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Autore: Spensieratezza    29/10/2021    2 recensioni
Questa storia fa parte della serie fiaba oscura
Entrare in un negozio di giocattoli e sentire di tornare un pò bambini. Un giocattolaio che ti fa sentire le farfalle allo stomaco come quando eri adolescente. 
Jael e Jared, due gemelli separati che scoppiano di gioia quando si ritrovano, ma il destino ha in servo altre sorprese, altri doppelgangher, altri misteri!
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Jim Beaver, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fiaba oscura/ serie dei gemelli '
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A Jensen piaceva andare in giro per negozi, soprattutto durante le feste d’inverno.

Passeggiava con i suoi guanti, la sua sciarpa bianca, il suo cappello e comprava qualcosa. Spesso si trattava di regali che doveva fare a parenti e amici.

Quel giorno, faceva fresco, ma non al punto da soffrirne. Il suo cappotto lo teneva bene al caldo e decise quindi di passare per un negozio di giocattoli in cui non era mai entrato, ma che ogni volta che passava dal centro, si fermava a guardarlo.

Sembravano uno di quei negozi della Chicco, di una volta.

In fondo non aveva niente da fare. Chissà, magari avrebbe potuto rimediare qualche giocattolo di Natale, per qualche suo amico.
 


Appena entrò nel negozio, una campanella attaccata alla porta, segnalò il suo ingresso.

“Uhh. La campanella. Accidenti, fa così demodè.

  Ma la campanella non era l’unica cosa demodè di quel luogo. Infatti, appena Jensen guardò davanti a sé, vide un lungo corridoio, pieno di  numerosi scaffali bianchi e giocattoli. La luce era luminosissima, ma non in senso spiacevole. Il pavimento era in ceramica blu. Tutto attorno si sentiva un buon profumo che non riusciva a definire bene, ma sembrava un profumo di buono.  Un misto di dolcezza di giocattoli e di profumo di libri per favole.

Jensen decise di fare una visita al negozio per curiosare meglio. Rimase stupito quando scovò una stanzetta in cui, dei bambini molto piccoli, di massimo quattro o cinque anni, erano seduti su delle buffe sedioline di plastica colorata a guardare i cartoni animati alla tivù.

Jensen rimase incantato a fissare quella stanza, quei bambini, quella televisione. Ma certo. Anche lui da piccolo veniva portato da sua madre e lasciato a guardare i cartoni animati in una stanzetta come quella. Che coincidenza.

 

Poco più in là, vide che c’erano i libri per le favole. Non libricini, ma poderosi libri, dalle rilegature fiabesche e colorate.

E poi giocattoli. Cicciobello, barbie. Non del tipo che si comprano adesso, ma del tipo che facevano impazzire Jensen da bambino. Proprio lì vicino c’era una grande carrozza rosa di barbie.

 

“Se ha bisogno d’aiuto, chieda pure.” Disse una voce.

Jensen si voltò a fissarlo. Era un ragazzo moro, dai capelli ondulati, gli occhi verdi brillanti e un sorriso che avrebbe fatto sciogliere i ghiacciai.

Fece appena in tempo a vederlo, che scomparve dai reparti.



“Ma che..” aveva sempre trovato terribilmente fastidioso il modo in cui i commessi lo infastivano, facendo pressione affinchè comprasse qualcosa. Quel ragazzo invece, gli aveva offerto il suo aiuto, senza infastidirlo. E sì che da lui si sarebbe lasciato infastidire eccome.

Sentendosi quasi uno stalker, lo cercò, per trovarlo poco più in là che stava sistemando dei puzzle su uno scaffale. Sempre con lo stesso dannato sorriso.


“Chiedo scusa..” disse Jensen.



Il ragazzo si distrasse, guardandolo e questo fece in modo che mancò la presa che stava tenendo sul puzzle che stava sistemando, che scivolò e fece crollare anche quelli che erano già sopra, proprio davanti a lui.

 

Jensen guardò quello che aveva combinato, desiderando di non essere un perfetto imbecille dalla nascita.

“Mi dispiace tanto. È colpa mia. Lasci che l’aiuto.”

“Non si preoccupi, non è niente.”

“Insisto. Le ho fatto cadere tutto.” Disse Jensen aiutandolo a raccogliere i puzzle.





POV JARED

Un ragazzo bello come un Dio.
Il fisico possente che si intravedeva lo stesso dal giubbotto invernale, i capelli…quel viso!

“Se ha bisogno d’aiuto, chieda pure.” Disse una voce.
Gli faccio un gran sorriso. A dire la verità, non volevo davvero farlo. Non bisognerebbe sorridere in quel modo così a qualcuno, a uno sconosciuto.
Ma mi è venuto naturale…voglio dire..quando vedi due paia di occhi così..non puoi fare a meno di sorridere.
Non riesco a credere che un adone così, sceso direttamente dal Monte Olimpo, sia entrato nel mio negozio.
Mi aiuta addirittura a rimettere a posto gli scatoloni che ho lasciato cadere. Chi l’avrebbe fatto?
Oddio forse tutti..o forse no. Ma lo fa lui e fa tutta la differenza del mondo.


