Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    27/10/2021    3 recensioni
Seokjin era l'ombra di se stesso dall'incidente. Un anno di terapia. Un anno di depressione clinica. Un anno in cui la sua personalità brillante e perennemente concentrata sul lato positivo della vita si era spenta come una candela, lasciando dietro di sé solo un fantasma che i suoi amici non riuscivano a riconoscere. Dall'incidente, la solitudine a cui il destino lo aveva sottoposto pesava su di lui più di quanto avrebbe potuto prevedere.
Yona aveva imparato sin da piccola a non credere nei legami a lungo termine. Quale significato aveva trovare la propria anima gemella? I suoi genitori avevano divorziato pur essendo fatti l'uno per l'altra e lei aveva una vita perfettamente felice pur non potendo congiungersi con la sua metà. Aveva imparato che la solitudine a cui il destino l'aveva sottoposta dalla nascita non le avrebbe impedito di diventare una persona completa.
Una scatenata insegnante di inglese, inguaribile nerd e sfegatata amante di musical dai discutibili metodi didattici, riuscirà a scuotere una persona così persa nella propria solitudine e a salvarla da se stessa?
SOULMATE AU
Quarto libro del JU
Questa storia fa parte di un universo integrato. Non è però necessario aver letto
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il suo donut, ancora intatto per metà, perse immediatamente la sua attenzione.

 

Jin sollevò lo sguardo e, inavvertitamente, schiuse le labbra. Non si aspettava lei. I passati insegnanti che aveva conosciuto erano solitamente almeno sulla quarantina, rigorosamente rinchiusi in cardigan sbiaditi o completi formali. Molto spesso occhialuti e con i capelli racchiusi in ordinate code o in gabbie di gel. Sapeva di avere un'idea un po' stereotipata della categoria. Un'idea scorretta, apparentemente.

 

Ma lei... lei era qualcosa di completamente nuovo. 

 

-Grazie per esservi radunati qui. Anche tu Namjoon-ssi. Io sono Park Yona, la vostra nuova insegnante di inglese. 

 

Jin osservò il modo in cui la donna, che non poteva essere sopra la trentina, condivideva un sorriso ampio e sicuro di sé con tutta la stanza. Un sorriso evidenziato dal rossetto bordeaux che le dipingeva elegantemente le labbra, accompagnato da marcati segni di eye-liner sulle palpebre che accentuavano il suo sguardo attento rendendolo simile a quello di un gatto. Il viso allungato, dal naso leggermente schiacciato e la carnagione dai toni caldi, era contornato da ciocche scure che andavano via via a sfumarsi in un blu elettrico nelle punte, che le raggiugnevano il petto. Esso era avvolto in un giubbotto nero da motociclista i cui risvolti erano ricoperti di borchie appuntite, similmente agli stivaletti che indossava, e sormontava una t-shirt corredante il disegno di un teschio nero su sfondo bianco. Il tutto era completato da dei pantaloni di pelle, che aderivano alle gambe longilinee della donna in maniera assai evidente. 

 

Seokjin era un gentiluomo. Lo era davvero, perciò, deglutendo, chiuse la bocca e riportò gli occhi sul viso della donna che, con sua grande sfortuna, aveva lo sguardo appoggiato su di lui. L'uomo, lavorando arduamente affinché il suo corpo non sussultasse per l'imbarazzo, sollevò il bicchiere di caffè davanti alla sua bocca mentre sentiva già la punta delle orecchie scaldarsi.

 

-Buongiorno sunbaenim- mormorò prima di immergere le labbra nel bordo di plastica e abbassare il capo. Seokjin percepì una breve pausa di silenzio e sperò che la donna non avesse ancora gli occhi su di lui mentre cercava di affogare la sua frustrazione nel caffè. 

 

-È un piacere conoscervi. Non so se per voi sarà lo stesso ma, alas, ormai siete miei prigionieri. Sfortunatamente per voi, non sarà considerato sequestro di persona se vi chiudo a chiave in questa stanza fino a che le lezioni non saranno finite perciò... buona fortuna- concluse lei, un sorriso canzonatorio dipinto sulle labbra.

 

E Jin sentì gli angoli della bocca sollevarsi verso l'alto. 

 

E quando se ne rese conto, abbassò lo sguardo al tavolo di legno con le sopracciglia corrugate. Negli ultimi tempi, non succedeva spesso che si ritrovasse a sorridere. Anzi, probabilmente poteva affermare che non succedeva mai. Non contavano quelle false risate che elargiva davanti alle telecamere perché lui stava bene e tutti dovevano pensare che fosse così. Non contavano quei mezzi sorrisi che riusciva a indossare per placare l'animo dei suoi amici, per convincerli che sì, per Dio, lui stava bene e no, non aveva bisogno di terapia o di psicofarmaci o di una seduta confessionale di gruppo.

