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Autore: Nephertiti    03/11/2021    0 recensioni
*SEQUEL DI GIRL OF LIFE*
Molte cose sono cambiate dalla prima volta in cui Mitsuko ha messo piede in villa Sakamaki.
E adesso può affermare di essere parte della famiglia.
Ma con il suo diciottesimo compleanno alle porte, il destino sembra avere in serbo altri piani per lei.
***
Estratto da un capitolo:
“All’improvviso, a qualche chilometro di distanza, notai una figura in mezzo alla strada e, man mano che ci avvicinavamo, realizzai si trattasse di un uomo.
Mi resi conto che non accennava a muoversi, mentre il maggiordomo, al mio fianco, sembrava ignorare la sua presenza.
Urlai a George di frenare e questo, colto di sorpresa, affondò il piede nel freno: la limousine ruotò su sé stessa, facendomi sbattere contro il finestrino.
Un’auto dietro di noi ci tamponò.
Quando sollevai lo sguardo, ancora dolorante per il colpo, dell’uomo non v’era traccia.
Tuttavia, ciò che mi era rimasto impresso, prima che quella sagoma svanisse nel nulla, erano stati i suoi lunghi capelli bianchi.
***
Per poter leggere questa storia avrete bisogno di conoscere “Girl of Light” e “Girl of Life”, quindi correte a recuperare!
La fan fiction prende alcuni spunti dal videogioco, ma la trama sarà ben diversa.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki Mukami, Shuu Sakamaki, Sorpresa, Subaru Sakamaki
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 37 - I will always love you -

 

 

 

 

 

 

 

Tre mesi erano passati.
Tre mesi da quando avevamo combattuto contro Cacciatori e Ghoul ed io avevo ucciso Karl Heinz.
Eppure mi sembrava trascorsa una vita, complice il fatto che avevo ricominciato la scuola e mi ero gettata completamente sullo studio.
Non spendevo più troppo tempo a casa dei Mukami, la causa principale era la quantità esorbitante di studio, anche se loro venivano a trovarmi di tanto in tanto.
In generale preferivo trascorrere il pomeriggio con le mie migliori amiche, ogni tanto ci organizzavamo per studiare insieme, dovevamo recuperare il tempo perso.
Ma immaginavo che Yuki non frequentasse villa Sakamaki solo per studiare, avevo notato le occhiate che si scambiavano lei e Ayato.
Molto spesso lui la “rapiva” per farsi preparare dei Takoyaki, ma era una scusa banale, e lo sapevamo tutti e tre.
La vicenda mi divertiva e compiaceva al contempo, Ayato aveva riconosciuto ciò che provava per Yuki ed ero lieta che lei fosse felice, lo meritava più di chiunque altro. Insieme a Natalie.
Era stato uno shock scoprire che lei e Kou avevano iniziato a frequentarsi.
Non che io e Yuki non ce lo aspettassimo, ma non pensavo che Kou fosse il tipo di ragazzo che si impegna seriamente in una relazione.
Oltretutto non le aveva rivelato la sua vera natura, diceva che era un modo per non divulgare ulteriormente il segreto, ma ero certa che avesse paura di spaventare Natalie e a me andava bene così, almeno per il momento.
Non mi piaceva mentirle, ma non ero sicura che lei avrebbe reagito allo stesso modo di Yuki.

Avevo incontrato mio padre un paio di volte, il Cardinale Williams lo aveva scelto come sostituto del signor Lee, quindi lui era divenuto il capo dei Cacciatori qui in Giappone e ne ero molto fiera.
Oltre a sentirmi più tranquilla che fosse lui a gestire le cose all’interno della Chiesa.
Aveva deciso, con l’approvazione del Cardinale, che nessuna Sposa Sacrificale sarebbe stata più offerta alle famiglie di vampiri presenti in Giappone e ci saremmo occupati personalmente dei vampiri scontenti della decisione presa.

Ma nonostante tutto sembrasse sistemato, avevo trascorso quei mesi in solitudine, cercando di elaborare gli eventi, gestire i miei nuovi poteri ed evitare discorsi scomodi con Shu, con Subaru e soprattutto con Ruki.

Al momento, la villa era completamente immersa nel silenzio, e io iniziavo a ritrovare un briciolo di sanità mentale, perché, dopo tanto tempo, non c’era alcun tipo di minaccia.