Mentre anche l’ultimo scatolone era stato messo a posto, Jensen si chiese come mai quel commesso non lo stava guardando con lo tipico sguardo di chi di solito vorrebbe incendiare un impiastro.

“É la prima volta che mette piede in questo negozio?” chiese Jared sorridendogli.

“Cos..? Oh, sì, si nota tanto?” disse Jensen, imbarazzato.

“Beh, un pochino. Se mi permette, ha l’aria meravigliata di chi si trova davanti qualcosa che non si aspettava. Spero la sorpresa sia comunque gradevole.”

“È assolutamente gradevole.” Disse Jensen, con gli occhi sgranati. “Questo posto sembra..insomma..fuori dal tempo. Ed è un complimento, ovviamente.”

Jared sorrise a quelle parole.

“Amo questo posto. Mi piace starci. Per me non è solo un negozio di giocattoli.”

“E che cos’è?” chiese Jensen curioso.

“Per me è…non so come spiegare.. quello che io volevo ci fosse qui dentro.”


Jensen aprì un po’ di più gli occhi.

“È il proprietario? Io credevo..”

“Oh, oh, no..” disse Jared ridendo. “Sono solo un commesso, ma il padrone, il signor Bobby, mi ha permesso di consigliarlo, di decidere come volevo che fosse. Le luci, i colori, persino i giocattoli, la posizione degli scaffali. Siamo entrambi d’accordo sul fatto che l’infanzia dovrebbe essere sorella della fanciullezza e la fanciullezza non sono solo i giochi, ma è il fanciullino di Pascoli. È l’innocenza e la fantasia. È una sensazione. È il batticuore. I giochi di oggi sono freddi, senza emozioni. Noi prediligiamo i bambolotti di una volta. Abbiamo una stanzetta della tivù dove i bambini vengono intrattenuti con cartoni ormai fuori epoca. Oddio, ma io sto parlando troppo. Mi scusi. Mi succede quando parlo di questo..”

“Spero non con chiunque.” Disse Jensen, sorridendo affascinato al ragazzo.

“Beh, sarebbe grave..voglio dire..posso aiutarla a scegliere un giocattolo, allora?”

Jensen comprò dei giocattoli molto carini, insieme ad alcune bambole molto retrò e con dei vestitini d’epoca.

“Ottima scelta, davvero.” Disse Jared. “Davvero un’ottima scelta, hai dei bei gusti.”

“Dici così a tutti i clienti che passano di qui?” gli chiese Jensen, ammiccando.

“Oh, no, solo a quelli più affascinanti e pieni di charme.” Disse Jared, ma subito distolse lo sguardo, appena vide gli occhi di Jensen ingrandirsi sorpresi.

“Jared…Padalecki…sta per caso flirtando con me? Sul lavoro?” gli chiese, dopo aver letto bene la targhetta del suo nome, appuntata sulla sua camicia verde.

“E se anche fosse?” sussurrò Jared, senza guardarlo negli occhi. Una serietà che spiazzò entrambi, infatti il più giovane sembrò pensare di averla fatta davvero grossa.

“Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. I-io…se mi dai i giocattoli, li passo alla cassa.” disse Jared, allargando le mani.

Jensen rimase talmente spiazzato che per un po’ non disse una parola.
 




Solo quando Jared andò alla cassa per segnare i prezzi, la voce di Jensen lo fece sussultare e smise di digitare.

“Perché un ragazzo così carino che flirta con me, dovrebbe mettermi in imbarazzo? Al massimo, mi sentirei lusingato.”

Aveva parlato ad alta voce!

Jared si paralizzò e guardò il tavolo per diversi secondi. Jensen credette che fossa arrossito.

È così adorabile pensò sorridendo.
 


L'adone l'aveva detto davvero ad alta voce!

Jared si paralizzò e guardò il tavolo per diversi secondi. Jensen credette che fossa arrossito.
Non devo…non devo cedere..quest’emozione che sento dentro..sì, è un ragazzo molto..molto..molto bello..ma..mio fratello ha bisogno di me, devo concentrare su di lui tutte le mie energie. Non posso permettermi distrazioni.

Dio..non dovevo alzare lo sguardo su di lui. Che occhi. Il pensiero di non rivederlo più mi fa…sentire male. Le gambe mi cedono.
“Io..ho perso il conto..scusa..” disse Jared, massaggiandosi le palpedre, cercando di ricordarsi come si addizionavano i numeri. Invano. il cervello gli aveva detto ciao ciao.
“Lo so. Merito del mio charme.” Disse Jensen.

Jared ridacchiò. “Non capisco se stai davvero flirtando o stai solo giocando”

“Penso lo stesso di te.” Disse Jensen serio.
 
Per qualche attimo i due ragazzi si fissarono e studiarono.



A rompere l’imbarazzo, ci pensò Jensen.
 
