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Autore: Lady I H V E Byron    24/10/2021    0 recensioni
(Miraculous X Teen Titans)
Sono passati due mesi dalla Giornata degli Eroi.
Una nuova minaccia incombe su Parigi: lo spietato mercenario Slade Wilson, Deathstroke.
Insieme a Papillon, pianifica di rubare i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.
Ma i Teen Titans accorreranno in soccorso dei due supereroi parigini, per salvarli dai piani del mercenario...
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell'autrice: salve! Benvenuti in questo crossover tra "Miraculous" e "Teen Titans". Vi ricordo che è ambientato tra la seconda e la terza stagione, ma, nel corso dei capitoli, si noteranno elementi contenuti sia nella terza che nella quarta stagione.
Ho cercato di essere fedele al fandom principale, ma ci saranno pizzichi del secondario, senza però stravolgere completamente il principale.
Detto ciò, buona lettura.
E supportatemi su Patreon! https://www.patreon.com/LadyIHVEByron
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Demone di Azarath
 

Parigi.

Casa Agreste. Ore 15:45.

-Signor Wayne, sono davvero dispiaciuto non poterla incontrare di persona...-

Gabriel Agreste era di nuovo di fronte al suo tablet, in videochiamata. L'uomo sullo schermo doveva avere la sua età, occhi gelidi e sguardo freddo, ma ancora avvenente nell'aspetto.

-Non le nascondo che ci tenevo ad incontrare la persona più influente di Gotham City e parlare di affari personalmente.-

-Purtroppo, affari importanti mi trattengono a Gotham, monsieur Agreste.- rivelò il destinatario della chiamata -Ma le assicuro che le due persone che ho scelto per portare avanti il nostro progetto saranno all'altezza del loro compito.-

-Mi fido del suo giudizio, signor Wayne.-

-Bene. Bonne journée, monsieur Agreste.-

La chiamata si interruppe con un saluto gelido.

Un tratto che entrambi avevano in comune. Forse era per questo che si erano trovati subito d'accordo.

Gabriel spinse un altro bottone.

-Nathalie?-

La sua segretaria rispose immediatamente.

-Sì, Gabriel?-

-È tutto pronto per quando arriveranno gli ospiti da Gotham?-

-Sì, arriveranno per le 17:30, dopo la lezione di scherma. E come proposto da lei, verrà anche il signorino Adrien.-

-Ottimo.-

Lui, come al solito, non avrebbe lasciato la sua casa. Nathalie ed Adrien lo avrebbero rappresentato.

La limousine parcheggiò di fronte alla scuola alle 17:00 in punto.

Adrien aveva uno sguardo triste, sul volto. O forse era annoiato. Nemmeno il solito bacio di congedo di Katami lo aveva sollevato.

Posò la borsa nel bagagliaio, prima di entrare nella vettura, sedendosi accanto a Nathalie.

-Dobbiamo per forza andare subito all'aeroporto?- domandò -Ho un bisogno così di fare una doccia...-

-I collaboratori di Gotham atterreranno all'aeroporto di Parigi tra meno di mezz'ora, signorino Adrien.- ricordò l'assistente.

Adrien si era affezionato a Nathalie, apprezzava la sua premura nei suoi confronti ed in quella del padre, ma trovava il suo attaccamento al lavoro quasi fastidioso. Ormai parlava come un automa, non come una persona.

-E in quanto tali, è nostro dovere essere i primi ad accoglierli, insieme al sindaco. E suo padre ci terrebbe che facesse amicizia con il signorino Damian Wayne. Lo ritiene una buona opportunità per il suo futuro. Essendo figlio di Bruce Wayne, erediterà la società del padre, un giorno, come lei erediterà quella di suo padre. Se il progetto dovesse rivelarsi un successo, una futura cooperazione tra le due società non può che beneficiare per entrambi.-

Prima Chloè. Poi Katami. Adesso il figlio di Bruce Wayne.

Adrien pensò di essere ormai uno strumento del padre per stringere nuove collaborazioni.

-Devo per forza far amicizia con lui per profitto?- protestò -E se volessi farci amicizia proprio perché vorrei che divenisse mio amico?-

Nathalie si limitò ad alzare le spalle.

-È comunque un buon punto di partenza. Il signor Wayne ha ritenuto comunque opportuno che suo figlio seguisse le sue tabelle di marcia, escludendo i servizi fotografici.-

Quella notizia sorprese Adrien.

-Vuoi dire che frequenterà le mie lezioni private?-

-Suo padre ed il signor Wayne ci tengono che instauriate un legame. E suo padre, signorino Adrien, ha già dato la sua approvazione in caso volesse frequentare il signorino Wayne anche fuori dagli orari scolastici.-

Adrien ne fu positivamente sorpreso: finalmente non avrebbe più trascorso vuote giornate solitarie, nelle sue lezioni private e in ogni attività che suo padre aveva programmato per lui; ma era anche preoccupato: se avesse trascorso ogni giorno con lui, sarebbe stato complicato trovare delle scuse per giustificare le sue assenze, per tutte le volte in cui doveva trasformarsi in Chat Noir e salvare Parigi.

Come previsto, l'aeroporto di Parigi era già pieno di telecamere, paparazzi e giornalisti.

In mezzo a loro, anche il sindaco André Bourgeois con la moglie Audrey e la figlia Chloé.

L'annuncio dell'arrivo a Parigi di persone provenienti da Gotham City aveva destato scalpore. Specie persone vicine al famoso miliardario Bruce Wayne.

Nathalie ed Adrien dovettero farsi strada tra la folla, per raggiungere la famiglia del sindaco.

-Adrien caro!-

Come sempre, Chloé si era gettata su di lui. Se fossero stati abbracci normali, Adrien li avrebbe apprezzati. Ma quelli di Chloé sembravano più come quelli di un koala intento ad arrampicarsi su un eucalipto.

-Chloé? Anche tu qui?-

-Sono pur sempre la figlia del sindaco!- rispose lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo; poi, con l'indice ed il medio della mano destra simulò una camminata sulla maglietta del ragazzo, con aria sognante -E poi, mi hanno detto che ci saresti stato anche tu ad accogliere gli americani, quindi un motivo in più per partecipare.-

Sbatté le ciglia più volte, cercando di attirare la sua attenzione.

Adrien voleva bene a Chloé, nonostante il suo carattere, ma non ricambiava quello che lei provava per lui. Infatti, ritraeva la testa, ad ogni suo tentativo di avvicinarsi.

Notò qualcosa, con la coda dell'occhio, la scusa perfetta per distogliere l'attenzione di Chloé verso di lui.

Indicò, infatti, il gate.

-Oh, devono essere loro!-

Tutte le macchine fotografiche, telecamere e sguardi erano puntati verso un gruppo che si stava avvicinando all'uscita.

Ad aprirlo erano un giovane in giacca e cravatta blu, che coprivano il fisico muscoloso, ed una donna dai vaporosi capelli rossi, occhiali da sole ed un trench bianco.

Affiancati al giovane c'erano un suo coetaneo ed un ragazzo dall'aria seria. Mentre accanto alla donna camminava una ragazza dai capelli scuri con un completo del medesimo colore dei capelli.

Dietro di loro, due adolescenti, uno alto, l'altro basso.

Il sindaco camminò subito verso il giovane. Audrey camminò accanto a lui.

-Signor Grayson!- salutò, stringendogli la mano -Come sindaco di Parigi, do il benvenuto a lei e tutti i suoi amici!-

Audrey prese la parola, con aria altezzosa.

-Mio marito vi da il benvenuto a Parigi.- disse, in inglese; avendo vissuto per anni a New York, parlava inglese fluentemente -E vi chiedo scusa se non parla la vostra lingua, ma non ha messo piede fuori dalla Francia da quando è nato.-

Il giovane sorrise in modo cortese, dopo averle baciato la mano.

-Apprezzo la premura, madame Bourgeois.- rispose, in perfetto francese -Ma non c'è bisogno che lei faccia da interprete. Come può notare di persona, so parlare francese.-

La stilista fece spallucce, senza mostrare alcuna emozione.

-Mh! Tanto meglio.- commentò, alzando la mano come suo solito -Non avevo voglia di fare da interprete per tutta la vostra permanenza. Ho altro da fare, io...-

Anche Nathalie si fece avanti: il tablet mostrava il volto di Gabriel Agreste.

-Io sono Gabriel Agreste.- si presentò -Molto piacere, signor Grayson. Sarò onorato di collaborare con lei per i prossimi mesi. E lei è la mia assistente Nathalie Sancoeur. Si occuperà dell'organizzazione dei servizi fotografici e della scelta dei modelli da esporre.-

Non potendogli stringere la mano, il giovane fece un lieve inchino.

-Il piacere è mio, monsieur Agreste.-

Telecamere e paparazzi erano intorno a loro, mentre parlavano.

Una telecamera in particolare trasmetteva quell'incontro in live.

Tutti i parigini assistettero all'incontro tra le persone più note di Parigi e gli ospiti di Gotham.

La notizia si era aperta con la stretta di mano tra Richard Grayson ed il sindaco André Beurgeois.

-Non siate turbati, ma di notizie assetati! Qui Nadia Chamack, dall'aeroporto di Parigi! Come potete vedere, è appena avvenuto l'incontro tra il sindaco André Beurgeois e l'assistente personale del noto miliardario di Gotham Bruce Wayne, il signor Richard Grayson, che prenderà le sue veci nelle prossime riunioni comunali sul progetto della Wayne Enterprises sulle nuove tecnologie a favore dell'ambiente.-

Ovviamente, anche il computer di Marinette trasmetteva quel live.

E Tikki era al suo fianco, incuriosita da cosa poteva attirare l'attenzione della sua detentrice a tal punto da interrompere i suoi compiti.

Poi lo scoprì.

-Con loro anche il noto stilista Gabriel Agreste e suo figlio Adrien.-

Adrien venne trasmesso in compagnia di Nathalie. Sembrava confuso, ma sorrideva comunque, alle telecamere e salutava con la mano.

Marinette sospirò sognante, come sempre, ogni volta che vedeva il volto di Adrien nello schermo.

-Adrien...-

Anche Tikki sospirò, ma scuotendo la testa, perplessa.

-Come sapete, giorni fa Gabriel Agreste ha dichiarato che, favorevole a questa iniziativa, vi avrebbe ispirato la sua prossima collezione.- riprese la giornalista -Con il signor Grayson possiamo notare, infatti, la modella scelta personalmente da Bruce Wayne, la signorina Kory Anders.-

La telecamera, infatti, si soffermò sulla donna.

-Lei indosserà i capi creati da Gabriel Agreste e poserà per la pubblicità di questo progetto. E anche Adrien farà parte del servizio.-

Marinette fu svegliata dalla sua trance, appena lo udì.

-Cosa?! Adrien farà delle foto... con un'altra?!-

Notò nuovamente la modella. Era davvero bella, alta, snella, un fisico invidiabile ed un sorriso che conquistava al primo sguardo.

Adrien, infatti, le stava sorridendo, mentre le stringeva la mano.

-Ohhh! È la fine!- drammatizzò, quasi cadendo per terra.

-Calmati, Marinette, faranno solo delle foto.- cercò di rassicurarla Tikki.

-È la fine, Tikki! È la fine!-

Marinette sembrava un'eroina di una tragedia di Shakespeare, da come era sdraiata sul pavimento.

-Hai visto come è bella, quella modella? E hai visto come la guardava Adrien? Io non posso competere con lei...! Addio per sempre, mondo crudele...!-

Un altro sospiro da parte di Tikki.

Il resto del servizio era ovviamente dedicato all'iniziativa presa dal magnate di Gotham, Bruce Wayne, ma Marinette non ne udì nemmeno una virgola, a causa del suo dramma.

-Ora sentiamo i commenti del signor Grayson al riguardo.-

Il volto del giovane venne trasmesso sugli schermi.

-Io, la signorina Anders e i nostri assistenti siamo davvero onorati di far parte di questo progetto.- dichiarò, sorridente -A nome del signor Wayne, chiedo scusa per la sua assenza, ma purtroppo altri impegni urgenti lo hanno trattenuto a Gotham. Spero di essere alla sua altezza, per portare avanti il suo progetto.-

Fu la prima di tante domande.

E non solo a lui, ma anche alla modella Kory Anders ed al figlio di Bruce Wayne, Damian.

Un ragazzo cupo che pareva la copia del padre.

Non rispose alle domande.

-Notiamo con piacere la presenza del figlio di Bruce Wayne, Damian Wayne.- aveva annunciato Nadia Chamack -Ed è in compagnia del figlio di Gabriel Agreste e la figlia del sindaco Beurgeois. Un incontro tra generazioni. I figli dei tre protagonisti di questo progetto che si incontrano. Sarà un segno per il loro futuro?-

Forse, un giorno, avrebbero ereditato il lavoro dei loro genitori. E si sarebbero incontrati per affari.

Ma come giustamente aveva ribattuto Adrien, era disposto a stringere amicizia con Damian, non per affari, ma per divenire davvero suo amico.

-Ciao, io sono Adrien Agreste.- si presentò, in inglese -È un piacere conoscerti, Damian. Spero ti troverai bene, a Parigi.-

Gli aveva persino offerto la mano.

Stringere nuove amicizie non era il suo punto più forte, ma voleva almeno provarci.

Chloé aveva inizialmente rovinato tutto, mettendosi tra i due ragazzi, con il suo solito modo di mettersi in mostra, vantandosi del suo aspetto, della sua personalità e di come venisse apprezzata da tutti.

