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Autore: Vallyrock87    05/12/2021    5 recensioni
Inuyasha è rimasto imprigionato, in un sonno eterno che forse mai più lo risveglierà. Sesshomaru passa dal Goshinboku ogni giorno, nella speranza di rivedere il fratello nuovamente sveglio e tra i vivi, nutre la speranza che un giorno ciò possa accadere. Ma un giorno il corpo del mezzo demone addormentato e Sesshomaru si trova a combattere con la frustrazione e la rabbia, convito di aver perso per sempre la persona che più ama al mondo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Inuyasha, Sesshoumaru
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Il vento soffiava tra i suoi capelli d’argento e tra le fronde dell’albero su sui si era rifugiato, smuovendo anche la sua Moko-Moko. Con occhi assenti osservava la radura erbosa davanti a lui senza quasi vederla. Dinanzi al suo sguardo si sovrapponevano diverse immagini, di una vita passata che forse mai più avrebbe potuto riavere indietro, strinse lo sguardo per un attimo, come se quel ricordo potesse davvero ferire un essere possente come lui. Lì in quella radura, un bambino dalla rossa veste, dalle orecchie canine e dai capelli argentei come i suoi, correva spensierato, mentre in un secondo momento teneva una palla tra le mani, poi quello stesso  bambino si trasformava, prendendo le sembianze di un ragazzino di quindici anni all’incirca, ma che in realtà ne aveva molti di più. L’ultima immagine che ricorreva spesso insieme a quei ricordi era quella in cui; insieme a quel ragazzo, che forse ancora doveva scoprire molte cose della vita, una donna che portava delle vesti da sacerdotessa, si materializzava al suo fianco. Il ricordo più doloroso fra tutti, quello in cui per la prima volta nella sua lunga vita, aveva provato quello strano sentimento chiamato gelosia crescergli dentro ed espandersi fin nel profondo delle sue viscere, contorcendogliele dolorosamente. Ricordava tutte queste cose perché ne era stato un silente testimone, da lontano aveva osservato ogni movimento, ogni gesto, pronto a intervenire se mai ce ne fosse stato il bisogno. D’improvviso scacciò via quell’ultimo pensiero e scese dal ramo su cui si era rifugiato; lasciandosi andare a vecchie scene di ciò che era stato. Si diresse verso un altro albero che il suo corpo, la sua mente e il suo cuore conoscevano ormai a menadito.
 
Come sempre lo trovò lì, nel suo eterno riposo, la sua aria di fanciullo non era per niente sparita dal suo viso, e lui non era per niente cambiato, per Inuyasha il tempo si era fermato. Il vento gli scompigliava i capelli e il Goshinboku sembrava che volesse imprigionarlo, il demone quasi credeva che quell’albero sacro lo volesse sfidare, era come se volesse  tenere il mezzo demone stretto a sé per sempre. Osservò per un tempo imprecisato, il ragazzo  addormentato, cullato dal vento che gli scompigliava i capelli, poi si decise ad avvicinarsi, la sua mano afferrò la freccia che quella sacerdotessa aveva scagliato contro di lui sigillandolo per sempre, nella sua eterna giovinezza. Quella donna gli aveva portato via la cosa più preziosa che avesse mai posseduto; suo fratello, per il quale il demone non provava soltanto un semplice affetto fraterno. No. Era qualcosa di più, qualcosa che andava contro ogni logica, che nessuno avrebbe mai potuto spiegare, nemmeno a sé stesso, se ne era reso conto nel momento in cui lo aveva perso, non appena aveva appreso la notizia che lo aveva sconvolto più di ogni altra cosa, lasciando sgomento anche il suo fedele servitore. Scostò la mano, quando il dolore sembrava diventare insopportabile. Ogni volta, nel tentativo di liberare Inuyasha da quel sigillo si ustionava la mano, sperando che un giorno quella freccia avrebbe ceduto sotto la sua forza, deciso a non voler accettare quella amara sconfitta.  Si osservò la mano fumante con rammarico, nemmeno quella volta era riuscito a liberarlo. Qualcuno diceva che  soltanto chi aveva scagliato il sigillo poteva toglierlo, ma ciò che la sua mente gli diceva fosse logico, il suo cuore non lo voleva accettare, perciò aveva continuato a provare, e avrebbe continuato a farlo ogni giorno della sua vita se fosse stato necessario. Perché non accettava che quella sacerdotessa fosse morta, e di conseguenza Inuyasha, mai più sarebbe tornato tra i vivi. Quella donna umana, che aveva rubato il cuore del suo amato fratello minore e che poi glielo aveva portato via in un modo tanto brutale, aveva fatto accrescere in lui l’odio per tutti quelli della sua razza, che per lui non avrebbero avuto altro motivo di vivere.
 