 

Jin, deglutendo con difficoltà, riprese a sorseggiare il suo caffè mentre, con discrezione, riportava gli occhi sulla figura ancora in piedi davanti a lui.

 

-Dunque, per iniziare, vi risparmio di chiamarmi per cognome così non ci confonderemo con l'altro Park nella stanza- pronunciò la donna, lanciando un'occhiata a Jimin seduto accanto a lui che, con un sorriso timido, annuì.

 

-Per i più giovani, vi do il permesso di chiamarmi noona. Se non siete a vostro agio con questo onorifico, potrete chiamarmi semplicemente Yona o sunbaenim. Domande?- chiese la donna, sollevando le sopracciglia con le mani giunte. Quando Taehyung sollevò la mano, innocente come un bambino delle elementari, lei spostò prontamente i suoi occhi felini su di lui. 

 

-Sì? 

 

-Quanti anni hai, noona?

 

Seokjin dovette trattenersi con tutte le sue forze dallo sputare il caffè che aveva in bocca. Come il resto del gruppo, si voltò verso il ragazzo ignaro, fulminandolo con lo sguardo. Lui, guardandosi in giro con quegli occhi spalancati che lo facevano sembrare un cucciolo indifeso, piegò il capo in segno interrogativo. Prontamente, però, una mano atterrò sulla sua nuca dandogli un leggero schiaffo. 

 

-Sii rispettoso, Kim Taehyung- lo rimproverò Yoongi, il tono leggero ma allo stesso tempo ammonitore.

 

E Jin non ebbe neppure l'istinto di distogliere lo sguardo. Non ebbe l'istinto di ritrarsi e tornare a bere il suo caffè, ignorando il mondo intorno a sé. Non ebbe l'istinto di chiudere le orecchie per non sentire le voci dei suoi amici. Invece, rimase lì a fissare il suo dongsaeng, una piccata ramanzina pronta sulla punta della lingua. Come era solito fare un anno prima. 

 

-Ma ha detto di chiamarla noona! Volevo capire chi di noi può farlo, tutto qua!- replicò con voce lamentosa Taehyung, portandosi una mano dove era stato colpito e allungando le labbra in un broncio. La diretta interessata, per contro, scoppiò in una risata generosa. 

 

-È giusto, hai ragione. Ho ventotto anni, sono nata un paio di mesi prima di Yoongi-ssi perciò potrete chiamarmi tutti noona tranne...

 

L'uomo drizzò involontariamente la schiena quando lo sguardo felino della donna ricadde su di lui, un sorriso irriverente dipinto sul volto allungato. 

 

-... Seokjin-ssi. Potrai chiamarmi come ti pare- concluse lei, un sopracciglio sollevato e un'espressione giocosa sul viso. 

 

"Posso chiamarla come..." 

 

Jin annuì velocemente mentre sentiva la punta delle orecchie scaldarsi ancora di più sotto al peso del suo imbarazzo. Ma a cosa diavolo stava pensando? Sembrava che il suo cervello fosse stato temporaneamente chiuso per ferie e si stesse ritrovando a ragionare con qualsiasi altra parte del corpo. 

 

La donna fece per aprire nuovamente la bocca, quando un bussare lieve la bloccò. Voltandosi, invitò l'intruso a farsi avanti. 

 

E quando la porta si aprì per rivelare delle ciocche bionde, Jin ricacciò la testa in basso, contemplando la metà intatta di quel donut che non avrebbe terminato ma che avrebbe spiluccato solo per tenere le mani occupate, e sprofondò nuovamente in quel mondo di isolamento che era tanto crudele quanto confortante.

 

 

 

 

Gli occhi di Yona si appoggiarono sulla figura di una giovane donna occidentale, il viso rotondo e la pelle chiara accentuati dal verde dei suoi occhi. Lunghe onde dorate ricadevano su un corpo formoso ma avvolto in una salopette color terra di Siena e un maglione beige a collo alto. Con un sorriso lieve, la donna salutò la sconosciuta piegando leggermente il capo. 

 

-Chiedo scusa per aver interrotto- mormorò timidamente la ragazza, piegando il capo. 

 

Yona scosse la testa per indicarle che non c'era problema mentre contemplava il marcato accento che evidenziava il suo coreano. Un accento che le suonava piuttosto famigliare. Spostandosi per fare entrare la nuova arrivata, la vide sollevare la mano stringendo un cellulare e indossando una smorfia saccente sul viso, catturando l'attenzione di Yoongi. Il giovane dallo sguardo assonnato e il viso arrotondato in una forma che lo faceva buffamente sembrare un raviolo al vapore, si raddrizzò sulla sedia. 

