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Autore: RedLolly    15/11/2021    1 recensioni
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È l'alba. Alphonse Elric si risveglia dopo il suo primo lungo sonno. Si meraviglia di aver sognato, sente finalmente il freddo accarezzargli la pelle, i morsi della fame. La cosa più importante tuttavia è finalmente poter dare un vero abbraccio a quel suo fratello adorato per cui rova un sincero e viscerale affetto fraterno.
[Accenni di EdWin solo nei dialoghi e di un velato interesse romantico di Al nei confronti di Winry]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric | Coppie: Edward/Winry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
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Partecipa al contest: Ace Contest, di Mari Lace sul forum di EFP – citazione 29
“Sono sempre romantico quando ho lo stomaco vuoto.”

 

 

 

 

L’alba dopo il primo sonno

 

 

 

I raggi timidi e pallidi del Sole all’alba filtrano da una finestra aperta, il cielo si è ormai tinto di piacevoli sfumature rosa, azzurre, a tratti arancioni, gialle.

 Avverte troppi stimoli tutti insieme, gli pare impossibile che tutte quelle sensazioni possano coesistere e amalgamarsi sia sulla superficie che all’interno di uno stesso corpo. 

Qualcosa brontola nel suo ventre, la sua schiena è irrigidita, due lacrime stillano dai suoi occhi troppo sensibili alla luce colando lente sulle sue guance. Il peggiore è quel fastidio alle braccia scoperte. Le alza, le guarda incuriosito: sono terribilmente magre. La pelle pallida ricopre l’ulna e il radio quasi come un involucro di fortuna che mantiene le sue ossa al loro posto, ben visibili sotto di essa. I muscoli sono atrofici e coperti da una ragnatela bluastra di vasi sanguigni in rilievo. A metà dell’avambraccio destro si staglia un grosso ematoma rosso scuro in corrispondenza di una vena spaccata da un ago il giorno precedente, sul dorso della mano sinistra una cannula incerottata lo collega ad un infusione di cui si è scordato di chiedere il contenuto a chi di dovere. 

Tutto d’un tratto gli torna in mente che cosa sia quella percezione non troppo piacevole: sono solo i brividi. È quel venticello mattutino, ecco cos’è. La rada peluria chiara delle sue braccia si è sollevata involontariamente. Alphonse Elric afferra il lenzuolo e si copre fino al mento, accoccolandosi nel morbido letto della sua stanza dell’ospedale. Ora se lo ricorda bene, è sgradevole avere freddo,  ma nello stesso tempo è bellissimo, lo fa sentire così vivo, così come quel senso di vuoto dentro il suo stomaco. La sera prima ha provato a mangiare qualcosa: del brodo, qualche pezzettino di mollica che aveva scavato con le dita in un pezzo di pane con fare laborioso. Ha fatto appena in tempo a gustarsi il sapore di quella misera cena e nel giro di pochi minuti ha vomitato tutto, il suo corpo ancora impreparato a riadattarsi alla sopravvivenza. Poco importa, è solo una questione di pazienza e costanza, forse quando arriverà la colazione andrà un po’ meglio di quella pasto serale a dir poco disastroso.

Si rigira nel letto, un polpaccio gli si è intorpidito e formicola. Steso sul fianco opposto osserva l’altra persona presente in quella camera d’ospedale, seduta su una sedia e con la testa nascosta tra le braccia appoggiate ad un tavolino scheggiato. È Edward, suo fratello! Non ha voluto rientrare nella sua stanza per la notte, non c’è stato modo di convincerlo e ora eccolo lì, crollato dal sonno. Alphonse si sente in colpa, avrebbe dovuto costringerlo a tornare nel suo letto, eppure si era talmente intestardito nel non volersi muovere da lì che discutere con lui sarebbe stato solo inutile e controproducente. Edward alla fine è sempre il solito Edward, certi aspetti del suo temperamento non sono mai cambiati. È così sanguigno, ha quel fuoco che gli brucia dentro e che divampa travolgendo tutto ciò che trova non appena inibisce i propri freni. Ha proprio un carattere difficile, eppure lo trova terribilmente rassicurante. Lo conosce in ogni suo dettaglio tanto da comprenderne anche i lati più stravaganti e volubili. Come potrebbe fare a meno di lui? Non esiste un’alternativa, una possibilità che uno viva senza l’altro, uniti da sincero affetto e dallo stesso sangue… Del resto è stato lui a legare la sua Anima all’armatura utilizzando quella rossa linfa vitale per strapparlo all’Oblio che lo avrebbe inghiottito senza via di scampo. 