Damian aveva osservato entrambi con aria di sufficienza. Il suo sguardo freddo, però, era più diretto verso Adrien, come se lo stesse studiando, scrutando nei meandri più nascosti del suo cervello, per scoprire i suoi segreti.

Poi si allontanò, senza dire una parola o stringere la mano di Adrien.

Tutto era stato ripreso dalle telecamere.

Persino la giornalista era rimasta perplessa dal suo comportamento.

-Come si è permesso, quel maleducato?!- protestò Chloé, battendo i piedi per terra -Non avevo ancora finito di parlare di me! È ridicolo! Assolutamente ridicolo! Dirò a papà di rimandarlo subito a Gotham!-

-Rilassati, Chloé.- la fermò Adrien, con sguardo rassicurante -Forse non ti ha capito. O sarà stanco dal viaggio. Dagli un po' di tempo, vedrai che si ambienterà.-

Chloé non se la sentiva mai di ribattere ad Adrien.

-Va bene. È come dici tu.-

Ma nemmeno lui era sicuro delle sue parole: c'era qualcosa di strano, nello sguardo di Damian.

Un'ombra, nei suoi brillanti occhi verdi.

Qualcosa lo turbava.

E quello sguardo... lo rabbrividiva.

Il pensiero di doverlo incrociare in ogni lezione privata lo fece sentire ancora più a disagio.

Forse era quasi lieto che non vivesse da loro, nonostante Gabriel Agreste avesse offerto a Bruce Wayne ospitalità almeno a suo figlio Damian.

A quanto pare, Bruce Wayne aveva già provveduto a comprare una casa per suo figlio ed i suoi assistenti, come a noleggiare una limousine per tutto il periodo in cui avrebbero risieduto a Parigi.

-Sareste stati dei graditissimi ospiti, nel mio hotel...- aveva commentato il sindaco.

E, ovviamente, per “graditi ospiti” intendeva “facoltosi ospiti”.

-Ci dispiace davvero avervi offeso, rifiutando le vostre offerte di ospitalità...- giustificò il signor Grayson, parlando sia al sindaco che allo stilista -Ma il signor Wayne ha ritenuto opportuno che ognuno avesse il proprio spazio.-

Ma Damian sarebbe stato comunque un ospite gradito, a villa Agreste. Come Adrien lo sarebbe stato in villa Wayne.

La limousine per gli ospiti di Gotham attendeva all'esterno dell'aeroporto.

Le telecamere li ripresero fino a quando non entrarono al suo interno.

Finalmente erano soli.

Dick Grayson tirò un sospiro di sollievo, sistemandosi i capelli.

-Maledetti giornalisti, non ne potevo più...-

Damian, tra tutti, era quello più nervoso. Fissava serio l'esterno, squadrando ogni casa parigina.

-Damian caro...- iniziò Starfire, serena, seppur seria -Potevi essere più gentile con Adrien. Stava cercando di fare amicizia.-

-Non ci volevo venire qui!- protestò il ragazzo, voltandosi verso la sua interlocutrice, seppur senza guardarla -Parigi è una città noiosa, con gente strafottente! Perché avete insistito che venissi anche io?!-

Dick prese la parola, severo come un fratello maggiore.

-Dami, ormai sei qui, non puoi tornare indietro.-

Vi fu un rapido scambio di sguardi tra Dick e Damian. Esattamente come fossero fratelli.

Damian perse quella sfida, ma solo perché non aveva voglia di continuare la discussione.

Il silenzio tornò nella limousine.

Dick scostò un lembo della sua giacca.

-Garfield, puoi uscire, adesso.-

Una mosca verde volò via, per poi posarsi sul sedile. Assunse le forme di un ragazzo dalla pelle ed i capelli verdi.

Si distese completamente sul sedile, tirando un sospiro di sollievo.

-Weeeew! Non respiravo più!- esclamò -Ma che hai là dentro, Dick?! Una colonia di topi morti?!-

-Ehi, il viaggio è stato lungo.-

-Che ti sei messo in testa, Dickhead?!- interruppe l'autista della limousine, Jason Todd, spostando una ciocca di capelli bianchi dagli occhi -Perché mi hai fermato?! Potevo sistemare quel gorilla in due minuti!-

Prima di prelevare gli altri dall'aeroporto, Jason Todd si era recato nel luogo indicato da Bruce Wayne per recuperare la macchina che aveva noleggiato.

Doveva parcheggiare di fronte all'aeroporto, per prelevare gli altri.

Non si aspettava di trovare un'altra limousine, in quel punto.

Senza indugio, iniziò a suonare il clacson.

-Togliti di lì!- esclamò, maleducatamente, in francese.

Qualcosa, all'interno dell'altra limousine, si stava muovendo.

Sembrava più un animale, che una persona. Un gorilla, precisamente.

Ad una persona normale avrebbe incusso timore solo guardandolo. Ma non Jason.

Uscirono dalle rispettive limousine nello stesso momento.

Jason non si sbagliava: l'individuo di fronte assomigliava davvero ad un gorilla. E sbuffava come un gorilla.

La differenza di altezza e di stazza era notevole, ma Jason avanzava comunque a testa alta.

-Beh, che hai da guardare?- provocò, con aria di sfida -Mai visto un bodyguard più basso di te?-

Dallo sbuffo emesso dal naso di Gorilla, era intuibile che avesse ceduto alla provocazione.

Per fortuna, Dick e gli altri stavano uscendo dall'aeroporto. Gli mise le mani sulle spalle, allontanandolo dal bodyguard della famiglia Agreste.

Visti da vicino, sembravano quasi coetanei.

-Bene, il nostro autista è qui. Possiamo ritirarci.- aggiunse, tra i denti: -Vieni via...-

-Ha cominciato lui.- giustificò Jason, anche lui tra i denti.

Non l'avrebbe perdonato facilmente a Dick, averlo tolto da un combattimento.

-Jay, nella nostra posizione e nella nostra copertura, non possiamo permetterci simili atteggiamenti.- spiegò Dick, serio.

-Dick ha ragione.- commentò Tim Drake -Abbiamo una missione e non dobbiamo destare sospetti.-

I presenti annuirono. Anche Jason dovette ammetterlo.

Tim, nel frattempo, aveva avviato una chiamata sul tablet.

-Bruce? Siamo arrivati a Parigi. E siamo soli.-

L'ologramma dello schermo fu proiettato in mezzo ai sedili della limousine. Non erano sedili comuni. Il reparto per i passeggeri comprendeva dei sedili disposti in modo da formare un quadrato, con i sedili rivolti verso il centro. Tim, infatti, aveva messo il tablet in mezzo, in modo che tutti potessero vederlo. Jason compreso, dallo specchietto retrovisore.

Il volto di Bruce Wayne era serio, come al solito.

-Scusa se non ti abbiamo chiamato subito.- iniziò Dick -Ma avevamo i giornalisti al collo.-

-Novità sull'obiettivo?-

Tim riprese il tablet, digitando qualcosa.

Altre immagini vennero trasmesse in ologrammi. Ritagli di articoli sugli incidenti avvenuti a Parigi a causa di persone trasformate in mostri.

Ed una farfalla nera.

-L'unica traccia che abbiamo, per ora, è l'individuo chiamato Papillon.- spiegò -Come abbiamo scoperto a Gotham, c'è lui dietro questi strani “incidenti”. Una volta arrivati alla dimora, cercherò di entrare nel sistema di sicurezza della città e controllare le telecamere, per scoprire la sua identità.-

-Molto bene. E per quanto riguarda i due supereroi parigini?-

I ritagli degli articoli sui mostri sparì. Al loro posto erano comparsi quelli su Ladybug e Chat Noir.

-Appaiono sempre quando Parigi è in pericolo.- riprese Tim -Grazie ai satelliti, ho stillato una mappa dei loro movimenti. Purtroppo, però, non ho scoperto nulla sulle loro identità segrete.-

-Ora che starete lì, avrete modo di scoprirlo.-

Quello sarebbe stato soprattutto il compito di Damian e Jaime. Erano stati iscritti alla François Dupont, la stessa che frequentavano sia Adrien che Chloé. E sarebbero stati nella loro classe.

-Mi raccomando, state attenti.- raccomandò Bruce -Non dovete fallire. Lui non è un avversario facile e non si lascerà trovare facilmente. Tenete tutti gli occhi aperti.-

Erano tutti seri, alle sue parole.

Quella fu la fine della chiamata.

Sebbene suonasse minaccioso, quella era una frase di incoraggiamento.

Non potevano deluderlo.

 

Il mattino seguente arrivò presto.

Marinette sbadigliò, appena mise piede sul primo scalino.

-Ti prego, fa' che sia un incubo...- borbottò, procedendo con lo sguardo simile a quello di uno zombie -Fa' che adesso mi risvegli nel bel lettuccio di camera mia e sia domenica...-

Un urlo le diede la conferma che non stava sognando.

-Marinette!-

Alya.

Iperattiva ed entusiasta come al solito.

Doveva avere una notizia sottomano. Questo giustificava sempre il suo comportamento.

Gettò un braccio sulle spalle dell'amica, quasi buttandosi di peso, rischiando di farla cadere per terra.

-Hai sentito la novità?!- esclamò -Su quelli venuti da Gotham City?-

Marinette non condivideva il suo entusiasmo. Se era ciò a cui stava pensando, era la stessa notizia che le aveva privato il sonno, quella notte.

-Ah, Alya, non me ne parlare...- commentò, di nuovo con la sua voce da attrice shakespeariana; e di nuovo la sua mente trasmise l'ennesimo strano film sulla fuga di Adrien da Parigi con una più bella di lei -Una bellissima modella poserà con Adrien. Lui non le staccherà gli occhi di dosso, si innamoreranno, si sposeranno a Gotham, avranno dei figli, e anche un criceto! Ah! La mia vita è finita!-

Non era la prima volta che Marinette si lasciava trascinare dai drammi, ogni volta che si trattava di Adrien. E, ogni volta, la reazione di Alya era la medesima: una risata quasi trattenuta ed un movimento della testa simile al dissenso. Quella volta compresa.

-Rilassati, Marinette, non è come credi...-

Mise lo schermo del telefono di fronte all'amica, costringendola a tenere gli occhi aperti.

C'era un'immagine di quella modella, Kory Anders, sottobraccio a Richard Grayson, il giovane che aveva rilasciato più dichiarazioni nel servizio della sera precedente.

-Kory Anders è già fidanzata con quel bel fusto. E poi è troppo grande per Adrien, non avrebbe funzionato comunque.-

Richard Grayson non era meno bello di Adrien, ma quella rivelazione illuminò Marinette. Da depressa era passata a serena in meno di un secondo.

-Allora non me lo porta via!- esultò, serena e leggera -Yu-huuu!-

Mise le mani in alto, come una ballerina, e danzando come tale. Tutti, nel cortile, la osservavano perplessi. Alcuni, addirittura, risero.

Marinette non se ne accorse; aveva gli occhi chiusi.

Altrimenti avrebbe visto la persona che aveva accidentalmente urtato, nel suo balletto.

-Oh, scusa! Scusa!- esclamò, riaprendo gli occhi.

Era un ragazzo. E sembrava alquanto infastidito.

Stava imprecando qualcosa, ma Marinette non riuscì a comprenderlo. Non parlava francese.

Lo osservò meglio: in effetti, il suo volto era nuovo. E la sua pettinatura era davvero strana: ricordava una cresta mohawk, ma corta.

Non riuscì a squadrarlo a fondo, poiché qualcosa, o meglio, qualcuno, lo tirò per la maglia nera in direzione degli scalini che portavano alle classi.

Quel ragazzo non era solo: era in compagnia di un altro ragazzo, un po' più basso di lui.

Insieme, erano entrati nell'ufficio del preside.

Marinette era rimasta i mezzo al cortile con aria perplessa. Specie dalla lingua usata da quel ragazzo. Sembrava inglese.

Alya la riportò di nuovo nella realtà.

-Era quella la novità di cui volevo parlarti, prima che mettessi in ballo Adrien.- chiarì, scorrendo qualcosa sul suo telefono -Il figlio di Bruce Wayne ed un suo amico frequenteranno la nostra scuola e forse saranno nella nostra classe!-

Marinette si illuminò di nuovo.

-Il figlio di Bruce Wayne?!- ripeté -QUEL Bruce Wayne?!-

-Sì, pare sia stata una richiesta di Gabriel Agreste stesso.- riprese Alya -A quanto pare, vuole che Adrien e il figlio di Bruce Wayne facciano amicizia.-

-Come fai a saperlo?-

-Me lo ha detto Nino, che glielo ha detto Adrien.-

La prima lezione sarebbe stata letteratura francese.

La signorina Bustier avrebbe fatto una buona impressione sui nuovi arrivati.

Infatti, sorridente come suo solito, aveva iniziato la lezione anticipando un annuncio.

-Allora, ragazzi, dovete sapere che da oggi avremo due nuovi compagni di classe.- spiegò, con un lieve entusiasmo nel suo tono -Vengono da Gotham e per un po' di tempo frequenteranno le nostre lezioni.-

Appena udirono la parola “Gotham”, gli alunni iniziarono a parlare tra di loro, con aria sorpresa.

Chloé, invece, aveva già serrato le labbra ed incrociato le braccia: non avrebbe perdonato Damian per averla ignorata, il giorno prima.

-Ragazzi, vi prego. Fate piano. Oh, eccoli.-

La porta della classe si aprì: due ragazzi entrarono. Uno era alto, pelle lievemente olivastra, e pettinatura stile mohawk; l'altro era basso, capelli neri e brillanti occhi verdi.

-Ragazzi, loro sono Damian Wayne e Jaime Reyes.- presentò la signorina Bustier.

