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Autore: jarmione    19/11/2021    1 recensioni
“Questa storia partecipa a “Luoghi dell’Orrore” indetto sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”
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Lupin ha accettato una sfida mortale: superare la foresta di Aokigahara senza cadere nella sua maledizione.
Riuscirà Lupin ad arrivare alla fine del percorso nel tempo previsto? Oppure cadrà vittima della foresta?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Goemon Ishikawa XIII, Jigen Daisuke, Koichi Zenigata, Lupin III, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Penultimo capitolo della storia...e vi comunico già (così non lascio strani interrogativi) che è già in lavorazione un seguito…qui sto utilizzando il terzo ed ultimo prompt della challenge e cioè "turisti scomparsi" anche se, lo ammetto, è usato marginalmente però c'è

Buona lettura e spero che vi piaccia.

 

CAPITOLO 5

Il bosco dei suicidi – turisti scomparsi

 

Lupin camminava sempre in testa al gruppo e osservava ovunque per essere sicuro di non far cadere i suoi amici in qualche trappola.

Goemon, invece, era in coda e guardava le spalle.

Jigen appena dietro Lupin e Anika accanto all’ispettore, il quale stava già osservando le indicazioni di Jigen.

C’era un silenzio glaciale.

Lupin sapeva di essere il prossimo, alla fine mancava solo lui a cedere alla maledizione.

Sapeva che essa agiva solo ed esclusivamente quando un pensiero negativo ti pervadeva la mente e lui stava cercando di evitare certe riflessioni.

Ad ogni cosa che pensava corrispondeva un ricordo positivo.

E’ vero, aveva quasi perso i suoi amici e persino Zenigata, con il quale aveva comunque un rapporto di amore e odio a cui non voleva rinunciare.

Non era in grado di trovare qualcosa di negativo.

Aveva tutto quello che si poteva desiderare.

Una famiglia, degli amici, una donna che amava e che ricambiava spesso e volentieri, un ispettore di polizia che passava dal volerlo arrestare al volerlo aiutare e che ci rimane pure male se gli succede qualcosa.

Non aveva nulla che potesse farlo cadere davvero vittima di quella maledizione.

Si sentiva sicuro di sé, era certo che tutto sarebbe filato liscio.

Ammise, però, che quella sfida aveva davvero messo a dura prova i sentimenti del gruppo, facendo uscire dal profondo i segreti più grandi che essi avevano.

Zenigata aveva perso gli anni migliori della sua vita per corrergli dietro, rinunciando a crearsi una famiglia.

Goemon lo aveva seguito ovunque e più volte aveva dovuto purificare la sua anima dopo i colpi eseguiti.

Un samurai aveva il compito di proteggere gli innocenti e invece non sempre ci riusciva e tutto perché questi innocenti tendevano a seguire Lupin ovunque andasse e mettersi nei guai.

Jigen aveva sempre dubbi di ogni genere, specie su Anika.

Aveva dovuto tenerla per due motivi in particolare: primo, possedeva un cuore e lasciare sola una neonata in mezzo alla strada non era contemplato, secondo, Lupin lo aveva convinto a tenerla perché già gli piaceva quella bambina e l’aveva persino già viziata.

Anika, invece, pensava di avere una vita perfetta fino a che Jigen non si era messo a confessare i suoi segreti, che aveva tenuto nascosti fino ad ora.

Tutti quanti, dall’ispettore ad Anika, era caduti vittime della maledizione...solo per colpa sua.

Più ci pensava, più vedeva il filo che collegava quei tentativi di suicidio.

Era lui, Lupin III la causa di tutti i dubbi e i rimpianti del gruppo.

Persino Fujiko era dentro.

Lui era sempre troppo appiccicoso con lei e la riempiva di attenzioni, tanto da soffocarla.

Era ovvio che lei, il più delle volte, si cercava qualcun altro per soddisfare i suoi bisogni.

Ma con lei era diverso, aveva ricevuto anche parecchie pugnalate alle spalle per via del carattere frivolo della donna e ci era, ormai abituato.

Anzi, lei era sempre stata senza segreti per lui e non riusciva a trovare qualcosa di cui incolparsi con lei.

Erano solo gli altri che avevano qualcosa collegato a lui che li portava allo sconforto.

