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Autore: My Pride    29/10/2021    0 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Just a child Titolo: Just a child
Autore: My Pride
Fandom: Batman Reborn
Tipologia: One-shot [ 1343 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Richard John Grayson

Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Malinconico

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
Writeptember: 2. X non si fida || 4. Blocco
Solo i fiori sanno: 30. Ortensia: distacco e freddezza


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Robin aveva cominciato a respirare pesantemente, le pupille dilatate al di sotto della maschera che indossava e la spada che sembrava troppo grande nelle mani di un bambino.
    Fissava quel corpo come se non lo vedesse davvero, il fiato bloccato in gola come un urlo senza voce: la figura rannicchiata di quel bambino completamente sporco di sangue si impresse a fuoco nelle sue retine e lo bloccò in un momento di stasi, incapace di muovere un singolo muscolo come se fosse stato congelato lì sul posto. Poteva avere poco più di otto, nove anni. L'avevano picchiato talmente forte da avergli rotto un braccio, la testa spaccata proprio all'altezza dell'osso parietale; sembrava fosse stato colpito con un grosso martello, il liquido scuro di sangue e materia cerebrale colava ancora pigramente dalla ferita e luccicava alla fredda luce dei lampioni.
    Se avessero fatto a modo suo, quel bambino non sarebbe morto. Se Grayson - l'usurpatore, il falso Batman, quell'uomo che cercava di guadagnarsi inutilmente la sua fiducia - non fosse stato così ottuso e gli avesse permesso di uccidere quella feccia che aveva avuto il coraggio di farsi chiamare padre, quel bambino senza nome non sarebbe stato gettato in un vicolo come spazzatura.
    La mano di Robin tremò, quasi si lasciò sfuggire la spada; come l'ombra che era stato addestrato ad essere, parve diventare una cosa sola con la notte che inghiottiva la città, il cuore in tumulto per ciò che i suoi giovani occhi stavano osservando. Non era il primo cadavere che vedeva, aveva ucciso molti uomini e le sue mani erano sporche di talmente tanto sangue da bastare per una vita intera. Ma quello che stava guardando era solo un bambino. Un bambino che si era fidato delle persone sbagliate, un bambino che aveva creduto in un padre che non l'aveva mai amato e che, alla fine, l'aveva ridotto in quelle condizioni e lasciato a marcire nel puzzo di piscio e putridume che inzozzava quel vicolo.
    «...Robin».
    La voce di Batman - con che diritto quel fenomeno da baraccone si faceva chiamare così?! - lo coprì come una cappa distorta, ferendogli le orecchie abituatesi al silenzio della morte. Strinse gli occhi al di sotto della maschera, si morse il labbro; si voltò talmente in fretta verso di lui che il mantello svolazzò in un lampo giallo, impigliandosi fra le sue cosce mentre un braccio indicava il cadavere dietro di sé.
    «La tua patetica imitazione di Batman ha portato a questo!» urlò, la sua stridula voce bambinesca risuonò come vetro infranto in quel vicolo puzzolente di morte.
    Batman lo fissò al di sotto del cappuccio, la mascella serrata e la tensione che si accumulava sulle sue spalle. «Calmati», cercò di farlo ragionare, ma era un bambino. Un bambino testardo quasi quanto l'uomo di cui lui indossava il mantello come se fosse un sudario.
    «Non dirmi cosa devo fare! Non sei mio padre!»
    «No. Non lo sono». Il tono dell'uomo era caldo e composto, lontano da quello che chiunque si sarebbe aspettato da chi portava il cappuccio del pipistrello. «Ma calmati. Fai un respiro profondo. Va tutto bene».
    «Come puoi dire che va bene?!»
    «Damian... ascoltami».
    «Non osare pronunciare il mio nome!» esclamò il bambino, rinserrando la presa sull'elsa della sua spada prima di gettarsi all'attacco; la lama si mosse come un'estensione del suo braccio e mirò dritto al petto, desideroso di conficcarla nel cuore di quell'usurpatore di suo padre.
Non meritava quel manto, non si fidava di lui; poteva uccidere chiunque sarebbe diventato un ostacolo per lui, ne aveva il pieno diritto, in quanto figlio di Batman ed erede degli Al Ghul. Le parole di sua madre gli rimbombavano nella testa e gli avvelenavano l'anima, guidando la sua arma con la ferma intenzione di squarciare il petto dell'uomo che aveva davanti.