A sentire il nome “Wayne”, si stupirono tutti. Il volto di Bruce Wayne era noto in tutto il mondo, Parigi compresa.

Damian era praticamente la sua copia.

Sguardo cupo ed ombroso compreso.

Jaime, invece, salutò tutti con la mano.

Marinette impallidì, notando il suo volto: riconobbe chi aveva accidentalmente urtato poco prima.

-Spero non voglia vendicarsi...- mormorò, facendosi sentire solo da Alya.

Lei sospirò, mettendosi una mano sul volto.

-Come saprete tutti, sono studenti stranieri, quindi vi chiedo di essere comprensivi e pazienti nei loro confronti, in caso non dovessero comprendervi, e farli sentire i benvenuti.-

Chloé chiuse gli occhi, girando la testa da un'altra parte, con una smorfia di disapprovazione.

-Essere gentile con quel maleducato? Ridicolo! Assolutamente ridicolo!-

La professoressa si schiarì la voce.

-Siamo davvero lieti che siate qui.- disse, in un inglese un po' incerto -Spero vi troverete bene, qui.-

Damian le rivolse un'occhiata di sufficienza.

-Non c'è bisogno che parli inglese. Parlo la vostra lingua fluentemente.- disse, in francese -La stessa cosa non posso dire del mio amico.-

La sua padronanza del francese stupì la signorina Bustier, come il resto della classe.

-Oh, bene...- disse lei, un po' imbarazzata -Allora... lassù ci sono due posti liberi. Prego, accomodatevi.-

Damian e Jaime salirono gli scalini che li condussero ai loro posti, in ultima fila.

In un istante, lo sguardo di Damian e quello di Adrien si scambiarono di nuovo.

Adrien provò di nuovo quella sensazione strana, come se Damian lo stesse leggendo dentro. E lo faceva sentire a disagio.

-Però, quel tipo fa venire i brividi...- commentò Nino, perplesso -E tuo padre vuole che tu faccia amicizia con lui?-

-Già...- ammise Adrien, poco convinto e con aria triste -Dice che potrebbe essere un'opportunità per il mio futuro, quando entrambi lui ed io erediteremo le compagnie dei nostri padri. Pensa che se facciamo amicizia adesso, in futuro potremo diventare soci in affari. E, a quanto pare, seguirà la mia tabella di marcia, a parte i servizi fotografici, quindi starò molto in sua compagnia. Ma temo di non andargli a genio. Dovevi vedere come mi osservava, ieri...-

Lo stesso sguardo da scrutatore era stato rivolto anche a Marinette, ma lei non se ne era nemmeno accorta: era intenta a nascondere il proprio volto da Jaime.

-Allora, ragazzi, oggi affronteremo un nuovo argomento...- iniziò la signorina Bustier, aprendo il libro di testo.

La missione di Damian e Jaime era iniziata.

Dick, nel frattempo, era in riunione con il sindaco ed il consiglio comunale, per presentare la prima parte del progetto della Wayne Enterprises insieme a Tim, presentato come suo assistente e segretario. E Jason li attendeva nella limousine. Anche la loro missione era iniziata.

Anche Starfire e Raven stavano per iniziare la loro.

Come stabilito, si erano incontrate con Nathalie, per decidere i modelli per i prossimi servizi fotografici della modella. Raven, presentata come Rachel Roth, doveva recitare la parte dell'agente.

A quell'incontro era presente persino Audrey Bourgeois, come consulente di moda. E per dare consigli, sebbene a modo suo.

-No! No! No! Queste riproduzioni sono orrende!-

Fogli vennero sparsi per tutto il salone.

L'hotel Le Grand Paris era stato messo a disposizione per quella riunione.

Nathalie e Rachel erano in compagnia di Audrey.

Kory, invece, era rimasta in disparte, su un divanetto, intenta a guardare il telefono.

-Gabriel deve cambiare stile! Non esprime appieno quello che dovrebbero esprimere i capi della sua nuova collezione! E poi perché il colore dominante deve essere il grigio?! Lo sanno tutti che il colore dominante delle campagne ecologiche dovrebbe essere il verde!-

-Il signor Agreste ed il signor Wayne lo hanno ritenuto adatto per esprimere il progetto.- spiegò Nathalie, calma e diplomatica -Come lei sa bene, madame Bourgeois, il progetto consiste sul vantaggio che la nuova tecnologia della Wayne Enterprises può portare all'ambiente senza danneggiarlo, non è una vera campagna ecologica. Forse i modelli non saranno stati di suo gusto, ma almeno controlli i campioni di tessuti che il signor Agreste le ha inviato.-

Oltre ai bozzetti, infatti, Gabriel aveva anche inviato dei campioni di tessuti che intendeva usare per la sua nuova collezione. Il colore dominante era il grigio, ma c'erano anche stracci di nero, bianco, azzurro e fucsia.

Gli occhi della Bourgeois erano ovviamente fissi su un tessuto glitter grigio. Tra i bozzetti che non aveva scartato, lo aveva visto annotato su un completo che consisteva in un top lungo fino allo stomaco ed una gonna a trapezio con lo spacco.

-Mmm... sì, l'idea di usare i brillanti è una buona idea...- ammise, almeno -Ma sarebbe meglio che fosse qualcosa di meno “viaggio nello spazio”! Mademoiselle Sancoeur, dica a Gabriel di cambiare stile!-

Poi si rivolse a Kory, avvicinandosi a lei.

-Ah, Miss Anders, giusto?- disse, in inglese -Una parola, se permette?-

La modella distolse lo sguardo dal telefono, con aria confusa.

-Sì?-

-Vorrei scambiare due chiacchiere con lei in privato, se non dispiace alla sua agente.-

Kory spostò la testa da un lato, per scambiare lo sguardo con miss Roth.

Questi annuì, seria.

-Certo.- rispose, alzandosi -Cioè, non dovrei allontanarmi da miss Roth. Il signor Wayne ha detto...-

-Il signor Wayne non è qui.- tagliò corto Audrey Bourgeois, prendendo la modella per un polso e portandola via dal salone -E lei si trova nel mio territorio, quindi si fa come dico io.-

Audrey non si stupiva facilmente. Ed era ancora scettica su Kory Anders come modella. Ma la fama di Bruce Wayne era nota anche nel suo buon gusto in fatto di donne.

E se quella donna era stata scelta da lui stesso, forse meritava una possibilità. Tuttavia, voleva analizzarla meglio, lontana da Nathalie. Non aveva dimenticato il suo atteggiamento nella sfilata in cui era stata akumizzata in “Regina della Moda”.

L'assistente di Gabriel Agreste e l'agente di Kory Anders erano rimaste sole, in mezzo a tanti bozzetti di capi femminili.

L'agente, fino ad allora, era rimasta in disparte, ascoltando la conversazione tra Audrey e Nathalie sui capi da presentare alle sfilate ed ai servizi.

-Concordo con madame Bourgeois.- commentò, infatti, seria -Guardando bene, questi modelli non si adattano alla signorina Anders. Sono troppo volgari per lei e non si abbinano con il suo fisico.-

Nathalie le rivolse con uno sguardo indifferente.

-Miss Roth...- disse, atona -Credo che la signorina Anders possa esprimersi per se stessa. Monsieur Agreste ha affidato a me l'incarico di presentare i modelli. Madame Bourgeois è qui per esaminarli e dare consigli su cosa modificare, ma non ci serve anche la sua opinione. E trovo molto inaccurato, da parte sua, miss Roth, mettere in discussione i modelli ed il talento di monsieur Agreste.-

Rachel Roth strizzò gli occhi e serrò le labbra, offesa.

-Si tratta della mia cliente, mademoiselle Saintcoeur! La conosco da anni. So bene cosa è giusto o no, per la sua immagine!-

-Miss Roth, con tutto il rispetto, lei è solo un'agente, non una stilista.- fece notare, diretta, apparentemente incurante delle conseguenze delle proprie parole -Se monsieur Agreste ha proposto questi modelli, vuol dire che li ha ritenuti idonei per miss Anders. E lei è pregata di non controbattere, anche se la sua opinione combacia con quella di madame Bourgeois.-

Rachel Roth serrò di nuovo le labbra e strinse i pugni, offesa.

Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma, alla fine, non disse altro.

Con passo furioso, si diresse verso l'uscita.

La rabbia, dentro di lei stava crescendo.

In un'altra zona di Parigi, una finestra si aprì automaticamente.

La luce illuminò una figura in viola. Era circondato da farfalle bianche, che volavano senza però uscire dalla stanza.

-L'insolenza di una persona che si permette di decidere al posto nostro cosa è meglio per noi può essere davvero irritante.- sibilò l'uomo, sorridendo, dietro la maschera grigia -E quella furia è davvero un buon nutrimento per le mie akuma.-

Una farfalla bianca si posò sulla sua mano. Bastò il contatto con l'altra, per essere circondata di un'aura oscura.

Quando le riaprì, la farfalla era divenuta nera.

Prese il volo, verso la finestra.

-Vola da lei, mia piccola akuma, e oscura il suo cuore!-

La farfalla oscura, la akuma, volò fino all'hotel Le Grand Paris, raggiungendo la persona ad essa prescelta: una giovane con un tailleur nero, i capelli raccolti, ed uno strano simbolo sulla fronte.

Si posò sulla giacca scura, divenendo tutt'una con essa, tingendola di nero.

Uno strano simbolo a forma di farfalla era apparso di fronte agli occhi di miss Roth. Lei era come in trance.

-Demone di Azarath...- sentì, nella sua mente; una voce maschile, sibilante, profonda, come se, effettivamente, le stesse leggendo dentro, nella sua rabbia -Io sono Papillon. Hanno osato mettere in dubbio il tuo giudizio. Io farò in modo che tutti ti temano, così nessuno oserà più controbatterti. In cambio, dovrai portarmi i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.-

La giovane sorrise in modo strano, malefico.

-Finalmente l'occasione che stavo aspettando! Non me la lascerò sfuggire!- esultò, mentre un potere misterioso scorreva dentro di lei. La sua rabbia cresceva sempre di più. Non resistette; la accolse senza indugio.

Una melma nero-violastra era partita dalla sua giacca, coprendo pian piano tutto il corpo.

Audrey aveva portato Kory nella sua suite, esaminandola da vicino e mostrandole i pochi bozzetti che aveva scelto tra quelli proposti.

-Sì, trovo che questo ti si addica di più.- disse, adeguando il foglio alla sagoma della modella -Aspetta che Gabriel faccia le modifiche che gli proporrò e sarà perfetto. E se giochi bene le tue carte, potresti persino permetterti una pagina nella mia rivista. Se uno come Bruce Wayne ha scelto te, allora non sei del tutto una causa persa.-

Kory inclinò la testa, ancora confusa.

Audrey si sistemò gli occhiali, per studiarla meglio.

-Ma dimmi, da quanto fai la modella? Perché è importante. Non posso permettermi dilettanti, in questo lavoro. Il fisico ce l'hai, sei bella, ma non basta. Dimmi, quale è il tuo punto forte?-

Un'ombra rese la stanza buia.

-E ora che c'è...?-

Guardò fuori, spostando gli occhiali da sole sulla punta del naso, per vedere meglio.

Da sufficiente, si era fatta terrorizzata. E urlò, nascondendosi nell'armadio.

Anche Kory si era voltata verso la finestra: c'era una sagoma enorme, che copriva la vista sulla strada.

Notò un paio di corna spuntare da un mantello viola.

E una risata malefica a lei familiare.

A differenza di Audrey Bourgeois, Kory Anders non si spaventò, tantomeno urlò. Anzi, si allarmò.

Anche lei si era tolta gli occhiali da sole, rivelando gli occhi illuminati di verde.

-Oh, no...- mormorò, preoccupata.

-Parigi cadrà sotto il mio potere!- esclamò la creatura, con voce demoniaca, prima di volare verso il cielo con le mani alzate.

Kory uscì dalla finestra, fermandosi al balcone.

Il suo sguardo era ancora diretto verso l'alto: il cielo si stava tingendo di un sospetto color fiamma.

Esaminò bene la creatura: pelle rossa, quattro occhi, arti demoniaci, capelli bianchi, corna.

Non era la prima volta che notava un essere con quelle fattezze.

Starfire era preoccupata, ma non spaventata.

Strinse la presa sulla ringhiera del balcone, determinata.

 

In quegli istanti, le lezioni erano terminate.

Gli studenti uscirono uno per uno dalla François Dupont.

Due limousine attendevano sotto la scalinata.

Gorilla attendeva Adrien per aprirgli la portiera del passeggero.

Jason, invece, era rimasto in macchina. Non era solo: Dick e Tim erano già seduti nei posti dei passeggeri.

Avevano entrambi proibito all'autista di uscire, per evitare di completare quello che stava per iniziare il giorno precedente all'aeroporto.

I due ragazzi di Gotham raggiunsero il portone.

-Ehi, Damian...-

Damian sospirò nell'udire di nuovo la voce di Adrien.

Avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi per il sorriso idiota che stava mostrando.

-Volevo dirti... ecco...-

Si grattò la nuca, imbarazzato.

-Se hai problemi in qualsiasi materia, puoi chiedere a me. Sarò più che lieto di aiutarti.-

Sembrava quasi forzato: il suo sorriso, la sua proposta di aiuto. Come se fosse stato imposto da qualcun altro.

-Agreste, il tuo tentativo di legare con le persone è ridicolo.- tagliò corto Damian, secco e diretto -Non devi sforzarti di fare amicizia con me, anche se dovremo seguire lo stesso programma per tutto il periodo che passerò qui. Anzi, non provarci nemmeno. Sarà un bene per entrambi. Tu risparmi la figura dell'idiota e io avrò finalmente pace.-

Si riunì subito con Jaime, che pretese una veloce traduzione di quello che si erano detti, e insieme si diressero verso la limousine guidata da Jason, senza voltarsi indietro e senza provare alcuna colpa.

