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Autore: Ciarax    05/12/2021    1 recensioni
Le stelle cadenti hanno un significato positivo e costituiscono un'imperdibile occasione per esprimere un desiderio, quando brillano e illuminano il cielo immerso nell'oscurità, ignari che quello non è che il riflesso pallido della loro esistenza.
Quello che le persone ammirano con tanta adorazione non è che il residuo, la scia di quella che una volta bruciava di passione, la stessa passione che si era lentamente spenta in Alexis. Solo l'ombra di quello che alimentava il suo spirito libero.
Era difficile immaginare un incontro tanto casuale da essere in grado di ribaltare la sua visione della vita, alimentando silenziosamente quella piccola e flebile fiamma nel suo petto.
Dal testo:
'Alexis Nyla Allen. Vent’anni. Studentessa. Questo era quello che chiunque avrebbe potuto leggere sul quel maledetto pezzo di plastica che racchiudeva semplicemente parole. Parole che non dicevano assolutamente niente di lei, di ciò che era o pensava.'
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo X
 
                              You will be broken
                              But never to pieces
 

 
«Cosa pensi di farci esattamente con una laurea in filosofia?» domandò Alexis sistemando meglio il telefono nell’incavo della spalla destra, impegnata a frugare nelle ultime cose rimaste abbandonate all’interno del vecchio scatolone speditogli dal padre per il suo compleanno.

«Chi lo sa, -esclamò cripticamente Flynn, l’accenno di un sorriso nella voce, -potrei seguire il vento e finire come uno di quei vecchi in televisione che si lamentano di come il governo americano non sia una vera democrazia»

«Il caffè ti ha bruciato il cervello, Flynni» sorrise Alexis prima di acquietarsi poco dopo.

«Cosa c’è?»

Alexis impiegò qualche secondo a ritrovare la voce per parlare, mentre guardava con attenzione quel piccolo mausoleo di ricordi. Polaroid, decine e decine di vecchie polaroid scattate nel corso degli anni. La sua prima fotocamera, sua, completamente sua. Erano tutte le foto che invadevano la sua vecchia camera negli anni di liceo: le mille foto con suo padre mentre i due suonavano in duetto, una volta con la chitarra e il piano, un’altra con il violino e viceversa, le visite periodiche in ospedale, i compleanni.

Le foto con Flynn, la volta in cui si erano travestiti per Halloween all’insegna di Ghostbusters o come due cavalieri Jedi. Le mille foto tra i banchi di scuola e ognuna con note diverse scritte a penna sul bordo delle fotografie. La grafia era la solita illeggibile, e in alcune anche sbiadita, l’unica cosa abbastanza comprensibile era la data in cui erano state scattate ed una sola che aveva una piccola nota scritta molto più nitidamente.
'Nei giorni belli e negli anni brutti.''

«Polaroid» fu la risposta secca che Flynn ricevette, per nulla soddisfatto di una tale sinteticità.

«Hai ancora quel vecchio rottame?»

Il vecchio rottame in questione altro non era che la malridotta Polaroid che aveva ricevuto per il suo decimo compleanno, scrostata in più punti e con l’accenno di umidità all’interno del vetro dell’obiettivo. Era malridotta ma dopo quasi un decennio, ancora funzionava egregiamente. Come aveva potuto dimenticarla?

«Mia madre deve aver deciso veramente di darmi tutto, -commentò divertita con un piccolo sorriso Alexis, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso, -ci sono anche le vecchie foto di quando ti eri fatto quell’orrendo taglio di capelli»

Alexis quasi rimase sorda alle vivaci proteste di Flynn dall’altro capo del telefono quando l’occhio cadde su un paio di foto di lei e suo padre, in una delle solite e annuali visite ospedaliere di controllo. La foto era stata presa di sorpresa, con entrambi i volti sgranati dalla sorpresa. L’impianto cocleare del padre in bella vista con i capelli corti e lo scatto di tre quarti, mentre quello di Alexis era meno evidente, coperto dai capelli mossi. Quanto detestava da piccola quell’arnese sempre attaccato al suo orecchio, fastidioso e che non si lasciava sfuggire occasione per abbandonarlo da qualche parte.

