Anime & Manga > Milly, un giorno dopo l'altro
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Autore: The Blue Devil    25/11/2021    0 recensioni
One-Shot che tratta del rapporto ambiguo tra una delle cameriere di "Marble Mansion" e l'istitutrice dei rampolli della baronessa Wavebury.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Eccovi l’originale da cui ho tratto la One-Shot che ho pubblicato due anni fa. L’ho voluta pubblicare perché a me piace anche così.

Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights. I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di proprietà degli aventi diritto: Yoko Hanabusa per il soggetto e la resa grafica dei personaggi; Toei Animation, per la serie TV; RW Edizioni - Goen, per l’edizione italiana del manga.
 
Buona lettura

 
LA CAMERIERA E L’ISTITUTRICE
 
Miss Agnes, finito l’orario di lezione con i rampolli Wavebury, Thomas e Mary, ancora un po’ scossa per la brutta avventura occorsa alla piccola Milly, a causa della cattiveria del fratellastro e della sorellastra, decise di prendere un po’ d’aria e uscì in giardino.
Subito notò che Jill, una delle cameriere di casa, vi stava lavorando.
Quella cameriera era una delle persone più simpatiche e gentili, in quella casa, e le volte che si erano incrociate si erano sempre scambiate dei sorrisi sinceri: una di quelle volte, alla giovane istitutrice, era parso che la cameriera si sentisse un po’ in imbarazzo a ricevere i suoi sorrisi.
Si soffermò ad osservarla: era davvero ancora una gran bella donna, quella cameriera sulla cinquantina; a parte i seni, grossi e forse allungati, a dispetto dell’età, Jill aveva due bellissime gambe, completamente visibili, ora che era accucciata, con una gamba più sollevata dell’altra; le calze bianche trasparenti, sorrette da un reggicalze di ugual colore, che le inguainavano, donavano loro ancor più luce.
Agnes le si avvicinò per darle una mano, fissando il suo sguardo sui suoi seni, e prima ancora sul suo fondoschiena – come se possedesse la vista a raggi infrarossi, o la "supervista" di Superman – che tanto la attraevano. Ad un certo punto, nel sistemare una pianta, le sfiorò una mano. Fu allora che, con la mente confusa, le chiese a bruciapelo:
"Jill... tu hai mai... hai mai baciato un'altra donna, una ragazza?".
La cameriera si paralizzò all’istante e rispose:
"Miss Agnes! C-che domande mi fate? Lo sapete c-che...".
Agnes, che intanto le aveva preso una mano, aggiunse:
"Hai ragione... posso darti del tu, vero? Hai mai provato il desiderio o il bisogno di farlo? Vorrei tanto sapere cosa si prova... tu no?".
Tenendole sempre la mano, Agnes la fece alzare e la bloccò contro un muro, cingendole poi i fianchi; le sue mani ansiose scivolarono sui suoi glutei.

Agnes l’aveva notata subito, quella donna ancora così attraente, così affascinante, malgrado l’età; la ammirava, per il modo signorile e mai scomposto, col quale sopportava le continue angherie cui era sottoposta dai figli della baronessa Madeleine, due discoli insopportabili e cattivi, e dalla stessa baronessa, spocchiosa e arrogante aristocratica parvenue (praticamente una cafona arricchita); per il modo in cui difendeva la padroncina Milly, ora che Sarah, la sorella maggiore di Milly, era stata rinchiusa in un’inaccessibile e misteriosa clinica privata dall’aspirante matrigna. Per la sua dolcezza e gentilezza, che riservava a tutte le persone, anche le più malvage. E tutto questo, rischiando ogni giorno di essere licenziata: bastava una sciocchezza qualsiasi, un pretesto, e sarebbe stata buttata in mezzo ad una strada; ma lei non aveva mai dato appigli alla perfida padrona, riuscendo a barcamenarsi perfettamente in quella difficile situazione. La ammirava e la stimava per tutte queste ragioni, e poi... era bella, veramente bella, ed esercitava su di lei un’incredibile attrazione, alla quale Agnes, non pensava di poter resistere ancora a lungo. E forse neanche lo voleva.
Divenuta rossa come il Sole al tramonto, Jill sussurrò:
"M-ma s-signorina... cos... mlm... mmh...".
Le labbra di Agnes – che aveva sussurrato "Jill, sei bellissima… sei così dolce" – si erano impossessate di quelle dell’altra e la sua lingua era riuscita ad aprirvi un varco nel mezzo: inaspettatamente la cameriera, che sentì una mano della giovane istitutrice insinuarsi sotto l’orlo della sua gonna, ad accarezzarle una delle sue gambe inguainate come detto, si arrese e, chiusi gli occhi, le restituì la "cortesia". Le loro lingue, cercatesi e trovatesi, cominciarono a mulinare dolcemente e vorticosamente.
Jill aveva deciso di assecondarla, avendo necessità di conservarsi il posto di lavoro... o almeno, questo era ciò che si andava raccontando, ma un pensiero, scaturito chissà da dove, le svelò la verità:
"In fondo è una bella ragazza, mmh, non è così male... una lingua di velluto, mlm, mmh...".
 