Le sue parole avevano davvero ferito Adrien.

Aveva ragione: lui non era bravo a stringere nuove amicizie.

Si diede da solo dell'idiota: non poteva costringerlo a divenire suo amico. Non a forza.

Ma non voleva deludere il padre: ci teneva che facesse amicizia con uno del suo livello.

Non sapeva come, però. Inoltre, Damian gli aveva dato l'impressione di essere come lui: una persona sola.

Sospirò, abbassando lo sguardo, abbattuto.

La sua reazione non passò inosservata a Marinette, che stava uscendo proprio in quel momento insieme alle sue amiche.

Anche lei era rimasta sgomenta dalle parole di Damian.

-Come si permette di parlare così a Adrien?!- commentò, sconvolta -È un vero prepotente, come Chloé! Certo che più sono ricchi, più se la tirano! Ora gliene canto quattro!-

Si era già tirata su le maniche e pronta a marciare contro Damian Wayne.

Alya la prese per una spalla appena in tempo.

-Calma, Furianette.- la incitò -Hai già urtato l'altro. Vuoi veramente finire nei guai per aver maltrattato i due studenti stranieri? Ricordi cosa ci ha detto mademoiselle Bustier? Dobbiamo essere gentili e pazienti. Dopotutto, vengono da Gotham.-

Marinette stava per risponderle, quando notò tutto il paesaggio colorarsi di rosso.

Persino Dick, Jason e Tim erano usciti dall'auto, allarmati.

Il cielo stesso era diventato rosso, con nuvole nere.

Una figura enorme stava volando sopra le loro teste. Aveva l'aspetto di un demone, con la pelle rossa e quattro occhi rossi. Un paio di corna spuntavano dai capelli albini.

-Nessuno, ora, avrà il coraggio di fermarmi!- sibilava, aprendo le braccia.

Un mantello viola oscillava alle sue spalle, dandole un aspetto ancora più minaccioso.

Infatti, i presenti erano già paralizzati dalla paura.

-Parigi! Ora assisterai alla mia potenza e ti piegherai al mio cospetto!-

Piegò le dita delle mani ad artiglio, mentre le alzava al cielo; poi le puntò in avanti.

-Azarath Metrion Zinthos!-

Un fulmine nero partì dalle sue dita, diretto verso la Torre Eiffel, distruggendola.

Si udì già qualche urlo, sia in lontananza che nelle vicinanze.

Dick si allarmò: non era la prima volta che udiva quell'incantesimo.

-Raven...?!- esclamò, sottovoce.

Sembrava quasi la versione femminile di suo padre Trigon.

Era sempre riuscita a contenere quella parte del suo essere.

Ma qualcosa l'aveva costretta ad esternarla.

Adrien agitò le braccia.

-Via! Via! Scappate tutti!- urlò.

Infatti, al suo segnale, tutti gli studenti corsero al riparo, chi dentro la scuola, o chi verso la propria abitazione.

-Damian! Jaime! Venite qui! Presto!- ordinò Dick. I due ragazzi, infatti, avevano già raggiunto la limousine. Jason mise subito in moto, scansando quella di Adrien.

-Signori, entriamo nella Fase 2 del piano.-

La folla che si era creata impedì a Gorilla di rintracciare Adrien. Lui, infatti, era già tornato dentro la scuola, chiudendosi nel bagno dei ragazzi.

Per fortuna, non c'era nessuno.

Plagg uscì dalla sua camicia.

-E quello cos'era?!- esclamò, infatti, più sorpreso che spaventato.

-Non lo so, ma dobbiamo intervenire!-

L'anello si illuminò, diventando nero.

-Plagg! Trasformami!-

In un istante, Adrien Agreste divenne Chat Noir.

Cauto nel non farsi notare, uscì dalla finestra del bagno, raggiungendo il tetto. Così poté lanciarsi all'inseguimento di quel misterioso nemico.

Anche Marinette, al grido di Adrien, era rientrata a scuola, ma nel bagno delle ragazze.

Tikki era uscita dalla sua borsetta.

-È ora di trasformarsi!-

Quel mostro era davvero spaventoso, ma Marinette non aveva altra scelta: solo lei e Chat Noir potevano salvare Parigi, specie se era una persona akumizzata.

I suoi orecchini si illuminarono di rosso con macchie nere.

-Tikki! Trasformami!-

Ladybug era pronta per entrare in azione.

Uscì dalla scuola, e poi lanciò lo yo-yo verso l'edificio più vicino, cercando di raggiungere quella creatura.

Come aveva distrutto la Torre Eiffel, stava distruggendo il resto delle case parigine: i fulmini partivano sia dalle sue mani che dai suoi occhi.

La sua risata demoniaca riecheggiava in tutta la città, provando gioia nel distruggere tutto ciò che vedeva.

Ladybug si appostò vicino ad un camino, osservando con terrore ciò che stava provocando quella creatura.

-Mai visto niente del genere...!-

Era chiaramente spaventata. Non sembrava affatto come i nemici che lei e Chat Noir erano soliti affrontare.

Quella creatura era chiaramente più pericolosa.

Ma non era una scusa per tirarsi indietro, o avrebbe distrutto Parigi.

-Ah, bene! Per fortuna ti ho trovata, Milady!- disse, sollevato.

Chat Noir ritrasse il suo bastone, per atterrare vicino a dove si trovava Ladybug.

-Ah, questo cielo rosso con le nuvole nere mi ricordano tanto te...- fece notare, per sdrammatizzare la situazione -Mi domando se non sia un segno...-

Lei gli diede un lieve colpo sulle costole, ma che lo fece comunque barcollare.

-Risparmiami le tue battute, gattino!- tagliò corto, determinata e spaventata nello stesso momento -Abbiamo un grosso problema, adesso!-

Il demone era diretto al Louvre. I suoi occhi rossi si illuminarono, caricando l'ennesimo raggio distruttore.

-Ehi, tu!-

Il demone strizzò gli occhi: una ragazza vestita con una tutina rossa con i puntini neri ed un ragazzo vestito come Catwoman erano atterrati sulla punta della piramide di vetro del Louvre.

Avevano un'aria di sfida sui volti; ma si notava la paura, nei loro occhi.

Visto da vicino, quel demone era persino più spaventoso. Sembrava uscito da un film horror.

-Lascia stare la nostra Parigi!- incitò Ladybug, già roteando il suo yo-yo.

La sagoma a forma di farfalla ricomparve sul volto del demone.

-Sono loro, Demone di Azarath!- le disse Papillon -Prendi i loro Miraculous!-

Gli occhi del demone si illuminarono di nuovo.

-Azarath Metrion Zinthos!- esclamò, lanciando un fulmine nero sui due supereroi parigini.

Papillon fu sorpreso.

-Che stai facendo?! Devi prendere i loro Miraculous, non abbatterli!-

-Ai morti non servono i Miraculous!- rispose il Demone di Azarath.

Un tipo di risposta che nessuna persona akumizzata aveva mai dato a Papillon.

Infatti, ne fu stranito. Ma aveva la sua logica.

Non aveva mai voluto la morte dei due supereroi. Ma dato che gli avevano messo i bastoni tra le ruote più volte, forse quella era la soluzione migliore.

Quel fulmine aveva separato i due eroi.

Erano caduti in due lati della piramide.

-Stai bene, milady?!- domandò, premuroso, Chat Noir.

Per fortuna, i loro costumi ed i loro poteri li rendevano invulnerabili ad impatti simili.

Era più la sorpresa dell'attacco ad averli danneggiati.

-Sto bene, Chat Noir!- rassicurò Ladybug, rialzandosi e facendo roteare lo yo-yo -Ma temo che non sarà facile sconfiggere questo essere...-

Dovevano almeno tentare.

La cosa più importante, oltre che sopravvivere, era trovare l'akuma.

Altri raggi vennero scagliati dal Demone di Azarath, verso i due supereroi parigini.

Non lasciava loro il tempo o il modo di contrattaccare.

Dovettero salire di nuovo sui tetti, per avere una possibilità di raggiungere il loro nemico.

Chat Noir tentò un'altra tattica.

-Ehi, belle corna! L'Inferno era così caldo per te che volevi uscire a prendere una boccata d'aria?-

Voleva provocarlo, sperando di trovare un punto debole.

Ma il demone, invece, aveva alzato il pugno, per schiacciare Chat Noir.

Lo yo-yo di Ladybug lo agganciò, avvolgendo più volte il suo polso.

Chat Noir era salvo, al momento; ma così, lei era priva di difese.

I quattro occhi rossi si illuminarono di nuovo.

Intuendo il pericolo in agguato, Ladybug ritrasse il suo yo-yo.

Ma era troppo tardi. Un fulmine nero era sempre più vicino a lei.

Chat Noir impallidì, allungando una mano in avanti.

-MILADY, ATTENTA!-

Ladybug era paralizzata. Non aveva tempo di spostarsi.

O forse sì.

Qualcosa la trascinò via dalla traiettoria del fulmine.

Colpì un tetto.

Ma Chat Noir era convinto che Ladybug fosse ancora lì.

-NOOO!- esclamò, quasi in lacrime.

Ma erano lacrime di rabbia, le sue.

Strinse la presa sul suo bastone, lasciandosi travolgere da quel sentimento.

-La pagherai per quello che hai fatto a Ladybug!-

Prese la rincorsa e saltò verso il demone.

Non aveva speranze, ma non poteva fare altro.

Aveva già alzato una mano in alto.

-Cata...!-

Ma un manrovescio interruppe il suo salto e la sua parola magica.

Chat Noir perse i sensi. Stava per precipitare al suolo ad una velocità quasi stratosferica.

Un'altra figura apparve quasi dal nulla, prendendolo per la coda e riportandolo sui tetti parigini.

Aveva ripreso conoscenza proprio in quell'istante.

Il suo soccorritore era proprio accanto a lui. Un ragazzo alto quanto lui, con una tuta rossa e nera con i bordi gialli ed un mantello nero e giallo. Portava una maschera verde che gli copriva solo gli occhi, ma accentuava il suo sguardo serio.

Chat Noir aveva visto uno sguardo simile solo un'altra volta.

-Non so chi tu sia, ma ti ringrazio per avermi salvato.- disse, sorridendo, comunque.

-E tu sei stato troppo avventato.- fu la risposta, diretta.

Anche quel tipo di risposta non era nuovo.

Dal fodero nascosto nel mantello, estrasse una spada, una katana. Poi puntò qualcosa verso l'alto, una specie di pistola con il rampino. Agganciò un camino. La corda iniziò a riavvolgersi nella pistola, facendo avvicinare il suo portatore al rampino.

-Ehi, aspetta! Ti do una mano!- esclamò Chat Noir, pronto a seguirlo.

-Resta dove sei!- lo fermò l'altro, con tono autoritario -Aspetta il segnale, Chat Noir!-

Chat Noir aprì la bocca dalla sorpresa: sapeva il suo nome da supereroe.

Ma lui chi era?

No, la domanda più importante era una sola: Ladybug dov'era?

Il fulmine, per fortuna, non l'aveva nemmeno sfiorata.

Era finita tra le braccia di qualcuno, che l'aveva portata in salvo.

-Tutto bene?-

Non era Chat Noir.

E non aveva dato i Miraculous a nessuno.

Inoltre, Parigi era ormai mezza distrutta: nemmeno il maestro Fu avrebbe avuto il modo o il tempo di consegnare i Miraculous ad Alya, Nino o Chloé.

Decise di aprire gli occhi.

Decisamente non era Chat Noir: aveva una tuta attillata nera, ma con il simbolo di un uccello blu sul petto.

Solo una maschera sugli occhi copriva il suo volto.

Le stava sorridendo, forse per rassicurarla.

Lei era confusa, ma anche imbarazzata.

Sopra la sua testa scorse delle sagome, di cui una di natura ornitologa.

Papillon, vedendo tutto dagli occhi del Demone di Azarath, sgranò gli occhi e spalancò la bocca, sgomento.

-E questi chi sono?!- esclamò.

Un imprevisto. E lui odiava gli imprevisti.

Un'aquila verde strillò, mentre sfoderava gli artigli contro il demone.

Una donna in abiti viola sparava raggi di luce verdi dalle mani.

-Torna alla ragione, Raven!- esclamò, agguerrita.

Il demone aveva solo alzato un braccio, per proteggersi.

Esattamente come aveva fatto anche con Ladybug e Chat Noir, sferrò un pugno.

La donna in abiti viola non si spostò: bloccò quel pugno con entrambe le mani, senza sbilanciarsi o senza rischiare di essere scaraventata per aria.

Era come se stesse bloccando una persona della sua stessa corporatura.

Entrambe esercitarono pressione sull'altra.

Vi fu persino uno scambio di sguardi agguerriti.

Nessuna delle due era intenzionata a cedere.

Ma gli occhi del demone si illuminarono di nuovo, per scagliare un altro fulmine.

Un ragazzo dall'armatura blu apparve vicino al demone: sul suo braccio destro era apparsa una pistola da cui sparava proiettili laser. Sul sinistro, invece, si era formato uno scudo.

E non solo: uno con il casco rosso aveva raggiunto i compagni con l'uso di un rampino. Saltando, sparò dei proiettili contro il demone con due pistole.

In un punto sopra cui si trovavano Ladybug ed il suo salvatore, c'era un ragazzo con una tuta rossa ed un mantello nero: stava digitando qualcosa sul suo guanto.

