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Autore: pampa98    18/12/2021    1 recensioni
[Questa storia partecipa al "Calendario dell'Avvento" indetto da Cora Line sul forum "Ferisce la penna"]
Helsinki/Palermo, post-heist.
Quando avevano ricevuto l’invito di Sergio e Raquel a raggiungerli a Palawan per festeggiare il Natale con tutta la banda, Mirko si era trattenuto dall’esternare il suo entusiasmo finché Martín non aveva detto che gli avrebbe fatto piacere andare. Dopodiché era iniziata la “folle ricerca dei regali perfetti”. Martín credeva che si sarebbero limitati ai due ospiti, Rio e Stoccolma, a cui Mirko era molto affezionato, e forse Bogotà; invece, il suo compagno aveva deciso di fare il Babbo Natale di turno – a sua difesa, gli bastava solo un cappello rosso per diventare il suo sosia ufficiale – e comprare un regalo per tutti quanti.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Helsinki, Palermo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Forbici dalla punta arrotondata

Piano Babbo Natale

 

 

«Smettila di ridere o giuro che ti pianto quelle forbici nel collo.»
La minaccia fece chiudere la bocca di Mirko, ma le sue spalle continuarono a vibrare in una risata silenziosa. Martín sbuffò e si accasciò sulla sedia, mentre Mirko continuava a medicargli la mano sinistra.

