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Autore: eclissidiluna    04/11/2021    1 recensioni
Seguito di "Gratitudine", qualcosa che era rimasto "in sospeso" e che alla fine, nella mia testa, si è concluso. SPOILER SU TUTTA LA SERIE COMPLETA per i vari riferimenti.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Ben Breaden, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Felicità.
Pura, semplice, drammaticamente imprevista. Perché è drammatico prendere coscienza di quante volte, nella sua esistenza, ha potuto provare una simile emozione. Poche. Le dita di una mano, “ufficio contabile” che ha computato ogni attimo di gioia, strappato alla battaglia quotidiana.
 Al contrario, a quantificare i momenti di sofferenza acuta, estrema, indicibile…ci pensa una surreale calcolatrice adagiata sull’amigdala, ammaccata “scrivania” di un cervello perennemente in disordine. Sull’anonimo display riporta un numero di almeno quattro cifre che, purtroppo, si aggiorna con una frequenza impressionante.

Felicità.
Pura, semplice, drammaticamente imprevista.

Sam, stappa una birra per Jack…la presa incerta sul dorso della bottiglia e gli occhi lucidi di chi ha di fronte una scommessa vinta.
Mary, armeggiando tra i fornelli, ad ogni pietanza servita ribadisce di cavarsela meglio con pugnale e pistola mentre Lisa, offrendosi di aiutarla a spadellare, pare volerle fare buona impressione.
Bobby racconta, ad un rapito e attento Ben, di come ha fatto fuori un Wendigo, una settimana fa. Il modo in cui si sistema il berretto parlandone, è dannatamente speculare alla gestualità appartenuta al “suo" Bobby.
Castiel, seppur con qualche difficoltà, risponde a tono alle argute freddure di Rowena e la conversazione assume i contorni leggeri di una sit-comedy anni '80, di quelle con le risate in sottofondo.

Felicità.
Piena. Trasparente. Pulita.
Perché schizzarla di inquietudine e dubbio?!

Lisa e Ben fanno di nuovo parte della sua vita. Come Jack. Dean vuole una tregua. L’uomo coraggioso, sempre pronto a gettarsi nella mischia, ad imbracciare le armi, a sacrificarsi per un bene superiore…ora vuole solo credere. Credere in quella felicità perfetta.
Anche se, quando ha abbracciato il nephilim, percependo il cuore tamburellare contro il petto del ragazzo, non ha avuto “risposta”. Alcun sussulto, alcun battito più accelerato. Per un decimo di secondo, ha provato l’orrore di chi avverte che, in quella cassa toracica, nulla vibra. Il cuore batte. Perché Jack è vivo. Ma è sufficiente potersi definire “vivo” per avere in sé la Vita?

Si è improvvisamente ricordato di Sam, dopo quell’anno di Gabbia.

Era lui. Era Sammy. Quegli arti dinoccolati e robusti appartenevano a Sam. Era Sam a cingerlo. Ossa e fibra muscolare. Ma il cuore di Sam era altrove, inghiottito dalle fauci infuocate di Lucifero che, sminuzzandolo, se ne cibava. Giorno dopo giorno.
Dean non vuole piegarsi a quel dubbio che inzacchera.

Niente calcolatrice. 
Una mano aperta. Solo questo.