 

-Ah... ecco cosa mi mancava stamattina- esclamò corrugando le sopracciglia mentre allungava il braccio per afferrare l'oggetto. Proprio quando le sue dita erano sul punto di sfiorarlo, però, la ragazza lo fece sparire nella larga tasca della sua salopette, infilando invece nella mano di lui un bicchiere fumante. Yoongi avvicinò la tazza al suo viso con una piega nelle sopracciglia che Yona avrebbe definito contrariata, se non fosse stato per la smorfia di esagerata commozione che si era dipinta sulla sua bocca. 

 

-Donna... ti hanno mai detto che dovrebbero farti santa? 

 

Yona studiò con crescente ilarità l'indifferenza nel viso della ragazza, che contemplò il giovane prendere il primo sorso di caffè prima di porgergli anche il cellulare. 

 

-Sì, sì, come dici tu. Vedi piuttosto di ricordarti dove lasci i tuoi dispositivi elettronici... o di accorgerti almeno di averli dimenticati- rispose piccatamente lei, prima di lasciarsi sfuggire un sorrisetto divertito. Poi, la ragazza si voltò verso Yona, ogni traccia di scherno completamente rimossa dal suo viso. 

 

-Chiedo scusa, non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Diana e sono l'anima gemella di quel disgraziato laggiù- affermò poi indicando con il capo Yoongi, intento a gustarsi il suo caffè con un'espressione beata.

 

-Ehi!- 

 

La donna, ignorando la debole protesta del giovane, mantenne la sua attenzione sulla ragazza allungando la mano con un sorriso caloroso. 

 

-You can call me Yona. (Puoi chiamarmi Yona) 

 

Diana, con un sorriso maggiormente accentuato annuì, rispondendo alla sua stretta di mano. 

 

-British?- (Sei inglese?) aggiunse poi la donna, piegando il capo con genuina curiosità in attesa della risposta. 

 

-I am. My dad comes from Italy, but I was born in London- (Lo sono. Mio padre viene dall'Italia ma io sono nata a Londra)  

 

Alla replica della giovane, Yona scosse il capo con soddisfazione. Non era difficile da riconoscere, d'altronde. L'accento inglese era solitamente assai marcato e arrotondava le parole coreane nella bocca di Diana in maniera buffa e piuttosto evidente. 

 

-That's very nice to hear. I will need your help in the future, if you don't mind- (Mi fa molto piacere saperlo. Avrò bisogno del tuo aiuto in futuro, se non ti dispiace) pronunciò allora la donna, risvegliando un cipiglio sorpreso negli occhi della più giovane. 

 

-Ok, it will be a- (Ok, sarà un-) 

 

La frase rimase sospesa a metà nell'aria. Tutti i presenti, infatti, voltarono la loro attenzione verso la porta, da cui si udiva provenire un lungo e lamentoso richiamo.

 

-Diiiiiiiiiiiiiiidiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! 

 

Yona sollevò un sopracciglio incuriosita, quando improvvisamente nella stanza fece il suo ingresso un fulmine che si scaraventò contro Diana, appendendosi alla sua salopette e facendola oscillare per la forza dell'impatto. Quando la donna, con gli occhi spalancati, abbassò lo sguardo sul nuovo oggetto di disturbo, vide una ragazza con una folta chioma di capelli ricci e la carnagione scura come il cioccolato. Il suo piccolo corpo, che arrivava a raggiungere appena la spalla della giovane bionda, era addolcito da un abito bordeaux ricoperto di piccoli pois, sormontato da una largo cardigan color panna che si accumulava ai palmi delle mani e la copriva fino a metà coscia. 

 

-Didiiiiiii non mi lasciare indietro!- proruppe l'intrusa con un broncio contrariato sulle labbra, mentre con le braccia stritolava la vita della ragazza. Questa, sopprimendo una risata divertita, accarezzò la testa riccioluta della giovane. 

 

-Scusa, hai ragione. 

 

La più piccola sollevò il viso per guardare Diana con quello che doveva essere un cipiglio di rimprovero ma che  risultò solo una versione ancora più adorabile del broncio che già indossava. 

 

-Hai le gambe troppo lunghe- replicò risentita. 

 

-E per me niente caffè?

 

Yona si voltò verso Taehyung, il secondo più giovane nel suo gruppo di studenti in base a quello che aveva scoperto, che fissava la nuova arrivata come un cucciolo che implora il padrone in cerca di cibo. Lei, però, non parve cadere vittima del suo stratagemma, arrovellando le sopracciglia mentre lo guardava. 

