Videogiochi > League of Legends
Segui la storia  |       
Autore: ciredefa    09/12/2021    2 recensioni
C’erano tante cose che Caitlyn non conosceva di Vi. Cose che avrebbe voluto conoscere con tutta sé stessa e con tutto il cuore. Poteva solo immaginare le difficoltà che aveva affrontato, gli orrori che aveva visto; qualche volta aveva condiviso stralci del suo passato, ma erano solo attimi persi, che pitturavano il suo viso di tensione e dolore. [ ... ] Ma non era quello il momento e lei non aveva fretta. Si era promessa di lasciarle tutto il tempo necessario.
{ Post Arcane | estremo caitvi | Ovvero come Caitlyn non comprende perché il mondo sia stato tanto crudele con una persona così buona come Vi e vuole rimediare }
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Caitlyn, Vi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

2.

Vivere insieme a Vi aveva i suoi lati positivi e i suoi lati negativi.
Pochi giorni dopo l’essersi stabilita in pianta stabile in quel piccolo appartamento, Caitlyn notò per la prima volta un pessimo difetto della sua coinquilina: l’essere una gigantesca smemorata.
Questo venne a galla una sera in particolare, quella in cui suo padre organizzò una festa per la dimissione di sua madre dall’ospedale. Fu un ricevimento abbastanza sobrio rispetto alla tipologia di eventi organizzati dalla famiglia di solito: solo una ventina di persone, tra amici e persone influenti della città, una lunga tavola imbandita di leccornie varie nel centro del salone principale, un po’ di musica classica di sottofondo. C’era anche Jayce, quella sera; lui e Caitlyn si scambiarono solo qualche parola di cortesia prima di evitarsi come la peste per tutta la sera.
Non avevano smesso di volersi bene, certo. Ma era una situazione spinosa, dopo tutto quello che era accaduto negli ultimi mesi, come se guardarsi in faccia facesse riaffiorare tutti i problemi e che entrambi non sapessero cosa dirsi a vicenda se non tutta una sequela di scuse e condoglianze.

Convincere Vi ad unirsi non fu meno semplice. Quando ne parlarono qualche sera prima a casa, dopo essere tornata da un lungo ed estenuante turno di lavoro, alla sola proposta la zaunita aveva arricciato il naso dal disgusto, “una festa? Qui?”. Ma cedette subito dopo che Caitlyn le parlo del motivo della festa e, a cuore aperto, le confessò di aver bisogno di lei, “non ti aspettare che mi metta una gonna però”.
Non era vestita con una gonna, ma l’agente constatò che stava bene anche con i pantaloni neri e la camicia che aveva scelto d’indossare. Per tutto l’evento Vi stette più in silenzio che altro, dileguandosi ogni tanto e palesandosi nella sala solo quando veniva servito il cibo.

Non l’avrebbe costretta a sostenere nessuna conversazione con nessun pomposo piltoviano; detestava anche lei quelle riverenze e quei discorsi altezzosi, ma come figlia della consigliera non poteva tirarsi di certo indietro. Ma sapeva che il motivo per cui era elusiva come uno yordle era un altro: non voleva mettersi in imbarazzo e soprattutto non voleva mettere in imbarazzo Caitlyn.
In quella sala tutti sapevano già tutto di lei, in un modo o nell’altro. Che proveniva dalla città sotterranea, che era stata in prigione, che aveva aiutato la polizia ad eliminare la minaccia di Silco (che poi le cose fossero molto più complicate non gli era dato saperlo) e che, da poco tempo, lei e la signorina Kiramman convivevano. Gossip da bordello, l’avrebbe chiamato Vi. A ciò che contribuiva a renderla un pezzo di legno si aggiunse, oltre al resto, la paura di inimicarsi i genitori di Caitlyn. Lei la prese un po’ in giro, perché la donna forte e brutale che conosceva diventava piccolissima quando il signor o la signora Kiramman le rivolgevano la parola.
I suoi genitori erano al corrente dei lei. Mentre suo padre, anche se con le sue remore, aveva accettato di buon grado la presenza di Vi, sua madre non era dello stesso avviso: come biasimarla, dopo quello che è successo alla Consulta. Ma a parte questo, nessuno diede fastidio alla zaunita.
Saperla nelle sue vicinanze tranquillizzò abbastanza l’agente da farla tener duro e arrivare sana di mente a fine serata, quando si congedarono in tutta fretta e fuggirono dalla mansione verso il distretto delle Arti.