Continuò a rimestare per qualche minuto tra quelle foto, osservandone una ad una e sorridendo ad ogni nota scritta sotto ognuna di esse. Alcune erano in bianco e nero, altre sbiadite ma i sorrisi, gli occhi illuminati dalla felicità, erano comunque lì. Vivi.

E poi trovò qualcosa tra le ultime quattro foto.

C’era solo una foto. L’ultima estate che aveva passato al mare. L’ultimo giorno in cui era stata in costume.

Il 10 agosto. 'Tocco finalmente la vetta'. Era la breve nota che aveva scritto non appena aveva tenuto in mano quella foto. Era forse l’ultima foto in cui ricordava di aver sorriso così ingenuamente, forse a qualche battuta idiota di Flynn che le aveva detto da dietro l’obiettivo della fotocamera. Le lentiggini chiare erano incredibilmente accentuate sotto il caldo sole estivo e con una mano cercava disperatamente di tenere a bada i capelli molto più lunghi di quanto non li portasse ora, sempre indomabili ad ogni ciocca.

Non era da sola lì, e proprio per quello sorrideva come una scolaretta in quella foto.

«Uhm…oggi proprio non è giornata» Alexis non era certa di come, e se mai quella giornata sarebbe potuta essere peggiore. Gettò quella foto in fondo allo scatolone, senza degnarla di un altro sguardo, finché riusciva a mantenere quella piccola bolla di pace che si era faticosamente costruita quel giorno.

«Cosa ti aspettavi? Non ti fai sentire da chissà quanti mesi. Il karma gira» la riprese Flynn. Non era arrabbiato e probabilmente aveva mal interpretato le sue parole. Lei di certo non aveva intenzione di portare in ballo quella foto. E lui. Non più. Capitolo chiuso.

«Cosa avrei dovuto dirti? ‘Sorpresa! Sono di ritorno dal regno dei morti! Non è eccitante?’» ironizzò con un sorriso amaro Alexis improvvisamente infastidita da quel tono per nulla minaccioso dell’amico d’infanzia. Forse aveva travisato, si stava probabilmente irritando per niente.

«Non mi piace dire ‘te l’avevo detto’ ma-»

«Mi prendi in giro? È la tua frase preferita. Non me ne hai risparmiata una da quando eravamo piccoli solo perché sei tu quello intelligente tra i due» interruppe improvvisamente lei, di nuovo rilassata quando sentì la risata divertita di Flynn. Altroché se quella era la sua frase preferita. Non faceva altro che ripetergliela costantemente quando era certo di avere ragione, e con Alexis, questo capitava nove volte su dieci.

Un gorgoglio troncò bruscamente la risata del ragazzo che si acquietò per qualche istante.

«Cos’era quel rumore? Sento il tuo stomaco borbottare da qui, Allie»

«Non… mangio da ieri credo» ammise Alexis intuendo già la solita espressione esasperata di Flynn. Il sopracciglio alzato e gli occhi scuri che la guardavano in un misto di divertimento e rassegnazione, era sempre quella l’espressione che aveva il ragazzo ogni volta che veniva a sapere di una delle trovate pazze di Alexis. Oppure quando si dimenticava delle elementari basi di sopravvivenza.

«Come hai fatto a sopravvivere per due anni da sola è un miracolo. Vatti a mangiare un pezzo di pizza, è l’unica cosa che avrai sicuramente oltre ai biscotti»

La pizza. Le tartarughe.

Aveva ricevuto un messaggio da Michelangelo quella mattina, oltre che a rassicurarla che era stato Donnie a dargli il suo numero. L’entusiasta tartaruga voleva organizzare un karaoke con i fratelli, una serata che sembrava organizzare periodicamente e aveva avuto l’idea di invitare anche lei. Sperando che non fosse all’insaputa degli altri, Alexis era stata ben felice di prendere parte a quella piccola uscita.

«Devo andare» tagliò corto la ragazza, riattaccando il telefono mollandolo nella tasca della felpa. Prese il portafogli e le chiavi infilate nella giacca pesante e si richiuse la porta dietro di sé.

