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Autore: Vickk36_    14/11/2021    0 recensioni
Gemma è una ragazza alle prese con l’ultimo anno di medicina, determinata e intraprendente come poche. La giovane è impaziente di ottenere la sua laurea al più presto difatti, da quando il suo ragazzo, Andrea, l’ha tradita, facendole smettere di credere all’amore, ed i suoi genitori sono disinteressati alla sua vita, ella non si è concentrata in altro se non allo studio al fine di poter diventare ciò che ha sempre desiderato: Un medico. Ma i suoi obiettivi vengono messi a dura prova da un professore tanto irascibile e misterioso quanto importante, colto e dedito al lavoro: Riccardo Esposito.
I due ben presto, da un odio iniziale, si ritroveranno a far parte di qualcosa di può grande di loro e…di proibito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Nei corridoi affollati della facoltà di medicina e chirurgia, Gemma cercava di sfuggire allo sguardo di Riccardo Esposito: Egli infatti, stava osservando ogni suo movimento con sospetto. Lei, riflettendo e conversando tra se e se, capii che era inutile scappare dai problemi, ancora una volta. Era successo troppe volte con lui e non voleva ripetere gli stessi errori ancora e ancora, come una riproduzione di eventi che si susseguono all'infinito. 

Furiosa con il docente ma soprattutto con se stessa in quanto responsabile  delle sue azioni, non riusciva a realizzare la strada pericolosa verso cui si era indirizzata. Malgrado i molteplici errori degli ultimi mesi, Gemma esigeva una spiegazione. Non poteva certamente limitarsi alle voci che giravano velocemente in tutta l'università e d'altronde uno scapolo come Riccardo Esposito, colto docente universitario con un'affascinante personalità e con un intuito che raramente un essere umano può possedere, suscitava notevole interesse nei giovani studenti. 

 

"Dovevi aspettartelo" 

Una voce dentro di lei le sussurrava queste parole e lei non poté che darle ragione. Come pensava che un uomo come lui potesse anche solo pensare di non avere secondo fini? Dopo l'esperienza passata, vissuta inizialmente come sogno e  in seguito come un incubo, s'era giurata di non ripetere lo stesso errore. Era successo ma quello era molto di più di un banalissimo errore. Ma come si dice, quel che è fatto,  è fatto.

Si guardava attorno spaesata, incapace di prendere una decisione, quando improvvisamente puntò le sue iridi con quelle di Riccardo Esposito: Lui era ad un passo da lei, così vicino che, a causa della sua presenza, il cuore iniziò a martellarle sul petto.

"Signorina, possiamo parlare?" Chiese, con una palese voglia di non dare troppo nell'occhio. Gli studenti infatti, sussurravano alle orecchie dei propri compagni e Gemma riusciva a sentire  i loro bisbigli anche a distanza.

La giovane lo guardava con occhi che parevano fuoco, mentre cercava di trattenere la sua ira, imprecando mentalmente.

"Di cosa dovremmo parlare professore?" 

Gemma evidenziò con maggior enfasi l'ultima parola e lo provocò. Il suo tono era tutt'altro che generoso: Il professore percepiva infatti, la sua freddezza e la sua impassibilità. 

"Vieni nel mio studio tra dieci minuti, è inutile continuare a comportarsi in questo modo" 

Il docente mantenne, come al suo solito,  la classe e l'autocontrollo che lo contraddistinguevano e da quella frase un rifiuto da parte di Gemma era impensabile e questo la studentessa lo sapeva. Pertanto, quando lui non le diede modo di controbattere allontanandosi da lei, Gemma strinse i pugni: Non sopportava il suo modo di rivolgersi, in particolar modo a lei, era come se tutti fossero costretti a fare ciò che lui imponeva e il carattere forte e ribelle come quello di Gemma Ferrari insieme a quello di Riccardo Esposito era peggio di qualsiasi altra cosa.  Più che altro, si sarebbe recata da lui perché detestava basare ipotesi su delle voci ma di certo, appena avrebbe avuto più chiarimenti (almeno così sperava), su tale ingiustizia nei confronti degli altri studenti, doveva pensare bene a cosa fare: porre delle distanze da Riccardo Esposito o mettere in gioco tutto per quest'uomo? Era più tentata a scegliere la prima, ma per un motivo ancora incognito non c'è la faceva. Era completamente bloccata e lottava ogni giorno con se stessa per questo. 

 

Decise di non sovrapporre tutti i suoi pensieri attorno ad un'unica persona e pertanto,  per non perdere ulteriormente tempo,  si incamminò verso quello studio che poteva anche definirsi un covo in cui Riccardo Esposito si rifugiava quando voleva concentrarsi solo ed esclusivamente al suo lavoro.

"Come se nel giorno si dedicasse ad altro"  

Pensò Gemma. Ammirava tutto ciò che lui faceva, era sicura che nel suo lavoro era impeccabile. Non per caso aveva già intrapreso la carriera accademica e tutti erano, giustamente, ammaliati da lui sia come medico che come uomo. Giunta alla porta del suo studio, esitò,  come succedeva ogni volta in cui lui le chiedeva di recarsi li, racchiudendo la mano a pugno e lasciandola sospesa per pochi minuti. Poi, facendosi coraggio,  bussò con due tocchi alla porta. 

