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Autore: Picci_picci    18/11/2021    1 recensioni
“Chuck”, il suo nome ti esce dalle labbra come una supplica, una preghiera. Come quando facevate l’amore e non ne avevi mai abbastanza di lui.
“Io..”, ti blocchi perché non sai come proseguire, “io non” e scuoti la testa.
“Non ci provare”, la voce è imperiosa e dura, “sei Blair Waldorf, hai più grinta di tutti noi, non ci provare nemmeno per un secondo a mollare.”
Se ti scorderai chi è Blair Waldorf, ricordati che io sono Chuck Bass e che ti amo.
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Tratto dalla 4x04 se le cose fossero andate in un altro modo sul quel tetto? Sicuramente è successo per Blair.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Lily Van Der Woodsen, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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L’umiliazione brucia dentro, un fuoco caldo e indomabile.
Tu volevi solo salvarlo da un’altra estranea e spillatrice di soldi, ma a lui non importa.
Sei delusa perché non sei tu quella che è riuscita a farmi cambiare.
Dannatamente vero.
Eppure la sua luce perversa non c’è più nei suoi occhi scuri. Il ghigno strafottente è sparito. Quello era Chuck Bass. 
Quello davanti a te, non lo è.

Ti chiedi se quando fanno l’amore, lui ed Eva, hanno quella complicità che solo voi due avevate. Hanno la passione, il desiderio irrefrenabile che non vi fa staccare più di cinque minuti uno dall’altro? Ha la malizia che accende il suo sguardo, rendendolo luminoso come tutte le luci di New York messe insieme? 

Perché voi avevate tutto questo. Tu avevi Chuck Bass. E ti amava.

Sul tetto del suo hotel li vedi: felici e innamorati. Ma è amore vero? O solo infatuazione?

E ti senti così gelosa di loro due. Di lui. Sì, sei gelosa perché lui è riuscito ad andare avanti, ad innamorarti, mentre tu, dopo tutto quello che ti ha fatto, sei ancora qui, senza mai smettere di pensarlo nemmeno quando eri a Parigi, sei ancora qui a cercare di proteggerlo. Sei ancora qua ad amarlo.

Non lo perdonerò mai per quello che mi ha fatto. Le parole che hai detto a Serena rimbombano nella tua mente e sai che non sono vere. Sei sempre stata brava a mentire.

Ti basterebbe un suo cenno, un suo sguardo, un suo bacio, e scapperesti con lui; lo perdoneresti.
Ma i suoi cenni, i suoi sguardi, i suoi baci, sono tutti per lei.
E non importa se il tuo vestito è più bello del suo, se i tuoi capelli sono acconciati, lui guarda lei. E ti senti così idiota per esserti agghindata così solo per sedurlo, per ricordagli che era il tuo corpo che bramava. 

Trattieni le lacrime quando lui la presenta sul palco e spende solo parole gentili nei suoi confronti.

Un piano balugina nella tua mente; fai quello che sai fare meglio: complotti. Veloce, si formano nella tua mente tutte le mosse da seguire.

Ma devi farlo realmente? Devi proteggerlo?

Mentre cammini verso Ivan, volti lo sguardo nella sua direzione, ma prima che riesca a prendere la tua decisione, senti uno strattone.

Un’idiota che ha bevuto troppo ha urtato il cameriere con il carrello delle vivande che è finito addosso a te. 

Non hai tempo di pensare a nulla, è tutto così veloce e in meno di un secondo ti ritrovi attaccata ad una delle ringhiere sporgenti dell’Empire, a pochi metri di distanza dal tetto da cui sei volata giù.
Urli in preda al terrore, urli perché quella dannata ringhiera di sicurezza non è servita proprio ad un bel nulla visto che tu sei quaggiù.
Le persone adesso sono così incompetenti da non saper nemmeno costruire una ringhiera decente.
Una mano scivola dalla barra di ferro a cui ti stai aggrappando e insieme al tuo urlo, si unisce quello di Serena che, capelli biondi al vento, è affacciata con le lacrime agli occhi.