-Bat-droni! Via!-

Dei droni neri a forma di pipistrello volarono verso il campo di battaglia, sparando laser contro il demone.

I loro attacchi erano incentrati sugli occhi, per attirare l'attenzione su di loro e per prevenire altri fulmini.

La donna dagli abiti viola approfittò della distrazione del demone, per afferrare il suo polso con una presa più decisa e scaraventarla in cielo, lontana da Parigi.

Poi la seguì, sparando altri laser, seguita dal ragazzo in armatura blu e dall'aquila verde.

Il demone si era subito ripreso dai danni. Precipitò di nuovo vicino al Louvre, quasi impattando contro i supereroi.

Ladybug era ancora scossa dal fulmine che stava per colpirla, ma fu in grado di vedere tutto. Non nascose il suo stupore e la sua sorpresa.

-Voi... voi chi siete...?-

Il suo salvatore sembrava condividere il suo timore verso quel demone, ma faceva del suo meglio per nasconderlo.

-Tranquilla, siamo qui per aiutarvi.- rassicurò, adagiandola sul terreno, senza staccarsi da lei -Che tu ci creda o no, quel mostro è una dei nostri. Si chiama Raven. Non ho tempo di spiegare tutto, ma ti posso assicurare che non sarebbe in grado di trasformarsi in quella cosa, non di proposito.-

Quella rivelazione illuminò Ladybug.

Doveva immaginare ci fosse Papillon, dietro.

Chi lanciava laser, chi sparava, chi usava dei droni, e chi lanciava delle strane lame a forma di pipistrello contro quel demone.

Questi scagliò un altro fulmine contro la donna dagli abiti viola, ma lei lo schivò.

Per poco non prese Ladybug ed il suo salvatore, che si nascosero dietro un muro.

-I miei compagni non resisteranno a lungo.- disse lui, serio -Cosa dobbiamo fare per salvarla?-

Ladybug aveva recuperato le proprie forze. Non era il momento per mostrare debolezze.

Doveva agire, per salvare Parigi. Solo lei poteva farlo.

Si mise in posa riflessiva.

-Dobbiamo trovare la akuma.- spiegò -È quella che deve averla trasformata. E deve essere per forza un oggetto con cui era a contatto. Se distruggiamo ciò che detiene la akuma, potremo salvarla.-

Il giovane si sporse dal nascondiglio, scrutando la battaglia tra i supereroi ed il demone.

Non sembrava andare a favore dei primi.

-Se conosco bene il soggetto, credo di sapere dove si trovi.-

Il suo sguardo, infatti, era fisso sul mantello viola del demone; era la caratteristica del costume di Raven, quindi era lì che doveva essere quella che Ladybug aveva chiamato “akuma”.

Si rivolse di nuovo a lei.

-Ascolta, io e i miei compagni attireremo la sua attenzione. Tu dì a Chat Noir di usare il suo potere sul mantello, quando daremo il segnale.-

Sembrava sapere il fatto proprio, oltre che conoscere bene il demone.

Ladybug volle fidarsi di lui. Inoltre, non aveva scelta.

-Va bene.- annuì.

Due urli allarmarono entrambi.

Il ragazzo con l'armatura blu, per proteggere il compagno dal casco rosso da un fulmine, gli aveva fatto da scudo, ma non fu abbastanza. Di conseguenza, entrambi vennero scaraventati lontano.

Il supereroe che aveva salvato Ladybug si allarmò.

-Così non va.- mormorò -Distrarla e basta non è abbastanza. Dobbiamo trovare un modo per fermarla, o, quantomeno, stordirla.-

Ladybug era la sola speranza, pensò. Infatti, la stava osservando come tale.

-Non avresti un gadget o qualcosa del genere che potrebbe aiutarci?-

Lei sorrise, determinata.

-Presto detto!-

Lanciò il suo yo-yo per aria. Esso rilasciò tanti piccoli puntini rossi e neri.

-Lucky Charm!-

I punti si raggrupparono in un unico punto, formando una sagoma.

Qualcosa, infatti, cadde sulle mani aperte di Ladybug.

-Un cristallo?-

Trasparente, ma comunque rosso con pallini neri.

L'altro supereroe fu sorpreso, ma altrettanto deluso, come se si aspettasse altro.

-Tecnicamente, sarebbe un prisma.- specificò -Come può aiutarci con Raven?-

Non era la prima volta che il Lucky Charm consistesse in un oggetto innocuo, come arma contro i nemici.

Ladybug doveva solo guardarsi intorno, per scoprire come usare quel prisma.

Il paesaggio intorno si era fatto tutto grigio.

Non aveva tempo da perdere.

Osservò di nuovo il demone: i suoi quattro occhi si illuminarono di rosso con i pallini neri.

Persino un drone.

Il supereroe accanto a lei.

Il cristallo.

Chat Noir.

E il mantello del demone.

Il piano era chiaro.

La parte più complicata sarebbe stata spiegarlo al suo salvatore.

Non aveva tempo di spiegare tutto: doveva essere diretta.

-Ascolta, per caso uno dei tuoi compagni possiede qualcosa con cui fare luce?-

Il supereroe alzò un sopracciglio, scettico.

-Per accecarla?- dedusse, sarcastico; indicò di nuovo il demone -Se non lo hai notato, ha quattro occhi.-

-Fidati del Lucky Charm.- insistette Ladybug, porgendogli il prisma -Dì a uno dei tuoi di gettare luce su questo prisma, io la bloccherò con il mio yo-yo. Poi date il segnale a Chat Noir di usare il suo Cataclisma sul mantello. Ma quando lo hai usato, potresti ridarmelo, per favore?-

Il piano sembrava azzardato.

Ma i supereroi non sembravano vincere contro il Demone di Azarath.

Valeva la pena tentare, pensò lui.

Annuì, fiducioso.

Prese il prisma dalle mani di Ladybug.

-Va bene, voglio fidarmi.-

Prese una pistola-rampino, che sparò dall'altra parte della piazza, raggiungendo i suoi compagni.

-Red Robin!- esclamò, rivolto al supereroe dalla tuta rossa e dal mantello nero -Puoi gettare luce verso Raven dai Bat-droni?-

-Stiamo affrontando Raven, non girando King Kong!-

-Fidati! È l'unica speranza per salvarla! Mi raccomando, di fronte alla sua faccia!-

Seppur riluttante, il supereroe acconsentì a quel piano per lui ridicolo.

Un Bat-drone si posizionò proprio di fronte al Demone di Azarath.

Il prisma venne lanciato verso quella luce.

Come previsto, il prisma divise la luce in sette parti, quattro delle quali centrarono nello stesso momento i quattro occhi rossi del Demone.

Il contatto con la luce lo costrinse a chiudere gli occhi con un verso di dolore e così interrompendo la sua serie di attacchi.

Ladybug, a quel punto, lanciò il suo yo-yo contro di esso; si agganciò alle corna.

Da lì, girò intorno alla creatura, scendendo verso le zampe. La corda dello yo-yo l'aveva completamente bloccata.

E non solo la sua.

-Aiutiamola! Raven non deve scappare!- ordinò il salvatore di Ladybug agli altri tre supereroi che non potevano volare.

Fecero la stessa cosa di Ladybug, ma partendo da altre parti del corpo. I loro rampini non erano infinitamente lunghi come la corda dello yo-yo, ma almeno erano sicuri che il loro nemico non sarebbe scappato, una volta ripresosi dallo stordimento.

Ed erano persino riusciti ad avvicinarlo al terreno.

-Chat Noir! Il mantello!- indicò Ladybug.

Sentire la voce di Ladybug riaccese la speranza in Chat Noir: era ancora viva.

Ma era ancora pieno di rancore verso il demone.

Saltò nella direzione indicatogli, carico di quel sentimento.

Aprì la mano, distendendola verso l'alto.

-Cataclisma!-

Una piccola sfera nera si era formata sul suo palmo.

Toccò il mantello del demone: divenne tutto marrone, prima di disintegrarsi.

Come dedotto sia da Ladybug che dal suo salvatore, l'akuma si trovava proprio lì.

La videro tutti librarsi in aria.

Nel medesimo istante, il Demone di Azarath venne circondato di nuovo da materia nera, tornando di piccole dimensioni, quelle umane, riprendendo le fattezze di Rachel Roth, cosciente, ma confusa.

Stava cadendo nel vuoto.

L'aquila verde precipitò verso di lei. Tuttavia, quando fu abbastanza vicina, cambiò forma, divenendo un gorilla, che la prese su un braccio, per allontanarla da lì.

Atterrarono insieme in un angolo un po' nascosto.

Il gorilla assunse una forma umana.

La ragazza era ancora un po' stordita e a fatica stava sulle proprie gambe.

-Ah... la mia testa...- borbottò, tenendosi la mano sulla fronte.

Spostò lo sguardo da un lato, notando chi l'aveva soccorsa.

-Gar? Cosa fai qui...? Cosa è successo? Dove sono?-

-Tranquilla, Raven, ora è tutto finito.- disse lui, con tono dolce e rassicurante.

La prese per mano.

-Torniamo a casa. Ti verrà spiegato tutto.-

Né Ladybug, né Chat Noir si accorsero della loro assenza o della loro conversazione. La loro attenzione era rivolta ad altro.

-Niente più malefatte, piccola akuma.- disse lei, aprendo lo yo-yo.

Lo fece roteare più volte.

-Ladybug sconfigge il male!- esclamò, lanciando lo yo-yo verso la akuma in volo, prima che fosse troppo lontana.

Lo yo-yo si chiuse una volta catturata. Tornò nelle mani della sua portatrice.

-Presa!-

La deakumizzazione era completa. Ladybug riaprì lo yo-yo: una farfalla bianca volò in aria.

-Ciao ciao, farfallina...-

Chat Noir si precipitò subito da lei. Si permise persino di abbracciarla.

-Milady! Allora sei viva!- esultò -Avevo paura che quel mostro ti avesse distrutta!-

-Sto bene, gattino. Ci vuole ben altro per distruggermi.- rassicurò lei, sarcastica, ricambiando l'abbraccio.

-Davvero notevole...-

I supereroi accorsi in loro soccorso erano riuniti di fronte a loro.

-I vostri poteri sono davvero formidabili.- commentò il supereroe dallo stemma blu sul petto, applaudendo -Quindi è così che affrontate i vostri nemici?-

-Sì, davvero magnifico...- interruppe il supereroe dall'armatura blu -Ma... per quanto riguarda il disastro provocato da Raven...?-

Stava indicando in alto, ma alludeva ovviamente a tutta Parigi.

Ladybug sorrise, sicura di se stessa.

Aprì la mano verso il suo salvatore.

-Scusa, non è che potrei riavere il prisma, per favore?-

Lui comprese all'istante.

-Oh, certo.-

Il prisma tornò nelle mani di chi l'aveva invocato.

-State a vedere.-

Lo lanciò in aria.

-Miraculous Ladybug!-

Il prisma tornò di nuovo ad essere un ammasso di puntini rossi e neri che si liberarono in cielo.

Ad ogni loro passaggio, tutti i danni causati dal Demone di Azarath vennero riparati, come se non fossero mai stati distrutti, come se nulla di quanto avvenuto fosse realmente accaduto.

Persino il cielo era tornato come prima.

L'uomo con il casco rosso fischiò di ammirazione, persino il supereroe con l'armatura blu.

-Wow. Davvero niente male. Farebbe comodo anche da noi...-

-Ehi, e la persona akumizzata?- notò Chat Noir, guardandosi intorno.

-Se ne è occupato un altro dei nostri.- spiegò la donna dagli abiti viola -Ora è al sicuro. Non dovete temere.-

Il pericolo era passato, ma i sospetti no. Ladybug squadrò i supereroi di fronte a sé con aria seria.

E il suo salvatore lo intuì.

-Avete delle domande. E anche noi.- iniziò, alzando una mano, come per interrompere qualcosa -Ma non qui. Andiamo lassù.-

I tetti erano il luogo giusto per conversare. Erano al sicuro da orecchie indiscrete.

-Volete dirci chi siete e cosa fate qui?!-

-Sì, scusatemi. Io sono Nightwing.- presentò il suo salvatore -Lei è Starfire, lui è Blue Beetle, lui è Red Hood, lui è Red Robin e lui è Robin.-

Anche Chat Noir li osservò attentamente uno per uno.

Il più piccolo di loro lo stava ancora fissando con aria seria, ma non vi badò.

Da quando li aveva visti, anche di sfuggita, ebbe un'impressione di deja-vu. Che non fosse la prima volta che vedeva i loro volti.

Ricordò all'istante perché.

-Aspetta... ma voi...!-

Schioccò le dita, sgranando gli occhi.

-Ma sì! Vi ho visti in televisione! Voi siete i Teen Titans!-

Ladybug fu sorpresa.

-Tu... sai chi sono?-

-A volte guardo i notiziari da tutto il mondo, milady. Mi aiuta a imparare le altre lingue. Questi sono piuttosto noti, negli Stati Uniti. Cosa vi porta a Parigi?-

Il salvatore di Ladybug, Nightwing, ridacchiò.

-Tranquilli, se ciò vi consola, non siamo qui per rubarvi il lavoro.- rassicurò -In realtà, vi stavamo cercando e vorremo farvi alcune domande.-

Degli strani suoni allarmarono i due supereroi parigini: l'anello e gli orecchini stavano suonando, e lo stemma lì impresso stava iniziando a lampeggiare.

-Spero siano domande a risposta chiusa.- informò Chat Noir, quasi entrando nel panico -Stiamo per ritrasformarci.-

La sua reazione interessò il supereroe dalla tuta rossa, Red Robin.

