondesse alla domanda su chi fosse questa Shortez, un doppio

Hokuto Gōkin Bundan Kyaku [colpo di gamba che frantuma i muscoli d’acciaio] venne loro inferto a una velocità impercettibile per l’occhio umano da una bellissima donna bionda incernierata come una delle “vittime” del Shishogyakuarai, il “letto a risucchio” che blocca la sua vittima in un telo di plastica sottovuoto in del latex nero a pelliccia di gatto nero con orecchie e coda, e le braccia dei gaglioffi subito persero di massa e caddero ai lati del corpo come salsicce depresse in un hot dog in cui il pane non è lievitato abbastanza. Anche reggere in mano la pistola dava formiche alle dita, e gli stessi si sentirono come non avessero neanche la più piccola carica di forza nelle membra. “Vi ho ammosciato i muscoli…..ma potrebbe venirmi l’uzzolo di

 

frantumarvi le ossa….basterebbe che io colpissi i vostri tsubo corrispondenti alle

 

clavicole, agli acromion, agli omeri, alle costole, alle vertebre intercostali, ai polsi, alle singole falangi, ai radio, alle ulne, alle anche, alle rotule, ai peronei, e vi disassemblereste all’istante. Vi millanterei che è una morte abbastanza preoccupante, ma credo che non abbia bisogno che ve lo dica” i due uomini però non stavano più ad ascoltarla, accasciati a terra e bisognosi di robuste iniezioni di carnina. “Katnappe, secondo te ci sono altri uomini al servizio di Mitsuya?” “Se ce ne fossero con il mio Shen-Gong-Wu del figlio del gatto e della luscengola

 

(貓的兒子和意大利三趾水槽) attraversando il tessuto stesso della realtà come attraverso “l’ago” del Dottor Costigan4 me ne sarei dovuta

 

 

 

  • Il dottor Costigan aveva ideato e costruito il suo stranissimo "Ago" a scopo sanitario, soprattutto per favorire le ricerce della scienza medica nel campo della radioscopia e radioterapia. Ma fu solo dopo che una grande compagnia elettronica mise a sua disposizione un milione di dollari che Costigan costruì un "ago" così grande che nella sua cruna poteva entrare un uomo. E quando vi entrò un uomo - Glenn Bascher - quegli scomparve e nessuno più lo rivide. Naturalmente, la polizia e la stampa s'interessarono del mistero, subodorando

accorgere. Sai, il mio Shen-Gong-Wu è basato (preterintenzionalmente) sul paradosso del gatto di Schrondiger come raccontato da un certo Colin Campbell: “[….] dobbiamo gettare

 

completamente alle ortiche la teoria Picard-Vessiot? Il tempo è una quarta dimensione, ma io sto pensando a una quarta dimensione spaziale, come lunghezza, larghezza e spessore. Potresti costruire una casa di otto vani sul terreno occupato normalmente da una casa con un solo vario, come un tesseract. Un ipercubo, una figura quadrata a quattro dimensioni, così come un cubo lo è a tre e un quadrato a due. Un tesseract ha otto lati cubici, tutti all’esterno. “

 

“Il mio Shen-Gong-Wu può creare dei passaggi nella realtà che mi danno anche l’onnipresenza momentanea. In questi termini non ho nulla da segnalare” “Ottimo. Andiamocene” ma fuori c’era una sorpresa poco gradita. Un gigantesco incrocio tra il drago Shenron e il

 

Drago Spaziale [[Daiku Maryu] si era messo sopra una fila di palazzi nella zona di Shinjuku per 25 metri rapportati a 28 tonnellate di peso rette egregiamente, e quattro mezzi ne erano usciti: un enfio pesce palla rosso con scaglie erette gialle e blu sulle orlature, occhi azzurri con entropion neri liquirizia, pinne gialle dritte come ventagli con la steccatura di ferro attorno a cui c’era, a braccia conserte, un ragazzino dalla testa glabra come un chemioterapico con un armatura alquanto goffa, come quella di certi ballerini dei balli del Bauhaus ma con spine acuminate, da stella del mattino su scala antropica, come il Ferdinando d’Agata di Una giostra l’Agamennone di Marco Isidori, attualmente un armatura Shen-Gong-Wu del pesce palla, una voluttuosa giapponesina con un armatura provvista di un cimiero alto metà del suo elmo di un biondo quasi ceruleo, attualmente un armatura Shen-Gong- Wu della iena, un ispanico con un armatura munita di membrane penzolanti in corrispondenza di ascelle, attualmente l’armatura del lemure volante, e un cavernicolo con capelli a pagliuzze di pirite con un armatura con corna a L, attualmente l’armatura del bisonte, con i loro veicoli, oltre all’ enfio pesce palla rosso con scaglie erette gialle e blu sulle orlature, occhi azzurri con entropion neri liquirizia, pinne gialle dritte come ventagli con la steccatura di ferro una massiccia iena blu, un indri dall’espressione inferocita con metà corpo cingolato, e un bulldozer a forma di Arsiniotherium. “Jack Spicer, Wuya e Katnappe! O credo che sia meglio chiamarvi Chase Young, Shadow e Dyris? Servi di Mala Mala Jong ho motivo di supporre?” disse la giapponesina. “Va bene! Non siamo chi abbiamo preso le sembianze! Ecco chi siamo veramente!” Jack aumentò d’altezza, i capelli si inscurirono fino al nero, la sua giacca a trenchcoat si tramutò in un armatura, la donna con l’hitatare nero divenne anche quella un armatura con kusari e kasazuri dorati e i suoi capelli una fiamma azzurra, la bionda gatta una sirena con un armatura con sode, do, kasazuri e haidate composti di conchiglie e con i capelli arancio. Un gigantesco do mosso da par suo in cui si muoveva uno spettro verde e che in corrispondenza dello sterno aveva un volto da Quintesson del pianeta Cybertron. “I discepoli di Kanojo! Sì, sono io, Mala Mala Jong, servitore di Mnomquah, il principe della menzogna! I più potenti Shen-Gong- Wu al mondo dalla città proibita di Huining appartengono a me attraverso i miei tre discepoli!” “Ed è qui che ti sbagli, e te lo posso dire per esperienza giacché tra tutti i possibili il tuo Chasuccio ha scelto me da scimmiottare!” la vera auto

 

 

un delitto. Erano ben lontani dall'immaginare che l'ago del professor Corrigan

 

costituiva una via di comunicazione tra la nostra realtà dimensionale

 

e...l'Infinito: cioè i mondi spaziali e temporali paralleli e quasi uguali al nostro.

Una serie di circostanze drammatiche lancia alcune centinaia di persone -

 

senza possibilità di ritorno - nell'Infinito: in una terra cioè selvaggia e poetica,

 

così uguale e diversa dal nostro pianeta!... Dove una nuova società e una

 

nuova legge a poco a poco vengono create dai Pionieri (anche se involontari)

 

dell'Infinito. Il nuovo Eden ha inizio..

con l’elica con Jack, Wuya e Katnappe senza essere travestimenti era a mezza via tra gli Shiaolin e gli Heylin, ben intenzionato a tenere ricordo di quando lui e gli Shiaolin combatterono contro Chase. Jack non era sempre stato attratto dal male, ma aveva un animo debole che lo rese soggetto a Mala Mala Jong e alle sue offerte, dato che, assieme a Chase, Shadow e Dyris poteva contare su una tecnologia a base di Shen- Gong-Wu inimmaginabile altrimenti e sulla possibilità di avere come alleate una strega millenaria e una kunoichi vestita da sexy Catwoman in grado di spezzarti le ossa semplicemente palpandoti lo scroto, con la prima delle due arrivando altresì a innamorarsi, mai più debole, mai più solo, ma Mala Mala Jong cominciò a fargli fare “marachelle” sempre più grosse, arrivando anche a ferire e uccidere persone che non erano state assolutamente artefici della sofferenza esperita da lui in passato, e anche se questo lo poteva far sentire potente, in lui cominciò a penetrare un senso d’inadeguatezza…..come se stesse imitando quello che in passato, nei suoi confronti, li venne fatto arrecandogli tristezza, solitudine e dolore

 

E anche Wuya, a un certo punto, con Katnappe, iniziarono a sentire un senso d’insoddisfazione nell’essere quello che erano e in loro cominciò a instradarsi un insieme di desideri diversi, desideri d’amore, di giustizia, DI BENE. E questo il portò a voler diventare discepoli di Fung, trovandosi nel caso di Fung (Donato Sbodio) in dojo degli allievi alcune volte già imparati come Katnappe (Alida Milana) ma che in realtà forse stavano apprendendo adesso. E Mala Mala Jong non l’aveva presa sindacabilmente. “Quelli nelle tue inesistenti mani sono solo bigiotteria. Giocattoli realizzati da me, perché gli Shen-Gong-Wu giacciono a Zijincheng, nella Città Proibita

 

  1.     e.solo chi crede in Kanojo può usarli. Sottovaluti che gli Shen-Gong-Wu possiedono uno spirito che sa discernere tra chi se ne vuole servire per il male e chi invece ci anelerebbe a fare tutt’altro. Non prendeteli sottogamba, non millantatevi che siano oggetti. Mala Mala Jong, non siamo più con te” al che Mala Mala Jong s’incendiò di rabbia e attaccò Jack con un raggio verde che Wuya, con un gesto teatrale, rincusò con uno scudo. “Prendeteli!” fu il comando di Jong verso Chase e gli altri. Chase cercò di colpire Jack (Oliviero Cappellini) con un pugno, ma Omi (Davide Garbolino) lo travolse con la sua armatura del pesce palla mandandolo al muro. Chase, ripresosi, generò una frusta d’energia verde che prese a mulinare contro Jack, ma Katnappe lo colpì alla nuca con un Hokuto Kyomu Shidan, uno schiocco di dita assestato alla nuca che abbaglia l’avversario, causandogli uno stato allucinatorio, che per Chase consisteva nel vedere numerose Katnappe ballargli davanti agli occhi similmente alla

 

ゲッタービジョン, tecnica ninja che creava moltiplicazioni fittizie di una persona, nel caso di Naruto Uzumaki effettivamente degli ologrammi provvisti di massa e consistenza, determinante nell’esecuzione del Rasengan contro Kabuto Yakushi dove è necessario che i preparatori del Rasengan possiedano chakra emanato da un catalizzatore solido perché la tecnica funzioni. Le Katnappe, sotto gli occhi di un disorientato Chase, giunsero poi a raggrupparsi in una sola che con la tecnica

 

Hagane o koeru koto ga dekiru ken gijutsu [tecnica del pugno che può andare oltre l’acciaio] una concentrazione di chakra nello Shen-Gong-Wu di Katnappe che si ripercuote sull’armatura di Chase indebolendone i collanti molecolari, rendendola come gesso. Con un banale calcetto gliela ridusse a cocci. Chase le diede una coppia di sberle ai lati della testa e poi le afferrò il collo procedendo a strozzarla, ma Katnappe con un doppio calcio gli colpì i gomiti sfruttando la Daburuchizeru no kangarū gijutsu [tecnica del canguro del doppio scalpello] un doppio calcio che, colpendo le articolazioni dei gomiti li costringeva a ritrarsi all’indietro facendo sì che Katnappe li mollasse una testata, e, giacché la tecnica si chiama del canguro del doppio scalpello era implicito che i suoi gomiti a livello scheletrico si sbrindellassero, addirittura scollegandosi dall’omero e rendendo gli avambracci delle proboscidi flosce e pleonastiche. Mentre sangue trasecolava dalle unghie di Chase, lui ululava di dolore, mentre, a differenza di quello che facevano gli Shiaolin, nessuno lo soccorreva. Quando Wuya cercò di farlo Chase preferì allontanarla pestandole i piedi e caricandola a testa bassa come un montone, purché non sembrasse debole agli occhi del suo Sensei. Che infatti era be intenzionato a non venirgli a fare alcunché, così imparava a abbassare la guardia preda della rabbia cieca, giacché era certo che Katnappe, con la pappagorgia nelle mani del ragazzo fosse ricorsa a un doppio calcio alle braccia o al petto per allontanarselo, quindi mal per lui che non aveva immaginato cosa l’avversaria avrebbe potuto fare. Shadow venne mandata per seconda, cercando d’attaccare Jack che prese il volo con il suo jetpack, mentre Omi tornava alla carica e giungeva a placcarla, immobilizzandola tirandole la schiena immobilizzandole le braccia all’altezza dei polsi, mentre Chase riuscì, in stile McGyver, a riagganciarsi gli omeri ai radi e alle ulne, prendendo nota che i muscoli non si erano lacerati e che i condili omerali non erano stati resi inutilizzabili. Con mascelle come quelle con le quali Lupin scarrellava la sua Walter P38 riuscì nell’azzardata operazione chirurgica, e senza una degenza di chissà quanto poté constatare che le sue braccia erano già mobili e come chele di mantide pronte a ghermire. Non aveva però più la sua armatura, e contro Raimundo (Luca Ghignone) poteva solo usare una maggiore agilità. Ma quelle armature non appesantivano affatto il corpo ma relativamente all’animale che ad esse si associavano potevano renderti disumanamente agile,

 

 

e fatto stette che un pugno di Raimundo schivato divenne però una presa al collo a cui seguì una emerald flowsion e una kinniku buster eseguita dopo un breve volo ascensionale a cui seguì, da Raimundo inginocchiato, una airplane spin eseguita afferrando la mandibola dell’avversario a cui seguì in volo un doppio pugno al centro della colonna vertebrale dell’avversario che lo sbatté a terra con un certo effetto concussivo. Chase però poi afferrò Raimundo per le gambe e prese a sbatterlo come un tappeto, ma Raimundo se ne disfò colpendo al collo Chase con una coppia di colpi di mano e, liberatosi, eseguì una capriola a gravità zero e assestò alla nuca di Chase un doppio calcio che ne stampò la faccia sull’asfalto. “Ballò” sulla sua nuca infierendogli anche se poi Chase si divincolò e cercò di colpire Raimundo allo scroto con una diving elbow, ma il metallo dell’armatura gli fece saltare il gomito sinistro, tale e quale a come l’aveva conciato Katnappe. Persino quando con il braccio ancora sano cercò di colpire Raimundo lui lo schivò e lo afferrò per i capelli e ne immobilizzò le tibie e i peroni distorcendogli la colonna vertebrale fino a far sì che Chase lo guardasse sottosopra, e con un uppercut Raimundo di nuovo lo sbatté all’asfalto, per poi, con un'altra capriola, minacciare di fargli una diving elbow, e Omi con Shadow nelle mani, la scagliò come un asciugamano perché Raimundo prendesse due piccioni con una fava, catturando Shadow in una body slam che centrò altresì Chase. Messili fuori combattimento, rimanevano solo Mala Mala Jong e Dyris, che li assordò con un urlo abissale, ma Mala Mala Jong, prima che se ne accorgesse, venne distrutto da un missile partito da non si sa dove. Dyris, accorgendosene, si distrasse e gli Shiaolin minacciarono di caricarla in quattro, ma lei li fermò con un urlo a cui poteva resistere solo Omi, ma la bocca le venne turata con della sborra simile a pan di pizza, che Dyris eliminò con un urlo che la trasformò in una bolla tipo chewing-gum, ma un uomo invisibile le slacciò il top distraendola, per poi assumere l’aspetto di un uomo composto di lame di smeraldo che le serrò la bocca schiacciandole la testa e il mento serrandogli il sorriso. Poi, con uno strattone, le disarticolò le mandibole, sebbene non uccidendola, ma rendendole

 

ciondolona l’arcata inferiore, e impedendole di urlare. “Se ti irrita tanto, adesso ti aggiusto….” E rifece all’inverso lo sganciamento mandibolare, e con una coppia di uppercut

 

laterali si sincerò che le mascelle rimanessero al loro posto. Dyris gli urlò contro, ma l’uomo smeraldino non si risentì. Annoiantesi, le afferrò i capelli e le eseguì una rotazione di 360° e, staccatala da terra, le prese i malleoli, le strinse i capelli sulla nuca, e le diede una ginocchiata alla vagina, e poi la schienò. Assumendo l’aspetto di un insetto gigantesco, la catturò e in volo la infilò in una ciminiera su un tetto vicino andando a fare compagnia a Dick van Dyke.

 

L’armatura di Mala Mala Jong era andata in pezzi e lui, come Agilulfo (Renato Cominetti) era tornato al nulla. Ma con chi avevano a che fare adesso? “Cosa sei, Baldanders?5” “No, sono Ben Tennyson, in arte Ben 10. Io e mia cugina Gwen eravamo alla ricerca di Mnomquah, il Bugiardo Trionfatore, un demone a cui una nostra amica chiamata Xylene ci aveva ammoniti in merito. Io posso trasformarmi mediante questo giocattolino qui, l’Omnitrix, in dotazione anche a lei. A quanto sembra è tipo un che fanno a chi viene scelto per difendere l’Universo, da chi non ne ho idea, è tutto uno scaricabarile ai piani alti. Seleziono mediante esso 10 creature aliene nelle quali trasformarmi. Da sballo no? Nello specifico, le forme opzionate sono:

 

 

 

 

  • di un uomo, di un rovere, di una scrofa, di una salsiccia, d'un prato di trifoglio, di sterco, di un fiore, di un ramo fiorito, d'un gelso, di un tappeto di seta, di molte cose ed esseri e poi, nuovamente, di un uomo (...) che verga le seguenti parole dell'Apocalisse di San Giovanni: Io sono il principio e la fine. Perché non poche, e stupefacenti, e anche dilettevoli sono le forme dell'inenarrabile Jorge Louis Borges

 

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PLUSULTRA PLUSULTRA PLUSULTRA

 

Un Galvanico, una creatura biomeccanica che può trasformare qualunque cosa di tecnologico in uno strumento a lui utile. Può anche liquefarsi, piegare a lui la tecnologia. Per fare i missili ho sfasciato un auto, chiedo venia all’anonimo proprietario

 

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PUNGIGLIONE PUNGIGLIONE PUNGIGLIONE

 

E’ un Lepidopterrann, un insettoide alieno con caratteristiche di vari artropodi, quindi non esclusivamente entomi ma altresì aracnidi

 

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DIAMANTE DIAMANTE DIAMANTE

 

E’ un Petrosapien, un minerale senziente. Come avevate visto, può resistere a un urlaccio di sirena. Mia cugina Gwen, che ci aspetta, mi aspetta, nella Secchiello corroso (Rust Bucket), ne

 

ha uno anche lei, ma credo di essermi straparlato addosso, mi sa che mi sono ripetuto, ho un po’ questa debolezza nell’arte locutoria. Voi siete….” “Omi, quella alla mia destra è Kimiko, poi,

 

alla sua, Raimundo, e Clay. La bestiola qui sopra è Kanojo. Gli altri sono Wuya, Jack e Katnappe”

 

“Questa è l’Alaska. Una montagna alta 1.196 metri che rappresenta la nostra roccaforte. Vi diamo i benvenuti” c’era un clima di curiosità nell’aria da parte degli altresì presenti verso gli arrivi freschi freschi. Le presentazioni seguirono lo stesso iter formale, occasionalmente se qualcuna delle due parti nutriva curiosità in merito l’altra, onerata di rispondere, faceva vedere a piccole dosi quello di cui era capace al meglio. Erano colleghi, templari che condividevano la stessa Gerusalemme da liberare. Questo dettaglio ovviamente ci riporta a

 

Mnomquah, il quale, come i suoi superiori, confidava nel non poter essere stroncato completamente. Non aveva il potere, come gli altri demoni, di creare il Male, ma

 

eventualmente solo di suscitarlo riconoscendolo e scremandolo da tutto quello che era bene. L’atto è moralmente buono quando suppone ad un tempo la bontà dell’oggetto, del fine e delle circostanze. L’oggetto scelto può da solo viziare tutta un’azione, anche se l’intenzione è buona. Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene. Un fine cattivo può corrompere l’azione, anche se il suo oggetto, in sé, è buono. Invece un fine buono non rende buono un comportamento che per il suo oggetto è cattivo, in quanto il fine non giustifica i mezzi. Le

 

circostanze possono attenuare o aumentare la responsabilità di chi agisce, ma non possono modificare la qualità morale degli atti stessi, non rendono mai buona un’azione in sé cattiva” In sostanza, il fine non giustifica i mezzi. Oltretutto, non è solo la posizione di Antonio Ghislieri a dover essere presa in considerazione. È indubbio quello che viene detto, che basta avere buone intenzioni per però essere nel torto poiché le singole buone intenzioni non bastano, se ad esse corrispondono cattive azioni, e viceversa, sebbene ai demoni interessino maggiormente gli estremisti benintenzionati, perché sono maggiormente appetitosi: così li si può turlupinare meglio, rinfacciando loro che il “loro” bene è in realtà sempre stato il “loro altri” male. Però potenzialmente tutte le nostre azioni e tutti i nostri propositi possiedono

 

 

50% di bene e 50% di male a cominciare da una situazione amorale nella quale non si sono da nessuna delle due parti ancora palesati, entrambi aristotelicamente in potenza. Dipendentemente dalle nostre azioni il male prevarrà sul bene o viceversa, ma posto che esistono azioni assolutamente buone e assolutamente sbagliate (Immanuel Kant) il “grigio”

non è dato una volta e per sempre. Homo faber ipsus fortunae scrisse Appio Claudio Cieco, traducibile come L’uomo si rende da sé artefice della sua gloria, in quanto un banale

 

“fortuna” renderebbe l’autore delle De Usurpationibus un volgare compilatore di oroscopi per Cioè. E Aiutati che Dio ti aiuta, (Sal. 50:14-15), che ricorda che la preghiera non è che un discorso come un altro se l’uomo non capisce approfonditamente la sua unica responsabilità nel compiere il bene oppure il male. Sia il secondo comandamento che le

 

bestemmie (“Quando una persona bestemmia somiglia a uno che è trattenuto per mano sopra un precipizio e che fa di tutto per colpire e graffiare negli occhi colui che lo trattiene, senza pensare che se lasciasse un istante la presa, egli precipiterebbe nel vuoto” Raniero Cantalamessa) appartengono a questo insieme di inutili proteste contro quanto detto. Quindi, tornando a noi, uno come Mnomquah non potrebbe creare Mala Mala Jong, per esempio, o i gangsters di Seattle, ma solo maieutarli come un Socrate negativo. Io non maieuto qualcosa prima inesistente per la quale l’atto maieutico equivarrebbe a una creazione, ma posso maieutare, come diceva Socrate, solo qualcosa che è certo possa altresì esistere. Cattivi un po’ lo si nasce, un po’ lo si diventa, e Mnomquah si premura maggiormente di diventare dei cattivi più che nascere come invero cattivi, che è poi quello che Mala Mala Jong ha fatto, o contribuito a fare. Prima Jack Spicer imbrigliò con l’aiuto di Wuya quando lui, lei, Katnappe, Chase, Shadow e Dyris erano un gruppo di giovani supercattivi senza uno specifico mentore lo spirito di uno dei samurai più feroci della storia, Nakano Heinai, che, fusosi con un computer costruito da Jack divenne proprio il temibile Mala Mala Jong. Qui Mnomquah agì per suscitazione più che per creazione, servendosi di qualcosa che non aveva “creato” lui. Ovviamente Mala Mala Jong poi tanto temibile non era, giacché un missile artigianale, fatto a partire da rottami come quello che Daffy Duck lancia contro Speedy Gonzales in La spia del controformaggio era bastato a ridurlo alle stesse condizioni dei cimeli storici del Piero Vivaldi in Ho vinto la lotteria di Capodanno di Alessandro Bencivenni, ma il discorso resta quello. Ognuno aveva avuto le sue ragioni, ragioni forse con della Ragione come madre dell’aceto accumulata sul culo della bottiglia, ma destinate a diventare Torti quando vennero messe espansivamente in pratica. Per fortuna, Mnomquah, imbrogliando la Verità attraverso Mala Mala Jong, pur sempre un tempo un umano che è succube di Dio, o Primo Motore quanto lo è dei vertici delle gendarmerie demoniache, lasciava una serie d’indizi, e con una logica a monte di chi pretende una furbizia da par suo non millantabile per poter continuare ad essere onesto. Mnomquah è un criminale grossolano, come Flambeau (Arnoldo Foà) troppo concentrato su dove vuole andare per elucubrare il viaggio che gli è necessario intraprendere, come un uomo che non apprezzi mai il ben di Dio che un autostrada gli sarebbe in grado di ostendere, comportandosi cioè come un cocciuto Diego Abatantuono più che come un Mattia Pierro imprigionato ma libero di far attraversare le nuvole dalla sua automobilina,

ignorando con piena coscienza dello stare ignorando paesaggi che la cementificazione autostradale ha davvero reso alla portata di tutti, non come chi, in auto o in treno, eventualmente cede alla sonnolenza, perché ciò che viaggia su rotaia o asfalto, se non lo si sta direttamente manovrando rolla in una maniera che induce alla sonnolenza, ma come forma di disprezzo, Basta poco/per non capire e scappare via (Vasco Rossi-Basta poco-Il mondo che vorrei) avendo come nell’accidia secondo Manara un Universo a portata d’occhio ma preferendo abbassare la serranda nella cinica convinzione che il nostro negozio abbia già fallito

 

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L’accidia secondo Milo Manara

 

O come l’Arthur Brown di Gotham, che volontariamente sguinzaglia per Batman degli indizi che possano portare Bruce Wayne a lui, rendendolo uno dei più autolesionisti cattivi della città, insieme a Jake Baker che vuole dare a Batman i poteri di Magneto “con la clausola nascosta che non lo renderò però in grado di servirsene con autocontrollo” (voce nasale alla Mr X per enfatizzare

 

quanto egli sia un cattivo biasimevole, ben altra roba è Taimei Suzuki/Grande Tigre!) e Philip Rendon, l’uomo che vede (senza virgolettato perché questa volta è letterale) attraverso le sue

 

dita, quindi accecandosi praticamente in ogni occasione. Mnomquah infatti convince chi lo segue che la verità non esista, o, per meglio dire, convince chi lo segue che la verità non esista perché il suo Verbo è che sia lui a essere la Verità, ma non contempla che l’essere umano abbia

 

un carisma, e che chi ha davvero sofferto prima o poi conoscerà l’occasione per trovarsi davanti due volte al suo stesso film, cortocircuitando l’elucubrazione che stia facendo lui quello che gli fecero. E quando arriva questa presa di coscienza, come nell’animo di un Naoto Date (Marco Bonetti) o di un Grinch (Marco Balbi), lui abbandona qualunque gentilezza. E cerca d’ucciderti, venendo distrutto da un missile ottenuto comprimendo e “digerendo” rottami d’auto. Mnomquah dopo che Mala Mala Jong li si “ruppe” e gli Shiaolin (tra cui coloro che l’avevano abbandonato) divennero dei Team Teen, cercò qualcun altro da cui maieutargli il Male e lo Sbagliato. E se non c’era nulla sulla Terra, c’era, lontano dal nostro sistema solare, qualcun altro che, senza scomodare altri demoni, potevano servirgli.

 

“Chi di noi dovrà essere il legittimo signore di questo pianeta così trascurabile? Io millanto abbia comunque risorse tali da farmi rischiare la reputazione come signore galattico, sebbene le creature che vi hanno stabilito imperio non corrispondano a nessuna delle caratteristiche che potrebbero interessarmi…..e che interesserebbero lei, Azmuth” “L’Omnitrix non è per me motivo di gioia. Può

 

girarla come vuole, ma là dentro è come se ci fossero 10 miei simili senza né che di mangiare, né che di bere, potenzialmente senza spazio personale e costretti a combattere. Benjamin Tennyson dopotutto ha sempre usato questa mia…..Arma…..per un fine nobile, ma sarebbe potuto cadere in

mano diversa….mano sbagliata. Non le converrebbero gli esseri umani, né nessuna creatura di quel

 

pianeta. Su Vilgaxia in fondo non avete balene, ma zaratan su cui avete costruito città di mercanti, pescatori e oceanografi, il veleno dei vostri insettoidi rende quello degli entomi di quel pianeta poco meno che sangue autotransfuso, e gli esseri umani in loro non hanno né le caratteristiche fisiche né quelle tecnologiche tali da poterli impiegare per costruire nuovi Omnitrix e contemporaneamente se ne invadeste razza e capitale otterreste solo uno scatolone pieno di cianfrusaglie che non le tornerebbero mai utili. Forse ciò che la solletica sono quella coppia di adolescenti? I possessori di Omnitrix?” “Se tornassero in mano mia….” “Scatolone, cianfrusaglie” “Non ho bisogno che lei

insista nell’ostensione di quelle pive che aggiungerei al mio sacco se procedessi alla conquista. E tu, Citrino, mi dica, elucubraste qualcosa in merito?” Citrino si ergeva su un trono accanto al normale baldacchino di Vilgax, venendone guardato con fare indifferente. Citrino sembrava non volesse rispondergli, incrociando le gambe chilometriche e tamburellandosi le falangi e perdendo lo sguardo in avanti, sembrando Rachele Guidi se suo marito Benito Mussolini avesse fatto fare a lei un profilo come quello di Renato Bertelli ma unidirezionalmente, cosa che, meritoriamente alla sua persona, aveva più senso di quello che si sarebbe potuto credere. Calcantite, devastata da pianti ininterrotti come sempre, la guardava da sopra il suo seno a collina, e nemmeno lei voleva rispondere. “Voglio incorrere sulla Terra solo ed esclusivamente per le disertrici. La Terra ha ampie risorse minerarie ma se tutte le Gemme sorgessero contemporaneamente ne depaupererebbero quelle stesse risorse a loro indispensabili. Oltretutto in una zona molto interessante i miei Iniettori hanno smesso qualsivoglia attività da tempo immemore, e attualmente crollano come carcasse d’astronavi in uno sfasciacarrozze

 

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E noi Gemme moriamo, orgogliosamente per essere diventate donne libere scivoliamo come un aldabraniano verso l’estinzione, mentre la mia reggia diventa rottami

 

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Vilgax, ti imploro di considerare la scelta di ambasciare tra me e Tetrax, uno dei Crystalsapiens accumulante maggiore potere e in lizza per diventarne il leader. So che è solo un cacciatore di taglie, ma non solo è il migliore, il suo popolo lo stima, lui se promette mantiene, è un leader a cui manca solo una leadership, DEVE prendere in considerazione il mettersi tra lui e me affinché accondiscenda a prendersi responsabilità anche della mia condizione” “Citrino, cos’è che non mi ha detto su di lei che ora vuole, ambisce a ostendermi?” “Le Gemme sono le femmine delle Petrosapiens. Un tempo, prima che Azmuth creasse l’Omnitrix, re Daszron regnava su un'unica specie ancora non scissasi. Io eccitai le Petrosapiens di sesso femminile e le aizzai contro i maschi, fino a generare due specie incomparabili, i Petrosapiens e le Gemme

 

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E DNA di Petrosapien è nell’Omnitrix. Azmuth, lei ne sarà certamente al corrente” Azmuth era in piscina nel suo sudore. “Sì, signora Citrino, nell’Omnitrix c’è DNA di Petrosapien. Ma non c’è DNA di Gemma. Lei, Vilgax, sa che io creai l’Omnitrix per permettere che le razze dell’Universo superassero le barriere che ancora non le rendono in grado di costruire una galassia unita, attraverso cui incontrare creature ognuna delle quali potrà dire dell’altra sorella, madre, zia, cognata, suocera, ma che eppure lei, Vilgax, vede come un arma. Un arma con cui portare l’Universo a morire” Vilgax non ne era scosso. Azmuth (Amilcare Pettinelli) stava usando un tono solenne, ma essendo un bacherozzo, Vilgax (Vittorio Bestoso) non se ne impressionava. Avesse avuto al suo cospetto un Celestialsapien come Starbeard (Michele Kalamera) ovviamente avrebbe assunto ben altro atteggiamento, ma Vilgax era anche un voltagabbana. “Perché creare l’Omnitrix esclusivamente come dizionario? L’Omnitrix dà a chi lo possiede un esercito di 10 generali che direttamente assumono il suo fenotipo. Perché limitarsi, e che senso potrebbe mai avere se vuoi che l’intera galassia viva in pace? Se io, un vilgaxiano,

 

volendone comunicare con un membro della sua specie, mi trasformassi in una creatura della sua stessa specie, non sarebbe incline a credere di essere turlupinato? Di avere a che fare semplicemente con un conformista che semplicemente si spoglia della sua reale identità perché lei non si accorga di avere a che fare con lui, per essere come il lupo nel gregge? Non ha mai pensato a questo? Glielo spiegherò cercando di non perdere il bandolo della matassa. Se io mi trasformassi in uno dei suoi connazionali, io potrei continuare a odiarla e a non capirla, e nel mentre io è come se avessi indossato un costume con le fattezze di un galvaniano che non mi elicita di per lui la sua comprensione, ma che peggiorativamente potrebbe diventare uno strumento per insultarla ulteriormente. Io preferisco rimanere me stesso, un vilgaxiano ignorante, guerrafondaio e convinto che le razze non afferenti a quella a cui appartengo sono esclusivamente degli e non mentire su quello che sono, non millantare di aver capito, di aver accettato qualcosa che non riesco a capire, non riesco a accettare, che forse probabilmente non ho nemmeno l’intenzione, lo sbattimento di capire e accettare, piuttosto che entrare in un carro da Carnevale che rappresenti superficialmente, come superficiale è fondamentalmente chi vive dissimulandosi, chi usa un Omnitrix qualcuno che non sono io e che non mi ci accomuno in nessuna maniera. E questo c’è poi; che considera la galassia come fatta da fondamentalmente etnie di uno stesso popolo, etnie di una stessa razza, e non razze diverse, così tanto alle volte da non essere come il corgi e il pitbull, il soriano e il siamese, fondamentalmente lo stesso animale ma come una libellula e un criceto, una lucciola e un pappagallo, e una libellula non potrà mai comprendere un criceto, cosa per un criceto possa essere così importante, cosa viceversa per un criceto possa costituire per la libellula fonte di cruccio, cosa mai un pappagallo sarà mai in grado di elucubrare su quello che una lucciola elucubra mentre vola, e cosa voglia dire volare dimenando delle effimere pleure di cheratina a una velocità tale da poter permettere a chi se ne serve di mantenersi in aria in un punto fermo contro chi muove ali che sono braccia vere e proprie, e che non sarai mai capace di battere al punto da farle agire come l’elica di un elicottero, esattamente come me non riuscirà mai a capire quello che vuol dire essere piccole rane grigie, io sono un armadio a quattro ante che al massimo saprà cosa vuol dire costringere gli altri a comprimersi sui bordi rimanendone asfissiati, riempire metà vagone della metropolitana quando sono solo. Sono due problemi che non possono essere messi l’uno accanto all’altro, e dall’alto della sua grandezza elucubrante riuscirà a capire che quello che sto dicendo è vero. Lei non ha creato uno strumento perché la verità si diffonda, ma perché la verità giaccia per sempre in un sepolcreto.