Credere.
---
“Sono andati a dormire?” domanda Sam, riassettando la cucina.
“Sì, Lisa ha voluto sistemarsi con la mamma…” conferma Dean, asciugando le stoviglie.
“Davvero?! Pensavo che voi due…ecco…” balbetta, Sam.
Dean gli sorride ammiccante “Pensavi bene fratellino! Ma resteranno almeno un paio di giorni e stai certo che Lisa non continuerà a dormire con la mamma! Vogliono solo conoscersi meglio…e, a dire il vero, mi pare un’ottima cosa…” conclude il maggiore, più serio. Desidera con tutto se stesso che Lisa entri a far “parte della famiglia”. Solo così, forse, potrà capire.
Potrà “funzionare”.
“E hanno sfrattato Bobby?!” deduce Sam, divertito.
“Già! Non credo l’abbia presa bene!”
Sam ride, annuendo “E Ben?”
“Con Jack” risponde quasi distrattamente Dean, continuando a strofinare un piatto già asciutto. Teme una reazione di Sam. Teme di dover “rivedere” quel maledettissimo display.
Sam deglutisce, passandosi nervoso una mano tra naso e labbra. “Non è stata una buona idea…”
Dean s’irrigidisce. “Perché?! Mi sembrava felice di dividere la stanza con lui…dopo tutto, in un mondo “normale” sarebbero coetanei e…”
“Hai detto bene, Dean…in un mondo normale…” sancisce Sam, tristemente.
Dean coglie la preoccupazione negli occhi del minore. Non può più evitare di “sporcare” quella serenità immacolata.
“E’ così grave?” domanda arrendevole, in uno sbuffo affranto.
“Non lo so, Dean…apparentemente sembra a posto…non ha alcun potere e Castiel lo ha controllato…”
“Quindi?!” lo incalza il maggiore, sempre più teso.
“Sembra che gli sia rimasta un po’ di anima. Perfino Castiel si è meravigliato…” ammette Sam ma non c’è “meraviglia” nella voce preoccupata.
Dean tira un sospiro di sollievo. “Bene! La perquisizione angelica non mente mai! Vuol dire che lavoreremo su quel che c’è! Donatello non è poi così male…lo hai visto anche tu! Da quando si è risvegliato non ha avuto problemi, non è certo pericoloso e sai quanto, io per primo, fossi scettico! Forse, a dirla tutta, un tantino inquietante la voracità per le ali di pollo…ma questo era un suo chiodo fisso anche prima che Amara gli succhiasse l’anima!” tenta di stemperare Dean.
Ma Sam appare titubante “Dean…non credo sia così semplice. Temo che Jack non sia più il nostro Jack…e so di cosa parlo…ed è inutile girarci intorno. Lo sai anche tu…” conclude Sam, con l’intaccabile razionalità che lo contraddistingue.
Dean socchiude gli occhi, abbattuto. La calcolatrice nella sua testa suggerisce un’operazione al quadrato. Terrore al quadrato.
“Va bene…ho capito…vado dai ragazzi…” esclama mesto, lanciando lo strofinaccio a Sam, come ad invitarlo a continuare il riordino. Sam afferra prontamente il panno e poi, con garbo, glielo restituisce.
“No, Dean…ci penso io…” afferma sicuro ma comprensivo, dandogli una pacca sulla spalla. Sa cosa sta provando. Se ne occuperà lui. Dean è troppo coinvolto. Potrebbe non cogliere quella frase, quel gesto all’apparenza insignificante che invece, per lui, è sintomo di un “male” noto che può riconoscere.

Sam ha l’intuito di chi ha vissuto con il torace “vuoto”. Il suo è stato caverna buia e fredda.
Di quelle in cui mai vorresti entrare.
Ma ci “entrerà”. Di nuovo. Per Jack. Per Dean.

Dean abbassa il capo, in un cenno di assenso. Mentre Sam già attraversa il salone, per raggiugere il corridoio che conduce alle camere, Dean deglutisce. “Grazie Sammy” sussurra, con una porcellana tra le mani. I preziosi ed eleganti servizi degli Uomini di Lettere…quanto fragile può essere un disco di ceramica? Estremamente fragile.

Come la felicità appena sfiorata.

La calcolatrice, impietosa, riprende il suo computo.
Inesorabile mannaia su falangi che hanno voluto… credere.
---
Jack lo squadra da cima a fondo tradendo una smorfia di disgusto. Dean era con lui. Lo conosce appena ma già lo detesta. Ha visto come Dean lo guarda. Fino a poco tempo fa, quello stesso sguardo, era per lui.
Ma adesso c’è Ben.

“Dean mi ha parlato di te! Mi ha detto che lo hai salvato! Con quella preghiera-formula” esclama Ben, entusiasta, mentre si toglie le scarpe per distendersi.
“Sì…è così…”
“Caspita! Sei davvero un tipo in gamba! E’ un onore per me dividere la stanza con un nephilim! Lo sapesse il mio prof. di Antropologia Antica mi obbligherebbe a intervistarti! Sono davvero felice di averti conosciuto, Jack!” sottolinea Ben, eccitato.
“Anch’io…lo sono anch’io…” farfuglia Jack,  piuttosto convincente. In fondo non sta mentendo.

