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Autore: Shireith    31/10/2021    1 recensioni
Papillon è stato sconfitto, ma le dinamiche non sono chiare a nessuno. La stessa Ladybug nutre dubbi a riguardo. Per di più, senza che gliene spieghi il motivo, un giorno Chat Noir la abbandona.
Cinque anni dopo, il passato ritorna per entrambi.
• Long what if? che non tiene conto della quarta stagione perché quando mi è venuta l’idea ancora non era andata in onda. Lovesquare in tutte le salse con tanta Adrienette e Ladynoir. Scritta seguendo i prompt del #Writober2021 di Fanwriter.it (lista pumpBLANK – prompt misti scelti tra le quattro liste presenti).
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dodicesimo


(30 — scavare)
  
 Plagg avrebbe giurato sul suo amore incondizionato per il formaggio che quei due idioti – Adrien e Marinette, niente poco di meno che gli eroi che avevano salvato Parigi ma non sapevano fare due più due quando si trattava dei loro sentimenti – gli facevano venire voglia di armarsi di elmetto e piccone e scavare nelle loro teste vuote fino a trovare un neurone rimanente.
 Adrien ne aveva zero.
 Sinceramente, a Plagg non interessava di Gabriel. Non l’aveva perdonato per aver sfruttato i poteri di Nooroo in quel modo, né per aver costretto Adrien a staccarsi da Ladybug proprio quando lei si era svegliata e si era resa conto di amarlo. Gliene avrebbe dette quattro, a Marinette – ma prima doveva dirne quattro anche ad Adrien.
 «Di tutti i modi in cui avresti potuto farti perdonare da Ladybug hai scelto il peggiore! “Lo so che non ti fa piacere vedermi”, ma sentitelo! Ho passato gli ultimi cinque anni a vedere quella povera ragazza vivere nella speranza di rivederti. Lascia stare quello che dice, è ovvio che si aspettasse di più da te. Delle scuse, magari delle spiegazioni…»
 Sapeva che ogni parola, per Adrien, era una coltellata in petto, e per quanto una parte di Plagg non volesse infierire, l’altra era convinta che fosse proprio quello che ad Adrien serviva. A lui e anche a Marinette. Se non si decidevano a darsi una svegliata Plagg era pronto a prendere un bastone e darglielo in testa finché quella non si fosse riempita un po’, perché scavare in cerca di qualcosa che non fosse vuoto iniziava a sembrargli un’impresa impossibile.
 «Davvero le sono mancato così tanto?»
 Testa vuota, zero neuroni: come volevasi dimostrare.
 Plagg sospirò. Davvero Adrien pensava che, dopo tutto quello che c’era stato tra loro, la sua sparizione non avesse avuto su Ladybug la minima ripercussione? Perché Marinette a odiarlo ci aveva provato, ci aveva provato davvero. Ancora meglio, aveva provato a dimenticarlo. Plagg era rimasto a guardare, in silenzio, la verità che pesava sulla punta della lingua fino a fare male.
 «Sì», disse laconico. «Ovvio che sì.» Poté vedere il dolore scivolare sul volto di Adrien come un’ombra e se ne dispiacque, ma ancora una volta credeva che fosse quello che gli serviva. «Ho mantenuto il tuo segreto e lo farò ancora se è quello che vuoi, ma ormai non ne vedo il bisogno. Quella ragazza merita di sapere.»
 Marinette meritava di sapere, Adrien meritava di togliersi quel peso dal cuore – entrambi meritavano di essere felici, senza maschere di sorta a dividerli. Marinette si era spesso confidata con Tikki di temere per la sua vita sentimentale perché nessuno poteva sapere che era Ladybug, e se proprio doveva correre il rischio di dirlo a qualcuno voleva accertarsi che fosse la persona giusta. E dire che era così facile: bastava aprire gli occhi, unire i puntini. Ma, nelle semplici operazioni matematiche, gli umani – due in particolare – non erano bravi.
 I kwami, loro sì che lo erano.