Zenigata aveva perso occasioni per colpa sua.

Goemon aveva infranto il codice dei samurai per colpa sua.

Jigen aveva dubbi su se stesso e Anika per colpa sua.

Anika era rimasta male a causa di Jigen sempre per colpa sua.

Era davvero questa la realtà?

Era davvero lui la causa di tutto il male che i suoi amici, la sua famiglia, possedeva?

Il suo cuore sembrò spezzarsi, gli mancò il respiro e tutto intorno a lui divenne buio, mentre una forza misteriosa sembrava trascinarlo verso il basso.

Non si accorse di essere finito a terra, in ginocchio e con lo sguardo rivolto verso il basso.

Gli occhi spaiati e che, in realtà, non vedevano nulla di quello che li circondava.

“Quindi sono io” disse fra sé e sé, ma con tono abbastanza alto da far sì che anche gli altri lo sentissero “Sono davvero io la causa di tutto?”

“Lupin…” Jigen subito accorse “Ehi, amico, non fare lo stupido”

Ma anche Jigen, purtroppo, ben sapeva che era inutile parlare.

Non sarebbe stato ascoltato.

Non poteva nemmeno intervenire e bloccarlo mani e piedi in quanto la maledizione rendeva tutti più forti e poi...finché si compiva il gesto essa non ti lasciava libero.

Lo stesso pensiero aveva pervaso anche gli altri.

“Ispettore…” Anika lo guardò implorante, ma anche lui era dello stesso parere di Jigen.

Non potevano fare nulla, tranne che spostare l’arma quel tanto che bastava da non farsi male.

Già Anika e Jigen erano rimasti feriti, non doveva capitare anche ad altri.

La ragazza spostò il suo sguardo dall’ispettore a Goemon, che abbassò lo sguardo, fino a guardare Jigen, che fece lo stesso.

Era davvero l’unica che, nonostante fosse d’accordo con gli altri, voleva comunque tentare di fare qualcosa?

Farlo rinvenire senza usare le maniere forti a quanto pareva non era contemplato.

E’ vero, non serviva a nulla, ma era sempre meglio che restare con le mani in mano.

Si avvicinò a Lupin, inginocchiandosi per guardarlo dritto negli occhi “Zietto, guardami” implorò Anika “Ti prego non lasciarti cadere nello sconforto, non sei te”

“Ho fallito” disse Lupin “A causa mia siete tutti qui e sempre a causa mia voi avete avuto una vita di inferno...persino Zazà ha rinunciato ad una vita per inseguire me”

Zenigata arrossì e scosse la testa “Ma...ma, che stai dicendo, io…!” Goemon lo fece zittire e lasciò che Anika tentasse la via meno drastica.

“Se davvero avessimo avuto una vita da inferno, pensi che non ce ne saremmo già andati?” domandò lei, cercando di sorridere mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

“Che razza di uomo sono?” disse Lupin “Non riesco neanche a tenermi una donna come Fujiko, non riesco a fare nulla”

Non vedendolo estrarre la pistola, tutti intuirono che non era finita lì.

Lupin aveva ancora qualcosa dentro di sé da sfogare...qualcosa che, molto probabilmente, non sarebbe piaciuta a qualcuno.

E in effetti era così.

Lupin aveva un segreto che mai avrebbe osato confessare.

Ovviamente non avrebbe mai nemmeno immaginato che esistesse una forza come quella che faceva confessare i segreti più profondi alle persone.

Durante il tragitto aveva sperato vivamente che, se fosse caduto vittima di essa, sarebbe riuscito a trattenersi abbastanza da non compromettersi.

Purtroppo per lui, in quel momento non si stava nemmeno rendendo conto di quello che faceva e diceva.

Neanche aveva più idea di dove si trovasse.

“E la cosa peggiore è che l’unica persona che vorrei tenere con me per sempre, perché è l’unica che mi vuole bene...sta con qualcun altro e non ha di certo tempo per uno come me”

Questo fece venire i brividi ad Anika la quale, conoscendo bene Lupin, capì che non stava parlando di Fujiko o Rebecca Rossellini.

Quando Jigen chiuse le mani a pugno ed iniziò a tremare, la sua ipotesi fu confermata.

