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Autore: My Pride    19/12/2021    1 recensioni
~ Raccolta Curtain Fic di one-shot incentrate sulla coppia Damian/Jon + Bat&Super family ♥
» 79. With all my life
Le note di Jingle Bells risuonavano a ripetizione negli altoparlanti del centro commerciale e diffondevano quell’aria natalizia che si respirava in ogni punto della città di Gotham, dai piccoli magazzini, negozi di alimentari e ristoranti ai vicoli che circondavano ogni quartiere.
[ Tu appartieni a quelle cose che meravigliano la vita – un sorriso in un campo di grano, un passaggio segreto, un fiore che ha il respiro di mille tramonti ~ Fabrizio Caramagna ]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bat Family, Damian Wayne, Jonathan Samuel Kent
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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First word melting hearts Titolo: First word melting hearts
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot [ 1607
parole fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne,
Jonathan Samuel Kent, Thomas Alfred Wayne-Kent (OC)
Rating: Giallo
Genere: Generale, Slice of life, Fluff
Avvertimenti: What if?, Slash, Missing Moment
Just stop for a minute and smile: 38. "Prima sbarazzati di quella cosa, grazie!"
Maritombola #12: 83. Missing moment



SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved
.

    Se anni addietro qualcuno gli avesse detto che si sarebbe ritrovato a vedere una scena del genere, Damian non gli avrebbe mai creduto.
    Era tornato da poco da Gotham per il controllo della nuova protesi che suo padre e Drake stavano ideando per lui, e non appena rimesso piede in casa era stato accolto da fragorose risate provenienti dalla cucina. Accigliato, Damian si era sfilato il giaccone e tolto le scarpe, avvicinandosi di soppiatto alla porta solo per vedere Tommy che, seduto nel suo seggiolone, rideva e agitava le braccia mentre volava pappa ovunque. Jon era sporco dalla testa ai piedi, con dell'omogeneizzato nei capelli e sulla guancia destra e, nonostante il brontolio di rimprovero con cui stava cercando di tener buono il bambino, Damian aveva scorto un lieve sorriso sollevargli un angolo della bocca. Era una scena così surreale che Damian perse un battito, col cuore gonfio di quella che aveva ormai capito essere felicità. Quel bambino, quella casa, Jon… erano la sua gioia.    
    «Resterai lì a guardarci tutto il giorno o verrai a salutarci?» esordì Jon in tono divertito, e Damian per poco non sussultò nell’essere stato scoperto. Era stato addestrato a non essere mai notato, e col fatto che Jon avesse perso i suoi poteri sarebbe dovuto essere più facile passare inosservato.
    «Come hai--»
    «Ho imparato a riconoscere i tuoi passi anche quando cerchi di non farti sentire, D», rimbeccò nel girarsi verso di lui, sorridendo. Un angolo della bocca era sporco di omogeneizzato, e Damian quasi rise alla vista. Ma si trattenne, vedendo Jon picchiettarsi il labbro inferiore. «Queste labbra ti aspettano ancora», lo prese in giro, per quanto Damian avesse roteato gli occhi con ironia prima di indicare la sua faccia.
    «Prima sbarazzati di quella cosa, grazie».
    «Owh, andiamo, D. A Tommy piace».
    «Sai che questo non è un metro di paragone, vero, J?»
    Jon rise e agitò una mano in risposta, cercando di ripulire prima di tutto la faccia del bambino con un fazzoletto di stoffa, per quanto Tommy, agitando le braccia in direzione di Damian, non gli stesse rendendo le cose facili. Si calmò un po’ solo quando Damian si lavò le mani e si avvicinò al seggiolone, chinandosi per dargli un bacio fra i capelli; Jon sospirò in brodo di giuggiole alla vista, senza poter fare a meno di sorridere ancora mentre si ripuliva la faccia e osservava rapito i gesti di Damian. Aveva sempre saputo che Damian tutto sommato aveva un gran cuore, ma vedere il modo in cui Tommy aveva portato a galla quegli atteggiamenti quasi lo faceva piangere di gioia. Non avrebbero potuto essere più felici.
    «Adesso tocca a te», ironizzò Damian, e Jon sorrise maggiormente nel sentire quelle labbra poggiarsi sulle sue, sfiorando un fianco del compagno per attirarlo un po’ a sé.