Carla Tsukinami era scomparso nel nulla, ma ero certa che avesse un bel da fare nel regno dei Demoni come nuovo re.
E qualcosa mi diceva che le sue decisioni non avrebbero messo a repentaglio me, i Sakamaki, o l’umanità stessa.
In ogni caso, ero grata di aver recuperato le mie vecchie abitudini, preferivo di gran lunga dormire la notte, piuttosto che il giorno.
Poter vagare nell’abitazione durante la giornata non aveva prezzo, il silenzio che prima mi spaventava tanto, adesso era divenuto un compagno piacevole.
Potevo dedicarmi allo studio, o a sperimentare nuove ricette in cucina, senza che nessun vampiro venisse a reclamare il mio sangue.
Finalmente avevo trovato il mio equilibrio tra luce e ombra, finalmente non c’era più alcun incubo ricorrente a tormentarmi.
Finalmente ho accettato la perdita di Raito.”, riflettei con un pizzico di malinconia.
Ma era una malinconia positiva, se comparata a quella che avevo provato nei mesi precedenti.
Avevo accettato la sua assenza, conscia che lui, in qualche modo, sarebbe rimasto sempre al mio fianco, almeno nei ricordi.

Nessuno avrebbe potuto portarmelo via.
Passai accanto al camino acceso e mi accomodai su una delle poltrone, ammirando l’imponente albero che avevo decorato.
Natale era alle porte e, nonostante qualche protesta da parte dei Sakamaki, alla fine avevo potuto arredare la villa con decorazioni natalizie.
Kanato si era perfino offerto per addobbare l’albero assieme.
Sorrisi tra me e me, pensando che il giorno di Natale avremmo festeggiato tutti insieme, Mukami compresi, ci saremmo raccolti a tavola come una vera famiglia.

Poggiai il capo sullo schienale del sofà e decisi di godere appieno di quella serenità che avevo conquistato con tanta fatica.
Il tepore del fuoco scoppiettante del camino diede il suo contributo, quindi chiusi gli occhi per qualche istante.
Poi un istinto improvviso: avevo bisogno di uscire fuori per prendere una boccata d’aria.
Così dopo aver indossato un cappotto, mi avventurai all’esterno.
Ormai la temperatura era drasticamente mutata e non potevo girovagare con indosso solo un maglioncino e dei jeans.
Camminai nel giardino esterno, senza rendermene conto mi ritrovai nella serra con le rose.
Mi inginocchiai per ammirare meglio quelle dai petali bianchi e tastai il terriccio, rendendomi conto che era troppo asciutto.
Subaru mi aveva insegnato che avevano bisogno di essere innaffiate ogni qualvolta la terra nel vaso risultava arida al tatto, mi sorprese che non ci fosse lui ad occuparsene.

Così afferrai l’annaffiatoio verde e bagnai i vasi con un po’ d’acqua.
“Ne stai versando troppa.”
La voce profonda di Subaru mi fece sobbalzare e posai l’annaffiatoio a terra.
“Scusa, il terreno mi sembrava un po’ secco.”
Subaru mi fu accanto in un lampo e lanciò un’occhiata ai vasi contenenti le rose.
“In effetti lo era, volevo innaffiarle questo pomeriggio. Non bisogna mai potarle quando c’è il sole.”
“Ah.”, fu il mio unico commento.
Speravo di rendermi utile, invece avevo solo causato altri danni.
“Mi dispiace, non lo sapevo.”
Subaru si chinò a controllare i petali e a tastare il terriccio con le dita, ignorando completamente le mie scuse. O meglio, ignorando me del tutto.
Capii che non gradiva la mia presenza e non potevo certo biasimarlo per questo, lo avevo ferito tante volte e gli avevo perfino ammazzato le rose...
Infilai le mani nel cappotto e valutai l’opzione di chiedergli come stesse, lo evitavo da parecchie settimane e sapevo che non meritava questo trattamento.
Mi mancava trascorrere del tempo con lui, anche solo osservarlo silenziosamente mentre si occupava dei suoi fiori.
Fino a quel momento ero stata io a mantenere le distanze, ma adesso che anche lui non mi gironzolava più attorno mi sentivo vuota, come se mancasse qualcosa.

Mentre riflettevo su ciò, mi resi conto che Subaru era sparito nel nulla e trovarmi nuovamente da sola in quella serra mi rattristò.
Non avevo mai provato quella sensazione tanto sgradevole, semplicemente perché pensavo che Subaru mi sarebbe sempre stato accanto.
Lo davo per scontato, ma era ovvio che prima o poi si sarebbe stancato di quella situazione e della mia indecisione.
E il pensiero di averlo perso definitivamente mi feriva nel profondo.