 

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Sulla Terra c’è una ragione valida per procedere a radere il suolo qualunque cosa io possa incontrare. La televisione. La grande bugiarda, che altro non è che un Omnitrix più grande del suo. Non è vero, Modula (Sergio Fiorentini)?” Modula, uno scimmione albino in colbacco, fino a ora si era nascosto vigliaccamente. Traditore del popolo di Galaluna, Vilgax lo proteggeva senza che lui cambiasse la sua pusillanimità. Lui non parlava, ma accondiscendeva a quello che Vilgax diceva.

 

In Alaska, delle nuove squadre erano arrivate, tre donne una nera, una viola e una bianca, insieme a un ragazzino grasso dai capelli neri e con un piccolo diamante dai colori rosa-rossicci nel foro ombelicale, accompagnata da una coetanea dalla pelle color

 

cioccolatino Ferrero Roché, una bionda dall’atteggiamento ipercinetico e il suo partner, più rilassato e dai movimenti metodici all’inverosimile, manco fosse DJ Jojo di Fur Tv,

 

con, come cimelio inestimabile, un paio di forbici. Perché erano così importanti? Solo lui, Marco Diaz, lo sapeva, e sentiva che non si trattava di materiale fino a quel punto condivisibile. “Potreste andare dove non vorreste” disse mentre, allineandosi a Danny come una coppia di Gorgosaurus che stiano per smuovere il branco nella caccia ai Corythosaurus, stava osservando, con un espressione asettica, tutto quello che gli era stato dato da vedere. Era davvero un gruppo favoloso. Dunque c’era Danny il fantasma con Desiree sua compagna la jinn, Jake Long il leraj, Ben 10, Kevin e l’Incantatrice con Ben, i cacciatori di Shen-Gon-Wuh Oni (Massimo Corizza), Raymundo (Eugenio Martinelli), Kimiko (Valeria Perilli), Clay (Gastone Pescucci), Jack (Diego Reggente) e Wuya (Teresa Eugeni), le tre donne una nera, una viola e una bianca, insieme a un ragazzino grasso dai capelli neri e con un piccolo diamante dai colori rosa-rossicci nel foro ombelicale, accompagnato da una coetanea dalla pelle color cioccolatino Ferrero Roché, lui, ovviamente, al di sotto della lista, umilmente un

 

autoritratto nel grande affresco come faceva Giotto, la sua compagnia, un ragazzo dall’espressione da vecchio re di un romanzo di Tolkein, un autentica anatopia su un volto di qualcuno che doveva ancora vivere prima di assidersi sul trono di Imladris, il corpo con muscoli sottili ma coriacei, i capelli neri simili a una spazzola da autolavaggio nera uscita ammaloratasi dallo scontro con una fresa abrasiva, la sua fidanzata, con i capelli biondi “scolpiti” in un unico tozzo tentacolo, coda di rana pescatrice e vestitini da personaggio per

 

bambine della DUPLOc anni 80, un omaccione senza espressione, vestito come Peter Griffin, che si comportava modello Johnny Depp in Edward mani di forbice, che faceva da “fratello

maggiore” a loro due. Conformemente al decalogo del Team Teen

 

  1. Dare il meglio di sé ogni giorno
  2. Ostendere il proprio massimo coraggio in ogni circostanza

 

  1. Essere veritiero e misericordioso

 

  1. Essere interessante e interessato
  2. Rispettare la natura

 

  1. Ascoltare il mondo in cui mi è toccato di vivere e sottoporlo a inquisizione

 

  1. Di mettere l’Altro al di sopra di me stesso

 

  1. Di essere costantemente un aiuto e un contrattacco per i miei amici, per quelli con cui condivido il mio destino

 

  1. E poi una cosa su Dio di cui non importa a nessuno

 

  1. E rendere il mondo un posto migliore

 

Marco Diaz, agghindatosi di tutto punto, fece vedere le forbici che aveva trattenuto con sé come l’Arca dell’Alleanza suppergiù e ne decantò l’avere una gemma di apatite nel punto in cui le lame creavano il meccanismo a scatto e, fendendo l’aria ostese la sua capacità di fendere, secare la realtà stessa creandovi attraverso sorta di tunnel transdimensionali, che potevano comodamente risparmiarti la strada di fare da camera tua alla cucina (e Marco ammise di averle “preposte” a quello parecchie volte) soddisfacendo la natura parzialmente del bradipo dell’essere umano, ma anche elicitare spostamenti ben più entusiasmanti e altre cose, ancora-o parimenti-più entusiasmanti. Tipo raggiungere altre dimensioni….e qui Marco dovette bloccare

 

qualunque cosa. “Avete visto lo squarcio no? Mentre la secavo da dove veniva intersecata si creavano delle dita del diavolo di platino liquido, per poi a spazio intersecato ostendere al suo interno un cielo simile al grandangolo del corpo di Nissl o di tutto l’umore cefalorachidiano di un affetto da tripanosomiasi africana con uno squarcio del deserto del Kalahari sotto, in cui, per poco meno dei 33,5 m che separavano camera mia dalla cucina, con il tavolo rosa simile al turacciolo di una bottiglia cubista Piombinic, i mestoli appesi come nidi di ragno vespa che mentre mangi

 

conviviato sembra tu abbia un candelabro in testa, o Kumba (Angiolina Gobbi) si è di nuovo messa i suoi amici ortofrutticoli sul sombrero. Era una scemata di itinerario, ma nel frattempo vidi un arnese simile a una trottola che tracciava, avanzando, un minuscolo canale, un solco nel terreno, ma non incocciò mai il mio itinerario, che immaginavo avesse una sua linea tratteggiata come nei cartoni animati, imbattendomi anche in un arnese che sembrava la copertina dell’album Volta di Bjork, o colossali fiale di intrugli in cromie delle più disparate che sgretolavano un terreno già reduce di numerosi terremoti da quello che riuscivo a capire osservandolo da vicino

 

appoggiandomi agli arbusti che incontravo ribollendo alla luce di un Sole che sembrava l’astronave degli alieni di Destinazione Terra! Per poi imbattermi in della sborra

 

infradimensionale che sembrava una bolla di sapone fatta di gelatina verde. Ovviamente non è che incrociai molta altra roba, affaccendato com’ero a rimpinzarmi in cucina. Questo per dire che in quegli intersizi tra dimensioni e le successive portano in mondi in quantità inenarrabile, su cui ve ne sono alcuni che devono restare per noi off limits a prescindere, e che certamente potrebbero avere supereroi desiderosi di unirsi a noi. In conseguenza di ciò, citando il precedente decalogo

 

11) Dare il meglio di sé ogni giorno

 

12) Ostendere il proprio massimo coraggio in ogni circostanza

13) Essere veritiero e misericordioso

 

14) Essere interessante e interessato

 

15) Rispettare la natura

16) Ascoltare il mondo in cui mi è toccato di vivere e sottoporlo a inquisizione

 

17) Di mettere l’Altro al di sopra di me stesso

 

18) Di essere costantemente un aiuto e un contrattacco per i miei amici, per quelli con cui condivido il mio destino

 

19) E poi una cosa su Dio di cui non importa a nessuno

20) E rendere il mondo un posto migliore

 

Postulerò delle regole di massima per quel che riguarda chiunque voglia aggiungersi a noi:

 

  1. Anche se non hai poteri se sei come Skipper Matthews de L’attacco del mutante o Rupert di Il magico Natale di Rupert sei il benvenuto. Avremo bisogno di un Kotaro Hazuki che ci faccia da consulente scientifico
  2. Supereroi da mondi uguali a quelli a cui era abituato Ben Holiday di Il magico regno di Landover, niente in stile Gaya la nuova dimensione dell’avventura
  3. Avere un identità segreta o qualcosa che ci somigli

 

Vi ho già data dimostrazione della forbice. Mi interesserebbe vedere quello che sapete fare voi” “Avrete modo di vederlo voi stesso, Signor Marco”

 

Vilgax, Citrino e Modula non coagulavano un piano concreto per fare della Terra quello che volevano. Vilgax, conquistatore brutale come Odoacre, come il genovese resosi responsabile della fine del più grande impero della storia dell’umanità, da Romolo, con suo fratello Remo allattati da una lupa e che il solo Romolo delegò imperatore Numa Pompilio, attraverso Tarquinio il Superbo, Cesare, Augusto e Vespasiano, lui similmente aveva consegnato un illustrissimo nontiscordardime delle galassie a un oblio di decadenza, che aveva trasformato ben cinque pianeti in deserti e, come già detto, dieci mondi, mondi come la Roma che Glicerio affidò a Augustolo, gli invasori che circumnavigando l’anno 1000 vanificarono tutto quello che Carlo Magno e Liutprando fecero per risollevare l’Europa (mentre

 

naturalmente il continente si stava globalizzando, dall’America e dall’Asia), Lutero e Enrico VIII che trasformarono l’Inghilterra e la Germania in una balena spiaggiata le cui carni rese chewing-gum marcescenti attiravano mosche e saprofagi, la Francia degli illuministi dove i vandeani venivano massacrati, il Messico e la Spagna dove i Cristeros venivano falciati con la stessa inerme generosità di un branco di Propalaeotherium che venga caricato dalle mascelle da Suchomimus di un Andrewsarchus, i principali paesi del Primo Mondo (America settentrionale, Italia, Francia, Inghilterra) durante gli anni 60-70, e che avrebbe devastato anche la Terra servendosi eventualmente di quei mezzi di comunicazione che tutta la Terra reggevano nelle loro callose, unghiute e enormi mani di Dinopithecus del Pliocene,

 

mentre Citrino voleva vendicare gli Xipehuz di cui racconta J.H.Rosny-ainè,

 

 

Modula perseguire gli stessi desideri di dominio di Vilgax, ma con un atteggiamento più subdolo e implicito, maggiormente degno di un Erode o di un Seiano, di un Saladino, Richard Vollraths, Carlo V, Clemente XIV, Teillard de Chardin, Shoko Asahara, Mauro Biuzzi, e perché giungessero a un accordo fu necessario che intervenissero altre forze in campo, unificatori di forze tra loro conflittualmente contrapponenti come Arthur Eddington il Grande Coagulatore delle forze che reggevano L’universo. Van Kleiss (Massimo Bitossi) e Vlad Plasmius (Ivo de Palma) si erano trovati l’uno dentro il territorio dell’altro, come un coyote che una mattina

 

si trovasse in terra di coguari. Naturalmente si sarebbero saltati al collo come il rigario di Stranalandia, “che dopo i combattimenti mortali con i suoi simili si traccia un recinto nel quale spergiura di morirci lì solo lui” ma Van Kleiss rimase interessato da un vampiro vecchio stampo, di quelli di cui raccontavano Bram Stoker (Dracula), Sheridan Le Fanu (Carmilla), Lev Tolstoj (Wurdalak) che poteva suggerirgli un

 

paragone con gli EVO. Succhiare sangue, trattare altre specie come un bottiglione di Sunny Delightc ambulante è qualcosa che obbliga il vampiro, Dracula (Bela Lugosi), Carmilla (Corinna Harney), Wurdalak (Udo Kier) che sia a trattare la “preda” con delicatezza. Infatti niente sangue=niente happy hour. Quindi sanguisughe, lamprede, pappataci, fringuelli vampiri e pipistrelli vampiri si sono dovuti evolvere affinché piuttosto che l’atteggiamento di un Godam che cadi addosso a un castello a scivolo gonfiabile esaurendone tutta la riserva d’ossigeno dovessero avere l’atteggiamento del Beppe Tosco dei rubinetti Zucchettic o quello dell’Iff di Harun e

 

il mare delle storie di Salman Roushdie, prendendo solo l’indispensabile. Come raccontava Primo Levi in La sorellanza della palude, la nobile sorellanza dei

 

Clitellata non può permettersi quelle che si gonfiano il raccoglitore fino a vomitarne via l’emoglobina della quale si sono satollate rotolando su loro stesse come macigni errabondi, o a doverne digerire il surplus galleggiando sull’acqua putrida degli acquitrini che certamente non sono la purissima acqua di fonte di Lourdes e il santuario della Madonna dello splendore di Giulianova come grottesche boe viventi o come l’ancora più grottesco Mung Ungler del pianeta Lactra VII, pertanto il bere non dovrà eccedere le loro capacità. Era maledettamente interessante studiare scientificamente una creatura che dipenda dalla successiva, studio che aveva già

 

cominciato a sviluppare, chiuso in un laboratorio che al confronto la bottega di Mr Wing è l’astronave dell’episodio di Paolo Villaggio di Io tigro lui tigre egli tigra di

 

Giorgio Capitani, concentrandosi sugli ajolote, leoni, stelle di mare, tinami giganti, rane e conigli, nonché esseri umani, Breach (Federica de Bortoli) per antonomasia. Aveva già cominciato a influenzare l’evoluzione degli E*V*O per creare dei vampiri, Dimà, K’aralez, Alfasida, Esfwr, Midrab, ma Vlad era pura Transilvania al 100%, e

 

l’osservava, straniato e con la stessa aria d’angoscia di Bud Spencer in palestra dopo aver umiliato Rafael Albaicin al luna park in Altrimenti ci arrabbiamo, per poi

 

assumere una posa più cupa, stringendo il corrimano con fare orgoglioso, come il comandante di un sommergibile guarderebbe il suo immane vascello subacqueo che accusa gli ultimi ritocchi, rifiniture e brizzolature prima che la sua mole, di svariate tonnellate lorde per centimetro cubo, incontri il principio della leva d’Archimede e si veda chi reggerà come Climene con il mondo sulle spalle o chi come Narciso verrà trascinato giù nell’Yliki, accogliendo con gesti lenti e narcolettici come quelli dell’Imperoratrix della saga dell’Incal o della Parm di Kaiba, volendo fare un impressione di routinaria magnificenza sul venuto di cui ancora nulla gnoseologicamente aveva munto, mentre Vlad si era stranamente acclimatato, senza che Van Kleiss venisse considerato. La cosa corrucciò Van Kleiss che si sentì snobbato, eppure fatiscente fatiscendo quel posto era il suo castello, e glielo si doveva riconoscere. “Posto parecchio fatiscente” “Scusa ma non si è reso conto che io sono qui? E oltretutto sono io qui quello che regge la baracca! Un non si vuole degnare a darmelo?” “Scusa, è che non mi rendevo conto della presenza di esseri viventi in questo posto” “COSA? Io ti sembrerei incorporeo? Non sarei vivo ai tuoi occhietti da moscerino della frutta? Guardami! Guardami! Qui il non-morto sei tu! Ah, stupida tecnologia fregata a Gabriel Rylander (Marco Mete)! Quello a un certo punto si era addirittura messo a indagare su fantasmi e creature

 

come lei. E voleva passare a sperimentare i suoi naniti su creature come gli Eldila di Lontano dal pianeta silenzioso di C.S.Lewis o i plutoniani di La peri rossa di Stanley

 

Weimbaum, cosa che io ho continuato a fare, facendoti arrivare qui. Dovresti essermi riconoscente” “Effettivamente faccio ammenda per non essere stato in grado di vedere dove Lei, Illustrissimo, fosse. Ma questo posto è così fuori dai miei schemi che dovevo prima capacitarmene. A proposito, com’è vivere con un guinzaglio d’oro al collo scollegato da chicchessia?” “E’ una tana provvisoria, il mio obbiettivo è ben altro, sono i laboratori Rylander. E’ dove vive il ragazzo che ha

 

portato via con sé uno dei miei E*V*O, Breach, ed è anche il posto che mi spetterebbe. E il motivo per cui ti ho, ahem, traslato qui è che se quelli lavorano su

 

E*V*O fondamentalmente organici, in massima nati da contaminazione nanita su animali, io avrei portato la cosa ancora più oltre, più lontano di loro e le cose si

 

sarebbero messe in modo che il sorpasso non sarebbe più stato riguadagnato. Creare E*V*O che non fossero di carne e sangue, in poche parole, che fossero

qualcosa contro cui nessuno preconizzava si ci dovesse mettere all’erta. I mostri

 

che vengono definiti E*V*O sono fino a questo punto stati animali modificati come quelli del Rebo di Saturno contro la Terra di Cesare Zavattini o quelli del Cesar Romero di Latitudine zero di Ishiro Honda, leoni a tre teste, ajolote grandi come

 

locomotive da manovra e con il corpo cosparso da incrostazioni minerali, uccelli atteri simili a quelli che, nel Paleogene, rappresentavano il vertice delle catene alimentari, messi in discussione solo dalle tigri dai denti a sciabola (Smilodon, Homotherium) in Sudamerica (mentre in Nord America erano solo i mammiferi a occupare il vertice della piramide, oltre che con i grandi felini con i canidi come l’Aelurodon e i plantigradi come il Pararctotherium), i bizzarri “vombati assassini” in teoria dello stesso genere del tilacino e del diavolo della Tasmania in Australia (Thylacoleo) e i sauri di dimensioni elefantine per i quali gli aborigeni venuti, si millanta, dal mar di Timor erano solo delle barrette Tim Tamc, spesso attaccando con le tattiche di un mostro di Gila dell’Arizona o di un idrosauro crestato delle Filippine i vombati grandi come elefanti Diprotodon, i canguri due volte più alti di Kareem Abdul Jabbar Procoptodon, gli emù simili a droidi della 209esima serie

 

OCPc Genyornis, in versione carnivora Dromornis, le tartarughe sul cui carapace un aborigeno avrebbe potuto costruire un igloo a capanna Meiolania (Megalania) ma anche uno Sphenacodon con la testa torta di 190° e con dei colossali cristalli di selenite al posto di un braccio sembra ormai routinario per loro. Ma cosa succederebbe se riuscissi a instillare i MIEI di naniti in del cristallo vivente, come

quelli descritti da Stanley Weimbaum in La peri rossa e da Peter Miller con I tetraedri dello spazio, o se ci riuscissi con creature di plasma trascendentale e intangibile, come gli Eldila di Lontano dal pianeta silenzioso di C.S.Lewis o le Lenti e

i Lensmen del ciclo degli Uomini-Lente di Edward Smith? Non avrebbero niente da

 

contrapporvici. Creature minerali come gli Horta del planetoide Janus VI o gli extraterrestri di Cristalli sognanti di Theodore Sturgeon non verrebbero cacciati

 

come selvaggina qualunque, non assisteremmo ipoteticamente a scene come quella immortalata da Max Klinger di Neanderthal che cacciano centauri, ma sorta di “balenieri terrestri” a metà tra Windwagon Smith e La rotta verde di Philip Josè Farmer con cannoni che abbattono ammassi di pietra e calcantite, qualcosa che metterebbe l’uomo-QUEGLI uomini-in vera difficoltà. E cacciare fantasmi mutanti nanotecnologici? Non per gloriarmi, ma è un idea così folle da essere geniale. E alla fine del mio lavoro su quell’arnese, ho un vampiro in casa. O nella mia roccaforte, questa decisamente non è una casa. Siccome di tutto ciò che riguarda il sovrannaturale non ho nessun idea e nessuna conoscenza se non quella che si era

 

fatto Pierre Falconnet su Lourdes solo per poter architettare la sua versione del Protocollo dei savi di Sion di Hermann Goedsche e millantare che le apparizioni

 

mariane fossero solo un trucco, un inganno, un complotto che avesse eletto a fulcro una sciacquetta 24enne a malapena capace di scrivere, vorrei poter incontrare il mio Vittorio Messori, lei, di cui ancora non conosco il nome” “Plasmius, Vlad Plasmius. Dunque mi avrebbe richiamato qui perché da me Lei venga istruito sopra

 

i cosiddetti ectoplasmi giusto? C’è da sapere, da par Suo, che il mondo paranormale e metafisico, in senso di <dopo i libri di Aristotele sulle trattazioni della natura in quanto dimensione fisica> che universalmente ormai designa quella speciazione

 

paleobiologica della filosofia su tutto quanto sia trascendentale, quindi anche su quella che Pietro Kolosimo designa cioè dimensione incognita.

 

Vampiri, djinn, fantasmi propriamente detti, streghe, apparizioni di donne misteriose ritenute dee, tutto questo è metafisico.

 

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Il vampirismo è un espressione del parassitismo. I parassiti, per quanto sgradevoli possano sembrare a prima vista, sono in realtà organismi estremamente affascinanti, e per più di un motivo. L’evoluzione li ha portati, nel corso dei millenni, a modificare la propria struttura tramite adattamenti unici e inediti. Vivere all’interno del corpo di un altro animale, infatti, non è affatto un’impresa da poco: il parassita deve fare i conti con la temperatura corporea dell’ospite, la pressione osmotica, gli enzimi digestivi, le risposte immunitarie, l’assenza di luce e di ossigeno. Spesso questo significa sacrificare alcune capacità, come quelle sensoriali, nervose, di movimento oppure digestive. Per ridimensionare le comuni fobie, si ricorda anche che la maggioranza dei parassiti non arreca danni letali all’ospite, dato che ucciderlo andrebbe contro gli interessi del parassita stesso. Si comincia imperciocché con la sanguisuga, più corta di un centimetro sebbene ve ne siano esemplari che raggiungono 47 cm di lunghezza, anellide la cui bocca è scappucciata a ventosa e contiene zanne cheratinose che perforano la pelle e permettono che il sangue venga succhiato. Vivono negli acquitrini e in medicina sono usate per i salassi, per curare cheratosi e voglie di fragola.

 

 

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Le zecche sono aracnidi, non insetti né più né meno come non lo sono ragni, scorpioni e acari, nonostante comunemente s’induca in prolusioni di tal fatta, ma completamente fuorvianti e fuori luogo. Infatti in genere gli aracnidi non possiedono elitre e pleure, possiedono 8 zampe contro 6 e il loro esoscheletro tronca bruscamente con l’opistosoma, cioè la sacca per ragnatele. Zecche e acari non tessono ragnatele, ma il loro corpo è come quello dei ragni. Sono tra gli aracnidi più piccoli, e a maggioranza, esulando dagli acari, sono ematofagi. In genere si trovano nei campi d’erbacce, motivo per cui d’estate si mettono i pantaloni lunghi se si va in montagna o in campagna, proprio per non ostendere pelle facilmente perorabile dalle loro proboscidi.

  

 

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I pidocchi sono anopluri, insetti non dotati di ali che, per la maggior parte, sono parassiti dell’uomo. Si attaccano a estese porzioni coperte di vello, sacche testicolari e cuoio capelluto in primis. Non mancano pidocchi delle ascelle e dell’ano, ma finora non li si è scoperti, sebbene entrambe le porzioni di peli del nostro corpo offrano ottima alcova a eventuali sub-specie. I pidocchi sono abili arrampicatori e si nutrono di sangue, succhiato direttamente dal cuoio capelluto. Organizzano le loro nidiate sia a terra, al livello dell’infundibolo, che più in alto, tra le fronde propriamente tali. I pidocchi non dipendono dall’igiene di chi né è assalito, non possono passare da una testa a un'altra, non sono pulci, hanno bisogno che uno non sia Joe Satriani o Popa Chubby degli Screaming Mad George

 

per prosperare certamente, ma Howard Hughes o il cugino It non rappresentano per forza una Mecca per loro.

 

 

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La pulce è un oligoneottero, ordine a cui appartengono i coleotteri, le crisopee, le api, le tipule, le mosche mediterranee della frutta, le mosche scorpioni comuni, le vanesse antiope. Ha le zampe anteriori fortemente sviluppate, in modo da poter eseguire salti ragguardevoli se messi a paragone con le sue dimensioni e quelle universali del mondo che la circonda. Prende di mira i mammiferi in generale, ma esistono anche pulci degli uccelli. Nel 1600 era il veicolo principale della diffusione della peste, e oggi la  salmonella.

 

 

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Il pappatacio è un un oligoneottero, ordine a cui appartengono i coleotteri, le crisopee, le api, le tipule, le mosche mediterranee della frutta, le mosche scorpioni comuni, le vanesse antiope. Somiglia a una zanzara e trasmette la dengue mediterranea.

 

 

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La lampreda è un pesce sia marino (P.Marinus) che terrestre (L.Fluviatilis) che si nutre del sangue dei pesci e delle creature che riesca a avere a portata di bocca sollevandosi dal greto e della sabbia.

 

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Neanche gli uccelli sono immuni alla mia sete di sangue. A, scusami, stavo qui che

assaggiavo la tua fronte” “Sì, è come avere una delle creature di cui stai parlando

 

attaccatami in testa e, peggio ancora, pesano tutte e due 75 Kg e hanno la voce del

Colonnello Mustard di Signori, il delitto è servito6” “Che ne dice di una pausa pranzo?”

 

“Vlad, mi sento un pesce fuor d’acqua accompagnandomi a te” “Beh, non vedo perché da un Pizza Hutc in Grayton Street uno non possa desinare vestito con così tanta eleganza. Anche l’occhio vuole la sua parte” “Direbbe questo anche un attrice porno alle prese con un hot dog nel retrobottega di un Hot Dog on a stickc. scusami, ma desteresti sospetto già in una gelateria. E poi attento che tutto con quel tiro da damerino se ti sporchi con quel trancio funghi e salsiccia sei distrutto” “E tu cosa mi dici?” “Io la mia margherita la sto mangiando, ma ho vestiti che il ceto medio qui indosserebbe, mentre almeno che tu non sia Patrick McGoohan tutti ti osservano in

 

modo peculiare. Ecco, qui ho fatto il pieno. Volevo dire, non per farti il terzo grado, ma susciti più attenzione della figona di Il grande baboomba di Adelmo Fornaciari, e

 

siamo ricercati” “Da chi?” “Il sottoscritto da Blanco Domino (Fabrizio Temperini), sicuramente te da Max Tennyson, il più grande bracconiere di entità sovrannaturali in una discendenza che accomuna George Shaw, Carlo Linneo, Herbert Wendt, Piero Kolosimo. Dimmi se sono in torto” “Mi dava la caccia Maddie Fenton, o meglio lo farebbe se non fosse morta in un esperimento che, a dire di quello stesso Tennyson, avrebbe potuto causare sul lungo termine infiltrazioni ectoplasmatiche

 

su larga scala. La comunità scientifica minimizzò ritenendo si fosse solo disintegrato un sincrotrone, ma il catastrofico scenario di Caverna nel tempo di Rex

 

Gordon venne tralasciato, implicitato, si disse che la fisica poteva dormirci sopra a quel vizio di forma. Ma non quel Tennyson e nulla di quello che è veramente successo, un vizio di forma ma uno di quei vizi di forma che arricchiscono le case automobilistiche con la creazione di armature per proteggere i terrestri da piogge

 

letali (o comunque concussive) di meteore della stazza di chicchi di grandine (protection), che portano a sintetizzare il farmaco contro l’aporia di vivere responsabile del suicidio (straight to the West), a creare esseri umani già adulti mediante ingegneria genetica (the synth people), a far equivocare gli alieni su chi

 

siano i veri padroni del pianeta (saw from far away), a dotarci di lampeggianti rossi per educarci sui periodi di temperatura basale delle nostre mogli (red lights),

 

a creare una uni-mente come quella che regola la sopravvivenza dei Vineani su un pianeta che deve affrontare un suo personale Eocene in I tre soli di Vinea conglomerando le reti telefoniche (with a good purpose), a creare bombe

 

atomiche tascabili (knall), a dettare specificazioni per l’essere umano (our merry specifications), a creare giochi da tavolo che creano rappresentazioni astratte del

 

mondo mentale della persona che, modello bocca della verità di Virgilio Grammatico, metterà la mano in un apposita fessura (psychophant), a costruire

veicoli guidati in remoto che distribuiscano latte su villaggi sudamericani

(Recuenco, the nurse/Recuenco, the Rafter craft), a far nascere un bambino con

 

un tatuaggio pubblicitario sulla fronte dopo che i genitori, a fini di sopravvivenza economica, l’hanno portato nello stesso punto del corpo (written on the

 

 

 

  • Martin Mull è il doppiatore originale di Vlad Plasmius. Attore, ha recitato oltre che in Signori, il delitto è servito di Jonathan Lynn, adattamento filmico del gioco da tavolo Cluedo, anche in Mrs.Doubtfire-mammo per sempre, Una promessa è una promessa e lo special natalizio di

 

Richie Rich. In Italia è doppiato da Paolo Poiret, mentre nel cartone da Ivo de Palma, tra l’altro Nick Fury nella serie animata degli X Men degli anni 90, Mahoney in Scuola di polizia, Thor nelle serie animate Marvel degli anni 90, Mirko di Kiss me Licia, Toki nei film di Ken il guerriero, Jotaro Kujo nell’anime di Le bizzarre avventure di Jojo

forehead). Infatti dopo quel fattaccio ho sentito che entità ectoplasmatiche hanno rinvigorito le loro frequentazioni mondane, che mellifluamente persistono, in modo più tenace di quanto persistessero precedentemente, a il mondo che un tempo fu loro proprio. E credo che anche tu lo sappia” “Avevo saputo che un esperimento di fisica quantistica svoltosi sull’isola di Adak nell’arcipelago aleutino non era andato esattamente come da piani. Ma non conosco molti altri dettagli” “Semplice: Maddie Fenton stava sperimentando con un sincrotrone, con suo figlio Danny presente, e lui si è beccato un esplosione in pieno mentre la stessa ha ucciso la genitrice, i dettagli non li conosco. Neanche a lui so com’è andata, hanno solo controllato il suo sangue e è emerso fosse legata a quell’adolescente, di cui non ho mai più sentito parlare. Poi ho cominciato a vedermela brutta con quel ragazzetto indisponente con la moto scurreggetta con i capelli ossigenati chiamato Dan qualcosa” “Non ne avevo mai sentito parlare” “Adesso credo di sapere come si chiami, Danny Phantom. Non uno dei nomi più brillanti che si possano elucubrare non credi?” “Non certo tra i più pindarici. In ogni caso più mi è dato, elargito di riflettervi, più mi è evidente il nostro incontro non essere frutto del caso. L’essermi appropriato di quel macchinario dell’Organizzazione Providence che sembra uno

 

degli anelli a balzo iperspaziale di Empress Θ ha esattamente voluto, fatto in modo che sa vans Ça dire, noi due ci incontrassimo nel mio terreno, nel mio

 

termitaio, com’è altresì evidente” “Io onestamente ero là, che facevo il vampiro, cose da vampiro, vampiro normale, straight vampire, e di punto in bianco dall’altra

 

parte gli dei di Jamie Uys7 giocando con i quanti mi obbligano a trovarmi in questo posto, e se sia peggio o meglio di quello che successe a Joseph Schwarz o al Lessingham8 non ce la faccio a dirlo. Caso? Ammettendo che l’evoluzione avvenga per caso e necessità, anche il ben più che benevolente Ramnete sarebbe ucciso ben più che dalla spada di Niso dal vedere come l’Archaeopteryx , nella Laurasia del Giurassico, venne su già in grado di volare al punto che questa sua capacità divenne l’ultimo motivo di costernazione per i Dimorphodon e i Gallodactylus che volteggiavano sopra Solnhofen, senza che nel carolingio Triassico vi fosse stato modo di rinvenirne il becco tra le zanne del Lystrosaurus, le sue penne tra le squame del Terrestrisuchus, il suo tubare tra il ruggito dell’Ornithosuchus e il gracidare del Peteinosaurus, come potessero l’Ambulocetus e lo Zeuglodon condividere il mondo se uno, la fosse predecessora del , o il follemente intricato albero genealogico della specie umana, e tutte le mirabolanti spiegazioni per ovviarne all’arzigogolatura. In realtà avrei voluto trovarmi un simile che contribuisse ai miei piani, è stato solo il suo agire di testa che rappresenta motivo di acredine, non il fatto che potessimo avere opinioni e desideri divergenti. Anch’io ero a conoscenza dei naniti, ai quali però mi ero

 

avvicinato inizialmente con scetticismo. Onestamente non ritengo servano sciami di astronavi come quelle di Atragon o colossali mostri ameboidi come quelli di The flesh eaters per fare piazza pulita di ogni cosa che tu ambisca a possedere. E poi

modestamente, una volta che avrai ridotto tutto a una svendita esclusivissima di

 

macerie, di che cosa sarai signore e padrone? Mi basterebbe entrare in un grattacielo per uno di quei del Choji Suitengu di Speed grapher,

 

 

 

  • Riferimento a Ma che siamo tutti matti? Di Jamie Uys, in originale The gods must be crazy, cioè Gli dei devono essere folli

 

8 Citazioni a Paria dei cieli di Isaac Asimov e Il serpente Ouroborus di Eric Eddington

 

squarciargli l’omoioideo superiore, e dire poi che si è defenestrato, tanto in un dolmen del genere un vetro in frantumi desta meno ubbie della maturazione di un

 

comedone sulla tua schiena mentre sei seduto in treno. Non sottovalutare il potere delle piccolezze. Come scrisse Thomas Eliot? Così il mondo finisce: non con uno schianto, ma con un lamento. E guarda cos’hanno provocato i germi dai quali ci

 

profiliamo, intere civiltà crollate a causa loro. La muffa che da Phobos invade la Terra progressivamente in Space master X7 di Daniel Mainwaring, i cristalli alieni a

 

cui basta acqua dolce per crescere in capo a una notte in un grappolo che sopravanzi la fattoria presso cui sono venuti in La meteora infernale di John Sherwood, il corpuscolo unicellulare Atom di Atom il mostro della galassia di Ishiro Honda, Guilala di Odissea sulla Terra di Kazui Nihonmatsu. I naniti sembrerebbero

agire allo stesso modo, ma ancora non ne ho un idea puntigliosa. Me la elargiresti?”

 

“L’uomo ha creato innumerevoli macchine, ciascuna delle quali venne concepita per un lavoro ben preciso. In meccanica l’operazione che una macchina svolge si chiama lavoro. Anche una molla è una macchina, perché accumula energia e se ne

serve per il lavoro. Possiamo sancire quest’equazione, con i termini M, macchina, L,

 

lavoro, E, Energia. In meccanica l’operazione che una macchina svolge si chiama lavoro. Anche una molla è una macchina, perché accumula energia e se ne serve per il lavoro.

M=E/L

 

Quindi una macchina come una molla da materasso produce il lavoro di una spinta di 2 mm su 160 Kg di peso per 60 Kg di peso effettivo. Cioè: se sono un ciccione di 60 Kg il mio materasso per la spinta di Newton mi spingerà in avanti di 2 mm (cioè la molla si allungherà di soli 2 mm). Passaggio da peso a distanza. Abbiamo creato macchine per spostarci, per spostare, per andare dove non andremmo altrimenti.

 

 

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Ora: hai una vaga idea di quante operazioni mediche diventerebbero semplici come quei processi automaturgici quali la ricrescita della coda delle lucertole e la ricrescita dei denti degli squali, si millanta addirittura essi non possano patire il cancro se usassimo macchine a quelle dimensioni? Per questo Caesar Salazar istituì il Progetto N, che giunse a realizzare i naniti come l’intendo io. i Nanites sono piccole macchine che operano a livello microscopico, si trovano all'interno di ogni essere vivente, o arrotondando per difetto possono interagire con la materia vivente con successo, di norma i Nanites sono completamente inattivi e inoffensivi, ma, dopo la loro attivazione, mutano le caratteristiche biologiche e fisiologiche del loro ospite, "donando" tratti grotteschi e/o abilità speciali. Le creature che, contaminandosi con i naniti hanno subito lo stesso destino di Gezora, Ganime e Kamoebas vengono chiamate EVO, e oltretutto sono financo una forma di vita magnetica, come i Ferromagnetici di La morte della Terra di

 

J.H.Rosny-ainè, Infatti, con un magnete sufficientemente potente, è possibile strapparli

 

 

letteralmente dal corpo, uccidendo così l'ospite.