-Trasformazioni a tempo determinato...- notò, in posa riflessiva -Questo sì che è interessante...-

-Allora ci limiteremo a quella più importante.- decise Nightwing, prima di fare un cenno a Red Robin.

Questi digitò qualcosa sul suo guanto, lo stesso con cui poteva controllare i Bat-droni: c'era una tastiera incorporata, che trasmetteva olovisioni.

Venne presentata una foto di una persona in armatura nera ed arancione, con una maschera che aveva solo un occhio, precisamente il sinistro.

-Vi è capitato di vedere questa persona, di recente?-

C'era scritto un nome, sotto quella foto: Deathstroke, alias Slade Wilson.

E accanto alla foto più grande erano apparse altre immagini che lo rappresentavano con l'armatura completa e senza maschera. Un uomo che, a prima vista, aveva superato i cinquant'anni, sguardo freddo e benda sull'occhio destro.

-Wow, ha l'aria davvero spaventosa...- commentò Chat Noir.

Ladybug scosse la testa.

-No, non lo abbiamo visto.- rispose.

Il suono dei suoi orecchini quasi la assordò: mancavano pochi puntini alla sua ritrasformazione.

-Chi è questa persona?- domandò, comunque.

Nightwing si fece serio.

-È un mercenario.- spiegò -Una persona molto pericolosa. Crudele e senza scrupoli. Più volte ci siamo scontrati contro di lui. Ha una buona conoscenza delle arti marziali, e senza avere poteri. Quindi potete immaginare come potrebbe essere, se avesse dei poteri...-

Una persona già pericolosa senza poteri. Nessuna akuma che avrebbe giustificato il suo comportamento o le sue capacità nel combattere.

Un nemico mai affrontato da Ladybug e Chat Noir.

-Circa due mesi fa, abbiamo intercettato una telefonata.- riprese Nightwing -E l'emittente era proprio Deathstroke. Il segnale di arrivo non era molto chiaro, essendo una linea criptata, ma, allargando il campo, abbiamo scoperto che stava telefonando a Parigi. A un certo punto, ha fatto il nome “Papillon”.-

Quel nome rabbrividiva sempre i due supereroi. Il loro acerrimo nemico. La causa delle akumizzazioni.

-Riassumendo la loro telefonata, sembra che si siano coalizzati per scoprire le vostre identità, e per rubarvi i Miraculous. Ma Deathstroke non è uno che lavora gratis o per carità, quindi sospettiamo che ci sia altro, dietro. Lo abbiamo seguito fin qui per riportarlo a Gotham.-

-Venendo qui, abbiamo fatto il possibile per raccogliere informazioni su questo Papillon.- aggiunse Red Robin; trasmise altre immagini, di persone akumizzate -È lui la causa di tutto questo, vero?-

-Sì, esatto.- rispose Ladybug.

-Ciò che ci chiedevamo è, come fa Papillon a trasformare le persone in mostri? Che ruolo ha la farfalla che hai catturato prima?-

-Basta provare un forte sentimento negativo. Papillon sembra percepirlo grazie al potere del Miraculous della farfalla. Quindi manda l'akuma da questa persona e la trasforma in base alla sua personalità e al sentimento che sta provando, specialmente rabbia o dolore.-

Nightwing si fece riflessivo, come i suoi compagni.

-Quindi è per questo che ha trovato Raven...- dedusse.

-E usa queste persone per rubarvi il Miraculous?- domandò Starfire, allarmata.

-Sì, è così. Una volta ha akumizzato persino un neonato.-

Stava parlando di Gigantis, ovvero il piccolo August.

-È terribile. Solo una persona crudele coinvolge anche i bambini nei suoi piani.-

Ladybug e Chat Noir sentirono i loro gioielli suonare di nuovo. Erano all'ultimo punto. Mancava poco alla loro ritrasformazione.

-È stato bello parlare con voi e combattere con voi.- salutò Ladybug, indietreggiando -Ma dobbiamo andare.-

-Aspettate!- li fermò Nightwing -Vi prego, vorrei che ci permetteste di divenire vostri alleati. Almeno fino a quando non avremo trovato Deathstroke. Se davvero è alleato di Papillon, potrebbe già essere sulle vostre tracce. E lui, fidatevi, è molto pericoloso e nemmeno con i vostri poteri potreste avere speranza contro di lui. E non credete che si farà scrupoli perché siete degli adolescenti. Noi potremo essere in grado di proteggervi e anche scoprire più informazioni su Papillon, così potreste avere più speranze di stanarlo e scoprire la sua identità.-

Le offrì la mano. Ladybug la osservò, poi osservò di nuovo Nightwing.

Se non fossero intervenuti, sarebbe stata la fine sia per lei che per Chat Noir. Bastava solo uno sguardo per capire che avevano tanta esperienza, alle spalle. E se la persona che stavano cercando era davvero pericolosa come avevano detto, un aiuto non avrebbe certo guastato.

E, a giudicare come lo avevano rintracciato, dovevano avere una vasta conoscenza della tecnologia. Trovare Papillon non sarebbe stata più un'impresa impossibile.

Ladybug strinse la sua mano con quella di Nightwing.

-Sì, ci stiamo!- decise, interessata non poco all'offerta.

Anche Chat Noir sembrava d'accordo, entusiasta all'idea di collaborare con supereroi della fama dei Teen Titans.

Ma lo sguardo serio e freddo di Robin ancora fisso su di lui lo inquietò.

Tanto quanto il suono del suo anello.

-Eh, devo scappare! Sto per ritrasformarmi! Alla prossima! Ciao!-

Si mise sulla cima del suo bastone, facendo allungare l'altro versante, per saltare su un altro tetto della città.

Anche Ladybug indietreggiò.

-Anche io devo andare. È stato un piacere incontrarvi e grazie ancora per il vostro aiuto!-

Roteò il suo yo-yo e lo lanciò verso un camino. Il filo si agganciò e lei saltò.

Sia Marinette che Adrien atterrarono nei pressi della scuola, in due punti differenti.

Gorilla era ancora vicino all'entrata, in attesa del ragazzo.

Tirò un sospiro di sollievo nel notarlo spuntare dall'entrata, con aria di colpa.

-Scusami, mi sono spaventato.- giustificò -Pensavo fosse troppo pericoloso salire in macchina e sono tornato dentro la scuola.-

Sperò che anche il padre avrebbe compreso, una volta tornato a casa.

Marinette fu sollevata di essere tornata a casa. Ovviamente, anche i suoi genitori erano preoccupati, non appena avevano notato il cielo farsi rosso. Ma Marinette era illesa e ogni paura era passata con un grande abbraccio.

Tornata nella sua cameretta, si abbandonò sulla sedia del computer.

-Ahhh! Tikki, che giornata!- lamentò, come se avesse corso una maratona.

Il kwami volò vicino a lei.

-È stata davvero una fortuna che siano intervenuti quei supereroi.- notò -Quel cattivo era davvero potente.-

-Lo hai detto...- sbadigliò -E non bastava un supercattivo che rende le persone malvagie, ora dobbiamo preoccuparci di un mercenario che vuole rubare il mio Miraculous e quello di Chat Noir per Papillon. Uno già pericoloso senza poteri.-

Sembrava preoccupata. Da quando era Ladybug, la accompagnava un forte sentimento di ansia e di paura.

Paura di essere costantemente in pericolo, di non essere in grado di proteggere Parigi.

E ora si era aggiunta la paura di una persona che non aveva ancora conosciuto.

Tikki, per fortuna, era lì per sostenerla.

-Tranquilla, Marinette.- rassicurò, strofinando la testina contro la sua guancia, per sollevarle il morale -Se nemmeno Papillon ha ancora scoperto la tua identità segreta, nessuno la scoprirà.-

Un particolare che sollevava sempre la ragazza.

Era sempre cauta nei posti in cui si ritrasformava. Controllava sempre che non ci fossero telecamere.

-Hai ragione, Tikki. Finché nessuno sa che sono Ladybug, sono al sicuro.-

Nessuna delle due, però, si era accorta di un particolare che stava sfatando le parole del kwami: una cimice a forma di piccolo pipistrello sulla giacca di Marinette.

La stessa che stava lampeggiando su quella di Adrien.

Un Bat-drone era infatti situato di fronte alla finestra della camera della ragazza e uno si era messo ad inseguire la limousine, fino a villa Agreste.

Le immagini erano trasmesse su un computer nella villa Wayne parigina.

Tim Drake sorrise, soddisfatto.

-Ed ecco i nostri Ladybug e Chat Noir.- annunciò.

Intorno a lui aveva Dick, Jason, Damian e Jaime.

-Allora avevamo intuito bene. Sono studenti della François Dupont...- mormorò Dick -E sono entrambi vostri compagni di classe. Quindi sarà più facile tenerli d'occhio e proteggerli.-

La notizia non rallegrò Damian, piuttosto il contrario.

-Tim, sei riuscito ad entrare nella rete di sicurezza parigina?-

-Sì, Dick, proprio ieri.-

-Puoi anche recuperare delle immagini?-

-Sì, certo.-

Entrambi sapevano cosa doveva cercare.

Le immagini che seguirono provenivano da una telecamera vicina all'hotel Le Grand Paris.

Raven era appena uscita, probabilmente dopo aver discusso con l'assistente di Gabriel Agreste.

-Aspetta, ferma qui!-

Un particolare interessò il primo Robin: una farfalla. Completamente nera. La stessa che era uscita dal mantello del demone di Azarath.

-Questa deve essere la akuma.-

Prima di tornare nella dimora, avevano recuperato l'oggetto akumizzato, per esaminarlo con lo scanner.

Non aveva nulla di anomalo. La magia di Ladybug aveva cancellato ogni traccia della akuma.

-Puoi tracciare la traiettoria compiuta dalla akuma?-

-Controllerò le telecamere su quella strada e anche quelle dei Bat-droni.-

-Bene.-

Caricare le immagini avrebbe impiegato del tempo.

Sufficiente per dedicarsi alla seconda ricerca.

Raven era seduta su una poltrona, poco lontano dai cinque compagni. Starfire e Beast Boy erano accanto a lei, come supporto.

Sembrava più malinconica del solito.

Aveva un casco, sulla testa, collegato ad uno schermo. Quello schermo stava trasmettendo delle linee, ciascuna di colore diverso. Una, di colore viola, era la più alta delle altre.

Dick si morse il labbro inferiore, come per reprimere un senso di colpa.

-Raven...- iniziò, avvicinandosi a lei -Mi dispiace davvero tanto averti usato come esca per attirare la akuma, ma...-

Lei lo rassicurò con un lieve sorriso.

-Non sentirti in colpa, Dick. In fondo, è stata una mia idea.-

Essendo in grado di percepire i sentimenti altrui, Raven sarebbe perfetta per captare le persone akumizzate, prima ancora che iniziassero a fare danni. Ma prima era necessario conoscere il modus operandi del cliente di Deathstroke.

Il casco che Raven stava indossando in quel momento, era anche un amplificatore dei suoi poteri empatici: così era riuscita a “raggiungere” Parigi, da Gotham.

Le emozioni, più volte, possono dire di più che parole vuote.

E prima che Ladybug lo confermasse, non avevano idea che l'arma usata da Papillon fossero proprio i sentimenti negativi.

Erano quelli che avevano insospettito Raven, ed anche il resto dei Teen Titans: quei sentimenti erano troppo amplificati, per appartenere a dei normali esseri umani. Lì, era partito il sospetto del coinvolgimento della magia.

Ma per scoprire di più, era necessario che proprio Raven venisse akumizzata. Essendo più esperta, nel campo delle sensazioni, poteva essere in grado di descrivere dettagliatamente cosa l'avesse condotta alla akumizzazione.

-E adesso come stai?-

-Un po' scossa, forse.-

Tim prese la parola. Il tablet stava trasmettendo un'immagine, presa dalla telecamera vicino l'hotel Le Grand Paris.

-Ascolta, Raven, devi cercare di ricordare.- la esortò -Cosa stavi provando, in quel momento?-

-Io... ecco...- si prese qualche istante per ricordare -Sì, avevo appena discusso con l'assistente di monsieur Agreste e sono uscita fuori dall'hotel, per dare l'impressione di voler sbollire la mia rabbia.-

Rabbia. Ladybug aveva spiegato che un sentimento simile era adatto per attirare una akuma.

Ma Raven non si era davvero arrabbiata con Nathalie: quella rabbia, quel sentimento negativo, faceva già parte di lei, in quanto mezza-demone. Ma era sempre riuscita a controllarla. Tuttavia, per quella occasione, le serviva solo un frammento per scatenare quella discussione con Nathalie. Così aveva attirato la akuma.

Papillon non aveva nemmeno notato anomalie, mentre percepiva la sua rabbia: era stato ingannato. Per ottenere informazioni su di lui.

Lo schermo collegato al casco mostrò una linea sovrapporsi alle altre: quella dei sentimenti negativi.

-Non ricordi altro? Non lo so, hai sentito una voce?-

Lei scosse la testa, dispiaciuta.

-No... non ricordo. Ho un buio totale.-

Diceva la verità. Non aveva motivo di mentire.

Ma l'immagine che i quattro Robin avevano visto diceva altro. C'era lei in stato di trance, con la sagoma di una farfalla apparsa di fronte al suo volto; e lei sorridere, dicendo: -Finalmente l'occasione che stavo aspettando! Non me la lascerò sfuggire!-

-L'ultima cosa che ricordo è Garfield che mi ha preso tra le sue braccia, mentre cadevo nel vuoto.- ammise, invece.

Le guance verdi di Beast Boy si tinsero di rosa.