Realizzai che non potevo immaginare il mio futuro senza Subaru al mio fianco.

E non solo perché mi ero abituata alla sua vicinanza, lui era stato l’unico che mi avesse trattato come una persona con dei sentimenti fin da subito.
Era stato lui a donarmi quel pugnale nella speranza che riuscissi a scappare dalla villa, per non essere trattata come una mera Sposa sacrificale.
Aveva persino accettato il mio rifiuto, conscio che non avrebbe potuto prendere il posto di Raito e nonostante la mia scelta mi era comunque stato accanto.
Gli piacevo sul serio, e anche se non riusciva a confessarlo ad alta voce, mi sarebbero dovute bastare tutte le volte in cui mi aveva protetta o confortata.
Tutte le volte in cui si era trattenuto dal mordermi, o aveva assecondato le mie richieste.
Mesi prima avevo perso Raito e sapevo che Ruki nutriva gli stessi sentimenti nei miei confronti, quindi, per non ferirlo, avevo deciso di ignorare quelli di Subaru.
E mi ero gettata tra le braccia di Shu, perché volevo scappare dall’idea di dover scegliere tra il Mukami e il Sakamaki, io che non avevo nemmeno superato la morte di Raito.
Ma ero stata una sciocca, non ero sicura che anche Shu provasse qualcosa nei miei confronti, ma così facendo avevo solo alimentato la confusione nella mia testa, quando sarebbe stato sufficiente stare lontano da tutti per un po’ di tempo e capire chi volevo ancora al mio fianco.
Chi non potevo assolutamente perdere.
E quel qualcuno, in quel momento, era Subaru.
Avrei chiarito le cose con Shu e con Ruki, adesso dovevo assolutamente parlare con l’albino, sempre che non avesse deciso di non rivolgermi più la parola e sarebbe stata una decisione lecita, seppur dolorosa.

Corsi fuori dal roseto, non c’era traccia del vampiro nei dintorni, così mi diressi nella sua camera da letto, all’interno della magione, ma sembrava svanito nel nulla.
Cercai in altre stanze e nel farlo mi imbattei anche in Reiji, ma quest’ultimo ignorava dove si fosse cacciato il fratellastro.
Il panico prese il sopravvento.
Forse era andato via, forse era già troppo tardi. Probabilmente si era stancato dei miei silenzi, o di soffrire a causa mia.
Tornai all’esterno e iniziai a chiamarlo per nome, ma non ricevetti alcuna risposta e uno stato di angoscia mi pervase.
Non potevo averlo perso, non ora che avevo capito di essere sempre stata legata a lui, anche quando Raito era in vita.
Mi accovacciai sul terreno freddo e mi presi la testa fra le mani, mi sfuggi un verso frustrato.
Non riuscivo a credere che Subaru se ne fosse andato per davvero, come avevo potuto permetterlo?
Affondai le unghie nel mio braccio e il suolo vibrò lievemente, ancora non riuscivo a gestire del tutto i miei poteri e le mie emozioni influenzavano il mio autocontrollo.