    Robin urlò qualcosa, parole che alle sue stesse orecchie suonarono incomprensibili, mentre quel falso Batman provava ancora a farlo ragionare inutilmente, innervosendolo ancora di più. Come osava non prenderlo sul serio? Perché lo trattava con la condiscendenza di un bambino? Lui non era un bambino! Era colui che i servitori della Lega chiamavano Ibn al Xu'ffasch in tono di referenziale timore, era la futura Testa del Demone e il governatore del mondo, non uno stupido moccioso morto in un... cadde con gli occhi rovesciati all'indietro, e Dick fu svelto ad afferrarlo, sentendolo accasciarsi fra le sue braccia mentre respirava pesantemente.
    «Sta bene, padron Richard?»
    Alfred, che era accorso accorato in soggiorno, lo osservò con sguardo stralunato, ma Richard si limitò ad annuire. Il sangue colava pigramente dal suo braccio da un taglio che Damian era riuscito a portare a segno, ma non se ne curò.
    «Solo un colpo di striscio. Chi sta peggio è il piccoletto», affermò, issandosi in piedi nell'accoccolarsi il corpo minuto di Damian contro il proprio petto. «La febbre è peggiorata, stava delirando». Gli scostò qualche ciocca di capelli dalla fronte sudata. «Sarà meglio che lo riporti a letto».
    «Credo anch'io. Dopo mi occuperò della sua ferita», replicò Alfred in tono condiscendente, seguendolo con lo sguardo.
    Seppur con passi malfermi, Richard aveva cominciato a dirigersi verso le grandi scalinate e a salirle con quanta più attenzione possibile, trasportando il corpo di Damian come se si fosse trattato di un oggetto prezioso; in un silenzio rotto solo dal respiro pesante del bambino e di tanto in tanto da qualche suo lamento, aveva raggiunto la sua stanza, adagiandolo piano sul materasso prima di di rimboccargli le coperte.
Lunghi ansiti sfuggivano dalle sue labbra screpolate e la medicazione che aveva alla tempia sinistra si era sporcata di nuovo, così come le bende che aveva sulle braccia; si era agitato a tal punto che aveva fatto riaprire le ferite, ed era un miracolo che fosse riuscito a muoversi così tanto con la fasciatura alle costole che aveva.
    «Alfred... sto sbagliando tutto?» chiese ad un certo punto, richiamando su di sé la curiosa attenzione del maggiordomo, entrato in camera proprio in quel momento con un kit di pronto soccorso.
    «Cosa intende, padron Richard?»
    Dick sospirò pesantemente. «Con Damian», si spiegò. «Dovrei proteggerlo, non metterlo in pericolo. Per quanto sia stato addestrato, brutalizzato e indottrinato dalla Lega a credere di dover essere infallibile... sono io l'adulto della situazione, qui», si passò una mano fra i capelli, frustrato. «Ha ragione, non sono suo padre... ma ciò non toglie che non dovrei farlo saltellare fra i tetti in rosso e verde e oro. Dovrei tenerlo al sicuro».
    «Anche se provasse a metterlo in panchina, sa bene che uscirebbe senza il suo consenso», disse il maggiordomo, poggiandogli una mano su una spalla. «Ciò che lei deve fare, è cercare di essere per lui una figura degna della sua fiducia. Cercare di prendere il posto di suo padre non funzionerà, ma funzionerà dimostrare che si fida di lui tanto da averlo al suo fianco. Si ricordi che, dopotutto, è solo un bambino».
    È solo un bambino. Le parole di Alfred risuonarono nelle pareti della sua testa come una campana, costringendolo ad abbassare lo sguardo sul volto addormentato di Damian prima di allungarsi per stringere quella mano piccola e calda nelle sue.
    Quando cercava di rimanere stoico e composto, di essere forte e di pretendere di comportarsi come un uomo, Dick a volte tendeva a dimenticare che Damian era solo un bambino. Un bambino che non aveva avuto figure di riferimento degne di questo nome, cresciuto da assassini e maestri che gli avevano insegnato l'arte della guerra; un bambino viziato che pretendeva di avere tutto e subito, che credeva che ogni cosa gli spettasse di diritto e che ogni uomo, donna o bambino dovesse inchinarsi ai suoi piedi.
    Era pesante, altezzoso e arrogante, con quel ghigno da criminale aristocratico che avrebbe mandato chiunque su tutte le furie. Ma, cosa più importante... Dick non doveva dimenticare che Damian era solo un bambino che non aveva mai ricevuto amore. Un bambino di dieci anni che non aveva mai conosciuto davvero suo padre.






_Note inconcludenti dell'autrice
Quindicesimo giorno del #writeptember sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Diciamo più che altro che questo capitolo riprende i primissimi giorni in cui Damin e Dick cominciano a convivere - chiamiamola in questo modo, dai - e il modo in cui interagiscono l'uno con l'altro
Damian non si fida molto di questo impostore, o almeno è così che lo chiama, e non può fare a meno di pensare che non dovrebbe indossare il mantello di suo padre. In preda ai deliri della febbre, è anche normale che cominci a comportarsi in modo strano ma, proprio come dice Dick alla fine... lui è soltanto un bambino
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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