Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    25/10/2021    1 recensioni
Un possente muro di nebbia divide due regni completamente diversi. Da una parte Arendelle, governata dai sovrani Anna e Hans e dai loro figli, non crede nell'esistenza della magia della quale solo pochi cantastorie possono raccontare attraverso miti e leggende. Dall'altra il popolo dei Northuldri che vive in armonia con la natura, governata dalla guardiana Elsa, unica in grado di controllarla grazie ai propri poteri. La nebbia che li divide, però, sarà costretta a dissolversi per mettere così a conoscenza entrambi i regni dei profondi segreti che una volta li univano e a causa dei quali sono stati costretti a separarsi...dimenticando uno dell'esistenza dell'altro.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Kristoff
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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  • Riassunto…

Ciao a tutti! So bene di non aggiornare da parecchio tempo, motivo per cui vi scriverò qualche riga di riassunto in modo da collegarsi al meglio con il nuovo capitolo.
Anna ed Elsa sono due sorelle separate da diverso tempo che non conoscono la reciproca esistenza. Elsa, abbandonata alle cure dei Northuldri all’età di 8 anni, vive serenamente in armonia con gli amici, tra cui Kristoff e gli spiriti della natura. Elsa ricorda i propri genitori e sogna di poterli rincontrare ma, a causa di una magia dei Trolls ha dimenticato le proprie origini regali e l’esistenza di sua sorella minore Anna. I sovrani Iduna e Agnarr, infatti, furono costretti a separarsi da Elsa e a cancellare per sempre il suo ricordo da Arendelle, da sempre visto come il regno del protocollo e della potenza contrario alla magia. I genitori, quindi, accettarono di donare una nuova vita a Elsa in modo da evitarne l’uccisione a causa dei poteri magici e Iduna, grazie a un coprispalle magico, potrà ricordare per sempre della figlia e del dolore conseguente la sua perdita.
 Anna, la secondogenita, cresce come unica erede al trono di Arendelle e vive da sempre un rapporto di ansia e repulsione nei confronti delle regole che la vogliono vedere sposata e dedita all’etichetta. Durante il suo sedicesimo anno di vita, però, Anna incontrerà Hans un giovane ragazzo della medesima età che le confida le proprie difficoltà. Hans, infatti, rimasto orfano di madre durante il parto, viene cresciuto dal fratello maggiore Vincent che si aspetta da lui grandi risultati. Uniti dai sentimenti e da una storia comune, i due ragazzi cedono all’amore ingenuamente, concependo un bambino.
Anna, intimorita dalla gravidanza e dal giudizio dei parenti, non riesce a confidare il segreto ai genitori che partono per un viaggio in nave perdendo la vita. Anna, distrutta dalla notizia e senza nessun parente, si affida ad Hans, unico spiraglio di luce della propria vita, chiedendogli di sposarla e di governare il suo regno.
Qualche anno dopo Anna, Hans, il figlio maggiore Einar e la minore Leila di cinque anni, vivono la propria vita serenamente quando, ormai raggiunto il settimo compleanno, Einar è obbligato a partire per il campo d’addestramento. Pur contraria alla procedura e al dannato protocollo, Anna attende il rientro del figlio scontrandosi spesso con il cognato Vincent, vero sovrano della loro casa. Einar, durante una pausa dal servizio, torna a far visita al castello mostrandosi estremamente serio e spaventato. Anna, infatti, scopre le percosse e i lividi sul corpo del figlio e inizia ad alterarsi e imporsi per non farlo più tornare al campo.
Ed ora eccoci all’ultimo capitolo: Einar si riprende dalle proprie ferite e gioca tranquillamente con la sorellina. Anna e Hans cercano di riavvicinarsi nonostante le tensioni, confidandosi rispettive ansie e timori. Anna vorrebbe che il marito proibisse l’addestramento del figlio e rimpiange il primo incontro nel quale si erano promessi di vivere lontano dal protocollo e dagli obblighi di corte. Hans, da parte sua, risponde di non poter far niente avendo avuto anche lui l’obbligo, da piccolo, di ricevere l’addestramento. Il padre, infatti, soffre nel vedere il figlio picchiato e ricorda la volta in cui ricevette anche lui le percosse visto il suo allontanamento dal campo per giocare con due bambini biondi che vivevano nella foresta, rispettivamente Elsa e Kristoff. Il capitolo si conclude con l’ulteriore crisi di Einar che, mentre gioca con la sorella, finisce per spaventarsi della propria forza fisica che gli stavano insegnando ad utilizzare al campo.

