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Autore: Misaki Starlyght    11/12/2021    1 recensioni
[IN REVISIONE - cap 1 di 20]
|| M e r t h u r || M a g i c A U || S c h o o l A U || C u r s e d A U || H a t e to L o v e || S l o w B o r n ||
Long ambientata ai giorni nostri. Cosa succederebbe se un Arthur ribelle e problematico e un Merlin apatico e solitario si incontrassero da adolescenti frequentando la stessa scuola? E cosa accadrebbe se la magia esistesse ancora e venisse praticata
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balinor, Merlino, Morgana, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Per un colpo di fortuna, Merlin e Arthur riuscirono a prendere l'ultimo autobus delle sette.
Ancora una volta, si sedettero in fondo alla fila per non essere disturbati, anche se, il mezzo per tutta la durata del ritorno fu quasi vuoto.
Non si rivolsero praticamente mai la parola, finché non arrivarono a casa.

Arthur si sentiva su di giri, per la giornata probabilmente più intensa che avesse mai vissuto con Merlin. Non si sentiva ancora pronto a rivelare tutti i dettagli scabrosi della sua vita dietro le quinte, ma per il momento si sentiva più che soddisfatto.

Era la prima volta che Arthur raccontava i lati negativi della famiglia Pendragon, e per la verità non sapeva con precisione come si sentisse, le emozioni erano tante e confuse; ma in generale positive.
Si sentiva in parte stordito dall'adrenalina, che pian piano stava sciamando dal suo corpo. Triste per la verità di quelle parole e sereno di averle confidate a Merlin, conscio che con lui sarebbero state accolte e ben custodite nonostante non avesse ancora detto una parola al riguardo.

Merlin dal canto suo, fece del suo meglio per metabolizzare le parole del lupo. Si sentiva confuso e sopraffatto.
Aveva sempre vissuto la sua vita come spettatore esterno e nonostante fosse conscio che ad ogni azione corrispondesse una reazione uguale o contraria; non aveva mai pensato di poter avere un così forte impatto su qualcuno.
Aveva sempre fatto in modo di limitare i contatti, così da poter condizionare il meno possibile la vita degli altri, e ovviamente questo valeva anche per la sua.
Soprattutto la sua.

Non lo aveva mai desiderato, le implicazioni emotive erano troppe. Per questo di "amica" aveva solo Gwen, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno, e di conseguenza la teneva ben distante così che non potesse fare danni.

Eppure per quanto l'insistenza di Arthur e Gwen potessero sembrare simili, in realtà erano del tutto diverse.
La curiosità spasmodica di Gwen nasceva dal pettegolezzo e dal bisogno di sapere le cose per appagare un bisogno personale. Un bisogno che la facesse sentire parte della vita degli altri.
La curiosità di Arthur era profonda e limpida come l'acqua che scorre nella roccia viva. Nasceva dall'oscurità più tetra per diventare linfa curativa.
Oscurità che chiama oscurità.
Acqua che chiama acqua.
Simile che chiama simile.

Una piccola parte di lui, non poteva negarlo, lo apprezzava. Anzi, gli scuoteva ogni fibra del corpo. Perché questo per lui significava una sola cosa: Arthur non aveva alcuna intenzione di separarsi da lui.
All'inizio si era convinto che Arthur non lo volesse, ma quella scoperta cambiava tutte le carte in tavola.
Non avrebbe più dovuto faticare per tenerselo stretto, d'altro canto però, avrebbe dovuto concedere ad Arthur molto di più di quanto si fosse aspettato.

Voglio essere tuo amico...solo questo non mi basta.

Non basta.
Non aveva neanche mai pensato di poter dare qualcosa a qualcuno e ora Arthur gli diceva addirittura che voleva di più, facendogli intendere che poteva, e che avesse molto altro da dare.
Non aveva idea di dove Arthur trovasse tutto quel potenziale in lui, ma dopotutto quello più ferrato sui sentimenti tra loro era il Pendragon, quindi forse doveva solo fidarsi e basta.
Non che avesse molta altra scelta.
Inoltre non poteva negare che anche Arthur lo aveva condizionato molto nelle ultime settimane.

Aveva imparato a condividere in primis gli spazi, cosa che all'inizio aborriva. Aveva scoperto il piacere di fare una buona conversazione indipendentemente da quanto l'argomento fosse serio o frivolo.
Aveva imparato a confidarsi, certo non era ancora così sciolto, ma quel poco che aveva raccontato ad Arthur non lo sapeva nessuno, eccetto lui.
Non era stato sempre facile o piacevole, ma nonostante questo in cuor suo sapeva che quel poco detto era al sicuro; non perché non potesse raccontarlo a nessuno vista la sua condizione lupesca, ma perché ora sentiva che Arthur capiva il significato di quelle parole.
Comprendeva il dolore e la solitudine a modo suo.
Glielo aveva letteralmente sbandierato in faccia e per quanto Merlin fosse fatto di ghiaccio, non poteva ignorare una cosa del genere.
Il suo sole gli aveva decisamente sciolto e smussato gli angoli.