E’ vero. E’ felice di averlo in quella stanza, a un paio di metri da sè.  Proverà gioia quando lo ucciderà. Sarà rapido. Sarà atto di clemenza riservargli una morte istantanea.
Tutti credono che sia “resuscitato” da “umano”, imprigionato in quella misera condizione che ricorda con angoscia, quando Bobby gli insegnava a difendersi come un pugile. Ma Jack non ha bisogno di essere lottatore su un ring. Gli basteranno pollice e indice.
Uno schiocco di dita. E Ben diventerà polvere. Da spazzare via. Come immondizia. Poi s’inventerà qualcosa. Il ritorno di Lucifero, potrebbe essere attendibile. Quel padre “scomodo” potrebbe tornargli… “comodo”. 
Jack, dato alla luce con il buio scritto nel proprio DNA. Non solo di Kelly. Non solo. La sua genesi potente e aberrante riemerge, facendogli brillare le pupille. Il ragazzo nato per “fare grandi cose” ne ha in mente di “piccole”, abbiette e terribili.

Ma, a disturbare i pensieri e i piani di Jack, sopraggiunge Sam.

“Ehi…come va, ragazzi?”
“Bene! Stavamo facendo due chiacchere prima di dormire…” risponde Ben, ficcandosi sotto le coperte.
“Ecco…a proposito di questo… è meglio che resti io con Jack” asserisce Sam, con il tono perentorio di chi comunica una decisione presa.
Jack si acciglia “Perché? Io sto bene.”
“Lo so Jack ma ti sei appena ripreso… se avessi qualche problema, nella notte…è meglio così, dammi retta. Ora vai, Ben…” motiva Sam, piuttosto tirato mentre Ben, perplesso ma accomodante, si rimette le scarpe. Lasciare Jack gli dispiace ma l’ipotesi di poter trascorrere la notte con quel “padre” ritrovato è dolcemente elettrizzante.
“E dove mi sistemerò? Con Dean?” domanda speranzoso.
“No…non con Dean…con Bobby…non vede l’ora di raccontarti qualche altra caccia!” è la risposta immediata di Sam. Vuole assolutamente evitare d’innescare sentimenti d’invidia in Jack. Bobby come compagno di stanza…non Dean.
Ben, un po’ deluso, si alza in piedi, pronto ad eseguire "gli ordini". In fin dei conti anche quel vecchio cacciatore, sebbene non sia il Bobby “originale”, gli è simpatico.
“Ok…allora…riposa Jack!” e, così dicendo, si dispone a “battere un cinque” che, però, Jack pare non recepire. Ben rimane con la mano a mezz’aria e allora, in un movimento cordiale, tocca la mano di Jack per “guidarlo” nell'azione. Jack si ritrae in uno scatto nervoso che fa sobbalzare Sam e stupisce Ben.
“Ehi…scusa…volevo solo…non volevo spaventarti…” si giustifica, imbarazzato, cogliendo il disappunto di Jack.
Il nephilim simula imbarazzo a sua volta “No…scusa…scusami tu…volevi “battere il cinque”…ora ho capito…sono negato per questi saluti da adolescenti e anche l’umorismo…be’…non è il mio forte. So di sembrare un po’ strano ma davvero…voglio essere tuo amico…” conclude, con un sorriso che riesce quasi ad apparire spontaneo.
“Ma certo! Sicuro! Non preoccuparti Jack… è uno stupido modo di salutarsi…non conta nulla. Va bene anche una “convenzionale” stretta di mano!” e Ben gli tende la sua, accompagnata da una risata, sincera e complice.  Jack, stavolta, l’accoglie con stretta decisa.
“Allora…buona notte Jack…sarà per la prossima volta…” conclude Ben.
“Si…per la prossima volta…” ripete Jack in modo meccanico.

