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Autore: eddiefrancesco    09/11/2021    0 recensioni
Incuriosita dall' inaspettata eredità che le ha lasciato la sua madrina, un'eccentrica signora conosciuta come la strega di Wychford, la contessa Octavia Petrie decide di andare a dare un' occhiata alla nuova proprietà.
Ma arrivata in quella splendida villa di campagna a causa di un equivoco viene scambiata per una istitutrice dal tenebroso Edward Barraclough, il nuovo affittuario e dalle sue nipotine.
Ma ancora non sa in che guaio è andata a cacciarsi!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Octavia si piegò in avanti, rispondendo a Lisette. «Avete chiesto la mia opinione, Lisette, e ve la darò. I vostri tutori hanno tutte le ragioni. Sarebbe un errore attaccarvi a chiunque, prima che abbiate avuto la possibilità di conoscere il mondo. Vi assicuro che non è una questione di ceto sociale, o di essere la persona adatta, o di precedenti promesse. Chiunque vi ami, farebbe di tutto per evitarvi di commettere un tale errore.» Lisette annuì e abbassò gli occhi. «Non vedrò più il tenente Petrie.» «Non prima che andiate a Londra. Quando sarete stata presentata in società, sarà diverso. Potrete incontrarlo, allora. Mancano solo pochi mesi.» «Ma non sarà molto probabile, vero? Non frequenteremo gli stessi ambienti.» Octavia prese la mano di Lisette tra le sue. «Sono sicura che incontrerete mio fratello a Londra! Fidatevi di me. Ma fino a quel momento, datemi la vostra parola che non cercherete più di vederlo qui. Me lo promettete?» Aspetto' finché Lisette non annuì riluttante, poi riprese: «Grazie. Riflettete, Lisette. Una volta mi avete detto che se vostro zio ha preso una decisione, di solito non torna indietro. Se dovesse sorprendervi con Harry in questo momento, sono certa che si arrabbierebbe al punto di cacciare Harry e proibirvi di rivederlo. È questo che volete?» Aspetto' che la ragazza ci avesse riflettuto, poi continuò. «Certo che non lo volete. Ma una volta che avrete fatto il vostro debutto in società, lui potrebbe essere più disposto ad ascoltarvi. Siate paziente, Lisette. Le cose potrebbero mettersi per il meglio.» «Non posso nemmeno dirgli arrivederci?» «Parlerò io con Harry e gli spiegherò tutto. È troppo rischioso, davvero, mia cara. Vostra zia potrebbe arrivare a qualunque ora, domani, e voi dovrete essere qui ad accoglierla. In mattinata cercherò di recarmi alla locanda e mi assicurero' che Harry capisca. Non fate quella faccia, Lisette. Ricordate la promessa.» Il giorno dopo, l'attività in casa era frenetica. Mrs. Dutton era in ansia per l'improvviso arrivo di Mrs. Barraclough e passò la mattinata a organizzare il personale, a discutere menù e ad assicurarsi che la stava migliore fosse pronta per la nuova padrona. Mentre usciva dalla propria camera, Octavia fu sorpresa nel trovare la governante seguire due uomini che portavano una grossa poltrona su per le scale. «Credo che appartenesse a Mrs. Carstairs, miss Petrie» spiegò la governante. «Mr. Barraclough dice che era nella stanza in cima alla torre la prima volta che venne a trovare Mrs. Carstairs, e vuole che sia riportata su. A quanto pare, la signora passava là la maggior parte del suo tempo, quando era ancora in salute. È solo una vecchia poltrona, ma lei ci era molto affezionata. L'aveva fatta portare nella sua stanza da letto, quando si era ammalata. Ma non può restare lì. Mrs. Barraclough userà quella camera, e il padrone non pensa che a sua cognata piacerebbe. Così la poltrona deve tornare su.» Dall'espressione di Mrs. Dutton traspariva chiaramente che avrebbe potuto fare benissimo a meno di quel lavoro in più. Allora, quella stanza all'ultimo piano della torre era stata la preferita di sua zia? Octavia non stentava a crederlo. Ci aveva dato solo una rapida occhiata, ed era rimasta molto incuriosita. Era uno strano