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Autore: Sia_    02/12/2021    4 recensioni
Plagg però sorride, gli piace quando il suo portatore si infiamma un po’. “Appunto, hai due gambe per camminare e una bocca per parlare: invece che startene qui seduto a lamentarti della tua deludente situazione amorosa, fai qualcosa.”
Agreste sembra pensarci davvero. Ci pensa mentre osserva i fiocchi di neve che cadono fuori dalla finestra. E poi si mette a rimuginare sul suo esame, quello che sta preparando con quasi un mese di anticipo. Prima ci sono le feste, il Natale, l’albero, le cene, i regali. Gli addobbi. “Senti Plagg, dici che se riempio la casa di vischio sarà costretta a baciarmi?''
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge "Calendario dell'avvento" indetta da Coraline sul forum "Ferisce più la penna": 2 dicembre – Dici che se riempio la stanza di vischio sarà costretto a baciarmi?
 
Ottantasette addobbi di Natale
A Mari Lace, perché è un'amica fantastica 


Sono passati esattamente tre mesi da quando Adrien Agreste, anche noto ai cittadini di Parigi come Chat Noir, ha rivelato il suo nome alla supereroina Ladybug. Di contro, superato lo stupore iniziale, anche lei ha fatto cadere la maschera e si è presentata come Marinette Dupain-Cheng. Marinette. Un concetto, una realtà che ad Adrien sembra ancora quasi un sogno. Non lo è però, hanno davvero combattuto insieme e frequentato la stessa scuola per anni, senza mai rendersene conto. 

Il ragazzo si accascia sul suo divano, appoggia il capo alla seduta e sbuffa. Tre mesi che si conoscono così e non è cambiato nulla. Plagg, libero di girare nell’appartamento che Adrien ha comprato per emanciparsi dal controllo del padre, gli si appoggia alla spalla e addenta un pezzo di Camembert. “Che c’è?” si informa il kwami tra un boccone e l’altro. 

“Il solito.” Adrien agguanta un cuscino e lo stringe al petto. Con quel movimento fa cadere il libro di fisica che stava studiando per l’esame.

Plagg alza gli occhi al cielo, “I formaggi con gli anni migliorano, tu vai solo peggiorando.” 

“Io non sono un formaggio.” Si difende velocemente Adrian, incrociando lo sguardo con quello del kwami. Perché doveva capitargli un animale da compagnia così privo di tatto? 

Plagg però sorride, gli piace quando il suo portatore si infiamma un po’. “Appunto, hai due gambe per camminare e una bocca per parlare: invece che startene qui seduto a lamentarti della tua deludente situazione amorosa, fai qualcosa.” 

Agreste sembra pensarci davvero. Ci pensa mentre osserva i fiocchi di neve che cadono fuori dalla finestra. E poi si mette a rimuginare sul suo esame, quello che sta preparando con quasi un mese di anticipo. Prima ci sono le feste, il Natale, l’albero, le cene, i regali. Gli addobbi. “Senti Plagg, dici che se riempio la casa di vischio sarà costretta a baciarmi?''

 

La notte del sette dicembre, Adrien si specchia e sistema un ciuffo di capelli prima di aprire la finestra e saltare sui tetti di Parigi nascosto sotto la maschera di Chat Noir. Ha una nota nei pantaloni dei jeans – nel caso si dimenticasse il discorso – e un cuore che batte come non mai nel petto. Ora vado là e le chiedo di venire a casa mia domani. L’ha già fatto: negli ultimi tre mesi Ladybug si è infiltrata nel suo appartamento per batterlo ai videogiochi e, molto spesso, per rimanere sveglia a studiare. Nella sua camera, gli dice sempre come scusa, finisce per cadere sul letto senza forze. 

“Pensavo ti fossi dimenticato.” La risata di Ladybug lo raggiunge. Lei è in piedi che gioca con il suo yo-yo e crea una forma perfetta sul cielo di Parigi.

.” Aspetta, cosa? “No, non me ne ero dimenticato!” Si corregge in fretta Chat Noir, arrivandole a fianco con un balzo e incurvando la coda. 

“Il gatto allora aveva freddo?” Marinette lo incalza, è palesemente divertita dalla situazione. Ferma il movimento della sua arma e riporta il giocattolo alla cinta. 

“Il gatto ha sempre freddo, ma nemmeno quello lo ferma se il premio è vedere la coccinella.” Lei sorride e arrossisce un po’ sulle guance. Maledetto randagio, deve smetterla di dire cose così se non la vuole vedere precipitare giù dal palazzo. Prende una lunga boccata d’aria, mentre Chat Noir si siede sul cornicione. 

“Pensavo, domani è l’otto di dicembre… l’otto facevo sempre l’albero di Natale con mamma e papà, ma non penso che mio padre abbia voglia di perdere tempo con certe cose.” Le spalle di Adrien si fanno curve per un secondo, ma poi tornano dritte. “Mi aiuteresti a decorare?” 

Marinette sorride, gli prende la mano e la stringe forte. “Certo che ti aiuto.” 

 

Il giorno dopo, quando Marinette suona al campanello – dalla finestra non può entrare, è ancora pieno giorno –, Adrien è arrampicato su una scala, in cucina, mentre sta cercando di attaccare un maledetto bastoncino di vischio al pomello di un pensile. Perde un po’ l'equilibrio, ma riesce a non cadere. “Arrivo subito!” urla di rimando, saltando gli ultimi due gradini e nascondendo la scala nel vano dietro la porta. 

Intanto che aspetta, Marinette si sistema due ciocche di capelli specchiandosi sullo schermo del telefono. Adrien apre la porta con il fiatone, “Scusa se ti ho lasciato al freddo.” 

“Figurati, temo anche di essere un po’ in anticipo rispetto al previsto.” La giovane entra leggera nell'appartamento, si toglie le scarpe e recupera il paio di ciabatte che ha lasciato da lui in caso di emergenza. Una mossa scontata: è sempre un caso di emergenza. Infatti Marinette finisce sotto il primo vischio appeso nella casa. 

Adrien da un colpo di tosse, è tutto rosso in faccia quando lei alza il viso per guardarlo. “Cosa c'è? Non ti senti bene?” 

Lui scuote il capo, indica la pianta che sta proprio sopra di loro. “Vedo che hai già cominciato ad addobbare senza di me.” Anche Marinette prende la sfumatura del costume di Babbo Natale. Saggia con i piedi la morbidezza di quelle pantofole, che sono sempre state un porto sicuro e che adesso l’hanno tradita così facilmente. 

“Ho addobbato tutta la casa, in verità” 

Tutta?” 

Adrien annuisce, sembra contento adesso. “Plagg mi ha detto che non devo fare il formaggio, così ho pensato ad un modo per… santo Papillon, tu mi piaci, Marinette.” 

Lei inclina il capo, “E l’unico modo per mostrarmi i tuoi sentimenti è riempire i soffitti di vischio?” 

“Puoi anche non… non voglio obbligarti…e non li appesi solo al soffitto!” 

“Quanti sono?” chiede lei, togliendosi il giubbotto e appendendolo vicino alla porta. È un buon segno, pensa Adrien, è probabile che resti, a meno che non si trasformi e scappi via dalla finestra

“Ottantasette.” 

“Ottantasette?!” Marinette si volta sconvolta, il cuore adesso le pulsa più veloce nel petto. Maledetto randagio. Decide poi di alzarsi sulle punte dei piedi e lasciare un veloce bacio sull’angolo della bocca di Adrien. “Sarà meglio iniziare allora, vorrei tornare a casa per cena.”

“O potresti restare.” 

Gli sorride, “O potrei restare.”

   
 
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