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Autore: onelux    25/11/2021    0 recensioni
Ringrazio Ken Ishikawa e Gō Nagai per aver creato la saga "getter" e l'ultima in ordine di uscita "Getter Robot Arc" a cui questa FF deve la sua nascita. Protagonisti di questo racconto sono quasi tutte le figure presenti nell'anime ma si incentra principalmente attorno alla figura di Kamui Sho e alla sua ricerca di una stabilità tra i due mondi ai quali appartiene. Sono gradite osservazioni costruttive.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Hayato era nervoso.
Era appena stato avvisato dalla dottoressa Ross che Takuma e Baku erano rusciti ad entrare nell’ospedale, a trovare Kamui e a svegliarlo!
Dovendosi pure sorbire la polemica che lei e i suoi collaboratori e tutto il personale dell’ospedale si occupavano di salute e non era loro compito fare pure i guardiani di chi entra ed esce… e che si occupasse lui dei suoi uomini… e che non aveva solo Kamui come paziente… e che c’era pure Koichi che stava male e che pure lui era un pilota o se ne era dimenticato…!
Una tirata di pura polemica. Avrebbe avuto voglia di mandarla a quel paese ma aveva altro a cui pensare.

L’ultimo attacco intensivo era stato poco meno di 72 ore prima. Sperava che gli insettoidi ci avrebbero messo almeno un paio di settimane prima di rifarsi sentire direttamente al laboratorio Saotome.
Ed era un fatto su cui contava.
Gli avrebbe dato un margine di tempo per poter recuperare un minimo la salute di Kamui e dall’altra di poter pianificare una eventuale difesa alternativa.
Si diresse verso la mensa erano le 14 passate ma dovrebbe esserci stata ancora un po’ di scelta nei piatti.
Il suo ultimo pasto completo risaliva al giorno prima.
Per la precisione ad un’ora prima del colloquio con Kamui e dalle 4 del mattino aveva preso solo 2 caffè.

Strada facendo sperava di non incontrare nessuno.
Voleva mangiare da solo.
Nessuna discussione.
Nessuna richiesta.
Nessuna polemica.

Aveva altro su cui riflettere e ormai solo la notte, la pausa pasto e l’intimità del gabinetto gli garantivano momenti di sola riflessione.

Si chiese se non fosse stata anche questa la strada che aveva portato Kamui all’esaurimento. No. Scacciò subito il pensiero. Si rendeva conto che le basi della sua personalità erano indubbiamente più solide sicure e sane che non quelle del ragazzo che attualmente stava ricoverato. Sapeva di essere catafratto in abbondanza.

La porta doppia della sala mensa si aprì al suo arrivo.
Dentro non c’era nessuno.
Meglio.
Prese il suo vassoio e cominciò a servirsi. Ramen. Pesce. Frutta. Anzi no. Torta al cioccolato. Acqua gasata.

Scelse un posto defilato. Vicino alle finestre. La giornata era luminosa. Nonostante fosse quasi dicembre.
Si chiese se dovesse cominciare a pensare a qualche regalo per il prossimo Natale.
Guardò nella scodella del ramen. Era caldo.
Si accorse come istintivamente continuava a preferire le bacchette alle posate occidentali per mangiare. Le trovava calde.
Gli ricordavano la sua infanzia e giovinezza.

Da quando era diventato nostalgico?

Qualche tavolo oltre il suo si stava accomodando una coppia. Erano due piloti di una formazione getter. Li conosceva. Conosceva tutti i suoi piloti della base. E mai come in questi mesi ne vedeva di nuovi arrivare. Per sostituire quelli che…se ne andavano. Un periodo difficile per tutti. Eppure vedeva questi due guardarsi.
Seduti uno davanti all’altra.
E nonostante la fragilità di questa tregua. Si guardavano e si sorridevano.
Trovavano nel loro essere insieme in questa tempesta. Una luce. Una serenità.

Anche lui l’aveva avuta, questa serenità.
E l’aveva persa. Improvvisamente.

Pensò ai suoi tre piloti dell’arc. Baku, Takuma e Kamui. così giovani e così sferzati dagli eventi dellla vita. Si chiese come sarebbe vederli con qualcuno. Forse Baku no. O almeno non così giovane. Era un monaco e al momento aveva altre priorità. Gli piaceva. Stabile. Solido nonostante la giovane età. Un ottimo amico e riferimento per Takuma.
Rise tra sé.
Come somigliava a suo padre Takuma. Glielo ricordava in tante cose. Era incredibile come pur essendo morto prima della sua nascita Ryoma avesse lasciato così tanto di se in suo figlio Takuma.
Chissà che ragazza avrebbe mai trovato. Se lo immaginava al posto dellla coppietta seduta qualche tavolo oltre. Mentre si ingozzava e parlava di battaglie alla sua ragazza. Gli occhi che brillavano nell’avere finalmente una ragazza e smettere così di entrare di notte nella sua camera da letto di nascosto a rubargli libri erotici.
Gli venne da ridere.
Quasi si strozzò mentre sorseggiava il brodo con il cucchiaio.

