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Autore: ClostridiumDiff2020    05/11/2021    0 recensioni
Una notte fredda, in un vicolo oscuro Jennefer si incontra e si scontra con William e così...
Lei è anaffettiva e insensibile a qualsiasi stimolo, dotata di poteri telecinetici e soprattutto vede spettri. Nuovi ma soprattutto quelli antichi senza volto e molto pericolosi.
Lui è un groviglio di emozioni, incapace di controllare la rabbia ma soprattutto ferito e agonizzante.
Due universi in collisione.
(Prendere Billy Russo e lanciarlo in una nuova avventura)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy Russo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. I'm Not Okay

 

 

 

William si svegliò quando la voce di Jennefer gli urlò nella mente
Ti prego alzati mi stai schiacciando…
Lui si sollevò ancora mezzo assonnato.
“Ti prego va in bagno… hai un alito che sa di uova marce e… cosa hai in tasca?”
William si passò la mano sulla nuca alzando gli occhi al cielo.
“Diavolo che mal di testa… Se questo è quello che succede quando si beve… non lo farò mai più… E perché non sei nel tuo letto, sei ancora sudato e… seriamente che diamine hai in tasca? È fastidiosamente duro…”
 
William si sedette sul bordo del letto massaggiandosi la testa. Voleva dirle quanto riuscisse ad essere brutalmente diretta e indelicata e la mancanza di voce lo snervava. Quanto odiava il sentirsi un ragazzino in un corpo d’adulto.
“Non sono indelicata è una constatazione…”
William scattò in piedi e si strascinò in bagno.
 
Si appoggiò al vetro, non ricordava nulla della sera prima. Jennefer aveva parlato per lui con lo spirito di Krista e si era sentito uno schifo.
Il secondo incontro con l’antico ancora lo faceva rabbrividire. L’essersi ritrovato cieco, terrorizzato da quella spettrale presenza. Ogni cosa spazzata via dalla definitiva perdita di lei, Krista se n’era andata. L’Antico non gli aveva solo tolto la voce lo aveva imprigionato in una realtà che riconosceva a stento con una persona folle con parole inopportune, frasi inopportune ma soprattutto che lo sapeva riafferrare ad ogni caduta. E adesso era chiuso in un bagno come un ragazzino alle sue prime esperienze, a cui preferiva non pensare, non mentre cercava di liberarsi di quel bisogno.
Voleva solo sfogarsi ma non riusciva a non pensare a quello strano calore che gli trasmetteva Jennefer.
Se solo non fosse stato certo che lei lo avrebbe guardato come una strana lumaca ci avrebbe anche provato. Forse non lo avrebbe fatto in passato, ma prima prendeva tutto in modo assolutamente superficiale e ne era pienamente consapevole. Tanto ogni volta che cercava di impegnarsi anche in quel caso lo faceva nel modo sbagliato quindi perché farlo?
Ma con Krista aveva davvero pensato di aver trovato il giusto equilibrio e adesso? Poteva sperare di iniziare di nuovo?
 
“Ehi zombie quanto ci metti, io dovrei davvero venire a fare una doccia… I cadaveri veri mi reclamano…” esclamò Jennefer entrando nella stanza. Fu un secondo, William con il volto in fiamme si voltò verso di lei accadde. Gemette e chiuse gli occhi mentre una scarica di inevitabile piacere lo attraversava. Quando riaprì gli occhi la vide, sulla guancia di lei il segno di quel che aveva fatto. Lui la osservò ansimando con occhi sgranati.
Jennefer si pulì la guancia con la manica del pigiama poi annusò incuriosita.
“Interessante, era l’ora che rispondessi alle mie domande in merito. Certo mi bastava una risposta scritta… però una dimostrazione pratica di come ti trastulli con il tuo giocattolo è altrettanto esaustiva… Curioso…”
 

Era rimasto seduto ad aspettare per ore finché Jennefer non era uscita in divisa.
Si indicò e poi indicò lei. Era stanco frustrato e stanco di sentirsi sempre così confuso, da quella strana assurda creatura.
Replicò il gesto ma lei lo guardò incerta prima di voltarsi per andarsene.
In altri tempi le avrebbe urlato, ma non aveva più voce, non aveva più niente di familiare, afferrò un vaso e lo fracassò contro la parete e quando Jennefer lo guardò con la sua consueta apatia lui si infuriò ancora di più.
 
