Capitolo
37 - I will always love
you -
Tre
mesi erano passati.
Tre mesi da quando avevamo combattuto contro Cacciatori e Ghoul ed io
avevo
ucciso Karl Heinz.
Eppure mi sembrava trascorsa una vita, complice il fatto che avevo
ricominciato
la scuola e mi ero gettata completamente sullo studio.
Non spendevo più troppo tempo a casa dei Mukami, la causa
principale era la
quantità esorbitante di studio, anche se loro venivano a
trovarmi di tanto in
tanto.
In generale preferivo trascorrere il pomeriggio con le mie migliori
amiche,
ogni tanto ci organizzavamo per studiare insieme, dovevamo recuperare
il tempo
perso.
Ma immaginavo che Yuki non frequentasse villa Sakamaki solo per
studiare, avevo
notato le occhiate che si scambiavano lei e Ayato.
Molto spesso lui la “rapiva” per farsi preparare
dei Takoyaki, ma era una scusa
banale, e lo sapevamo tutti e tre.
La vicenda mi divertiva e compiaceva al contempo, Ayato aveva
riconosciuto ciò
che provava per Yuki ed ero lieta che lei fosse felice, lo meritava
più di
chiunque altro. Insieme a Natalie.
Era stato uno shock scoprire che lei e Kou avevano iniziato a
frequentarsi.
Non che io e Yuki non ce lo aspettassimo, ma non pensavo che Kou fosse
il tipo
di ragazzo che si impegna seriamente in una relazione.
Oltretutto non le aveva rivelato la sua vera natura, diceva che era un
modo per
non divulgare ulteriormente il segreto, ma ero certa che avesse paura
di
spaventare Natalie e a me andava bene così, almeno per il
momento.
Non mi piaceva mentirle, ma non ero sicura che lei avrebbe reagito allo
stesso
modo di Yuki.
Avevo
incontrato mio padre un paio di
volte, il Cardinale Williams lo aveva scelto come sostituto del signor
Lee,
quindi lui era divenuto il capo dei Cacciatori qui in Giappone e ne ero
molto
fiera.
Oltre a sentirmi più tranquilla che fosse lui a gestire le
cose all’interno
della Chiesa.
Aveva deciso, con l’approvazione del Cardinale, che nessuna
Sposa Sacrificale
sarebbe stata più offerta alle famiglie di vampiri presenti
in Giappone e ci
saremmo occupati personalmente dei vampiri scontenti della decisione
presa.
Al
momento, la villa era completamente immersa nel silenzio, e io iniziavo
a
ritrovare un briciolo di sanità mentale, perché,
dopo tanto tempo, non c’era
alcun tipo di minaccia.
Carla
Tsukinami era scomparso nel nulla, ma ero certa che avesse un bel da
fare nel
regno dei Demoni come nuovo re.
E
qualcosa mi diceva che le sue decisioni non avrebbero messo a
repentaglio me, i
Sakamaki, o l’umanità stessa.
In
ogni caso, ero grata di aver recuperato le mie vecchie abitudini,
preferivo di
gran lunga dormire la notte, piuttosto che il giorno.
Poter
vagare nell’abitazione durante la giornata non aveva prezzo,
il silenzio che
prima mi spaventava tanto, adesso era divenuto un compagno piacevole.
Potevo
dedicarmi allo studio, o a sperimentare nuove ricette in cucina, senza
che
nessun vampiro venisse a reclamare il mio sangue.
Finalmente
avevo trovato il mio equilibrio tra luce e ombra, finalmente non c’era
più alcun
incubo ricorrente a tormentarmi.
“Finalmente ho accettato la perdita
di Raito.”,
riflettei con un pizzico di malinconia.
Ma
era una malinconia positiva, se comparata a quella che avevo provato
nei mesi
precedenti.
Avevo
accettato la sua assenza, conscia che lui, in qualche modo, sarebbe
rimasto
sempre al mio fianco, almeno nei ricordi.
Nessuno
avrebbe potuto portarmelo via.
Passai
accanto al camino acceso e mi accomodai su una delle poltrone,
ammirando
l’imponente albero che avevo decorato.