Quando restano soli Sam sprofonda nel letto accanto al suo. Sono giorni che la sua schiena non “plana” su un materasso vero. Su qualcosa che non sia una poltrona, il divano o il tavolo del salone, tra un volume e l’altro. Ma non è garanzia di sonno ristoratore.
“Lo capisci, vero, Jack? Sei appena tornato, hai un’anima ridotta a poco più di un frammento, devi in un certo senso "reimparare" ad agire verso il Bene, a controllare impulsi e riconoscere emozioni…io posso aiutarti e comprenderti, più di chiunque altro Jack…puoi fidarti di me…” cerca di rassicurarlo, Sam.
“Lo so Sam…lo so. Buonanotte” risponde Jack, voltandosi su un fianco, con il viso verso la parete, come se non tollerasse più l’occhio indagatore di chi, poco tempo fa, era come un padre. Ma ora è solo accusatore.
“Buonanotte, Jack” gli fa eco Sam, consapevole di averlo in qualche modo ferito.

Jack sa che Sam non dormirà.  Gli chiede di fidarsi ma è il primo a non farlo. Sam ha capito. 
Anche Jack ha le idee chiare. Ben sarà facile preda. Ma prima occorre eliminare il cane da guardia.
Sam sa cosa vuol dire essere guscio di noce privo di gheriglio. E’ lui il nemico più temibile.

“Ho sete” esclama Jack, girandosi verso di lui.
“Ok, ok…vado a prenderti un po’ d’acqua” risponde Sam, balzando in piedi, per esaudire la richiesta.

Jack rimasto solo fruga nella fodera del cuscino...una foto. Lo ritrae con Sam e Dean. La stringe tra le mani. Le iridi chiare sono fiamme d’oro. Il lato d’immagine che immortala Sam, al tocco dell’indice, diventa sabbia che scorre sul suo palmo. Ci soffia sopra e presto è pulviscolo sul comodino.
Jack e Dean. Bloccati in quel rettangolo di ricordo a colori. Ora va decisamente meglio.

Sam gli offre il bicchiere d’acqua. “Grazie Sam” e per un attimo sembra il nephilim gentile, “bambino” che ha bisogno di loro. Indifeso e da proteggere.
“Di nulla, ora cerca di riposare…non ti lascio. Resto con te, Jack.”
E per Jack, quella "promessa" suona ingannevole e  beffarda.
Dean. Lui avrebbe dovuto restare.

E invece ha pensato bene di andarsene in giro, a scovare persone e legami che non hanno fatto altro che deluderlo. Continueranno a ingannarlo. Gli faranno del male. E Jack mai gliene avrebbe fatto…mai gliene avrebbe fatto. Ma ora non desidera altro. Procurargli dolore. Un dolore profondo, acuto, di quelli che ti piegano senza darti possibilità di rialzarti.

Dean ha sbagliato e verrà punito.
Sam diventerà polvere. E Ben non potrà più metterlo a disagio con una mano piatta a cercare la sua.
Ben ritornerà ad essere polvere. Come già era. Un cumulo di lanugine in soffitta. Relegato in un passato che mai potrà essere futuro.

Dean soffrirà, il mondo gli crollerà addosso e Jack sarà lì, pronto ad aiutarlo a sostenere quel peso.
Pronto ad essere, all’apparenza, il fratello perduto e il figlio restituito. Ancora.

Dean resterà. Con lui. Lo porterà a pescare e in uno di quei locali dove le ragazze ti fanno ridere con frasi sciocche. E Jack riderà. Anche se non prova emozioni.
Dean gli farà guidare Baby e viaggeranno insieme. Loro due. Come in quel rimasuglio di fotografia.
Dean sceglierà Jack. Perché non avrà altra scelta. E quando, per Dean, sarà l’unica ragione di vita, Jack sferrerà l’attacco finale.

Odio. Null’altro.

Quel lato d’istantanea, che lo vede accanto a Dean, diventerà coriandolo incandescente e Jack, unico “superstite” su carta lucida, avrà come sfondo un tramonto rosa, degno di un finale truce e crudelmente epico.