Da bambini soli al mondo non hanno fatto altro che difendersi sempre a vicenda senza che nessuno glielo insegnasse. Il minore dei due avverte dentro di sé quell’istinto di protezione totalmente naturale verso tutti i suoi affetti, tuttavia nei confronti dell’Alchimista d’Acciaio la questione è ancora più viscerale.   

Edward volta lentamente la testa distogliendolo da quei suoi pensieri. Si stiracchia, solleva il capo, piega di lato il collo irrigidito facendo scrocchiare le vertebre. Ha un viso stravolto e i capelli biondi arruffati: deve aver dormito male in quella posizione scomoda. Si guarda attorno assonnato e quando i loro occhi si incrociano si sorridono l’un l’altro.

“Buongiorno, Al. Sei sveglio? Hai già fatto colazione?” lo saluta prima di alzarsi, prendere la sedia dallo schienale e trascinarla sul pavimento provocando un rumore stridente. 

Per un attimo impercettibile sul volto emaciato di Alphonse si disegna una smorfia di disturbo causata da quel suono.

“Ciao, Ed! No, niente colazione per ora, ma credo che ce la porteranno tra poco.”

“Ho veramente fame e posso solo immaginare quanta ne abbia tu... Sono certo che andrà meglio di ieri, vedrai.”

“Sì, devo ricordarmi di masticare con calma, sono stato precipitoso e il mio stomaco si è ribellato.” 

Avverte l’impellenza di raccontare la straordinaria banalità della sua notte, non può aspettare.

“Ce l’ho fatta! Ho dormito tutta la notte senza mai svegliarmi! E’ stato bellissimo, ho perfino sognato! Ti sei mai reso conto di che fortuna sia poterlo fare?” 

La sua voce un po’ roca è elettrizzata. 

Seduto al suo capezzale Edward posa la sua mano destra, una mano vera, fatta di carne, ossa e sangue, sul dorso della sua, pallida e scarna.

“A volte ci ho pensato, sì. Quando non riuscivo a prendere sonno e sapevo che tu eri sveglio nella mia stessa camera…”

“Questa notte ho sognato di correre sotto la pioggia, di buttarmi in un fiume, mettere la testa sott’acqua, di inspirare il profumo di un bosco a pieni polmoni, di mangiare una torta di mele che Winry aveva appena sfornato! È stato fantastico!”

“Appena sei in grado di muoverti ti prometto che torniamo da lei a Resembool.”

“Ti immagini la sua faccia quando ci vedrà? Non vedo l’ora di poterla riabbracciare! La stringerò talmente forte da toglierle il fiato!”

Edward è sul punto di rispondere, è lì a bocca aperta, eppure infine tace e punta le iridi dorate verso il pavimento di fredde piastrelle bianche. Alphonse può spergiurare d’intravedere una leggera sfumatura cremisi tingergli le guance. 

“È tutto a posto?” chiede sinceramente incuriosito da quella strana reazione.

“Sì… È solo che anch’io voglio vedere Winry. Devo dirle una cosa molto importante, devo trovare il momento adatto.”

Sono attimi di silenzio, il più giovane dei due inspira l’aria asettica di quella stanza. 

“Le devo dire che mi piace.”

“Anche a me piace.”

“Intendo dire che mi piace veramente, Al! Io sono innamorato di lei!”

La voce di Edward è salita di tono fino a diventare stridula. Ormai tutto il suo viso è completamente rosso.