Non era sicura della fortuna che aveva avuto in quel momento ma che una delle pochissime pizzerie sfornava quella precisa pizza, era stato un miracolo. Un prodigio culinario, o un madornale errore. Alexis non era sicura che ci fossero altre possibili definizioni per quella cosa.

Detestava il formaggio aromatico, figurarsi il letale mix di Asiago, Gorgonzola e solo la divina provvidenza avrebbe potuto sapere che altro. In quella sottile scatola di cartone giaceva il mistero della tecnica e probabilmente il sogno proibito di ogni amante esagitato degli sport estremi.
Alexis dovette ammettere, come dalla quarta volta in poi, fosse stato incredibilmente più semplice orientarsi in mezzo al reticolo intricato di tubature. La sottile angoscia che le si arpionava al petto ogni volta che svoltava un angolo era sempre presente ma almeno aveva imparato ad assicurarsi che la batteria del proprio cellulare fosse ancora viva abbastanza da permetterle di utilizzare la torcia. L’umidità che si attaccava alle pareti e il cemento scivoloso sotto i suoi piedi l’avevano più volte quasi fatta scivolare ma riuscì per miracolo a portare in salvo quella meraviglia della tecnica che teneva tra le mani, già stufa di quell’odore che le appestava le narici da quasi un quarto d’ora.

La musica dei Citizen Soldier nelle sue cuffiette venne superata di gran lunga dalla squillante voce di Michelangelo, mentre tentava di raggiungere lo stesso spettro acustico di Rihanna. Tentativo non perfettamente riuscito.
Per un attimo ebbe l’impulso di mollare lì quell’ammasso nauseante di latticini e fare dietrofront, fare scorta nel posto più vicino di uno o due scatole di gelato e tornarsene nel proprio appartamento. Ma non poteva, oramai aveva già fatto tutta quella strada. Flynn l’avrebbe mandata al diavolo, sia per aver rinunciato alla pizza che per avergli riattaccato letteralmente il telefono in faccia.

Gliel’avrebbe fatta pagare, ne era sicura.

Con un sospiro Alexis avanzò di un passo, mise il piede in fallo. La tubatura principale era finita e un urlo stridulo le uscì involontariamente mentre riuscì a malapena a mitigare quella piccola caduta. Le gambe tese le facevano un male terribile ma era stato più lo spavento improvviso ad averla scossa per qualche secondo. Aveva ceduto e si era ritrovata sedere a terra, il cartone di pizza in mano e quattro paia di occhi curiosi che la osservavano da poca distanza.
La voce di Michelangelo si interruppe nel momento in cui tutte e quattro le tartarughe sentirono il grido stridulo di Alexis, a meno di un paio di metri da loro. La caduta sarà stata da meno di un paio di metri e con dei buoni riflessi la ragazza era atterrata in piedi sotto i loro occhi, ma il corpo era percorso da tremiti abbastanza evidenti finché le gambe non le cedettero facendola finire per terra.

Il silenzio cadde per un attimo tra tutti e cinque, il respiro pesante di Alexis sembrava rimbombare tra le pareti umide e lo sguardo dei quattro fratelli la mise non poco a disagio. Solo che ebbe la vaga impressione che la loro attenzione non fosse focalizzata su di lei, o almeno non più. Specialmente Michelangelo era totalmente concentrato su quello che Alexis teneva tra le mani.

«Sento odore… non mi dire che…» balbettò frasi incoerenti la giovane tartaruga, completamente ipnotizzata dalla inebriante sensazione che il suo olfatto stava percependo in quell’istante. L’odore di formaggio, dei novantanove formaggi presenti in quella fine scatola di cartone sembravano chiamarlo a gran voce, rendendolo cieco a qualsiasi altra impellenza.

Solo Leonardo e Donatello ebbero la decenza di dare un’occhiata anche ad Alexis, assicurandosi che non si fosse rotta niente prima di tornare ai propri affari non appena Mickey si fosse impossessato della pizza in un batter d’occhio. Forse l’idea di lasciare la pizza lì e di girare i tacchi per tornare a casa non sarebbe stata del tutto una cattiva idea, non che avesse l’impressione che non la volessero lì ma era chiaro come quella pizza superava di gran lunga qualunque voglia di compagnia esterna, almeno per Michelangelo. E dire che era stato proprio quel sovraeccitato adolescente ad averla invitata.