 

Quando i Nanites sono presenti in grandissima quantità, appaiono sotto forma di gas marrone.

 

Queste nanotecnologie hanno un potenziale immenso. E, ovviamente, ne conosco appieno il senso di quel complemento oggetto. Sono sfere con numerosi cilindri che si ergono dal corpo centrale. Sono vulnerabili al magnetismo come il Polymeth di Hurricane Polymar, e ben lungi da me avere calamite in casa. Poi c’è il mio personale bue sulla ferrovia, Rex Salazar” “Niente che competa con il mio Danny Phantom” “Aiutiamoci, nanotecnologico e vampiro contro fantasma contro il vampiro e nanotecnologico contro il nanotecnologico. Il tuo Danny contro di me e il mio Rex contro di te. Rex può trasformare sezioni del suo corpo con i naniti, assumendo queste specifiche forme:

  

 

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a) la T.A.T.A è una possente spada, che può anche trasformarsi in una fresa

 

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b) Le sue braccia bioniche. Dio, non desidereresti mai vederteli arrivare in faccia!

 

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Ah, posso elucubrare di saperlo

 

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  1. Le sue gambe bioniche. Possono fargli fare salti pazzeschi, quelli che il dottor Hackensack compirebbe nel Mondo Obliquo a cui l’Obliquomo li elicita di entrare e di navigare, e se ti dovessero cadere d’atterraggio in testa di nuovo non vorrei essere là al tuo posto

 

 

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Non ne voglio parlare, anch’io ne ho patito le conseguenze

 

 

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  1. Un jetpack metà elica metà motore a reazione che estende il suo dominio

 

antigravitazionale, dal cambio di configurazione alle [Mach Wing], dal semplice saltare al

volo irrefrenabile.

 

 

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  1. La sua moto volante, ottenuta modificando le sue gambe, tipo Buzzsaw Girl dei Defenders of Dynatron City

 

Gli EVO che ha combattuto, quelli che gli ho lanciato contro Ça vans sa dire, erano come già detto creature di provenienza organica, ma adesso sento la necessità di passare un piano più in alto di fin dove sono stato finora. A tal proposito, nell’isola di Ĉirinkotan, nell’Oblast’ di Sachalin, nell’antico vulcano di Ĉirinkotan ormai addormentatosi senza segni manifesti di una nuova, probabile attività, rinvenni l’uovo di una specie di creature mostruose, quelle che i criptozoologi definiscono OGNI, Organismi Giganti Non Identificati, degli invertebrati che hanno lasciato come loro sudari degli esoscheletri lunghi fino a 20 m la cui chitina è la stessa resistenza della tormalina, e per di più era composto per il 50% di eliotropio, un calcedonio quarzifero, unito a della glauconite, un gruppo della mica, il cui aspetto sembrava un incrocio tra la scolopendra, la scutigera e la forbicina. Le mascelle mi avrebbero potuto tagliare a metà con un solo morso, e il resto sarebbe stato sbranato dalla coda, un autentica seconda bocca. Aveva 26 zampe, e le ultime erano delle tenaglie simili a quelle della mantide religiosa. Aveva lasciato della pelliccia bianca, sul/nel pronoto, come quella delle falene. Puzzava d’acqua di mare messa in un catino e lasciata a sé stessa nella tua soffitta. I denti erano ancora trasecolanti di un acido che non offendeva né corrompeva la tormalina, ma l’odoraccio sembrava quello delle scatoline di sigarette. Che, assommato a quello della pelliccia, mi faceva venire la labirintite e un principio d’ematemesi. Il nido che covava prima che la morte sopraggiungesse, forse per

 

l’intossicazione da nube vulcanica (la morte di un Puzzones, piangete), era composto di fredde supposte da dinosauro verdi e nere. Ciononostante, raccogliemmo uno degli ovoidi, e, nel mio laboratorio, cominciai a sperimentarvi. Prima lo riscaldai, e ne vidi il contenuto, o quella finestrella sulle confezioni più mastodontiche delle Micro Machinesc, assunse un colore sanguinolento, un rosso polposo, cardiaco, che, ma credo fossero allucinazioni ottiche, variava di dimensioni pulsando come la schiena di un rospo del Suriname, ma ripeto, potevo essere io che equivocavo. Subito dopo, procedetti a sottoporre l’uovo a test più inquisitivi, come il bombardamento per un ora di radiazioni da plutonio. L’uovo emetteva uno stridente suono metallico, come il rumore di un citofono abbassato di un ottava e alzato, contemporaneamente, di una decima. Lentamente, l’uovo cominciò a lacerarsi, collassando su sé stesso, mentre liquido verde acido trasformava il mio banco da lavoro in una spugna asciugatasi, o in del corallo scolpito, finché una matassa verde e nera con 26 zampe non cadde e si rilassò, mostrando una neotenia di quella specie di insetti infernali, perché nell’uovo aveva continuato a crescere. Era sgoccioloso di quel reagente chimico verde e dovetti far sì che fosse un robot a raccoglierlo, perché se l’avessi toccato la mia pelle si sarebbe ossidata. Lo feci chiudere in una gabbia, le cui sbarre d’acciaio non venivano intaccate dall’acido, se non per una superficiale ruggine, simile a quella dei pali con i divieti ai bagnanti. Ovviamente, sperimentai i naniti su di lui. Eccolo!”

 

La gabbia mostrava una profonda stanchezza, se fosse stato un essere umano avrebbe russato della grossa, e dietro di lei la creatura, con il carapace rinforzato e con una gobba continua per tutta l’estensione dall’ovopositore al clipeo armata con spine simili a quelle di un istrice americana, la parte superiore del carapace, corrispondente al mesoepisterno con un pronoto estremamente allungato, e ali, come quelle di un grillo,

 

vibravano dolcemente sotto di esso. Aveva zampe superiori allungate e con una tenaglia alla fine, come quelle del mostro di Terrorvision, e la testa era più lunga, a metà

 

tra un gaviale e un pellicano. “E la cosa più stupefacente è che è un minerale. Il suo corpo mostra delle escrescenze cristalline, sembrano lame di vetro conficcategli nella pelle, ma in realtà hanno la regolarità e la geometria di un grappolo di calcantite. Se si avvicina a un fascio di luce concentrato questi si smonta in un arcobaleno in cui, oltre ai tradizionali rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e violetto anche le fusioni dei suddetti colori, come in un caleidoscopio spettrografico: vermiglione, arancione, giallo, magenta. Ho messo naniti dentro un cristallo di opale, dovresti portarmi in trionfo. E dimmi, su addirittura qualcosa senza , come i naniti reagirebbero?” “Non reagirebbero e basta, non c’è niente a cui possono attaccarsi” “Ed è qui che ti sbagli.

 

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L’aria è composta da molecole e atomi, come lo sono l’acqua, che possiamo distintamente vedere e tutto ciò che è solido, e solo perché non hanno legami strutturati non vuol dire che siano apeiron. Puoi guardare l’aria al microscopio.

 

I due componenti principali e presenti in quantità maggiori nell’aria che respiriamo sono l’azoto e l’ossigeno, a cui possiamo aggiungere anche l’argon. La rimanente composizione aria

 

  • rappresentata da gas minori, tra cui l’anidride carbonica, che come vedremo sono fondamentali per determinare la qualità dell’aria che respiriamo. La rimanente parte dell’atmosfera è composta da altri tipi di gas, presenti in quantità decisamente inferiore

 

rispetto a quelli appena descritti. Tutti questi gas compongono infatti, insieme, lo 0,1 % dell’aria che respiriamo e all’interno di questi troviamo gli inquinanti atmosferici, che

 

rappresentano un pericolo non solo per l’ecosistema ma anche per la salute umana. Tali inquinanti sono:

 

 

  • I gas serra (anidride carbonica, metano e clorofluorocarburi) responsabili dell’effetto serra;

 

  • Gli ossidi di azoto, responsabili delle piogge acide;

 

  • I composti organici volatili (idrocarburi ecc.) prodotti dai trasporti e dall’utilizzo di

 

solventi, responsabili di diverse patologie polmonari. Avresti mai detto che nell’invisibile c’è un microverso così ricco? I naniti possono virtualmente essere

 

rimpiccioliti indefinitamente, o a seconda dei tuoi desideri. Naniti possono navigare raggiungendo le stringhe, posizionarsi sulla superficie degli atomi, avventurarsi attraverso le complesse strutture delle molecole, tutti quei pentagoni e esagoni che sembrano illustrazioni di Michael Howatson, spostandosi nel citoplasma e ricombinando a loro piacimento gli organuli, e certamente non avrebbero ubbie a agganciarsi a molecole d’aria, e a farle organizzare per rendere l’aria solida. E un fantasma ne trarrebbe lo stesso vantaggio. Poi comunque un vampiro è una creatura , lo dovresti sapere che un vampiro è a sufficienza da farsi trapassare da un paletto di frassino, o di farsi palpare le bocce

 

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  • Se femmine, e avere dei naniti nel corpo ti avvantaggerebbe di sicuro….” Ma Vlad Plasmius lo sbatté a terra schiacciandogli la fronte, mentre aveva mutato il suo aspetto in quello di un vampiro dalla pelle blu annegamento, che ansava contro di lui. “Non intendo farti diventare una comune cavia, e, te lo ripeto, il fine del mio esperimento con il portale non era neanche lontanamente catturare Smaug nei

 

panni di Morgoth, ma sondare quel mondo oltre i limiti della percezione che anche l’Organizzazione Providence si accinse a navigare, e sebbene non vi sia casualità in quello che a me e a te è successo, non mi aspettavo che una creatura così nobile incrociasse le mie vie. E saresti un trattato di favore, considera i naniti come un trattamento estetico, un massaggio shiatsi, un metterti un brillantino al dente, o una plastica facciale per eliminare le zampe di cornacchia. Credimi, qui nessuno farà cavia di nessuno” Van Kleiss venne lasciato, e sembrò che l’aver avuto la testa là là per essere spappolata non l’avesse tanguto in nessuna maniera, anzi, sembrava al parco acquatico e che si stesse tuffando in uno scivolo. Infatti, alzatosi, si stiracchiò e si massaggiò la testa con fare da architetto che ha appena fatto il giro della casa che ha appena finito di costruire, e indicò a Vlad Plasmius le complesse apparecchiature per l’iniezione a base di naniti. Sembrava la Moebius del Metron di Nuova Genesi, con un complesso macchinario elettronico dietro il poggiatesta, reso ergonomico come una sedia da terapia del William Hurt di Stati di allucinazione, su cui Vlad Plasmius si adagiò venendo “guardato” attraverso un fuoco prospettico distorto come David Bowie nel video di Space oddity, con Van Kleiss sicuro di sé, con nelle mani il potere di un Dio. L’operazione andò a buon fine, e Vlad Plasmius, come Van Kleiss ai tempi che furono, si sentì un universo intero brulicargli appena già nello strato granuloso, senza però che quello che riuscisse a fare Rex Salazar sembrasse già essere in grado di poter essere da lui replicato. Era strano, ma Van Kleiss sembrava non l’avesse deluso. Sentiva i naniti attraversare il suo umore cefalorachidiano come il messaggero pietrificato dal mago Burk (Carlo Romano) di La rosa di Bagdad di Gino Domeneghini, calda palude vaporosa in cui dal frigidarium dell’apparato vestibolare si passava al calidarium dell’umore cefalorachidiano, che aiutava le vittime di dissenteria a riprendersi, suffumigio bollente di brodo di pollo aromatizzato al rosmarino e eucalipto in cui se si volesse si possono pescare Pteronisculus mentre Mastodontosaurus giacciono sul temporale chi defecando chi vomitando, schiacciandosi le loro pance mostruose come il ghiottone nella tradizione dei bestiari, schivando per carità i Tanystropheus, che gli scorrono nel sangue, nell’antro buio del cardias, Lepisosteus si arricciano, si annodano e si sciolgono tra i villi intestinali, impaziente di scontrarsi con Danny.

 

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Van Kleiss osservava la gigantografia di un geroglifico trovato nel vulcano, che mostrava la venuta sulla Terra di quelle creature, un geroglifico scolpito da una Gemma aliena con 3 occhi con un possente scheletro di apofilite, aveva già visto una scena simile, le sepolture comuni dei Neanderthal con animali preistorici che, evidentemente, erano allevati come facciamo altresì oggi, come nelle teorie sull’estinzione dei bradipi giganti, e pare chiaro che niente sia di questa Terra.

 

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Ovviamente aveva una testimonianza che non era stato uno schizofrenico allucinante, e quel Merseian di Battaglie stellari di Poul Anderson doveva essere morto abbastanza male. E

 

persino lui ne era turbato. E, come in una macchina di Rube Goldberg coincidenziale, al bolo di bile che li si scioglieva tra le vertebre corrispose un ruggito della creatura nella gabbia, che Escalamandra cercò di tranquillizzare, ma i suoi versi si unirono a quelli dell’altro, poiché, come Van Kleiss scoprì in seguito, poteva comunicare e empatizzare con creature contaminate da grappoli di cristallo. I due emettevano versi che potevano essere di dolore come di tristezza, che Van Kleiss non riusciva a reggere neurologicamente. “Bouncer, va a vedere che è preso a quel bestione che sembra la versione troppo brutta di Spacegodzilla (Ryo Haritani)” Bouncer, se già Escalamandra era brutto (l’assomigliare a un incrocio meno che riuscito tra il Guiron di King Kong contro Godzilla e il pecorone di God monster of indian flats è già un pessimo biglietto da visita di suo) Bouncer avrebbe dato una corsa per i suoi soldi all’Alex Zuckerman di Freaked-sgorbi. Assomigliava a un coacervo di pezzi di corpi umani con occhi rossi dappertutto, come nel “livello organico” del gioco di Godzilla per NES, un incrocio tra il Gidoron di Microsuperman, Bugo del crossover di Devilman e Mazinga Z e un Hitmonlee che cammina come un Ornithocheirus senza però il dono del volo. Era una Via Crucis portata avanti da dei trichechi, ma la “creatura” nella gabbia non li fece fare la fine del cagnolone di Le trappole di Porky di Chuck Jones, e si aggrappò alle sbarre della gabbia e con versi che sembravano latrati canini cominciò a tentennarla, per imporsi sulla creatura nella gabbia che aveva “ubriacato” Escalamandra come Gatto Silvestro reso un automa dal cervello lontano dall’ipnosi di Pede Lento Rodriguez, ma più Bouncer diceva “a modo suo” di calmarsi alla creatura nella gabbia più quella diventava irrequieta, e Escalamandra avvertiva le stesse sensazioni di conflittualità emotiva. Van Kleiss non voleva trasformare casa sua in L’invasione degli astromostri di Ishiro Honda e andò a rimostrare di persona a Escalamandra, Bouncer e quello che, per comodità e sperando di non offendere il decoro di Hal Clement chiamò Barlennan, e cercò, con i suoi naniti, di rallentarli. “Non so che vi abbia preso, ma se continuate aprirò quella stramaledetta gabbia e dopo sarete liberi di devastare l’isola di Sergio9 ma non in casa mia!” “Liberami” Van Kleiss inorridì. Escalamandra gli aveva appena parlato? “Escalamandra, cosa ti è preso?” “Van Kleiss, che sta succedendo?” “Vlad Plasmius, questa è la Gemma aliena di cui ti parlavo. Forse l’avrai già vista, si chiama Barlennan, e questi sono Escalamandra e Bouncer, parte del Branco, il mio esercito pretoriano di EVO, quelli che quel Rex riduce quotidianamente a Sailcat di Mucca e pollo. Barlennan sta uscendo di testa, e Escalamandra, da me mandato per placarlo, ne è diventato un succubo. Ormai parla attraverso di lui, e te lo giuro, mi ha parlato, e aveva una voce bassissima, ma mi ha rivolto la parola” “Padrone…..lascia” “Ecco quello che ti avevo detto” “Chi deve essere lasciato?”

 

 

 

 

  • Sergio island è la location del film Atom il mostro della galassia di Ishiro Honda. Sono attualmente le isole Siargao nelle Filippine

 

“Barlennan” “Sì, Barlennan, vero Escalamandra? Ti giuro che darò libertà assoluta a Barlennan, ma devo solo scegliere il posto giusto”

 

“Vilgax, venga a vedere. E a giudicare da quello che sta succedendo, anche Citrino e Calcantite dovrebbero sopraggiungere e affiancarmi” Vilgax aveva un passo che sembrava il cuore di Georgina Starr che batteva, quelli di Citrino un ritmico precipitare di sanitari in porcellana giù dalla finestra, una streak ininterrotta di cessi ridotti in briciole lungo Via Fabio Massimo, Via Giovanni Montemartini, Piazzale Gabriele Rosa, Viale Enrico Martini, Piazzale Luigi Corvetto, Via George Orwell, Via Carlo Feltrinelli, Via Rogoredo e Via Monte Penice, Calcantite incedeva come un ragazzino armato di bastone che lo “suoni” sulle staccionate lungo Via Calderon de la barca, Via Atene, Viale Londra, Vicolo dell’Annunziatella, Via Ardeatina, Via Giulio Sartorio, Viale Tor Marancia, Via Giovanni Genocchi. Quando arrivarono all’enorme schermo a curvatura d’occhio di pesce modello Ipercubo del Futuroscope, videro l’isola di Ĉirinkotan sulla quale il mostro Barlennan errabondava in mezzo a distese di roccia su cui gli uccelli erano gli unici abitanti fissi, esclusivamente a dieta marinaresca, giacché l’isola era buona solo per lombrichi e licheni, il tutto ripreso da un satellite geostazionario dello stesso Van Kleiss, simile al n’4792 della serie Alpha Team con tanto di ROV che, caduta sulla Terra, in pieno Pacifico centrale, si era poi diretta verso l’Alaska, raggiungendo il mare di Ohkotsk e appropinquandosi all’isola qui occultandosi allo scopo di fare riprese in tempo reale di Barlennan che attraversava l’isola ruggendo e, tuffandosi nel freddo mare di Ohkotsk, combattendo una balenottera edenica e trascinandosela a riva, cosa che poi verrà considerato un naturale spiaggiamento, immagini che Van Kleiss propagava attraverso l’universo in ogni direzione, evitando accuratamente di puntare verso l’orbita geostazionaria propriamente detta, avendo allocato il suo satellite nell’orbita di Marte usando un razzo con una potenza di reattori inferiore di metà al razzo che portò Giotto a cercare la coda della cometa di Halley, incocciando le frequenze delle Diamanti, con un modo di fare tutto sommato intenzionale. “Se questa creatura non appartiene al mondo che è nostro per settimogenitura [Pleasiadapis-Proconsul-Australopithecus (Adamo e Eva)-Homo Neandertalensis (Caino e Enoch)] per forza dev’essere venuto da oltre le stelle. E creature anche superiori a noi, come ci ha insegnato Conrad Lewis con Lontano dal pianeta silenzioso e Arthur C Clark con Le guide del tramonto, dovranno essere in ascolto. E io le farò sentire” “Quella è una Gemma corrotta, i mostri che usiamo alla stregua degli elefanti di Annibale. Sono creature selvagge, fauna del nostro mondo, ma quell’esemplare non l’ho mai visto. Di che razza di variante si tratta?” “Questo me lo dovrebbero dire i vostri scienziati, io non ho mai messo piede al di fuori del mio Galvan Prime, tutti gli alieni dell’Omnitrix sono che io personalmente scelsi e che temporaneamente vennero sulla mia casa, quindi le mie conoscenze in questo campo sono

 

limitate” “Quindi è perché voi Galvan siete naturalmente sedentari che chiedete a un Vilgaxia, dal vostro punto di vista più esploratore, di illuminarvi su quale tipo di creatura viva su Petropia”

  

 

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Quello che viene definito Mondo Natale di voi Citrino e Calcantite” disse Azmuth, dopo una concisa spiegazione dei suoi studi in merito, perché da novello Emilio Salgari li veniva di descrivere puntigliosamente luoghi per lui e da lui lontanissimi senza esservi mai realmente

 

stato leggendo molto al riguardo e da novello Roy Lewis li veniva di descrivere puntigliosamente tempi per lui e da lui lontanissimi senza esservi mai realmente vissuto leggendo molto al riguardo “un tempo era unito al Petropia da un istmo. Un istmo tra i pianeti,

come il Purgatorio nella Divina commedia, Un altro mondo di JJ Grandville, Terra inesplorata di J.H.Rosny-ainè

 

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Una volta, secondo Sir George H. Darwin, la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia.

 

Lo so bene! – esclamò il vecchio Qfwfq, – voi non ve ne potete ricordare ma io sì. L'avevamo sempre addosso, la Luna, smisurata: quand'era il plenilunio – notti chiare come di giorno, ma d'una luce color burro –, pareva che ci schiacciasse; quand'era lunanuova rotolava per il cielo come un nero ombrello

portato dal vento; e a lunacrescente veniva avanti a corna così basse che pareva lì lì per infilzare la cresta d'un promontorio e restarci ancorata. Ma tutto il meccanismo delle fasi andava diversamente che oggigiorno: per via che le distanze dal Sole erano diverse, e le orbite, e l'inclinazione non ricordo di che cosa; eclissi poi, con Terra e Luna così appiccicate, ce n'erano tutti i momenti: figuriamoci se quelle due bestione non trovavano modo di farsi continuamente ombra a vicenda.

 

(Italo Calvino-La distanza della Luna-Le cosmicomiche)

 

Il pianeta delle Gemme andò dividendosi progressivamente, perché questo istmo si cariò fino a franare. E i due mondi allontanarono reciprocamente loro sé stessi ponendosi sulla stessa distanza di Saturno e Urano.

 

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Quindi, queste creature, che, studiando la storia dei pianeti richiamano i colossali insetti del Permiano, la fine del Paleozoico, provengono dal vostro pianeta Citrino?” “Esattamente” “Qualcuno deve averne scoperto una nidiata o un esemplare là su quel mondo, e vogliono darcene visione. Ma perché?” “Ha un aspetto troppo poco ortodosso per la mia memoria. Sembrerebbe un mutante, ma si tratta di una mutazione provocata o derivata dall’ecosistema terrestre?” “Non riesco a appurarlo, e mi servirebbe uno dei suoi cacciatorpedinieri, perché vada sulla Terra e possa eseguire studi” “E’ il mio giocattolo, e non Le serve in concreto. Ho scroccato un caccia Lanopiano che un Urskeks come lei può pilotare senza ubbie. In ogni caso, le affiancherò una Gemma che aperte virgolette si assicuri che vada tutto bene chiuse virgolette, se Citrino+Calcantite vorranno” “Arenaria, qui c’è un lavoro che è necessario tu faccia” Arenaria aveva una pelle tra l’azzurro e il verde, cangiava perennemente, intabarrata in un burqa rosso e vermiglione. Camminava dando l’idea di un uomo che ruzzola in orizzontale, e prescindendo dal clima non cambiava mai vestito.

  

 

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Le Gemme avevano un enorme disponibilità di outfits, mentre nessuno sapeva dire se Arenaria avesse qualcos’altro da conciarsi. Su questo aspetto Citrino tendeva a soprassedere, perché apparteneva a delle Gemme che vivevano nel deserto, dove le tempeste erano costanti e la sabbia negli occhi non piace a nessuno. I due, il sempre più rattristato Azmuth e la silente Arenaria, uscirono dal pianeta mentre Vilgax ne guardava il salpo.

 

Dopo che Azmuth ebbe placato la sua fame (ogni volta che erano le 15.21 sembrava avesse un tumore allo stomaco) tornò davanti alle strumentazioni con Arenaria già sazia e che guardava l’orizzonte (o quello che ne era l’equivalente) intervallando con occhi chiusi di sonno per la durata di 4 minuti e secondi in numero vario di 20 e 22 secondi, essendo lei quella che guidava, e premunendosi di ogni singolo dettaglio di quel viaggio Galvan B-Terra per 11 milioni di anni luce, che ormai, per i frequentatori abituali della casa intergalattica della salsiccia erano più o meno lo stesso lasso di tempo che ci si metteva a raggiungere il Padiglione dell’Arte Contemporanea di Milano partendo dalla NABA Nuova Accademia di Belle Arti prendendo la 91 da Viale Liguria fino a Lodi Lodi, poi camminare per il tratto dalla

 

fermata della metropolitana di Lodi lungo Corso Lodi, il cavalcavia di Corso Lodi Ça vans

sa dire, attraversando le strisce raggiungendo la stazione Lodi t.i.b.b, prendendo la S9

 

 

 

 

fino a Lambrate Lambrate Lambrate, poi prendendo il tram n’33 e raggiungendo la fermata di Porta Venezia Porta Venezia Porta Venezia dove poi restava solo da camminare attraverso Parco Montanelli, circa 2 ore e 13 minuti, un inezia contro 11 milioni di anni, la macchina di Rube Goldberg di Francesco Tornieri del liceo veronese “Galilei” nell’immensa macchina autarchica di The way things go di Peter Fischli e David Weiss espansa su scala globale, lo schioppetto nel Krakatoa. All’arrivo, Azmuth aveva i brividi, 161 anni anziché 61 nelle ossa, e della bava da mollusco li trasecolava dagli angoli della bocca. Con fare da trampoliere anemico abbandonò la postazione e si recò all’angolo osservazione, descrivendo una circonferenza e andando a sbattere contro la porta. “Riprenditi Azmuth! Non sei Wile e coyote in Il coyote testardo!” e aprì la porta. Assisosi sulla poltrona d’osservazione, raggiunse la cupola diafana che elicitava l’osservazione. Distavano 22 Km dal pianeta, e in quel momento guardavano il Mar Arabico. Cominciarono, a 22 Km dal pianeta, un avvicinamento a rotazione centripeta, in modo che, al momento di massima presenza nell’omosfera, praticamente la piazzola afferente a Via Paterlini di Reggio Emilia con il cartellone LED di benvenuto, di là da lì c’è più o meno tutto, supermercati (L’Ariosto di Viale Morandi, Le vele di Via Adua), librerie (la libreria patrocinata Coopc dell’Ariosto, il Feltrinelli village di Via Ferrari), biblioteche (La biblioteca Nilde Iotti di Via Paterlini, la biblioteca Santa Croce di Via Adua), ma i satelliti potrebbero snidarli, pertanto meglio atterrare più velocemente di loro, essere barracuda più veloci dei pesci balestra che seguono tutti la stessa corrente del Nino. Eseguirono un ammaraggio simile a quello dell’astronave di A 30 milioni di Km dalla Terra, però con l’astronave “liscia”, evitandone l’inservibilità. Sulla spiaggia il movimento e la vita erano i

 

grandi assenti. “Allora?” fece Arenaria, che, parlando attraverso il foulard divenutole un

 

 

 

estensione della bocca come la lingua con proprio apparato digerente di uno xenomorfo sembrava avesse detto Allouwa? Trasalendo Azmuth. “No, non può essersi allontanata. La creatura….non sopravvivrebbe affrontando l’acqua avente cotale composizione. L’acqua

 

marina uccide gli artropodi terrestri afferenti agli entomi, a cui quell’OGNI sembrerebbe appartenere. Ma i gerridi possono sopravvivere all’ambiente marino…e non escludo nemmeno possa avere pleure…..Arenaria, il tuo compito è assurgere a mia ombra. Sarai, su

 

ordini di Citrino, come una madre che affianchi il figlio, e io, figlio, affiancherei la madre, che saresti te.

 

 

In te sono stato albume, uovo, pesce,

 

le ere sconfinate della terra

ho attraversato nella tua placenta,

 

fuori di te sono contato a giorni.

Erri de Luca-Mamma Emilia-il contrario di uno

 

Sì, gli ordini sono stafti quefti. Ficcome fiamo sulfa terra assutta, poffiamo sfendere senza pofemi” parlava come se le avessero cementificato un kazoo in bocca, ma non suscitava ilarità. Accompagnò Azmuth sul terreno sassoso e infecondabile, con gli uccelli, per la maggior parte ossifraghe, che baluginavano sopra le loro teste in un effetto fotografico di George Melies, con Azmuth che si sentiva atterrato dalla presenza di Arenaria mentre lungo il suo cammino poteva osservare pietre che sembravano passo dopo passo essere sempre un po’ più grosse di lui, le ossifraghe, terrore dei pinguini assieme a orche e foche leopardo, osservarlo come gargoyle, venendo messe in fuga da Arenaria, apparentemente più terrificante di quegli uccelli dal becco a troncarami, senza mai trovare sulla spiaggia di sudest tracce della creatura. “Circumnavighiamo l’isola, ho ragione di credere che sopravviva pescando, questa tratta di mare è regolarmente transitata da cetacei, mantengono una rotta che curva verso la Colombia, evitano il Giappone, l’unica sua parte che attraversano è l’Hokkaido nordorientale, Nemuro e capo Nosappu, una volta paralleli allo stretto di Tsugaru le baleniere non li lascerebbero scampo. I giapponesi non hanno mai abbandonato l’epoca di Achab, sebbene la storia della fine dei balenieri non la conosca in tutti i dettagli. C’è la possibilità che stia sbranando un cetaceo nella baia a nordovest, quella verso Ul’ya. Vediamo se ho ragione”

 

effettivamente, Barlennan era intento a sbranare un grampo, in delle grotte simili a una vagina d’orso, mentre cautamente veniva osservata, a un Km di distanza. “Ecclo” disse Arenaria ormai ridottasi a una delle coriste di Robby Poitevin “Devo proteggere la nave. Visto che Citrino non avrebbe mai mandato una completa incompetente a guardarmi le spalle, vacci tu, ho visto un guerriero di Petropia allenarsi, non ti dovrebbe rabbuiare combatterci contro nell’eventualità” sul mare freddo come polvere di precipitato da condizionatore Arenaria si erse come una statua di Mimmo Paladino, fredda e senza né fame (suo cibo era il Sole stesso, come i Boboli di cui fantastica Joshua Held), senza sete, senza escrementi né liquidi né solidi da rilasciare, cadendo nell’acqua come la protagonista di un disegno di Virginia Mori nel mare, una medusa di drappi dei colori del deserto del Sahara al tramonto, muovendosi in avanti fino a raggiungere la riva, imbozzolandosi nei suoi tendaggi come in una crisalide di farfalla. Di lì a poco i drappi si gonfiano, ammucchiano sé stessi in un bernoccolo di tulle e barracano, diventano petali di un fiore aperto e senza flagranza, e Arenaria ne erge nuda, progressivamente se ne riveste, camminando facendosi asciugare dalla salsedine che russa dal mare, mentre Azmuth fa di tutto per avere un occhio per lei e uno per l’astronave. È una scena intrisa di poesia, il Sole al tramonto e la luce rossastra sua propria che cangia il rossastro di Arenaria, nessuna traccia tra le rocce molate dall’acqua e dal vento, nemmeno i colori da primo videogioco 3d dell’astronave di Azmuth interferisce con quel sogno a occhi aperti.

 

QI'yaH SoH” disse Arenaria con una voce echeggiante e estremamente melliflua “Ha' qo' 'ej nuq jIyaj jInaD'eghta', yaj SoH Hot nuq ghogh qaS SoH vItu'. Ha', 'ej submit jIH” non sembrò che

 

venisse ascoltata. Camminò appropinquando la caverna dell’erede del ragno-pipistrello-opossum marziano di Marte distruggerà la Terra, arrampicandosi sopra e buttandosi di sotto,

 

svelando un corpo femminile voluttuoso, sembrava disegnato da Niso Ramponi e coperto da cristalli di porcellana, che in parte s’avulsero da lei colpendo Barlennan, scatenandone la furia. Arenaria schivò una chela, ma alla sorella non poté opporre resistenza. Le lame di porcellana andavano in frantumi, o le rientravano nella carne. Usando quelle sulla testa accecò Barlennan, così che poi Azmuth potesse scoprire che quelle creature avevano l’occhio in gola, lasciandola andare e elicitandola a ferirlo al pro-mesosternale, facendosene inseguire. Proprio in quel momento Vilgax, non Citrino o Calcantite, contattò Azmuth perché lo rinfrescasse su

 

cosa laggiù stavano facendo. “Arenaria cerca di ammansire il mostro, di neutralizzarlo. Ma credo che dovrò intervenire io in prima persona, altrimenti quella finirà con l’ammazzarlo e 11 milioni di anni luce, imperciocché in 2 ore autobus-treno-metropolitana, si saranno rivelati vani. Tutto Miocene, Pliocene, Pleistocene e Olocene per un pugno di cocchieri del diavolo” riuscì a far decollare l’astronave perché sparasse qualche laser in giro intimidendo Barlennan, dando a Arenaria la chance di raggiungere il complesso stalattitico abbandonato da Barlennan, aspettando che desistesse per causare una frana che lo fiaccasse. Ma c’era una complicazione! Era sproporzionato comparativamente alla loro nave. Ebbero solo modo di trascinarlo legando ogni zampa allo scafo, volteggiando cercando un isola nella quale potersi nascondere e eventualmente avere dei sistemi di contenimento. “Non riusciremo a mantenerlo al di sopra del mare. Voliamo già a una quota proibitiva, i cavi non sono più di quelli che già abbiamo messo all’opera e la lacerazione di uno non si aggiusterebbe né immediatamente né comodamente. Servirebbero nylon, nanotubi, polimeri, e non li troveremo certamente su nessuna di queste isole. Aspetta…..ricevo segnali dall’isola di

 

Adak….l’isola di Ringgold…..atterriamo lì”

 

un radar, un antenna dell’altezza di poco meno che 4 m, emetteva i suoi segnali, affinché Azmuth ne seguisse gli echi. Il vento spazzava i pini che vi crescevano, conducendo verso una grotta simile al vulcano Gildela, roccaforte dei Dazaan [Dazaan Gundan] di Gyranik (Mario

 

Scarabelli) con un look demoniaco che tutto ti avrebbe portato tranne che eseguire un ammaraggio. Ma Azmuth era troppo compromissorio per abbandonarsi agli avvertimenti di una vecchia storia marinaresca.