“Tranquilla, B. Abbiamo chiamato i soccorsi, tu resta lì.”

E dove potrei andare sennò?

Sull’asfalto sottostante.

Il pensiero è veloce e, inconsciamente guardi giù. Le lacrime trattenute sgorgano libere, la stretta della tua mano aumenta sul dannato pezzo di ferro e la vista si moltiplica.

Non vivrai mai la vita che volevi, non diventerai madre della futura presidentessa degli Stati Uniti, non sarai la regina di Manhattan; questo pensi. Morirai a causa di un ubriacone, rimpianta da pochi.

Almeno sarebbe una morte tragica e drammatica. Come piace a te.

“Non guardare giù, Waldorf", la sua voce bassa con un accenno di panico, ti fa riportare lo sguardo in alto.

È accanto a Serena, perfetto, unico segno di preoccupazione sono le sopracciglia aggrottate e gli occhi spalancati.

Sai che tu non risulti essere perfetta come sempre, che i tuoi capelli sono scompigliati, che il mascare è sbavato, che sei sgraziosamente aggrappata a quella barra. Vorresti avere uno specchio a portata di mano per controllarti, ma subito ti rimproveri perchè al momento ti basterebbe avere i piedi calzati da Louboutin poggiati su un terreno.

“Chuck”, il suo nome ti esce dalle labbra come una supplica, una preghiera. Come quando facevate l’amore e non ne avevi mai abbastanza di lui.

I tuoi amici sono tutti lì, anche quel Dan che sta stringendo Serena tra le braccia perché se fosse per lei avrebbe già fatto un’idiozia provando a scendere per raggiungerti. 

Lily cerca di mantenere la calma, se non altro per Chuck che sembra aver visto il diavolo in persona. Nate è aggrappato ad un braccio di Bass, dall’altro la figura elegante di Lily.

Cerchi di trattenere le lacrime per vedere al meglio la tua famiglia. Forse, per l’ultima volta.

Il braccio è stanco, urla di dolore. Sono passati pochissimi minuti, ma non ce la fai più a reggerti.

“Io..”, ti blocchi perché non sai come proseguire, “io non” e scuoti la testa.

“Non ci provare”, la voce è imperiosa e dura, “sei Blair Waldorf, hai più grinta di tutti noi, non ci provare nemmeno per un secondo a mollare.”

Se ti scorderai chi è Blair Waldorf, ricordati che io sono Chuck Bass e che ti amo.

Ma ora ami un’altra. 

Con un sospiro stringi di più la presa perché su una cosa ha ragione: tu non molli mai.

Però ti sembra che tutto stia scivolando via dalle tue mani, dal tuo controllo, e non sai se riuscirai questa volta a vincere. Stavolta, lo sfidante è il destino e, anche se ti piace pensare che sia vero, tu non sei onnipotente.

“Serena.”

Al tuo richiamo lei si sporge ancora di più, allunga una mano verso di te, e solo Dan la ferma dal buttarsi verso di te. Non sei mai stata così grata in vita tua ad un Humphrey. 

“B, sono qui, sono qui e non ti lascio.”

“Lo so”, le rispondi con un sorriso. Perché lei è tua sorella e sai che non ti lascerebbe mai veramente.

“Ti voglio bene, S. Mi dispiace per i nostri litigi, per le nostre lotte, io….non” e riprendi fiato perché non ce la fai più.

“Ti voglio bene anch’io, B. Resta con me.”
Anche il mascare di Serena è colato, eppure sembra sempre bellissima. 

“Siete la mia famiglia” dico guardandoli uno per uno, con un senso di malessere perché non voglio lasciarli.

Un’imprecazione esce dalle labbra di Chuck e si allontana dalla balconata, “ma perché ci mettono così tanto” ed arrabbiato prende il telefono per chiamare lui stesso.

“Bass.”

Ti basta una parola per ricevere la sua totale attenzione.

“Nel caso finisse con una me spiaccicata al suolo”, dici con un sorriso perché non vuoi che l’ultimo ricordo siano le sue rughe di preoccupazione.