 Plagg aveva mantenuto la sua promessa fino in fondo e non aveva spifferato nulla a Tikki, ma a Tikki c’era voluto poco per capire che Adrien aveva rinunciato a essere Chat Noir per riportare indietro suo padre. Solo allora Plagg aveva ceduto e le aveva raccontato la verità.
 Plagg detestava Gabriel, non credeva sarebbe mai riuscito a perdonarlo. Né per aver ferito Nooroo, né per aver ferito Adrien. Aveva un figlio splendido che aveva perso una madre e il suo egoismo l’aveva portato quasi a perdere anche il padre. Se ora Gabriel non era in una cella era solo perché il figlio che non si meritava aveva rinunciato a tutto per lui – alla sua libertà, ai suoi amici, a lei.
 Quantomeno, Plagg era felice che il piano di Adrien avesse funzionato. Non era interessato a conoscere i dettagli, ma Adrien gli aveva confessato che il rapporto tra lui e Gabriel era migliorato. Dopotutto, l’aver rinunciato ai poteri di Nooroo, sia pure quando messo alle strette, doveva significare qualcosa. Il sacrificio di Adrien non era stato vano, e questo a Plagg bastava.
 «Plagg, ti ricordi Marinette, la mia compagna di classe?»
 “Ah, sì, Ladybug” – Plagg dovette far ricorso a tutta la sua buona volontà per non rispondere così. Si limitò a un sì.
 «Ci stiamo frequentando. Cioè, per ora abbiamo avuto solo un appuntamento, ma penso che le cose stiano andando bene. Ti ricordi quando dicevi che aveva una cotta per me? Alla fine avevi ragione.»
 «Ma non mi dire.»
 Adrien s’imbronciò. «Era così ovvio?»
 «Abbastanza
 Anche perché c’era il piccolo e non trascurabile dettaglio che era Ladybug.
 Adrien si abbandonò a un lungo sospiro. «Pensavo che dovrei dirle la verità, se voglio continuare a essere Chat Noir. Prima voglio chiarirmi con Ladybug, ovvio, ma adesso c’è in gioco anche Marinette. Non so che fare. Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione simile.»
 Plagg sentiva che di lì a poco avrebbe davvero perso la pazienza. Si concesse tre morsi del camembert che Adrien gli aveva procurato prima per calmarsi.
 «Recapiterò il tuo messaggio a Ladybug, quando vorrà vederti ti farò sapere», si limitò a dire.
 «Ricordati di dirle che voglio raccontarle tutta la veri…»
 «Sì, sì, lo so. Tu pensa alla tua fidanzata, prima.»
 Il rossore che comparve sulle guance di Adrien ricordò a Plagg che di quello (erano fidanzati? Una coppia ufficiale? Altro? Cosa?) non ne avevano ancora parlato, lui e Marinette – lo sapeva perché era stato lì, da bravo kwami annoiato origliava ogni singola conversazione di Marinette.
 Senza infierire ulteriormente (ci avrebbe pensato più avanti, nulla di cui preoccuparsi), Plagg finì il formaggio e, leccatesi le zampette, si fece restituire il miraculous e tornò nell’appartamento di Marinette.
 
 Quella stessa sera, quando Marinette fu rincasata dopo un’estenuante giornata di lavoro – non senza pronunciare epiteti molto coloriti sulla Belladonna che scandalizzarono un po’ Tikki e divertirono Plagg – quest’ultimo si fece portatore di un’importantissima causa.
 Una causa persa, per la precisione – Adrien e Marinette.
 Tentò con tutto sé stesso di convincere Tikki che dovevano intervenire, perché senza un aiuto esterno quei due avrebbero compiuto cent’anni credendo ancora di amare due persone diverse allo stesso tempo.
 «Non possiamo», diceva Tikki a voce bassa per non farsi sentire da Marinette.
 «Dovremmo», rispondeva Plagg a voce un po’ più alta, perché un po’ lui voleva farsi sentire.
 Questo rituale andò avanti così – Plagg che perorava la sua causa e Tikki che blaterava di responsabilità e libero arbitrio – finché non suonò il campanello.
   
 
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