“Vorrei dirti che non voglio farti arrabbiare ma… è piacevole sentire e la rabbia è una delle sensazioni più forti se si esclude l’amo…”
Il pungo sul tavolo la bloccò, anche se non appariva affatto spaventata, solo curiosa.
 
William si allontanò alzando le braccia al cielo e scuotendo con forza la testa.
Si indicò le tempie ma lei lo percepì forte nella sua mente, un grido penetrante.
Smettila! Non mi piace sentirmi così! Credi che mi diverta? Tutto questo mi dilania e mi manda in mille pezzi!!!
Jennefer percepì quel senso di rabbia aggrapparsi a lei entrarle dentro per esplodere come una bomba. Una forza eruppe da lei. La rabbia che aveva assorbito esplose e William venne scaraventato in alto.
Jennefer chiuse gli occhi mentre un grido le esplodeva nel petto. Quando riaprì gli occhi William se ne stava rannicchiato a terra sanguinava e il suo braccio destro stretto al petto stranamente piegato. Jennefer non ne era certo ma quella sensazione poteva essere orrore e paura. Più lo guardava più riusciva a sentire ogni muscolo teso, ogni osso che aveva involontariamente spezzato. Era questo l’effetto della rabbia incontrollata?
 
“Mi… mi dispiace… io…”  Non riusciva a parlare. Era preoccupata? Spaventata dal proprio potere per la prima volta perché aveva ferito la sola persona che contasse per lei e non sapeva come controllarlo.
E poi lo comprese, tutto quelle sensazioni venivano da lei, non da William.
Chiuse gli occhi e protese una mano verso di lui.
William la osservò incerto su cosa lei volesse. Osservò la sua mano protesa e poi si allungò verso di lei. Il braccio spezzato si mosse strappandogli un gemito ma non si ritrasse.
Quando le loro dita di sfiorarono Jennefer aprì gli occhi e gli prese la mano.  
 
 “Ti fidi di me?”
William sgranò gli occhi annaspò incredulo. Poi abbassò gli occhi incerto.
“Vorrei che ti fidassi di me… Io mi fido della tua imprevedibilità, perché è ciò che amo, mi fa sentire viva. Sei come un oceano…Lo osservi è bellissimo, indomabile. Ho scoperto tutto questo con te… Mi dispiace se non riesco a esprimere in modo normale quello che sento o a capire gli altri, sto solo cercando di capire cosa sono tutte queste sensazioni… Ma credo almeno di capire la paura, perché so che ho paura che tu sparisca e che con te se ne vada per sempre il mio cuore. Anche se senza di te non credo che vorrei averne uno…”
Quando lei sollevò lo sguardo su di lui sbuffò “Ma perché fai così? Sei di nuovo tutto occhi… Ho di nuovo detto la cosa sbagliata? Io… mi sono aggrovigliata… Volevo dire che… Vorrei provare a sistemarti il braccio e mi sono ingarbugliata. Se la metti di guardarmi in quel modo, come un gatto che sta per essere investito da un’auto…”
 
William rise e gli porse il braccio.
“Non deve essere tanto complicato… Posso alterare le molecole della realtà che ci circonda, sollevare un oggetto o convincere le tue ossa a ri assemblarsi, quanto può essere diverso…”
Si sentiva stranamente nervosa.
Era strano, erano stati molto vicini altre volte, lui le aveva letteralmente dormito addosso ma quel tipo di contatto era diverso, era come se riuscisse a percepire ogni molecola del suo corpo. Lo sentiva come qualcosa di molto più intimo. Neanche vederlo nudo le aveva lasciato la stessa impressione.
“Mi piace sentire i tuoi pensieri, ma vorrei sentire la tua voce…” voleva distogliere l’attenzione ma non eccessivamente. Voleva guarirlo con tutta se stessa ma più manteneva il contatto, più sentiva l’irresistibile impulso di baciarlo, come se volesse assaporarlo.
 
Scosse la testa, non aveva alcun senso, lei…
Gli aveva detto di amare il suo modo di essere, amare? Era quella la parola che tanto aveva cercato di capire a adesso l’aveva sputata senza riflettere. Però era tutto vero. E se lo amava doveva dirgli la verità, per quanta paura potesse fare.
 
“Will… Ho visto lo spettro… Non sapevo come dirtelo perché non mi era mai…”
Lei rimase ad occhi bassi, lo sentiva fremere sotto le sue dita. Era sempre più difficile concentrarsi, era tutto maledettamente intenso.
“L’ho visto nei tuoi occhi, come se si annidasse dentro di te io… Non so come e perché ma… Lo scoprirò”
 

 

   
 
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