Sentì i passi del docente farsi sempre più vicini, quando quest'ultimo si palesò di fronte alla studentessa. 

"Entra, per piacere"  disse, spostandosi di lato per incitarla ad entrare. Lei si fece sempre più piccola e le gambe le tremavano: Temeva quello che le avrebbe detto da lì a poco e la sua espressione imperturbabile non faceva che mettere a dura prova la sua sicurezza. Gemma si sedette nel lato opposto rispetto al professore mentre quest'ultimo prendeva la penna e scriveva cose non comprensibili per la ragazza su un foglio di carta. C'era un silenzio tombale, si sentiva soltanto la penna che lui calcava sul foglio. Dopo pochi minuti fu Gemma a rompere il ghiaccio:

"Dunque?" Chiese, impaziente.

Il professore si degnò di alzare lo sguardo,  posò la penna e si sbottonò i gemelli da polso della camicia, arrotolando le maniche di quest'ultima.

"Non pensavo che avresti veramente creduto a voci non attendibili" disse, grattandosi il mento ricoperto da una leggera barbetta. Gemma osservò con cura ogni piccolo movimento,  non lasciandosene sfuggire mezzo. Ella pensava che lui stesse cercando in qualche modo di distrarla e persuaderla compiendo tali gesti, e purtroppo, ci era riuscito alla perfezione, come sempre, d'altronde. 

"Come lo sa?" Chiese Gemma, rendendosi conto in seguito di aver fatto una domanda così  sciocca e  banale che sul volto di Riccardo Esposito spuntò un sorriso malizioso e il suo classico atteggiamento di superiorità si faceva sempre più palese agli occhi della studentessa. 

"So tutto ciò che entra e che esce da questa università Gemma, e comunque...non hai risposto alla mia domanda" Disse lui, con fare altezzoso,  incitandola a rispondere. 

Riccardo non sopportava che qualcuno, ed in particolare un suo studente, sviasse il discorso. In generale,  detestava non chiudere e chiarire una discussione. Non era da lui e di certo, il modo di arrampicarsi sugli specchi di Gemma non gli faceva piacere.

"Piuttosto, Risponda alla mia domanda, professore: Mi dica,  è davvero così? Lei ha favorito me per merito o per altri fini?" disse Gemma, scrutandolo con attenzione mentre cercava di nascondere la sua inquietudine. Da una parte aveva timore della risposta. Dall’altra non avrebbe mai potuto credere che uno come lui avesse fatto dei favoritismi. Ma da qualche tempo a quella parte, non sapeva più a cosa credere.

 

"Cristo santo..." Il docente si accasciò sulla sedia e sussurrò con esasperazioni quelle parole. Egli si massaggiò le tempie e sospirò pesantemente e dopo poco, puntò i suoi profondi occhi celesti in quelli nocciola di Gemma: il contatto visivo non fu fugace rispetto alle precedenti volte bensì intenso, come se in quegli occhi Gemma avesse il compito di scovarvici la verità. 

“Mi sottovaluti, Gemma. Credi che io non sappia cosa frulla nella tua testa ma ti sbagli…” 

Affermò, distogliendo per pochi secondi lo sguardo.

“Sono fermamente convinto che anche tu sappia che quelle voci,  in quanti tali, non hanno alcun significato. Ma tu non ti fidi di me ed ipotizzo anche che, in generale, ciò succeda anche con gli altri” Continuò. 

Gemma abbassò lo sguardo, deglutendo. Era assurdo credere che quell’uomo si accorgesse di ogni particolare e non se ne faceva sfuggire neanche mezzo. Il così poco tempo era bastato per fargli capire cose che raramente una persona riusciva a comprendere. Gemma pensava di essere spesso padrona della situazione e non una vittima, ma a quanto pareva, con Riccardo Esposito si sbagliava alla grande.  

La giovane rialzò la testa.

“È irritante il suo atteggiamento…smetta di credere di conoscermi quando non sa niente di me!”  

Sbottò, infastidita. Detestava che qualcuno si prendesse gioco di lei e che soprattutto, mettesse in mostra le sue debolezze. Prese la sua borsa freneticamente e si alzò di scatto per andarsene. Appena voltò le spalle e fece due passi in avanti verso la porta, Riccardo le afferrò il braccio e la trattenne. 

 

“Vedi? Stai scappando da me, nuovamente” 

Le disse, a pochi centimetri dal suo volto.  Gemma era agitata e la sua vicinanza non la faceva ragionare con lucidità. E lui lo sapeva. Sapeva le reazioni che era in grado di suscitarle in breve tempo, sapeva quanto ciò la rendesse vulnerabile. 

“Non lo faccia…non si prende gioco di me” Disse lei con un filo di voce quando notò che Riccardo si stava sempre di più avvicinando con calcolata lentezza al suo volto, infrangendo quei pochi centimetri che dividevano i loro volti e i loro corpi. 

“Non ne avrei alcun motivo” sussurrò al suo orecchio.