 

 

 

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“Pensi ancora a quella Breach?” la voce di Holiday (Valentina Mari) era asettica alle orecchie di Rex (Sacha de Toni) ma avrebbe voluto suonargli empatica, come una madre, o una possibile fidanzata. Ma certo che Holiday era la sua ragazza. Chi altri avrebbe avuto in quel mondo infame? “Di certo non penso a lei, e di certo la sua mancanza è un argomento che dovresti approcciare lavorando di fianchi. Se questa è una vacanza io sono già stressato” guardò il biglietto in cui lo invitavano a far parte del fantomatico “team teen” un invito più raffazzonato di quello era praticamente un sequestro di persona. Un foglio di carta con una scritta in uniposca che la Holiday aveva avuto da Kenwyn, le poche volte che non incarnava la

 

discografia di Vecchioni dai piedi con l’edizione in musicassetta di Parabola della DUC 6 e Saldi di fine stagione della DUC 6 ai capelli, con tatuati sopra il muro di legno diroccato con Jonathan Quan de I Goonies a un angolo di Calabuig, stranamore e altri incidenti, perché millantava trattarsi di una discoteca. Ma se era molto più plausibile che a Pizzo Calabro in provincia di Vibo Valentia ci fosse una Via Washington 95 con lo Skylab, quale stratocaster di discoteca ci poteva essere a Adak, isola dell’Alaska? Holiday avrebbe dissipato il mistero. Chiamatela pure Miyu, o voi Skip Gilroy (Stefano Mondini), April Stewart (Rosetta Calavetta), Augie Anderson (Tony Fuochi). Erano a bordo del sommergibile dell’Organizzazione P, o Providence, al riparo dal freddo perenne aleutino, in quella fase dell’anno un condizionatore in Estate da casa di Giustino (Mino Caprio) dopo che l’abominevole uomo delle nevi l’ha presa come alcova (Mino Caprio), e i due erano a un tavolo Rebecca in casacca da chimica Rex con i suoi abiti protocollari. Agente Sei (Mimmo Strati) aveva la solita espressione da becco a scarpa, avvicinandosi al tavolo quasi a volerlo spostare con la sola forza dell’orma dell’elastico delle mutande, dicendo che, abbandonata Anchorage in Alaska, erano appena andati oltre Seguam e 3 km dall’isola. “Fuori diventeresti un Samanco Ginggraec in uno schiocco del mio prepuzio quando non c’è l’ho duro e, dopo una pisciata, ne ciancico un po’ le due metà umettate dall’urina e poi separandole come avellendo un arcobaleno al sorbitolo. Me lo chiedo anch’io chi metterebbe una discoteca su un isola più sperduta della Plutonia di Vladimir Obruchev” “E io mi chiedo chi stomacherebbe così i suoi ospiti parlando di prepuzi che cicaleggiano” “C’è gente che non sa schioccare le dita, una lingua che schiocca l’ascolta solo il palato, non volevo essere banale con i miei occhi, quello del mio esempio lo può fare chiunque” “Va bene va bene, nessuno qui ha avuto conati. Parlavate dell’isola?” “Sì, più o meno. Secondo me Van Kleiss ci sta tendendo una trappola. Ma questo invito preistorico paleontologicamente parlando potrebbe essere completamente diverso, se Heinrich Harder qui si degnasse a fare dell’Iguanodon un canguro con un piccone al posto del pollice” “Questo mi sembra più un Tribelesodon o un Agathaumas. Van Kleiss non farebbe mai una pagliacciata del genere. Potrebbero covarvi dietro cose molto più complesse. Agente Sei, recati a ponte. Cominceremo la riemersione” White (Massimo Corvo) era ancora più stoico di N’6, ma, elucubrò Holiday, non mi dava la nausea volendo fare l’alternativo con le metafore. White, riunitosi a Sei sul ponte, guardava l’isola senza che potesse decifrarla. “Non è da Van Kleiss. Non è nemmeno da tutti quegli altri pazzoidi. Ma che diavolo sta succedendo?” “Su quell’isola c’è della gente che ci abita. Avrà voluto, quel Van Kleiss, farne la roccaforte per un umanità a naniti a lui soggiogata? O cos’altro c’è laggiù in serbo?”

 

“I cavi sono stati sgarrupati, questa grotta non è un hangar e abbiamo la stessa mobilità del Maguma di Gorath. Oltretutto questo è territorio già occupato” “E cosa te l’ha fatto capire?”

 

“Laggiù, quel posteggio sdraio e ombrelloni, quella lingua di sabbia tra le falesie, quei graffiti sul modello di quelli che avrebbero lasciato in giro i protagonisti di Che ne sarà di noi? E la

sfilza dei nomi.     

  

 

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Marco, sedutosi accanto al misterioso ragazzo dalle succitate caratteristiche: un ragazzo dall’espressione da vecchio re di un romanzo di Tolkein, un autentica anatopia su un volto di qualcuno che doveva ancora vivere prima di assidersi sul trono di Imladris, il corpo con muscoli sottili ma coriacei, i capelli neri simili a una spazzola da autolavaggio nera uscita ammaloratasi dallo scontro con una fresa abrasiva era in realtà più lui ad avere le succitate caratteristiche, mentre “l’originale” si era allungato accanto a lui, come un branco di Hesperornis con pancia di pinguino e collo d’oca con becco da anastomo africano, dormendo pigro come un Paleoparadoxia uscito da una delle vasche riscaldate dell’Hotel Barcelò di Milano, risalendo con quelle goffe zampe a ventaglietto di pasta sfoglia la fontana a scivolo che getta acqua nella grande vasca, fallendo ripetutamente. A un ultima spanciata ha la meglio sul sottile ma ostinato getto d’acqua clorurata, buttandosi addosso a una delle sdraio riducendola a un gioco della campana donde il suo peso, e qui appisolandosi. Doveva essere una ben miseranda esistenza quella di questi desmotili del Miocene, e il misterioso ragazzo certamente poteva millantare un esistenza molto più interessante e soddisfacente. Marco era intento a guardare la lista dei bagagli e dei relativi proprietari e una cosa-anzi, una coppia di cose-li sembrò-sembrarono fuori posto. “Ci sono due persone in più a bordo” il misterioso ragazzo, con voce profetica da cagnolone barzotto interpretato da Lloyd Perryman di Tanto la donnola va al pollo…. Di Robert McKimson, chiese a Marco il senso di quanto altresì proluso. “Scusami,

 

non a bordo…..qui dentro. Ero sovrappensiero e poi quest’isola mi sembra una città

 

galleggiante” “Come la Sea Venture di Paul Newland vuoi dire? Non è una stranezza vedere

 

navi da crociera, in genere afferenti a compagnie norvegesi come la NCL cercare il più possibile con le frastagliate e ghiacciate coste dell’Artico, dicono di amare quei ghiacci che, in base a quanto pontificato da Dougal Dixon arriveranno, tra 20 milioni di anni, a inghiottire financo i confini settentrionali del Messico. Per me la reggia della Strega Bianca ce l’hanno in testa quelli!” “Hai sentito quello che ho detto? Qui c’è un imbucato, anzi; due imbucati in quantità maggiore. Dei clandestini. Li trovo e gliele canto quattro….” Marco era là

 

là per andarsene, ma il misterioso ragazzo lo bloccò per un braccio. “Fermati. Ci penserò io ai sovrannumero. Anche perché ho dei sospetti pure su di te su questa faccenda dei clandestini” “Veramente non faccio io le liste, sono completamente democratiche, o a dire il vero cattoliche, e pertanto sono al di sopra di ogni sospetto” “Quando hai parlato di quelle forbici in un angolo, praticamente in modo e maniera che solo il sottoscritto se ne accorgesse, c’erano quatti quatti i due sovrannumero di cui parli. Li ho riconosciuti immediatamente perché, ovvio, disconoscerli non era possibile neanche a un presbite. Capelli rossi a cimiero di Saurolophus, corna gialle a manubrio, pelle color nontiscordardime per lui e voluminosa chioma alla Moira Orfei cangiante tra giallo, rosso e arancione, corna a saetta e una fiamma inesauribile sopra una specie di coroncina, pelle lattea per lei non ti dicono niente?”

 

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“Tom e Hekapoo! Ma tu guarda che scellerati! Ma come diamine hanno fatto a non farmi accorgere di loro?” “E io che ne so? Erano con voi, e ne parli come li conoscessi da una vita. Possiamo andare da loro a chiederne ragione” la camera era la n’91, scritto all’euclidea, XCI, e corrispondeva pressappoco anche a quella di Marco e Stella, la funzione aritmetica di π di quel numero compreso tra 90 e 92, 13 nella tabellina del 7 e 7 in quella del 13, 24 o all’euclidea

 

XXIV, e di nuovo ci pensò lo straniero, che disse sinteticamente di chiamarsi Lance (Riccardo Rossi), a aprire la porta. Marco se lo immaginava una specie di Kim Milford di Laserblast l’uomo laser di Michael Rae, invece fu un autentico Sebastian Michaelis. Bussò e Stella, senza

aprirgli completamente adducendo di essere nuda per colpa di una doccia, chiese con fare

 

mortificato dalle circostanze cosa stesse succedendo. “Mi faccia entrare, per favore. Non accadrà niente di male. Siamo tutti amici, è che ero solo curioso di sapere come mai Tom e Hekapoo non si fossero registrati. Era un accordo che cattolicamente tutti avevamo preso” “Non capisco cosa centri ora Hezekiah e il progetto Progetto10” “Cattolico vuol dire universale. E qui davvero andiamo oltre a nazioni e agorà di singole città. Danny è di Boston, Jake Long è della corregionale Springfield, Raymundo ha genitori messicani e vive a Chicago, Ben è di Topeka nel Kansas, quello Steven è di Taholah, Washington, tu sei di….” “Murfreesboro, nel

 

Teennessee. Fino a ora siamo tutti stati statunitensi, persino te e Raymundo. E tu da dove vieni?” “Norfolk, Virginia. Quei due, come già detto, non si sono catalogati. E vorrei sapere perché” “Qui le docce hanno la base simile alla botola che Kento Tate percorreva per arrivare nell’abitacolo del [Delfighter], quando l’acqua scorre e ti trinceri dentro ti annega. Scusami Stella

(Monica Vulcano) se ti può rassicurare anche Hekapoo (Francesca Zavaglia) e Marco (Daniele Raffaelli) sono nudi come Fantaman (Rino Bolognesi) per essere stati nello stesso onsen, quindi non ti dovremmo imbarazzare particolarmente. Qualcuno occheggia dalla porta. Tu chi sei?” “Lance. Sei tu quel Tom Lucitor (Piero Blasio) che voleva bypassare i principi cattolici del Team Teen per fare il Jacques Costeau quando faceva l’episodio 23 de Il mondo subacqueo di Jacques Cousteau corealizzato con Alan Landsburg nevvero?” “Sì misterioso Lance, mi hai beccato. Volevo farvi una sorpresa. Sono proprio un gran burlone nato. C’è però un altro motivo, che però sono obbligato a dovervi rivelare solo quando tutti sapremo che il Team Teen è al completo. Spero che tu non te la sia presa a male” “Non sono così fiscale. Oh, ecco Newton (Oreste Baldini)” Newton era l’

omaccione senza espressione, vestito come Peter Griffin, che si comportava modello Johnny Depp in Edward mani di forbice, che faceva da “fratello maggiore” a loro due, che, da vicino,

sembrava ancora più ciascuna di queste cose, inchinandosi e sorridendo timidamente. “Come va Occhio del duo Occhio x Occhio (Michael Gilden & Joseph Griffo)?” chiese smargiasso Lance. “Un sommergibile si sta avvicinando alla riva sudorientale. Perdonatemi, ma vado a farlo” “Fare cosa?” chiese Marco, “fare cosa?” chiese Stella, “fare cosa?” chiese Tom. “Sta avventandosi troppo” Lance invece sembrava fosse già a conoscenza di cosa Newton volesse fare e biasimasse un fantasmagorico “aver bruciato le tappe” meritorio alle intenzioni di Newton, correndo a una vetrata panoramica come quella del supercomputer della Santore in cui il Dottor Otaki ha sigillato la sua anima incorporea attraverso quella che sembrerebbe un evoluzione ipertecnologica della vasca dei nautili del museo di storia naturale di Bolzano che dava la più ampia panoramica sull’estremamente settentrionale Pacifico, in quel momento delle raccogliticce giornate aleutine caratterizzata dal tramonto, con il sommergibile dell’Organizzazione P la cui torretta, paragonabile alla pinna dorsale che avrebbe osteso uno Shonisaurus dei mari del Triassico, natante a fianco (si fa per dire) del più piccolo e agile Mixosaurus e Hybodus, lo squalo, simile allo squalo cornuto del Pacifico che lo Shonisaurus stava braccando attraverso i faraglioni di Siwash Rock nella Columbia Britannica, ma senza le cattive intenzioni del colosso dei mari del Triassico che avrebbe visto il suo mondo invaso nel Giurassico con il nome di Temnodontosaurus dal Liopleurodon e nel Cretaceo con il nome di Trinacromerum dal Kronosaurus prima dell’estinzione dell’eone che “Per la sua durata, di circa 80 milioni di anni, è il più lungo periodo dell'eone Fanerozoico ed è anche più lungo dell'intera era successiva del Cenozoico, il quale include il periodo attuale” (Giuseppe Crivelli) li fece succedere lo Zeuglodon dell’Eocene e lo Zygophyseter del Miocene, aveva un omarino sopra. Se ne tornò però dentro, come terrorizzato, quando apparve un gigante azzurro il cui corpo interno era diafano, con semplicemente un enorme Atlas di Portal 2 incassonato tra le spalle da Gnathosaurus palestrato con un vecchio modem degli anni 90 sopra la testa, che

 

però allargava le braccia arrendevolmente. Non era grosso come il Duncan Parkin di War of the colossal beast di Bert Gordon, ma chiunque a parte Lance era atterrito. “Chi è quello?” “Non

 

chi, cosa è. È Newton….o meglio Octus” “Qui tutti non vogliono spiegarmi le cose. E io mi sto

 

stancando. Sì, vabbè, ho conosciuto gli altri due, ma Lance, quel Newton che fine ha fatto e cos’è quel mostro?” “E’ Newton, il fratello di Illana (Giorgia Lepore), dov’è?” “Quell’Octus è

 

 

  1.     10.Riferimento a La scelta degli dei di Clifford D Simak

Newton. Newton si è trasformato in quella gigantesca creatura, e financo il sottoscritto e Illana

 

possiamo farlo. Il nostro corpo ha un endoscheletro che ci elicita a trasformarci in

mostri…..per combattere altri mostri” Danny, che aveva chiesto spiegazioni, si rimangiò tutto.

 

Li sembrò quasi un offesa aver palesato la sua frustrazione per quei continui tacitamenti delle avventure dell’isola di Adak, mentre White era un fascio di nervi, che impartiva ordini a tutto

 

l’equipaggio per cominciare un attacco che neanche la Yamato di Avatar (Ugo Bologna) contro la Morte Nera di Darth Vader. Quando il sommergibile, un incrocio tra il Meditain di Muteking e l’Ultra Mega Golem di Motorcity riemerse, ostendeva missili in quantità sufficiente da

impegnare Gotriniton con (Go Sabre), (Go Staff), (Go Flasher) cosa che terrorizzò tutti gli abitanti

 

di Adak. “Preparatevi al lancio totale. Rex, va al [Marine Spacer] e supportaci” Rex corse tipo George Minami (Sandro Acerbo) quando andava a installarsi dentro Pegas (Marcello Prando) ma Danny Phantom lo bloccò, mostrandosi il più compromissorio e nonviolento possibile. “Okay, ma cosa mi farebbe disobbedire quel menagramo di White?” “Non lo so. Vorrei portarti con me sull’isola, dove ci sono persone come me e te (mi hanno mandato loro qui) ma non credo che tu possa diventare di barioni e attraversare muri come i Brendan Fraser e Jenna Elfman di Looney Tunes back in action” “No, effettivamente sono Bolt Crank senza la cosa dell’allotriofagia. Ma ripeto, devo andare, perdonami” Danny rimase inane mentre Rex lo superava, con l’espressione e la postura dell’attendente all’autobus quando la pioggia aggredisce e non hai l’ombrello, senza accorgersene avendo innescato l’intangibilità, disattenzione salvifica giacché un N’6 più simpatico e fiducioso di Akira Fudo (Massimo Corizza) quando incoccia la squadra di Mazinga Z con Koji Kabuto (Giorgio Locuratolo), Shiro (Fabrizio Mazzotta), Boss (Marco Messeri), Nuke & Mucha (Fabrizio Manfredini). Ci mancava solo che biasimasse il Talo di Juzo Kabuto dicendo che non sa volare. Quanto è Mr Simpatia? Voleva impalarlo con una delle sue katana. Danny, accortosene, si servì dell’altra spada per tenere N’6 lontano da Rex, mentre lui, assisosi nella versione Providence del

 

Forza 2 della [Uchuu Bokan Jasdam] entrava in mare aperto. Se White non si fosse ossessivamente concentrato su una massa di rocce su cui solo le ossifraghe nidificano, se N’6 non avesse disonorato Uno (Saverio Indrio) con quello schermare selvaggio molto più congruo per Kento Tate (Massimo Rossi) che con la (Laser Sabre) ci scolpisce come un Umberto

 

Boccioni sotto epinefrina i mostri di Kloppen (Romano Malaspina) e che nemmeno con l’austera

 

[Kaen Ken] spada di fuoco che al confronto la Power Star di Black Star (Danilo Bruni) è la spada di marzapane di Ciccio riusciva a fare lo spadaccino contegnoso, più che il D’Artagnan a cui il robot deve il nome Marceline (Alessandra Chiari) che spacca tutto a caso con la sua Ax Bass mentre Danny cercava di resistergli cheatando con l’intangibilità, avrebbero visto Newton appropinquarsi al vascello e abbracciarlo, allontanandosi da lì stringendoselo come un guardiamarina avrebbe fatto con un annegato, per ingaggiare la sua lotta contro Barlennan, di cui captava l’energia negativa.

 

Infatti l’astronave di Azmuth e Arenaria aveva altresì pagato l’incapacità di contenere Barlennan. Il mostro era uscito fuori dal loro controllo, cosa della quale Van Kleiss se ne

 

accorse, coinvolgendo Vlad Plasmius nella cosa, con sommo sbigottimento della coppia. “Okay….quello è Barlennan…..ma [zooma su Azmuth e Arenaria] quei due chi sono?” “Quei due

 

chi?” “La tartaruga di Pucca a destra e l’araba a sinistra” Vlad aggrottò i sopraccigli. E li aggrottò ancora di più e con lui Van Kleiss quando Octus emerse, manco fosse Tornado

 

[Kaimeio] che si leva dal mare mentre Tuono [Kuraiou] vola nel cielo come Astroganga e Cretaceo

 

[Rikushinou] corre verso il porto per stringersi in un unico girotondo che presupponesse l’agganciamento in God Σ per combattere Barlennan. Rex, disubbidendo a White, raggiunse la riva da cui Octus si era erso e chiese a gran voce di entrare. Sembrava completamente fuori di sé. Finalmente la roccia si levò e Rex entrò come un furibondo. Tutti lo guardavano alienati. “Vi prego….fermate….il mio patrigno...White” poi collassò a terra con il respiro irregolare,

 

troppo irregolare. Era solo la stanchezza e la paura che l’aveva esaurito, o poteva trattarsi di talassemia. Venne portato in infermeria e qui, su una barella calda come una sauna, rassicurante come un ambulanza e pulita e asciutta come un abbassalingua piombò in un sonno che millantava il cuore battesse pochissimo. “Era solo spaventato e stanco. E io queste cose le so! Da grande sarò un infermiera, e per di più mia madre Priyanka (Marta Altinier) è un medico ella stessa. Ricordo ancora quando mi raccoglieva a sé perché m’insegnasse.

 

Quindi, sono imparata al cubo!” Connie (Giulia Tarquini) la ragazzina al cacao, era tutta inorgoglita da un osservazione piuttosto locandiera, da “infermiera da bar” di Gaberiana memoria, e Steven (Riccardo Suarez) suo compagnuccio, glielo fece notare. “Da qualche parte devo pur cominciare zuzzerellone!” “Datevi una calmata con la C maiuscola. Sento che Newton

 

  • nei guai. Quelli faranno un bombardamento a tappeto che nemmeno Paperino contro l’Aracuan, e come in quel caso quello se ne starà lì a bersi una gazzosa sopra le macerie che inutilmente avranno fatto. Illana, dobbiamo andare” nessun altro li seguì, mentre Danny non rispondeva. Quello alla fine ridusse n’6 al livello di Bugs Bunny terrorizzato dall’altezza

 

dell’aereo dove lui e il gremlin sono a bordo con un urlo supersonico da Rykuo di Darkstalkers, oh, a mali estremi estremi rimedi. Se ne scappò “nuotando” attraverso l’acciaio

 

dello scafo, in mare aperto creandosi una bolla stagna e usando al limite il suo volo fantasmatico. Se solo Desiree fosse stato con lui…ma una djinn non può passare attraverso i

 

muri. Sul pelo dell’acqua andava veloce come un siluro, ma diventare uno degli ormoni di Esplorando il corpo umano

 

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era lesivo per le gambe come poc’altra ginnastica. Dopo Rex Salazar, era lui che abbisognava della barella della nanna tranquilla. Venne raccolto dalla stessa Desiree e Rex, riavutosi, era sulla vetrata con la stessa aria annientata di Arin (Paolo Torrisi) quando, con sommo gaudio di Doppler (Roberto Accornero), il padre del primo impazziva e massacrava tutti i piloti che con lui erano partiti verso Prometeo, mentre Octus veniva affiancato da Manus (Lance) e da

 

Corus (Illana) perché contenessero Barlennan. Octus non lo voleva uccidere/distruggere, ma captava livelli d’aggressività che erano insindacabili. Manus, mantieniti lontano da me, e tu, Illana, ubbidiscimi anche tu. Eiacula un acido che potrebbe corrodervi. Non ho altra scelta e scagliò Barlennan come un vortex, impartendo nuovi ordini a Lance e Illana. Ora prestatemi anima e sentimento. Manus, mi

obbliga a ucciderlo, e sincerati che cada in mare e da esso mai più se ne rialzi Manus annuì e, con memoria a iride cinematografico come quella del Bartholomew di Bartolomeo e le ruote di Robert McKimson focalizzata sull’acido, attivò i Gatling cuffs, dischi

 

taglienti d’energia dal dorso delle mani, che affrontarono gagliardi l’acido e fecero fare all’occhio di Barlennan la stessa fine di quello della Simone Mareuil di Un cane andaluso, per

poi ridurgli la schiena a un tirapugni a suon di cazzotti, praticandogli un Hokuto Hyakuretsu

 

Ken (Il pugno che lacera in 100 occasioni) che lo fece cadere in mare. Le chele sempre meno possenti di Barlennan ne afferrarono gli stinchi, ma Corus intervenne, avendo prima raccolto un ossidiana grande come una motocicletta che occheggiava dalla cima di Adak, e servendosene per lacerare le chele di Barlennan, per poi spaccargli la testa, fino a che lei e lui non toccarono insieme il fondo. Ebbe persino la forza di conficcarglielo in testa. Repulsior Beam!!! Strillò Illana con una voce simile a quella di Yoko Maekawa, e dal torace un micidiale raggio bianco disintegrò Barlennan come Spectreman (Sergio di Stefano) disintegrava con gli shuriken Midoron, trasformandolo in un carapace vuoto. Lance tornò a riva con Illana in braccio, adagiandola a uno sperone roccioso. Là sotto, all’improvviso, nella riemersione Illana era regredita, costringendo pure lui a un estemporanea regressione, dovendo quindi accertarsi che non fosse annegata. Lance stavolta ebbe davvero la delicatezza di King Kong ficcandole mezzo stinco sinistro in mezzo ai seni, facendole vomitare e starnutire acqua, fino a che, come il [Dorei Juu] Gaarums trapanato da

 

Combattler V non cadde di faccia, senza ovviamente esplodere. Annusò su della roccia secca, linda e pulita come un pavimento di un laboratorio microbiologico, guardando Lance con fare contrariato. Barcollando, si rialzò, ruotando la testa con espressione accigliata, come Hsien-Ko (Giorgia Lepore) appena evocata, e fece sentire Lance con le gambe simili a quelle di Gackeen, oltretutto con quelle braccia conserte gli occhi aggrottati era come una lente d’ingrandimento che lentamente, un puntino di un giallo al 5% di opacità, lo inceneriva. “Sorry Illana. Ma non devi cedere alla spossatezza così, come se fosti di piombo, c’era un braccio poco profondo in questo episodio, ma a profondità maggiore soccomberesti. Perciò, anche se ti ho picchiato, perlomeno ringraziami” “D’accordo, nessuna ostilità, non più. Comunque, queste tute sono state fatte per -270°, ma io qui gelo. Ci mettiamo davanti a una stufetta?” “Non prima di sapere se Danny è tornato, e con lui Octus. Quel Rex è fuori pericolo. Piuttosto, quel sottomarino….”

 

White e N’6 erano là là per andare a Canossa, con Holiday altrettanto con un'altra idea su cosa e chi quegli “Adak” fossero. Riemersi, N’6 andò incontro a Lance senza machete, per stringergli la mano. “Nostri alleati. Io sono n’6, agente della Providence. Lui, White, mio superiore.

 

 

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O semplicemente conosciuto come Sei, è il partner di Rex e un membro della Providence. Le sue armi sono due spade pieghevoli (katana) che unite possono trasformarsi in "calamite" e una tavola volante. Porta sempre occhiali neri e un vestito verde elegante. Nonostante il suo aspetto privo di emozioni ha una certa simpatia per Rex. È il sesto uomo più letale nel mondo (da qui il nome sei). lui e la dottoressa holiday stanno insieme dopo aver curato la sorella di quest'ultima

 

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Il leader della Providence, è l'unico essere umano senza nanites sul pianeta. Rimasto chiuso in una camera di dissezione molecolare, fu salvato da Rex, ancora piccolo, prima di evaporare completamente. In compenso andarono distrutti i suoi nanites. Per ciò vive in una camera isolata dalla quale comunica attraverso viewscreen ed esce indossando una tuta speciale solo di rado, anche se nell'episodio "Pandemia" esce dal suo ufficio e combatte a fianco di Rex con un'armatura. Si scopre poi che all'inizio lui e l'agente sei lavoravano in coppia

 

 

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  • il protagonista della serie. Rex è un ragazzo quindicenne "infettato" dai Nanites, quindi un E.V.O. In lui tuttavia c'è qualcosa di diverso dagli altri E.V.O. perché lui, a differenza della maggior parte di essi, riesce a controllare i suoi Nanites e a trasformare a piacimento parti del suo corpo in potenti armi. Ma l'abilità ancor più importante sta nella sua capacità di "curare" gli altri E.V.O., assorbendo i loro Nanites attivi. Inoltre Rex può controllare qualunque macchinario tecnologico nel momento in cui viene a contatto con esso. I suoi poteri sono strettamente legati al suo stato emotivo: rischia di perdere i poteri e fallire se ha poca fiducia in sé, se è agitato o se ha un conflitto interiore.

 

Indossa sempre: una T-shirt bianca nella parte inferiore e blu in quella superiore, con due piccole strisce arancioni nella parte sinistra; una giacca rossa con bande arancioni sulle braccia; dei guanto nero-blu col polsino arancione; pantaloni con strisce azzurre ai lati delle gambe e sulle ginocchia; un paio di scarpe nere; l'immancabile paio di occhialini. Rex oltre ad avere la capacità di creare potenti armi possiede capacità fisiche sovrumane: la sua resistenza

 

  • tale che può sopravvivere ad una pressione idrostatica talmente alta che nessun altro E.V.O. umanoide (un umano geneticamente modificato) potrebbe sopportare e riesce a sollevare le enormi macchine che crea (nonostante pesino quintali). Possiede un fattore rigenerante che guarisce le sue ferite e lo rende immune ad anestetici, a molti tipi di veleno ed a tutti i tipi gas; tuttavia i nanites possono annullare questo potere rigenerativo quando ha bisogno di fare un'operazione che richiede l'uso dell'anestesia. Possiede inoltre la tecnopatia e può controllare la tecnologia.

 

 

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  • una scienziata membro della Providence. Lei è l'unica che vede Rex diverso da una macchina, a differenza di Sei. Il nome dei mutamenti causati dai Nanites si deve a lei, in quanto alla fondazione della Providence, anche non avendo nessuna autorità a quel tempo, perché era semplicemente l'assistente del Dr. Fell, credeva di poter trovare una terza opzione, una cura, contro gli Evo. Porta sempre un camice bianco sopra i vestiti e un paio di stivali neri, mentre quando effettua indagini sul campo è solita indossare un'uniforme da combattimento della Providence. Inoltre ha una buona dimestichezza con le armi da fuoco in caso di necessità. Anche lei diventa una EVO autocosciente, un  equipollente muliebre di Rex Salazar

 

 

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Lance, un soldato membro della Guardia Reale tanto capace quanto ribelle

 

 

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Ilana, Principessa di Galaluna e unica erede al trono

 

 

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Octus, robot bio-cibernetico “mente” del gruppo, devono ora “mimetizzarsi” nella vita di tutti i giorni di un liceo a Sherman, Illinois, in modo da mantenere segrete le loro vere identitá ed essere al sicuro. Durante i numerosi scontri intergalattici con il nemico, diventa il terzo  occhio del robot-matrioska Titan, o Sym Bionic Titan (SMT)

 

 

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  • un ragazzo di 14 anni. Per curiosità entra nel Fenton Portale attivandolo, e le sue molecole vengono mischiate con quelle fantasma diventando così per metà umano e per metà fantasma. Nella sua forma  fantasma può emettere raggi, volare e diventare invisibile e intangibile.

 

 

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ù

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  • un ragazzo di quattordici anni basso e paffuto. È figlio di Greg Universe e della Gemma Quarzo Rosa (alias Diamante Rosa), fondatrice e leader delle Crystal Gems scomparsa subito dopo la nascita di Steven, e della quale ha ereditato quindi la gemma, che il ragazzo ha

incastonata al posto dell'ombelico. Ha un carattere allegro, spensierato ed a tratti infantile, ma

 

  • anche dotato di un enorme senso di responsabilità e di dovere che lo ha portato via via a dimostrarsi sempre più maturo e riflessivo, arrivando ad addossarsi le colpe della madre, verso la quale nutre un certo complesso di inferiorità. Con lo scoprire sempre più aspetti nascosti su Rosa, Steven lentamente ha iniziato a uscire dall'ombra della madre formando la propria identità. È molto altruista e non esita a prestare soccorso a chi lo richiede, sia esso un amico o un nemico. Come il padre, apprezza molto la musica e sa suonare diversi strumenti. È molto legato alle Crystal Gems, che considera delle figure materne nonostante si mostri contrario alla loro decisione di tenergli nascoste verità riguardanti Quarzo Rosa. Essendo un ibrido tra un umano e una Gemma, Steven risveglia nel corso della serie i poteri della madre: può evocare dalla sua gemma robusti scudi e bolle protettive, attraverso la saliva può guarire ferite o malattie e trasformare le piante in esseri senzienti, riportare in vita attraverso le lacrime, manipolare la propria velocità di caduta e, in maniera più estesa, gli effetti che la gravità ha su di lui (parzialmente anche in base allo stato d'animo). È in grado inoltre di mutare a piacimento la forma del proprio corpo, però per breve tempo e, inizialmente, con effetti collaterali. Ha la capacità di percepire lo stato d'animo di altre Gemme tramite una connessione empatica ed è in grado di connettersi alla mente di altre entità; può anche prendere possesso del corpo altrui attraverso il sonno. I suoi poteri empatici ed onirici sono legati. È in grado di fondersi sia con altre Gemme che con gli umani (quest'ultima cosa ritenuta impossibile) grazie alla sua natura di ibrido umano-Gemma. Oltretutto in più di un'occasione ha dato prova di possedere forza e capacità fisiche sovrumane.

 

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  • una ragazzina di origini indiane, grande amica nonché interesse amoroso di Steven. Prima di essere guarita accidentalmente da Steven, era ametrope e portava quindi un paio di occhiali. È dolce, vivace ed allegra ma, a causa dell'eccessiva iperprotettività e severità dei genitori nonché al fatto si è dovuta spesso trasferire, non aveva amici fino all'incontro con Steven, grazie al quale diviene sempre più aperta e sicura di sé. Accompagna Steven in molte delle sue avventure, arrivando a chiedere a Perla di insegnarle a combattere con la spada per essere di maggiore aiuto: grazie a tale addestramento, al suo acume ed alla sua capacità tattica diventa

 

di enorme aiuto alle Crystal Gems nonché membro effettivo del gruppo[14]. È sempre pronta a sostenere il suo amico quando si tratta di scoprire di più riguardo al passato di Quarzo Rosa. Inizialmente tiene nascoste le avventure che passa con Steven ai genitori per paura che questi le impedissero di vedere il ragazzo, ma riesce a convincere la madre a lasciarle più libertà[15] convincendola che ciò che fa l'ha aiutata a migliorare nei rapporti con gli altri.

 

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E’ una negra

 

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con le cosce massiccia da guerriera. E’ la Protesser del trio, che diventa Beralios nell’ [Cross In!] che compone Alessandrite (Monica Bertolotti) e nella [Mechander Cross] che forma Suglite (Tiziana Avarista) assieme a Ametista. È composta da due gemme più piccole, Corindone, O-> il maschietto (Claudio Beccari), e O-+ Zaffiro, la femminuccia (Adele Pellegatta) che all’occorrenza si possono dividere come la Gator dei M.A.S.K per ragioni tattiche. Corindone è in grado di generare veri e propri uragani di fuoco giranti, micidiali come il mostro-palla di Drunken Wu-Tang, mentre Zaffiro produce raggi congelanti. Combinandoli insieme, addirittura un carro armato può diventare fragile come una latta da sottaceti per il tiro a bersagli automatico del luna park

 

 

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Ametista è bassa e cicciottella, carnosa e tutta curve. Sarebbe lei Saartjie Baartman se solo la parte dello stereotipo sessuale della pantera nera in calore da Sadik di Nino Cannata (Terrore

 

in Africa) e da shockumentary all’italiana (Sesso nero di Aristide Massacessi) non c’è l’avesse già Garnet/Uvarovite. E’ la Dellinger del trio, che diventa Gumper nell’ [Cross In!] che compone Alessandrite (Monica Bertolotti) e nella [Mechander Cross] che forma Suglite (Tiziana Avarista) assieme a Uvarovite. E’ una mutaforme dalla frusta terminante in una lama, che aggiuntivamente può propagare scosse elettromagnetiche a altissima intensità.

 

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Perla è magra come un chiodo….no, questo l’ha detto quel coglione di Fredrich Nietzche, che si

 

opponeva alle pratiche di digiuno della religione cristiana. In realtà assomiglia a Tier Harribel di Bleach. Come lei, dispone di una zanpakuto micidiale. E’ la Garmin del trio, che diventa

 

Antares [Atlas] nell’ [Cross In!] che compone Alessandrite (Monica Bertolotti) e nella [Mechander Cross] che forma Sardonica (Chiara Oliviero) assieme a Uvarovite.