    «Mi sei mancato, D. Sei mancato a tutti e due».
    «Sono stato via solo cinque giorni», sbuffò ilare contro quelle labbra, intrecciando le dita nei capelli di Jon. «E vedo che ve la siete cavata alla grande».
    «E adesso andrà anche meglio».
    «Gh. Dimenticavo quanto fossi sdolcinato».
    Jon rise ancora e borbottò un “Come se ti dispiacesse” in tono divertito, togliendo il bavaglio a Tommy prima di issarselo fra le braccia. «Hai fame? Ti preparo qualcosa mentre ti cambi. Così possiamo parlare di com’è andata», accennò, cercando di non far trasparire la nota preoccupata che si sarebbe potuta sentire nella sua voce. Fu quasi certo che Damian l’avesse sentita comunque, ma tacque e gli fece un cenno col capo sparendo silenziosamente al piano superiore.
    Jon lo aveva seguito un po’ con lo sguardo e si era poi occupato di Tommy, facendogli fare il ruttino prima di poterlo sistemare nel suo porta-enfant e occuparsi del pasto da preparare. Damian era tornato piuttosto presto e lo aveva sorpreso nel comparire letteralmente senza avvertirlo, ma era contento che fosse nuovamente a casa e che la sua espressione fosse tranquilla. Ciò voleva significare che la visita era andata meglio di quanto aveva creduto prima ancora di partire, e Jon non poteva fare a meno di essere felice per lui. Damian aveva sofferto abbastanza a causa di quella perdita, gli era stato accanto e avevano affrontato insieme gli orribili momenti che si era ritrovato ad attraversare, e vedere il suo viso finalmente rilassato, sereno come non mai, accentuava la consapevolezza che avessero fatto entrambi la scelta migliore.
    Damian tornò una buona quindicina di minuti dopo e Jon gli fece compagnia tutto il tempo in cui mangiò, chiedendogli con fare curioso come fosse andata a Gotham e come stessero tutti; Damian aveva fatto spallucce e gli aveva spiegato semplicemente che ci sarebbe voluto ancora qualche mese prima che la nuova protesi fosse pronta ma che tutto sommato la famiglia stava alla grande - suo padre aveva anche espresso il desiderio di rivedere Tommy -, chiacchierando anche del più e del meno.
    Solo in seguito decisero di rilassarsi tutti e tre sul divano, con Damian poggiato col capo contro la spalla di Jon e Tommy che, accoccolato fra le braccia di Damian, giocava distratto col suo pupazzo di Zitka, farfugliando suoni disarticolati e senza senso. Ma fu a quel punto che Jon drizzò la schiena e quasi fece sussultare Damian - sì, d’accordo, il viaggio era stato lungo e lui avrebbe volentieri dormito, e con questo? -, il quale gli borbottò contro qualcosa mentre si sistemava Tommy fra le braccia.
    «Scusa, D, aspetta», accennò Jon nell’abbassare del tutto la voce della TV, per quanto non la stessero comunque seguendo. «Mi sembra di aver sentito…»
    «Ero io».
    «No, non parlavo del tuo russare come un trombone».
    «Ehi!»
    «-ibi».
    Il battibecco si fermò nello stesso istante in cui sentirono quella vocina, guardandosi con gli occhi sgranati prima di abbassare immediatamente lo sguardo sul bambino nello stesso istante. Tommy stava continuando a farfugliare qualcosa allegramente, agitando quel pupazzo in aria come se lo stesse facendo volare, e gonfiò un po' le guance per creare qualche bollicina con la saliva, smontando sul nascere qualunque cosa avesse cominciato a pensare Jon... salvo poi ripetere quel «ibi» in tono più sicuro, facendo brillare gli occhi di entrambi.
    «Pensi che stia...»
    «...provando a parlare?» concluse Jon con un sorriso che andava da un recchio all'altro, sedendosi a gambe conserte sul tappeto per poter essere alla stessa altezza del bambino, il quale allungò le mani verso di lui per toccargli il naso mentre rideva. «Ehi, Tommy?» Il tono di Jon era così allegro che, anche se non si fosse ritrovato a guardarlo, Damian avrebbe capito benissimo che stava sorridendo. «Ehi, campione. Sai dire “papà?”»
    «Baba».
    «D...»