“Ah, ho capito.”

È vero solo in parte. Alphonse volge lo sguardo verso la finestra pensieroso smettendo di guardare l’ormai ex Alchimista d’Acciaio che si è alzato in piedi e ha iniziato a camminare in cerchio con passo nervoso, incapace di stare fermo. Le braci di quel fuoco che si porta dentro hanno evidentemente iniziato ad ardere, devastanti e ingovernabili.

“Tutto di lei mi attrae, è bellissima! Tu sogni di fare il bagno e di mangiare torte, io sogno di baciarla, di toccarla, perfino di sposarla! Mi dispiace, non so che cosa provi tu per lei, ma io non posso in nessun modo ripartire da Resembool dopo averla vista senza almeno provare a dirglielo!”

“Oh.”

Solo oh, solo questo, il minore dei due Elric non riesce a emettere altro suono.

Nel profondo del suo animo l’ha sempre saputo, del resto quel suo adorato fratello è quasi sempre un libro aperto per lui. 

È vero, lui stesso quando era piccolo chiese per gioco a Winry Rockbell di sposarlo, ricevendo solo un diniego a quella timida ed infantile proposta. Ora non è più un bambino e gli eventi degli ultimi anni culminati nel Giorno della Promessa appena trascorso hanno reso il filo dei suoi pensieri decisamente più lineare: prova un sincero ed intimo affetto, o forse addirittura un vero amore, per quella ragazza che conosce sin dall’infanzia, ma non sente alcun richiamo fisico nei suoi confronti, i visceri non gli si torcono all’idea di vederla nuda, non immagina di stringerla per i fianchi, di posare le labbra sulle sue, di avvertire i suoi polpastrelli premere sul suo petto e sulla sua schiena. Da quando la sua Anima è tornata nel suo corpo ha pensato di mangiare, di dormire, di accarezzare con incredulità la sua stessa pelle divenuta fragile, di annusare curioso il profumo del sapone e del disinfettante, di pizzicarsi il torace per rendersi conto finalmente di riuscire a provare anche dolore… Tra tutti quei bisogni pressanti il desiderio per il corpo di un’altra persona non è comparso. Qualche domanda se l’è già fatta negli anni addietro in cui era prigioniero di quell’armatura durante le notti di veglia solitaria, quando Edward, pensando che lui non se ne accorgesse, faceva quella strana cosa dopo essersi nascosto sotto le lenzuola tirandole su fino a coprirsi la testa con fare circospetto, cercando di non emettere il minimo rumore. L’ha perfino messa mentalmente nella lista delle attività in cui cimentarsi una volta riavuto il suo corpo solo per curiosità e non per vera esigenza. Assaporare una fetta di crostata gli è parso sempre ben più urgente. Magari la Verità lo aveva punito anche in quel modo? No, era giunto già in quei momenti alla conclusione che fosse un pensiero sciocco: non è qualcosa che gli è stato sottratto all’improvviso, è sempre stata la sua natura. Pensa che è meglio così, non è il caso di contendersi una ragazza con lui quando è evidente da tempo l’alchimia tra i due.

“Guarda che io sono contento se riesci a confessarle questa cosa. Per me siete fatti l’uno per l’altra. Non devi agitarti così, sai che a me puoi dire tutto.”

“Sì, ma non so quando lo farò. Magari non ci riesco subito, so solo che è necessario e basta. Non è una cosa facile! Dannazione, io non so niente di queste cose! Forse dovrei prenderle un anello o dei cioccolatini? No, sono cose banali, io la voglio stupire, lasciare a bocca aperta! Le dirò una frase che le faccia battere forte il cuore e sentire le farfalle nella pancia!”

“Oggi sei particolarmente romantico, fratellone.”

“Io sono sempre romantico quando ho lo stomaco vuoto.”

A quella frase entrambi scoppiano in una fragorosa risata, ridono così tanto che ad Alphonse iniziano a fare male le costole. E’ costretto a lasciarsi cadere all’indietro senza forze appoggiandosi al cuscino alle sue spalle, le mani premute sul torace ossuto. 