 

 

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un ragazzo di 14 anni, alto e snello, capelli corti e occhi castani. Adora, come anche Star, Tom e Jackie, componenti del gruppo musicale Love Sentence. Diventa il migliore amico e partner di Star nelle loro avventure interdimensionali, aiutandola nelle loro lotte contro i cattivi. Ha buon cuore ed è sempre pronto ad aiutare Star. Lui è molto ordinato ed estremamente abile nel karate, e ha una cotta per Jackie Lynn Thomas, sua compagna di classe dai tempi dell'asilo. Comunque, è fedelissimo a Stella. Mica è Ataru Moroboshi (Alessandro Rigotti)

 

 

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  • una principessa magica della dimensione Mewni. Al suo quattordicesimo compleanno le viene dato il cimelio di famiglia, una bacchetta magica, ma dopo aver provocato un grosso incidente viene mandata sulla Terra come studentessa straniera, andando a vivere dalla famiglia Diaz. Le piace esplorare e stare lontano dai suoi genitori per sfuggire dalla pressione del fare di lei una principessa perfetta. Ragazza bella, carina, vivace e solare, alta, con lunghi capelli biondi e grandi occhi blu, ama divertirsi e combattere mostri. Ha una bacchetta magica che le dà degli straordinari poteri, anche se il più delle volte li usa solo per il suo divertimento, soprattutto in compagnia del suo migliore amico Marco: i due instaureranno un enorme e profondo rapporto d'amicizia, sapendo che si guarderanno le spalle l'un l'altra anche nei momenti più difficili, come nel finale della prima stagione quando Star decide di sacrificare la sua bacchetta per salvare Marco

 

 

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l giovane demone principe dell'Underworld (il "Regno degli Inferi" che si trova su Mewni, governato dai suoi genitori, i Lucitors) , ex fidanzato di Star, è molto temuto nella sua dimensione demoniaca. Ha un brutto carattere e quasi sempre perde la calma. Nonostante ciò nel corso degli episodi si mostra gentile ed è considerato molto attraente dagli altri personaggi.

 

 

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  • una potente maga di Mewni, ed è colei che forgia le forbici dimensionali. Fa inoltre parte dell'Alto Consiglio della Magia

 

 

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Adolescente con l’Omnitrix, il sogno bagnato di McGyver, nato come vocabolario interplanetario per una nuova Pentecoste tra i pianeti a bordo di un divano come Ping e Pong, diventato un arma. 10 alieni per domarli, 10 alieni per trovarli, 10 alieni per ghermirli e nel buio incatenarli.

 

 

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Ehilà Beppe

 

Rotolone è un grande alieno dalle larghe spalle ricoperto da placche corazzate sulla sua schiena, le sue spalle e la parte posteriore delle sue braccia. Rotolone può rotolare sotto forma di palla come un armadillo per proteggersi con le sue placche. C'è abbastanza spazio nel guscio durante il movimento che Ben può proteggere o trasportare tranquillamente persone o

 

oggetti. Sotto forma di palla, Rotolone può aumentare il suo momento rotazionale e rotolare contro i nemici come attacco oppure rimbalzare contro praticamente ogni superficie. Comunque, è soggetto alle leggi fisiche della riflessione e della conservazione del momento, ciò significa che ha difficoltà a fermarsi e a controllare la propria direzione se prende velocità.

 

Il guscio corazzato di Rotolone è estremamente resistente. Le placche sono resistenti alla corrosione e riflettono gli attacchi basati sull'energia. Il guscio è abbastanza durevole per permettergli di sopravvivere dopo una caduta dai limiti estremi dell'atmosfera della Terra, includendo il calore generato dal rientro atmosferico, e permette a Rotolone e a chiunque si trovi al suo interno di sopravvivere a ciò e rimanere completamente illesi.

 

 

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Essendo un Florauna, Vite Elastica può far crescere qualsiasi parte del suo corpo a piacimento, permettendogli di allungare i suoi arti a dismisura e permettendogli anche di far crescere delle spine su di essi. Essendo principalmente una pianta, Vite Elastica ha l'abilità di comunicare con le piante terrestri. Può anche scavare con relativa facilità ed estendere le sue radici sottoterra per attaccare e muoversi. Vite Elastica ha anche dei semi che ricrescono periodicamente sulla sua schiena che possono essere usati come vari tipi di proiettili simili a delle granate, sia letali che non. I risvolti sulla sua testa sono anche sufficientemente potenti

da intrappolare e tenere una persona al suo interno.

 

 

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A quanto pare becca anche fighe

 

  • un Loboan (da lobo, parola spagnola per "lupo") dal pianeta Luna Lobo (traducendo letteralmente dallo spagnolo sarebbe "Luna del Lupo", riferimento al suo essere una sorta di lupo mannaro). Assecondando il suo aspetto fisico simile a quello di un lupo mannaro, Blitzwolfer ha una forza, una velocità e un'agilità superiori. Ha anche sensi simili a quelli di un cane, più acuti rispetto a quelli degli esseri umani; come i cani, comunque, i Loboan non possono distinguere i colori. Le armi primarie di Blitzwolfer sono i suoi artigli e le sue zanne. Come gli altri Loboan, Blitzwolfer ha una bocca mandibolare divisa in quattro sezioni. Aprendo completamente la sua bocca, Blitzwolfer può emettere un ululato ultrasonico ad ampio raggio, che è capace di causare molti danni. Questo ululato è capace di spaccare le rocce e può dare una spinta a Blitzwolfer verso l'alto grazie alla ripercussione.

 

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Vomito ha quattro fortissime lingue adesive che possono estendersi a grandi lunghezze, permettendogli di raggiungere grandi oggetti e avvolgerli senza problemi. La bocca e lo stomaco di Vomito possono estendersi anch'essi, permettendogli di inghiottire e digerire

 

oggetti anche più grandi di lui. Nell'aspetto, inoltre, Vomito assomiglia vagamente a Bub, il drago verde protagonista di "Puzzle Bobble".

 

Come Gourmand, Vomito possiede vari stomaci pieni di potenti acidi che dissolvono qualsiasi forma di materiale eccetto, ironicamente, il materiale organico (come l'ordinario cibo umano). Gli oggetti ingeriti sono convertiti in palle esplosive di liquido che possono essere espulse a piacimento con grande precisione. Vomito sembra essere anche piuttosto resistente agli attacchi per un essere della sua taglia, capace di essere investito da una macchina e poi lanciato attraverso un muro senza risentirne più di tanto.

 

 

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  • un To'kustar, nome che ricorda i supereroi tokusatsu, richiamando in particolar modo la serie TV di Ultraman. Gigante possiede invulnerabilità e superforza spaventosa, anche per uno della sua taglia, in quanto è riuscito a sconfiggere e mandare con incredibile facilità in orbita Vilgax. Può resistere a temperature estreme e nello spazio vuoto.

 

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 Fangofiammante è un Methanosiano del pianeta Methano. Apparso in "Forza Aliena", l'alieno sostituisce Inferno nella prima parte della stagione. Assomiglia ad una pianta umanoide che ha la possibilità d'infiammarsi come se fosse una palude. Possiede la capacità di controllare le piante, controllare piccole fiamme ed emanare gas infiammabile.

 

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Cromoraggio è un Crystalsapien del pianeta Petropia. L'alieno è fatto di silicio capece di assorbire energia per poi emanarla sotto forma di raggio. La sua razza è parente a quella dei Petrosapien (ovvero dell'alieno Diamante) tuttavia mostrano caratteristiche diverse.

 

 

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Gelone è un Necrofriggian del pianeta Kylmyys. Il suo aspetto ricorda una falena dei ghiacci, tuttavia se si copre con essere diventa uno spettro incorporeo . Gelone emana vapori congelanti dalla bocca, è in grado di sopportare le alte temperature e di sopravvivere nello spazio e negli abissi.

 

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Omosauro è un uomo-dinosauro alto sette metri: possiede una forza sovraumana e la sua pelle è davvero resistente.

 

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Cervellotico è un Cerebrocrostaceo del pianeta Encefalonus IV. L'alieno ricorda un

 

crostaceo dal cervello estremamente sviluppato, tanto da essere il suo punto di forza (sostituisce Materia Grigia in "Forza Aliena", ovvero la serie dove appare per la prima

 

volta). Oltre ad elaborare piani geniali ed usare tecniche psichiche, Cervellotico è in grado generare corrente elettrica dal corpo

 

 

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L'alieno è in grado di volare e di nuotare a velocità pari a quella della luce. Per attaccare lancia raggi dagli occhi. Pinnajet

 

 

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  • Scimparagno è un Aracnascimpa del pianeta Aranhascimmia. E' la fusione tra una scimmia e un ragno

 

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  • Eco-Eco è un Sonorosiano del pianeta Sonorosia. E' un piccolo alieno bianco in grado di

 

moltiplicarsi in tante copie di se stesso, senza che essi siano collegati tra di loro (diversamente dall'alieno Idem). Inoltre è in grado di lanciare possenti ultrasuoni e può perfino utilizzare il biosonar.

 

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Fulmiraggio è un Biosovortian dal pianeta Magnetos. Il suo aspetto ricorda una calamita umanoide: il suo potere è legato al magnetismo e all'elettrostatisticità.

  

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Tigre è un Appoplexian del pianeta Appoplexia. Ricorda una tigre umanoide dalla forza e resistenza sovraumana

 

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è un Nanomechian proveniente dai pianeti dell'Alveare. E' una sorta di piccolo insetto con la pelle che ricorda i nanochip: il suo potere è quello di rimpicciolirsi fino a diventare grande quanto um microchip. Di conseguenza è molto utile nelle missioni di sabotaggio

 

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Gwen è la cugina di Ben e suo equipollente femminile.

 

 

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Kevin Levin è il Fan Lee, Dani Hibari, Kiri Gagure, Tony, Furio Battler, per Ben Tennyson. Il figo taciturno, controfigura dell’eroe, Kakashi Hatake (Andrea Oldani) che media i

 

comportamenti da cazzone di Naruto Uzumaki (Leonardo Graziani), oltretutto in grado del potere di modificare la consistenza del proprio corpo: roccia come Golem di Monster Rancher, diamante come Kaoru Koganei di Speed Grapher, altro?

 

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Charmcaster è una fighissima strega che un tempo stava con uno stregone cattivo, ma che poi l’ha tradito e ora lei e Kevin stanno assieme.

 

 

 

 

 

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I quattro cacciatori di Shen-Gon-Wuh: Omi, il piccolo bonzo e Dalph dei Mechacon. Non è

 

grasso, ma da sempre l’elemento del ciccione è un tramite con una tradizione, come Ken di Supercar Gattiger, sempre ostendente i tradizionali vestiti da pellerossa, così come pure Banta di Ufo robot Goldrake, insindacabilmente vestito da messicano, e nemmeno le aderentissime

 

tutine di Venusia e Maria possono persuaderlo a mettersi alla guida di un qualche astromezzo da attaccarsi a Goldrake tipo Jetpack joyride; Raymundo, ovviamente Daigo Otaki dei

 

Mechacon. L’eroe in un team in teoria capeggiato da un'altra persona, tipo Go Tsunami di Godam o Tadashi Daiba di Capitan Harlock. Kimiko è Peggy sempre dei Mechacon, versione

fantascientifica del commando di John Belushi di Stripes-un plotone di svitati di Ivan Reitman o l’equipaggio del Gabbiano di Il sommergibile più pazzo del mondo di Mariano Laurenti, qui solo molto più curvilinea, sul calco della Ryomou Shinmei di Ikkitousen, Clay è fondamentalmente

 

quello che dovrebbe essere Raymundo, ma a conti fatti il vero Barry Hawk dei Mechacon è lui. Ci si è sempre chiesti per anni chi fosse il vero bassista carismatico della serie, tra Jigen e Goemon. Goemon è ancora più defilato in molte storie di Lupin (qui, anche per non pestarsi narrativamente i piedi con Jigen, manco c'è, per dire), sorride di meno e - quando non si droga - è il deus ex machina che risolve molti casini della banda a colpi di sguardi torvi e katana che taglierebbe in due pure gli artigli di Wolverine. Praticamente un incazzoso super-eroe, un Quicksilver spadaccino. Goemon non è il bassista carismatico della banda Lupin, ma il suo cicciobombo. Sì, anche se è magrissimo quanto gli altri due. Se è pur vero che Lupin, anche televisivamente parlando, nasce prima dei Gatchaman, che hanno scolpito nel granito a colpi di occhiatacce di Joe il Condor le caratteristiche tipiche di un bassista carismatico e delle altre figure professionali di una squadra di tizi giapponesi, lo è anche che Goemon Ishikawa XIII ha tutte le caratteristiche tipiche di tanti cicciobombi venuti dopo Ryu il Gufo, a partire dal legame con la tradizione giapponese e dal fatto che se ne vada in giro con una katana, come Musashi di Getter Robot.

  

 

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Jake Long è un discendente di una famiglia di leraj, esseri umani che possono trasformarsi in draghi. È un franco tiratore, nessun altro “Long” è venuto con lui

 

“Abbiamo alla fin fine un consulente scientifico e un adulto in quest’isola di adolescenti. Abbiamo il nostro Evans di Due anni di vacanze di Jules Verne” “Guardate a me come qualcuno di più vecchio, Mog di La grande avventura del piccolo principe Valiant di Isao Takahata. Infatti

 

qui ad aver vissuto molte più primavere sono io, n’6 al mio confronto è uno della vostra età” “Okay, nonno. Ma io che sono un Dio e non posso assolutamente soprassedere a questo vizio

 

di forma vorrei saperne di più su quell’EVO. Non l’ho mai visto prima, ed era anche ben più strano di quanto in stranezze io avessi fatto il callo. Sembra Le esotiche vacanze di Lupo Alberto dove il cartoonesco lupo pantone 297 finiva circondato dalle hawaiane con il tratto

maggiormente realistico del Manara, ed era evidente il contrasto, alcune volte quasi

 

millantando un uso di photoshop (che era in circolazione da già due anni), o il mostro dell’Id di Il pianeta proibito, che sembra la versione diavolo del bulldog Spike di Tom & Jerry, con il sottoscritto che s’immaginava uno dei ragni-pipistrello-opossum di Marte distruggerà la

 

Terra. Mi viene un dubbio” “Hai detto naniti? Mi perplimono. E poi quella creatura…Ça vans sa dire, ha un aspetto molto simile al Centipiede, o Centipede…questa creatura. Ne

abbiamo mucchi di foto, Perla (Wanda Rapisardi) dice che è per prepararci a ogni evenienza.

 

Eccola:

 

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Hmmmmm…..se lo ingrassassimo, gli rinforzassimo mesoepisterno e pronoto e gli

allungassimo e irrobustissimo il mesoepimero, in modo che nel complesso mesoepimero e

 

pleure assomiglino al [Big Wing Attack] di God Σ, allungargli coxae, trocantere, femore, tibia e

munendo di tenaglie gli aroli, poi per il resto lasciando dove stanno la criniera modello Toki di Ken il guerriero e i mascelloni da mostro dell’acido di Dragon’s lair e il quadro è quello. Quindi noi Providence e voi Crystal Gems abbiamo adesso lo stesso nemico. C’è però qualcosa che non mi torna in tutto questo. Scusa Octus, c’era qualcosa di ghiribizzoso in quella creatura?” Newton scrollò la testa come un Diabloceratops che s’incagli in dei rami a palizzata della villa della Thais Galitzy di Thais di Antonio Bragaglia per dissentire “Non hai in modalità Chum Chaser dei Ballistiksc scannerizzato qualcosa che potesse insospettirti?” Newton questa volta sentenziò, dicendo che aveva “visto” naniti uniti a frammenti micrometrici di tormalina. Rex si mollò un pugno sulla mano aperta, dicendo nuovamente che ora le Crystal Gems e la Providence avevano un unico avversario. Noi Van Kleiss, Voi Citrino (Giovanna Rapattoni)”

 

Porto di Figi, un transatlantico stava per salpare. Il capitano, dalla barba simile a un ombra nera sul mento e una pipa di corno di bue non aveva dimestichezza con le tecnologie più moderne. Premeva i pulsanti che, su uno schermo visualizzava i vari piani e settori della supernave che avrebbe dovuto comandare come un topolino delle Skinner’s box ne prendeva mentalmente nota. Quel vascello era semplicemente mostruoso, nel porto di Figi occupava mezza isola. Una Las Vegas galleggiante che comprendeva una struttura simile a quella sulla tettoia di Viale Regina Margherita che conteneva una sala da pachinko e, limitrofa, una da normali slot machines. Sotto, c’era un simulatore da volo in deltaplano, due pareti da arrampicata, una piscina olimpionica con una coppia di scivoli a coclea, eventualmente potevate pure tuffarvici dentro tipo Le Rapide di Rainbow Magiclandc sull’apposito vascello, altre piscine con jacuzzi, campi da tennis, da hockey, da pelota, da croquet, da calcio, un velodromo, un autodromo, una pista da bob con neve artificiale, una specie di monorotaia pneumatica come quella di Base Alpha di Spazio 1999 che, sotto le scialuppe, facevano il giro di tutta la chiglia, un enorme fionda per provare l’esperienza del volo in assenza di gravità e che s’appaiava alle montagne russe con inzuppata finale manco fossimo a Viserba, persino un museo di storia naturale “diffuso”. Cosa vuol dire diffuso? Una Las Vegas galleggiante che comprendeva

una struttura simile a quella sulla tettoia di Viale Regina Margherita che conteneva una sala da pachinko e, limitrofa, una da normali slot machines. Ecco, a “ravvivare” questa bisca c’erano degli scheletri del paleocenico Pantolambda e una grossa teca che illustrava l’evoluzione del cane. Sotto, c’era un simulatore da volo in deltaplano solo che prima dovevano imbracarti, imbozzolarti, mummificarti in ogni tipo di cintura di sicurezza perché la sicurezza non era mai troppa. Nel mentre potevi rilassarti con una teca con degli scoiattoli volanti imbalsamati da-con il maleficio del dubbio perché il lavoro è stato fatto a puntino-Ermanno Bianchi, quello di Milano, e simulare il volo di uno Pteranodon nei cieli del Cretaceo con un videogame. due pareti da arrampicata con relativi fossili, in ordine di tempo, secondo quanto riporta graficamente da Clara Winston in L’altra storia della Terra di Herbert Wendt, una piscina olimpionica con una coppia di scivoli a coclea, eventualmente potevate pure tuffarvici dentro tipo Le Rapide di Rainbow Magiclandc sull’apposito vascello, altre piscine con jacuzzi assieme a pesci e creature pescate nei caldi mari pacifici, campi da tennis, da hockey, da pelota, da croquet, da calcio, un velodromo, un autodromo,con

   

colossali scheletri di creature antidiluviane che svettavano al centro una pista da bob con neve artificiale con veri scheletri di mammut. C’era anche una stazione di polizia. “Mancherebbe solo un parlamento, ma per quello credo che non ci sia bisogno” girò i tacchi con fare da Apollo Granforte declassato a pagliaccio da sketch dello Zoo di 105, trovandosi qualcosa che un vecchio lupo di mare trova abbastanza sconveniente. La nave aveva degli enormi disegni di lussuriose lesbiche intente a pastrugnarsi tra lappate al perineo, saliva su labbra e capezzoli, mani che vogliose praticano petting vaginale, effusioni in canottiere così zuppe d’acqua clorata da diventare veli trasparenti, grandi labbra che si strusciano su altre grandi labbra, mentre una terza si masturba, lingue degne del leader dei Kiss che s’impastano con altre, più brevi, in un profluvio di saliva, uso di peni finti, sessioni di crema solare che degenerano, seni baciati e succhiati, squirtate calde nella calda estate. L’uomo, che sembrava uscito da un manga di Takumi Nagayasu, scrollò la testa con rassegnazione e biasimo e partecipò al varo e al salpo. A bordo c’erano solo donne, lui e il personale rappresentavano la sola popolazione maschile. “Queste la distruggeranno” fece perentorio il capitano Paul Holmes osservando l’animazione in crescenza esponenziale della nave con aria tra l’esterrefatto e l’aria oltre l’incavolato con cui il sifaka setoso guardava Daffy Duck in Conrad il marinaio di Chuck Jones. “Comandante Holmes! Il proprietario della nave le vorrebbe parlare” “Lo faccia entrare” Vlad Plasmius, in tenuta civile, con un Van Kleiss reso opportunamente irriconoscibile assieme e Briaeros, demone dalle cento braccia tipo Mansam di Toriko, il “pastore” di Mnomquah, e il vero burattinaio di tutta questa

   

 

storia, che però, a differenza del muscolone dell’International Gourmet Organization

 

 

sembrava un ibrido tra una versione Regola 63 di Stocking di Panty and Stocking with Gatherbelt e Dellinger di One piece. Mentre assicuravano il capitano che ogni cosa sarebbe andata filata, liscia come una trota salmonata fuori da un rubinetto, Briaeros era occheggiato da Ember (Federica Valenti), rockettara goth tornata dalla morte. In quel frangente, nonostante gli orecchini pazzeschi da inarcare sopracciglia financo al God Ener di One piece, il piercing sulla lingua a cui s’accompagnava quello in mitosi sui capezzoli, il tatuaggio di Bjork com’è disegnata nel video di I miss you da Post con le tette ingigantite su un fianco aveva voluto coprire il tutto con abiti più adatti alla steppa di Anna Karenina della Lluvia di Fairy Tail, perché non sarebbe mai riuscita a arrivare a Briaeros. Nonostante il conforto psicologico di ben una vampira e una lupa

mannara, ϒ-leana la vampira e Naura Francis la licantropa era incline a masturbarsi con doujinshi fatte da lei sia a tema yaoi, con il suo OC Hatsu, simile a Utatane Piko, che con autentici self-insert nelle medesime, che altro non erano che delle scopiazzature di Gen X di Masasumi Takizaki con una specie di subplot crossover con Mew Mew amiche vincenti di Mia Ikumi in quanto Eniko, il self- insert di Ember, diventava un ibrido uomo-gatto disegnato come Felicia di Darkstalkers per via di Ryan Shirogane, reso però come un vecchio incartapecorito, alimentando l’idea che si sia confusa con il Dottor Genba di Speed Grapher, abbastanza perverso come anime da autorizzare l’ipotesi che abbia shackerato mentalmente le due cose, Cristina D’Avena e Simon Le Bon, in ogni caso creando degli amalgama così indigesti che solo lei ci poteva sopravvivere mentalmente, chiunque altro, oltre a una fiaschetta di yukimegami, avrebbe fatto a pezzi tutto cantando la sigla di Gordian e ubriacandosi di repliche di Muteking su Videonord. Briaeros infatti, in forma “umana” era un facoltoso modello d’intimo maschile con relativa catena di negozi nell’Aldilà, e Ember non era la sola ragazza che per lui aveva l’acquolina in bocca. Le altre erano praticamente nude, ma quella nave era un raduno di lesbiche nudiste o che comunque credevano nello stesso credo di metà dei personaggi di Ken il guerriero , cioè “comunque vada, finirai senza niente dall’ombelico in su” a parte il Sergente Mad, Yuda e Raoul, quindi quelle due eterne cosplayer della Cordelia di Dabolik Lovers e della Junie Brün di I favolosi Tiny erano senza reggiseno. E che gazoombas avevano là davanti. Ed erano loro ad essere occheggiate da altre mulierbi infermiere di Boe perde la faccia di Larry Doyle, con le stesse pose di chi voleva assolutissimamente beccarsi una stuprata: una cameriera con il vassoio opportunamente equipaggiato di liquore di lampone, una che s’auto-affibiava arie da Regina d’Inghilterra con sigaretta su bocchino, una sorellanza di un anno di più di un anno di meno, una con un espressione da finta innocente seduta sul corrimano, una che si “zuccherava” i capezzoli con una coppia di ghiaccioli al cocomero e poi se li leccava, quasi poppandosi da sola, un'altra, una fanatica dell’aerobica, se ne stava a gambe aperte tipo spaccata saggitale guardandole con fare da cagnolina attizzata. “Uh-oh, immagino che altrove ci sia bisogno di noi. Vieni Naury” Ember le vide allontanarsi circondate da incommensurabili gnoccolone se non nude alla meta già senza mutande al termine del primo giro, guardando il gran Sole dell’oceano pinticchiato dalle sagome scure di gabbiani che s’arrischiavano, si sarebbe detto, a volerci volare sotto, immalinconendosi ancora e ancora.

 

Come già detto, agli uomini era stato dato in monoblocco l’ordine e il dovere di curare la parte “tecnica” della nave e della sua crociera, trovandosi in ambienti spesso freddi, contro il caldo tropicale degli esterni, gelati gli ambienti e gelido il metallo che li sovrintendeva, tutte quelle pazzesche macchine per lo più indipendenti dal volere dell’uomo, oltretutto dovendo baccagliare con stranissimi robot come quelli di The terrornauts, o versioni meccaniche e enfie di lucine del venusiano di Il conquistatore del mondo, ibridati occasionalmente all’astronave di The beast with a 1000 eyes, che operavano semplificazioni e come bambini renitenti sempre se gli “adulti”, cioè il personale umano, non faceva quello che anche loro facevano. Il capitano Holmes era pigiato a gambe converse storcendo le compatte mandibole da Igor Zaripov mentre manducava e succhiava la sua pipa mentre, sullo stesso macinino, a guidare era un altro mento a scatola, dalla pelle scura, un occhio lacerato e sbiancatosi come quelli dello Skyler Gisondo di Zoppo ma in gamba di Russel Friend e un caschetto bianco simile a quello di Vitaliy Grachyov, che se non avesse dovuto inderogabilmente tenere le mani sul volante come Roberto Benigni si teneva i coglioni durante l’urinata modello Zuider Zee di Il piccolo diavolo le avrebbe sempre tenute conserte, scambiando brevi

ma intensi tronconi di dialoghi con lui e lui con lui. “Io, Lo sappia, devo solo lavorare. Quelle due persone, quei due entrati nella cabina del timone, Mi dica, erano delle brave persone a Suo dire?” “Se hanno pagato di tasca loro questa bagnarola oltre che pazzi sono pure scialacquatori. È da anni che attraverso questi oceani e non solo a mio dire non v’à mai fatto tempo e clima diverso di un mattino di Pasqua checché dicano che il triangolo Nuova Zelanda-Australia-Papuasia sia caldo come una sauna ma io non ho mai avuto sdilinquimenti se si tratta di quattrini a bordo e attracco. Io bevo poco, il Pimento Dram mi sembra dannata benzina, un bicchiere alle stesse dita della quantità di ioduro di potassio necessaria per il dentifricio per elefanti mi fa vomitare sangue e smegma. Io faccio cadute di danaro solo per il tabacco. Ne fumo delle ciminiere. Ormai i miei polmoni hanno dei buchi neri come fori di pistola e i miei denti sembrano i molari di un rinoceronte, ma Dio mi è testimone morirò in uno sbuffo di Nirdoshc triturate” parlava veramente come un vecchio lupo di mare. L’altro uomo sembrava scolpito, non c’era carnalità in lui, perché nessun uomo era così cocciuto. Respingeva come se emettesse scariche elettriche, e le poche parole che diceva giornalmente erano tutte all’indicativo, all’infinito, al trapassato prossimo, imperativo e passato remoto. Si fermò e entrò in quello che era il suo alloggio privato, scazzandosene come scazzava da quando a un altro poteva scazzare il suo scazzo, mettendosi a fare i cruciverba. Sembrava non volesse fare troppo salotto comunque dicendo cose su di sé. “Ho una famiglia, e questa famiglia non esisterebbe neppure se non esistessi io. dicono che sono così duro che i grattacieli si sfracellerebbero in due se mi cadessero addosso, ma anch’io ho uno spirito. Ho una moglie, Drew Saturday (Deborah Ciccorelli), un figlio, Zak Saturday (Alessio Nossolino). La mia durezza è solo perché io li possa proteggere. Sa, A) sono la mia famiglia e da buon patriarca cosa al mondo mi resterebbe se loro non dovessero restare? E B)” obbligò il capitano a avvicinarsi perché quello che gli doveva dire implicava un universo a loro stante schermato dal silenzio “Sono in capo all’Organizzazione Saturday. Un sasquash ti ha calpestato i gelsomini in giardino? Hai visto una lucertola un po’ più grossa del normale? Un uomo falena ti ha scacazzato sull’auto? Noi ci occupiamo di quello” i due presero nuovamente quelle che un tempo furono le rispettive distanze prossemiche, con il capitano che appariva inquietato a quel momento. Se era vero ciò che quell’uomo li aveva spiegato, significava che l’intera nave poteva forse essere in grave pericolo. Perché altrimenti un uomo del genere sarebbe dovuto salirvi a bordo? Se lo ha fatto è perché sta cercando qualcosa, ma che COSA? “E’ stato doloroso per te doverli lasciare. Potresti anche non tornare da loro mai più” “Mi pigli scemo? Sapevo benissimo che la posta in gioco corrispondeva alla possibilità di non vederli mai più, e mia moglie, en passant, è il mio consulente

  

scientifico. E tutta la baracca te la posso presentare qui e ora” e uscì, portando con sé il tipo al di sotto delle scialuppe. Quelle aperture a capofitto sul mare che in quel momento stava venendo secato in spuma bianca dal mastodontico veliero aveva, in corrispondenza del traverso dei rigonfiamenti lisci come un occhio, e, ad orari prestabiliti, da una di queste finestre panoramiche un urlo squassante accompagnava una donna dai capelli bianchi che si gettava nel mare a capofitto legata alla nave da una robusta corda per fare quello che fondamentalmente è bungee-jumping, riemergendo dall’altra parte. L’uomo, Solomon Saturday (Mimmo Strati) osservava l’accadimento come il Dottor Amachi (Luciano de Ambrosis) osservava la Terra Azzurra decollare e ricevere in orbita geostazionaria i componenti ausiliari appropriati alle battaglie spaziali contro le flotte Waldaster al soldo di Rambos (Vittorio Stagni), con atteggiamento distaccato, quasi menefreghista, dal secondo episodio se quella testa

calda di George Minami (Sandro Acerbo) sa guidarla, ha i requisiti fisici e mentali per collaborare con Pegas (Marcello Prando), guidarlo e farsi da lui assimilare via gambe come Watta Takeo (Rodolfo Bianchi) faceva con il suo Trider e consequenzialmente potersi in esso trasmutare in Tekkaman a posto, pure se in mezzo c’ho mia figlia, Hiromi (Isabella Pasanisi), basta che funzioni, in più di una puntata me ne frego, bello tranquillo in vestaglia

 

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E tutto il resto fanno da loro come la Fortezza delle Scienze, chissenefrega se la mia Shō di Equuleus rischia di ridursi in fricassea convergendo il proprio Voltekker con l’elettricità di un

 

uccello che riesce a volare con un ala sola o se devono in solitaria liberare dei ragazzini ostaggio dei Waldaster uno dei quali, in pratica il Bombo di Monster allergy dell’occasione

 

viene da Rambos usato sperimentalmente come cavia di un facsimile del mio Pegas, rischiando di finire come il Baby Tarallo di Jacovitti, basta che non me l’ammacchi e che non mi contraddica altrimenti lo prendo a calci in culo. Il capitano osservava a sua volta l’altro uomo, facendogli gesti volti a spiegargli che stesse succedendo e chi fosse l’incredibile acrobata. “E’ lei, mia moglie Drew” “E che fa di preciso?” “Ha legata alla vita una corda di un tessuto che permetterebbe teoricamente la sussistenza di un ascensore orbitale a fontana, lungo il doppio dell’altezza di questa nave. A permetterle quei movimenti così veloci sott’acqua è un JetLev, uno speciale jetpack a aria compressa. Anche il cavo di quest’ultimo gioiellino è lungo il doppio di quanto è alta questa nave. Grazie a uno speciale manicotto a croce i due cavi possono senza che s’ingarbuglino. Per respirare sott’acqua dispone di una maschera simile a quella di uno schermitore di kendo, che filtra l’acqua come un paio di branchie. Dispone di un fucile a canna cilindrica per ultrasuoni, che li spara in ben cinque direzioni differenti. Ha l’obbiettivo di rivelare tutta la fauna marina che in questo comunque esiguo braccio di mare comparativamente al nostro mondo galleggiante è possibile captare, perché una sensazionale scoperta potrebbe sempre essere dietro l’angolo. È un lavoro rischioso, ma ho fiducia in lei. Ecco perché sembravo disinteressarmene così tanto” “Capisco” “Adesso però la voglia di andarle a chiedere a che punto stiamo e che sta facendo mi

 

  • venuta. Mi segua al ponte n’1” era un ponte con una piccola chiesa al suo interno, a cui nessuna ragazza andava a pregare. C’era quindi piena tranquillità, soprattutto considerato che

 

tutto il vascello era diventato una cagnara infernale. All’andata e a quell’altra andata ben due lesbo pride avevano incocciato. Una vergogna. “Bene,

 

San Michele Arcangelo difendici nella lotta e sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del maligno.

 

Salvaci dalla perdizione eterna.

 

Amen.