«Pensavo avessimo un’infestazione di alligatori con tutto il rumore che hai fatto. Persino con Mickey ti abbiamo sentito» Raph la squadrava con muto divertimento, la sottile soddisfazione per chissà quale suo assurdo pensiero gli incurvava le labbra in un sorriso sornione appena accennato.

Era l’unico che era rimasto ancora a prestarle attenzione, poggiato sul muro dalla parte opposta della stanza principale. Non aveva i Sai con sé, erano stati accuratamente riposati nella armeria dietro le spalle di Alexis, piena di armi bianche di ogni genere, minuziosamente disposte e tenute con cura. Le tenui lamentele di Donnie e Michelangelo tornarono a riempire il silenzio calato qualche istante prima.

Dopo aver ripreso un attimo di controllo sul breve spavento, Alexis si accorse come, in effetti, l’unico rimasto lì fosse Raph. A quanto pare neanche intenzionato ad aiutarla, non che la cosa la infastidisse particolarmente in quel momento: in quella giornata fu grata di come almeno una persona si astenesse dal cercare un contatto fisico non voluto.

«Grazie mille dell’aiuto» Non aveva nulla di rotto e neanche la caviglia le faceva più male, ma il sottile commento sarcastico non poté trattenerlo mentre osservò Raph scrollare le spalle con apparente indifferenza prima di unirsi a lei e raggiungere gli altri.

«Sei tu quella che non vuole toccare nessuno» replicò semplicemente.

Alexis storse leggermente il naso a quella frase, per nulla innocente. La frecciatina era stata diretta e aveva colpito nel segno ma non capiva esattamente come anche lui sembrava essere in qualche modo risentito della cosa. Era molto difficile che qualcuno se ne accorgesse di quella sua tendenza ad evitare il contatto fisico con le persone, ancora più raro che qualcuno glielo facesse presente.

Raffaello non aveva decisamente peli sulla lingua.

E proprio lui non nascose un accennato sorrisetto soddisfatto vedendo il volto di Alexis contorto in un’espressione corrucciata prima di sgranare leggermente gli occhi. Gli occhiali e le ciocche di capelli non gli nascosero lo sguardo frustrato e le guance improvvisamente accaldate mentre la ragazza distolse lo sguardo, trovando improvvisa attenzione in qualcosa alla sua sinistra.

«Ti prego Alexis, puoi dirgli tu a Mickey che non ce la facciamo più a sentirlo cantare le canzoni di Rihanna?» supplicò con un’evidente nota di disperazione Leonardo, seduto sul divano mentre non sapeva più come mettere un freno all’eccitamento per il karaoke del fratello minore.

«Avremo sentito tutta la discografia di Katy Perry e Rihanna di questo passo» commentò semplicemente Donnie, deciso a non cedere alle continue suppliche di Michelangelo che ancora non sembrava essersi reso conto di non essere particolarmente portato per le voci da soprano.

Alexis alzò immediatamente le mani, occupando la poltrona vicino il divano e gustandosi divertita l’espressione rapita della tartaruga in arancione, «Io ho solamente portato la pizza da ospite. Non metto bocca sulle doti canore» esclamò con un sorriso divertito.

«Oh no, Lexi, Lexi, Lexi -cantilenò Michelangelo con un sorriso infantile, -Hai portato tu questa meraviglia qui. È quindi arrivato il tuo momento per scegliere» Quelle parole quasi caddero sorde alle orecchie di Alexis.

Raffaello si accorse dell’istante esatto in cui il sorriso della ragazza svanì, sostituito da una maschera contratta che fece fatica a decifrare. In realtà gli altri quasi non si accorsero di quel cambiamento repentino, troppo impegnati a riprendere quel battibecco su chi dovesse essere il prossimo a cantare.