-Quindi non ricordi di aver distrutto mezza Parigi?- domandò Tim, sospetto.

Raven era sempre più confusa.

-Io... cosa...?-

Jaime si stirò la schiena.

-Ah... penso che lo sentirò per una settimana...-

-Cosa...?-

Starfire non voleva essere diretta. Per addolcire la pillola, le mise affettuosamente una mano sulla spalla.

Ma era comunque preoccupata.

-Sembravi tuo padre Trigon, Raven.-

La macchina segnalò paura e preoccupazione in Raven.

-Mi dispiace... io... non me lo ricordo...-

Ma era persino peggio di quello che si aspettavano.

-Amnesia... quindi è così che funziona...- commentò Tim, pensieroso.

La gente akumizzata non ricordava di esserlo stato. Per questo continuavano a venire akumizzate.

Se avessero saputo, avrebbero trattenuto i propri sentimenti negativi, per evitare di distruggere la loro città.

Raven era stata trasformata in una copia del padre Trigon.

Se anche Deathstroke avesse subito la stessa sorte, sarebbe stato peggio.

Dick si fece serio e determinato.

-Ragazzi, teniamo gli occhi aperti.- suggerì -Dobbiamo ottenere quante più informazioni possibili su Papillon. Se troviamo lui, troviamo Deathstroke.-

 

Aver fallito di nuovo irritò Papillon.

-Maledizione! Questa non ci voleva!- imprecò, battendo il bastone per terra -Non bastavano solo Ladybug e Chat Noir a mettermi i bastoni tra le ruote! Adesso ci sono anche i seccatori di Gotham!-

-Io l'avevo avvertita, Papillon...-

Quella voce fredda, crudele, fece quasi sobbalzare Papillon, spingendolo a guardare alle sue spalle.

Dall'ombra, in mezzo alle farfalle, era spuntata un'altra persona, in armatura grigia ed arancione. Il volto era coperto da una maschera con solo un occhio, il sinistro.

Deathstroke e Papillon erano sotto la luce, uno accanto all'altro, seppur distanti.

Papillon gli rivolse un'occhiata fredda e quasi intimidatoria.

-Da quanto tempo si trovava lì?-

-Abbastanza da assistere ad uno dei suoi fallimenti.-

La stretta sul pomolo del bastone aumentò.

-E non è la prima volta che accade, vero? In confronto a quello che hanno affrontato oggi, le persone che ha precedentemente akumizzato erano dei veri dilettanti. Ma la ragazza che ha akumizzato oggi era una dei Teen Titans! La figlia di un demone!-

Papillon ne fu sorpreso.

Infatti, rifletté.

“Ecco perché quella carica negativa era persino più potente di quelle che ho percepito fino ad ora...” pensò.

-Non posso biasimarla per averla scelta, e in casi normali poteva anche avere successo. Se solo non fossero intervenuti i Teen Titans.-

Papillon gli rivolse un'altra occhiata fredda e quasi minatoria.

-Dove vuole arrivare con queste insinuazioni?-

Non si era voltato del tutto; il giusto per incrociare l'occhio sinistro del mercenario.

-Che il suo metodo è alquanto patetico.- rispose questi, cinico -In questo ultimo anno ha lasciato che due mocciosi dilettanti si prendessero gioco di lei. Nonostante i poteri che donava alle persone che ha akumizzato, non si è nemmeno avvicinato ad ottenere quello che ha desiderato e ogni tentativo si è dimostrato un fallimento. Mi domando se sia veramente convinto di quello che desidera. Come può sperare che adesso sia diverso, monsieur Agreste?-

Papillon serrò le labbra, offeso dalle sue insinuazioni.

Ma non reagì: sapeva che aveva ragione.

Nonostante il suo potere, nonostante i poteri che aveva donato alle persone che aveva maledetto, Ladybug e Chat Noir erano sempre riusciti a vincere.

Quando aveva ottenuto il Miraculous della Farfalla, non aveva certo immaginato che dopo un anno si sarebbe ritrovato al punto di partenza.

Anzi, persino peggio di come era partito: Ladybug e Chat Noir erano due adolescenti, ma in poco tempo avevano padroneggiato i poteri donato loro dai Miraculous della Coccinella e del Gatto.

E la situazione era peggiorata con la comparsa di altri possessori di Miraculous; e adesso dei Teen Titans.

Era cosciente di essersi sempre lasciato trascinare dalle emozioni, dalla sua disperazione dovuta alla sua perdita. Per questo non aveva mai un piano preciso per ottenere i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.

Ciò che gli importava era solo il fine, non come ci sarebbe arrivato.

Sceglieva i suoi seguaci solo facendo leva sulle loro emozioni negative. Non dava mai direttive precise, o un piano da seguire. Diceva solo loro di prendere i Miraculous di Ladybug e Chat Noir. Per il resto, avevano carta bianca.

Questa era sempre stata la causa dei suoi fallimenti.

La sua brama di ottenere i due Miraculous, ed il potere che aveva ottenuto con il Miraculous della Farfalla, gli avevano ottenebrato la ragione.

Ma Papillon, o meglio, Gabriel Agreste, non era uno stratega.

Deathstroke, però, sì.

-E lei cosa mi dice, signor Wilson?-

Non poteva permettersi di mostrarsi vulnerabile, non in quel momento, non con il mercenario.

Gli rivolse la stessa occhiata di sufficienza che stava subendo lui stesso.

-Se mi parla così, allora vuol dire che ha delle novità sulla sua missione...-

Gli stava puntando contro la sua stessa arma.

Ma lasciò comunque Deathstroke indifferente.

Quella di Papillon non suonava come una minaccia.

-Contrariamente alle sue aspettative, ancora niente. E ora meno che mai, ora che avrò tra i piedi i Teen Titans e i tirapiedi di Batman.- rivelò, calmo e rilassato.

Si comportava esattamente come se quella situazione non lo riguardasse affatto.

Quel tono di assoluta indifferenza irritò Papillon.

-Lo so che non è quello che voleva che le dicessi... Ma potrei essere in grado di metterli fuori gioco, se mi akumizasse...-

Rabbia. Dolore. Perdita. E persino a livelli superiori rispetto a quelli che aveva percepito fino ad allora.

Questo era ciò che Papillon stava percependo in Deathstroke. Era incredibile come riuscisse a dominarli.

Ma cosa sarebbe successo, se fossero stati liberati?

La reputazione di Deathstroke era nota persino in Francia.

Come Nightwing aveva spiegato a Ladybug e Chat Noir, era un uomo pericoloso, pur non avendo poteri.

Ma aveva una buona conoscenza delle armi, delle arti marziali e di strategie belliche.

Se fosse stato akumizzato, solo il Demone di Azarath poteva eguagliarlo.

Non era ancora il momento di akumizzarlo, pensò Papillon, rabbrividendo al solo pensiero di un seguace in grado di eludere il suo controllo. Temeva sarebbe stato il caso di Deathstroke.

-Signor Wilson, se ben ricorda, il nostro accordo prevedeva che io le avrei dato i poteri per sbarazzarsi per sempre del suo nemico, Batman, in cambio dei Miraculous di Ladybug e Chat Noir.- ricordò, sforzandosi di mantenere il controllo -È a Parigi da settimane, e non ha nemmeno una traccia sulle loro identità segrete. Inoltre, la sua reputazione la precede, signor Wilson. Se akumizassi uno come lei, adesso, cosa mi dice che non userà quei poteri contro di me?-

Deathstroke non reagì. Strizzò lievemente l'occhio sinistro.

-E poi non credo proprio di aver bisogno del suo aiuto contro i suoi nemici. Da come mi ha descritto, la maggior parte di loro non ha poteri, quindi sono in grado di gestirli. Dopotutto, non sono a Gotham, questo è un territorio nuovo.-

-Ha ragione. Non hanno i poteri.- seguì un breve momento di silenzio -Ciononostante, Ladybug e Chat Noir, in confronto a loro, sono dei novellini. E lo stesso paragone oso farlo con le persone che akumizza ed i criminali di Gotham. Uno non diventa un supereroe o un criminale solo con i poteri. Io non ho poteri, ma sono comunque uno dei criminali più temuti di Gotham. E Batman è un eroe, e nemmeno lui ha poteri. Si fidi, Papillon, quelli sono imprevedibili quanto testardi. E non si dimentichi che sono discepoli di Batman. Non si arrenderanno facilmente. Ha visto lei stesso come hanno combattuto contro la loro compagna akumizzata e lei è potente anche senza akuma. Dopotutto, come ha detto lei, questa non è Gotham. Parigi è un parco di divertimenti, al confronto.-

Quelle provocazioni irritarono ancor più Papillon.

Non sopportava essere sminuito da una persona che non sapeva nulla di lui, del suo modus operandi, di cosa lo stesse spingendo ad akumizzare gli abitanti di Parigi.

-Lei si impegni con quello per cui l'ho pagata, signor Wilson!- concluse, battendo il bastone per terra -Non saranno certo dei supereroi stranieri a fermarmi. Riuscirò a piegarli con le mie akuma.-

Nonostante il tono deciso, non fu abbastanza da convincere il mercenario.

Da dietro la maschera, stava sorridendo in modo strano, come se stesse complottando qualcosa. Contro Papillon, e anche contro Ladybug e Chat Noir.

Sapeva più di quanto volesse mostrare.

Tuttavia, non sembrava intenzionato a proseguire la conversazione.

-Sarà come dice lei, monsieur Agreste.- concluse, espirando dal naso.

Camminò verso la finestra, ancora aperta. Dalla sua cintura aveva già estratto una pistola-rampino.

-Ma si ricordi...- aggiunse, con l'occhio sinistro puntato verso il cliente -Le conviene restare utile. Suo figlio Adrien è un bravo ragazzo. Non vorrà che gli succeda qualcosa, vero?-

Stava per superare il limite. Papillon perse la sua razionalità, appena udì il nome di Adrien.

-Stia lontano da mio figlio!- minacciò -Non mi interessa quali saranno effettivamente i suoi piani, ma se oserà torcere un solo capello a mio figlio...!-

-Cosa mi farà? Akumizzerà il primo che passa per salvarlo? Così rischierà di farsi scoprire dai suoi nemici e non potrà più realizzare il suo desiderio.-

Non aveva torto. Se avesse akumizzato una persona per salvare la vita di Adrien, le tracce avrebbero condotto a lui, lo stilista Gabriel Agreste. Le conseguenze sarebbero state la prigione per aver permesso più volte la distruzione di Parigi ed Emilie condannata ad un sonno senza fine.

E Adrien sarebbe rimasto così deluso da lui da non rivolgergli mai più la parola.

Non poteva permetterlo.

Tacque, infatti.

-Non può fare nulla, monsieur Agreste. Senza il Miraculous della Farfalla, lei non è nessuno, solo un misero stilista.-

Uscì dalla finestra, lasciando Papillon da solo.

Le sue parole erano taglienti e crudeli, ma erano vere.

I Teen Titans avevano più esperienza rispetto a Ladybug e Chat Noir. La loro apparizione non lo avrebbe portato in una posizione di vantaggio. Anche se alcuni di loro non avevano poteri.

No, se erano riusciti a tenere testa ad una persona già forte senza akuma, non poteva gestirli.

In situazioni simili, ripensava ad Emilie, al motivo che lo avevano spinto a divenire Papillon, a minacciare la sua stessa città, in cambio di due gioielli.

La sua speranza, ma anche la sua rovina.

-Avere nuovi alleati non vi servirà, Ladybug e Chat Noir!- esclamò, dandosi la forza -Perché d'ora in avanti, anche io cambierò strategia! E un giorno i vostri Miraculous saranno miei!-

La finestra della stanza si chiuse, con quei pensieri.

 

-Non siate turbati, ma di notizie assetati! Qui Nadia Chamack in diretta per voi! Un nuovo cattivo, questo pomeriggio, ha minacciato Parigi! Stavolta Ladybug e Chat Noir hanno avuto serie difficoltà, contro questo nemico. Per fortuna, in loro aiuto, sono accorsi dei nuovi eroi, che hanno combattuto al fianco dei nostri eroi e riportato la pace a Parigi, prima che venisse completamente distrutta! Ora tutti noi ci stiamo domandando: chi sono questi nuovi supereroi? Saranno alleati o rivali per i due supereroi parigini?-

 

Marinette sbadigliò, prima di salire il primo gradino.

Non aveva dormito tutta la notte al pensiero del Demone di Azarath, dei supereroi di Gotham e del mercenario di nome Deathstroke.

-Un'altra giornata sui banchi di scuola...- borbottò, mezza addormentata -Quanto vorrei essere nel mio lettuccio...-

-Ti capisco perfettamente. Nemmeno io sono riuscita a dormire.- aggiunse Alya, scorrendo qualcosa sul suo telefono -Hai sentito le ultime notizie? Sembra che i Teen Titans siano qui a Parigi! I Teen Titans! Il secondo gruppo di supereroi più forti dopo la Justice League, ti rendi conto?! E li vedi questi quattro?- ingrandì su Nightwing, Red Hood, Red Robin e Robin -Sono tutti partner di Batman! QUEL Batman! Il Giustiziere di Gotham! E hanno aiutato Ladybug e Chat Noir contro quel mostro di ieri!-

Saltellò, entusiasta.

-Ahhh! Non è fantastico?! Spero che Ladybug e Chat Noir non se li rendano nemici. Sono troppo forti per loro. Spero tanto che collaborino insieme! Entrambe le parti potrebbero imparare qualcosa!-

Marinette diede l'impressione di non ascoltarla. Ma aveva ascoltato ogni virgola.