-Ti va una pizza? Non ho voglia di mettermi a cucinare oggi.- disse Merlin pacato, una volta entrati in casa e posate le borse. *Certo.*
-Che pizza vuoi?-
*La solita va bene.*
-Ok.- concluse prendendo in mano il telefono per chiamare il Drago Fumante e ordinare due pizze belle calde.

In seguito, i due, seduti sul divano a mangiare la pizza, per Merlin fu inevitabile non pensare a tutti quei piccoli dettagli che Arthur era riuscito a fargli cambiare. All'inizio non ci aveva fatto caso, tanto il cambiamento era stato lento e graduale. Come quello che stava vivendo in quel momento: una volta, mai si sarebbe sognato di mangiare una pizza sul divano guardando un film solo per il piacere di farlo.
Prima del Pendragon non riusciva a ricordare quale fosse l'ultima volta che aveva provato a fare qualcosa, solo per il gusto di farla e non per rimanere dolorosamente lucido.
Forse, non ci era mai riuscito, tralasciando quel piccolo arco della sua vita mai durato abbastanza. Anche se ridotto com'era, a quel tempo, non poteva dire di ricordarsi gran che. Qualche lampo sporadico di lucidità, tanta beata oscurità e sensazioni annebbiate e dolcemente distorte.

*Un penny per i tuoi pensieri.* Disse Arthur tutto un tratto rivolto a Merlin che si era accorto del suo vagare silente. -Tu non hai un penny.- rispose pacato il moro, riemergendo dal suo mare di pensieri *Che ne dici di una fetta di pizza?* Un lieve sorriso increspò le labbra di Merlin. -Sono a posto, grazie.- disse pulendosi le labbra con il tovagliolo.
*Dimmi a cosa pensi.* Disse di nuovo puntando i suoi occhi azzurri sul ragazzo. Non era un comando, ma il tono che usò era morbido e suadente come miele. Assomigliava molto al tono che usava quando era umano e gli sussurrava cattiverie all'orecchio.
Simile sì...ma non uguale; pregno di un abbraccio accogliente che ormai era quasi onnipresente nelle loro conversazioni.
Merlin si girò verso di lui per ricambiare lo sguardo. -Cosa vuoi sapere?-
*Tutto quello che ti senti di dirmi.*
-Onestamente non lo so.-
*Semplifichiamo allora...dove eri andato poco fa?*
-Da nessuna parte stavo solo...-
*Cosa?*
-Pensavo solo a quante cose sono cambiate da quando sei arrivato. Tutto qui.-
*E cosa mi dici del responso finale? Positivo o negativo?
-Positivo.-
*Non ci hai pensato molto.*
-Sono piuttosto sicuro di questo.*
*Credo sia la cosa più carina che tu mi abbia mai detto.*
-Ora non ti montare la testa. Era solo una constatazione.- rispose svelto, percependo sul proprio volto una sensazione di calore sulle guance mai provata prima.
E preso alla sprovvista dalla sua reazione fisiologica totalmente inaspettata, Merlin, fece del suo meglio per girarsi e guardare un punto non ben definito della stanza, per fare passare quella improvvisa ondata emotiva e contemporaneamente non farsi vedere dal lupo.
Da quando arrossiva in sua presenza?

*Non mi importa, fa lo stesso.- rispose sorridendo Arthur, all'apparenza ignaro dell'improvviso e più unico che raro, tumulto emotivo che stava vivendo l'altro.

Quella sera un'altra cosa cambiò. Per la prima volta Merlin, dormì fuori dal suo letto.
Non ci furono rituali serali o altri meccanismi abitudinari. Semplicemente si addormentò, cullato dai suoni della TV in sottofondo e la voce di Arthur mentre gli raccontava aneddoti divertenti avvenuti durante gli allenamenti a scuola.
Mai con tanta serenità si era lasciato prendere dalle braccia di Morfeo, e quando Arthur si accorse del suo lieve russare, semplicemente, con il muso spense la TV per poi accoccolarsi vicino a lui.

Quando Hunit rientrò a casa quella notte, e li vide entrambi dormire pesantemente sul divano, non ebbe cuore di svegliarli.
Li coprí con una coperta, diede ad ognuno un bacio sulla fronte e disse: -Buona notte ragazzi miei.-

Il giorno seguente, il risveglio, non fú così dolce come l'addormentamento. Il divano non era comodo e largo come il letto, di conseguenza erano finiti per dormire appiccicati e in posizioni leggermente scomode; ma nessuno dei due fiatò.
La conquista di quel nuovo traguardo da parte di Merlin superava perfino una schiena dolorante. E solo Dio sapeva quanto Arthur fosse pignolo nel tenerne il conto, felice tutte le volte che Merlin involontariamente o no, superava una delle sue tante barriere mentali.