“L’orsacchiotto bianco che c’è in vetrina..è molto bello. È in vendita?” gli chiese.

Jared restò zitto per qualche secondo, poi disse: “Sssss-sì.”

Sembrava averci messo molto per dire quel sì molto titubante. A Jensen non svanì quel dettaglio.

“Sì o non ne sei tanto sicuro?”

“Diciamo di sì, ma non ne sono molto sicuro. Che dovrebbe essere venduto, intendo.” Disse Jared, guardando il tavolo, lieto di cambiare discorso, ma aveva un sorriso triste.

“Perché? Ha un valore affettivo per te?” gli chiese Jensen.
 
 
Jared lo guardò basito, a bocca aperta. Come riusciva quello sconosciuto a…



“Come ci riesci?” gli chiese.

“A essere così pieno di charme?”

“A leggermi così dentro. Sono uno sconosciuto per te, eppure sembra che tu sappia esattamente cosa mi passa per la testa.”

“Sono lieto di avere questo privilegio.”

Jared sembrò indeciso se fosse un privilegio o no.

“Allora? La risposta alla mia domanda?” chiese curioso.

“Io non so se..è una cosa sciocca. Lascia perdere.”

“Ora mi hai incuriosito, quindi mi dispiace, ma non posso farlo.”
 
Jared sospirò ma sorrise, davanti a quella dolce tenacia.

“Quando ero piccolo, ho sempre desiderato un orsacchiotto gigante come questo, ma non l’ho mai avuto. Ora il fato ha voluto che venissi in questo negozio e ce ne fosse proprio uno, qui, quindi..insomma..a dire la verità, non so come concludere il discorso.” Disse Jared.

“Mmm..perchè non lo compri te?”

Jared ridacchiò. “Stai scherzando, vero?”

“Perché no? Ognuno con i suoi soldi, fa quello che vuole!”

“Io qui lavoro! Non sarebbe..professionale. E sarebbe ingiusto verso magari una madre che vorrebbe fare questo regalo al suo bambino e poi non posso proprio. Mi sentirei in colpa..e cosa racconterei al mio capo?”

“Amico, mi sa che ti fai troppi problemi. Dovresti semplicemente avere il coraggio di fare quello che ti piace e che desideri.”
 
“Ok..mmmm..allora tu usciresti con me?”

Jensen lo fissò a bocca aperta come un baccalà.

“Visto? Non è così semplice alle volte avere quello che si vuole.”

“P-potrebbe non essere così semplice, perché magari il suddetto potrebbe volere chiedere la stessa cosa a te, in questo caso.” Lo provocò Jensen.

“E un altro bambino potrebbe volere questo orsacchiotto.” Si ostinò Jared, sorridendo.

“Accidenti, faccia angelica, ma voce diavolesca. C’è mai qualcuno che la spunta con te?”

“C’è mai una volta che finisci un discorso senza paragonarti a qualcuno?” lo provocò a sua volta Jared.
 
Jensen si leccò il labbro e ribattè.

“Qualcun altro che fosse stato così straffottente, l’avrei mangiato, ma tu sei carino. È questa la cosa che mi spiazza.”

“Potrebbe non dispiacermi in fondo, essere mangiato.”

“Mmmm..e sei anche un falso timido. Ci sono troppe cose che non so ancora di te, non è vero?”

“Non ne hai idea..”

“Vorrà dire che mi toccherà tornare, ma cercherò di non fare troppa fatica.” Disse Jensen con fare finto angoscioso, facendolo ridere.
 


Prima che andò via, dopo aver finalmente pagato, venne richiamato dolcemente da Jared. Serio, stavolta.

“Jensen..”

“Sì..?” gli chiese lui, tenendo ancora in mano i regali che aveva fatto impacchettare da Jared stesso

“Se verrai davvero ancora…volevo avvisarti che il mio turno è dalle 12:30 fino alle 18:30. Prima non ci sono.”

Jensen guardò l’orologio appeso al muro. Erano le 18:00.

"Ti andrebbe di bere qualcosa, dopo?"

Jared lo guardò sorpreso, ma con gli occhi che luccicavano. Jensen era convinto che gli avrebbe dato buca. Invece rispose: "Sì, mi piacerebbe molto."

Jensen andò via contento. La cosa che più apprezzava di questo ragazzo, è che aveva semplicemente accettato. Nessuna scusa, nessun "Sono impegnato, sono stanco, o, devo lavarmi." Lui finito il turno di lavoro, aveva comunque voglia di bere qualcosa con lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: e finalmente arriviamo anche a JENSEN, ovvero l'altro Jensen! 
Voglio precisare anche qui che ho cancellato la storia "Il giocattolaio" ma niente panico! Ho inglobato la storia qui, cioè a partire da questo capitolo, visto che tenere due storie separate, stava causando un casino immane tra passato e presente e non si capiva più niente.

link se l'immagine non dovesse più vedersi

https://lily19888.tumblr.com/post/169344165867 br /> br /> Questi nuovi Jared e Jehsen hanno 22 anni
   
 
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