È così felice… Sembrano passati anni dall’ultima volta che ha visto suo fratello gioire in modo così sincero, di gusto, senza alcuna preoccupazione lambiccargli il cervello. Alla fine è questo l’Edward che rivoleva indietro nel profondo di se stesso, no? Non sono stati la gamba e il braccio strappati via il problema, ma quella serenità perduta. È stata una tale pena osservarlo per anni divorato dai suoi stessi tormenti! Quante volte lo ha visto agitarsi nel sonno perseguitato dagli incubi? La sua mente è l’unico posto in cui non è potuto entrare per difenderlo. Sono ricordi angoscianti che non riesce a dimenticare.

“Me lo dai un abbraccio?” chiede d’impulso.

L’Alchimista d’Acciaio lo fissa, si ricompone, si risiede accanto al letto, serra le sue braccia attorno al suo busto. Alphonse ne assapora il calore con avidità avvinghiandosi a lui per attimi interminabili, seppellendo la testa tra l’incavo del suo collo e i suoi capelli d’oro spettinati, inalando il profumo confortante e familiare della sua pelle che gli è mancato per tutto quel tempo e di cui non è mai sazio. Ha l’odore dei campi di Resembool a primavera inoltrata, della loro vecchia casa, della loro mamma… E solo ora che può percepirlo di nuovo capisce quanto sia stato sciocco e folle eseguire quel tentativo sventurato di Trasmutazione Umana, perché alla fine la stretta di suo fratello è così simile all’abbraccio perduto di Trisha e nemmeno se ne era reso conto da bambino. Non avrebbe più voluto uscire da quella bolla d’intimo affetto fraterno.   

“Ti voglio bene, Ed.”

“Ti voglio bene anche io, Al. Non sai quanto.” 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: Come è intuibile, questo breve racconto si colloca verso l’epilogo di FMAB, nel momento appena successivo al ricongiungimento dell’Anima di Al con il suo corpo grazie al sacrificio dell’Alchimia di Ed, ma prima del loro ritorno a Resembool e della successiva ripartenza, questa volta separati. Mentre si incamminano verso l’officina nell’utlimo episodio Al chiede al fratello maggiore “Come va con Winry?”, per cui ho pensato che la conversazione che ho raccontato qui potesse incastrarsi abbastanza bene.

Ho cercato di descrivere le sensazioni fisiche a cui il minore dei fratelli avrebbe dovuto pian piano riabituarsi con una certa difficoltà, come i riuscire a nutrirsi, viste le sue condizioni di evidente deperimento fisico, ma anche con meraviglia genuina per attività come il semplice sognare o avvertire il freddo, la luce o la pioggia picchiettare sulla pelle. 

Il breve dialogo tra i due l’ho immaginato come un momento intimo e di completa confidenza e comunione tra i due. Ho immaginato un Edward nervoso come spesso accade quando l’argomento è Winry,  e che vuole assicurarsi di non scatenare in nessun modo alcun attrito con suo fratello a causa delle sue intenzioni, non di certo dopo essere riuscito a recuperare il corpo che anni prima era stato portato via ad Al a causa della loro ingenuità. 

Ho fatto anche un piccolo accenno al fatto che entrambi da bambini avevano chiesto per gioco a Winry chi dei due l’avrebbe sposata ricevendo entrambi un due di picche e un altro palese riferimento alla dichiarazione d’amore che Ed farà a Winry prima di prendere il treno che lo porterà di nuovo in viaggio alla fine dell’anime/capitolo 108 del manga. Ho notato che in quel momento la risata di Ed sia per la prima volta in tutta l’opera veramente spensierata, ho voluto riprendere questa mia impressione e proporla anche nel descrivere un abraccio con il fratello minore. 

Spero che questa mia piccola storia molto più semplice, lineare e leggera rispetto a ciò su cui di solito mi cimento sia ugualmente apprezzata.

Grazie per la lettura.

RedLolly

  
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