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Autore: giorgyleoo    04/11/2021    0 recensioni
"E io lo amavo. Amavo quel bambino. Amavo quel ragazzo. E avrei amato quel maledetto sorriso per il resto della mia vita, anche se quel destino sarebbe stata la mia condanna."
"Infiniti corpi celesti vi sono nel cielo, ma una sola stella, solamente una effigia il nostro amore, e mai avrei smesso di ammirarla. Perché quella tenue, fragile luce...era l'unico mezzo per far sì che le nostre iridi si incontrassero di nuovo. E quel tocco invisibile ai sensi, sarebbe stato sufficiente."
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Seguite il cammino di due giovani hobbit, prima amici d'infanzia, poi fratelli che infine, insieme, dovranno attraversare l'intera Terra di Mezzo per distruggere l'anello del potere. Solo in quel lungo viaggio capiranno entrambi che non potranno essere solamente due semplici amici, capiranno cos'è l'amore...e i sacrifici che devono esser fatti per garantire la felicità dell'altro. Niente avrebbe potuto separarli...fino a quel fatidico giorno.
Ma la loro storia verrà messa a repentaglio dal signore oscuro in persona, che si manifesterà in un modo ancor più pericoloso tramite un solo, piccolo Anello.
La mia storia è presente anche su Wattpad✌🏻❤️
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Frodo, Sam, Sauron, Smeagol
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Fui fortunato ad avere per amici Merry e Pipino, loro quasi ogni mese andavano nella Terra di Buck a trovare loro cugino, così mi unii a loro perché Il mio migliore amico Frodo mi mancava ogni giorno. Stavamo crescendo tutti quanti. Quando Frodo veniva a trovarci ad Hobbiville, non prendeva mai parte agli scherzi e ai furti di Merry e Pipino. Io lo seguivo volentieri e restavamo a giocare sul nostro affluente preferito (diciamo a cinque metri dall'acqua, altrimenti non sarei sopravvissuto). Però vedevo Frodo sempre di rado. Abitavamo in due posti diversi, seppure non molto distanti l'uno dall'altro. Eppure quando ci vedevamo non aspettavamo un secondo per andare a giocare come facevamo sempre. Avevamo solo dodici anni quando successe una tragedia che colpì la famiglia Baggins molto duramente, principalmente il cuore di Frodo. Quel giorno lui e i genitori dovevano venire ad Hobbiville a trovare Bilbo come facevano ogni due anni e io li aspettavo con ansia, ma loro non vennero mai. Nemmeno il signor Bilbo sapeva il perché e cominciò ad allarmarsi, così scrivemmo insieme una lettera e la spedimmo immediatamente. Passarono due giorni...poi passò una settimana, ma della famiglia Baggins nessuna notizia. Così un giorno Bilbo, molto preoccupato, prese il carro, agganciò il suo pony pronto a partire per Villa Brandy. "Signor Bilbo! Voglio venire anche io." Gridai qualche instante dopo che il pony partì. "No, Samwise. Tu devi rimanere qui con tuo padre. Tornerò presto. Promesso." Annuii con riluttanza e lo lasciai partire. Ero assai preoccupato per quella famiglia. Speravo che non fosse successo nulla di grave, soprattutto a Frodo. Aspettai e aspettai, a volte guardavo l'orizzonte per vedere se intravedevo qualcuno arrivare. A volte me ne stavo con Merry e Pipino, anche loro preoccupati. Aspettai altri due gironi dalla partenza di Bilbo e finalmente, dopo lunga attesa, vidi in lontananza il carro di Bilbo tornare ad Hobbiville. Non era solo. C'era Frodo con lui, mi mancò un battito, ma almeno sembrava stare bene. Aveva la testa chinata, non riuscii a vedere altro. Si fermarono davanti casa Baggins. Bilbo lo afferrò delicatamente per la mano e lo condusse all'interno della casa. Sembrava che Frodo non riusciva nemmeno a camminare. Dovevo andare! Dovevo vedere cosa era successo! Feci per uscire dalla porta, ma sentii la voce rimbombante di mio padre "No Samwise. Non andare." Disse in tono piatto. Io non ne volevo saperne di fermarmi "Devo andare a vedere se Frodo sta bene. Non l'ho mai visto così..." Lui scosse la testa "Meglio che ti siedi figliolo. Il giovane Frodo in questo momento non vorrebbe vedere nessuno." "Tu sai qualcosa, papà?" Lui annuii e fece cenno di sedermi. Io lo accontentai pronto a sapere la verità. "Racconta. Cosa diamine è successo?!" Lo incitai. Mio padre prese un bel respiro "Le voci girano velocemente ad Hobbiville. Il povero Frodo è stato vittima di una tragedia troppo grande per il suo giovane cuore." Mi salì un groppo in gola, cosa mai poteva essere successo? "I suoi genitori...Primula e Drogo sono morti. La scorsa settimana." In quel momento fu come se per un instante tutto il mio corpo sprofondasse nel vuoto, letteralmente. Le lacrime cominciarono a invadere i miei occhi. "Come...come è successo?" "Ho sentito che facevano una gita in barca sul Brandivino. Li ha sorpresi una tempesta...non ce l'hanno fatta. Due giovani e belle vite spezzate così." Mio padre serrò i denti. Tutti conoscevano Primula e Drogo e la loro bellissima storia d'amore. Lei era una Brandibuk cresciuta in ricca famiglia, una delle più ricche dell'intera Contea. Lui era solo un semplice Baggins di Hobbiville. Si incontrarono una notte, entrambi scappati dopo una lite con le proprie famiglie e lì si conobbero i due ragazzi. Si innamorarono. Un amore troppo forte da poter spezzare in