Sentendo il dolore della sconfitta bruciargli dentro, come gli succedeva ogni volta, si lasciò cadere tra le radici scoperte di quell’albero, lasciandosi andare ad un sospiro di frustrazione, vicino ai piedi nudi e inanimati di Inuyasha. Si sedeva in quel luogo, aggrappandosi a quelle radici, come se qualcuno lo avesse privato della sua forza, mentre il mezzo demone sopra di lui continuava a dormire, come se nulla fosse. Lo aveva visto crescere da lontano, senza mai avvicinarsi, ma quando si era accorto che si era innamorato di un’ umana, esattamente come suo padre, e mentre lo aveva visto  farsi  uomo, sentiva quel sentimento crescere dentro di lui come veleno che macchiava la sua anima di demone spietato e sanguinario . Mai più avrebbe potuto guardare quegli occhi d’ambra leggermente più scuri dei suoi, quei grandi occhi che esprimevano tutte le ingiustizie, le gioie e i dolori di Inuyasha, avrebbe dato qualsiasi cosa per immergersi in quell’oro ancora una volta soltanto, non chiedeva altro.
 
Rimase in quella posizione per un tempo che non avrebbe ben saputo definire, godendosi quel silenzio e quella pace. Molto spesso gli succedeva di sentire un suono, provenire dal corpo del ragazzo sopra di lui, era flebile, forse impercettibile a orecchio umano, ma non per lui. Si alzò da quella posizione, voltandosi a guardare il mezzo demone e gli posò una mano all’altezza del cuore, vicino alla freccia, era da lì che proveniva quel suono, a volte si domandava se stesse per impazzire e se ciò che sentiva fosse soltanto frutto della sua immaginazione, illudendosi che qualcosa potesse cambiare. La sua mano scivolò verso l’alto, andandosi a posare sulla guancia del più piccolo e, un unico pensiero venne indirizzato al mezzo demone, come sempre del resto. Aspettami Inuyasha, ci rivedremo domani, come sempre. La sua anima bramava di trovarlo sveglio l’indomani mattina, sperava che lo attaccasse con qualche epiteto poco carino, come il mezzo demone era solito fare non appena lo vedeva. Ma in ogni caso gli sarebbe bastato sentire la sua voce per capire che era ancora vivo. Voltò le spalle, fece qualche passo e si alzò in volo, prima che gli abitanti del villaggio lo raggiungessero. Era già successo in fondo che lo sorprendessero da quelle parti, la nuova sacerdotessa di quel posto gli si era avvicinata; aveva una benda su un occhio e in quel periodo sembrava essere molto giovane e forse ancora troppo inesperta per capire chi avesse di fronte.
 