locale con il soffitto a volta e finestre su tutti i lati. La vista era fantastica e tavoli e scaffali erano zeppi dei più svariati oggetti: libri, ritratti, soprammobili, souvenir... Si era ripromessa di tornarci a guardarla meglio, un giorno o l'altro, ma la stanza era tenuta quasi sempre chiusa, e la chiave si trovava in possesso di Edward Barraclough. Non le era mai venuta in mente una scusa per chiedergliela. Quella non era la giornata giusta. E poi, aveva anche lei delle cose da fare, inclusa una visita alla locanda per parlare con Harry. Era più tardi di quanto Octavia avesse sperato quando finalmente riuscì a raggiungere la locanda, dove chiese di Mr. Smith. Per fortuna non c'era nessuno e poté attendere da sola nel salottino l'arrivo del fratello. Era ovvio che Harry non aspettava visite. Scese infilandosi la giacca e tentando invano di allacciarsi la cravatta. Octavia scosse la testa. «Dov'è il tuo valletto? Dovrebbe farlo lui.» «Non essere sciocca, Tavy. Sono in incognita, ricordi? Ho rimandato Crocker ad Ashcombe. Cosa diavolo ci fai qui a quest'ora?» «Su, lascia fare a me» sbotto' lei, guardando con aria critica i suoi sforzi. «Non posso fermarmi a lungo. Aspettano Mrs. Barraclough, oggi, e devo esserci anch'io. Ma dovevo parlarti. Perché hai detto a Lisette che sei mio fratello?» «Pensava che fossi il tuo innamorato, o qualcosa del genere. Non potevo lasciarglielo credere, Tavy! Si sarebbe tirata indietro prima ancora di iniziare a conoscermi. Ero sicuro che avresti capito.» «Non avresti neanche dovuto rivolgerle la parola, Harry Petrie! Ma ormai è fatta. Ci sono cose più importanti di cui parlare. Sono venuta per impedirti di fare un grosso errore.» «Se intendi scoraggiarmi riguardo a Lisette, allora ti dico che stai perdendo il tuo tempo. È la donna più incantevole che abbia visto in vita mia, e intendo sposarla!» «E io ti auguro buona fortuna nell'impresa, perché temo che avrai dei concorrenti. Ma avrai lo stesso bisogno del consenso di suo zio... O pensi di fare una fuga d'amore?» «Certo che no, dannazione! Che suggerimento sconveniente!» «Allora farai meglio a darmi ascolto. Conosco Edward Barraclough. È molto protettivo nei confronti di Lisette e non ti prenderebbe mai in seria considerazione se scoprisse che hai degli incontri clandestini con lei. E non lo biasimerei per questo. La ragazza ha solo sedici anni, santo cielo! Non mi sarei mai aspettata una cosa simile da te. Ma cosa ti è venuto in mente?» «Ci siamo incontrati per caso la prima volta. E poi... era l'unico modo di conoscerla, Tavy!» «Sciocchezze! Se suo zio vi scoprisse, potresti dire addio a ogni speranza riguardo alla ragazza. Harry, parlo sul serio. Non devi più cercare di rivedere Lisette, non qui a Wychford. Lei è troppo giovane e troppo innocente per sapere cos'è meglio. Ma tu... tu sei abbastanza maturo da sapere quel che fai, ed è sbagliato! Per che tipo di uomo ti prenderebbe Edward Barraclough se dovesse scoprire che stai inducendo la sua preziosa nipotina a certi sotterfugi?» Harry, un po' contrito, disse che non ci aveva pensato. La voce di Octavia si addolci'. «Lo so. Ma se accetterai il mio consiglio, dovrai mostrarti paziente. Ho promesso a Lisette che farò in modo che vi incontriate, a Londra, e devi aspettare fino ad allora. Una volta che avrà fatto il suo debutto in società, allora potrai corteggiarla apertamente. Non prima.» «Ma è così bella! Tavy, non immagini cosa voglia dire essere innamorati. Rinuncerei all'esercito e mi sposerei subito, se fossi sicuro che è con Lisette Barraclough.» Questo era un nuovo Harry Petrie. Octavia fu intenerita a dispetto di tutto, perciò disse con calma: «Allora devi essere paziente e aspettare il momento giusto. Hai tutte le carte in regola per conquistarla. Non rovinare tutto corteggiandola ora.» «Cosa penserà? Le ho promesso che l'avrei incontrata questo