 

Come criptozoologo non escludo che creature chiamate possano esistere. Che poi più

 

in alto di loro ci sia Qualcuno non è affar mio. Persino l’altra faccia della medaglia, quel o L.C.F Sat di In tempi incerti di Jean-Claude Mezieres di cui si prega non so se

 

esista e comunque sarebbero i suoi a interessarmi maggiormente. Ma non è questo il punto. Ecco il vero Ÿ” e spostò la prolusione su un manichino arancione simile a un incrocio tra un Micronauta e un luchador messicano, con un quadrante con 5 spicchi di cinque colori: bianco, marrone, verde, grigio e cosmic latte. Il quintetto occupava le seguenti fasce orarie: il quadrante a 90° α dalle 5.10 alle 6.40, il quadrante a 91° β dalle 3.10 alle 1.50, il quadrante a duplice angolo di 30° Γ dall’una alle undici, il quadrante isoscele a duplice angolo

 

di 10° dalle 10.20 alle 10.30, il quadrante di il quadrante a 91° Ι dalle 7.50 alle 9.00. Solomon inserì nella sua testa una chiavetta USB e, a upload terminato, inflisse al centro del grande

 

quadrante una spolliciata, volta a scansionare la sua specifica impronta digitale per poi appoggiarlo alla grande acquasantiera a sinistra del presbiterio, a cavalcioni della suddetta. “Le rivelerò un segreto. Quest’acqua santa è acqua di mare raccolta in loco e desalinizzata fino a renderla assolutamente trasparente e antimicrobica. E qui” disse indicando il basamento su cui la vasca si reggeva “c’è il canale che risucchia l’acqua di mare e procede a desalinizzarla. Più sotto, nel pavimento, c’è l’immenso tubo che la risucchia mentre navighiamo, la porta fin qua sopra, ne eccelle il cloruro, e ne stermina fino all’ultimo protoplasma. Glielo dirò sperando che la sua occidentalità non se ne offenda: per me tutto questo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ irrilevante. Dicono che chi abbia fede consumi troppo. Che per essi il riscaldamento globale

 

  • solo una bubbola e che tanto sarà la loro stessa fede a salvare il pianeta. Da entrambe le parti i propalatori di questa tesi e di quella contraria sono una manica di teste di vaffanculo. Guardiamo alla storia del nostro pianeta. Ci sono state almeno tre ere glaciali, una delle quali nel Cretaceo. I dinosauri come il tarbosauro, il carnotauro, lo spinosauro, il leptocleido e il libonecte furono i primi a vedere la neve. E che dire di quella del Pleistocene? A quei tempi il ghiaccio dell’Artide era più esteso, di molto, e qui, nella calura dell’atollo di Abaokoro, avresti a malapena avuto il clima di un Sabato pomeriggio di Marzo. La Terra ci è sommamente indifferente, estinguerà noi come estinse i dinosauri e creerà altre creature che verranno sottoposte alla stessa tortura di 4 milioni di anni d’inarrestabile sollevazione dalle savane del Botswana e di tutto il resto del mondo sotto un Sole che metterebbe a tacere tutte le ecofemministe di questo strafottuto mondo, se già non ci hanno pensato le voraci e furibonde creature di quegli eoni intessuti di sonnambulistica leggenda, lo Smilodon e l’Homotherium, il Platybelodon e il Teleoceras, che i nostri antenati combattevano usando la loro forza

 

prodigiosa e il potere del Pungiglione di Temporale, la lancia di ossidiana che arde delle fiamme dovute all’impatto con il fulmine che travolge nelle notti di pioggia le immense praterie e da cui gli animali più stupidi fuggono disordinatamente. Quest’ammennicolo consuma meno di una torcia a pile. E se loro vogliono vivere in un perpetuo turlupinarsi auto-inflitto che facciano pure, io uso solo una mente sempre più da computer e sempre meno da essere umano. Chiamami Mino Dauro. Chiamami Asterius11” e detto ciò, oltre a rimanere completamente nudo mostrando un possente carapace di un rosso sfavillante, andò dietro alla sede presbiteriana e, con dei comandi nascosti, fece traslare in avanti l’acquasantiera ben assisa sul suo pilone, increspando la superficie della polla d’acqua ultra raffinata che vi giaceva, come i seni della Enorma Rae (Perla Liberatori) sul simulatore di terremoto del museo di storia naturale di Londra, rivelando un cunicolo nero da cui esalò uno sbuffo che scombinò i capelli del comandante Holmes. “Jennmapochrys, questa è la via” il robot non si era mosso dall’acquasantiera, ma all’udire la voce di Solomon scese e, con passi simili a quelli di un cowboy che entri in un saloon (il rumore dei suoi piedi che, con piante podaliche di borace rinforzato li davano un andatura rimbalzante, camminavano clangolavano come se avessero degli speroni) si avvicinò con fare solenne a quel buco. Alzò la testa con lentezza, fino a guardare Solomon fin dentro all’anima. Gli occhi di Jennmapochrys erano come mistiche acquamarine usate da un antico druido per elicitare il possente guerriero cimmero a acquisire forze misteriose da fulmini scagliati dagli Dei. Poi, la sua posa s’indurì, schiacciò con violenza il centro del suo quadrante e quello cominciò a emettere suoni e luci ritmiche, fermando la conta sul quadrante verde. Ammantandosi di un energia bianca e accecante dalla quale sprazzi di luce multicromatica partivano pluridirezionalmente, come George Kandor quando diventava Spectreman, e caricando le sue gambe compì un salto folle, che con una pedata inflisse una grossa crepa al soffitto del chiesolino, in caduta libera assumendo l’aspetto di un Helicoprion, un particolarissimo squalo del Paleozoico con le labbra inferiori estroflesse a spirale e orlate di denti aguzzi, mentre quelle superiori erano tirate fino a distorcerle in un lungo e acuminatissimo rostro, che cadde nell’acqua scrosciante del lungo tubo nero in un

 

primo tempo sembrando dovesse giocarvici le pinne pettorali e la dorsale, recise come le ali del sidecar trasformabile di Gromit di Una tosatura perfetta, ma in realtà riuscì a centrare in

 

pieno quell’impossibile buca girando su sé stesso come una barretta di Geomagc attaccata alla sua pallina che viene fatta ruotare in questo modo alla stregua di una trottola, schizzando acqua ancora non desalinizzata dappertutto, per poi concludere la rotazione con un rumore come di una deglutizione. Solomon esplose in una risata tonante che dallo spavento fece cadere Holmes su una delle panche di rimbalzo mandandolo a incagliarsi nel poggiapiedi. “L’ha visto? Il figlio di puttana c’è l’ha fatta!” “E chi ne dubitava?” fece Holmes barcollando e beccandosi alla schiena uno degli spigoli del poggiaschiena della panca sulla quale si era

 

scaravoltato, per poi essere bloccato con una pressione da frantumare le ossa iliache dal massiccio Solomon, che, con un gesto possente da tipo che in apertura di La prosivendola di Daniel Pennac letteralmente prende su tutto Benjamin Malaussenène con poltroncina su cui era assiso e relativa scrivania e gli sposta di 180° atterrò Holmes a parte da sé e quello, versione

 

labirintitica del cameriere pattinatore di Horace Abrahams, riuscì a capitombolare lungo disteso ugualmente.

 

 

 

 

  1.     11.Mino Dauro è il protagonista del romanzo di Roberto Vacca Il robot e il minotauro. Ha “cablato” il suo cervello affinché agisca e si comporti come il più raffinato software di calcolo

 

matematico, ma un inaspettata love story si rivelerà traumatica per i suoi “circuiti”. Asterius è un vecchio minotauro che compare nelle Cronache di Narnia di C.S.Lewis, e, a differenza di

 

quelli delle armate della Strega Bianca capeggiate da Otmin aiuta i “transfughi” arrivati dal nostro mondo e Aslan, il leone figlio dell’Imperatore Oltre il Mare

 

Solomon si sedette sul tabernacolo con una delle panche, il cui legno sembrava fosse robusto abbastanza da sorreggerlo, e un portatile al posto del salterio, il quale, in vilipendio, era stato fin dal principio sostituito dal sedicente Vangelo del “mostro degli spaghetti di soia vegani

 

spaziale” di Bobby Henderson, un coglione con una faccia a metà tra quella del lupo di campagna di Little rural riding hood di Tex Avery e Serj Tankian nel video di I i wanna mmmm

 

  • dei The Lawyer che sarebbe stato antipatico anche a Ragnarok stesso se avesse avuto una faccia, visualizzando in tempo reale quello che il suo robot stava facendo. “L’acqua la succhiano dal lato sinistro della nave. Dovrebbe fare il giro per incrociare mia moglie” entrò agilmente in acqua e doppiò la distanza tra lui e l’altra fiancata della nave allineandosi a Drew che, in bikini bianco, si faceva affiancare da pesci scorpione, insolitamente non bazzicanti attorno ai loro coralli. Si dispersero non appena l’onda sonar di Drew “cadde” in mezzo a loro

 

come la “bomba” fatta di Buzz Cola e Poprox che Homer usa per sfuggire dalla conferenza mondiale dei caramellai in Homer l’acchiappone di Jeffrey Lynch, mentre Jennmapochrys le si

 

affiancava, senza però che “l’intrusore” apparisse qualcosa che alterasse Drew. Si alterò, e non poco, al momento in cui con il suo JetLev si accorse di essersi allontanata troppo dalla nave, o

 

più semplicemente di stare fuggendo da essa in linea retta, che nel mondo senza rosa dei venti dell’Oceano Pacifico, dov’è pieno di fascino/dove c’è un mondo di giubilo/sotto la cui superficie c’è un altro mondo/i pesci narrano un'altra storia/il vento non soffia e la pioggia non cade/è pieno il posto di gloria del mattino (Graham Gouldman-Underwater fantasy-Animalimpics

 

official soundtrack) poteva essere una fuga all’indietro, ai suoi occhi stava volando senza controllo attraverso coralli rossi e verdi, nei quali si accendevano all’improvviso gli occhi a pupilla a forma di precipizio di una piovra mimetica, che con un colpo di tentacoli diventava una massa di flaccida carne acquosa propulsa da uno sbuffo d’inchiostro nero, un pesce palla che, alla vista di Drew si gonfiava, un re delle aringhe simile a un nastro trasportatore color acciaio, un drago marino comune che si contorceva come una delle ballerine delle animazioni di Michael Bret, un lamantino che stringeva un suo cucciolo tra le pinne, una manta grande come un deltaplano che volò sopra le loro teste, una murena che ingaggiava uno scontro contro uno squalo serpente creando un “anello” attraverso cui Drew e Jennmapochrys ebbero la ventura di passare attraverso. Tutto quel mondo sott’acqua sembrava vivere a 10000 km all’ora, oppure era semplicemente lei ad essere più veloce di loro, i legittimi padroni di quello sconfinato mondo d’acqua. Per fortuna che Jennmapochrys conosceva la via all’indietro, a capo verso la nave, e riuscì a trascinarla dietro verso il vascello incedente sui mari mordendole un braccio. C’era però bisogno dell’assoluta collaborazione anche di lei, perché quell’arnese filava a 22 metri orari e se lei avesse recriminato non solo la ferita che Jennmapochrys era consapevole starle infliggendo avrebbe non semplicemente interessato i muscoli a livelli maggiormente superficiali, ma avrebbe lasciato tracce di sé anche all’osso, ma avrebbe potuto strappargli tutto un braccio con un solo strattone. Il morso faceva male a Drew, ma era un ittiologa esperta o perlomeno aveva buon senso, teneva un pugnale in attesa nel pezzo di sotto mentre stringeva il calcio del fucile a sonar come se perdendolo avesse perso anche la sua vita. Senz’altro per abbarbicarvisi con cotale tenacia Drew palesava di essere anche un economa, infatti quella sberla costava 182,90 $, una spesona. Quindi non voleva che lo perdesse con più animo di quello con cui aveva accampato scrupoli sulle restanti apparecchiature. Il suo JetLev costava 4,999$, ma solo il suo fucile aveva un microcomputer che, a ogni rimpallo del sonar, procedeva a elucubrare il segnale al fine di darne un resoconto digitale, ed erano pur sempre 4 getti in 5 diverse direzioni, quindi era una mole immane di dati imprescindibili. Fece finta di aver già accettato di smarrire la vita nelle fauci di Jennmapochrys, al momento opportuno, cioè quando la chiglia era visibile, piantargli il coltello addosso e allontanarsi da lui curvando il proprio JetLev affinché la spingesse fuori dall’acqua, uscendone fuori come il Tester 3 di 0 Tester in una generosa eruzione di schiuma marina, riuscendo, utilizzando provvidamente l’arma a sonar, a agganciare la balaustra e a

 

schienarsi sul ponte, se non prima di aver mandato l’arma a sonar a sbattere contro un muro dalla parte della volata, procedendo poi a scivolare a tutta birra lungo il suo parquet

 

avvoltolandosi attorno ad esso, per poi, a cavo completamente avvolto, avellersene violentemente in uno scoppio della camera a aria che la lanciò dritta verso una delle ciminiere. Cadendo le evitò, ma diede una chiappettata contro l’argine di una di loro, rotolando giù per una di loro come un macigno umano, generando il parapiglia in mezzo alle altre passeggere, terminando la sua corsa in uno dei due mega-scivoli, sbattendo la sua vagina contro la nuca di una biondina brizzoluta, cadendo entrambe nella piscina, Drew, capitombolando quando l’altra tornò in superficie, gettandola giù di testa in acqua. Con le ultime energie rimastele nuotò a cagnolino quasi senza respirare fino al bordo vasca, Drew era una donna forte, sebbene quella fosse stata veramente una giornata spettacolarmente movimentata. Quando con le mani afferrò il bordo opposto, non solo lo artigliò con tale forza e pressione che sgretolò il marmo (o perlomeno credette di averlo fatto) ma non era nemmeno in grado di camminare. Solo le braccia possedevano forza sufficiente, eppure non aveva sottoposto né le une né le altre a nessuno sforzo iperbolico. Issatasi, vomitò prima acqua di mare mischiata a saliva, poi l’acqua clorata mista a saliva, poi vomito vero e proprio. Con gli occhi al cielo si accasciò intingendo i suoi splendidi capelli da Inuyasha in quella nauseabonda mistura, abbandonandosi al deliquio. A occhi chiusi, sentiva, in modo distorto, qualcuno che le si stava avvicinando. Ora oltre alla stanchezza a predominare era il dolore lancinante al braccio morso, che per tutto quel tempo la botta d’adrenalina che aveva preso aveva

 

anestetizzato. Sentiva dei passi avvicinarsi. Era Jennmapochrys. Era a gambe a A maiuscola, con posa statuaria da gigante di roccia della copertina di Il grande passaggio di Yves Dermeze

 

a opera di Kurt Caesar, raccogliendola per le spalle e portandola dalla direzione. Non disse nulla, non ce ne fu bisogno. Venne ricoverata d’urgenza, non era in pericolo di vita. Solomon, però, era una furia. Aggredì Jennmapochrys dicendogli che non sapeva come e quanto ringraziarlo. Jennmapochrys non era tipo da molte parole, ma questa gliela dovette dire. “Coraggio ne ho avuto, il mio dovere fatto l’ho fatto, ma le ho morso un braccio. Non c’era alcun altro modo” “L’hai ferita profondamente?” “Non lo so. Non stavo pensando ad altro che a portarla via di là e a cingerle quella parte del corpo senza lasciarmela scappare.

 

 

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Quando passo in modalità Monster repellent divenendo quell’animale dispongo di una mandibola a frattale piena di denti estremamente acuminati e che se le circostanze fossero volte a mio sfavore avrebbero secato di netto il braccio di quella donna. Questo avrebbe voluto dire che non solo io, ma ben altri squali sarebbero giunti, l’odore del sangue sarebbe giunto a quegli individui che attendono tra i coralli, in particolare lo squalo grigio del reef, anche se l’unico che andava alla sua stessa velocità ero io, e nessun’altro squalo sarebbe mai riuscito a raggiungermi. I denti, come già detto, l’hanno ferita consistentemente, e credo che la ferita necessiterà del suo tempo per ripristinarsi. Hanno tagliato il cavo che la teneva alla nave?” “Sì, ma in che modo, e perché?” “Non saprei dirlo. Intanto io vado a occuparmi del giovane Zak, Wadi (Tiziana Martello), di Fiskerton (Guido Naccio), di Zon (Massimo Lodolo) e di Komodo”

 

Zak a differenza di altri ragazzini certamente non abbisognava di cloroclorofenilidrossibenzandiazepinone per schiantarsi in un sonno da tronchi, e certamente la sua mente era molto più attiva e incontenibile di quella di chiunque altro della medesima età Jennmapochrys avesse mai conosciuto. Bastava chiudere gli occhi e persino suo padre diceva che era come se in quel momento partisse per un altro mondo. In quel momento, approfittando della presenza del mare, nel letto di scatoloni dove si rintanava era sulla cima di

 

un dirupo con sotto il mare. Vi si gettava dandogli la schiena con le braccia aperte come quelle di Bridge dei Marillion, mentre si sentiva a volume tuono la colonna sonora di I predatori dell’anno omega, con Zak magicamente messosi alla guida di un sottomarino con linee simili a

 

quelle delle astronavi di R-Type in computer grafica da Elyse Vaintrub, con il resto animato in tinte scure da William Stout

 

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attraverso coralli neri, guizzanti creaturine simili a quelle di Fru 89 left to right di Ivan Maximov, raggiungendo fantastici templi sottomarini che sembravano fossero guizzati via dalla penna di David Goetz, congiungendosi nell’esplorazione di questi mondi scomparsi nel turbinio delle acque all’alato Zon che, novello pterodattilo di Arzach, lo afferrava momento a momento per i gomiti e lo elicitava a superare ostacoli immensi. Era come un ottovolante, un volo senz’ali (o occasionalmente con ali, quelle di Zon) che Zak poteva affrontare volteggiando su immani scenari di geyser e rocce come Giuseppe figlio di Giacobbe (Alessandro Quarta) nell’interpretazione di Rob LaDuca, raggiungendo una grotta che sembrava l’ombelico del

 

mostro obeso con un planisfero in mezzo alle cosce minacciato dalla Agostina Belli di Vai avanti tu che a me vien da ridere di Giorgio Capitani nella tenuta della Corinne Clèry di L’umanoide di Adriano Bolzoni del volume n’XXXI dell’enciclopedia della fantascienza di

 

Francesco Conte, sempre con Zon al suo fianco, sulla spalla destra come Torisan di Capitan Harlock, e la pila ufficiale della famiglia Saturday a emanare salvifica luce dentro l’enorme, morta e inconcepibile grotta misteriosa sopra il pavimento del mare. Era una grotta per modo di dire, un tempo antico e ctonio la stessa misteriosa civiltà che aveva edificato e che faceva

 

prosperare la città il cui porto, con un solo molo a quel che era parso, con il faro svettante torre di Siloè con istoriati alla sua base fieri e compassati uomini-pesce i cui occhi globulari perdevano i contatti con la linea del cielo alieno, fantastico cielo sotto gli abissi del mare e le case tutte uguali simili a gianduiotti aveva attraversato a alta quota, Zon che si librava al suo fianco novello Kaisa con lui Serafina Pekkala, con scheletriche creature, scolpite nella roccia, che, i colli torti come quello di Ain mentre viene alle mani con Ken durante il loro primo incontro, lo osservano e non nella migliore delle maniere. Ma francamente una cosa del

 

genere-quegli sguardi torvi Ça vans sa dire-era imprescindibile, e fintanto che

 

 

rimanevano immobili e senza alito di vita nella roccia Zak poteva essere tranquillo. Quello che era veramente terrificante era la completa assenza di vita, che però non corrispondeva con l’assenza della vita, poiché può vivere anche ciò che non ha materia a cui raccapezzarsi,

J.H.Rosny-ainè ne aveva magnificamente descritto i tipi in Un altro mondo, ma poteva

 

 

sempre trattarsi dei ben più insidiosi legittimi padroni del pianeta Aura di Terrore nello spazio di Mario Bava, e non era una possibilità che andasse esclusa. “si nu' abitànt ra' Spumà?” li

 

chiese una voce nelle tenebre. Bastò ascoltarla perché Zak si paralizzasse come Bugs Bunny in Un coniglio tra le stelle quando Marvin il marziano gli spiega il perché abbia voglia di

esplodere la Terra, con tanto d’effetto sonoro come quello di una recinzione d’acciaio di quelle

 

in uso nei cantieri che impatta violentemente con l’ennesima gemella, mentre la luce roteava impazzita. “Mostro? Vieni fuori tu o vado io a farmi sbranare?” “Ma ca' pinzillacchèr song questè? Chi qui vuòl divoràr chì? song nu' pteriofàlm rispettabìl io, te andavò a cercàr ppe dirtì ca' tienì visitè!” e, con una transizione da Kurt Engfehr, Zak si riebbe e vide Jennmapochrys che

 

entrava e s’inchinava con referenza. “Stava dormendo?” chiese asettico. “Oh no, nient’affatto, stavo solo raccogliendo l’ispirazione per la mia prossima opera” al che, alzandosi e mettendosi a sedere davanti a un cavalletto con tempere e pennelli delle forme più disparate, con una gestualità fuori di testa in un lampo-o così ebbe a sembrare a Jennmapochrys-dipinse uno

 

scenario infernale, a metà tra Philippe Caza e Max Ernst, paesaggi sospesi nello sciamanesimo onirico quechua tra Le temple de la nuit e Giovani che spinano la loro madre, mostri

che con la loro mole sinuosa sembravano dovessero impastare le loro vittime come nelle

angoscianti metamorfosi facciali della “maschera” di Pink di What shall we do now? Tra L’appel de Cthulhu e L’angelo del focolare, donne nude ma ben poco seducenti, sirene

 

e sfingi in attesa della vittima sufficientemente incauta da rimanervi fregata tra Arkhè,

 

 

 

Bhul-Ogna, guerriere du Nord, Jirel de Joiry, Judith ou la justice, La croix et la lionne, La devorante, La nef d’Ishtar, La nuit du jugement, La quete, La vierge dans l’oeuil de dragon, Le

cirque du Dr Lao, Les poids de son regarde e la copertina di Seme selvaggio di

 

 

 

Oliviero Berni, atterrendo il provvido Jennmapochrys. Certo, Zak era playstationaro come tutti

 

gli altri ragazzini fatti come lui e condivideva questo interesse con la fidanzatina Wadi, ma era nel sonno, solo con sé stesso e i suoi demoni come William Hurt in Stati di allucinazione che si

 

dimostrava la potenza esplosiva di una mente che, come Chip del pianeta H’Iven, seppur in un corpo piccolo poteva livellare le montagne. “Che è successo?” “Uno squalo ha morso tua madre. È nell’infermeria della nave” alla notizia Zak trasalì divenendo pallido. Come già fece

 

suo padre, corse a rischio di rimanere senza fiato in corpo incocciando proprio nel genitore che, accompagnandosi a uno dei sosia dell’Evolver di Evolver un amico pericoloso di Mark

 

Rosman, stava uscendo dall’ambulatorio. Zak era livido in volto. Il padre lo rassicurò, ma aveva quella piega nella voce che ha sempre Bart Simpson ogni qual volta che Telespalla Bob sembra ravvedersi. “Tua madre se la caverà, la dottoressa dice che il morso non ha raggiunto le ossa. In ogni caso, non è stata molto attenta. Avrebbe potuto rischiare il dissanguamento”

 

 

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Come puoi dire una cosa simile? Mamma e papà hanno un nuovo bebè non se ne fanno più niente di te Drew è sempre super attentissima. Dev’essere tutta responsabilità dello squalo”

 

“Effettivamente anch’io non posso biasimarla più di tanto” il capitano Holmes sembrava la versione magra e doppiata da Raffaele Farina di Capitan Cocoricò dei Katzenjammer kids di

 

Harold Knerr e passava a sentire come la signora Saturday versasse. “Dovremmo chiedere all’infermiera” l’infermiera non sarebbe passata all’esame di medicina e infermieristica

 

dell’università di Gravina in Puglia, essendo una tipica donnaccia del bronx, seno ipertrofico, capelli elettrizzati in tutte le direzioni come Aretha Franklin di The blues brothers e curve

come riccioli di vaschetta alla fragola Mottac, la classica bellezza curvy come quella di Tamara

 

Ligthning, che però in un contesto del genere legittimava un Holmes o un Solomon Saturday a chiederle se fossimo sul set di Emmanuelle nera di Adalberto Albertini o più semplicemente quello di Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia di Mario Davanzati, da

quanto quel pezzo dell’Ubalda nera tutta nuda scosciata e tutta calda fosse fuori contesto.

 

Forse erano sottigliezze, minuzie che contribuivano alla credibilità, come contribuiva alla credibilità di un paleontologo o di una paleontologa l’essere un Mario Brega di Borotalco di

 

Enrico Oldoini sudato sotto il sole di Ischigualasto in Cile con innanzi a sé uno scheletro appena dissotterrato di un Riojasaurus, uno dei primi sauropodi giganti piuttosto che una dominatrice sadomaso con i capelli rossi e una benda sull’occhio, o il senso di nausea che una tale collezione di lesbiche dalla vagina marcia poteva suscitare in un eterosessuale di inossidabili costumi, ma tutti la demolivano con lo sguardo già autoconvintisi che abbisognasse non condividere nessuna delle sue conclusioni. In ogni caso Solomon era

 

dottore anch’egli, e avrebbe potuto dare lezioni a quella tettona di Harlem in ogni momento egli avesse voluto. “La ferità si rimarginerà non so quando” “Vorrei una data più precisa” disse Solomon a braccia conserte, c’era nato a braccia conserte, come Diabolik (Giancarlo Maestri/Simone d’Andrea), Vegeta (Gianluca Iacono) e Neptuneman & Warsman (Riccardo Peroni & Oliviero Dinelli). “L’evoluzione di un morso da squalo non è uniforme. Poi, sembra che il vostro squalo avesse le zanne sulla lingua” “Ma quello che m’interessa di più è capire come hanno tagliato quel cavo e chi l’abbia fatto. Io non conosco nessuno su questa nave che possa volere la morte di sua moglie” “Dobbiamo indagare”

 

Quando la nave raggiunse l’atollo di Wake e vi fece l’inchino Drew era perfettamente tornata in salute e le sue Sailor Star Maker e Sailor Star Healer (Francesca Bielli e Jenny Cesarei) Abbey e Miranda (Angiolina Quinterno) volevano spassarsela. Drew però non nutriva più molta fiducia in quella nave, sentendosi come Gionni Galassia nei confronti del razzo del professor Babè dopo che le minacce di Mr.X raggiuntole anche nello spazio, e affibbiò alle due

 

sgualdrine delle microspie da ingerire incapsulate in delle pillole, mantenendosi in contatto con loro con un Olivetti M10, con Komodo che faceva Joanna di Bianca e Bernie nella terra dei canguri di Mike Gabriel con anche un po’ del Lucifero di Cenerentola di Hamilton Luske, occhio

 

assassino di soppiatto che guardava l’infermiera di colore come Pugacioff quando cerca di mangiarsi il Signor Bombarda, vedendo le due che andavano dal ginecologo della nave, per quale motivo? Abbey, la mora, si era fatta fare una lavanda vaginale che quando urina produce un arcobaleno liquido che le fiotta tra le gambe, moda lanciata da Millie Brown, quella già

 

distintasi per i quadri fatti vomitando, Francis Bacon e Jackson Pollock si stanno rigirando nella tomba, e qualcosa aveva fallato. Komodo, con espressione da virus di Esplorando il corpo

 

umano (Paolo Torrisi) prese l’iniziativa e sgattaiolò in quella direzione, dopo aver memorizzato a che piano, a quale ponte e quale stanza, mentre Abbey rischiava di essere sodomizzata da una lampreda della lunghezza di un cavo di una pistola a aria compressa, che l’allontanò sparandole contro l’uovo dei Paciocchini della Gigtm che teneva bloccato nella vagina prima di fermarlo scappucciandogli le branchie con le sue unghie da mignotta, mentre Miranda cercava un sistema per bloccarla. Drew rimase basita nell’assistere al palesarsi di quell’emergenza, mentre l’infermiera se ne sbatteva le tube di Fallopio, ma Komodo raggiunse in tempo Abbey e Miranda correndo come la volpe amica di David Gnomo (Michele Gammino) e sbranando la mega-lampreda come un Diatryma che combatta un Gigantophis, buttandola fuori bordo ridotta senza più i muscoli e la pelle del collo, con sommo gaudio degli squali e dei cefalorinchi che seguono la nave.

 

Solomon si allenava a suo modo, tirando pugni a una colonna di marmo, lasciandovi evidenti tracce del suo passaggio. “Ooooh, vedo che hai un gancio ragguardevole. Vorrei vedere come combatteresti contro di me” Solomon si girò e lanciò uno sguardo rabbioso all’oscurità della pancia della nave.

 

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Era una voce femminile, appartenente a una donna dai capelli afro neri con strisce grigie, consistenti come le Ombre di Superficie del pianeta di Daniel Drode, la pelle malva, vestita da

segretaria pornograficamente volubile con massiccio seno in guepiere nera, niente che però

 

 

colpisse l’immaginazione di Solomon. “E con ciò dove andresti a parare?” fece Solomon mentre, senza che nemmeno lui se ne accorgesse, scorreggiò una consistente nuvola di

 

metano e azoto, senza suoni e senza miasmi, come il poliziotto dalla pellaccia dura di Lo zoo di Schrondiger di Tullio Avoledo per “commentare” quel tentativo di mettergli corna. “Io non

sono una comune creatura umana” “Ah davvero” disse Solomon sedendosi scompostamente

su una pila di scatoloni di cartone “queste conversazioni mi fanno sentire Amban di La scoperta dell’alfabeto di Luigi Malerba a letto malato. E io non sto poi così male, ho solo un po’

 

del meteorismo, o del meteorismo. Fidati, ti massacrerei. Neanch’io sono un essere umano, credo che tu lo possa vedere da te. Prima ti ho detto che in questo momento accuso del meteorismo, che fastidio quell’aria nella pancia, vero Renato Novara? Ma non c’è puzza. Profumo di acetosella, o niente al naso. Questo mi è possibile perché il mio corpo è artificiale. Rischiai la vita e quasi morii lottando per la mia famiglia contro V.V. Argost (Vladimiro Conti), con lo stomaco quasi asfaltatomi, affogato nella mia diarrea e nel mio vomito, gambe più a terra di quelle di Jesse il cane di Herbert il pedofilo, braccia che a stento mi permettevano di spostarmi per mezz’ora prima di ricadere di faccia nei miei fluidi di scarto e rigetto, persino mio figlio Zak era a terra che piangeva di biasimo. Mi sentivo Noè dopo la sua tragicomica sbronza, di quelle da elefanti rosa e vomito proporzioni Stuart Cable con suo figlio Cam che lo deride, venendo mando a cagare dall’illustrissimo genitore, solo che sapevo che Zak mi avrebbe trattato come il suo cucciolo se venisse travolto da una mietitrebbia, cosa che non mi piaceva per niente. Ciononostante, non finì lì. Spesero 6 milioni di $ per costruirmi questo corpo nuovo di pacca, operazione a cui presiedettero il Dr.Moshimo (Giancarlo Padoan) e White, il primo un outsider, il secondo uno dei papaveri dell’Organizzazione Providence, continuando la mia crociata per i Criptidi, sa no, le creature leggendarie che credevamo dimorassero solo nella nostra immaginazione, e poi ci siamo sbagliati. Uno dei membri della mia famiglia è uno di loro. I miei pugni ti ridurrebbero in briciole” “Se è per questo, sono una vampira. Serva fedele di Vlad Plasmius, il re dei vampiri. Non dovresti sottovalutarmi” “Infatti

 

qui nessuno sottovaluta nessuno, semmai se ti guardo come una mezza tacca è perché lo sei. Te lo ripeto, ti disintegrerei come un mazzo di fasci d’ulivo pasquale. Credo che una dimostrazione pratica t’interesserebbe molto di più” Solomon andò a prendere una chiave stringi tubi e la piegò con la facilità con la quale risistemerebbe le lenzuola. “Impressionante…..” fece quell’altra sarcastica. “Ora è il mio turno!” disse sguainando i suoi

 

artigli. Solomon li schivò e quelli illuminarono l’oscurità della sala macchine con le scintille dei suoi artigli che “accarezzavano” il cemento armato. Cercò di colpire Solomon a grinfia aperta, ma Solomon gliela fermò stringendogliela come Ken che stringeva il braccio di Gyuki fino a fracassargli le ossa, mentre la donna cominciava a arrendersi. “Ti prego…..lasciame…..la……anda……..re

 

disse mentre si affievoliva. “Allora? Prima mi deridevi, mi consideravi un cliente troppo insignificante per i 444 $ che costi, ora come ti inorgoglirai?” la donna lo graffiò lungo tutta la

 

linea verticale della faccia, se avesse inferto il graffio dal basso verso l’alto gli avrebbe staccato il naso, come al vecchio Chang Gan-Wing di Ricki-Oh, ma Solomon sembrò avesse solo avuto

 

una scottatura al coccige mentre si fa il bidet, assestandole un pugno, ma la spinta all’indietro le fu utile per ruotare di 180° accalappiando il collo di Solomon con le sue cosce, cominciando a stringere. Solomon però morse in modo sanguinolento il bicipite femorale sinistro, oltre al corpo aveva i denti d’acciaio, e questa fu grave. Allontanandosene, la donna cadde all’indietro, colpendolo alla testa con un calcio, facendolo turbinare. Si addossò a una balaustra, celere vi inserì frammezzo le braccia, cominciando a tirare. Nemmeno gli stalloni di Otto Von Guerick avevano mai sudato così

 

 

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La scienza con noi ha fatto passi da gigante!

 

“Che fai?” “Metterò una leva sopra un fulcro!” e con una spinta la divelse da terra, allargandone le sbarre servendosi della testa della afro, sciogliendone l’acconciatura. “Continua a esserci molta parchezza di quello che sai fare o mi sbaglio?” cercò d’allungarsi verso Solomon, ma lui, spingendo in senso opposto le fermò il collo con il cemento in cui la balaustra un tempo metteva le sue radici, per poi sputarle in faccia e saltandole su un piede,

 

mettendole il cemento sotto il mento e tirando verso l’alto come avveniva all’impiccato di Perché? Di Francisco Goya, girandola a sinistra e a destra, poi tirando in avanti la balaustra e

 

colpendole il collo tipo Nam (Massimiliano Alto) durante l’incontro con Ranfan (Marcella Silvestri) e facendo avanti e indietro ossessivamente. Collo=metallo del peso di 225 Kg, pomo d’Eva=107 Kg, fino a che Solomon non si mise a girare su sé stesso e a scagliare la sconosciuta contro uno dei muri, liberandola di quell’avulso giogo. Lei lo prese e glielo scagliò, ma Solomon assunse la posa che assumeva Daimos quanto attivava i [Double Blizzard] come

 

anticipazione della Hissatsu Reppu Seiken Tsuki e la balaustra gli turbinò attorno al braccio destro, perlomeno di 180°, prima di centrarlo alla nuca. La donna rideva, ma si fracassò i denti (soprattutto i canini, ma di quelli ne parleremo dopo) perché la balaustra non aveva mica smesso di girare, cadendo anche lei. Solomon mollò un pugno al pavimento così forte che l’acciaio del suo pugno tentennò, rialzandosi con vapore che gli usciva dalla bocca. “Sei come raggiungere il Centro Sarca di Via Luigi Granelli di Milano partendo da Via Carlo Valvassori Peroni, dalla stazione di Lambrate prendendo quello delle 21.20 raggiungendo

 

Bovisa e prendendo quello per Camnago-Lentate delle 22.05 fermandoti a Milano Cormano Cusano Milanino e camminando in linea retta fino alla seconda fermata

 

dell’autobus vicino all’Esselunga di Via Sormani, da tenere fino alla fermata di Viale Sarca” “Cosa vuol dire?” Solomon sfuggì da lei e eseguì una corsa con capriola a 180° da parkour ma anziché atterrare in piedi si mise a vorticare su sé stesso come Sonic, caricandola. Solomon la immobilizzò, rispondendole che lui è toponomasticamente oltre le emozioni e i giudizi di valore. Quella, sempre usando la presa di Solomon come fulcro gli sferrò un doppio calcio al

 

mento, scagliandone poi un altro girando su sé stessa a gravità zero, cadendo di schiena e…..addormentandosi. La pennichella classica, ha il suo cerimoniale,

 

bisogna stà alle regole, perchè sinnò nun vale, er letto è sconsigliabile, ch’er sònno la te passa,

ce vo’ le sedia a dondolo, o ‘na poltrona bassa!

 

E a questo punto, metti a cuccia er cane e accosta le persiane; ma non le chiude tutte ch’è ‘no sbajo, lassace uno spiraglio, perchè il brusìo del mondo, t’arrivi in sottofondo…

La vita te diventa un po’ più bella, e capirai che d’è la pennichella!

Nino Manfredi-La pennichella-i grandi successi

 

Russava come un branco di Fiatc 500 dentro una tensostruttura di Richard Rogers, con la donna che lo osservava dandogli del demente. Quando però si allontanò, Solomon l’afferrò il

 

calcagno, stringendo sempre di più, mentre quella aveva fatto un capitombolo (in)degno del Paolo Villaggio di Fracchia la belva umana di Neri Parenti, venendo poi afferrata e mulinata da

 

Solomon, che la scagliò dentro uno degli ingranaggi, finendo triturata, sbrodolandovi sopra della specie di spremuta di bacche di ligustro, cosa che suscitò attenzione in Solomon, conservando un campione e meditando che quella donna potesse trattarsi di una vampira.

