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Autore: pampa98    12/12/2021    0 recensioni
[Questa storia partecipa al "Calendario dell'Avvento" indetto da Cora Line sul forum "Ferisce la penna"]
Missing moment pre-Heist.
Mentre si dirigeva verso il cortile, ebbe l’impressione di sentire una musica provenire da qualche parte intorno a lui. Continuando a camminare, si rese conto che il suono diventava sempre più forte; ne individuò l’origine affacciandosi sul cortile esterno. Helsinki era seduto sulla panchina e gli dava le spalle, ma dal modo in cui teneva le braccia, Palermo capì che stava suonando la sua fisarmonica.
La prima volta che l’aveva visto usarla, si era sorpreso che un omone come lui sapesse suonare uno strumento tanto piccolo e delicato – all’epoca non lo conosceva ancora molto bene.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Helsinki, Palermo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Insonnia delle 3.15

Un po’ di speranza

 



Palermo aveva perso il conto di quante volte si fosse rigirato nel letto quella notte. Guardò l’orologio sul suo comodino: le 3.15. Imprecò, passandosi le mani tra i capelli. Di solito un paio di bicchieri di vino uniti al sesso con Helsinki erano sufficienti per fargli prendere sonno, ma quella sera il suo cervello non voleva saperne di spegnersi. Con un sospiro frustrato, si sollevò, indossò la sua vestaglia e uscì dalla stanza. Entrò nella dispensa e prese una bottiglia di vino nuova di zecca. La aprì, ma anziché tornare in camera sua, decise di fare due passi per il monastero e respirare l’aria fresca della notte, sperando che almeno quello lo aiutasse a rilassarsi.
Mentre si dirigeva verso il cortile, ebbe l’impressione di sentire una musica provenire da qualche parte intorno a lui. Continuando a camminare, si rese conto che il suono diventava sempre più forte; ne individuò l’origine affacciandosi sul cortile esterno. Helsinki era seduto sulla panchina e gli dava le spalle, ma dal modo in cui teneva le braccia, Palermo capì che stava suonando la sua fisarmonica.
La prima volta che l’aveva visto usarla, si era sorpreso che un omone come lui sapesse suonare uno strumento tanto piccolo e delicato – all’epoca non lo conosceva ancora molto bene.
Rimase interdetto per qualche secondo, limitandosi a bere dalla bottiglia senza però accennare a raggiungere il suo compagno o andarsene. Fu solo quando Helsinki smise di suonare che Palermo si decise ad avvicinarsi a lui.
«Il sesso non è stato un sonnifero nemmeno per te stanotte, eh?» disse, sedendosi accanto a lui.
«Oh, ehm, no. In effetti, no.»
Il tono incerto della sua voce lo spinse a voltarsi verso Helsinki e notò in quel momento che l’uomo aveva gli occhi rossi, come se avesse appena pianto.
«Stai bene?» chiese di getto, ignorando il fatto che non avrebbe dovuto interessargli lo stato d’animo di Helsinki a meno che non mettesse in pericolo la riuscita del suo piano.
«Sì, sto bene» rispose, sforzando un sorriso. «Tu hai deciso di usare l’alcol come sonnifero?»
Indicò la bottiglia che teneva tra le mani e Palermo colse al volo l’occasione di cambiare argomento. Ne bevve un sorso e poi gliela porse. Helsinki la accettò e bevve a sua volta.
«Mancano tre settimane, giusto?» chiese, e Palermo non ebbe bisogno di farsi spiegare a cosa si riferisse.
«Sì. Sei spaventato?»
Helsinki scosse la testa. «No, per me no.»
«Per te no?»
«Sono abituato ad affrontare la morte, lo faccio da anni. Ma dopo Radko…» Sospirò. «Mi spaventa solo la morte delle persone a cui tengo.»
Il modo in cui lo guardò portò Palermo ad abbassare lo sguardo e togliergli la bottiglia dalle mani per bere un lungo sorso di vino.
«Questa volta andrà meglio?»
Palermo serrò le palpebre. Avevano studiato il piano: era folle, ma fattibile. Ma il colpo alla Zecca era stato più ragionato e si era lasciato dietro tre cadaveri. Avrebbe voluto rassicurare Helsinki, ma aveva deciso, dal momento in cui Sergio aveva bussato alla sua porta, che almeno uno di loro non sarebbe uscito vivo dalla Banca; e questo di certo lui non voleva sentirlo.
Una mano calda si posò sulla sua guancia, distogliendolo dai suoi pensieri, e gli fece voltare il viso verso destra. Stava per chiedere a Helsinki cos’avesse intenzione di fare, quando l’altro si sporse verso di lui e gli posò le labbra sulla fronte. Palermo non ricordava di aver mai ricevuto un bacio così dolce.
«Che… Che stai facendo?» Si maledisse per aver balbettato e sperò che Helsinki non vi avesse fatto caso.
«Volevo darti un po’ di speranza, mi sembravi parecchio dubbioso.»
«Non eri tu quello dubbioso?»
«Sì, ma almeno uno di noi deve credere allo scenario migliore, no? Altrimenti non si avvererà.»
Certe volte, Palermo aveva l’impressione di avere a che fare con un alieno. Alcuni atteggiamenti e pensieri di Helsinki gli erano incomprensibili, così come quella sensazione di pace e sicurezza che avvertiva quando era vicino a lui.
«Credici pure, se ti va» lo liquidò, alzandosi in piedi per sfuggire al suo tocco. «Penso che il sonno sia finalmente arrivato. Me ne torno a letto.» Gli tese la bottiglia di vino mentre Helsinki si alzava a sua volta. «Tu che fai?»
«Vado a letto anch’io» disse, prendendo la bottiglia.
Rientrarono insieme. Quando arrivarono davanti alla stanza di Helsinki, l’uomo si voltò verso di lui e gli sorrise.
«Buonanotte, Palermo» disse, la voce appena un sussurro per non svegliare Nairobi.
Palermo gli sorrise di rimando e si diresse nella sua camera. Si stese sul letto e, lanciando uno sguardo all’orologio, si rese conto che mancavano meno di due ore all’inizio dell’esercitazione programmata dal Professore. Non sapeva quanto sarebbe riuscito a dormire, ma decise comunque di provarci. Si sdraiò su un fianco e la sua mente tornò alle note tristi che aveva suonato Helsinki poco prima. Senza riflettere sollevò la mano sinistra a toccare il punto in cui le labbra dell’uomo lo avevano sfiorato poc’anzi. La bocca di Helsinki aveva esplorato tutto il suo corpo, scovando punti ben più intimi della fronte, eppure quel gesto così semplice e spontaneo era riuscito a sciogliere qualcosa dentro Palermo, qualcosa che aveva cessato di esistere da anni.
Sulle sue labbra si disegnò un sorriso e quando chiuse gli occhi sognò di uscire dalla Banca di Spagna insieme a Helsinki, pronto ad affrontare la vita accanto a lui. 

   
 
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