- Che cosa ci fai qui, demone. Sei venuto per liberare Inuyasha? Se così fosse, ti consiglio di andartene.– Gli aveva detto puntandogli contro l’arco con la freccia incoccata. Ma Sesshomaru  non aveva risposto, nemmeno l’aveva degnata di un solo sguardo, le aveva voltato le spalle, aveva fatto qualche passo e poi aveva spiccato il volo. Non l’aveva più rivista da allora, era sempre stato ben attento a dileguarsi prima che gli abitanti del villaggio si accorgessero della sua presenza, sapeva bene di non essere il benvenuto, così cercava di farsi notare il meno possibile. Lui voleva soltanto starsene in pace insieme a Inuyasha, non gli importava molto di quegli umani, anche se loro forse pensavano l’esatto contrario.
Il giorno seguente la sua ultima visita però, successe qualcosa che, per la prima volta lo sconvolse sopra ogni cosa. Quando si recò nuovamente nei pressi di quell’albero sacro, il corpo di Inuyasha era svanito, come se non fosse mai esistito. Sentì il panico prendere possesso di sé e del suo intero essere, si guardò intorno, come se sperasse che Inuyasha sbucasse da dietro qualche albero da un momento all’altro. Ma non successe nulla  di ciò che aveva sperato. Alcune domande gli vorticarono nella mente come un fiume in piena; chi aveva liberato Inuyasha? La sacerdotessa che lo aveva sigillato era per caso tornata in vita? No, impossibile, doveva esserci una qualche spiegazione logica a tutto questo. Con il cuore ancora una volta in pezzi si allontanò da quel luogo più in fretta che poté, sarebbe tornato ancora lì, ogni giorno della sua vita, a osservare la sagoma che il corpo del suo amato fratello aveva lasciato sulla corteccia di quell’albero, domandandosi quale spiegazione logica ci fosse per quella sparizione.

 
Tuttavia, uno di quei giorni, si soffermò più del dovuto in quel luogo, non aveva fatto molto caso allo scorrere del tempo, ma si sentiva sempre più demoralizzato dal fatto che Inuyasha non fosse più lì, dove era sempre stato fino ad allora. Ogni più piccola speranza che era nata in lui era sparita, nel momento in cui aveva fatto quella scoperta, la sua ragione di vita era sfumata in un battito di ciglia, facendogli perdere completamente il controllo. Non avrebbe più potuto sfiorarne i lineamenti, non avrebbe più potuto bearsi di quel viso o godere di quella compagnia anche se inanimata. Mentre era assorto nei suoi malinconici pensieri, una voce attirò la sua attenzione, una voce che il suo cuore conosceva bene e che in quel momento sentì fermarsi per un istante. Sbattè le palpebre più volte, cercando di capire che cosa stesse realmente vedendo, nel momento in cui aveva voltato lo sguardo verso la fonte di quel richiamo. Per un solo attimo quasi si convinse di stare diventando completamente pazzo. Ma comprese che non era un sogno a occhi aperti, quando l’altro parlò di nuovo.
 
- Sesshomaru, bastardo, cosa fai tu qui? – Inuyasha gli stava correndo incontro, e avvertì il suo cuore fare una capriola all’interno della sua cassa toracica, si sentì incredibilmente vivo, di nuovo. In quel momento, e dentro di sé, percepì un esplosione di emozioni, che non avrebbe mai saputo descrivere nemmeno a sé stesso. Afferrò Inuyasha per le spalle, nel momento in cui gli fu vicino e lo trascinò nel folto del bosco, dove occhi indiscreti non avrebbero potuto sorprenderli, e dove avrebbe potuto spogliarsi della sua costante algidità.
Il mezzo demone, stranamente, si lasciò trasportare guardando il più grande con incredulità. Se la memoria non lo ingannava non era da lui comportarsi in quel modo, eppure aveva visto una luce manifestarsi nei suoi occhi, nel momento in cui il suo sguardo si era posato su di lui, aveva quasi pensato che volesse ucciderlo, che si fosse dunque sbagliato? Quando si trovarono tra gli alberi più fitti, Sesshomaru gli posò entrambe le mani sulle guance, sulle spalle, per sincerarsi che fosse davvero lì, davanti a lui, che tutto ciò che vedeva fosse reale. Fece poi scivolare le mani lungo le sue braccia per imprigionarle intrecciando le loro dita. Inuyasha si sentiva dannatamente confuso dal comportamento del più grande e lo guardava negli occhi senza capire. Anche Sesshomaru aveva incatenato il suo sguardo con quello del più piccolo, immergendosi in quelle pozze d’ambra che gli erano mancate fin troppo, e in cui non avrebbe mai più pensato di potersi tuffare nuovamente.
 
- Inuyasha, sei vivo. Ma chi…? – La sua domanda cadde nel vuoto, Inuyasha era troppo sconvolto per potergli rispondere. – Sono cinquant’anni che ti aspetto, ogni giorno da allora, la mia mano ha cercato di rimuovere quel maledetto sigillo, ma, mi sono ferito ogni volta. Credevo di non rivedere mai più i tuoi occhi brillare come le stelle, invece ora sei qui, sei vivo. Inuyasha. – Era un fiume in piena, non riusciva a contenersi, dopo tutti quegli anni ad aspettare, a vegliare su di lui, sentiva il cuore scoppiargli dentro il petto, fino quasi fargli male.
 