“Non finirà così”, ribatte lui perentorio.

“Ma se finisse così”, e sentì il singhiozzo di Serena che lacera l’aria, “voglio che tu sappia che ti perdono e che quello che ti dissi alla stazione, a Parigi, non era vero.”

E le vedi: le sue lacrime. Chuck Bass sta piangendo per te e quella visione ti spezza, esattamente come quando hai scoperto che si era fatto sparare per te.

“Blair..”

Guardi Nate e capisce, rafforza la presa sul braccio dell’uomo che ami e ricambia il tuo sguardo. Si prenderà lui cura di Chuck, lo sai. 

“Io-”, ma la tua frase è interrotta dalle sirene. Un camion dei pompieri arriva sotto l’Empire e veloci si danno da fare.

Serena urla di sollievo e li corre incontro. Chuck, invece, rimane lì, fermo, a guardarti negli occhi.

“Signorina, resista ancora per poco, arriviamo.”

“Era l’ora” rispondi.

E lo vedi, il sorriso di Chuck: lieve e sottile, ma destinato solo a te.

Quando il vigile ti passa l’imbracatura sulla vita e ti stringe a sé, sei grata. Grata di essere salva. 

Quando il tuo braccio lascia la barra di ferro che ti ha salvata da una caduta rovinosa, sei sollevata, così tanto che non senti nemmeno il dolore che pulsa a causa dell’affaticamento.

Quando i tuoi piedi poggiano sul pavimento del tetto non riesci nemmeno a piangere, a ringraziare, a dire qualcosa, da tanto che sei stupita di essere ancora qui e non sull’asfalto della strada.

Delle braccia ti stringono, forti, possessive, e tu ricambi con entrambe le braccia, anche se uno è dolorante, perché sei grata di essere ancora qui per farlo.

L’odore dello shampoo di Serena ti riempie le narici e lei ti stringe ancora di più, piangendo sulla tua spalla.

“Ho avuto così paura di perderti, B. Ero così..”, ma un singhiozzo la interrompe e con la testa annuisci perché anche tu hai avuto la stessa paura.

Due mani ti prendono per la vita, ti fanno lasciare l’abbraccio caldo e confortevole della tua migliore amica. Ti voltano e incontri due occhi neri, lucidi per le lacrime.

“Stai bene?”

Non riesci a dire nulla, una delle sue mani raggiunge il tuo volto e lo gira per controllare che tu sia incolume.

Nate vi circonda con le sue braccia e vi porta verso l’ascensore, “forza.”

Ti accorgi solo ora di tutte le persone che vi stanno guardando, della stampa che scatta le foto, i giornalisti che ti chiedono incessantemente qualcosa.

Domani sul giornale ci saranno foto di me in questo stato. E rimpiangi di non essere rimasta calma e perfetta; che tutto sia fuggito dal tuo controllo.

Lily sta ringraziando i pompieri che ti hanno salvata. Vorresti farlo anche tu, ma non trovi la voce.

Ti lasci trasportare come una bambina che non sa più camminare. Una bambina spaventata.

Quando arrivate alla suite di Chuck ti siedi sul divano immobile, come un robot. Allora ti accorgi che la mano di Bass non ha mai lasciato la tua vita.

Serena ti affianca dall’altro lato e ti stringe la mano, rassicurando sia lei che te perché tu sei lì con loro.

Rimane uno strano silenzio nell’aria.

“Vuoi dell’acqua, B?”

Scuoti la testa e vedi il riflesso alla televisione: i tuoi capelli, prima perfetti, sono scompigliati, il trucco è diventato una maschera nera. Non sei più perfetta.

“Scotch?”, domanda Nate, capendo che per quell’assurda situazione non sarebbe bastata dell’acqua.

Rimani in silenzio.

“Chiamo il servizio in camera?”

Apri la bocca, ma non esce alcun suono. La voglia di affondare i dispiaceri nel cibo è tornata come quando eri una ragazzina.