qualche modo. Così le famiglie, anche se contrarie li lasciarono vivere insieme con il loro amore. Erano entrambi belli come il sole e il loro amore fruttò con un bambino, dodici anni prima. Loro lo amavano più di loro stessi e promisero che sarebbe stato sempre al sicuro tra le loro braccia. Ma la loro vita si spezzò più rapidamente di qualsiasi altra cosa. E Frodo, il loro unico figlio frutto del loro amore perenne, rimase orfano. "Erano le persone più gentili che abbia mai ospitato al pub." Commentò mio padre. Io lo sapevo bene. Ricordai l'umorismo del padre, la dolce voce della madre. Tutto questo non c'era più e se io stavo piangendo, non osavo immaginare come Frodo si sentisse in quel momento. Senza genitori, non più amato, solo. Di solito Frodo era il primo ad uscire di casa e bussava alla mia porta per andare a giocare, ma in quei giorni non lo vidi nemmeno. A volte mi fermavo davanti casa Baggins. La osservavo e udivo il silenzio della morte che aveva invaso quella dolce e bellissima casa. Merry e Pipino giocavano tranquillamente, anche loro colpiti dal lutto. Mai visti così tranquilli. Io volevo vedere Frodo, ma allo stesso tempo ero impaurito al solo pensiero di come avesse reagito se avessi bussato a quella porta. Così non lo feci, andai invece al nostro affluente preferito, dovevo pensare. Fino a che, in cima alla collina più alta di Hobbiville lo vidi in lontananza. Era seduto con le gambe incollate al petto e il mento poggiato sulle ginocchia. Il suo viso era bagnato dalla lacrime, alcune che avevano appena lasciato gli occhi, altre che si stavano piano piano asciugando con il vento che sbatteva sul suo volto privo di emozioni. Il suo viso era rosso per il riflesso del tramonto. Aveva gli occhi socchiusi, come stanchi per il troppo sforzo dopo che litri di acqua uscirono da essi. Lentamente, decisi di raggiungerlo. Non sapevo cosa gli avrei detto, ma sentivo che aveva bisogno di qualcuno in quel momento. Ero dietro di lui, poi senza dire una parola mi sedetti accanto. Lui sapeva della mia presenza, ma non disse nulla. Non ce ne era bisogno. All'improvviso lo sentii sussurrare qualcosa "L'ultima cosa che gli ho detto..." Lo guardai "È...buona gita." Disse "Non gli ho detto nient'altro. Non gli ho fatto sapere quanto gli volevo bene, quanto li amavo...e ora non posso vederli più." Non riuscì più a trattenersi e versò altre lacrime. Fu la prima volta che lo vidi piangere "Non li rivedrò mai più! Non li rivedrò mai più!" Gridò con tutta la voce che aveva anche se era mozzata dai singhiozzi. A quel punto si poggiò sul mio petto e io non potei fare a meno di stringerlo più forte che potevo. "Ci sono io...loro sapevano quanto li amavi. Lo sapevano." Dissi. Lo strinsi forte, volevo fargli capire che ci sarei stato sempre per lui. Piansi anche io. Piangemmo insieme. Riuscii a percepire il suo profumo alla menta, i suoi capelli odoravano proprio della mentuccia che coltivavamo ad Hobbiville. Le nostre lacrime caddero sui ciuffi d'erba come fosse la rugiada del mattino. "Oh Sam...Sam..." singhiozzava mentre si aggrappava a me. Io potevo restare così anche per ore, finché lui voleva. Tutto d'un tratto non sentii più il suo singhiozzare, il suo respiro era regolare. Si era addormentato sul mio petto. Lo osservai. Le lacrime sul suo viso si stavano piano piano asciugando. Potevo intravedere la tristezza e il dolore che lo avevano accompagnato per tutto quel tempo. Ero felice che si era addormentato. Sarebbe stato l'unico momento in cui non avrebbe pensato a quel dolore che gli aveva tormentato il cuore. Pensai che per essersi addormentato così, non aveva riposato per molto. Lo osservai per tutto il tempo. Nel mio volto si intravedevano già le imperfezioni della crescita, la mia pelle era ruvida, piena di pustole, ma il suo viso era privo di qualsiasi imperfezione. Avevamo entrambi dodici anni, eppure il suo volto era puro come quello di un neonato. Con i polpastrelli della dita accarezzai la sua guancia bianca e liscia come il marmo asciugandogli le lacrime. E poi era bello. Era bellissimo. Perché lo stavo pensando? Non potevo immaginare o pensare una cosa del genere. Eppure ci pensavo. Quando riaprì gli occhi io ero ancora lì, ad aspettare che si fosse svegliato, poi lo accompagnai a casa, fino alla porta "Grazie Sam. Non dovevi." Mi sussurrò prima di entrare. "Dovevo." Risposi. Lui fece un discreto sorriso, il meglio che potesse fare "Sei il mio migliore amico Samwise Gamgee." Io annuii "Andrà tutto bene." Promisi. Lui abbassò lo sguardo annuendo e rientrò in casa. Dopo due settimane, mi arrivò la notizia che Frodo era stato definitivamente adottato da Bilbo che lo avrebbe tenuto sotto la sua custodia e promise simbolicamente ai genitori di proteggere il ragazzo finché avrebbe potuto. Io avrei voluto che tutto tornasse alla normalità, che Frodo e io avremmo giocato di nuovo insieme, ma il suo dolore era ancora troppo forte e l'unica cosa che poteva fare era sorridere e fingere che tutto andasse bene, per non farmi preoccupare, ma io sapevo cosa lo tormentava, così a volte lo consolavo come potevo, ma capii che niente sarebbe tornato come prima. Potevo solo aspettare che il suo dolore si sarebbe placato col tempo.
   
 
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