Natale
era alle porte e, nonostante qualche protesta da parte dei Sakamaki,
alla fine
avevo potuto arredare la villa con decorazioni natalizie.
Kanato
si era perfino offerto per addobbare l’albero assieme.
Sorrisi
tra me e me, pensando che il giorno di Natale avremmo festeggiato tutti
insieme, Mukami compresi, ci saremmo raccolti a tavola come una vera famiglia.
Il
tepore del fuoco scoppiettante del camino diede il suo contributo,
quindi
chiusi gli occhi per qualche istante.
Poi
un istinto improvviso: avevo bisogno di uscire fuori per prendere una
boccata
d’aria.
Così
dopo aver indossato un cappotto, mi avventurai all’esterno.
Ormai
la temperatura era drasticamente mutata e non potevo girovagare con
indosso
solo un maglioncino e dei jeans.
Camminai
nel giardino esterno, senza rendermene conto mi ritrovai nella serra
con le
rose.
Mi
inginocchiai per ammirare meglio quelle dai petali bianchi e tastai il
terriccio,
rendendomi conto che era troppo asciutto.
Subaru
mi aveva insegnato che avevano bisogno di essere innaffiate ogni
qualvolta la
terra nel vaso risultava arida al tatto, mi sorprese che non ci fosse
lui ad
occuparsene.
Così
afferrai l’annaffiatoio verde e bagnai i vasi con un
po’ d’acqua.
“Ne
stai versando troppa.”
La
voce profonda di Subaru mi fece sobbalzare e posai
l’annaffiatoio a terra.
“Scusa,
il terreno mi sembrava un po’ secco.”
Subaru
mi fu accanto in un lampo e lanciò un’occhiata ai
vasi contenenti le rose.
“In
effetti lo era, volevo innaffiarle questo pomeriggio. Non bisogna mai
potarle
quando c’è il sole.”
“Ah.”,
fu il mio unico commento.
Speravo
di rendermi utile, invece avevo solo causato altri danni.
“Mi
dispiace, non lo sapevo.”
Subaru
si chinò a controllare i petali e a tastare il terriccio con
le dita, ignorando
completamente le mie scuse. O meglio, ignorando me
del tutto.
Capii
che non gradiva la mia presenza e non potevo certo biasimarlo per
questo, lo
avevo ferito tante volte e gli avevo perfino ammazzato le rose...
Infilai
le mani nel cappotto e valutai l’opzione di chiedergli come
stesse, lo evitavo
da parecchie settimane e sapevo che non meritava questo trattamento.
Mi
mancava trascorrere del tempo con lui, anche solo osservarlo
silenziosamente
mentre si occupava dei suoi fiori.
Fino
a quel momento ero stata io a mantenere le distanze, ma adesso che
anche lui
non mi gironzolava più attorno mi sentivo vuota, come se
mancasse qualcosa.
Non
avevo mai provato quella sensazione tanto sgradevole, semplicemente
perché
pensavo che Subaru mi sarebbe sempre stato accanto.
Lo
davo per scontato, ma era ovvio che prima o poi si sarebbe stancato di
quella
situazione e della mia indecisione.
E
il pensiero di averlo perso definitivamente mi feriva nel profondo.
Realizzai
che non potevo immaginare il mio futuro senza Subaru al mio fianco.
E
non solo perché mi ero abituata alla sua vicinanza, lui era
stato l’unico che
mi avesse trattato come una persona con dei sentimenti fin da subito.
Era
stato lui a donarmi quel pugnale nella speranza che riuscissi a
scappare dalla
villa, per non essere trattata come una mera Sposa sacrificale.
Aveva
persino accettato il mio rifiuto, conscio che non avrebbe potuto
prendere il
posto di Raito e nonostante la mia scelta mi era comunque stato accanto.
Gli
piacevo sul serio, e anche se non riusciva a confessarlo ad alta voce,
mi
sarebbero dovute bastare tutte le volte in cui mi aveva protetta o
confortata.
Tutte
le volte in cui si era trattenuto dal mordermi, o aveva assecondato le
mie
richieste.
