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Autore: nanamiart    04/11/2021    0 recensioni
baji/chifuyu | mikey/takemichi | past!takemichi/hina
spoiler: prima stagione anime
Una bambina curiosa, delle foto dimenticate e Chifuyu che proprio non voleva ricordare.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chifuyu Matsuno, Keisuke Baji, Manjirou Sano, Nuovo personaggio, Takemichi Hanagaki
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano almeno dieci anni che quella scatola non veniva aperta, ma questo Emma non poteva saperlo. Ai suoi occhi, nella sua fantasia di bimba, quello era probabilmente lo scrigno magico di una regina, andato ormai perduto, e che per uno scherzo del fato era finito proprio lì, in un cassetto della camera da letto di suo zio così che lei potesse trovarlo.
È incredibile quanto facilmente i bambini possano pensare di essere i protagonisti di una storia, di essere destinati a grande imprese, e l’aver trovato “lo scrigno della regina” – che altro non era che una semplice scatola di cartone – non poteva essere una coincidenza! Proprio lei, Emma Hanagaki, ci avrebbe trovato di sicuro una mappa, o una polvere magica.
Così, con tutta l’aspettativa del mondo, sollevò il coperchio impolverato. 
Inutile dire che il sorriso si spense quando non trovò altro che un mucchio di foto, probabilmente persino più datate del loro nascondiglio. 
Emma sbuffò, delusa. Si pulì le manine dalla polvere, sollevò la scatola nel suo insieme e uscì dalla camera da letto dello zio per andare, pestando i piedi, al piano di sotto.
Aveva ereditato lo stesso temperamento della madre e tutti seppero che qualcosa non andava quando la videro sbucare sulle scale.

“Che succede, amore?”

Chiese Takemichi, andandole incontro. Lei gli mostrò la scatola, sbuffando di nuovo. Il più grande corrugò le sopracciglia.

“Amore di papà, dovrai essere un pochino più specifica,” disse, ridacchiando. “Cos’è questa scatola? Dove l’hai presa?” 

“In camera dello zio Chi,” replicò lei, come se fosse ovvio. E fu a quel punto che Chifuyu, sentendosi interpellato, si voltò verso la bimba. Emma posò la scatola per terra, si sedette di fronte e tirò fuori la prima foto del mucchio. L’osservò per qualche istante, se la rigirò tra le mani e poi con il pollice accarezzò la persona a destra. 
Non sapeva di che anno fosse, sapeva solo che era di tanti tanti anni prima, quando lei non era ancora nata. Aveva riconosciuto solo uno dei due. Con lo stesso taglio di capelli, lo zio Chifuyu sfoderava una decolorazione bionda quasi accecante. Indossava una tuta nera, identica a quella della persona accanto a lui.
Ecco, quest’ultimo lei non riusciva proprio a capire chi fosse. Lunghi capelli neri vagamente mossi, denti appuntiti, occhi dorati, un sorriso accattivante in viso ma allo stesso tempo dolce. Stringeva il fianco di Chifuyu con la mano sinistra, come per attirarlo a sé. Che fosse questa la causa del rossore sulle guance del biondo? Emma non poteva sapere nemmeno questo.
Sollevò la foto e la mostrò ai presenti.

“Questo chi è?”

Chiese, incuriosita.
E in quel momento calò il silenzio. Si zittì persino Mikey, che si avvicinò al fidanzato. Takemichi accennò un sorriso e gli strinse la mano.
Ma non era per Mikey che era preoccupato. Si voltò di scatto verso Chifuyu e cercò di leggere dai suoi occhi, come aveva imparato a fare in quegli anni, che cosa gli passasse per la testa.
Perché stavolta non riusciva a capirlo?
Chifuyu si alzò dal divano, camminò lentamente verso la piccola e si inginocchiò di fronte a lei.
Prese in mano la foto e la guardò.

Furono gli istanti di silenzio più lunghi delle loro vite.
Gli occhi azzurri di Chifuyu incontrarono le iridi dorate dopo quasi quindici anni. Aveva compiuto da poco i trenta, era passata letteralmente una vita dal momento in cui la foto era stata scattata.
Eppure era lì, vivido, nei suoi ricordi. Ricordava la mano calda di Baji che gli stringeva il fianco, il suo profumo indecifrabile e rassicurante. Ricordava l’aroma del suo shampoo e ricordava l’effetto che gli faceva avercelo attorno ogni giorno. Ricordava di non aver mai voluto altro, di aver desiderato, il giorno del suo quattordicesimo compleanno, di poter vivere per sempre con lui.
Quello, probabilmente per uno scherzo crudele del destino, sarebbe stato l’ultimo compleanno che avrebbe trascorso con lui. 