Alexis abbassò leggermente il capo lasciando che alcune ciocche di capelli scuri le coprissero parzialmente gli occhi e si schiarì la gola come se nulla fosse, «I Black Eyed Peas… non, non hanno lo stesso beat di quelle canzoni che ascoltasse spesso ma sono sicura che vi possono piacere»

Michelangelo scrutò per un attimo il volto di Alexis, prima di sorridere sornione a quella proposta, «Ecco perché sei la mia preferita, bellezza» sorriso che diventò quasi immediatamente di imbarazzo quando la tartaruga colse lo sguardo omicida di Raph diretto nei suoi confronti.
Non che non l’avesse già chiamata prima con quel ridicolo nomignolo, in fondo era proprio il carattere esuberante di Mickey, ma Raph non poté fare a meno di storcere le labbra in una smorfia irritata sentendolo nuovamente. Il fratellino sapeva di star giocando con un ferro arroventato in quel momento e decise saggiamente di ripiegare tutta la sua attenzione a quella magnifica pizza ai novantanove formaggi che sembrò chiamarlo a gran voce.

I Black Eyed Peas alla fine si rivelarono una scelta azzeccata da parte di Alexis, che finalmente poté vedere all’opera tutti e quattro i fratelli, decisamente presi ad improvvisazioni di beatbox assieme al ritmo movimentato delle canzoni. Per quanto sia Donnie che Raph furono quelli meno presi, parteciparono anche se l’entusiasmo principale derivava soprattutto da Michelangelo, totalmente appassionato di quel nuovo gruppo che aveva scoperto. Passione ed entusiasmo che Alexis colse con la vecchia Polaroid ancora funzionante, scattando foto di tutti e con tutti loro.

Sorrise vedendo i piacevoli ricordi di quella serata immortalati sulla superficie lucida della carta fotografica istantanea.

Riportando l’attenzione sul karaoke Alexis fu leggermente risentita di non aver portato la sua chitarra quando adocchiò una delle sue canzoni preferite, si era comunque adattata e non la smetteva di sorridere mentre intonava a memoria Ain’t no mountain high enough. Una delle prime canzoni che aveva testardamente deciso di voler imparare a suonare da piccola e che sembrò aver catturato anche il vago interesse di Raph che la continuò a guardare mentre si muoveva delicatamente al ritmo della musica.

La stava guardando, si, ma Raffaello aveva la testa altrove dall’ultima discussione avuta con il maestro Splinter, non riusciva a mettersi il cuore in pace. Era solo una ragazza, un’umana che a malapena non si spaventava della propria ombra quando era da sola, che pericolo avrebbe mai potuto rappresentare. E poi era talmente riservata che tutti e quattro i fratelli non riuscivano proprio a capire come sarebbe potuta essere in pericolo. Passava inosservata in pieno giorno, che interesse avrebbe potuto avere per lei il Clan del Piede? Come sarebbero mai arrivati a sapere anche solo della sua esistenza? Un’esistenza vissuta nella tranquillità e nell’anonimato. Nell’ombra. Come loro.

«Non hai fame? Non so come facciate a mangiare così tanto formaggio ma potevo portare altro»

Raph incrociò lo sguardo velatamente corrucciato di Alexis, che lo squadrava con attenzione come alla ricerca di un segnale che le dicesse cosa passasse per la testa della tartaruga. Sapeva di essere il più difficile da leggere e per una volta fu grato di quel suo atteggiamento scontroso che riusciva alle volte a depistare la ragazza da quel suo intuito così fastidiosamente sviluppato. Gli sembrava di venire scandagliato fin nelle viscere, lei che aspettava paziente che qualcosa lo tradisse, che qualcosa le dicesse come avrebbe dovuto comportarsi in sua presenza.

Quegli occhi verdi erano fastidiosamente attenti. Troppo. attenti. Su. Di. Lui.

Solo per un attimo, il tempo di battere le palpebre e non appena il buio avvolse i suoi occhi l’immagine si sovrappose a quella dell’altra notte. Scene diverse, momenti decisamente diversi. Il calore però che sentì scaldargli improvvisamente il volto però fu lo stesso e dovette ringraziare la coriacea pelle squamata che riusciva egregiamente a camuffare quella sua frustrazione. Ma il problema sussisteva.