Noti gli sguardi preoccupati delle persone intorno a te. Anche Eva ti guarda come un cagnolino bastonato. 

Ma non lo sei, sei Blair Waldorf, per la miseria!

Ti alzi in piedi e non curante ti dirigi verso il bagno di Chuck. Che si ricordi pure che non sono un fiore delicato.

“Vado a sistemarmi i capelli” e chiudi la porta alle tue spalle.

Accanto alla colonia di Chuck, quella che hai sempre adorato, c’è un profumo di basso costo, troppo dolce, che dà la nausea. Esattamente come la sua proprietaria. 

Niente in confronto a Chanel N.5.

Ti guardi allo specchio e vorresti non averlo fatto. Come puoi essere così disordinata? Come puoi essere così rotta? Come puoi esserti presentata in quello stato?

Sei una Waldorf, sinonimo di perfezione. Si è mai vista Audrey Hepburn in queste condizioni?

Il conato arriva quasi spontaneo, riesci a malapena ad arrivare al wc prima di rimettere le poche tartine che avevi mangiato prima.

Piangi perché non vuoi ricascarci, perché non ti vuoi più sentire così, ma è più forte di te.

Senti il silenzio dall’altra parte della stanza. Il silenzio di chi sa cosa ti sta succedendo, ma rispettano la tua privacy.

Ti alzi e cerchi di sistemarti i capelli con le mani; fai scorrere l’acqua e cerchi di rimediare al pasticcio che è diventato il tuo trucco.

Sorridi allo specchio, un sorriso falso, autoconvincendoti che andrà tutto bene.

E esci da quel bagno con mille occhi puntati sulla tua figura, ma non guardi nessuno.

“Blair”, il suono è dolce, materno e le braccia di Lily sono a pochi passi da te.

“Ho chiamato tua madre, cercherà di essere qui entro domani.”

Allarghi gli occhi spaventata perché non vuoi che lei ti veda così. Vuoi che lei pensi a te come alla donna forte e indipendente che tanto hai voluto essere.

Scuoti la testa, “non importa, Lily, davvero. Non è successo niente-”

“Niente?”, ti interrompe lui con voce irosa, “io non direi niente, Blair.”

Non riesci a sostenere il suo sguardo, perso, preoccupato, spaventato.

“Charles”, lo rabbonisce Lily mentre ti stringe tra le braccia.

“Hai ragione”, ti dice poi dolce, “non è successo niente.”

E tu piangi, piangi perché sai che sarebbe potuta finire in un altro modo ed allora tu saresti stata niente.

Singhiozzi e non riesci a trattenerti, non riesci a stare in piedi sulle tue Louboutin e Lily sorregge tutto il tuo peso.

“Io...io-”, ma il pianto ti impedisce di continuare la frase.

“Cosa vuoi bambina?”

E dici la cosa più infantile e semplice che ci possa essere, “voglio andare a casa.”

Lei annuisce e ti lascia nelle mani della figlia, “vado a chiamare un’auto.”

Le braccia di Serena sono la tua ancora, le gambe cedono e ti trovi sul pavimento della suite.

E pensare che qualche mese fa ero su questo pavimento in posizioni molto più piacevoli.

Serena ti rinchiude nel suo abbraccio come se volesse nasconderti dalla vista del mondo intero e la ringrazi per questo.

“Non volevo, S”, ti senti di giustificare, “io non volevo, non credevo-”

“Shhhh”, ti interrompe lei, “non è colpa tua.”

Forse. Ma se non avesse complottato contro quella francese, questo non sarebbe successo. O forse sì.

Ti senti un brivido sul corpo e Eva è ancora lì che ti guarda, dall’altro capo della stanza, lontano da Chuck.

E ricordi che sei Blair Waldorf e solo la tua famiglia, tra poco nemmeno loro, può vederti così.

Ti rialzi, fiera e la guardi con occhi sicuri.

Sei tu la regina ed è meglio ricordarlo.

“La macchina è arrivata?” ritorna il tuo solito tono anche se più debole, ancora spaventato.