“Chi è?” ripeté Emma, che ancora non aveva ricevuto risposta. Chifuyu fu improvvisamente catapultato nella realtà, nel salotto del suo nuovo appartamento. Scosse la testa e un sorriso appena accennato gli incurvò le labbra.

“Lui era Baji. Era… il mio migliore amico.”

Disse, toccando i capelli del moro sulla foto. 
Emma aggrottò le sopracciglia, proprio come avrebbe fatto Takemichi.

“Era? Avete litigato?” domandò lei, e il padre della piccola temette seriamente che il suo amico potesse avere di lì a poco un crollo.
Questo, però, non accadde. 
Scosse la testa e le sorrise di nuovo, paziente.

“No, non abbiamo litigato. Lui… non c’è più,” replicò, dolce. La bocca di Emma si aprì in una comica ‘o’ di sorpresa. “Se n’è andato quando aveva quindici anni. È volato in cielo.”

Takemichi allungò un braccio verso di lui e gli strinse la spalla. Chifuyu si sentì improvvisamente più forte, scaldato, e la cosa gli diede la forza di continuare.

“Questo era il ragazzo di cui ero innamorato,” raccontò. “Come papà Mikey ama papà Takemichi, capito? O come lo zio Draken amava la zia Emma, che tu però non hai conosciuto”. Sospirò. “Lui… lui era la persona migliore del mondo. Un sogno ad occhi aperti.”

“E come mai se n’è andato?”

Chifuyu deglutì a vuoto, a quella domanda. “Lui… Se n’è andato perché era un angelo. Non poteva restare qui con noi, capisci?” 

Lei annuì.

“Così un giorno gli sono spuntate le ali,” riprese Chifuyu. “Ed è volato via.” Strinse i pugni. “Però so che lui è qui con me, che non mi ha mai lasciato davvero.”

Chifuyu prese in mano le foto e le fece passare una ad una. Ridacchiò quando trovò la foto di Baji con un ridicolo cappello da Babbo Natale in testa e una barba bianca finta. Chifuyu aveva riso quando il moro si era presentato a casa sua conciato così con un regalo in mano, ma non aveva mai desiderato così tanto baciarlo.
In un’altra foto Baji indossava i suoi occhiali da vista, stava agitando una mano in aria come per colpire qualcuno. Probabilmente era stato immortalato in una delle sue fasi da “studio matto e disperatissimo” e non voleva che gli venissero fatte foto. Ma era il soggetto preferito di Chifuyu da fotografare, come avrebbe potuto smettere e perdersi la bellezza che era, con la coda e lo sguardo concentrato su un libro, mentre il sole gli baciava il viso? 

“Dovresti incorniciarla!” esclamò Emma, riprendendo in mano la prima foto. “Non credo che lo zio Baji vorrebbe essere chiuso in una scatola…”

Chifuyu spalancò gli occhi a quell’affermazione. Che cosa avrebbe detto Baji se avesse saputo che aveva chiuso tutti i loro ricordi in una scatola, e che l’aveva lasciata a prendere polvere per dieci anni in un cassetto della sua stanza? Avrebbe riso di lui, di sicuro. 

“Hai ragione, Em. Ti va se mi dai una mano ad appenderla?”

Emma sorrise felice e si alzò in piedi. Chifuyu tirò fuori da un mobiletto una cornice inutilizzata. La piccola gli passò la foto e il più grande la incorniciò. Salì su uno scalino e l’appese all’ingresso.
Quasi come se volesse dire "Benvenuti a casa di Baji e Chifuyu!".
Nella prossima vita, si promise, avrebbero avuto un appartamento proprio come quello. Sarebbero stati circondati da gatti e forse avrebbero avuto anche loro una Emma. 
Nella prossima vita, gli avrebbe detto di amarlo di persona. 
Perché l’aveva amato, lo amava e lo avrebbe amato fino alla fine dei tempi. 
Da lì all’eternità.
   
 
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