 

“Siete i telomeri del cromosoma della stupidità e della troiaggine. Quella di farti un clistere vaginale con un uovo scolpito nella vernice è oltre, se fossimo in Italia quello che ho fatto io e quello che poi mi ha ridotto con questa benda sulla spalla sinistra lo sono andata a fare a Montegiordano Marina in provincia di Cosenza, la vostra lordura l’avete fatta a Milano, periferia molto settentrionale, quartiere Bicocca! Siete delle Gray, e i Gray sono sempre stati i

 

bracci destri dei Saturday, e i Gray sono sempre stati migliori di quanto voi lo siate state. State lontane da questa Das Narrenschiff e aiutatemi anche voi. Il viaggio l’abbiam pagato anche per

 

voi, non mettetevi nella condizione di essere trattabili alla stregua dei Toposkovitch senza essere migranti ma solo imbucate del cazzo” Drew, a letto, stava cazziando Abbey e Miranda per quella insulsaggine della pioggia dorata lesbica, con Zon e Komodo per i fatti loro. Le due le diedero retta e non contribuirono più ai festini di quelle lesbiche, che ormai navigavano ben oltre la baia di Shibushi e la baia di Hanalei, con il clima a bordo che cominciava a raffreddarsi, l’oceano era diventato un ininterrotta distesa d’acqua clorurata, persino la piscina sembrava più marina lei dell’oceano Pacifico stesso, e quel paese dei balocchi galleggiante si stava rivelando lievemente sopravvalutato. L’infermiera cominciò a rimuovere le bende, dicendo a Drew che Bubble Man (Giuseppe Rinaldi) aveva colpito ancora. “Le piastrine hanno fatto abbondantemente il loro lavoro, la crosta dev’essere indurita, e consiglierei di coprirla di sale e cloro. Consiglierei un salto in piscina” le piscine, come già detto, erano acquari attraverso cui si poteva nuotare, come un mare nell’altro mare

 

Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò E infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

 

Angelo Branduardi-Alla fiera dell’Est-Alla fiera dell’Est

 

E questo, per via dell’ambiente sassoso e incrostato come una panchina in ferro di un parco municipale, presupponeva che vi fosse stata un infiorescenza di vermi del favo, vermi tubicolo coloniali, tunicati predatori mascelloni, aguglie, persino squali volpe, aggressivi solo se messi alle strette

 

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NON! CI! CREDIATE!

 

E peschi chitarra che le squinzie, per sollevare un po’ quel morale decadutosi stranamente e sospettosamente troppo di fretta potevano usare come tavoletta da nuoto, mentre scivoli e rapide erano solo su prenotazione. A Disneyland, dov’è Natale tutto l’anno, viverci porta

 

sempre a sentirsi re del blu re del mai, come avrebbe potuto fare una lesbica della Malaria di Le tenebrose avventure di Billy e Mandy (Emanuela Rossi)

 

Regina del blu regina del mai

Non ho più dentro me

Quella voglia di sexy terrore e nelle tenebre piccanti guai Quando è notte i tacchi miei

 

Fanno quel tic-toc

 

Che insisteranno finché non mi desidererai

Queste massive tettone per sedurti un po’

Ti aspetto con Choco Redc e un letto pronto di notte il Mercoledì Quando mormoro Je t-aime

O lo tubo

 

Dalla disperazione l’alzabandiera si gonfierà così

 

Ma qui in mare, nelle notti d’Ottobre, quando a mezzanotte la Luna va via Tutto questo mi sembra la mia routine

 

E non mi eccita più quest’atmosfera qui

E io Malaria, dei fantasmi regina

Sono stanca ormai, e non so perché

 

Pertanto anche le Dimetrodon che facevano un ubriacatura di Sole senza temere l’arrivo degli Ornithosuchus e dei Gojirasaurus nel Triassico sulle sdraio sembravano Maori che prendevano il Sole sulla spiaggia di Hahei in Nuova Zelanda, mentre a Settembre c’era l’equinozio d’Autunno, il tempo era comunque soleggiato, ma era solo Primavera, un Aprile bollente ma non estivo, che valeva un allungarsi su un lenzuolo a leggere nel parco, ma che avrebbe reso l’acqua marina come quella del Cocito, o Settembre, il febbricitante sole autunnale, preconizzatore dell’Inverno, delle sue febbri e della sostanziale notta eterna che contraddistingue anche quegli inverni occidentali, non per forza solo quelli aleutini o lapponi. L’acqua dal retrogusto salino, come leccare le proprie lacrime, la spalla le sfrigolava come un uovo alla cocque sull’asfalto, o sul becco di Duffy Duck nel deserto o la testa di Olivia quando s’incazza, ma Drew ne era allettata. Più male si sente meno se ne sente. Quando raggiunsero i sifoni, con l’elica protetta da una grata, sangue ne uscì fuori, sconvolgendo i pesci, in particolare gli elasmobranchi uscirono di testa, dimenandosi come spermatozoi sotto etossidiidrometilossopropilapirazolopirimidinilafenilsulfonilametilpiperazina, dando una ricerca matta e disperatissima alla preda che sanguinava con così vistosa generosità. Uno squalo sa associare mentalmente un animale al gusto del sangue che spillava quando l’hanno ucciso. Ma quell’amarognolo ferroso, non poteva essere….era sangue di squalo! Ma nessuno

 

del branco aveva subito ferite di questo tipo. Il più sconvolto degli squali volpe, Sanada, nuotò tracciando un solco nella sabbia raggiungendo la grata e ammusandola ripetutamente, senza che riuscisse a sopraffarla. Aveva i denti giusti, ma l’elica frullante lo intimoriva, aveva visto sua madre ridursi a tritato per colpa di una di quel modello appartenuta a una petroliera, e sentiva di doverla fermare. C’era l’ancoretta appartenuta a un pedalò, 5 Kg ma che comunque sarebbe riuscito a usare come martello, riuscendo prima a divellere la grata, poi, con un altro lancio della scatola modello Crash Bandicoot fermò l’elica e ci si pigiò tra le vecchie pale, taglienti come cocci di vetro, un pene che in una vagina si desnuda la cappella lacerandosi, Sanada si sentiva la pelle cuoiosa da muta da sub che si arricciolava lasciando scoperti i muscoli che vi giacevano sotto come un pano di burro che venisse piallato, le stesse pinne frontali e caudali subivano questo dolorosissimo processo, finché quel comportarsi come la megera invidiosa della fiaba della vecchia scorticata di Giovambattista Basile non ebbe fine, e Sanada fu libero di nuotare risalendo il condotto e arrivando alla Vasca Grande, un acquario senza pesci che gestiva l’acqua della piscina, l’aggiungeva e la sottraeva, bevendola via. Le ferite di Sanada alle sue narici avevano un odoraccio tremendo, era il suo stesso sangue e non quello di una preda, che ha la sollecitazione gustativa del pasto nutriente. Si sentiva come Bolt (Raul Bova) quando si spacca un artiglio e Mittens (Emanuela Rossi) gli spiega che sta perdendo sangue e che il suo essere debole non deriva dal polistirolo, che relazione ci possa essere tra l’ingegneria genetica e un allergia agli aromatici termoplastici non è intelligibile, in genere un supereroe ha debolezze proporzionate alla natura dei suoi poteri, Takeshi Honigawara/Hurricane Polymar è vulnerabile alle scariche elettriche e ai raggi elettromagnetici, per dire quando la leader della banda delle volpi trasformiste lo colpisce con il laser del robottone che rappresenta la principale arma dell’organizzazione criminale e suo mezzo di trasporto principale lo indebolisce, Tatsumi Saiga non riesce a colpire Koaru Koganei perché è diafana, come se stesse cercando di sparare a una cascata, mentre Bolt semplicemente deve scoprire da per sé che non è un supereroe [se Rhino (Roberto Stocchi) non lo rimbambisse con chiacchiere controproducenti in tal senso], paragone ovviamente sensato per gli esseri umani, poiché uno squalo volpe sicuramente il film in oggetto non può averlo visto, e l’odoraccio peggiorava per l’assommarsi di sangue di squalo, di specie diversa

 

ma di squalo, e avrebbe vomitato se non si fosse fatto sopraffare dalla curiosità. Il sangue si era moltiplicato, c’erano più fonti, sorgenti, del sangue in questione, del liquido che non è né

 

umore cefalorachidiano, né saliva né liquido pleurico, e Sanada ondeggiando come un cavallino a molla da parco giochi s’inoltrò in profondità, tutto quel rosso lentamente creava

 

forme, bolle di emulsione come vernice che si cuoce, che bolle, improvvisamente flasha, per poi sciogliersi in qualcosa di meno aggressivo per gli occhi. Vedeva paesaggi marini che sembravano acquerellati da Jim Coleman e Ray Huffine, lui ci nuotava dentro, seguendo Kanaloa, immagine di Cthulhu e Ghatanothoa, un gigantesco polpo dalla testa bassa, totalmente sovrastata dai tentacoli, così tanti da sembrare capelli, che faceva capire di voler essere seguito da Sanada. Lui lo fece ubbidiente, raggiungendo una grotta marina attraverso la quale brillavano incisioni rupestri. Canti antichi ne accompagnavano quel lento spostarsi tra anfratti e sabbia blu, finché non vide un disegno più grande degli altri, che mostrava come Pele, la rissosa dea della violenza, un giorno avrebbe dichiarato guerra agli squali e agli altri elasmobranchi, massacrandoli lei stessa e facendoli massacrare da delfinidi che avrebbero perseguitato gli incubi di Alessandro Bergonzoni e Frank Schatzing, almeno finché uno squalo dalla lunga pinna caudale che in un suo punto scintillava d’oro come la nuca di Reideen durante il Fade In non avrebbe permesso alle vittime della furia di Pele di salvarsi. L’oro riluceva, putacaso, dove Sanada si era scorticato. E se Kanaloa gli avesse voluto dire che lo squalo della leggenda fosse proprio lui? In sogno, era con il muso ficcato in mezzo a carcasse di squalo bianco, massacrate da Jennmapochrys all’insaputa del restante personale quando il capitano Holmes e Solomon lo lasciarono a controllare la Grande Vasca, agendo come il freddo

 

Poseidon che in parte si sentiva di essere. Aveva una propria mente come Astroganga, una mantella sulla schiena come il Gyakuten di Ippatsuman, la capacità di trasformarsi in animali come Godam, la mancanza di sentimenti del Gedacthnis di Fireball di Wataru Arakawa.

 

Vivevano tutti dentro di lui, come chi sceglieva di addormentarsi su un calcinculo in cui i sedili erano stati rimpiazzati da sacchi a pelo con telaio e coperte dentro un freddo hangar sotterraneo, nessuno aveva contatti con nessuno e ognuno raccontava la sua storia con occhi dipinti sul mento, e a ogni giro dei partecipanti al gioco danzanti intorno alla struttura con tante auto diverse allungavano le braccia per sottrarre ai dormienti un oggetto di valore sul cuscino accanto a loro, in un gioco di gruppo da sogno di Luigi Serafini

 

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“Solomon, c’è uno squalo ferito, e quelli che ho ucciso io. volevano riversali nella piscina

 

principale, ma non hanno fatto in tempo” Solomon osservava la Vasca. “Prendetevi cura dell’esemplare di Alopias Vulpinus e buttate a mare le carcasse degli esemplari di Carcharodon Carchiaris

 

Holmes, il naso rosso, la bocca trasecolante e i postumi di una sbornia da Jack Danielsc si era addormentato sul suo posto di comando, e, brillo come un tamburo, non solo si scolò la bottiglia in testa, con il berretto che ora puzzava di uova marce, ma mollò un frontone alla plancia dei comandi da rimandarlo indietro e farlo cadere dalla sedia a rotelle, per poi fargli

 

aprire la porta a spallate, e sarebbe caduto dalle scale se Solomon e Drew non l’avessero fermato. “Guantanamera……Bahìa Guantanamera…..Gu-an-tan-am-era…..Bahìa Guantanamera

 

“SIGNOR CAPITANO HOLMES SI RIPIGLI GLIELO ORDINO! SI RADDRIZZI QUEL SERPENTE DI ZUCCHERO E SI VADA A AUTOINFLIGGERE DEL WATERBOARDING! HA LA BARBA CHE PUZZA COME UN GATTO MORTO DA 5 SETTIMANE!” Drew coadiuvò l’uomo a risistemarsi, anche se avrebbe voluto dire farsi ricolorare la tuta arancione da Gonghi Kasuki (Carlo Cosolo) con il vomito dell’inetto, del beone che fino a quella mattina rifulgeva come modello di leadership per i suoi marinai, ora zimbello che persino quelle esauritesi abitanti di Lithia avrebbero deriso selvaggiamente. Solomon aveva SOLO UN pulsante del berserk: gli zuzzerelloni psichicamente alterati. Drogati, ubriaconi, persino ludopatici, tutti in grado di imbestialirlo. Aveva già vissuto un alterazione coscienziosa, quando, Deki Deki gli entrò nella pancia e ne fece uscire una valanga, Goorel gli picconava le gambe e le braccia, Dari gli

schiacciava la colonna vertebrale12 e il dolore gli deragliò la mente così tanto da causargli

visioni. Era angosciante, era come aver smarrito a casa propria una cosa d’inusitata importanza e arrivare a accorgersene troppo tardi, solo che quella cosa d’inusitata importanza era un braccio, o addirittura l’anima stessa. Anche quello che vide era penoso,

 

penoso pure su un piano fisico, i passeggeri del volo DIC-9 che cadevano in lontananza, come silhouettes impalpabili, il cadavere di un cavallo che un cowboy, con gli occhi lacerati dal

pianto, scaraventava giù per una scarpata, una bambola dimenticata che, lentamente, cadeva su delle scale mobili, una lottatrice e un lottatore di wrestling che dalla lotta passarono all’amplesso, scopando sbattendo come Tornado Kid (Edoardo Nevola) nella gabbia equipaggiata di fil di ferro, dei dinosauri a molla con occhiali da sole che sgambettavano verso

il margine estremo di un tavolo, cadendovi con urla distorte, urla umane, le scene di fanservice di Dragonball, Dragonball Z e Mugen Shinshi con una musica martellante in

 

sottofondo e una voce femminile aggressiva che urlava “reggiseni Supertits! Reggiseni Supertits!” una videocamera montata su un trenino elettrico sul trampolino di una piscina che faceva il loop, un missile dal muso a trapano che, partito in volo, puntò verso terra e la

 

perforò, solo che sembrava si stesse inoltrando attraverso qualcosa d’organico, prima che sopraggiungesse l’oscurità. Fu questo che lo esacerbò, e fu per una forma di “non voglio che accada a te quello che è accaduto a me” che diventava così ferino con chi s’autoinfliggesse

 

alterazioni della mente simili a quelle che afflissero lui, ciononostante non era un pazzoide, infatti quando Holmes ridiventò un uomo fresco di confezione s’ostese più conciliante,

 

sebbene continuasse a parlare con il tono da caporal maggiore del Jordan Wilde (Davide Perino) di Oban star racers e del Grulagroragran (Michele Kalamera) di Wakfu, cosa che

 

Holmes trovò da figlio di puttana, ma quella sfuriata modello Sergente istruttore Hartman lo premunì bene dal fargli capire il suo sentirsi trattato da bidet. “Non ho sentito niente che

 

m’insospettisse” “Perdonami se riavvolgo” Solomon non trovò niente di strano da nessuna parte. C’erano Abbey, Miranda, Zak e Wadi con Komodo, mentre Fiskerton aveva

 

accompagnato Solomon e Drew, come il bradipo di Ippai (Renzo Stacchi) e Barra (Sandro Pellegrini) di I-Zenborg, ma con un nome. La cena era annoiata, le lesbiche avevano già

 

scaricato le batterie, il Grillo Parlante (Carlo Romano) già cantava Bring the boys back home dei Pink Floyd da The Wall, dato che il clima era quello che vivevano Hansel e Gretel prima che la strega gli annunciasse di essere la madre segreta di Hannibal Lecter. E dall’altra parte, un novello Anthony Hopkins, Vlad Plasmius, osservava le cenanti mentre il suo corpo

 

formicolava, come doveva formicolare quello di Giovanni Storti dopo aver assorbito le stelline raccolte da Aldo Baglio nel livello L’isola dei bulgari di Zero comico, merito dei naniti, il cui

creatore però, Van Kleiss, non era soddisfatto di niente. Il segnale dei naniti del suo Barlennan

 

si erano andati a perdere in corrispondenza dell’isola di Adak, cosa che gli fece aggrottare le

sopracciglia come fin dai tempi di Astroganga i nemici aggrottavano le sopracciglia davanti al

 

robottone degli eroi, solo che lui non era nella posizione di essere Hydargos (Erasmo lo

 

Presto) e Zuril (Carlo Reali) che capivano troppo tardi che i Fleediani erano riusciti a mandare

Goldrake, la loro arma più potente e chi è destinato a pilotarla, Actarus, sulla Terra per

 

impedire che il loro impero Veganiano la soggiogasse, Ikima che, mentre faceva Al Snow con

Rugon il mostro di pietra con la lancia di Jeeg in modalità centauro e il collo del Mr No

 

dell’Uomo Tigre suo Big Show rimase completamente spaesato da quel colosso d’acciaio che

sembrava essersi materializzato da un esplosione randomica causata dal suo mostro tipo

 

 

 

 

  1.     12.Sono mostri robotici di Goldrake (Deki Deki), Jeeg (Goorel), Daimos (Dari)

 

Maga Magò quando si trasforma in un drago (Lydia Simoneschi), il Comandante Brain che non riusciva a credere al lancio del Gackeen, il principe Rikiter (Alessio Cigliano) che s’incazzava come una poiana quando Daimos si stagliava sull’oceano fiammeggiante di mostri, guerrieri e astronavi e il cielo s’oscurò in alto i missili, le lance termiche e i mille e più robot ma noi che siamo uomini noi proteggeremo la libertà Baames* abbattut*, Barras (Pieraldo Ferrante), Clorias (Gabriele Carrara), Barbadas (Pieraldo Ferrante) e Elias (Antonia Forlani) terrorizzati e sconvolti da Gordian in piedi sopra i cadaveri dei Madocuter con il fare psicopatico di Ren Hoek dopo aver distrutto di mazzate George Liquor, la daga a propulsione atomica al posto del battipanni, perché almeno loro potevano vedere quello che aveva causato la loro prima sconfitta, Van Kleiss no, solo punti e linee.

 

 

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“Qualcosa è andato a carte quarantotto con Barlennan. Avrei dovuto affiancargli Escalamandra e qualcun altro dei miei. Tu che ne pensi Vlad Vlad ragazza del baseball?”

 

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“Scusa Vlad, ma questo sbertucciarci a vicenda è considerato parte dello sviluppo delle relazioni interpersonali di lavoro tra pari. Lo dice in questo libro Carcarlo Pravettoni a cura delle edizioni Carter & Carter” “Non per sottilizzare, ma questo Signor Pravettoni per caso non

 

si è mica dovuto mettere a raccogliere merda di cane per quanto stesse sulla minchia a tutti con sti giochini indegni persino della sceneggiatura scartata su Urano di Ridere per ridere che causò la divisione degli ZAZ grossomodo all’altezza di Una pallottola spuntata 2½ l’odore della paura e Hot Shots!!!?” “Non credo, qui dice che è amico di un certo Adelmo Stecchetti, Thomas

 

Prostata, Bimbo Gigi e Ivo Avido” “Chi cazzo sono?” “un imprenditore che infastidiva Lionel Richie durante Go-Cart mattina con il suo Senti maaaa…..un autore di romanzi pulp, molto

 

pulp, pulp pure troppo, sangue & merda che nessuno quota, un bambino che reclamizza gelati e che esaspererebbe persino un bradipo gigante del Pleistocene e il quarto lo descriverei così:

 

 

  • sicuramente l'attore che si lava di meno tra quelli del cast della Shortcut Production S.p.A. Durante le sue apparizioni è sempre caratterizzato dall'abbigliamento da barbone, dal quale si

presume che vita facesse prima di essere scoperto dal grande Bruno Liegi Bastonliegi. Appare in numerosi film, come "Il sesto scemo" e "L'uomo che usciva la gente", ma il suo ruolo più grande è sicuramente l'interpretazione dell'assassino disturbato nella fiction di "Padre Maronno".

 

Attualmente è tornato da dove è venuto: sulle strade, a vivere di elemosine. In ogni caso, il mio Barlennan se l’è vista brutta, e la faccenda dei naniti non è servita a niente. Tu piuttosto….”

 

“Quello che i miei naniti sanno fare lo dovranno ancora vedere! Mi basterà solo portare quelle due che non sono ancora divenute delle vampire assieme alle altre, con questo aiutino…” e per “aiutino” indicava un pulsante rosso che premette facendo abbassare tutti i tavoli della sala da cena, facendo correre Solomon e Drew verso i sotterranei, tra quei giganteschi macchinari che

 

assomigliavano a grattacieli futuristi, da illustrazione di Sebastiano Craveri e The great experiment di Charles Mintz, con tutte le conviviali immerse nell’oscurità. “Che sta

 

succedendo?” chiese Abbey, mentre, alzandosi dalla sedia, senza accorgersene assunse una posa da Rainbow Mika quando sale sul ring. “Benvenute, mie figlie delle tenebre. Voi dovete tutto a me” la voce senza corpo di Vlad Plasmius perplesse Abbey, Miranda, Zak e Wadi, mentre tutte le altre rinnovavano in loro lo “spirto guerrier” di Foscoliana memoria reso possibile dalla clinica di trasfusioni sanguinee di Vlad, non un asfittico camper come quello

 

allestito per il Signor Burns (Sandro Iovino) per prendere il sangue di Bart (Ilaria Stagni) in Sangue galeotto di David Silverman, ma un capolavoro architettonico che rispondeva al nome

 

di ospedale San Polo di Monfalcone, in Via dei Laghi, dato che metà di quelle troie era italiana, senza nessun vero legame, o con legami così pericolanti che sarebbe bastato uno sputo a abbatterli, che i parenti avrebbero rigettato per ovvi motivi perché se già l’essere lesbiche portava a fargli soffrire, quella tendenza a esacerbare il prossimo loro propria produceva solo

 

calci in culo che nessuna voleva prendere e nessun* voleva dargli, quindi potevano creare quella squilibrata Standard Island di L’isola a elica di Jules Verne e abbandonarvisi senza che

 

qualcuno si fosse preoccupato di loro. Erano libere, solo che a nessuno importava. Nel sangue avevano la liberazione, lo scatenamento di Vlad Plasmius, che le aveva rese migliori, pronte a

fare il culo a tutti i maschi del mondo che non avevano ancora “smesso” di fare i maschi….e

 

quelle donne che ancora ai maschi si sottomettevano. “Io vi ho rese libere. Non avete che voi stesse a cui rispondere. Chiamatemi pure Principe Vostro (Giancarlo Giannini), io che ho preso o voi Cenerentole e vi ho liberato dalla matrigna (Irene Di Valmo) e c’è un ultima cosa che vi sia necessario fare prima di potervi dire libere. Questo è Mnomquah, il vostro nuovo Dio!!” Vlad Plasmius si fece da parte ostendendo il monumento di una luscengola enorme, le braccia zigzaganti, il corpo buttato in basso, la mascella allungata, tentacoli che raggiungevano il terreno, mentre nell’aria si diffondeva odore di zucchero bruciato, si accendevano candele, ceri, che sembravano montagne bianche che si liquefacevano, illuminando l’atmosfera di luci rossastre. “Una candela non si può mangiare. La cera ti ridurrebbe lo stomaco a un bicchiere

 

di Chocolate Cream completamente dissodato, alla toilette defecheresti financo l’intero

 

 

intestino, che ti ritornerebbe dentro come una tenia morta. Quando da bambino ero perennemente piegato in due sopra un gabinetto con il mio corpo che si contorceva dal dolore, vedere una candela Rogitoc rossa direttamente da Assisi che bruciava nel buio era l’unica cosa che mi avrebbe aiutato. Mi diagnosticarono un intolleranza al lattosio che però rettoscopia all’ano, si rivelò essere un grosso polipo che poteva tranquillamente essere un tumore. Ma nessuno seppe mai darmi una prognosi che sussumesse compiutamente i miei sintomi

 

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E La mia malattia restava inspiegabile, l’enigma del secolo. Ero disperato, anche le più piccole piccolezze diventavano Shu dell’airone bianco di Nanto (Marco Balzarotti) che moriva con le ossa distrutte dalla cima della piramide di Zauser (Diego Sabre). Ero un esofago e un duodeno con niente in mezzo, tornavo a casa e le mie mutande assomigliavano a un secchiello pieno di telline e granchietti morti racimolati da un bambino e il mio culo era più tarzanelli che peli.

 

Immaginatevi: sono uno studente di diritto a Milano, a Via Lanzone, con io che vivo e risiedo in Via Montevideo. Devo andare alla biblioteca centrale di Sormani, e scelgo di prendere il tram n’ 2 raggiungendo Duomo Duomo e mi fermo a mangiare un hamburger in Via Giuseppe Mengoni e comincia lo shit count. Di nuovo, vi fa ridere? Avere continuamente una morsa allo stomaco che fa un male Berlicche e dover sempre partorire l’elefante di Piazza Salotto di Pescara ovunque vi siano sanitari? E il mio calvario giornaliero eccolà è cominciato. Con il culo simile a Nectar di Patricia Piccinini entro in metropolitana e le mutande, con il culo così rovinatosi s’incollano, mi verranno le piaghe da decubito, vado verso Rogoredo e cammino lungo Via Rogoredo, una tortura mentre cammino e mentre aspetto un autobus che so già farà un giro del perdono che prima mi porterà a San Donato per poi costringermi a prendere un doppione dell’autobus con cui ho fatto questo giro della giostra a toro del parco Baden Powell di Reggio Emilia e andare in centro mentre tra i quadricipiti tengo le ortiche, scendo e mi sento una medusa dietro al culo, in biblioteca il libro in oggetto non è che a consultazione in loco, quindi altra seduta, altro tramestio di merda. Torno in Piazza Duomo e da lì riprendo la metro Duomo Duomo fino a Cadorna Cadorna per tre fermate, troppe perché di nuovo mi posso sedere. Ed è qui che interviene Svetovit, il dio dei vampiri, a cui venni sedotto dall’assistente di quello che era divenuto il mio proctologo di fiducia, promettendomi che se lo avessi seguito avrei smesso di cagarmi addosso e di temere di arrivare anche alla proctorragia

 

e colite ulcerosa, divenendo un vampiro che si nutra solo di sangue, che può solo diventare inchiostro quando l’espello, senza più problemi dati da cibo solido che diventa un dirigibile senza elica né timone dentro me (Elio e le storie tese-Nubi di ieri sul nostro domani odierno (abitudinario)-Elio samaga hukapan karyana turu) quindi accettando di diventare una

creatura della notte senza limiti e che non deve mai fermarsi, con un corpo non più obbligato

 

a gettare rifiuti giù per un vespasiano. Non dovevo però rimanere a secco, perché il Signore di I tripodi di John Christopher che ho dentro continua a volermi lacerare lo stomaco, quindi

 

come la tradizione insegna ho preso con me parecchie vergini, trovando un metodo efficacissimo per averle senza che nessuna potesse disingannare circa quello che sono veramente. Allora, vi fate sentire?” nell’oscurità tutte si alzarono, un rumore come quello dell’intera U.F. Force che, alla domanda del Colonnello Dewey Novak (Fabrizio Pucci) su chi accetti di seguirlo, fa un passo in avanti, mentre Abbey, Miranda e Wadi non sanno che cosa elucubrare. Sono topi in trappola. “Mi avete dato il vostro sangue, e io ve ne ho dato di mio, e

 

  1.     vi.ho reso le donne più libere e minacciose per il patriarcato che siano mai esistite. Siete le amazzoni che il mondo deve avere, l’epoca dei maschi è finita!”

 

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No per dire, specchi specchi, ma in mezzo alle gambe ti sei mai fermato a guardarti?

 

“Questo Dio, Mnomquah, sarà colui che vi guiderà! Avrete il potere di destabilizzare l’ordine mondiale, che deve essere cambiato, ormai è storia, una brutta storia, e del passato nessuno se ne fa niente. Avrete finalmente il potere che vi è legittimo! Ma prima un ultimo sforzo. Dovete eliminare il simbolo dell’asservimento della femmina al maschio, il Dottor Solomon Saturday, che è pure stato così pusillanime da intrufolarsi su questa nave come un pirata su un

bastimento! E non dovrete neppure faticare a sangue per risalire a lui! Quelli sono sangue del

 

suo sangue e legami con il sangue del loro sangue! Vediamo se oserà nascondersi dopo che come per il Mortificatore di zanzare di Bruno Munari quel sangue lo avrò ingigantito con

 

l’apposita lente in modo che quel pappatacio si schianti con un bel botto credendo di poterne succhiare ancora. Bene! Procediamo! Van Kleiss! Dove sei?” Van Kleiss usò una scialuppa per allontanarsi dalla nave per raggiungere Ekarma, sempre nell’oblast’ in cui si trova Cirinkotan, e che una volta raggiunta Cirinkotan la trovò senza nessuno. C’era però qualcosa che faceva capire che Barlennan era stato lì, o era stata lì, il sesso della creatura non lo conosceva e non voleva mettersi a fare l’insessatore di pulcini. Un grampo sbranato selvaggiamente da una creatura aliena, perché Van Kleiss aveva difficoltà a immaginare che dagli abissi della preistoria potesse tornare una creatura con mascelle che potessero fare a pezzi un cetaceo odontoceto in quel modo, anche se, con metodo scientifico, Van Kleiss vagliò tutte le possibilità che quei morsi preservatisi nella carcassa incompiuta potevano aver avuto genesi. Il Dunkleosteus del Carboniano e del Permiano perlomeno finchè al mondo furono popolari altresì i pelicosauri aveva delle zanne a morsa per buchi da cintura, nemmeno zanne veramente sue, perché le sue zanne più forti erano estensioni dell’armatura della testa tipo il casco dell’Ulisse di Ulisse 31 (Paolo Ferrari) e il suo morso non poteva essere quello stesso morso. Il Besanosaurus del Triassico aveva per paradosso una mascella più piccola del corpo, e quel cetaceo era al di fuori delle sue possibilità. Un Temnodontosaurus e/o un Liopleurodon? Guardò attentamente. Era come se una mantide religiosa fosse passata. Ma certo, ma certo. Pensò a quello che, confidenzialmente, White gli aveva rivelato su un satellite di Petropia, pianeta su cui avevano constatato uno sviluppo di una biologia mineralogica

 

 

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In cui, sebbene in piccola parte, è presente vita “carnosa” [cit.Dottor Mustacchi (Giorgio Lopez)] che o viene forzosamente contaminata dai minerali o sfrutta il minerale per avvantaggiarsene,

 

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Come un predatore che, come lo Ctenosauriscus del Triassico, usa l’energia solare che accumula nei cristalli di verderame su quello che sembra il cappello di un fungo che, oltretutto, rappresenta la sua testa, con quattro occhi a stella, che ruotano su loro stessi, sui

 

loro peduncoli come un elefante farebbe con un hula-hoop con la sua proboscide, e che è apparentato alla creatura da cui Barlennan è partit*

 

 

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Da sinistra a destra: creatura “ombrello”-Barlennan-Creatura stella (erbivoro)

 

E quelle tenaglie, che Barlennan condivide, sono le stesse che hanno ucciso quel grampo. D’accordo, questo è quanto-concluse Van Kleiss-ma dov’è Barlennan? Era in una condizione che li suonava tra il raccapriciante e il mortificante. Lui, Van Kleiss, genio scientifico che disintegrerebbe le montagne con l’acidità di stomaco, era una regina dei troll che doveva cavalcare un triciclo in Central Park durante l’Autunno dell’Inverno record del 1985 (Tiziana Avarista) un truffaldino commerciante di animali che doveva rubare un carretto dei gelati (Elio Pandolfi) che doveva usare una moto d’acqua da Action Man per passare da isola a isola, in un mare freddo come uno scivolo in metallo abbandonato nel parchetto della parrocchia della chiesa di San Silvestro in Mancasale durante la grande nevicata del Dicembre 2009, e se fosse morto d’ipotermia sarebbe stata la cosa meno fastidiosa del disagio di gettarsi in dell’acqua salmastra come un mix di urina, vomito biliare e lacrime, fredda come una cantina e che, a largo, raggiunge i 3.916 Km di profondità, sperando che quel delirante fare la A90 su

 

un bob attaccato con una corda al 338 diventi, nel delirio che viveva Oliviero Ponte di Pino in Il cielo in una stanza di Marco Isidori Andy Johnson con il suo castello sulle montagne russe

 

(Angela Brusa), cercando d’arrivare il più in fretta possibile a Monbetsu, nell’Hokkaido, perché lui il giapponese lo conosceva, il suo siluro era a energia solare e perché aveva remore a recarsi a Adak, dove Barlennan ha fatto perdere le sue tracce.

 

“Hai visto le scritte? E la spiaggia? Troppe cose congiurano perché sia ovvio che creature intelligenti come noi abbiano stabilito qui il loro regno. Anche perché dubito che quella sabbia provenga dallo stesso ambiente di quelle rocce” Azmuth e Arenaria erano separati dalla spiaggia sospettata da un braccio di mare penetrato nella grotta della stessa profondità del

 

Sacramento, che Azmuth sapeva già che non avrebbe mai trovato il modo di attraversare, chiedendone perciò il lasciapassare a Arenaria. Non fedo pefchè aiutafti fi ffapponga afgli ofdini impaftitimi da Fifrino disse, di nuovo alterandosi la voce con un pesante foulard su

 

quell’orifizio che definiremmo bocca. Adagiò una mano a terra, tra i ciottoli e Azmuth vi si adagiò con lo stesso fare contemplativo con il quale Kirikù (Erica Necci) si chiudeva in sé stesso mentre suo nonno, il Grande Saggio, li dava tutto il suo sapere parlando con una voce da far tremare le finestre (Aroldo Tieri) anche se adesso avveniva a parti invertite, giacché Arenaria avrebbe avuto 24 anni contro i 96 che avrebbe lui se i Galvanici non fossero quasi immortali, e, chiudendo l’altra mano su quella in cui lui si era accocolato entrò in acqua e lo atterrò sulla sabbia dell’altra baia. “Grazie. Vediamo….” Estrasse un microscopio “da viaggio”

 

(se “viaggio” potete considerare 11 milioni di anni luce in 2 ore) e analizzò la sabbia. Quando la comparò con la roccia, per assurdo vide che la sabbia non era straniera. “All’interno di questa grotta l’erosione ha creato naturalmente un banco di sabbia anche rimarchevolmente esteso

 

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cosa che Azmuth considerava un fenomeno interessante. “3372615,3318 parsec ed ecco cosa trovo. È una scrittura diffusissima in tutto il pianeta Terra, con concentrazione in Nord e Sud America, Europa e Oceania, che si basa su lettere che rappresentano archi con trave mediana (A), due macigni addossati a uno scoscendimento (B), una grotta (C), una sorgente sotterranea vista lateralmente (D), un cactus (E), un altro cactus (F), un'altra grotta (G), un burrone con un ponte che lo seca (H), un albero pietrificato (I ), uno gnomone con l’ombra (L),

 

le gallerie scavate da termiti in un tronco sezionato (M;N), un buco (O), un albero con il riporto del Goda del Villaggio dei Miracoli (P), un macigno con un albero cadutogli addosso (Q), un albero (R), un fiume in discesa (S), un palmizio (T), una gola dove gli gnu vanno a morire (U;V) e tre serpenti morti (Z), che si alleano come giocatori di rugby galattico Team Apolon vs Dazaan per creare le seguenti scritte:

 

Danny X Desiree, Ben X Gwen, Jack X Wuya, Raymundo X Kimiko e altre.