Serena annuisce e a te questo basta e avanza. Ti avvicini al cassettone dell’ingresso, sperando che Chuck non si sia liberato dei tuoi trucchi da ritocco veloce. Sono ancora lì, chiaro segnale che prima questo era il tuo regno. 

Noncurante prendi la cipria Chanel anche se in realtà dentro di te sei felice e vittoriosa. Fai scattare lo specchietto e veloce con la spugnetta sistemi il trucco sotto gli occhi. L’hai fatto così tante volte che ormai sei un’esperta. Poi la romponi lì. Che sia un chiaro messaggio per la francese.

Quando ti volti ed incontri i suoi occhi scuri, lo vedi a metà tra il rassegnato e divertito. Lui ha già capito che quello che hai fatto era in realtà un piano studiato per colpire Eva, per ricordarle il tuo posto nella vita di Chuck Bass.

“S?”

Lei ti raggiunge in un attimo e ti stringe la mano; è sempre stata la tua roccia. Un po’ vagante, certo, ma tornava sempre come un frisbee.

È lei che ti accompagna giù fino alla macchina, a testa alta, allontanando i giornalisti che ancora cercano una tua dichiarazione. Hai sempre amato i riflettori, ma ora ne faresti volentieri a meno.

Quando raggiungi la limousine, la sua limousine, sorridi sollevata. 

Lily ha deciso di lasciarti alle cure amorevoli di Dorota, raccomandandosi a Serena di essere sempre con te.

Non ti accorgi dello sfrecciare delle macchine, dei volti intorno a te, cerchi solo di mantenere quel barlume di tranquillità che hai scovato Dio solo da dove.

Deglutisci quando scendi dalla limousine e ricordi che abiti in un attico. Così in alto, così dannatamente in alto che se cadessi di sotto, moriresti sul colpo. Ti ricordi del dolore al braccio, del vento tra i capelli e delle lacrime che ti seccano gli occhi. I piedi penzoloni nel vuoto. La morte che ti osserva.

Le braccia di Serena si stringono intorno a te, cercano di muoverti dal marciapiede che si sta affollando di paparazzi. Ma non ci riesce. Senti che ti parla dolcemente, che chiede aiuto a Nate perché tu sei paralizzata dalla paura.

Stai tremando e sudando freddo, e capisci che probabilmente stai avendo un attacco di panico. E questo ti manda ancora di più nel panico.

Il corpo non reagisce, nonostante tu voglia così tanto correre via. 

È di nuovo tutto fuori dal tuo controllo.

Poi senti di nuovo quelle mani forti che ti circondano la vita e il suo nome è la cosa più semplice da dire, “Chuck.”

Lui non dice nulla, ti stringe solo a se, sollevandoti come una sposa e portandoti dentro il palazzo.

“Chuck, non…non..”

“Non fa niente, Blair. Non preoccuparti” e ti lascia un bacio sulla fronte.

Ti accoccoli meglio a lui perché sai che ne hai bisogno, così tanto, così dannatamente.

Quando arrivi al tuo attico quasi piangi di gioia e alla vista di Dorota con le lacrime agli occhi, lo fai veramente.

Lasci l’abbraccio di Chuck e corri tra le sue braccia perché Dorota, alla fin fine, è come una madre per te.

“Signorina Blair, mi ha fatto preoccupare così tanto” esclama stringendoti forte. Poi ti fa accomodare sul divano e ti versa il tuo infuso preferito con un piatto di macarons che inizi a divorare. 

Serena ti guarda preoccupata perché sa riconoscere i segni, sa cosa potresti fare tra poco.

“Che c’è?”, sussurri quasi scocciata. 

“Niente”, di nuovo quella parola.

“Devo bere” esclama Chuck versandosi una generosa quantità di scotch.

“Non pensavo che un benefattore come te bevesse così tanto”, la stoccata è veloce e non riesci ad impedire che esca dalle tue labbra.

“Nemmeno una distilleria basterebbe per farmi scordare oggi.”

Lo sai, fin troppo bene.