 

CAPITOLO 9

DA OGGI IL DESTINO APPARTIENE A ME


Einar, dopo l’attacco di panico appena vissuto, riesce finalmente a rilassarsi abbandonandosi completamente alla cura materna. Anna continua a cullare il proprio bambino stringendolo forte a sé come a volerlo proteggere e racchiudere di nuovo nel proprio grembo, dove lo sentiva protetto e totalmente suo. Einar era stato la sua grande rivincita e l’unica forza in grado di tenerla in vita dopo la morte dei suoi genitori all’età di 16 anni. Einar era suo amico, suo figlio, suo confidente e sua fortezza nella quale si rifugiava nei momenti bui. Ora, vedere il proprio piccolo fragile schiacciato da un peso che non dovrebbe neppure conoscere, le fa sentire su di sé l’alito stagnante di quel passato che l’aveva costretta a crescere troppo in fretta e, improvvisamente, la responsabilità dell’essere madre le grava sulle spalle.

“Mamma…” chiede gentilmente Leila, avvicinandosi alla donna con rispetto, per nulla gelosa delle cure rivolte al fratello, nonostante i cinque anni d’età.

“Amore mio, scusami! Ti esce sangue dalla ferita! Ora andiamo a ripulirci d’accordo?” risponde dolcemente Anna, alzandosi in piedi e sostenendo tra le braccia il figlio addormentato.

“Vostra maestà, permetteteci di pensare alla bambina…” si propone una dama di compagnia, premurosa e rispettosa della regina.

“No, ai miei figli voglio badarci io” taglia corto Anna, porgendo una mano a Leila e caricandosi il peso di Einar sulla spalla.

“Ci consenta almeno di portare il principino a letto, il suo peso non giova alla sua schiena!” commenta ancora una governante, molto più seria delle colleghe visto il ruolo manageriale. Anna rimane nauseata, per l’ennesima volta, da quell’affermazione pressante. La regina non ne sapeva il motivo, ma dentro di sé percepiva di essere satura di tutta quella formalità eccessiva che controllava la sua vita dalla nascita.

“Mi spaccherei la schiena tutti i giorni per loro, pur di fare la madre!” conclude Anna con fermezza e austerità, mostrando un leggero ghigno di rabbia, per poi allontanarsi e dedicarsi ai propri bambini.

Dopo aver rimboccato le coperte al principino, Anna afferra di nuovo la mano della piccina per poi indirizzarla verso una tinozza d’acqua pulita.

“E ora, pensiamo solo a noi due va bene?” dice Anna con dolcezza, prendendo in braccio la bambina e posandola su una cassettiera, vicina alla fonte d’acqua.

La giovane mamma con gentilezza e tocco sensibile, comincia a ripulire il graffio di Leila stupita dalla maturità della bambina che non osa lamentarsi.

Anna solleva lo sguardo per poi specchiarsi negli occhi della sua piccola che ricambia il gesto.

“Che cosa è successo prima? Perché Einar si è comportato così?” chiede Anna, desiderosa di andare a fondo della vicenda.