«Sono felice che vedermi soffrire ti diverta tanto.»
«Non ti fa così male, dai» rispose, accarezzandogli gentilmente il palmo appena sopra le ferite. «Mi fa solo ridere che ti sia tagliato così tanto solo per impacchettare un libro.»
«E la colpa di chi sarebbe?»
Mirko inarcò un sopracciglio.
«Avevo capito che a Lisbona lo facevi volentieri un regalo.»
Quando avevano ricevuto l’invito di Sergio e Raquel a raggiungerli a Palawan per festeggiare il Natale con tutta la banda, Mirko si era trattenuto dall’esternare il suo entusiasmo finché Martín non aveva detto che gli avrebbe fatto piacere andare. Dopodiché era iniziata la “folle ricerca dei regali perfetti”. Martín credeva che si sarebbero limitati ai due ospiti, Rio e Stoccolma, a cui Mirko era molto affezionato, e forse Bogotà; invece, il suo compagno aveva deciso di fare il Babbo Natale di turno – a sua difesa, gli bastava solo un cappello rosso per diventare il suo sosia ufficiale – e comprare un regalo per tutti quanti.
“Matias?”
“Pamplona. Quello che avete spinto tra le braccia di Lisbona” aveva risposto Mirko, lanciandogli un’occhiata di rimprovero per quello scherzo che non aveva mai trovato divertente.
“Ah, sì, me lo ricordo. Perché gli vuoi fare un regalo?”
“Perché fa parte della famiglia.”
Martín aveva annuito con poca convinzione, consapevole che non valesse la pena cercare di convincere Mirko a limitare il suo spirito natalizio.
“E Benjamin chi cazzo sarebbe?”
“Il padre di Manila. Si è occupato dell’estrazione dell’oro” aggiunse, di fronte alla sua espressione spaesata. “Ma ti ricordi qualcuno della banda?”
“Certo. Mi ricordo quelli con cui ho almeno parlato.”
Mirko aveva scosso la testa. Gli aveva messo un braccio intorno alla vita, attirandolo a sé per dargli un bacio sui capelli.
“Coraggio, mi amor. Sarà divertente scegliere i regali. E poi trovo molto sexy la generosità sotto le feste.”
Martín gli aveva portato le braccia attorno al collo. “Non c’è nient’altro che trovi sexy?”
La risposta di Mirko li aveva portati nella camera da letto, dimentichi dei regali, anche se solo per poco tempo: dal giorno seguente era stato un continuo via vai tra i negozi di Nairobi alla ricerca del regalo perfetto – “Non possiamo prendere delle cartoline o dei maglioni con una renna cucita sopra?” “Possiamo prendere le cartoline da abbinare ai vari regali, mi sembra un’ottima idea. Anche per i maglioni si potrebbe fare, ma non possiamo prendere a tutti lo stesso regalo. Quelli magari li mettiamo noi! Esistono i maglioni di coppia, giusto?” “Purtroppo sì, ma ti ti mollo seduta stante se osi comprarli per noi.”
Martín aveva partecipato attivamente alla scelta del dono per Raquel e anche per Sergio; il resto lo aveva lasciato nelle mani di Mirko, limitandosi a seguirlo ovunque e allenando il suo autocontrollo ogni volta che il suo compagno cambiava idea sull’acquisto da fare, facendo salire in Martín un forte istinto omicida.
Dopo anni di quella follia – stando al calendario erano passati solo dieci giorni, ma Martín era piuttosto certo che il tempo avesse deciso di rallentare il suo perenne avanzamento in quel periodo – a solo un giorno di distanza dalla partenza per Palawan, avevano collezionato tutti i regali richiesti, tra cui quelli per Cincinnati e la figlia di Raquel. Ai figli di Bogotà non avevano minimamente pensato e Martín non poté che ringraziare l’universo per avergli risparmiato almeno quella tortura.
Era stato proprio durante la fase di confezionamento dei pacchetti che Martín, srotolando velocemente la carta decorata con fiocchi di neve per porre fine al suo obbligato ruolo di elfo il prima possibile, si era causato due lunghi tagli sul palmo della mano.
Mirko aveva passato i successivi minuti a preoccuparsi per la sua ferita, lieve ma fastidiosa, ridendo come un matto.
Dopo essersi assicurato che i tagli fossero puliti, gli fasciò la mano con una benda e vi posò sopra un bacio.
«Qui posso finire io, non preoccuparti.»
«Ce la faccio a mettere della cazzo di carta intorno a questa roba» sbottò Martín.
Mirko gonfiò le guance, sforzandosi per trattenere l’ennesima risata. Martín amava quel suono, ma non se era rivolto a deriderlo.
«Guarda che ti faccio male sul serio!» esclamò, brandendo le forbici abbandonate sul tavolo a un palmo dalla sua faccia.
«Mh, mi sa che ti servirà qualcosa di più appuntito allora» commentò, toccando la punta rotonda per dimostrare la loro innocuità.
«Scommettiamo?»
Mirko si alzò e gli diede un bacio sulla fronte, poi uscì dalla stanza per riportare l’acqua ossigenata e la confezione di bende in bagno. Quando tornò, si diresse verso il divano su cui erano disposti i regali ancora da incartare.
«Questo come lo incartiamo per non far capire di cosa si tratta?» disse, sollevando un koala alto la metà di lui che era destinato a Cincinnati.
«Non credo che capirà cos’è, neanche se glielo portiamo davanti così com’è. Non ha tipo un anno?»
«Credo che ne abbia già compiuti tre.»
«È comunque piccolo.» Si alzò e raggiunse il suo compagno, abbracciandolo da dietro con il mento posato sulla sua spalla. «Tra l’altro non credo che abbiamo abbastanza carta per impacchettarlo. Basterà attaccargli un fiocco in testa.»
Mirko sorrise e si voltò per mettergli un braccio intorno alle spalle. «Sì, mi sa che è la cosa migliore.»
«Ho finalmente detto qualcosa di giusto sull’argomento, che bello.»
Mirko rise e lo abbracciò prima che Martín potesse lamentarsi, chiedendosi se lo stesse di nuovo prendendo in giro. Si lasciò avvolgere da quel calore familiare e ricambiò la stretta, affondando il volto nell’incavo del suo collo.
«Senti…» mormorò sulla sua pelle, «visto che alcuni pacchi sono veloci da preparare, che ne dici di prenderti cura di me come si deve, mh? Credo di essermi ferito anche da altre parti.»
Mirko si scostò per poterlo guardare in volto e il sorriso divertito di Martín si ampliò vedendo la sua espressione.
«Oh, mi dispiace. Dobbiamo rimediare subito allora» commentò, chinandosi verso di lui per catturare le sue labbra in un bacio appassionato, che allontanò l’imminente viaggio e i loro doveri per alcune ore dalla loro mente.

   
 
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