E Kamui? chi avrebbe avuto accanto Kamui? una dei sauri o una ragazza umana? sicuramente una ragazza che avrebbe finto di aver bisogno di lui sapendo benissimo che era lui che aveva bisogno di lei. Di chi lo accogliesse senza domande. Se lo immaginava con sua faccia con le espressioni ridotte al minimo. Poche parole. E sotto quella spessa corazza un bisogno di amore immenso.
Quanto si amava Kamui? che domanda.

Non puoi non amarti. Probabilmente si tratta di amarsi di più e meglio.

Quel ragazzo aveva tanti bisogni.

Spostò la scodella del ramen ormai vuota. Guardò il pesce. Non gli sembrava così buono. Avrebbe preferito ancora del ramen.
Bollente.
Si chiese se ne era rimasto.

Si alzò e con nonchalance passò accanto alla coppietta. Che parlava e rideva molto e sembrava dimenticare il cibo.
Colse parole riguardanti ad una serata di vecchi film insieme sul letto.

Arrivò al selfservice .
C’era ancora il ramen, caldo. Prese un’altra tazza. Torno facendo un giro diverso.

Fuori dalla finestra colse delle nuvole cominciare a coprire il sole. Chissà come sarebbe stato il tempo il giorno di Natale.

Si sedette.
Amava il ramen.

Prima di sera passerò a trovare Kamui.

E prima di passare da lui dovrò fare i conti con Sho.

Oh Sho. Ne era passato di tempo da quando guidavano insieme il getter.
Ed erano passati …quanto? 10? 11 anni da quando erano scesi nell’impero dei sauri a prendere in affido Kamui?

Come vola il tempo.

Un bambino così bello. Quando lo vide gli sembrò mille volte meglio delle immagini e dei video che gli erano arrivati.
Era bello. Educato. Gentile.
Molto intelligente e troppo sensibile.

Mentre noi come istituto Saotome vedavamo una possibilità per creare un legame e una possibile pace con i sauri. Il professor Han cercava lo stesso e al contempo di salvare la vita al piccolo.
Ma il piccolo Kamui si aspettava qualcosa?
Credo che nessuno abbia si sia mai chiesto cosa voleva Kamui.
Ci ha seguiti docile.
E docilemente si è fatto guidare ed educare.

Non ha mai detto cosa si aspettava da noi.
Pensandoci credo di non avergli mai chiesto cosa volesse. Chissà se sono in tempo per recuperare qualcosa.

Aveva finito anche questa scodella di ramen. Prese il piatto della torta al cioccolato. Si accorse di essere ancora solo. La coppia era andata via lasciando li quasi tutto. Si erano cibati di amore.

Sentì dei passi. Era Sho Tachibana. Nooo. Fa che non venga qui.

La guardò cercando di non farsi notare. Prese anche lei del ramem. Verdura. Frutta. Acqua naturale. Le posate al posto dellle bacchette.
Si incamminò lontano da lui. Lo aveva visto ma sembrò evitarlo anche lei.
Si sarebbero visti alle 17.
Per un tea e per fare qualche chiacchiera.

Sapeva che era una scusa.
Già nella mail di risposta alla convocazione si capiva che era incazzata come una jena. Lo accusava che di sicuro aveva trascurato Kamui, che alla fine dava tutto e tutti per scontati.
Che era crudele.
Che era sotto la sua responsabilità e chissà che cosa era successo e doveva avvisarla prima, che sicuramente avrebbe trovato il modo di essere li e di evitare quello che è successo. E blablabla

Era da quando era arrivata che lo guardava con una aggressività fastidiosa.
Ci fosse stata lei qui.
A occuparsi di quella cosa che sta sotto il laboratorio, un’altra invasione.
Del mondo che sta per esplodere.
Della situazione internazionale e mille altre cose!

E dovrebbe occuparsi pure delle crisi adolescenziali di un ragazzo che a quest’ora sarebbe sottoterra se lui!
LUI!
Non se ne fosse fatto carico!
Gli ha dato una casa una educazione un ruolo!..

Lasciò cadere il cucchiaino con sopra un pezzo di dolce.
Esagerava.
Sapeva che non aveva scelto di venire lui al laboratorio Saotome.
Kamui. Praticamente non ha avuto alcuna scelta.

Hanno sempre scelto gli altri per lui e sopra la sua testa.
Chissà quanto è manipolabile.
Quanto seguirebbe qualcuno che ha un po' più di appeal di me.
Qualcuno che sa trovare i tasti giusti e le parole giuste per farselo su intorno al dito.

La mia rabbia non è una sua colpa. Ma talvolta la mia rabbia credo sia la responsabilità di qualcuno.
Di sicuro non di un ragazzo che in questo momento è in un letto di ospedale.

Bevve l’acqua. Lasciò il dolce a metà. Guardo verso Sho. Era di spalle. Se ne andò lasciando il vassoio sul tavolo. Aveva bisogno di riposare un po'. Alle 17 avrebbe avuto un incontro, forse più scontro, con la donna.
E prima doveva rivedere il programma di difesa in vista di una presunta assenza di Kamui per almeno una settimana.
Sperava meno ma voleva essere prudente.
E dopo l'incontro con Sho voleva andare dal ragazzo.
E voleva andarci avendo riposato almeno 30 minuti.

Uscì dalla mensa. Dalle finestre il sole era sparito. Solo le nuvole.
  
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