“Non lo so, stavamo giocando a tiro alla fune e lui ad un certo punto ha tirato fortissimo facendomi cadere. È stato veloce e forte e anche lui si è spaventato. Io mi sono rialzata e quando ha visto il mio graffio si è guardato le mani e ha urlato” spiega dettagliatamente la piccola, mentre Anna le avvolge un panno attorno al taglio.

“Era spaventato della sua forza quindi?” chiede conferma nuovamente Anna, comprendendo la paura del figlio che, a causa del disumano addestramento, stava veramente rinforzando i propri muscoli.

“Sì, molto… ma io gli ho detto che doveva stare tranquillo!” risponde la piccina, intenzionata a non preoccupare la madre.

“Tu Leila non hai pianto?” chiede allora Anna, posizionandosi davanti a lei ed accarezzandole la gamba.

“No, perché sono forte anche io” dice la bambina con coraggio, gonfiando il petto e aggrottando le sopracciglia.

“Tu sei sempre stata una leonessa piccola mia” constata Anna, sfiorandole una guancia e contemplando quella meravigliosa gemma che aveva lottato molto per vivere.
 
Cinque anni prima…

Una giovane Anna di soli 18 anni sedeva a un tavolo insieme alle proprie cognate con cui era solita cenare ogni venerdì. La regina detestava quell’incontro perché entrava in contatto con il lusso e la mondanità di donne che trascorrevano le proprie giornate vivendo in modo dissoluto, abbandonandosi ai piaceri della vita.

Anna era diversa da ognuna di loro e non condivideva nulla con quelle pettegole. Anna era sempre stata umile, nonostante il titolo regale e si era sempre prodigata per il prossimo, donando tutto ciò che possiede a chi ne necessita.

“Anna, hai svolto l’immersione nella vasca di oli in questi giorni? Rigenera la pelle e ci sembri un po’ sciupata” commenta Katrina, la moglie di Ergus, quinto fratello di Hans.

“Non l’hai saputo?! Anna anche questo mese non ha rispettato i suoi compiti” si inserisce un’altra arpia, storcendo il naso verso la cognata.

Anna, nell’avvertire tale consueta affermazione, sente il corpo divamparle di calore e il cuore esploderle nel petto. Erano, infatti, esattamente due anni che insistevano su quel discorso e sulla sua inettitudine.

“Hai di nuovo le mestruazioni? Quando ti deciderai a rimanere incinta? Il regno necessita di un altro erede per confermare la discendenza!” la rimprovera Katrina, sbattendo un pugno sul tavolo.

“Se non rimani incinta significa che non soddisfi Hans. Ricordati Anna che il tuo compito in quanto moglie è quello di offrire piacere e ristoro a tuo marito e sovrano!” aggiunge la terza donna con voce stridula e fastidiosa.

“Il principe Einar ha quasi due anni d’età e tu non sei ancora gravida, nonostante il periodo di massima fertilità nel quale ti trovi. Bada bene Anna! Vedi di procreare, o verrai etichettata come infeconda e impura!” la etichetta nuovamente la moglie di Ellor, quarto fratello di Hans.

A sentire l’ennesimo rimprovero, Anna si alza immediatamente lasciando la stanza di corsa. La regina corre il più velocemente possibile, stanca di tutto quel peso e quello sguardo opprimente sulla propria vita. La regina accelera sempre di più, non badando alle lacrime che ormai offuscano i suoi occhi quando, improvvisamente, si imbatte in una persona che la stringe a sé.

“Anna! Cosa succede?! Dove stai andando?!” domanda Hans preoccupato, proteggendola tra le proprie braccia.

Anna si aggrappa agli abiti di lui, abbandonandosi a un singhiozzo liberatorio che soffocava da tempo.

“Le tue cognate! Dicono che sono impura, che non mi occupo di te! Dicono che sono indegna e sporca perché non rimango incinta!” si sfoga lei liberandosi dal fardello.

“Che cosa?! Perché non me l’hai detto?!” chiede lui scioccato, staccandola leggermente per osservarla in volto.