 

Respingilo Gemma

In quel momento era immobile come una statua, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo e dalla sua bocca non uscivano altro che parole spezzate. La temperatura in quella stanza sembrava aumentare sempre di più e non si sentiva più padrona del suo corpo e di conseguenza, era inerme di fronte a Riccardo Esposito. Quest’ultimo reclamava le labbra di Gemma come se da quelle dipendesse il suo stato fisico e mentale. Gli era impossible resisterle e ormai,  non c’erano più dubbi a riguardo. Gemma mise le mani sul suo petto per fermarlo ma al contempo, desiderava più di ogni altra cosa che lui la baciasse. Ella schiuse gli occhi e si avvicinò con esitazione al suo volto. Riccardo le sfiorò dapprima le labbra stuzzicandola e poi, famelico, assaporò quest’ultime. Gemma, sebbene prima tentennante, si lasciò andare e ricambiò con altrettanta avidità. Mise le mani attorno al suo collo,  sentendo le sue vene sporgere e il suo battito accelerare. Lui invece, l’avvicinò di più a se. La studentessa però, si staccò per prima e lo guardò negli occhi,  con le mani ancora poggiate sul suo volto. Lui accennò un sorriso e le sistemò il rossetto che si era sparso in tutto il contorno della sua bocca. 

“Non puoi sfuggirmi” Disse, accarezzandole dolcemente il viso. 

Forse era vero. Forse Gemma era ormai nella sua trappola e di questo passo, ci sarebbe rimasta a lungo. 

“Mhh…ne sei così tanto sicuro?” Chiese lei,  sfidandolo. Si allontanò da lui per prendere lo specchietto che teneva sempre in borsa per non destare alcun sospetto. 

“Certo che sì” Rispose lui. Gemma alzò gli occhi al cielo ed incrociò le braccia al petto dopo aver riposato lo specchietto in borsa. 

“Che domande! È ovvio che la modestia non è il tuo forte”esclamò Gemma. 

Riccardo rise. “Ahimè, no” 

La giovane scosse la testa e dopo poco guardò l’orologio. Sgranò gli occhi. Si rese conto solo in quel momento che il tempo era volato e che era decisamente troppo tardi. I suoi genitori non l’avrebbero accolta con gentilezza, come d’altronde succedeva sempre. 

“Devo andare…è tardissimo!”  

Disse lei. 

“Ti accompagno io” 

Gemma scosse velocemente la testa, pensando all’assurdità che aveva appena detto Riccardo. Se i suoi genitori avessero saputo il guaio in cui si era cacciata, era finita. Era consapevole che dipendeva tutto da lei. Se avesse fatto anche un piccolo errore, poteva dire addio per sempre a tutti i suoi obiettivi.

“È meglio di no” puntualizzò subito dopo. Riccardo la guardò con sospetto e non indugiò a chiederle cosa succedeva. I suoi sbalzi d’umore lo disorientavano completamente.

“E adesso che succede?” Chiese. Gemma si fermò e lo guardò nuovamente.

“Vivo con i miei genitori e credo che questo possa bastare come spiegazione”.

Riccardo annuì e rivolse il suo lo sguardo verso il pavimento. Era stato stupido da parte sua non  immaginarsi che una studentessa vivesse con i suoi genitori e di certo non poteva non biasimarla e giustificarla. 

“Certo, hai ragione. Ma aspetta…” 

Riccardo la fermò ancora una volta. Gemma impaziente, si chiese che cosa volesse aggiungere.

“Domani sera ci sarà un congresso qui a Venezia. Vorrei che tu venissi, ci saranno medici importanti e sarebbe anche per te un occasione in più per imparare”. 

Gemma sorrise e annuì, accettando di buon grado il suo invito. 

“Va bene,  non mancherò” Disse. Lui sorrise di rimando e si avvicinò a lei per accarezzarle, per la seconda volta nel giro di pochi minuti, delicatamente il viso con i polpastrelli delle mani. Quel gesto colpì profondamente la giovane, la quale sorpresa, non riuscì a non arrossire. 

“Mi raccomando, stai attenta. Non vorrei che oltre ad essere una mia studentessa fossi anche una mia paziente. Non  nego però  che la cosa non mi dispiacerebbe affatto” scherzò Riccardo. Gemma rise sonoramente.

“Non credo che succederà mai” Disse lei.  Lo salutò con un cenno della mano e uscì dal suo ufficio con il cuore accelerato e con la pelle eccessivamente accaldata. Si mese una mano sul cuore e l’altra sulla fronte e sorrise, mordendosi un labbro in preda alla gioia e alla paura di quella nuova e insidiosa avventura.

Sei fottuta Gemma.

 

Spazio autrice

Scrivere questo capitolo è stato più difficile che mai. Non per caso mi sono assentata anche fin troppo e chiedo venia perché so quanto ciò possa creare malcontento al mio piccolo ma importante pubblico. Nonostante ciò domando a voi se siate soddisfatti o meno di questo capitolo. Io credo che sia fondamentale per capire le prime emozioni dei nostri protagonisti e i loro alti e bassi che,  inevitabilmente, attraverseranno tutta la storia. Un bacio e a presto!🥰

   
 
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