Mesi
prima avevo perso Raito e sapevo che Ruki nutriva gli stessi sentimenti
nei
miei confronti, quindi, per non ferirlo, avevo deciso di ignorare
quelli di
Subaru.
E
mi ero gettata tra le braccia di Shu, perché volevo scappare
dall’idea di dover
scegliere tra il Mukami e il Sakamaki, io che non avevo nemmeno
superato la
morte di Raito.
Ma
ero stata una sciocca, non ero sicura che anche Shu provasse qualcosa
nei miei
confronti, ma così facendo avevo solo alimentato la
confusione nella mia testa,
quando sarebbe stato sufficiente stare lontano da tutti per un
po’ di tempo e
capire chi volevo ancora al mio fianco.
Chi
non potevo assolutamente perdere.
E
quel qualcuno, in quel momento, era Subaru.
Avrei
chiarito le cose con Shu e con Ruki, adesso dovevo assolutamente
parlare con l’albino,
sempre che non avesse deciso di non rivolgermi più la parola
e sarebbe stata una
decisione lecita, seppur dolorosa.
Cercai
in altre stanze e nel farlo mi imbattei anche in Reiji, ma
quest’ultimo
ignorava dove si fosse cacciato il fratellastro.
Il
panico prese il sopravvento.
Forse
era andato via, forse era già troppo tardi. Probabilmente si
era stancato dei
miei silenzi, o di soffrire a causa mia.
Tornai
all’esterno e iniziai a chiamarlo per nome, ma non ricevetti
alcuna risposta e
uno stato di angoscia mi pervase.
Non
potevo averlo perso, non ora che avevo capito di essere sempre stata
legata a
lui, anche quando Raito era in vita.
Mi
accovacciai sul terreno freddo e mi presi la testa fra le mani, mi
sfuggi un
verso frustrato.
Non
riuscivo a credere che Subaru se ne fosse andato per davvero, come
avevo potuto
permetterlo?
Affondai le unghie nel mio braccio e il suolo vibrò
lievemente, ancora non
riuscivo a gestire del tutto i miei poteri e le mie emozioni
influenzavano il
mio autocontrollo.
Spalancai gli occhi, riconoscendo la voce maschile alle mie spalle.
Balzai in piedi e mi voltai, Subaru era immobile di fronte a me, aveva un’espressione preoccupata, ma anche confusa.
“Dov’eri finito?”
“Stavo passeggiando nel bosco qui vicino.”
Gli andai incontro con fare minaccioso.
“Ti ho chiamato, perché non hai risposto?”
“Sono venuto appena ti ho sentito.”
Contro ogni aspettativa, gli afferrai il colletto del maglioncino che indossava.
“Non farlo mai più, capito? –, sbottai irata, in realtà stavo solo sfogando la paura di averlo perso definitivamente. – Non osare sparire di nuovo.”
L’albino mi fissava stralunato, probabilmente chiedendosi se fossi uscita -completamente- di senno.
Fossi stata più lucida avrei concordato con lui, ma in quell’istante mi limitai ad abbracciarlo di slancio.
“Non lasciarmi mai più.”, mormorai sul suo maglione, gli occhi mi pizzicavano in modo fastidioso.
Subaru si decise a ricambiare l’abbraccio, intuendo di aver smosso qualcosa dentro di me. Dopo un momento di completo silenzio, si decise a parlare.
“Credevi davvero che avrei potuto lasciarti?”
Mi scansai appena per fissarlo dritto negli occhi e cercai di ricacciare indietro le lacrime.
“Me lo sarei meritato.”
Il vampiro esitò un istante prima di rispondere.
“Ho pensato di andarmene un paio di volte, in passato.”
La sua confessione mi lasciò di stucco, ma continuai ad ascoltare in silenzio.
“Avrei voluto farlo quando hai preferito Raito a me, pensando di non poter reggere il rifiuto. E, come un codardo, avrei voluto farlo quando è morto, perché immaginavo che non ti saresti mai ripresa, ne’ lo avresti tradito mettendoti con uno dei suoi fratellastri.”