Vicina. Alexis era, decisamente. Troppo. Vicina.

E Michelangelo fu quello che colse la silenziosa tensione tra i due, ricollegando immediatamente l’espressione frustrata di Raph all’incontro notturno di qualche giorno prima. Per una volta non sarebbe stato lui l’oggetto delle battutine sarcastiche e non si sarebbe lasciato certo sfuggire l’occasione di poter ribattere il fratello maggiore con la sua stessa arma.

Si avvicinò silenziosamente ai due, osservati di sottecchi anche da Donnie e Leo che mantennero comunque un’apparente grado di disinteresse. Non erano esattamente al corrente della situazione tra di loro ma la tensione era chiaramente palpabile a tutti.

«Sei hai bisogno, possiamo lasciarvi un po’ da soli, Raph» suggerì canzonatorio Michelangelo, avvicinatosi ai due e ricevendo un’occhiata confusa da parte di Alexis e quella furibonda del fratello.

«Vuoi farti gli affari tuoi, Mickey?» sibilò Raph improvvisamente teso. Non gli piaceva la piega che quella serata stava prendendo, e Michelangelo di certo non gliela stava rendendo più facile quella situazione.

«Qual è il problema?» Alexis si girò di nuovo verso Raffaello, la confusione limpida sul suo volto mentre storse di poco infantilmente la bocca cercando per un attimo di capire cosa stesse succedendo.

Che ci fosse qualcosa di strano se n’era accorta dal momento del suo arrivo, nonostante le ore passate in serenità c’era un sentore di pesantezza in quel nascondiglio. Qualcosa gravava su di loro, li preoccupava e ogni tanto li aveva colti scoccarle delle occhiate di sottecchi mentre pensavano che non sarebbero stati colti in flagrante. Era stata invitata da Mickey, quindi, non era stato un problema di ospitalità sgradita, giusto? Non l’avrebbero accolta altrimenti.

«Ogni volta che vieni qui c’è il rischio che il Clan del Piede scopra dove viviamo. Vuoi sapere qual è il problema? Il problema è che non ho bisogno di una ragazzina insistente che pensa di sapere cosa mi passa per la testa» ringhiò Raffaello affilando lo sguardo in direzione di Alexis. Quello non era stato uno sfogo quanto più simile ad un basso ruggito animalesco, la frustrazione di quella situazione gli si era accumulata dentro e non c’era stato né tempo e né modo di sfogarla altrimenti.
Raph era in piedi, si era alzato di scatto e i muscoli tremavano sotto l’improvvisa tensione. Sembrava molto più massiccio di quanto già non fosse.
Aveva mentito. Donatello colse immediatamente quella non tanto velata bugia mentre la schiena di Alexis si era irrigidita immediatamente non appena Raffaello aveva alzato troppo la voce. Quello sguardo angosciato avrebbe di certo tormentato lui e Leonardo che non avevano fatto nulla per fermare quello che sapevano essere l’arrivo di uno degli scatti d’ira impellenti della tartaruga.

Donnie lanciò uno sguardo silenzioso a Leo che scosse semplicemente la testa. Dopotutto avrebbero dovuto comunque affrontare la situazione di una eventuale interruzione di quella amicizia tra tutti loro, Splinter li aveva messi al corrente del pericolo che stavano correndo tutti loro ma soprattutto Alexis. Non era stato affatto difficile ipotizzare come una pacifica discussione non avrebbe risolto nulla con la testardaggine della ragazza e quella serata sarebbe potuta essere una buona occasione per inventarsi qualcosa di nuovo.

Ma quello fu decisamente oltre i piani di tutti.

Tutte e quattro le tartarughe osservarono granitici le pupille dilatate di Alexis mentre il respirò sembrò esserle rimasto mozzato in gola. Abbassò di poco la testa, forzando un sorriso appena accennato come a voler rassicurare loro. O sé stessa.

«Devo andare… domani devo lavorare presto. -esitò per un attimo sulle ultime parole, -Ci vediamo»

Quella giornata avrebbe potuto essere diversa se solo avesse deciso di rimanere a letto?
Lasciarsela alle spalle sarebbe stato veramente difficile.
   
 
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