Chuck applaudirà, orgoglioso regista di un tragico kolossal, campione d’incassi al botteghino.
---
L’odore è quello che Dean conosce bene e che a Sam ricorda le tre prove che lo hanno quasi ucciso. Ma è qualcosa di completamente diverso. Si può vedere. E vorresti non vederlo. Un ibrido a tre teste. E’ nato da una potente demone e da un segugio infernale. E’ qualcosa di raccapricciante che non hanno mai affrontato. Se ne trovano rarissimi esemplari al mondo, da quando il mondo è stato creato. Il cervello centrale è il comando. Bestia e Demone dividono equamente lo stesso volto. A metà. Dov’è narice di donna a sinistra è muso di cane a destra. Dov’è occhio nero a destra è pupilla gialla a sinistra. I due laterali, grazie agli input inviati da quello di comando, si muovono lesti, pronti ad agguantarti e sbranarti. Una sorta di sistema codipendente che si autorigenera traendo l’uno forza dall’altro. Fortunatamente conoscere Rowena ed avere tra le mani il libro dei Dannati ha i suoi vantaggi.

Ma ad ogni “benefit”, corrisponde un contrappeso. E' "scritto" 
nel “karma” dei Winchester.

Jack non doveva essere lì. Gli avevano detto che non era ancora pronto per una caccia. Si erano raccomandati di non commettere errori, di non sottovalutare le proprie condizioni. Jack è di nuovo un ragazzo abile nello schivare pugni e che, talvolta, riesce a metterne qualcuno a segno. Troppo poco per correre inutili rischi. A Jack è rimasta una briciola di anima, sopravvissuta non si sa come…e forse neppure c’è. Tutti lo dubitano ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Ad alta voce. Perché Dean vuole ancora crederci, Sam finge di crederci e Castiel non vuole rivelare che…non ci crede. E lo inquieta supporre che la perquisizione angelica possa averli tratti in inganno, solo Dio può “manomettere” un corpo, un’anima, al punto di modificarne l’esito. A proprio piacimento. Castiel rifugge il pensiero che, dietro a tutto questo, possa esserci Chuck. 

Jack li ha seguiti, disobbedendo. E in quel bosco non c’è Castiel a proteggerli.
Sconsiderato quanto Dean, rimugina Sam, tra sé, vedendo il nephilim “sul campo”.
Ma Jack non ha agito d’istinto, al contrario, la “fuga” dal bunker non è l’atto impulsivo di chi vuole riconquistarsi la fiducia di chi ama… è un piano ben premeditato, che ha tutt’altro scopo.

Un piano organizzato minuziosamente, a partire dal fatto che Dean rimanga indietro, rallentato da zombie guardiani del mostro. Al contrario, Sam deve avanzare indisturbato. Nessun ostacolo sul suo cammino. Il sentiero di quel bosco è illuminato dalla luna, enorme riflettore naturale che conduce alla trappola ordita da Chuck. Conosce bene i Winchester. Sam, vedendo Jack in pericolo, farà “la sua parte”. Non lo deluderà.

Il primo tempo del film si concluderà con la morte del co-protagonista.

Sam, realizzando che Jack è in difficoltà, non ha un secondo di esitazione, gli balza addosso, scaraventandolo di lato e attirando il mostro su di sé. L’ultimo sguardo di Sam è per Jack. E’ in salvo. Gli sorride, facendogli un cenno con il capo come a dirgli “E’ tutto ok…sono felice di morire se questo significa farti vivere.” Poi Sam serra gli occhi perché sa che arriverà la zampata a ghermirlo, può quasi percepire gli artigli che affondano nella carne. E’ la fine. E’ questa “la caccia sfortunata”. Lo comprende nel preciso istante in cui, nella colluttazione, il mostro gli squarta il giaccone, facendogli perdere l’equilibrio. Si ritrova con la faccia nella fanghiglia, sputando saliva scura. Non avrà il tempo di recitare la formula trascritta da Rowena e non riuscirà a recuperare il pugnale, intriso di sangue di strega. Ha visto slittare l’arma poco distante, nei pressi di Jack. Ma sa che è troppo spaventato per reagire, per tentare di restituirgliela, con un lancio o un calcio…sarebbe la sola possibilità. Ma Jack è terrorizzato.

Sam vuole lasciare questa Terra nella convinzione che, a frenare Jack, sia la paura.
Invece è l'odio.