A quanto pare, la notizia dell'arrivo dei supereroi americani era circolata veloce.

Come poteva essere altrimenti, pensò. Dopotutto, avevano offerto il loro aiuto ai due supereroi parigini, e non avevano nemmeno tentato di prendersi il merito per la vittoria; anche se, da un certo punto di vista, lo era.

Lei non sarebbe lì, e nemmeno Chat Noir sarebbe ancora vivo, qualunque fosse la sua identità segreta.

Quindì, sì, Alya aveva ragione: supereroi come i Teen Titans era meglio averli come alleati che come avversari. In fondo, avevano lo stesso fine: anche loro stavano cercando Papillon.

Finalmente avrebbero scoperto la sua identità. Ne era sicura.

Anche Adrien stava salendo gli scalini, in compagnia di Nino, che non aveva fatto altro che parlare dal momento in cui si erano incrociati. Le sue parole, però, suonavano mute alle orecchie dell'amico: anche lui aveva gli stessi pensieri di Marinette.

Il nemico che lui e Ladybug avevano affrontato il giorno prima era davvero forte, ed era una dei Teen Titans. Dotata già di poteri. La akuma di Papillon li aveva solo intensificati.

L'intervento dei Teen Titans era stato provvidenziale. Per poco, non perdeva la sua “milady”.

Era davvero grato a loro. Ed era contento di averli come alleati.

Ma lo sguardo che gli aveva dato Robin... indicava ben altro.

Erano ormai vicini al portone: notò subito Damian e Jaime.

Si ricordò della richiesta del padre: ingraziarsi il figlio di Bruce Wayne, per il bene del suo futuro.

Damian, però, non sembrava intenzionato a fare amicizia con lui.

Qualcuno lo avrebbe interpretato come complesso di superiorità, come quello di Chloé, ma Adrien non ne era convinto.

Forse, pensava, lui e Damian erano più simili di quanto entrambi credessero: dei ragazzi soli.

Nessuno, più di lui, sapeva cosa significasse essere soli, e avere solo la famiglia come compagnia.

Ad Adrien era stata offerta una possibilità per uscire da quell'aura di solitudine: anche Damian, quindi, poteva avere una possibilità.

E suo padre gli aveva già dato il permesso di invitarlo a casa sua, per qualunque necessità, soprattutto aiuto con i compiti. Doveva cogliere al volo quell'occasione: avrebbe finalmente trovato un modo per divenire davvero amico di Damian ed avrebbe soddisfatto la richiesta del padre.

-Ehi, Adrien, mi stai ascoltando?-

Nino gli scosse una spalla, tale da farlo quasi sobbalzare.

-Scusa, Nino, ho una cosa da fare.- si scusò Adrien, riprendendo l'equilibrio -Tu aspettami in classe.-

Corse verso i due ragazzi di Gotham, senza sentire la risposta.

Nino, in effetti, non obiettò, ma si insospettì. Damian e Jaime non erano a Parigi nemmeno da un giorno e Adrien dava l'impressione di voler passare più tempo con loro che con lui. Temeva avesse davvero preso la richiesta del padre come un impegno da rispettare a tutti i costi.

-Damian!-

Il citato sospirò di nuovo, fermandosi.

Fece a Jaime la stessa richiesta che Adrien aveva fatto a Nino.

Entrambi i figli di Bruce Wayne e di Gabriel Agreste erano uno di fronte all'altro, sulla soglia delle scale.

-Ascolta, mi spiace averti fatto una brutta impressione, ieri...- iniziò -Hai ragione, non sono bravo a stringere nuove amicizie. Scusami, mio padre mi sta quasi obbligando a fare amicizia con te, e questo mi ha reso nervoso. Ma non voglio che noi due diventiamo amici perché ce lo hanno ordinato i nostri padri. Se non vuoi diventare mio amico, lo capisco perfettamente. Ma deve essere una tua decisione, non un obbligo.-

Damian lo fissò in silenzio, ancora con sguardo serio. Poi, stranamente, sorrise.

-Caspita, ieri Raven ti ha davvero dato una bella batosta, per farti ragionare...- mormorò.

Gli aveva rivolto la parola. E senza frasi velenose o sguardi di sufficienza.

Adrien tirò un sospiro di sollievo.

“Wow. Buono come inizio.”

Si grattò dietro la nuca, ridacchiando, quasi imbarazzato.

-Beh, non è stato niente. Ci sono abituato. Pensa che è successo anche...-

Tacque. Ripensò alla frase che gli aveva rivolto Damian.

“Raven?” pensò “Come fa a sapere che...?”

Il sorriso che Damian aveva sul volto non era di cortesia.

Impallidì, quando lo realizzò.

-Aspetta, cosa hai detto...?!- disse, sottovoce.

-Hai capito benissimo... Chat Noir.-

Adrien sentì il proprio respiro bloccarsi in gola.

Persino Plagg, nascosto nella sua giacca, sgranò gli occhi.

Si guardò intorno: c'erano troppe persone.

Non si accorse, però, di Marinette, che, come al solito, lo fissava da lontano con aria sognante verso di lui e sospetta verso Damian: lui non era a Parigi da nemmeno un giorno ed aveva tutta la attenzione di Adrien, mentre lei, che lo conosceva da più tempo, solo brevi sguardi e timidi sorrisi.

Prese Damian per la felpa e lo trascinò nel bagno dei ragazzi.

Marinette si sarebbe lanciata all'inseguimento, se non fosse stata trattenuta da Alya.

Per fortuna, nei bagni, a quell'ora, non c'era nessuno.

-Come fai a dire che sono Chat Noir?!- esclamò Adrien, sgomento -Dove sono le prove?-

-Ti abbiamo piazzato una cimice, prima che te ne andassi.- spiegò Damian, freddo e calmo.

Adrien era sempre più pallido.

-“Abbiamo”...? Vuoi dire...?-

Damian annuì.

Aveva di nuovo il sorriso da persona intenta a pianificare un complotto.

-E per la cronaca, io sono Robin.-

Adrien comprese la somiglianza tra lo sguardo freddo di Robin e quello di Damian: erano la stessa persona. Lui cambiava personalità, quando si trasformava in Chat Noir, proprio per non far ricondurre a lui la sua identità di supereroe. E Chat Noir, in fondo, era la sua liberazione dalla vita da prigioniero che seguiva. Era normale voler liberare la personalità sarcastica e spensierata che teneva nascosta nel suo guscio di insicurezza e timori.

-E tutti quelli con cui sono venuto?- riprese Damian, tornando serio -Sono i supereroi che vi hanno aiutato contro Raven. Come puoi vedere, anche noi abbiamo le nostre identità segrete.-

Adrien aveva sempre pensato che un supereroe dovesse tenere segreta la propria identità, anche con altri supereroi. Forse c'erano altre leggi, in America, pensò.

Ma doveva sapere.

-Damian, perché mi stai rivelando tutto questo?-

Damian incrociò le braccia.

-Tu vuoi che noi due diventiamo amici, giusto?- ricordò, con il suo solito sguardo freddo -Io voglio potermi fidare di te. Per questo ti sto rivelando il mio più grande segreto, visto che, a quanto pare, passeremo del tempo insieme. E non solo come Robin e Chat Noir.-

Come gli aveva detto Nathalie, Damian avrebbe seguito la routine di Adrien, come d'accordo da Bruce Wayne e Gabriel Agreste, per far legare i propri figli.

Quindi anche a Damian era stato richiesto di fare amicizia con Adrien.

Adrien aveva dedotto la verità: lui e Damian erano davvero simili.

-Forse non sarà la fine del mondo.- commentò Damian, facendo spallucce -Voglio dire, sembri a posto. E sei bravo a combattere. Ma tieni ancora la guardia troppo esposta. Se vuoi, posso insegnarti qualche trucchetto. Sono bravo con qualunque arma.-

Avevano trovato un argomento in comune, un anello che li avrebbe congiunti.

Sarebbe stato interessante vederlo nelle lezioni di scherma, pensò Adrien.

-E tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. In famiglia siamo dei maestri a tenere i segreti. Ma tu devi impegnarti a mantenere il mio, o sarò costretto ad ucciderti.-

Non era diffidente, quindi. E non lo aveva in antipatia. Anche se gli aveva quasi minacciato di ucciderlo, se avesse rivelato la sua identità di supereroe.

Comunque, Adrien sorrise, sollevato. Ma terrorizzato, nello stesso momento.

-Certo, Damian, puoi fidarti di me.-

Damian si lasciò sfuggire un lieve sorriso. Entrambi i ragazzi strinsero le mani, in segno di patto.

-Bene, voglio fidarmi.-

Incurante delle conseguenze, Plagg decise di uscire dalla giacca di Adrien.

-Bene, bravo! Ti sei fatto scoprire da uno che è qui a Parigi da un giorno scarso!- rimproverò, incrociando le braccia -Tanto vale che esca fuori da qui e mi metta a ballare in mezzo al cortile, rivelando a tutti la mia esistenza!-

Damian aprì la bocca alla vista della creatura di fronte ai suoi occhi.

-Cos... cos'è questo affare?!-

-È il motivo per cui posso trasformarmi in Chat Noir.- mise le mani a conchiglia, facendo adagiare il kwami -Damian Wayne, ti presento Plagg, il kwami della distruzione.-

Era raro che Damian si stupisse. Ma quella creatura che gli stava volando intorno e lo stava scrutando con aria da censore era la cosa più strana che avesse mai visto. E a Gotham non mancavano le cose strane.

-Forse Adrien si fiderà di te, ma io no. E ricorda che ti tengo d'occhio!-

-Quindi i tuoi poteri vengono da questo coso?-

-Sì, e da questo anello.-

Il giorno precedente era nero, con l'impronta di una zampa di gatto sopra. Quel giorno era bianco.

-Davvero affascinante...-

Quindi anche Ladybug, alias Marinette, doveva avere un kwami.

Sapeva, inoltre, che i due supereroi non dovevano conoscere le identità segrete l'uno dell'altra.

Dunque, Damian e Jaime dovevano impegnarsi a non infrangere quel patto.

La giornata, per fortuna, passò in fretta.

Marinette, come ogni giorno, era contenta di essere tornata a casa.

Si abbandonò di nuovo sulla sedia del computer, sospirando.

-Ah, Tikki, se continuo così, rischio di avere una crisi di identità...- lamentò, appoggiando la testa sullo schienale della sedia -Con tutti i compiti che ci danno a scuola, potrei essere in grado di rivelare a tutti che sono Ladybug...-

-Non fare così, Marinette. Sono sicura che te la caverai.-

-Facile per te, Tikki...-

Qualcosa le scivolò dalla tasca della giacca, cadendo per terra.

Un fogliettino di carta.

Tikki vi volò sopra, curiosa.

Lo prese, porgendolo alla sua portatrice.

-Ti è caduto dalla tasca.-

Marinette si insospettì, ma era altrettanto curiosa.

-Strano, non ricordo di essermi messa fogliettini in tasca. Forse sarà uno scherzo di cattivo gusto di Chloé.-

Lo aprì.

So chi sei, Ladybug.”

No, non era da Chloé scrivere messaggi simili.

Ma non temere, nessuno di noi ti farà del male. Io sono Robin, mentre Reyes è Blue Beetle. E tutti gli altri arrivati da Gotham sono il resto dei Teen Titans. So che sei una ragazza di giudizio e non dirai a tutti di questo segreto, come noi non riveleremo il tuo.”

Marinette era rimasta con la bocca aperta, dallo stupore e dal timore.

Tikki dovette spingere da sotto il mento per chiuderla.

-Chi pensi ti abbia scritto quel messaggio?-

La vera domanda doveva essere: “Come hanno fatto a scoprire la tua identità segreta?”

La cimice era stata rimossa dalla giacca. Probabilmente quella mattina stessa.

In effetti, Marinette ricordò qualcosa avvenuto dopo la lezione di chimica.

Si era di nuovo scontrata con qualcuno, senza vedere dove andava.

Stavolta si era trattato di Damian.

-Scusa, Damian!- esclamò lei, imbarazzata -Non so cosa mi stia avvenendo in questi giorni. Sto dormendo poco e...-

-Non fa niente.- tagliò corto lui, sorridendo per un attimo.

Doveva essere stato lui, quindi, a darle quel fogliettino, usando l'impatto come scusa.

Per fortuna, nessuno, in classe, scoprì le cimici sulle giacche di Marinette ed Adrien. Damian era stato abile nel rimuoverle senza farsi scoprire.

La ragazza era sconvolta: fino ad allora, solo Maestro Fu sapeva della sua doppia identità. Ora lo sapeva un intero gruppo di persone. Che, però, condividevano lo stesso destino di lei e Chat Noir.

Li avevano salvati entrambi da Raven akumizzata e non si erano nemmeno presi il merito di aver salvato Parigi.

E Damian le aveva persino rivelato il proprio segreto.

Non dovevano essere, quindi, cattive persone. Neppure del tipo da rivelare segreti ai quattro venti.

Presto, Marinette avrebbe scoperto che poteva fidarsi dei supereroi di Gotham. E Tikki era della sua stessa opinione.

Il loro combattimento contro Raven akumizzata in Demone di Azarath fu solo la prima delle tante missioni che Ladybug e Chat Noir compirono con i Teen Titans.

L'avventura era appena iniziata.







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Note finali: "Perché Deathstroke?" vi chiederete. Semplice. E' figo, forte, ha un piano per qualsiasi cosa, è una specie di controparte (quasi) razionale di Papillon, e come lui, soffre a causa di una perdita. Senza escludere che non ha poteri strani, come altri nemici dei Teen Titans. Quindi, mi sembrava più alla portata della storia.
   
 
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