pomeriggio.» «Mi sono assicurata che comprenda la situazione. Sa che sono venuta a parlare con te. Fidati di me, Harry!» «Suppongo di essere costretto a farlo» disse suo fratello imbronciato. «È chiaro che tu non vuoi che la veda ora.» «Con tutto il bene che ti voglio, non posso permettertelo. Ti fermerei, se ci provassi. E ora devo tornare subito a casa. Parti di qui appena puoi, Harry. Ci vedremo tra una settimana o due ad Ashcombe. Nel frattempo, comportati bene!» Lo abbraccio'. «Sorridi. Tre mesi non sono lunghi. Pensa a quello che dirà papà.» Lui storse la bocca in un sorriso. «Sarà sbalordito. L'ultima volta che lo visto, non volevo neanche sentir parlare di fermarmi qui, e ora...» Octavia rise e lo bacio'. «Prenditi cura di te stesso, carissimo. Andrà tutto per il meglio, vedrai. Per te, almeno. Arrivederci!» Si girò e lasciò la locanda in fretta. Lei e Harry erano stati così presi dalla loro conversazione che non avevano notato una carrozza dall'aria importante che si era fermata lì fuori brevemente, per permettere al cocchiere di chiedere indicazioni. Julia Barraclough stava arrivando a Wychford. Julia Barraclough aveva lineamenti affilati, e mani e piedi sottili di cui andava oltremodo orgogliosa. Li riteneva un segno di classe. Affettava un accento aristocratico, anche se i suoi commenti spesso erano taglienti come il suo naso. Guardò con sospetto a tutto ciò che aveva fatto il cognato, compresa la scelta dell'istitutrice e la libertà che le aveva concesso. Non tardo' a chiarire il proprio pensiero. «E questa miss Petrie?» domandò, dopo che Edward e le ragazze le ebbero dato il benvenuto. «Mi aspettavo che fosse qui a farmi un resoconto del lavoro svolto. Dov'è?» «Credo che miss Petrie sia uscita a fare una passeggiata, zia Julia» rispose Lisette timidamente. «Una passeggiata? La datrice di lavoro è attesa da un istante all'altro e l'istitutrice se ne va a passeggio? Tu ne eri al corrente, Edward?» «Non esattamente. Ma la cosa non mi preoccupa, Julia. Miss Petrie è molto coscienziosa. Sei arrivata prima del previsto, lo sai bene. Probabilmente ha pensato di darti la possibilità di riposare e di chiacchierare con le tue nipoti. Potrai parlarle a cena.» «A cena? Non permetterai al personale di servizio di cenare con la famiglia?» Una pausa impercettibile, poi Edward ribatte' in tono pacato: «Miss Petrie non è una domestica. E le ragazze beneficiano considerevolmente della sua conversazione a tavola.» «Le cose dovranno necessariamente cambiare, ora che sono qui. Non ho alcun desiderio di essere edificata dalla conversazione di una zucca campagnola!» «È davvero un peccato, Julia. Non so proprio come posso accontentarti. Perché finché io resterò a Wychford, miss Petrie continuerà a cenare con noi» la informò Edward con cortese fermezza. «Ebbene, non sarà ancora per molto, vero?» ribatte' la donna soavemente. «Ma... sbaglio o ti ho sentito dire 'ragazze'? Questo significa Lisette e Philippa? Mi auguro vivamente che tu non abbia permesso a Philippa di cenare con te! È troppo giovane per restare alzata fino a tardi la sera. Dovrebbe restare nella nursery con l'istitutrice. Miss Froom avrebbe compreso perfettamente. Una donna superiore sotto ogni punto di vista, lei. Ha lavorato per molti anni dai Ledbury, come saprai. La cara Daisy Ledbury era davvero sconvolta quando le ho detto che tu avevi congedato miss Froom.» «Hai mai incontrato di persona miss Froom, Julia?» «Certo che no! Ma ho conosciuto Lady Ledbury a Londra, prima di venire qui, anche se non ho avuto il piacere di essere presentata a suo marito. Lui stava da amici in campagna.» «Ebbene, miss Froom era, a mio parere, totalmente inadatta alle mie nipoti. È stato un sollievo per tutti vederla partire.» «È vero, zia Julia! Miss Froom era orribile!» Esclamò Pip, che non riusciva più a tenere la bocca chiusa. «E non dovete dire brutte cose riguardo a miss Petrie. Miss Petrie è la migliore istitutrice del mondo.» «Peccato che non sia riuscita a insegnarti a restare in silenzio finché non ti si rivolge la parola, Philippa.» «A miss Petrie fa sempre piacere sentire quello che ho da dire.» Lisette prese la sorella per mano. «Possiamo andare incontro a miss Petrie lungo il viale, Edward?» «Ottima idea!» approvò suo zio sollevato.