Era una classica notte tarda di un inverno piltoviano, fatta di freddo umido a cause del fiume nelle vicinanze, un vento sferzante ma che quella sera era interrotto dalla pioggia battente; quest’ultima le aveva prese di sorpresa mentre tornavano a piedi e ovviamente non avevano pensato di portare con loro un ombrello.
Caitlyn stava lentamente gelando; se Vi non avesse rinunciato alla sua giacca per riparare entrambe almeno un po’ dall’acqua, sarebbe stata zuppa fino alla punta dei piedi. Si strinse appena nell’indumento, alla ricerca di tepore, mentre Vi armeggiava davanti la porta.
“Oh merda” esclamò mentre si toccava incessantemente i pantaloni e la camicia, alla ricerca di qualcosa.
“Che succede?”
La chiave.
“Cosa la chiave?”
“L’ho dimenticata sul tavolo” si lamentò, ricordandosi del motivo per cui non ce l’avesse addosso. Si accovacciò davanti al chiavistello e lo osservò con attenzione, alla ricerca di una soluzione. Se solo quella non fosse stata la porta di casa sua, non si sarebbe fatta problemi a buttarla giù con un calcio ben assestato. “Cait, hai qualcosa di lungo e appuntito che posso usare?”
Caitlyn annuì e tirò fuori dai suoi capelli una lunga bacchetta di legno dorata, una di quelle usate per tenere i capelli ordinati in una crocchia, causando il disfacimento della sua complicata acconciatura. Gli occhi di Vi guizzarono sul collo scoperto dell’agente, dove i suoi capelli scuri scivolarono; scosse la testa subito e tornò a concentrarsi sulla serratura per forzarla.
Caitlyn la osservò esterrefatta, “non sapevo fossi anche una scassinatrice”.
Sono piena di soprese” si vantò senza spostare lo sguardo da quello che stava facendo; il chiavistello fece un rumore ma la porta non si aprì. Ne seguì uno sbuffo, “ugh, non sono mai stata capace a fare ‘sta roba” ridacchiò al riaffiorare di un ricordo “quello bravo davvero era Mylo-“.
Silenzio. La mano indaffarata di Vi si fermò e tutta la sua figura s’incupì. Solo la domanda dell’altra la ridestò e la fece continuare, “Mylo?” ma non ricevette nessuna risposta. E Caitlyn non chiese nient’altro.

 La porta scattò e si aprì, permettendo alle due di entrare. Vi si diresse a testa bassa e a passo veloce verso la camera da letto mentre Caitlyn chiudeva la porta. Sospirò mentre poggiava la giacca fradicia sul tavolo, lì dove la colpevole di quel momento era stata dimenticata. Mise a posto la chiave e si avviò anche lei verso la stanza, dove trovò Vi già nel letto, coperta fin sotto la testa dalle lenzuola e con la schiena rivolta verso la porta. Si era svestita in un attimo, i suoi vestiti bagnati abbandonati per terra a testimoniarlo. Anche lei si cambiò in un pigiama velocemente per raggiungerla.
Il silenzio regnò indisturbato, così a lungo che Caitlyn sospettò che Vi si fosse addormentata. Ma il suo respiro era corto e anche se lei in quel momento le dava le spalle, riusciva ad immaginarsi perfettamente la sua espressione corrucciata.
Di nuovo ruppe il silenzio, “Vuoi parlarne?”. La risposta fu immediata.
“No.”
C’erano tante cose che Caitlyn non conosceva di Vi. Cose che avrebbe voluto conoscere con tutta sé stessa e con tutto il cuore. Poteva solo immaginare le difficoltà che aveva affrontato, gli orrori che aveva visto; qualche volta aveva condiviso stralci del suo passato, ma erano solo attimi persi, che pitturavano il suo viso di tensione e dolore. Ogni volta che qualcosa spuntava fuori da sotto quella corazza d’acciaio, era questo il risultato: si tramutava in un animale ferito, inavvicinabile e imperscrutabile.

Un giorno, Caitlyn sperava, Vi si sarebbe aperta completamente, e lei avrebbe avuto la possibilità di ascoltarla, di consolarla, di asciugare le sue lacrime. Ma non era quello il momento e lei non aveva fretta. Si era promessa di lasciarle tutto il tempo necessario.
L’unica cosa che poteva fare a quel punto era farle sapere che era lì per lei. S’infilò sotto le lenzuola e si stese, allungò un braccio per cingere la vita di Vi. Attese in una sua reazione contraria, che non ci fu, e si strinse a lei, poggiando la guancia sui suoi tatuaggi. Prima di addormentarsi, si segnò la nota mentale di procurarsi una copia delle chiavi.


±

Angolo dell'autrice: dunque, non sono mai stata produttiva così tanto nella mia vita. Grazie Arcane. E che dire! Non voglio dare una cadenza settimanale a questa fanfiction, ma aspettatevi un altro aggiornamento presto! Grazie per aver letto.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > League of Legends / Vai alla pagina dell'autore: ciredefa