 Jack lo vede sovrastato dall’orripilante tricefalo e un ghigno gli si stampa in viso. Sam è prevedibile nelle sue mosse. Dean non potrà che raccogliere i brandelli scartati dalla bestia. E bruciarli dando, a quei poveri resti, il meritato falò.

Ma Dean è imprevisto. E’ quella scena che non ti aspetti. Quell’attore ribelle che improvvisa, fregandosene del copione, mandando su tutte le furie il regista. Quegli zombie li ha fatti fuori in fretta. Troppo in fretta.
Lancia un paio di sassi per distrarre la creatura da Sam “Ehi! Cerbero senza pedigree! Sai che sei veramente brutto?! Ma non è l’ora della pipì, stupido ammasso di pulci?!” Il mostro si volta verso di lui, bagnandolo di bava. Lo afferra con i suoi artigli e, usandolo come un boomerang, lo lancia da un albero all’altro. Ad ogni rimbalzo sulla corteccia la schiena pare frantumarsi ma Dean, per non cedere, si ripete che basterà un tocco di Cas per risistemare le budella al proprio posto. Sam approfitta dell’intervento di Dean per raggiungere il pugnale sfuggitogli di mano. Lo conficca nell’occhio del segugio "capo", lanciando l’incantesimo che distrugge l’orripilante creatura.

Dean è a terra. Il sangue esce copiosamente da naso e bocca ma non ha perso la sua ironia “Bobby, accidenti a lui…doveva tenerlo d’occhio! Ricordami…ricordami di dirgli che dovrebbe bere di meno e riposare di più! Per una volta che la mamma è a caccia con Jody e le ragazze…guarda che casino! Jack…lui…” e Dean si rende conto di faticare a mettere a fuoco l’ombra accanto a Sam.
“E' qui…Jack sta bene…non preoccuparti…” e intanto Sam, con aria torva, perlustra il corpo del maggiore, stimando i danni.
“E tu Sammy?!”
“Sto bene, qualche graffio…tu…piuttosto…ma non è poi così grave…ho già invocato Castiel…devi solo restare fermo…” e Sam si schiarisce la voce perché appaia il più possibile severa ma non allarmata.
“E chi si muove?! Un bel posticino…accogliente, ideale per un campeggio…a proposito…una delle cose che dobbiamo fare con il ragazzo…che ne dici, Jack? Montiamo la tenda, ce ne stiamo qui, magari chiamiamo anche Ben e ci facciamo un week-end senza mostri. Però non te ne vai in giro da solo a fare l’eroe, come oggi, ok?” e Dean è obbligato a zittirsi perché un conato, grumoso e terribilmente vinaccia, lo sorprende, costringendolo a girarsi su un fianco. Jack annuisce. Le labbra sembrano più sottili e incapaci di incresparsi di fronte a quel “quadretto” che farebbe sussultare anche un estraneo, con un minimo di empatia. Sam abbassa lo sguardo, gli esce un sospiro affranto mentre con una mano tampona la ferita più evidente e con l’altra pulisce la bocca di Dean. Ma il maggiore vuole minimizzare “Be’, comunque sono fiero di te… non ti lasci impressionare da qualche lembo di carne da ricucire…un vero cacciatore…bravo Jack! Ora…speriamo che Cas non tardi molto, altrimenti dovremo fare alla vecchia maniera…e non credo di avere scorta di alcool a sufficienza, nell’Impala…” commenta tossicchiando. Ma Sam sa che ago, filo e alcool a volontà non basterebbero. Non stavolta. Sam prega che Castiel li raggiunga, ponendo fine a quell’ennesimo incubo.
E Castiel diventa sogno realizzato. Non chiede spiegazioni. Non vuole perdere minuti preziosi. Pone la mano sulle varie lacerazioni che si rimarginano all’istante, suscitando la gratitudine di Sam e il sorriso enigmatico di Jack.
 
Castiel osserva Jack. Non sembra provato dagli eventi appena accaduti o sollevato per la guarigione di Dean. Il timore a lungo negato diventa tragica conferma. Scambia un’occhiata con Sam e poi suggerisce che rientreranno insieme, lui e Jack, al bunker. Vuole tenerlo lontano dai due Winchester, indeboliti dallo scontro.  Jack, intuendo l'atteggaimento guardingo dell'angelo, per non insospettirlo ulteriormente, accetta.

