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Autore: Eurus91    12/12/2021    0 recensioni
Sangue.
Così tanto sangue che sgorga da un piccolo, piccolissimo, foro.
Zampilla audace macchiando tutto ciò che incontra, ma allo stesso tempo scorre lento come un fiume pigro che ha compiuto quel percorso milioni di volte e lo conosce a memoria, colorando di rosso tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Così tanto sangue che si prende un minuto per ammirarlo affascinato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fandom: MacGyver 2016
Personaggi: Angus MacGyver, Murdoc, Jack Dalton (menzionato)

Notes: La storia  prende parte all’ Advent Calendar Challenge sul gruppo hurt/comfort- fanfiction & fanarthttps://www.facebook.com/groups/534054389951425/

121. Tutto come prima


Sangue.

Così tanto sangue che sgorga da un piccolo, piccolissimo, foro. 

Zampilla audace macchiando tutto ciò che incontra, ma allo stesso tempo scorre lento come un fiume pigro che ha compiuto quel percorso milioni di volte e lo conosce a memoria, colorando di rosso tutto ciò che incontra sul suo cammino.

Così tanto sangue che si prende un minuto per ammirarlo affascinato. Sangue che macchia della stoffa blu. Blu come gli occhi sofferenti del proprietario di quel liquido prezioso. Blu come le labbra del ragazzo, strette in una linea sottile mentre cerca disperatamente di non mostrare quanto dolore sta provando in quel momento. 

Blu come il cielo in una fredda mattinata di inizio Dicembre. 

C’è un sorriso sulle sue labbra, ne rincorre i contorni con la lingua umida. Immagina di poter assaporare un po’ di quel dolore.

Aveva sognato questa scena per mesi, forse anni. L’aveva sognata e agognata dal primo momento in cui aveva conosciuto il ragazzo genio. 

Era stato un primo incontro elettrizzante e lui ne era rimasto letteralmente folgorato. Tuttavia, un piccolo particolare si discosta dalle sue fantasie.

Un particolare insignificante quanto irritante: non è lui ad aver provocato tutto quel dolore al ragazzo. 

Lui è innocente. Almeno in questo frangente. 

Murdoc si prende ancora qualche minuto prima di mettere su un’aria finta sconvolta e avvicinarsi cautamente al ragazzo accartocciato come una delle sculture fatte con le graffette, che il biondo ama tanto costruire. 

Angus MacGyver: così ingenuo e così coraggioso.

«Devo dare un’occhiata boy scout…» Dice non facendo nulla per nascondere il sorriso di soddisfazione che ha dipinto sul viso. Non si sorprende più di tanto quando MacGyver fa finta di non ascoltarlo, continuando a premere contro la ferita con la forza di un uccellino e mal celando i rantoli che sfuggono dalle labbra schiuse. Il suo respiro è uno sbuffo rapido che si condensa in piccole nuvolette. Il sangue filtra dalle sue dita. Si dirama in piccoli rivoli dispettosi scurendosi a contatto con l’aria fredda.

«Oh andiamo, Angus, ne abbiamo già parlato. Non voglio che tu muoia. Non adesso almeno…» Conclude avvolgendo le sue dita intorno al polso del ragazzo per spostargli la mano: il battito è accelerato. 

Il cuore che cerca di compensare la mancanza di sangue pompando più veloce e più frenetico. Sarebbe così facile spezzargli il polso. 

Basterebbe solo un po’ di pressione in più, giusto un po’, e le ossa del ragazzo si spezzerebbero come stuzzicadenti lasciati troppo sotto l’acqua. Marci.

«Fottiti…» È la risposta sibilata del ragazzo e per un momento, un singolo momento, Murdoc è quasi tentato di lasciarlo dissanguare. Guardare come la sua vita lentamente scivola via senza fare nulla. Osservare come quel poco di colore che gli è rimasto sulle guance cede il posto al bianco.

«Linguaggio Angus. Linguaggio!» Borbotta emettendo un fischio di ammirazione quando finalmente ha una vista più nitida dell’aerea intorno alla ferita. È un lavoro con i fiocchi. 

È quasi invidioso dell’operato dell’uomo che ha fatto questo. 

È riuscito dove lui ha fallito, ma poi si ricorda che non ha mai voluto realmente uccidere MacGyver fino a quel momento. Il momento in cui deciderà di farlo dovrà essere perfetto. Un’opera d’arte; sarà come dipingere un nuovo Jackson Pollock o un nuovo Picasso. Dipende tutto dalla quantità di sangue che riuscirà (o non riuscirà) a far versare al ragazzo.

Murdoc scuote la testa per scacciare quella visione che era diventata piuttosto allettante. 

Un po’ come voler mangiare il dessert prima di aver anche solo ordinato la portata principale. 

Con un gesto rapido si toglie il giaccone nero, lo appallottola quasi in maniera maniacale, e lo usa come benda improvvisata rimanendo impassibile quando una folata di vento gelido colpisce entrambi; sorride sornione quando il ragazzo, questa volta, non fa nulla per fermare un grido di dolore che gli sfugge tra le labbra violacee e macchiate. Murdoc non ha problemi ad ammettere che quel tipo di suono è musica per le sue orecchie e vorrebbe continuare a sentirlo. È talmente piacevole da mettere in secondo piano il fatto che la Fenice e quel cane da guardia di nome Jack Dalton potrebbero raggiungerlo da un momento all’altro. «Oh Angus quando dicevo che volevo che cantassi come un uccellino non intendevo esattamente questo…»

L’occhiata che il ragazzo gli rivolge è abbastanza eloquente. Un misto di disprezzo gelido e rassegnazione. Murdoc inizia a diventare avido. 

Vuole vedere ancora quello sguardo blu così risoluto annacquato dal dolore. Quando la stoffa si impregna con più velocità preme con più forza contro la ferita, ma il grido che si aspetta non arriva. Il ragazzo sta boccheggiando, cercando di inglobare più aria di quanto effettivamente ne abbia bisogno, trattenendosi dal dargli altra soddisfazione. 

«Oh andiamo, Angus. È decisamente scortese da parte tua. Ti sto salvando la vita, presumibilmente.» 

Le chiacchiere casuali sembrano avere un qualche tipo di effetto sul ragazzo perché il respiro sembra calmarsi, tornare quanto meno regolare. 

Beh, quanto può esserlo il respiro di un ragazzo attraversato da un pezzetto di metallo sparato da un altro pezzo di metallo ad una notevole velocità.

Suoni di sirene in lontananza distolgono Murdoc dalle sue riflessioni. 

«La prossima volta che ci incontreremo MacGyver non sarò così gentile…» Dice quando il tempo a loro disposizione sembra essere finito. 

Ha fatto il suo dovere. 

Ha tenuto in vita MacGyver abbastanza a lungo da essere trovato.

«Tutto tornerà esattamente come prima. Io ti darò la caccia e tu cercherai di fermarmi.» 

Pensa Murdoc mentre si allontana dalla scena. 

Sente la voce di Jack chiamare disperatamente il ragazzo genio. Pregarlo di svegliarsi, di aprire gli occhi per lui. La voce disperata di Jack, mentre supplica i soccorsi di aiutare il ragazzo, è la ciliegina sulla torta.

Murdoc si guarda le mani sporche di sangue e poi chiude gli occhi. Vuole imprimere quella sensazione più a lungo possibile.

   
 
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