Subaru guardava in basso, mentre ammetteva a voce alta i dubbi che non mi aveva mai rivelato e che dovevano tormentarlo da molto tempo.
“Avrei voluto farlo quando temevo che alla fine avresti scelto Ruki. O Shu.”
L’ultima nome mi fece sussultare, come aveva scoperto di Shu?
Sembrò che avesse letto nei miei pensieri quando riprese il discorso.
“Ho visto come lo guardavi. E soprattutto come lui guardava te, conosco quello sguardo. E ho pensato che odiarti era l’unica soluzione per dimenticarti e andar via.”
Mi strinse maggiormente a sé quando una lacrima solcò il mio viso.
Piangevo per rabbia, ce l’avevo con me stessa perché avevo provocato dolore a così tante persone, anche se involontariamente.
“Ma non posso odiarti Mitsuko. Non importa se… – Subaru tentennò, strinse la mascella e riprese a parlare. – Non importa se non ricambi quello che provo. Io continuerò ad amarti e a starti accanto.”
Le sue parole mi colpirono profondamente, restai a bocca aperta perché non credevo che Subaru fosse capace di esprimere così schiettamente i suoi sentimenti.
Immaginavo che possedesse un lato tenero, ma non credevo che lo avrebbe mai mostrato a nessuno.
Avrei voluto scusarmi per come mi ero comportata, ma quello che riuscii a dire fu solo:
“Allora stammi vicino.”
E lui mi baciò di slancio, prendendo l’iniziativa, ora che aveva finalmente il mio consenso.
Lo baciai di rimando, non c’era tempo da perdere, aveva aspettato anche fin troppo.
Era incredibilmente dolce, mentre mi sorreggeva il viso con entrambe le mani e assaggiava la mia bocca.
Sbirciai il suo volto, aveva gli occhi chiusi e un’espressione serena, così li chiusi anche io e decisi di godere appieno di quel momento tanto atteso.
Quando mi scostai appena per riprendere fiato, Subaru mantenne le mani sulle mie guance e il suo sguardo rubino mi fissò intensamente, mettendomi quasi a disagio.
“Sei sicura che è questo ciò che vuoi…”, domandò incerto, senza smettere di fissarmi.
Potevo comprendere i suoi timori, lo avevo illuso per molto tempo, finendo sempre per scegliere qualcun altro, ma mai come in quel momento ero stata sicura della scelta presa.
Per tutta risposta lo strinsi forte a me.
“Sì.”
Subaru si allontanò inaspettatamente, sfilò la collana che portava al collo e me la porse.
“Questa chiave appartiene alla prigione dove Karl Heinz teneva rinchiusa mia madre.”
Quella confessione mi sorprese, finalmente scoprivo la storia dietro quel pezzo di metallo.
“La rubai a Karl Heinz per aiutarla a fuggire dalla sua cella. –, mi spiegò, ed era evidente che per lui fosse difficile rivivere quel momento. – Ma quando mia madre scoprì che non era stato Karl Heinz a darmela, mi chiese di ucciderla con il pugnale che ti ho donato.”
Tenne lo sguardo fisso sulla chiave e un velo di amarezza riempì le sue iridi scarlatte.
“Le dissi che non potevo ucciderla. E lei si suicidò. Conservo questa chiave da allora, è preziosa per me. E voglio che tu la prenda.”
Subaru fece per infilare la collana intorno al mio collo, ma io mi ritrassi, era un oggetto troppo importante per poterlo accettare.
“Non posso indossarla…”
Il vampiro scosse il capo e, con un rapido movimento, sistemò la collana intorno al mio collo, accarezzando il pendente di metallo.
“Qui ho i miei fratellastri, ma mi sono sentito sempre un po’ solo. Tutto è cambiato con il tuo arrivo, Mitsuko, ora sei tu la cosa più preziosa che ho.”
Le lacrime lottavano per non venir fuori, ma mi era quasi impossibile trattenerle dopo quello che Subaru aveva detto.
Stretta fra le sue braccia, seppi di essere esattamente dovrei avrei voluto trovarmi.
Avrei costudito quella collana e il mio amore per Subaru.