Anika sgranò gli occhi e si rimise in piedi, indietreggiando di un passo.

“Che significa questo?” domandò lei.

Per quanto Jigen fosse sul punto di prendere Lupin a pugni, non sembrava minimamente scandalizzato e stessa cosa Goemon e l’ispettore.

“Voi lo sapevate?”

“Avevo intuito qualcosa già tempo fa” commentò Goemon “Non mi stupisce la cosa”

“Vale anche per me” disse Zenigata, avvalorando la risposta di Goemon.

Anika sentì il respiro mancarle “Jigen…”

“Si lo sapevo” rispose bruscamente.

Anika deglutì “E dirlo, magari, anche me?” domandò “Avrei potuto fare qualcosa che evitasse un evento simile...”

“Certo, come se potessimo prevedere il futuro” commentò Jigen.

Zenigata aveva assunto uno sguardo pensoso ed era giunto ad una sola conclusione.

Lupin si stava incolpando di tutto quello che era accaduto fino ad ora e si incolpava di aver rovinato la vita alle persone.

Ma, facendo mente locale ed escludendo sé stesso, tutti gli altri avevano in comune un filo conduttore.

Anika.

Per aiutare Lupin c’era un alternativa che, se solo si fosse accorto prima, l’avrebbe sfruttata anche per gli altri due.

“Signorina” Zenigata richiamò l’attenzione di Anika “Forse può salvare Lupin senza arrivare ad insani gesti”

Anika era tutta orecchie e stessa cosa gli altri.

“Deve baciarlo”

“COSA!?” fu il coro di Anika e Jigen.

“Ma che ti salta in mente!?” sbottò Jigen “Sei impazzito!?”

“Ispettore non può chiedermi questo”

“Provate a ragionare e cercate di ricordare quanto avete sentito dagli altri” cercando di essere breve, Zenigata li aiutò a capire che tutti e tre erano sentimentalmente legati ad Anika

Goemon aveva come rimpianto quello di non essere riuscito a tenerla.

Jigen era risentito per averle precluso una vita normale.

Lupin aveva il rammarico di non essere l’uomo adatto a lei.

Tutti e tre avevano lo stesso identico pensiero nei confronti di Anika e lei, se tutti se ne fossero accorti prima, era la chiave per aiutarli a non cascare vittime della maledizione.

L’unico escluso era proprio l’ispettore.

“Non...non credo che…”

“Anika” Goemon intervenne “Zenigata ha ragione”

“Detesto ammetterlo...ma non c’è altra scelta” commentò Jigen

“Jigen…”

Il pistolero distolse lo sguardo “So cosa pensi e non serve che chiedi il mio parere” disse con tono stranamente tranquillo “Se serve ad evitare una catastrofe acconsentirei anche ad altro, perciò fallo”

“Ma tu…”

“Questo non comprometterà ciò che provo per te e, spero, viceversa”

Anika non riuscì a discutere, come poteva?

C’era in gioco la vita di Lupin, del suo amato zietto.

Ciò che le stavano chiedendo era troppo, ma per salvarlo avrebbe fatto fuoco e fiamme.

“Signorina!” Zenigata la ridestò e indicò Lupin, che aveva già impugnato la pistola e la stava portando alla tempia.

“No!” Anika si fiondò immediatamente da lui e, senza pensarci troppo, posò le sue labbra su quelle di lui.

Gli diede un bacio.

Lupin era ancora vittima della maledizione, ma sembrava intenzionato a resisterle.

La sua mano iniziò lentamente ad abbassarsi, fino a lasciar cadere la pistola.

Le sue braccia si cinsero attorno alla vita di Anika e l’attirarono a sé.

Anika fremette, voleva staccarsi e andarsene, sprofondare negli abissi e non fare ritorno.

Lupin non stava nemmeno ragionando e non si stava accorgendo di nulla.

Il tutto per quasi un minuto.

Ad un certo punto, come colto da un flash, Lupin sgranò gli occhi e spinse via Anika con un grido.

“Ma che succede!?” sbottò “Che sto facendo!? Che STAI facendo!?”

Anika era in lacrime ed era diventata rossa come un peperone.

Lupin non ci mise molto a capire cosa avesse confessato e, automaticamente, realizzò perché stava baciando Anika.