    Damian schioccò la lingua sotto il palato. «Ehi, è più facile di “papà”», volle aver ragione, vedendo Tommy far scorrere lo sguardo su entrambi con fare curioso, prima di picchiettare ancora una manina contro il naso di Jon e ridere divertito.
    «'Ibi! 'Ibi!» ripeté mentre agitava le gambette, con quel volto paffuto che scattava dall'uno all'altro con un sorriso che sembrava allargarsi ogni secondo di più. Ma, più Tommy picchiettava il viso del suo papà e li guardava, più Damian e Jon si guardavano a vicenda, cercando di capire che cosa stesse cercando di dire il bambino.
    Damian aveva persino dimenticato la stanchezza del viaggio e aveva raddrizzato la schiena per sistemarsi meglio il figlio sulle gambe, abbassando lo sguardo su di lui per osservare i movimenti di quel piccolo corpo che aveva fra le braccia. Tommy non smetteva di sorridere e di ripetere «'Ibi» ogni volta che toccava Jon come se fosse di vitale importanza, e quando lo faceva si premurava di guardare Damian e sorridergli di riflesso.
    Fu proprio nel rendersene conto che Damian sgranò gli occhi, irrigidendosi per un momento prima di scoppiare a ridere sotto lo sguardo sconcertato di Jon che, sollevando il viso, lo aveva fissato accigliato mentre Tommy gli tirava amorevolmente una guancia.
    «Tutto bene, D?»
    «S-Sì, è solo...» Damian si asciugò l'angolo dell'occhio destro col dorso della mano, prendendosi un momento prima di ricambiare lo sguardo del compagno con un'espressione che, Jon ne era sicuro, non gli aveva mai visto in viso. «Credo che stia dicendo “habibi”».
    «'Ibi!» esclamò Thomas fra le risate quando sentì il padre, battendo le manine l'una contro l'altra mentre agitava di nuovo le gambe, come se fosse contento di essere stato capito.
    Jon rimase in silenzio per attimi che parvero interminabili, cercando di assimilare ciò che aveva appena capito. A dire il vero non avrebbe dovuto meravigliarsi poi molto, dato che Damian lo chiamava in continuazione in quel modo ed entrambi raramente, se escludevano i nomignoli, si chiamavano per nome... ma la cosa fece ben presto ridere anche lui, tanto che abbassò il capo verso Tommy per poggiargli un bacio sulla fronte.
    «Ti amo, piccolo», sussurrò col cuore gonfio di gioia paterna, sentendo le dita del bambino insinuarsi fra i suoi capelli per giocherellare un po' con quelle ciocche, strofinandosi contro di lui mentre Damian cingeva entrambi con un braccio per quanto concessogli dalla posizione in cui si trovava.
    «Sei proprio un romantico perso, J».
    «Aw, sta' zitto, baba», lo prese in giro nel fargli l'occhiolino, ignorando lo sbuffo ilare di Damian solo per abbassare di nuovo lo sguardo su Tommy, che stava farfugliando di nuovo qualcosa.
    «'aba!» disse divertito, e Jon rimase di stucco mentre Damian si lasciava sfuggire l'ennesima risata della serata e stringeva maggiormente il compagno contro di sé.
    Anni addietro non si sarebbe mai immaginato in una situazione del genere, lo ribadiva. Eppure adesso, mentre abbracciava due delle persone cui teneva di più, non avrebbe potuto sperare in una vita migliore
.






_Note inconcludenti dell'autrice
Tommy è tornato ad essere un bambino, evvai!
Okay, sclero mio a parte, spendiamo due parole per tutta la storia. Non sapevo bene cosa scegliere come prima parola per Tommy (papà era davvero troppo ovvio), quindi un grazie a ShunDiAndromeda per avermi aiutata. Dopo averci pensato un pochino su, alla fine la parola scelta è stata "habibi", che vuol dire "(mio) amato" ed è la parola che Tommy sente più spesso provenire dalle labbra di Damian... quindi era un po' ovvio che potesse anche essere la prima parola che impara a pronunciare, e non solo per la sua relativa facilità. Visto che Jon raramente viene chiamato per nome da Damian, ecco che basta fare due più due et voilà, Tommy pronuncia la sua prima parola! Seguita poi da baba (che vuol dire papà) e lascia pure Jon di stucco :p
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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