“Non volevo deluderti! Alla fine questo è un mio compito e non lo sto assumendo a quanto pare!” risponde Anna, dimostrando una debolezza fin troppo evidente che Hans vuole sistemare.

“Non osare mai più dire una cosa del genere Anna! Siamo sposati, ma siamo uguali! Se avessi saputo che tutte le notti vissute finora ti logoravano, avrei rinunciato alla carnalità per tutto il tempo necessario! D’ora in poi non incontrerai più le cognate e mi preoccuperò di ammonirle personalmente. Il bambino arriverà quando sarà il momento, abbiamo già avuto Einar in giovane età! La corsa alla discendenza non è del tutto vera!” la tranquillizza Hans, per poi baciarla dolcemente sulla guancia e stringerla di nuovo a sé.

Fu così che Leila venne al mondo, dopo due anni di stress e tentativi insensati che avevano traumatizzato Anna a causa di alcune assurdità inculcatole dalle cognate. Il parto della regina fu problematico e pericoloso: un vero e proprio incubo che la regina non riuscì a cancellare dalla mente ma che si tramutò in un miracolo.

“Re Hans, la regina non sta bene!” esclama un dottore chiamando il sovrano fuori dalla porta, allontanandosi dal letto di Anna per non preoccuparla.

“Che cosa intende?!” chiede Hans avvertendo il cuore in gola.

“La regina ha una brutta febbre e il bambino non è nella giusta posizione per uscire. Non sappiamo come fare! Speriamo che questo possa sforzarsi e girarsi nella maniera corretta o…” continua il dottore spaventato, inesperto sull’argomento a causa del periodo storico poco informato sulla questione. Il tasso di mortalità, infatti, era piuttosto elevato e ciò che il dottore stava per dire colpisce Hans al fianco scoperto.

“O… rischiano di morire entrambi” taglia corto il medico, per poi tornare operativo vicino ad Anna nella speranza di poter intervenire.

“Anna ti prego, tieni duro!” afferma Hans correndole appresso e apponendo del ghiaccio fresco sulla fronte sudata e bollente di lei.

“Andrà tutto bene, lei è forte” risponde Anna con una strana tranquillità che nessuno riesce a spiegarsi.

“Lei?” chiede il sovrano, non avendo le possibilità tecniche di scoprire il sesso dei nascituri.

“Sì… è una bambina. Stanotte ho visto mia madre in sogno e aveva in braccio la bambina” dice Anna con gli occhi semi aperti e un sorriso debole sulle labbra. I presenti, nel sentirle pronunciare tali parole, incolpano la febbre delle sue allucinazioni, per poi concentrarsi sul parto.

Ciò che successe, però, scioccò tutti i presenti perché bastò una sola spinta di Anna per permettere alla creatura di venire al mondo.

“Vostra maestà…è una bambina…per davvero!” comunica il dottore scioccato, osservando la piccola che aveva il volto estremamente arrossato e le braccine innalzate attorno al viso che l’aveva riparata dal cordone ombelicale che, nei continui movimenti, si stava per aggrovigliare al collo.

Anna ansimò e osservò la piccola che strillava con una potenza tale da invadere tutta la stanza e l’ambiente circostante.

“Leila, lei è Leila ed è la bambina più forte del mondo” dichiara Anna appoggiandola al seno, sconvolta positivamente da quella piccola forza della natura.

Presente…

Anna abbraccia la piccina seduta ancora sulla cassettiera, tenendola tra le sue braccia e permettendole di appoggiare la fulva testolina sulla sua spalla.

“Domani che ne dici di passare tutta la giornata insieme? Io, te ed Einar?” le propone la mamma, desiderosa di gustarsi pienamente i propri figli.

“Ma domani viene Johanna per farmi scrivere!” risponde Leila, consapevole degli innumerevoli obblighi di palazzo.