“Mitsuko…?”
Spalancai gli occhi, riconoscendo la voce maschile alle mie spalle.
Balzai in piedi e mi voltai, Subaru era immobile di fronte a me, aveva un’espressione preoccupata, ma anche confusa.
“Dov’eri finito?”
“Stavo passeggiando nel bosco qui vicino.”
Gli andai incontro con fare minaccioso.
“Ti ho chiamato, perché non hai risposto?”
“Sono venuto appena ti ho sentito.”
Contro ogni aspettativa, gli afferrai il colletto del maglioncino che indossava.
“Non farlo mai più, capito? –, sbottai irata, in realtà stavo solo sfogando la paura di averlo perso definitivamente. – Non osare sparire di nuovo.”
L’albino mi fissava stralunato, probabilmente chiedendosi se fossi uscita -completamente- di senno.
Fossi stata più lucida avrei concordato con lui, ma in quell’istante mi limitai ad abbracciarlo di slancio.
“Non lasciarmi mai più.”, mormorai sul suo maglione, gli occhi mi pizzicavano in modo fastidioso.
Subaru si decise a ricambiare l’abbraccio, intuendo di aver smosso qualcosa dentro di me. Dopo un momento di completo silenzio, si decise a parlare.
“Credevi davvero che avrei potuto lasciarti?”
Mi scansai appena per fissarlo dritto negli occhi e cercai di ricacciare indietro le lacrime.
“Me lo sarei meritato.”
Il vampiro esitò un istante prima di rispondere.
“Ho pensato di andarmene un paio di volte, in passato.”
La sua confessione mi lasciò di stucco, ma continuai ad ascoltare in silenzio.
“Avrei voluto farlo quando hai preferito Raito a me, pensando di non poter reggere il rifiuto. E, come un codardo, avrei voluto farlo quando è morto, perché immaginavo che non ti saresti mai ripresa, ne’ lo avresti tradito mettendoti con uno dei suoi fratellastri.”
Subaru guardava in basso, mentre ammetteva a voce alta i dubbi che non mi aveva mai rivelato e che dovevano tormentarlo da molto tempo.
“Avrei voluto farlo quando temevo che alla fine avresti scelto Ruki. O Shu.”
L’ultima nome mi fece sussultare, come aveva scoperto di Shu?
Sembrò che avesse letto nei miei pensieri quando riprese il discorso.
“Ho visto come lo guardavi. E soprattutto come lui guardava te, conosco quello sguardo. E ho pensato che odiarti era l’unica soluzione per dimenticarti e andar via.”
Mi strinse maggiormente a sé quando una lacrima solcò il mio viso.
Piangevo per rabbia, ce l’avevo con me stessa perché avevo provocato dolore a così tante persone, anche se involontariamente.
“Ma non posso odiarti Mitsuko. Non importa se… – Subaru tentennò, strinse la mascella e riprese a parlare. – Non importa se non ricambi quello che provo. Io continuerò ad amarti e a starti accanto.”
Le sue parole mi colpirono profondamente, restai a bocca aperta perché non credevo che Subaru fosse capace di esprimere così schiettamente i suoi sentimenti.
Immaginavo che possedesse un lato tenero, ma non credevo che lo avrebbe mai mostrato a nessuno.
Avrei voluto scusarmi per come mi ero comportata, ma quello che riuscii a dire fu solo:
“Allora stammi vicino.”
E lui mi baciò di slancio, prendendo l’iniziativa, ora che aveva finalmente il mio consenso.
Lo baciai di rimando, non c’era tempo da perdere, aveva aspettato anche fin troppo.
Era incredibilmente dolce, mentre mi sorreggeva il viso con entrambe le mani e assaggiava la mia bocca.
Sbirciai il suo volto, aveva gli occhi chiusi e un’espressione serena, così li chiusi anche io e decisi di godere appieno di quel momento tanto atteso.
Quando mi scostai appena per riprendere fiato, Subaru mantenne le mani sulle mie guance e il suo sguardo rubino mi fissò intensamente, mettendomi quasi a disagio.
“Sei sicura che è questo ciò che vuoi…”, domandò incerto, senza smettere di fissarmi.
Potevo comprendere i suoi timori, lo avevo illuso per molto tempo, finendo sempre per scegliere qualcun altro, ma mai come in quel momento ero stata sicura della scelta presa.
Per tutta risposta lo strinsi forte a me.
“Sì.”
Subaru si allontanò inaspettatamente, sfilò la collana che portava al collo e me la porse.
“Questa chiave appartiene alla prigione dove Karl Heinz teneva rinchiusa mia madre.”
Quella confessione mi sorprese, finalmente scoprivo la storia dietro quel pezzo di metallo.
“La rubai a Karl Heinz per aiutarla a fuggire dalla sua cella. –, mi spiegò, ed era evidente che per lui fosse difficile rivivere quel momento. – Ma quando mia madre scoprì che non era stato Karl Heinz a darmela, mi chiese di ucciderla con il pugnale che ti ho donato.”
Tenne lo sguardo fisso sulla chiave e un velo di amarezza riempì le sue iridi scarlatte.
“Le dissi che non potevo ucciderla. E lei si suicidò. Conservo questa chiave da allora, è preziosa per me. E voglio che tu la prenda.”
Subaru fece per infilare la collana intorno al mio collo, ma io mi ritrassi, era un oggetto troppo importante per poterlo accettare.
“Non posso indossarla…”
Il vampiro scosse il capo e, con un rapido movimento, sistemò la collana intorno al mio collo, accarezzando il pendente di metallo.
“Qui ho i miei fratellastri, ma mi sono sentito sempre un po’ solo. Tutto è cambiato con il tuo arrivo, Mitsuko, ora sei tu la cosa più preziosa che ho.”
Le lacrime lottavano per non venir fuori, ma mi era quasi impossibile trattenerle dopo quello che Subaru aveva detto.
Stretta fra le sue braccia, seppi di essere esattamente dovrei avrei voluto trovarmi.
Avrei costudito quella collana e il mio amore per Subaru.
   
 
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