Non gli importava dell’assenza di gradi di parentela, lui doveva continuare a credere che fosse sua nipote per davvero e quindi certe distrazioni non era contemplate.

“Jigen…” Anika deglutì “Ti prego...portami via”

Jigen annuì e le cinse le spalle, portandola subito lontano da lì.

“Ma...ma…” Lupin non aveva parole.

“Lupin, vieni” Zenigata lo aiutò a muoversi “Non ci conviene restare qui”

“Z-Zazà…”

“Si?”

“Che cosa ho fatto?”

 

*****

 

Tagikawa osservava l’uscita della foresta.

Il sole era quasi tramontato e di Lupin e la sua banda non vi era nemmeno l’ombra.

Fujiko, dietro di lui, manteneva l’apparenza di donna menefreghista, ma dentro di sé stava male e temeva già il peggio.

I lampioni, posti sulla strada lì accanto, iniziavano ad accendersi.

Mancavano circa due ore alla fine della sfida e nessuno dei cinque era ancora uscito.

“Prendete il necessario” ordinò Tagikawa alle sue guardie.

“Il necessario per cosa?” chiese Fujiko

“Nessuno di loro uscirà da lì” disse Tagikawa “Se anche uno solo si è tolto la vita, gli altri staranno così male da fare lo stesso, anche senza tener conto della maledizione”

Fujiko sentì il respiro mancarle “Io penso che siano riusciti” disse, cercando di mantenere le apparenze “Lupin è troppo scaltro per cascarci”

“Sicura?” domandò lui “Ti ricordo che è altamente probabile che la ragazza sia già in luoghi migliori”

Fujiko cercò di scacciare quel pensiero “Non capisco cosa ti importa di lei” emise uno sbuffo “E poi perché vuoi vendicare Masucci?”

Tagikawa da prima sorrise, poi il tutto si trasformò in una risata divertita.

“Oh, Fujiko, veramente mi prendi per stupido?” Tagikawa cercò di ricomporsi “Sarò vecchio, certo lo ammetto, ma so ancora usare la mia testa e so perfettamente che tu stai fingendo con me e che non vedi l’ora che i tuoi amici e l’ispettore escano da lì” disse, voltandosi di nuovo verso la foresta “Masucci era un mio grande amico e per colpa di Lupin e la sua banda lui ora non c’è più” disse “Con loro fuori dai piedi e l’ispettore che smette di ficcanasare nei nostri affari, l’ultimo tassello per completare la sfida è veder scomparire anche la ragazza”

Fujiko continuava a non capire “Perchè?”

“Lupin mi serve per trovare il tesoro di Aokigahara” spiegò “So che lui riuscirà a trovarlo e poi avrà la sua dipartita, gli altri due sono solo una spiacevole inconvenienza che voglio eliminare per non avere grossi rischi, Zenigata lo ha già capito mentre lei…” strinse i pugni “Riguardo a lei mi è stato ordinato di ucciderla ancora anni fa, ma quella maledetta della madre era riuscita a fuggire e abbandonarla prima che i miei uomini la trovassero”

Fujiko rabbrividì.

Anika non era mai stata desiderata dal padre, tanto che esso era arrivato a ordinare la sua morte.

Quindi tutta quella scena, anni prima, sull’isola di Hashima era una farsa.

Voleva già ucciderla all’epoca, sfruttando l’indovinello di Shakespeare per farla cadere in trappola, ma non essendoci riuscito ed essendo passato lui a miglior vita, tutti credevano che Anika fosse al sicuro.

Ma non era così.

Se davvero uscivano da quella foresta, sarebbero stati subito eliminati.

Il sole era quasi calato.

“Possiamo dichiarare ufficialmente che nella data di oggi altri cinque turisti sono scomparsi all’interno ella foresta” sentenziò Tagikawa, facendo sì che una delle guardie iniziasse a scrivere qualcosa su un blocchetto.

“Fermi!” esclamò Fujiko, emettendo un grido di gioia “Guardate!” indicò verso l’uscita della foresta.

Un gruppo di cinque persone stava avanzando verso di loro.

Fujiko ringraziò mentalmente chiunque ci fosse lassù per quel miracolo

“Ce l’hanno fatta!”

  
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