E quando la sua mano raggiunge la tua, ti ci aggrappi come una disperata perché oggi lo sei. 

“Potevo morire” lo sussurri, perché qualcuno doveva pur dirlo.

Gli occhi di Serena tornano a riempirsi di lacrime mentre Dan la stringe in un abbraccio.

Nate scuote la testa, versandosi da bere a sua volta.

Chuck ti stringe la mano, fino a farti quasi male, le labbra una linea sottile che esprime la sua rabbia. Perché nemmeno Chuck Bass è onnipotente e oggi l’ha capito.

“Allora ringraziamo perché sei qui, invece. Viva.”

Nate annuisce alle parole di Serena, “non saresti mai potuta andare via così.”

“Sei troppo testarda”, conclude Chuck con un ghigno. 

Tu annuisci e ti alzi, “vorrei rimanere da sola.”

Gli altri ti guardano sorpresi e impauriti, persino Eva. Non ti eri accorta che vi aveva seguito fino a qui.

“Credo che sia giusto” concorda con te Dan e, per la seconda volta per quella giornata, gli sei grata.

Dio, il mondo oggi sta proprio girando al contrario.

Sali le scale, non salutando nessuno perché se li conosci almeno un po’ -e tu li conosci come le tue tasche- sai che rimarranno su quel pianerottolo finché tu non starei bene. Ma stai bene, non è vero?

Con calma togli vestito indossando una semplice sottoveste decorata con pizzo nero. Scendi da quei tacchi che oggi hanno penzolato dall’ultimo piano dell’Empire.

Spazzoli con cura i capelli e ti strucchi, togli l’armatura perché non riesci ad essere la solita Blair. Ti stendi sul letto, cerchi di non pensare, ma gli avvenimenti di quel giorno ti scorrono davanti come un film che non riesci a scordare e sei obbligata a vedere. Ti ci vuole poco a chiamare Dorota e ordinarle di portarti del cibo.

Ancora meno perché tu lo mangi con foga prima di rinchiuderti in bagno. 

Ed ancora di meno per ritrovarti per terra, sulle fredde piastrelle, a piangere.

Cos’hai che non va?

E non sai quanto tempo è passato, hai perso la cognizione e le gambe sono diventate insensibili, quando Serena apre la porta del bagno e si siede accanto a te.

“Sono qui, B”, esclama circondandoti con un braccio, “siamo tutti qui”, ribatte la tua roccia.

Sulla porta, Chuck e Nate si stagliano e ti guardano con la comprensione negli occhi. Ecco la sua famiglia.

È solo quando ha finito tutte le tue lacrime e provi ad alzarti che Chuck si muove e ti prende di nuovo tra le sue braccia e ti stringe a sé come se tra poco tu scappassi.

Ma non vorresti fuggire da nessuna parte, non se lui è qui.

Quando ti posa sul letto, ti senti improvvisamente stanca e crolli sul cuscino. Serena si stende accanto a te e ti accarezza i capelli premurosa.

Noti che Dan non è al suo fianco e nemmeno di Eva c’è traccia.

“Dove sono gli altri due?”, domandi dando voce ai tuoi pensieri.

“Lo ho mandati via”, ti risponde Chuck, “non sono della famiglia.”

Per la prima volta sorridi davvero, “vi voglio bene.”

Forse è la tua più grande manifestazione d’affetto.

 Nate ti sorride e ti porge un bicchiere d’acqua che tu bevi tutto d’un fiato.

“Dorota!”, esclami dopo con la tua voce da dittatrice, “un Martini!”

E gli altri ridono, riconoscendo la loro Queen B.

Serena ti soffoca in un abbraccio mentre i due ragazzi si siedono in fondo al letto.

Rimanete così, a parlare per quella che sembra un'eternità, a ridere per ore e mangiare la cena che Dorota vi ha preparato, e tu non senti il bisogno di andare subito dopo in bagno.

Sta tornando la regina; sta passando la paura.