 

-No. Per te niente- borbottò lei prima di cacciare fuori la lingua e rivolgersi al ragazzo, il quale si ritrasse con un'espressione eccessivamente drammatica. 

 

-Perché?- chiese lui, la voce baritonale che lo contraddistingueva così distintamente sollevata in un acuto infantile. 

 

-Perché hai finito i miei cereali preferiti a colazione! 

 

-Bambini, per favore, non litigate. 

 

I due interessati si voltarono con una smorfia contrariata verso Yoongi che, dopo aver lanciato la frase carica di ironia, aveva ripreso a sorseggiare soddisfatto la sua bevanda. Per un istante, lo sguardo di Yona scivolò lungo il resto del tavolo in una silenziosa contemplazione dei presenti. Mentre la maggior parte osservavano la scena con sguardi divertiti, la sua attenzione fu attirata dall'unico viso rivolto verso il basso, concentrato su un donut che faceva finta di mangiare e adombrato dal ciuffo scuro che vi cadeva davanti, coprendolo e isolandolo dal mondo come una cortina. 

 

-Ah giusto! 

 

La donna, distogliendo velocemente lo sguardo, riportò i suoi occhi sulla piccola ragazza ancora appesa a Diana. 

 

-Scusa per l'interruzione, sunbaenim. Io suo Estella- pronunciò, piegandosi in un inchino nella sua direzione. La donna poté notare come l'accento presente nella sua pronuncia fosse assai diverso da quello di Diana. A tratti ingentiliva le s, mentre talvolta le evidenziava maggiormente, ma sopratutto cavalcava le erre con la determinazione tipica delle lingue latine. 

 

-Yona, piacere- rispose semplicemente, rivolgendo un lieve sorriso verso la giovane dalla pelle scura. Poi, voltandosi verso il tavolo dove i ragazzi sedevano, indicò con il capo Taehyung prima di aggiungere: 

 

-E immagino che tu sia...

 

Estella, annuendo, sospirò con fin troppo vigore. 

 

-La sua anima gemella. 

 

Un verso di protesta si udì provenire dal ragazzo.

 

-Come sei cattiva...

 

Sorridendo tra sé e sé, Yona non poté che constatare che effettivamente sembravano fatti l'una per l'altra, quei due. In un modo diametralmente speculare, parevano essere due immagini identiche. 

 

-Bene, adesso direi che è giunto il momento di togliere il disturbo. Scusa ancora sunbaenim e... good luck. I hope you can succeed where I have failed- (... buona fortuna. Spero che tu possa avere successo dove io ho fallito) 

 

Rivolgendo un sorriso sornione alla giovane bionda, la donna sollevò un sopracciglio. 

 

-I am determined I can do it. And if I can't... I'll use the whip (Sono determinata nel riuscire. E se non ce la farò... userò la frusta) 

 

Strappando una risata alle due giovani, le salutò con un gesto della mano prima di voltarsi al suono della porta che si chiudeva. Sospirando appena, riportò la sua attenzione ai sette ragazzi che la fissavano con un misto di aspettazione e timore. Allora, estraendo dalla sua borsa un mazzo di fogli e sollevandolo in aria, si diresse verso il tavolo. 

 

-Bene, che inizi la tortura.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

Che dire.... il nostro Jin è già cotto a puntino (per chi ascolta anche la canzone, ovviamente la parte maschile è Yona e quella femminile è Jin XD perché la nostra marpiona lo ha già sedotto con il suo fare suadente 👀😏). E come precedentemente annunciato (diciamocelo, ve lo aspettavate già immagino) incontriamo di nuovo la nostra piccola Diana che qui finalmente la vita di coppia con Yoongi 🥺 sinceramente ero già emozionata solo a scrivere questa scena, che ancora non è nulla. Ma sono semplicemente così felice di scriverli felici e insieme 😭 e non temete che avrete modo di vedere molto di più in futuro, anche il loro primo incontro in questo mondo. Saranno la seconda coppia più importante di questa storia quindi lo screen time non mancherà! E per quanto riguarda Estella.... eh, dovrete scoprirla da capo 🤪 vi avverto già però che è la mia piccola scricciola perciò chi me la tocca dovrà vedersela con me. 

 

E per ora questo è tutto! Alla prossima con altre scoperte! E come al solito vi lascio le tradizioni delle parole coreane usate. 

 

Sunbaenim: onorifico del linguaggio formale usato per riferirsi a insegnanti o a persone superiori a noi nel nostro stesso ambiente lavorativo.

 

Dongsaeng: onorifico del linguaggio informale usato per riferirsi a persone più giovani con cui si ha uno stretto rapporto.

   
 
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