«Vostra zia Julia avrà piacere di riposare un po'. Dimmi, Julia, la gamba è guarita perfettamente?» Lisette e Pip si affrettarono a uscire. «Sarà tremendo» commento' Pip con aria cupa. «Avevo scordato com'era la zia Julia. Non ha neppure portato con sé lo zio Henry. Non è un gran ché, ma sempre meglio di lei.» «Lo zio Henry voleva restare a Londra ancora per qualche giorno. Deve cercare una casa da affittare per la Stagione. E la zia Julia era preoccupata per noi, perciò ha deciso di lasciarlo là e di proseguire per Wychford da sola.» «Se io fossi lo zio Henry, vorrei restare a Londra per settimane! Edward ha detto che se ne sarebbe andato non appena fosse arrivato lo zio Henry, e non so proprio come sarà, qui, senza di lui!» «Neanch'io» sospirò Lisette. «Forse miss Petrie accetterà di fermarsi un po' di più?» «Lo vorrei tanto, ma dubito che zia Julia glielo proporrà. Non ci resta che aspettare e vedere, Pip. Tanto, presto dovremo partire tutti per Londra.» «Oh, ma perché le cose non potevano restare com'erano? Eravamo tanto felice a Wychford con Edward e miss Petrie! Io non voglio andare a Londra. Adoro questa casa!» «Anch'io. Tuttavia mi piacerebbe vedere la capitale. E le persone che ci abitano. Ma aspetta! Ecco miss Petrie, in fondo al viale. Pip, non devi ripetere le cose che zia Julia ha detto di lei, mi hai capito? La farebbero soffrire?» «Allora non lo farò. Miss Petrie! Miss Petrie!» E con il consueto entusiasmo, Pip le corse incontro. Octavia abbraccio' Pip, poi guardò verso Lisette che le stava aspettando. Ebbe una stretta al cuore. Le era tornato in mente il giorno in cui era arrivata a Wychford e aveva incontrato Pip, poi Lisette, quasi in quel punto. Guardò la casa. Si era come ripiegata su se stessa, sembrava remota... Era sbalorditivo quanto cambiasse. «Che benvenuto!» esclamò, raggiungendo Lisette con Pip appesa al braccio. «Dovrò fare passeggiate più spesso.» «È andato tutto bene?» chiese Lisette. Fu chiaro, a Octavia almeno, a cosa si riferisse. «È stato un successo, Lisette. Ho chiarito tutto.» rispose con un sorriso. Pip parve un po' perplessa, ma Lisette tirò un profondo sospiro di sollievo e disse: «Mentre eravate fuori è arrivata la zia Julia. La sua gamba va molto meglio di quanto pensassimo.» «Quindi, vostro zio partirà presto?» chiese Octavia, forzandosi di usare un tono casuale. «Non ancora. Lo zio Henry è rimasto a Londra e la zia Julia non può farcela da sola. Lui ci raggiungerà tra una settimana o poco più, ed Edward potrà andarsene allora.» Octavia non sapeva se essere lieta o dispiaciuta alla notizia. Ovviamente, le cose non sarebbero più state le stesse con Julia Barraclough in casa. «Devo affrettarmi. Vostra zia si sarà irritata non trovandomi, al suo arrivo.» disse Octavia. «Molto. Moltissimo.» annuì Pip con foga. Octavia vide Lisette accigliarsi e scuotere la testa, e rise. «Non preoccupatevi, Lisette. Merito la sua disapprovazione. Andiamo! Non dobbiamo far aspettare oltre Mrs. Barraclough.» si affretto' a dire Octavia e si avviò quasi di corsa e, ridendo e protestando, le ragazze cercarono di non restare indietro. L'atmosfera a cena, quella sera, fu di nuovo carica di tensione. Mrs. Barraclough chiari' la propria disapprovazione per la presenza di Octavia a tavola rivolgendosi unicamente al cognato e alla nipote maggiore. Lisette avvertiva la scortesia della zia anche più di Octavia e ne era chiaramente imbarazzata. Apriva a mala pena bocca. Octavia restò calma, e rispose alle frasi