Dean sale faticosamente in auto, optando stranamente per i sedili posteriori. Sam si accorge che qualcosa non va “Dean…stai…stai tremando…” constata come a sottolineare l’evidente.
“Non è nulla…è che quel bosco…. era maledettamente umido...devo ammetterlo, fratello, sto diventando vecchio per queste cose…comincio a patire i primi freddi! Altro che campeggio con i ragazzi!” e Dean simula uno starnuto che si augura metta “in tranquillità” Sam.
Sam prende una coperta dal cofano, di quelle che usano per nascondere i “ferri del mestiere” e gliela lancia, quasi allegro, stando al gioco “Ok, ok…quando arriviamo a casa tisana, miele o un bel punch caldo! Nonno!”
“La tisana sai dove puoi mettertela?! Maniaco salutista! Mi prenoto già per il punch!” rincara Dean, lottando contro i brividi che gli fanno digrignare i denti. Ma fortunatamente Sam non ci fa caso, ha fretta di rientrare. Si mette al volante, accendendo la radio e il riscaldamento a manetta. Così, avvolto in quella stoffa grezza, Dean cerca di trattenere il calore e, ad ogni spasmo più violento, si impone di controllare, per quanto possibile, i muscoli ribelli. Sbottona il polsino della camicia, rimbocca la manica arrivando fino all’avambraccio. E’ violaceo e pulsa come se le vene, da lì a poco, dovessero scoppiare.

Castiel ha creduto fosse un livido. Dean ha visto la grazia soffermarsi su quella macchia bluastra. Castiel è un tipo preciso. A volte si ostina a curare ematomi e graffi che, senza il suo intervento, se ne andrebbero via in un paio di giorni. “Che spreco di grazia!”, pensa spesso Dean. Ma sa bene che quel “livido” non è come gli altri. Non è scomparso. E’ diventato appena più chiaro. Ma c’è. E' rimasto.
Deve essere qualcosa di più complicato.  Il che non promette nulla di buono.

Lo ha morso. Non sa bene come e quando. Ma lo ha morso. E il “marchio” di quel cagnaccio a tre teste potrebbe non risolversi con la “carezza” di Cas.

Dean chiude gli occhi. Non ricorda di aver mai avuto così freddo. Un freddo che ti penetra il fisico e ti invade la mente, forse solo paragonabile all’acqua gelida in cui lo teneva prigioniero Michele. Vorrebbe dormire un po’ ma le scosse che lo pervadono non glielo consentono. Un sudore innaturale, in contrasto con il ghiaccio che si conficca tra ossa e cartilagine, comincia a propagarsi in lui, rendendogli quasi intollerabile la camicia di flanella. Una febbre che sale vertiginosamente, che diventa nausea e respiro corto. Prega che Sam continui a guidare, senza fare “conversazione”, senza voltarsi, distratto dai Led Zeppelin…che ha messo per lui.

Chuck, con uno schiocco di dita, fa sparire i popcorn, in un gesto di eloquente stizza. Poi però si riaccomoda in poltrona. Un regista che si rispetti deve sempre avere un “piano B”, una stesura alternativa.

Stavolta niente potrà salvare Dean. La trama andrà rivista ma, cambiando l’ordine degli addendi il risultato è invariato. E’ una regola matematica. Sarà Dean a morire per primo? Poco importa. 

E se Sam dovesse sopravvivere? Se fosse Jack a soccombere al sapiente Uomo di Lettere che ha in sè la forza del Cacciatore? Sarà comunque un finale quasi perfetto…la paura più grande di quello sciocco ragazzone, incredibilmente resiliente, si concretizzerà. Sam impazzirà. Farà di tutto per raggiungere Dean.
Per togliersi di scena.

Il lungometraggio sarà divertente…anche senza Dean.

Gli è tornato l’appetito. Chuck,  sostituendo il cartoccio di popcorn, affonda la mano in un pacchetto di carta luccicante. 

Patatine alla paprika.
 
   
 
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