“Non ci andrai più piccola mia. D’ora in poi voglio occuparmi io di te e insegnarti la bellezza del mondo attraverso il gioco e il tempo insieme” dichiara la regina con forza, finalmente intenzionata a gestire la propria vita, impedendo a chiunque altro di decidere per lei.

Leila non può che sorridere estasiata, per poi stringere le proprie braccia al collo della mamma in segno di gratitudine. Anna accetta il gesto con dolcezza, chiudendo gli occhi e gustandosi il momento senza sapere che, nell’altra parte del castello, Vincent e Hans stavano portando via Einar.

Fuori dal castello, infatti, una carrozza era già pronta a ritirare il principino per continuare il suo addestramento.

“Padre, tu mi vuoi bene?” domanda Einar stringendo la mano di Hans, mentre Vincent saluta il tenente intento a scendere dal trasporto.

Hans, con le lacrime agli occhi, avverte un macigno colpirgli il cuore e quella manina che stringe nella propria, la vorrebbe incollare per non permettere più ad altre persone di toccargli la persona più importante della sua vita. Hans nega le lacrime cacciandole indietro, desideroso di nascondere la propria sofferenza al figlio per non intimorirlo.

“Einar, figlio mio… tu sei la cosa più bella della mia vita e ti prometto che non ti accadrà più nulla di male! Ho contattato il campo e non oseranno più trattarti in quel modo. Tu devi essere coraggioso e forte. Solo così diventerai un bravissimo re…sicuramente migliore di me” comunica Hans, inginocchiandosi di fronte al figlio, senza interrompere il contatto delle loro mani.

“Salutami tanto la mamma e Leila. So che soffriranno, ma non le ho volute salutare perché altrimenti piangerei…e non posso essere debole” aggiunge Einar afflitto dalla sua scelta generosa.

“Tu devi essere debole e puoi piangere quanto vuoi! Se questo è il tuo desiderio non ti ostacolerò, ricorda però di mantenere sempre l’animo buono e altruista che possiedi. Ti voglio bene figlio mio!” conclude poi Hans, aprendo le braccia al figlio che ci si fionda immediatamente, seppur con un atteggiamento composto.

“Ti voglio bene anche io, papà” risponde delicatamente Einar, assaporando uno dei pochi momenti affettuosi che viveva con il proprio genitore.

La notte cala velocemente su Arendelle e Anna, felice delle proprie scelte, si dirige verso la camera del figlio inconsapevole della sua assenza. La regina sorride e avverte su di sé una forza che non aveva mai utilizzato prima. Da quella sera, infatti, lei non sarebbe più stata debole e avrebbe comandato e gestito la propria vita con privata giurisdizione.

“Einar, come ti senti? Andiamo a cen…” si interrompe subito la sovrana, trovando il letto vuoto e già sistemato.

Probabilmente Einar si era alzato a leggere o a giocare senza dire nulla a nessuno, ma la cosa turba profondamente Anna che comincia ad ipotizzare quello che sperava non potesse più avvenire.

Impettita e irosa, Anna corre verso la sala dei commensali dove Hans e Vincent sono già seduti in attesa della cena.

Anna spalanca i maestosi portoni di legno con irruenza, noncurante dell’estremo rumore causato con tale gesto.

“Lui dov’è?!” urla lei con le vene in evidenza lungo il proprio collo.

Nessuna risposta.

“LUI DOV’È?!” insiste nuovamente lei, alzando ancora di più la voce in modo da renderla stridula, aggressiva e addirittura strozzata.

“Einar è stato rispedito al campo come richiesto dai tenenti, mia cara cognata” risponde Vincent puramente a suo agio con la situazione, inspirando profondamente il profumo del vino versato nel proprio calice.

“Senza farmelo salutare?! Io non volevo che partisse! Sono io sua madre!” esclama Anna su tutte le furie, colpendosi il petto con un pugno e facendo sobbalzare la propria voce a causa della violenza utilizzata.