che le venivano rivolte da Edward Barraclough con perfetta padronanza di sé, ma non si sentiva ispirata a fare conversazione. Persino Pip era silenziosa. Quando si alzarono alla fine del pasto, Mrs. Barraclough disse con freddezza: «Vorrei che mi raggiungeste in biblioteca, miss Petrie. Tra dieci minuti, prego. Prima, vorrei avere qualche istante per parlare in privato con la mia famiglia.» «Certamente, signora. Tra dieci minuti.» Octavia lasciò la stanza. Se questo era un assaggio di cosa le riservasse la vita sotto il nuovo regime, non le dispiaceva più che fosse breve! Mrs. Barraclough era anche più arrogante di quanto avesse temuto. Una vera snob! Ma il peggio doveva ancora venire. In biblioteca, Mrs. Barraclough le fece un interrogatorio spietato, al quale Octavia non poté rispondere con il consueto candore. Alcune delle domande erano offensive, e Octavia replicò a queste come pensava meritasse, con freddo disprezzo, una reazione che la rese ancora più invisa alla sua datrice di lavoro. Ma proprio mentre cominciava a congratularsi con se stessa per aver evitato i trabocchetti dell'interrogatorio di Mrs. Barraclough, la sua sicurezza vacillo'. «Credo di avervi visto uscire dalla locanda del villaggio, questa mattina. Chi era il giovanotto?» Octavia fece del suo meglio, ma non riuscì a evitare che il colore le affluisse alle guance. «Davvero, signora?» Chiese, perdendo tempo. «Davvero, perciò non fate giochetti con me, signorina! Chi era? Mr. Barraclough è al corrente del fatto che avete uno spasimante nelle vicinanze? Io non penso proprio. È una cosa che non ho mai permesso tra i servi che vivono in casa mia.» «Mr. Barraclough non mi ha mai chiesto cosa faccio nel mio tempo libero, Mrs. Barraclough. Ma non occorre che vi preoccupiate più per il giovanotto in questione. Sono andata là per salutarlo. Se ne andrà oggi stesso.» «E da quando va avanti la vostra relazione?» «Non c'è stata nessuna relazione» disse Octavia, controllando la rabbia. «È qui solo da tre giorni. Vi assicuro, Mrs. Barraclough, che potete stare tranquilla.» «Questo lo deciderò io, miss Petrie! Insisto per conoscere il suo nome, prego!» Octavia esitò, poi disse: «Smith. Mr. Smith. È un vecchio amico della mia famiglia.» «Sul serio?» Il tono di Mrs. Barraclough esprimeva ciò che pensava a riguardo. «Ebbene, a differenza di Mr. Barraclough, io non permetto misteriose passeggiate o missioni segrete, miss Petrie. Durante ciò che resta della vostra assegnazione qui, vi prego di informarmi quando intendete lasciare la casa.» Octavia tirò un profondo sospiro. «Questo include le passeggiate pomeridiane con le ragazze?» «Si, certamente! Bene, credo di aver chiarito la mia posizione. Suppongo che, dato che mio cognato insiste, continuerete a sedere con noi a cena. Almeno, quando lui risiede a Wychford. Non in altre circostanze. Ma non mi aspetto che prendiate parte alla conversazione. Le vostre opinioni sono irrilevanti, almeno per me. Miss Froom avrebbe, ovviamente, compreso alla perfezione. Ma miss Froom è una domestica bene addestrata e sa stare al suo posto. È tutto, miss Petrie. Ci rivedremo domani o il giorno successivo, quando avrò avuto l'opportunità di valutare quello che avete fatto con le mie nipoti. Potete andare.» Octavia uscì dalla biblioteca tremando di rabbia repressa. Mai in vita sua le avevano parlato in toni simili! Peggio, era certa che sua madre non si sarebbe mai rivolta così a una delle sue istitutrici. Quella donna era una vipera. Una vipera arrogante e maleducata! Pensò che sarebbe esplosa se non avesse preso una boccata d'aria. Salì le scale rapidamente, scelse un pesante scialle e uscì dalla porta laterale sulla terrazza. Il cielo era plumbeo e soffiava un vento gelido. Nubi nere correvano davanti alla luna, mandando inquietanti ombre sulla terrazza.
   
 
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