I giorni seguenti invece, tornarono ancora al lago, faceva davvero troppo caldo per rimanere fermi dentro quattro mura.
Ovviamente per Merlin era ancora troppo presto entrare in acqua. Chiaccherarono, lessero e ascoltarono musica oltre alla valanga di bagni e tuffi che fece Arthur. Un paio di volte il Pendragon gli chiese pure se volesse fare una passeggiata sul bagnasciuga. Incredibilmente Merlin accettò di camminare con i piedi bagnati dall'acqua ma alla condizione di stare più vicino alla parte della terra ferma e di avere il lupo ben accanto nel caso fosse scivolato. Arthur non se lo fece ripetere due volte e accettò subito di buon grado. Forse non sarebbe riuscito a  farlo entrare in acqua per la fine dell'estate, ma per il lupo fu lo stesso un traguardo enorme.

Alla fine del secondo mese, Merlin si sentì pronto per soddisfare la famosa vincita di Arthur.
Stavano per andare a dormire quando Merlin chiamò Arthur.
*Sei sicuro? Non voglio metterti fretta.*
-Sono sicuro.- rispose deciso.
Sapeva bene il Pendragon, cosa comportava per Merlin quel passo.
Era pronto a farlo entrare ufficialmente nella sua vita.
Pronto a donargli la sua chiave.
Pronto ad accettare e ricambiare la sua amicizia.
Un altro evento più unico che raro.

Il moro ci aveva riflettuto sù fino alla nausea, prima decidersi a farlo. Valutando tutti i pro e i contro, rendendosi poi conto alla fine, che non era così che poteva valutare la sua scelta. La verità era che se avesse continuato a valutare il problema con occhi razionali, Arthur non sarebbe mai entrato in camera sua.
Così, per l'ennesima volta dall'inizio di quella assurda estate, fu costretto a provare un'altra cosa nuova: scegliere sulla base di ciò che provava.
Bastò solo il pensiero a farlo tremare di terrore mentre un lungo e gelido brivido gli percorreva la spina dorsale. Così, fece l'unica cosa che poteva fare: proteggersi col pensiero della presenza di Arthur accanto a lui, sperando bastasse a tenere lontana la sua oscurità, nonostante si stesse infilando volontariamente nella tana del lupo cattivo.
E così, ancorando l'immagine di Arthur alla sua mente fece quello che si era sempre ripromesso di non fare per tutta la vita.

Con incertezza e timore discese la lunga scalinata che conduceva ad una porta che non apriva da anni: le sue emozioni, i suoi sentimenti.
La ricerca fu terrificante e disorientante all'inizio. Non comunicava con le sue emozioni da così tanto tempo, che sul momento si sentì a disagio in loro presenza. Per un momento fu perfino difficile trovarle e riconoscerle. Fece del suo meglio per non farsi travolgere da esse e toccarle piano, con cautela, timoroso che da dietro un angolo buio, sbucasse fuori uno dei suoi terrificanti demoni.
Il contatto fu incerto e certe volte perfino difficile da decifrare. Alcune erano di facile comprensione, altre invece erano più complesse e quindi difficili da riconoscere e collocare. Erano come tante bolle cristallizzate, delicate e fragili che Merlin studiava fra le sue mani. Sarebbe bastato un movimento sbagliato per farle cadere e mandarle in mille pezzi, come se con il molto tempo passato a non usarle, come un arto del corpo, fossero diventate più gracili e atrofizzate.

Se le rigirò più volte fra le mani mentre come un film faceva scorrere tutti i momenti passati con Arthur. Era eccitante e terrificante insieme associare le emozioni ad un ricordo specifico.
La curiosità nata all'inizio, nei suoi confronti.
La rabbia e il rifiuto durante i litigi.
L'ansia di averlo accanto e dopo la paura di perderlo.
La possessività.
La timida gioia di stare insieme a lui.
La fiducia che aveva instillato nei suoi confronti giorno dopo giorno.
Il sollievo per la sua capacità di comprenderlo e accettarlo con tanta naturalezza.
L'imbarazzo di avere il suo sguardo su di sé...e infine la colpa e la vergogna verso sé stesso per aver desiderato di intrappolarlo nella sua rete per non lasciarlo scappare via. Tutte quelle emozioni, erano il chiaro segno di un tangibile e reale affetto nei confronti del Pendragon.
Gli voleva bene in un modo che non sapeva spiegare a parole e come Arthur, si ritrovò a pensare quelle stesse parole che gli aveva detto quel fatidico giorno al lago.

La stanza era pregna dell'odore di Merlin e perfettamente ordinata.
Arthur rimase fermo, ad osservarla in silenzio, cercando di carpirne ogni minimo dettaglio e fissarlo nella sua mente.
-Certo che sei strano. Non vedevi l'ora di entrare e ora non dici una parola.-
Arthur inspirò a fondo il suo odore inconfondibile. Era perfetto. Quel momento era perfetto.
*Grazie.*

Quelle sei lettere toccarono Merlin come mille parole, pregne di molti più significati di quanti se ne potessero contare in quel momento; ma se si potesse comprimere tutto e semplificare in poche parole, probabilmente la frase più simile alla realtà sarebbe: Grazie per aver scelto me fra tanti altri.

-Manca solo una cosa ora.- disse alla fine Merlin, forse più rivolto a sé stesso che al Pendragon
*Cosa?*
-Manca un mese all'inizio della scuola ormai e dobbiamo trovare un modo per farti tornare umano.-

  
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