- Sesshomaru! -  Esclamò incredulo il più piccolo, che mai avrebbe pensato che suo fratello potesse provare così tanto dolore per tutti quegli anni in cui era stato sigillato all’albero sacro. Sesshomaru aveva ascoltato il suo cuore, e lo aveva sentito battere ancora più forte dopo la sua confessione, lasciò una delle sue mani e gliela posò all’altezza di quell’organo di cui in quel momento, ne poteva sentire più chiaramente il suono. Dunque, anche Inuyasha provava i suoi stessi sentimenti? In un impeto si protese verso il mezzo demone, attirandolo a sé, e posò le labbra su quelle del più piccolo. Inuyasha rimase totalmente spiazzato da quel gesto inaspettato, tanto che spalancò gli occhi. Ma poi si lasciò guidare da quei vecchi sentimenti, che mai avrebbe sperato potessero essere ricambiati e lasciò che la lingua del più grande entrasse nella sua bocca per unirsi alla sua, intrecciando ancora di più le sue mani con quelle dell’altro. Sesshomaru lo aveva spinto contro il tronco di un albero, intrappolandolo tra la corteccia e il suo corpo, impedendogli qualsiasi via di fuga. A ogni modo non glielo avrebbe permesso, nemmeno se fosse stata l’ultima cosa che avesse mai fatto nella sua vita; erano troppe le cose che doveva dirgli. Avrebbe voluto osservarlo, parlargli di ogni suo più piccolo segreto e spogliarsi completamente davanti a lui, come mai avrebbe fatto prima di allora, soltanto Inuyasha avrebbe potuto conoscerlo meglio di chiunque altro al mondo.
 
Ora che si erano ritrovati l’un l’altro, avrebbero continuato ad amarsi in segreto, lontano da tutto e da tutti. Davanti alle persone che li conoscevano, avrebbero continuato a recitare la parte dei fratelli in continua lotta tra loro, e per gli altri sarebbero stati soltanto acerrimi nemici. Ma nel folto della foresta, nella  notte più buia, avrebbero continuato a essere amici, amanti e fratelli. Kagome, la ragazza che aveva liberato il mezzo demone dal suo sigillo, avrebbe pensato che le sue fughe fossero dovute dalla presenza della sacerdotessa, responsabile del suo sonno che sarebbe dovuto rimanere eterno, che era stata riportata in vita e per cui credeva che Inuyasha non si desse pace, e di conseguenza si sentisse in colpa per ciò che le era successo, e il mezzo demone glielo avrebbe lasciato credere. Mentre invece, si incontrava con l’ultima persona che mai la ragazza si sarebbe immaginata. Nelle notti di luna nuova, prima di trasformarsi in umano, si rifugiava tra le braccia del fratello, sapendo che solo lì, avvolto da quel calore, si sarebbe sentito al sicuro da ogni pericolo, che in quella notte lo faceva sentire fin troppo vulnerabile, ma che con Sesshomaru a cullarlo si sarebbe sentito ugualmente forte. Da quando aveva capito che il demone lo amava con tutto il suo spirito, non si era più sentito solo, perché suo fratello era il suo tutto, il suo universo e nessuno mai avrebbe potuto prendere quel posto nel suo cuore, qualsiasi cosa fosse accaduta.









Angolo Autrice

Buona sera, forse il fatto che l'abbia scritta con un pochino di cervicale e che la stia pubblicando con un po' di mal di testa, forse significherà qualcosa, magari che sto impazzendo, boh chi lo sa.


Questa os è stata ispirata dall'immagine postata in alto, in realtà erano tre, ma ho dovuto scegliere. In ogni caso, come sempre, lor mi ispirano grandi cose, anche se penso che essendo una inucest possa piacere a ben pochi su questo fandom, ma beh, poco importa. 

Spero comunque per chi l'ha letta sia stata comunque gradita.

Alla prossima =)
   
 
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