E quando gli altri vanno nelle stanze per gli ospiti per prepararsi per la notte con le cose che Lily li ha mandato - perché sapeva già come sarebbe andata a finire - rimani sola nella tua stanza, nonostante Serena ti abbia pregato di dormire insieme.

“S, vai. Non preoccuparti, ne ho bisogno.”

Mogia è andata via, facendoti promettere di chiamarla se qualcosa andasse storto.

Sei sola, adesso, e la paura sta tornando ma l’affronti a testa alta perché tu sei Blair Waldorf.

È solo quando ti addormenti e sogni ciò che è successo oggi, di cadere senza fine da quel grattacielo, ti alzi cercando di soffocare un urlo e di non piangere.

E ti rendi conto di non essere sola, una figura nella penombra è sulla tua poltroncina e ti guarda.

Dovresti averne paura, ma lo hai già riconosciuto; il suo profumo, per te, è inconfondibile.

“Chuck”, sussurri.

Lui si alza e viene verso di te, “andiamo a letto.”

Ti circonda con le sue braccia e insieme vi sdraiate su quel letto che ha vissuto con voi la vostra storia d’amore.

“Non dovresti essere qui”, gli dici con la testa poggiata sul suo petto.

“Non mi vuoi?”

“Non ho detto questo, Bass”, gli rispondi con il tuo tono altezzoso e lui ghigna.

“Eva ne sarà gelosa… Io lo sarei.”

“È una fortuna allora che sia tornata in Francia.”

Il tuo respiro si blocca e cerchi i suoi occhi per vedere se sta mentendo.

“Ci siamo lasciati”, spiega lui, “ ha capito quanto io tenevo a te.”

“Mi spiace”, ti sembra la cosa giusta da dire anche se tu non lo pensi affatto.

“A me no”, risponde borioso, come sempre, e rivedi il Chuck di cui ti sei innamorata.

“Hai detto che quello che mi dissi alla stazione non era vero.”

Annuisci e ti stringi più forte a lui.

“Ti amo anch’io.”

E stavolta sei tu che senti le farfalle svolazzare, ma non le uccideresti mai.

“Bene”, affermi soddisfatta mentre ti sistemi meglio nel suo abbraccio, “ora dormiamo.”

Chiudi gli occhi e cullata dal ritmo del suo cuore -che ora è tuo, che è sempre stato tuo- ti addormenti.


La mattina dopo vieni svegliata da una carezza e riconosceresti quelle mani tra mille.

“Chuck”, sussurri mezza addormentata.

“Non volevo svegliarti”, ti risponde lui all’orecchio, “ma abbiamo degli osservatori alquanto molesti.”

Alzi leggermente la testa e vedi Nate e Serena che sulla porta ti guardano con un sorriso.

“Forza, dormigliona”, esclama la tua migliore amica, “è ora di colazione.”

“Ma non c’è una regola che preveda di lasciar dormire in pace le persone che hanno rischiato di cadere da un grattacielo?”

“Lieto di vedere che sei tornata, Blair” dice Nate con un sorriso mentre Chuck stringe la presa sulla tua vita.

Serena ride, “ti conviene scendere; tua madre è al piano di sotto che scalpita per vederti. Sono venuti tutti da Parigi.”

La sua famiglia, finalmente al completo.

Ti alzi, contenta di quelle attenzioni, ma prima di scendere una mano gentile ma decisa ti volta e per un breve attimo riassapori la bocca di Chuck.

Un bacio gentile, un saluto, una promessa per quello che succederà dopo.

“Ho avuto una fottuta paura di perderti.”

Deglutisci e lo guardi negli occhi, “devo darti il tormento per ancora parecchio tempo.”

“Lo spero”, ribatte lui trascinandoti di sotto.

Forse saresti potuta essere niente, ma non lo sei; non lo sei perché queste persone sono la famiglia di Blair Waldorf, la tua famiglia.


Angolo autrice
Mi sono appena innamorata di Gossip Girl, ma soprattutto di Chuck e Blair. E niente, questo è quello che la mia mente a partorito.
Un bacio e scusate gli eventuali errori,
Cassie
   
 
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