“Ora smettila! Da quando sei diventata madre hai sempre voluto avere libertà di scelta sui tuoi figli e non esiste che sia così! Io ho cresciuto mio fratello senza alcuna figura femminile e nessuno può allontanare un uomo dal suo destino!” la rimprovera aspramente Vincent, alzandosi in piedi e appoggiando pesantemente le mani sul tavolo, tutto sotto lo sguardo assente di Hans che non riesce a riprendersi.

“E tu che cosa ne sai del destino di un bambino? Soprattutto dal momento che non hai nemmeno capito quale sia il tuo!” si limita a rispondere Anna stringendo i pugni, per poi allontanarsi dalla sala rifiutando la cena per dirigersi in altre stanze dopo la frecciatina lanciata al cognato che le faceva da tutore dalla morte dei genitori.

Hans, nel vedere la reazione della moglie, si alza in piedi di scatto correndole dietro continuando a chiamare il suo nome inutilmente. Hans percorre qualche corridoio per poi ansimare e bloccare con un braccio la ragazza che lo stava volutamente ignorando.

“Lasciami stare Hans” reagisce lei scrollandoselo di dosso. Lei così insicura e fragile non aveva mai rifiutato un suo tocco, un tocco che reputava capace di proteggerla. Ora, invece, aveva intenzione di imparare a prendersi cura di sé stessa e non cascare più nella trappola.

“Ho sempre saputo che eri un debole” si limita ad ammonirlo lei, schifata da quell’uomo infranto che non era riuscito a dissuadere il fratello e il regno dall’attaccamento all’etichetta.

Hans non riesce a ribattere, sentendosi pugnalato in pieno stomaco. Il sovrano guarda la propria moglie allontanarsi, consapevole che d’ora in avanti, avrebbe fatto molta fatica a riconquistarla.

Quella notte il castello si addormenta più presto del solito a causa del clima spiacevole appena creatosi. Anna, distrutta e furente per l’avvenimento, decide di passare la notte lontana da Hans, proprio nella camera del suo amato Einar.

Stringendo a sé un coprispalle della madre, la ragazza non riesce a prendere sonno, costantemente attraversata da sensazioni di terrore e pensieri terrificanti riguardanti il suo bambino.

Convinta di trascorrere la notte in bianco, la regina prende l’iniziativa di alzarsi e percorrere avanti e indietro quelle piccole mura che le ricordavano il figlio. Anna osserva le pareti azzurre, le lenzuola celesti, i libri di storia, le pietre preziose e una finestra particolarmente speciale dalla quale Einar osservava il cielo e i meravigliosi colori della natura che tanto amava. Anna si avvicina al piccolo spiraglio di luce per poi contemplare il riflesso della luna sul fiordo. È automatico il pensiero che subito le si cristallizza in mente: quel castello, quel regno, la stavano affossando e soffocando. Tutto le pare improvvisamente minuscolo e avverte una morsa al collo dalla quale risulta impossibile divincolarsi.

“Voglio riprendere in mano la mia vita” afferma con convinzione Anna, intenta a riguadagnarsi la propria libertà.

La regina attraversa i corridoi in punta di piedi, cercando di non svegliare nessuno. Giunta vicino ad una stanza ben nota, la ragazza vi entra dentro facendo il minimo rumore, per poi aprire un armadio e arraffare qualche indumento e provvista.

“Mamma, che cosa stai facendo?” chiede la piccola Leila strofinandosi gli occhi, svegliata dalla presenza materna.

“Alzati Leila, ce ne andiamo” risponde prontamente Anna chiudendo la robusta borsa in pelle e avvicinandosi al letto della piccola.

“Dove andiamo!?” domanda Leila incurvando le sopracciglia, stranita dalla proposta.

“Andiamo a riprenderci Einar!” risponde con fermezza Anna, decisa a compiere per la prima volta una delle sue più grandi autonome decisioni.
  
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