 

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Dipper, con Steven (Flavio Aquilone) era il più giovane, escludendo Omi, che però non era in fase con la sua età anagrafica, e sembrava soffrisse di ipoidrosi, in buona sostanza sudava poco, e sebbene ciò non rappresentasse un problema al circolo polare artico, a Laguna Beach, in California, questo significava che improvvisamente e quasi dal nulla un immane scroscio d’acqua clorurata o che sembrava clorurata creava una zona di fango attorno ai suoi piedi. Era una bomba d’acqua a tempo, anche se voleva dire meno problemi con tutti gli altri accessori che dell’afa sono correllati. Doveva però farsi spessissimo la doccia, cosa che lo rendeva più magro di 67 Kg, contro i 77 che pesava, sebbene non fosse un bambino grasso. Per la sua età era robusto, uno di quei piloni che, al passaggio di un auto, si nascondono sotto terra per lasciarla passare, atletico come uno dei bambini soldato di Stalin, ma con la pancia piena. Era

 

combattuto, nel suo lavoro di X127 che consisteva nel dover studiare e, dalla biblioteca con la carta da parati a pallini e stelline del tipo che si vedevano nei cartoni del gatto Felix diretti da

 

Joe Oriolo comandare i sistemi di controffensiva della base, paragonabili a quelle del pianeta Estraneo di Il pianeta degli uomini spenti di Antonio Margheriti, cosa che fece affiancato da un mattone di 400 pagine di Henry Knipe chiamato Nebula to man, in pratica la Divina commedia

 

della paleontologia, che si era prefissato dovesse assimilare pedissequamente, giocando nel modo più inquisitivo possibile. Usò il microfono modificato da roccaforte della montagna dei

 

serpenti di Eternia per parlare a Arenaria e Azmuth, dicendo che dovranno affrontare un test. Fi è che fi fta paffando? E in cofa confifferà fwefto teft? Disse Arenaria, mentre Azmuth le chiese tra l’esasperato e il patriarcale di togliersi quel foulard che la faceva parlafe a metà tfa

Glicefina della fattofia McKenzie (Luca Bottale), Lofenzo Chefubini e il tipo a cui Mr Krab (Mafio Zucca) ha venduto un Kfabby Patty sabotato che gli ha feso la lingua fosfofescente anche perché altrimenti Azmuth aveva un emicrania ogni volta che faceva

 

l’analisi grammaticale di quello che Arenaria proludeva. Dall’acqua dell’insenatura emerse un teraminx con braccia e gambe che l’avrebbero impedito per sempre, con una testa decaedrica, che attivò dai reni una coppia di antenne che emettevano onde psicosensoriali che

 

suscitavano la paura senza però che la vittima “vedesse” ciò che le faceva paura. Era in grado di creare la paura della paura, la paura stessa, forse quello che Lovercraft chiamava Terrore cosmico, il terrore, l’angoscia di ciò che esisteva

 

Nessuno può immaginare la complessità dei sentimenti che, come un uragano, mi spingevano in avanti nel primo entusiasmo del successo. Le mie guance si erano fatte pallide per lo studio, il mio corpo emanciato per la reclusione. A volte, quando elucubravo che avessi in pugno la certezza, era là che fallivo; oppure mi attaccavo smaniosamente al futuro indifferenziato in cui avrei raggiunto il mio successo. Un segreto era anche la speranza, mia e mia sola, a cui avevo votato tutto, e la Luna assisteva alle mie fatiche notturne mentre, con costanza incrollabile e ansiosa, inseguivo la natura espugnandone uno a uno i suoi recessi, come un asteroideo che scassini un mollusco a matrioska. Chi potrà mai immaginare gli orrori del mio lavoro segreto, quando scendevo giù in una tomba, o torturavo un animale vivo per scoprire come l’animazione della carne potesse diventare un mio talento? Ricordandomene, la forza delle mie gambe mi abbandona e la vista si sfoca e balugina, ma allora un impulso inarrestabile mi faceva continuare; se continuavo a vivere sensibilmente, non come uno stupido albero, era solo e esclusivamente per quello. Eppure il mio entusiasmo era soffocato dall’ansia, e mi sentivo molto altro che un artista, ma molto più uno schiavo dedito a un attività che ne aggravi la mente e il corpo. Ogni notte ero tormentato da una febbre leggera; il cadere di una foglia mi faceva sobbalzare e evitavo i miei simili come se avessi commesso un delitto

Mary Shelley

 

Essere metà di pietra non comportava che si soffrisse la reazione fisiologica della paura, ma Arenaria sembrava non ce la facesse più dal terrore. Era come se un combattimento le avesse fatto a brandelli tutto ciò che la potesse aver rivestita, eppure se il corpo era già stato minato, l’animo lottava ancora, ma come lotterebbe un gorilla impazzito, non un animale che sappia che il combattere è come il ballare, una disciplina con le sue regole e che non tollera che si ceda, fosse per quello che si prova o fosse per ciò che i tuoi organi provano, fame, sete,

 

attrazione sessuale. Dal di fuori, il foulard era quasi caduto, e l’espressione corroborava il

 

 

fatto che era come se un combattimento le avesse fatto a brandelli tutto ciò che la potesse aver rivestita, eppure se il corpo era già stato minato, l’animo lottava ancora, ma come lotterebbe un gorilla impazzito, non un animale che sappia che il combattere è come il ballare,

una disciplina con le sue regole e che non tollera che si ceda, fosse per quello che si prova o fosse per ciò che i tuoi organi provano, fame, sete, attrazione sessuale. Un sorriso in cui i

denti erano ben nascosti nelle labbra, incurvate in quello che una zebra vedeva prima che un pack di iene le fosse addosso, mentre il burqa era diventato un doppio del suo corpo nudo, pronta a gettarsi contro il robot sentinella A8Z come una lottatrice di wrestling contro le corde del ring. Prima che la lama d’arenaria di Arenaria colpisse in testa A8Z lui la colpì con un lanciafiamme dall’ombelico che la atterrò nella sabbia. Interruppe quell’inferno solo quando Arenaria non era allungata a terra, come addormentata, o come morta. Azmuth si era

 

rifugiato tra le roccie, incurante che un pesce lupo aveva la testa fuori dall’acqua, simile al divano MAgriTTA di Sebastian Matta, ansando con i suoi occhi che sembravano giustapposti

 

alla testa con un giogo e trasecolando acqua salmastra dalla bocca, tenendo d’occhio una crepa profonda in cui l’acqua in stagnazione permetteva agli avanotti (grandi come la pupilla di un occhio, sui 2 mm) di accedere al sicuro dell’immangiabile roccia nel mare aperto, per

 

seguire i genitori, e venne morso. A8Z sentì lo stridio, ma era solo ansioso di vedere Arenaria. Il burqa era cenere e sabbia, e il corpo di Arenaria, una delle “Ceramiche” di Dreadout, si

 

sollevava lentamente con grandi ondeggiamenti, come si ergerebbe un pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo, guardando A8Z con l’aria di essere una stupratrice. “Aaaaaahhh…….” I suoi “polmoni” si svuotarono di un miasma che circondò A8Z prima che estraesse da una delle

 

natiche un pugnale di Arenaria simile a uno dei [Souryuuken] di General Daimos e attendesse di colpirci nuovamente la testa di A8Z, ma la colpì di nuovo con il suo [Grand Fire] servendosene

 

altresì come jet, entrando di nuovo in acqua e ricomparendo sotto l’aspetto di un invincibile Bakugan, forse Robotallion, che, con le sue mascelle da illustrazione di Philippe Druillet

 

movibili disarcionò Arenaria e fu lei a fare un tuffo. Lo inseguì, ma a palla era come Tuttotondo de La fabbrica dei mostri, che Tondo come il mondo può colpire tutto senza sosta

 

(Marco Destro) le cadde in testa e non solo le fece il taglio alla Cimabue (Paolo Ferrari) ma la smaccò usandole la schiena da donna-serpente per suclassarla. Dipper, nel frattempo, prendeva nota mentre Danny, invisibilmente, camminava in quella stessa biblioteca.

 

“Abbiamo a che fare con un autentica superdonna, ma quel Bakugan se la sta lavorando che nemmeno Jackie Chan si lavorava gli sgherri di Hwang Jang-Lee in Il pugno dell’ubriaco di

 

Yuen Wo Ping” sogghignò. Effettivamente quella macchina infernale stava sistematicamente umiliando Arenaria, usando la sua Ball Mode per schivare le coltellate della Sherereazade, per bersagliarla come a palla prigioniera, e infine, quando cercò di colpirlo con un calcio, A8Z le morse un piede con tale golosità che Arenaria temette che glielo avesse staccato. Non era vero, ma Arenaria adesso camminava in modo molto più fesso, cosa che l’avrebbe resa dalla veloce

 

Messerschmit KR 200 che era una Jeep Wrangler massiccia come un Centrosaurus ma lenta come uno Scolosaurus, che era anche il motivo per cui a parte Naruto nessun ninja è mai stato

 

grasso. Dopo che quel Chico robotico ebbe finito di turlupinare Arenaria, lei andò alla ricerca di Azmuth, il quale, a parte il morso da parte del pesce lupo, era semplicemente sfiatato, e non era nemmeno reduce da qualsiasi sforzo che avesse mai potuto sovraccaricarlo, ma per un Galvanico più cervello che muscoli, e per di più con tutti i suoi anelli nel tronco, era un motivo per sputar fuori i polmoni. “Sta bene?” “Cammina come una piratessa” “Quel dannato pallone mi ha quasi mangiato un piede. La missione è compiuta, dopotutto Barlennan è morto, quindi non c’è bisogno di impegnarci in ricerche che sappiamo concluse ancor prima che le cominciassimo. E non voglio imbattermi in altri robot che non conoscono che con una donna ci si comporta in ogni modo tranne che da pagliacci

 

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Altro che pagliacci! Qui c’è bisogno di un esercito di super robots!

Ma io non canterei vittoria. Il mostro potrebbe essere ancora vivo, ricorda che ne abbiamo perso le tracce e, consentimelo, sei stata ben lontana dall’ucciderlo. Oltretutto ancora non riesco a ricordarmi se ci avessero ordinato semplicemente di catturarlo vivo o di ucciderlo, dubbio legittimo perché quelle creature, da ciò che ho avuto modo di sapere persino quella che è considerata la Gemma più forte tra quelle maschili, Wustite (Bruno Alessandro) ne ha stroncato uno, di quegli onicofori, tra indicibili difficoltà” “Hanno mandato me perché non c’è

 

dubbio che intendessero ucciderlo, le due Autorità del Pianeta Natale. Se Lei l’avesse visto bene, se ne sarebbe per Lei accorto che aveva troppe….diciamo peculiarità. Non c’è niente che

i Diamanti temano che il diventare Gemme alterate

 

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Perché i Centipedi, le creature che più assomigliano a quell’abominio, e Obereus, il demone piumato, la creatura criminale dei cieli del Pianeta Natale simile a uno degli animali volanti di

quest’altro pianeta chiamati uniformemente uccelli sono parte della nostra fauna maledetta e non stanno alle Gemme quanto un Velantian stia a uno Cthorr, o un Riim o un Randalliano a un Galleggiante Blu di Aldebaran13, ma una Gemma può essere trasformata in una di queste creature, sebbene nessuna di noi conosca o abbia visto il procedimento. Queste Gemme trasformate, fondamentalmente, sono state alterate, e quindi per l’Autorità dei Diamanti sono subspecie. Per l’invasione di un pianeta usano altri mezzi, ma non altererebbero mai una Gemma, una Gemma alterata è una belva che non discriminerebbe una cosa da distruggere da una Gemma da non fare a pezzi con le sue fauci come quelle che hanno fatto a brandelli quel globicefalo” “Grampo. Era un grampo, errata corrige mulier in iram ex ingenti ubera” “Pertanto anche i Diamanti ne hanno ribrezzo. Non c’è dubbio; ucciderò quel mostro. ma se solo sapessi dove si trova…” Azmuth a quel punto avanzò l’ipotesi che stesse sott’acqua, ma spiegò anche che un altro motivo per cui non allontanarsi dalla grotta e da quell’isola era l’impellenza di trovare un sommergibile che li elicitasse a scandagliare il fondale per trovarlo. Nelle isole maledette del Mare Artico, dove la Primavera è fredda come lo scirocco transionico e l’Inverno è una tomba di ghiaccio duro come l’acciaio e freddo come un missile, le isole, agglomerati di roccia e galaverna come merda di cane sui ghiacciai iberici del Penalara attiravano i sommergibili come zecche attratte da gambe nude in mezzo all’erba, e quindi ce ne doveva essere un intera flotta all’imbarco, come la banda dei pesci volanti in marcia contro le centrali nucleari della Terra. Il guardiano robotico però aveva fatto capire che Arenaria e Azmuth erano all’interno di un labirinto ancora più tecnologicamente avanzato di quello del professor Hunter14, dove trabocchetti, robot sofisticati oltre ogni loro immaginazione e armi micidiali in grado di sterminare interi eserciti erano in ogni pertugio, in ogni incavo di colonna. Ciononostante Arenaria avrebbe continuato. “Azmuth, Si aggrappi a me” gLi disse, allungandogLi una mano.

 

Dopo la sosta a Monbetsu, Van Kleiss aveva ripreso a navigare, questa volta su un autentica nave da guerra, interamente comandata da naniti. Il punto in cui Barlennan continuava a emettere il segnale GPS a vanvera era quasi a un chilometro dalla costa sudoccidentale dell’isola, un enigma che ormai snervava Van Kleiss facendogli assumere l’espressione del

 

 

  1.     13.I Velantian sono abitanti del pianeta Velant descritti da E E C Carter “Doc” Smith in I figli delle Lenti, sesto capitolo della saga degli Uomini-Lente. Assomigliano a degli onicofori. Gli Cthorr sono giganteschi e ferocissimi invertebrati alieni e vermiformi dell’omonimo Ciclo di

 

David Gerrold. A differenza di ben più blasonati invasori gli Cthorr sono animali dalla fame variabile, come gli extraterrestri di Evolution di Ivan Reitman, oltretutto con il tema

 

dell’ecosistema terrestre che uno alieno inarrestabilmente contamina come in Terra inesplorata di J H Rosny-Ainè o Il colore venuto dallo spazio di Howard Philip Lovercraft, e

 

sono incomprensibili nel loro modo d’agire, come gli Adipose di Doctor Who o le Scatole de I visitatori di Clifford D Simak. I Riim sono la seconda tipologia d’alieno che l’equipaggio del Beagle incontra in Crociera nell’infinito di Alfred Elton Van Vogt, dopo il Coeurl, e hanno l’aspetto di uccelli umanoidi. I Randalliani sono l’ensemble di razze aliene di Peccato

 

originale di John Barnes, tra cui compaiono degli uomini-sparviero, tra la maggiore fonte di grane per i protagonisti. Il Flotteur bleu è uno degli animali d’Aldebaran descritti da Luiz

Oliveira nel ciclo di Aldebaran, e assomiglia a un uccello gigantesco

  1.     14.Lupin III giacca rossa episodio 57, Sarà Lupin o il computer?

Michel Simon di Al di là dell’orrore, con la fronte madida e dolorante e i capelli che se avessero avuto la forfora se gli sarebbe tagliati con dei fiammiferi. Il vascello andava molto veloce e non erano passate che una coppia di ore che già aveva superato l’isola di Bering, e avrebbe tenuto duro. Non aveva i suoi EVO, ma il mare era dalla sua, era Tefnut e Poseidone, il Leviatano e il monaco di mare, e nella sua testa l’oceano ingoiava l’isola e sopra essa gli tsunami, sotto un cielo in guerra, uno sopra l’altro gonfiavano il mare, freddo e ammonniaco, mentre sotto la vita marciava come un esercito di giocattoli posseduti da Pazuzu, il pesce scorpione dalle pinne velenose, la lampreda di mare dalla bocca a pompa, il polmone di mare, lo squalo serpente e lo squalo tigre, l’orca e la foca leopardo, la sirena, il forneus, la sirena con i seni enormi, tutti che scateneranno la loro rissosa fame sulle coste della Normandia, mentre sente la nave che tonfa sopra le onde. Mentre era sulla nave da crociera aveva avuto quell’uzzolo inerente Barlennan, che con Mnomquah sarebbero stati dei perfetti Madame e Sadar da far combattere contro Jeeg se il suo Takeru Yamatajo (Claudio de Angelis) avesse disertato, i suoi Uru Uru e Gido Gido che metteranno Goldrake alle strette per ben due episodi, i suoi Descargot e Takaburudo che galoppino contro la [Guard Daimovik], i suoi Scorpion Arms e Recalled Life con cui isolare Victor City come Petoria, ma se avesse dovuto combattere contro Rex Salazar ne aveva i nervi.

 

“Con quella storia di Barlennan Van Kleiss mi ha lasciato da solo. Va bene….se sarà necessario,

 

sarò da solo. Mnomquah, questo sangue è tuo! Una sorella, una guerriera darà il suo sangue affinché tu possa nuovamente strisciare su questo antico mondo!” una lesbica bionda che sembrava un elfa fantasy apparve tra le ombre come Ken Shiro nei primi minuti della sigla,

 

reggendo un incrocio tra un pugnale e una siringa, che piantò nelle mani di Vlad Plasmius, letteralmente, cosicchè il suo sangue e il suo-suo sangue si miscelarono, in una coppa che

 

Mnomquah “usava” per bere. Vlad vide, assieme agli astanti dei Saturday, Mnomquah creparsi e risvegliarsi, come il comandante Gathern (Vittorio di Prima) nello scontro contro Gackeen, aprendo le sue flaccide mandibole tentacolate dall’aspetto floreale e emettendo un urlo rauco, che fece tremare l’intera nave. Sembrava stranito, ma dopo un istante si riebbe e comunicò il suo volere attraverso Briaeros. “Perfetto. Buongiorno, streghe e stregoni, io sono Mnomquah, il Bugiardo Trionfatore. So che non credete in niente. Certo, all’Inferno io mi trovo allo stesso livello di creature animali come gli Abissali, i Behemoth, i Sargatanas alati che rendono il mondo da cui provengo un posto in cui non resistereste un piezosecondo. Ma fin dalla tenera età vi hanno detto che credere in qualcosa va bene in ogni senso, l’importante è che vi realizzi,

 

  1.     vi.corrobori, vi dia vibrazioni gradevoli allo stomaco. Poi, che niente che venga creduto abbia senso o meno è faccenda da lana caprina. Che credere è un concetto opaco, come le nuvole. Quante persone hanno avuto a che fare con voi che credono in cose senza senso ma che eppure sembrano felicitarsene. Quelli che cercano un Dio in cui credere. Ecco, io sono un dio. O un mostro, un ripugnante demone. Certo, sono un demone, un Antico, quelle creature che prima di Sargatanas strisciavano dove ora di carne vive la città di Adamantinarx, ma vi hanno insegnato che i mostri sono come voi. O addirittura vi sono migliori, eccezzionali azzarderei. Sì, io sono eccezionale. Perché mentre voi nella vostra sorellanza continuate a credere nelle Leggi che Columba il Druido vi diede prima che l’Esbat vi risvegli il menarca, io le ho superate, me ne considero più forte e migliore. E voi mi avete deciso di servire, perché pensavate che Fortriu avesse leggi ingiuste, perché credevate che Varmland avesse nella sua assenza di Leggi la migliore delle Leggi, e io ho accettato che voi adoraste non solo me e il mio arcidemone Briaeros, quello che Felice Milensio identifica come un primordiale Gigante figlio di Urano assieme a Kottos e Gyges, con cento braccia e cinquanta teste. Voi ci considerate dei mostri,

 

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Ma per noi i mostri siete voi

 

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Quando non fate quello che vogliamo. La storia mia e di Vlad è intrecciata in modo complesso e non molto riassumibile. Vlad, il non morto che è mio reggente, ha ottenuto i poteri da tre fonti. Un esperimento fallito quando ancora frequentava i Fenton, il patto con me, con la prima parte che li diede poteri che Dracula se li sognava, l’altra che lo trasformò in un succhia

 

sangue che avrebbe squartato la tradizionale pietra che Osamu Tezuka doveva mungere come una spugna appena pescata se voleva finire Black Jack, Phoenix, Metamorphosis, The three eyed-one

 

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“Voi, come già detto, mi avete dato sangue. E ora, oltre al mondo nelle vostre mani, quel sangue è di vostra appartenenza, e quello che io vi ho preso ve lo renderò. Innanzitutto, lì ci sono i Saturday e i Grey, e poi, se il vostro classico mezzo litro d’emoglobina non vi soddisfacesse, ho qui un macchinario che vi renderà tutte felici, subito dopo ovviamente a un vibratore ergonomico ottenuto decalcando il pene di Paul Photenhauer” Vlad ostese una sorta d’incrocio tra una clessidra, una bottiglia di sabbia magica e la [Queen Barn] di Blakie (Guido de

Salvi) che, sua millanteria, dotava di un nucleo le emazie, o quelli che più comunemente sono designati globuli rossi e sottoporli al “raggio della vita” del Dottor Persikov di Uova fatali di Michael Bulkagov, in modo da riuscire a creare “sangue artificiale”. C’era da immaginarselo che le lesbiche vampire avrebbero dovuto attaccare come una mandria di babbuini i piccoli Zak e Wadi, le formose Abbey e Miranda, e, dopo la prima bevuta, raccogliere sangue a più non posso e farne un trasecolamento in quel macchinario molto più utile altrove. E ce l’avrebbe fatta, Danny Phantom non poteva percepirlo, era su un albero assieme a Desiree a guardare il mare venire smosso e increspato, se non fosse giunto Solomon con Drew affidata alle mani del comandante Holmes, cosa di non poi così grossa utilità giacché Holmes si sarebbe potuto far vampirizzare e Drew non era certamente Steelheart (Antonella Baldini), ma Solomon dopo quello che era successo e che sarebbe

 

 

Jennmapochrys non avesse prelato sottoforma di Helicoprion voleva essere solo lui assieme a Jennmapochrys, che fatto d’acciaio un salvadanaio come Bobby Robot di Jocelyn avrebbe avuto i canini delle vampire lesbiche che gli si spaccavano come ossicini di zucchero parmigiani addosso non la voleva in alcun modo coinvolgere. Solomon come fosse Specialman (Sergio Masiero) della Scuderia dei Big Bombers galoppava attraverso la grande sala mentre innumerevoli vampire gli zompavano sopra e sembrava che troppa roba si stesse ammassando addosso a Solomon, ma Solomon era furbo, e utilizzò il troppo peso delle puttanacce in voglia di sopraffarlo per farle cadere tutte addosso a Vlad. Vlad si dovette far estrarre da tutte quelle sciammannate e trasformarsi in Vlad Plasmius modalità Demitri Maxidoff (Alessandro Rossi) gettandosi contro Solomon, ma un urlo bloccò i due in una posa da Popeye contro Bluto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Perché Briareo, o Briaerus, aveva fatto la fine che avrebbe fatto Tobunga di From Hell it came se, potenziato da Mandragora di Winx Club il segreto del regno perduto si fosse scagliato contro il robot di sicurezza Megacorpc del secondo Ratchet & Clank accompagnato dal Big Guy di Bioshock da parte di Ember, che, nella modalità di Kid Muscle (Fabrizio de Flaviis) che lo

faceva diventare potentissimo con il kanji sotto la cresta da [Thundaior] degli Astrorobot

 

contatto Y che bruciava manco i capelli del Tsunayoshi Sawada di Tutor hitman reborn, aveva non più una chitarra in mano, ma un mix tra una Keyblade di Kingdom Hearts, la spada di Yoh (Simone d’Andrea) una volta che Amidamaru (Claudio Moneta) si è unito alla Harusame e la Tessaiga di Inuyasha, con un fisico da Diane di The seven deadly sins, vestita come una Miss Doublefinger (Cinzia Massironi) ancora più zoccola, furiosa come mai nella sua vita morte. Vlad non sapeva che c’era lei a bordo. “Non vali niente….non vali niente….io vi ammazzo, vi ammazzo tutti!!!””” e si lanciò contro tutto e tutti correndo a perdifiato e, con la sua chitarra, iniziò un attacco tipo lo

 

Shinkuu Kate Koma di Hurricane Polymar, trasformando le vampire in macchie di sangue, raggiungendo un record per lei impensabilmente irraggiungibile, l’Hurricane ZZ Top, cioè il far mulinare la chitarra prima come il Getta 3 che si tamburella Zuu e accumulare energia centrifuga prima che esploda, centrando le vampire e tutti i possibili bersagli con l’equivalente x1000 di uno scappellotto infertoti con una Stratocaster, abbattendosi sui tavoli come la clava della Sakura Kusakabe di Bludgeoning Angel Dokuro-Chan , spaccando teste come Gutsman di Megaman NT Warrior che gonfiava come una cornamusa il Mizunokuchi di Speed Grapher, e se non erano le chitarrate modello

Hokuto Juha Zan erano colpi di gamba da Shu della Divina Scuola di Nanto che spostavano le tette così a sinistra da sbilanciarti il corpo e farti cadere con una piroetta e, se ti beccavano la testa, ti disintegravano la mascella, fino a compiere la mossa più capace di rendere Sailor Moon pleonastica: chitarra a terra, Ember che se ne fa fulcro, due calci a culo di fuori tipo Cammy White tacchi che bloccano il collo in una morsa strettissima da fratturarti le vertebre cervicali, il saltare mantenendo la preda in tuo potere, farne cozzare le due teste, trasformarti in un elicottero mulinando la chitarra e proiettando via le due catturate con forza tale che le due vampire lesbiche diedero un tale colpo di frusta alle colonne da sbriciolarle. Ember

era esausta, andava in fiamme come Fujiko Mine (Piera Vidale) quando non accettava collaborare con Paikal (Gaetano Varcasia), venendo guardata da Vlad con espressione tra il meravigliato e l’allarmato. “Ma che minchia?” fece, venendo meno al suo essere un nobiluomo. “Dì al tuo Bruce15che una ragazza non la devi mai deludere. Io ero innamorata di lui, ma lui, come te, ci avete tutte usate. E quel che è peggio, e che vi abbiamo creduto. Solo che quelle erano delle cretine, io ero solo ingenua, ma non cogliona. E quando mi trattano così….” Ember si scagliò contro Vlad

 

Plasmius e il vampiro si pentì di essere a mani nude contro il chitarrone di Ember. Le vampire comunque non si erano completamente decimate e Solomon e

 

Jennmapochrys dovettero prendere sulle loro spalle Abbey e Miranda e Zak e Wadi tenuti in braccio da a Jennmapochrys come Genki Saotomè (Fabrizio Vidale) e Jun Nagare (Flaminia Jandolo) a opera di Asataro, dovendo complicarsi la vita per non tenersi i culi di Abbey e Miranda sulle guance come Tatsumi Saiga con Kagura Tennozu la prima volta che la fa fuggire dal grattacielo di sua madre, tenendosele invece a sediolina sui bicipiti mentre Jennmapochrys faceva pressappoco la stessa cosa con i due bambini, abbastanza fuori di loro a causa di quegli eventi decisamente troppo animati per quella che sarebbe dovuta essere un ultima notte di crociera, riuscendo a raggiungere la porta dove sono Drew e Holmes dovendosela poi chiudere alle spalle saldandola con un raggio laser dalle mani di Solomon. C’era però l’inconveniente che Komodo e Zon erano dentro la sala dove le vampire, come le formiche giganti del Dottor Karkatofen, si stavano orrendamente rigenerando. Come platelminti da corpi che erano stati secati in due o anche in tre con la stessa spietatezza di un macellaio, alcune assomigliando ai sopravvissuti della Lewanna, I più fortunati sono morti, li altri, benché appaiano mostruosamente contorti e "rivoltati come un guanto", vivono ancora...

  

 

e quelle tipe, eccome se erano mostruosamente contorte, eccome se erano rivoltate come guanti, e eccome se vivevano ancora. Ember se ne poneva davanti con un misto

 

d’insoddisfazione e biasimo, come a dire perché adesso sembrassero volere il bis. Vlad si era seduto sotto il ventre di Mnomquah e osservava la cosa con compiacimento. “E va bene….”

 

Disse scricchiolando le ossa del collo (o quello che ci andrebbe vicino) e alzando sopra la sua testa la chitarra, recitando l’inizio di Legion degli Hammerfall con una voce che di colpo non

 

era sua, accompagnata da Komodo e Zon, fatti a pezzi dalle vampire, ma tornati più forti di prima a causa della contaminazione, come novelli Zoltan di Dracula contro zombi, che

aggredirono le ragazze tornate in vita senza che, in quell’atroce mattanza, che terminò con

 

nuove pozze di protoplasma pieno di naniti da cui spontaneamente si evolvettero creature mai viste prima su questo pianeta, essendo i naniti stati contaminati da speciali Sarcoptes scabei tipici dei vampiri che contribuivano, se nella loro normale forma S.Scabei, a dare loro

 

una pelle emanciata e cadaverica (i vampiri dopotutto sono cadaveri) mentre nella loro forma Demodex folliculorum rendono la pelle simile a marmo con la consistenza del latex

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  1.     15.No, il nome di Briaeros Ember non lo sa dire. E voglio vederci voi

 

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I due volti del vampiro

 

Vlad intervenisse, perché lui scendeva fino a toccare la chiglia solo rammaricandosi dell’abbandono di Mnomquah, sperando che il suo apparato visivo fosse diverso da quello di un essere umano, cosa effettivamente vera, giacché Mnomquah possedeva una “vista” ecolocalizzante a base di sonar, motivo per cui avrebbe potuto assistere a un massacro degno di Horror in Bowery Street senza scandalizzarsene, giacché un sistema visivo di questo tipo può essere automaticamente messo “fuori fase” come nel picture ‘n’ picture televisivo, o come un orecchio provvisto di palpebre. La caccia datagli da Solomon, per niente contento di quello che aveva imbastito ai possibili e probabili danni della sua famiglia però continuava. L’ascensore andava troppo lentamente, e pertanto Solomon chiese supporto a Jennmapochrys perché avviasse un'altra delle sue magiche trasformazioni, questa volta da Helicoprion a Triceratops

 

 

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che, cavalcato da Solomon, sembrava un involontario omaggio a altri centauri metà testa metà forza bruta, la fusione tra Silen (Beatrice Margiotti) e Kaim (Mario Milita), quella tra il nuovo Jeeg e Baruba uniti assieme, affrontando le scale devastandone la ringhiera con i suoi colossali corni capaci di ribaltare un carro armato della Prima Guerra Mondiale fino a incocciare il muro con la porta demolendola, e lasciando che Solomon vi smontasse, camminando risoluto contro Vlad per cambiargli i connotati. “Chi è questo armadio?” fece Vlad atarassico. “Un Pax con aggiunta di Spanst perché sono Squalo Parco e adoro il metallo. E se toccate le mie Skraj,

 

Tossig, Lattjo, Smaslug e Laskig ti riduco a Pyssla16!” detto questo, tipico preambolo da scena a tasso cerebrale paramecio di un film d’azione anni 80, scegliete voi tra Porci, geishe e marinai di Tetsuro Tanba, Die Hard-trappola di cristallo di John McTiernan, Korkusuz-turkish First Blood di Cetin InanÇ e I guerrieri della notte di Walter Hill, prima di diventare la cosa più

 

grossa che Vlad avesse mai visto arrivargli in faccia. Escludendo Car-Puter. Certo, c’erano i suoi naniti, che li diedero qualcosa di molto meno esaltante dei pronostici pronosticati perlomeno nelle sue elucubrazioni, un ingigantimento della mano sinistra in una specie di rastrello che, tirato contro Solomon, non ebbe alcuna chance di rallentarlo, solo venendo da lui afferrata e con Vlad Plasmius stesso scagliata nel cassero di poppa, approfittando però

 

 

  1.     16.Sono articoli Ikeac

 

della caduta dall’impronta lasciata in quel punto per trasformarsi in un incrocio tra gli sgherri della Principessa Langwidere di Ozma di Oz e la Ratmobile della serie degli Speed Demons Hot

 

Wheelsc che Solomon bloccò con la sola forza delle braccia, anche se ciò avesse voluto dire volare a 1060 mm da terra e fermarsi a piedi nudi anchilosando il castello di prua e stritolando il telaio di Vlad, mentre Jennmapochrys non aveva assolutamente contemplato il prendere parola in quello scontro tra un Mr.T (Luigi Montini) cyborg che sgrugnava come The

 

Maxx e un Dracula nanotecnologico che si era trasformato nella Riptile del Krocomodo delle Hot Wheels Battle Force V, senza che uno dei due sembrasse avere margine di vittoria

 

reciproco. Solomon ogni tanto bersagliava di pugni Vlad, il quale si tirava indietro, mettendoselo allo stesso livello, cercando d’ingoiarlo, ottenendo però solo di rischiare di

 

essere aperto in due giacchè, con uno strologare di frasi da duro degne di un incrocio tra Paul Hogan di Mr crocodile dundee e il Jake Cullen di Razorback oltre l’urlo del demonio, li faceva

 

capire che sarebbe stato il suo ultimo e più doloroso pasto. In tutto questo Jennmapochrys non prendeva parte, immobile come uno specchio, almeno finchè, non cominciando a

 

accarezzarsi il quadrante, non si sentì come quando una musica sale, sale, diventa il tumulto che ammutolisce Conrad Veidt in Casablanca, finchè non c’è più altro suono, e tutto il resto

 

sono i Los Sri Lanka Parakramabahu Brothers featuring Elio e le storie tese in Il vitello dai piedi di balsa da Italyan rum casusu cikti, più o meno il cervello di Jennmapochrys, che, attivando la

 

sua trasformazione in Pakicetus, o un auto che ne avesse l’aspetto, andò a colpire Vlad come nella guerra del 2000 immaginata da Jean Marc Cotè

  

 

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lentamente, entrandovi dentro e sfondandolo a morte. Nel mentre, sopra, Ember aveva, con una “sua” versione della [Best Ringer] di Baldios, incenerito qualunque cosa, Mnomquah compreso, l’ombra di sé stesso come le vittime di Hiroshima, celebre di una l’ombra che si decalcò su una scalinata per la tremenda luce sprigionata da 4000° di furia alla genesi di Godzilla e Mechander Robot, sciogliendosi in una pioggia di cenere e colossali ossa, mentre

 

 

Ember cadeva a terra ghignando per l’essere riuscita a diventare come Vega (Angelo Nicotra) di Harmagedon la guerra contro Genma senza esplodere.

   
 
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