And found myself within her eyes
Le divinità lassù,
laggiù o dovunque stavano normalmente – gli antichi o Nuovi Dei, il Signore
della Luce, il Dio Abissale o il Dio dalle molte facce; non faceva differenza,
non era un uomo devoto alla preghiera – avevano un particolare senso
dell’umorismo, che in ben altre circostanze avrebbe sicuramente apprezzato.
Tyrion
stava morendo: aveva a malapena trent’anni, non si trovava nel suo comodo letto
e non poteva dire di avere la pancia piena del suo amatissimo vino. Ne stava
dimenticando il sapore; era passato troppo tempo dall’ultimo bicchiere che si
era scolato, la notte prima della battaglia.
Una cosa l’avevano
azzeccata secondo la sua ipotetica dipartita: era in compagnia di una donna,
che non si stava prodigando a rendergli più piacevole la sua uscita di scena.
E, ironia della
sorte, si trovava tra le braccia di sua moglie, quella moglie che non aveva
voluto, che gli era stata imposta, che non aveva potuto conoscere, che non
aveva potuto aiutare.
La sua
sposa bambina che non vedeva da anni e che mai avrebbe pensato di incontrare di
nuovo. Nemmeno nelle sue più nere previsioni, si sarebbe immaginato lì con lei,
negli ultimi istanti della propria vita.
Almeno
che faccia una cosa giusta: risparmiarle questo orrore.
Tuttavia i suoi
occhi non poterono non riempirsi dell’immagine di lei, così bella, quasi eterea,
viva, allo stesso modo come un assettato si sarebbe fiondato sulla prima
fonte d’acqua cristallina.
Non provò
vergogna, non si sentì in colpa; non ne aveva più le forze.
Sansa Stark era
cresciuta: i suoi lineamenti infantili avevano lasciato posto a quelli sinuosi,
regali, della donna meravigliosa che era diventata.
Il candore della
sua pelle gli ricordava la neve che copriva le terre inospitali del Nord e, se
avesse allungato la mano e l’avesse delicatamente sfiorata, era sicuro che
sarebbe svanita – sciolta come neve al sole.
Sei
come l’ennesimo scherzo della mia mente.
Se da una parte il
suo portamento rigido, ma maestoso, che rientrava di diritto nel codice di una
lady trasmetteva freddezza tanto quanto gli abitanti su cui governava, i suoi
lunghi capelli rossi che le incorniciavano il viso di porcellana gli
rimembravano un fuoco scoppiettante che brillava in una gelida notte senza
stelle.
Vicino a lei non
poteva sentire freddo.
Nei suoi occhi blu
come il mare che lambiva le rocce di Castel Granito scorse la passione
contenuta che l’animava, che la spingeva a resistere e lottare per quello in
cui credeva e il desiderio di riprendersi ciò che le apparteneva; le donavano
una luce particolare.
Non
ho mai visto nulla di più bello.
Era meravigliosa.
Era sbocciata, libera di mostrare al mondo il suo valore – che la sua stessa
famiglia aveva soffocato, represso, che non aveva riconosciuto o non aveva
voluto.
Ora non era più un
piccolo uccellino indifeso, ma nelle foreste della sua amata terra si era
trasformata in un fiero lupo.
Ned
Stark ne sarebbe stato orgoglioso.
Perché era lo
stesso sentimento che gli riempiva il petto in quell’istante; non sapeva
nemmeno se era giusto che gioisse per le conquiste della giovane Stark. La voce
di suo padre nella sua testa gli diceva che no, non c’era nulla di cui andare
fieri; quei traguardi appartenevano al nemico non alla loro famiglia.
Tyrion
zittì la voce molesta di Tywin Lannister
– perché mi devi tormentare anche da morto? Non gli sembrava affatto
giusto – non desiderava chiudere gli occhi su questo mondo accompagnato dalle
parole odiose del genitore; gli preferiva il silenzio o le ultime possibili frasi
che Sansa gli avrebbe rivolto.
In fondo, Tyrion aveva sempre considerato Sansa parte della propria
famiglia, non si era interrogato oltre: se quella sensazione la provava come
quella figura paterna che le era venuta a mancare troppo presto.
Aveva sempre avuto
un’inclinazione a proteggerla dal male perpetrato dalla propria famiglia,
fallendo miseramente, solo gli Dei sapevano quanto ci aveva provato.
La giovane Stark
era solo una bambina, innocente e ignara dei giochi di potere. Suo malgrado, si
era trovata in mezzo a qualcosa di più grande di lei; nessuno l’aveva preparata
a tutto ciò che si era trovata a vivere. Aveva imparato sulla propria pelle a
non fidarsi di nessuno, si era annullata per sopravvivere. E lui, che avrebbe
voluto aiutarla, non aveva potuto raggiungerla. Era così abile a nascondersi
dietro la cortesia, la sua arma, diversa ma altrettanto efficace come la spada
di un cavaliere.
Sansa aveva
combattuto la sua guerra con i mezzi che aveva e era riuscita a sopravvivere,
ne era uscita vincitrice.
Si rese conto, Tyrion, che quel senso di protezione per la giovane figlia
di Eddard Stark altro non era che un senso di colpa,
come se volesse chiederle scusa per i peccati della propria famiglia e di
quelli personali, desiderava che lo vedesse separato dal resto dei suoi
familiari, anche se il cognome che portava pesava come un macigno, voleva che
capisse che seppur a conoscenza a grandi linee del piano di Tywin,
non lo aveva approvato; lui stesso si era trovato coinvolto, contro la sua
volontà, senza avere possibilità di scelta. Ma forse era chiedere troppo; Sansa
non avrebbe potuto intuire tutto ciò: Tyrion era un Lannister e in quanto tale, ai suoi occhi, era il nemico.
Per questo si
meravigliò non poco, quando incontrò i suoi occhi e non vi lesse nessun
sentimento di disprezzo, di rancore o odio. Ma trovò riconoscenza e tenerezza.
Calore.
Anche il suo
sorriso era calore.
Non ricordò di
averla mai vista sorridere in sua presenza. Era un incanto.
Tyrion
vede una foglia rossa cadere sulle loro mani unite, nell’aria promesse di una
vita insieme.
Piccole
impronte sulla neve davanti a loro.
Sente
risuonare risate gioiose di bambini che si rincorrono.
Il
suono inconfondibile di spade di legno che si scontrano.
Un
raggio di sole che bacia il profilo elegante di Sansa.
Un
mare rosso e setoso che lo accoglie tutte le mattine appena sveglio; il corpo di
Sansa fra le sue braccia.
Una
tavola imbandita. Chiacchiere allegre e storie divertenti.
Occhi
ammirati dei figli, sorrisi amorevoli di Sansa, saluti riconoscenti della
servitù.
Famiglia.
Amore.
Non
è solo.
Ora
sì che posso morire.
Salve popolo di efp! :D
Torno con questa
cosetta che avevo da un po’ ferma sul pc e in questi giorni ho concluso.
Non è stato facile
scrivere degli ultimi momenti di Tyrion. Insomma,
immaginare la morte dei propri personaggi preferiti non è mai piacevole.
Il titolo è una
frase tratta dalla canzone “This I love” dei Guns n’ Roses. Perché in Chinese
Democracy ci sono delle belle canzoni. u.u
E niente, mi
sembrava un titolo adatto. Ecco tutto.
Fatemi sapere la
vostra, se vi va! C:
Grazie.♥
Alla prossima! ;)
Selly