Già, Jill, dal primo momento in cui l’aveva vista, aveva provato qualcosa d’intenso per lei e aveva cercato d’immaginarsi cosa avrebbe provato a stare tra le sue braccia; come sarebbe stato il tocco della sua lingua... Insomma, Agnes l’aveva conquistata, con i suoi modi gentili ed educati, forse troppo, e la sua particolare maniera, molto maliziosa, di guardarla e di sorriderle, che spesso la metteva in imbarazzo. E poi vi erano stati degli episodi in cui l’istitutrice le aveva dimostrato delle premure sospette, correndo in suo aiuto ogniqualvolta si era trovata in difficoltà, per colpa delle birbanterie dei pestiferi figli della "padrona". Premure che nessuno le aveva mai riservato, né il vero padrone di casa – ora assente – né la nuova padrona, che invece la trattava, al pari dei figli, come una sguattera. Addirittura l’aveva aiutata nelle faccende, come quella volta che le aveva raccolto alcuni panni cadutile dal grande cesto della biancheria sporca; anche in quell’occasione le aveva sorriso imbarazzandola.
Jill, pur non essendosi mai sposata per motivi che nemmeno lei stessa aveva mai compreso, non aveva mai pensato alle donne in "quel" modo; nemmeno quando aveva ricevuto – e respinto – l’attacco della baronessa, donna bellissima e affascinante, volto a corromperla per "portarla dalla sua parte" contro quelle che lei considerava come le vere padroncine, Sarah e Milly.
Ma ora Jill, con la lingua dell’altra stabilmente in esplorazione nella sua bocca, non riusciva a reagire, a respingerla; probabilmente non voleva; il cuore le stava scoppiando nel petto e, dal calore che la stava pervadendo, capì di essere arrossita prepotentemente: le piaceva veramente tutto di quella ragazza, anche quelle cose di ella che, fino a quel momento, aveva solamente potuto immaginare; e questo la faceva vergognare, poiché si sentiva come una ragazzina alle prime armi, alle prese con la prima cotta adolescenziale, lei che era una donna. Una donna fatta e matura.
 
La voce di Tom, il giardiniere, ruppe quel dolce intermezzo e riportò Agnes alla ragione e Jill sulla Terra:
"Jill, di’ alla padrona che se avesse bisogno di me, anche se credo proprio di no, sono dall’altro lato del palazzo, a riparare alcune assi".
Cameriera e istitutrice – le cui mani non erano state inoperose: quella che s’era insinuata sotto la gonna di Jill, aveva raggiunto il fondoschiena e stava per entrarle nelle mutandine; l’altra si era impossessata di un seno – si staccarono e la prima sussurrò, con un filo di voce:
"V-va b-bene... T-Tom...".
Nel momento in cui udì la voce dell’uomo, che non le poteva vedere, poiché era dietro l’angolo del muro, la rossa insegnante pensò, staccandosi bruscamente dalla cameriera:
"M-ma che sto facendo? S-sono impazzita? Mio Dio che vergogna... che razza d’istitutrice sono?".
Poi, divenuta anch’ella purpurea, si rivolse all’altra, balbettando:
"Jill... s-scusa... p-perdonami... non so c-cosa m-mi sia preso...".
Senza attendere risposta si allontanò correndo.
Ancora confusa e scossa per l’accaduto, Jill, passandosi un dito sul contorno delle labbra, sospirò, osservando l’altra che si allontanava...
"Mi ha chiesto scusa... mi ha chiesto perdono... a me?", pensò, stupendosi di quelle due circostanze.
  
Agnes aveva arrestato la propria corsa, decisa a tornare sui propri passi: le doveva una spiegazione, doveva assicurarsi che ella avesse compreso che il suo era stato un momento di follia, generato dalla grande confusione in cui si era venuta a trovare dopo gli ultimi eventi. Non era affatto sicura che sarebbe stata una buona idea dirle tutta la verità, per cui aveva deciso che avrebbe dato la colpa allo stress, alla preoccupazione per la salute di Milly o per quella di Sarah – seppur non l’avesse ancora conosciuta, già moriva dalla voglia d’incontrarla, ritenendola una ragazzina eccezionale, fragile fisicamente, ma forte caratterialmente – o a qualsiasi altra stupidaggine le fosse venuta in mente. Anche perché lei stessa non sapeva bene quale fosse la verità.
Ma subito scacciò quei pensieri.
"Ma perché poi dovrei darle delle spiegazioni? Le ho anche chiesto scusa e perdono, ma... la posizione che occupo in questa casa è di molto superiore alla sua e, se lo volessi, potrei approfittare delle sue grazie, ogniqualvolta me ne venisse la voglia... basta che non si sappia".
Per cui decise di rientrare in casa, senza passare da Jill: pensava che avrebbe avuto modo e tempo, in futuro, d’intrattenersi ancora con lei, senza immaginare che, in realtà, la sua esperienza in quella casa si sarebbe di lì a poco conclusa.
 
FINE
 
 
© 1995~2021, The Blue Devil
   
 
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