Fumetti/Cartoni americani > Spider Man
Ricorda la storia  |      
Autore: Ino chan    20/12/2021    2 recensioni
«Perchè ti sei tolto la maschera? Guarda che sei un ricercato piuttosto...WILSON NON CALARTI I PANTALONI, SONO MINORENNE!» A vent'anni, quello che non può fare è bere e poco altro, ma Wade, sembra non rendersene conto, visto che smette di slacciare la tuta, e di sembrare sul punto di togliersi le braghe con un effetto da stripper.
Non ci sono spoiler su Spider-Man: No Way Home!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
«Non puoi essere Spider-Man senza sacrificare Peter Parker.»
Peter alza la testa dalle braccia e guarda verso May. È ancora vestita di nero, sta fumando, l’ultima volta che l’ha fatto, aveva appena venduto il taxi di zio Ben e lo stava guardando venire portato via.  Ora come allora, sta guardando fuori dalla finestra. Appoggiata con una spalla ad uno dei battenti, e Peter sente uno spasmo alla bocca dello stomaco. Hanno ancora addosso il peso della desolazione del funerale di Tony, le lacrime trattenute per non turbare la piccola Morgan, il sapore della sconfitta nella vittoria.  May sospira mentre si volta a guardarlo, l’aver saputo della morte del signor Stark, aver assistito al suo funerale, l’ha sconvolta più di quanto lei stessa, forse, voglia ammettere: Tony Stark è morto come Iron Man e mentre lo guarda da sopra una spalla, è chiaro che sta pensando che, un giorno, questo potrebbe toccare a lui. Peter è costretto ad abbassare lo sguardo, dopo essersi specchiato nello sguardo velato di tristezza della zia, non gli chiederà di smettere un supereroe, non può farlo, non è così egoista, ma … « Quella ragazza, Peter, Michelle…»
Peter stringe i pugni sulle maniche della giacca per riflesso « So che hai una cotta per lei, ma devi pensare al suo bene.»

MJ non sembra voler sentir ragioni, è contenta di aver finalmente saputo la verità su di lui, ma una parte del cervello di Peter continua ad elaborare le parole di May e l’immagine della signora Stark mentre lascia cadere in acqua la corona di fuori con quello che, per anni è stato il cuore di suo marito, sopra. Non ha intenzione di farsi una vedova, lasciare orfani, è sciocco pensarlo a diciotto anni, all’alba di una relazione, ma la strage sfiorata con la faccenda Quentin Beck, gli ha aperto gli occhi su un argomento, che, per molto tempo, ha scelto di non vedere.
MJ, Ned, May, perfino Happy, sono tutti in pericolo. Tutti satelliti di una supernova in esplosione che la sua vita come Spider-Man. Osserva il cinetafio che hanno creato per Steve Rogers venire addobbato di fiori e peluche. Beato lui che ha avuto il fegato di tornarsene nel passato assieme a quella che, ha saputo, essere sua moglie e lasciare la patata bollente ai suoi nipoti, lui non sarebbe mai capace di farlo. Si conosce. È uguale a zio Ben, gli ha detto una volta zia May, ma se davvero da grandi poteri derivano grandi responsabilità, è anche vero che questo porta anche a grandi rinunce.
Per Tony è stata la vita, per lui…
 
Non c’è sorpresa nel dolore che lo coglie quando MJ inizia a sorridere a qualcun altro, proprio come faceva a lui, Harry Osborn è un ragazzo eccezionale, una persona adorabile e un caro amico. Peter sa perfettamente che non ha fatto nulla per attirare l’attenzione di MJ, che è stato onesto, corretto, per questa ragione, quando gli comunica in lacrime il suo essersi innamorato di lei, non ha la forza di incazzarsi. Non si arrabbia nemmeno quando è MJ a dirgli di essersi innamorata di Harry, le sorride, le bacia la fronte, dopo averla tirata verso di sé con una mano sulla nuca e la lascia andare augurandole tutto il bene. Chiuderle la porta sul suo essere Spider-Man, l’ha salvata da pericoli e ritorsioni, ma ha ucciso quello che potevano essere, questo è fuori discussione.
Ben consapevole di essere dalla parte del torto, non si è arrabbiato quando MJ ha scelto Harry, ma questo non vuol dire che debba assistere, come uno spettatore in prima fila, alla loro luminosa felicità. Per questa ragione, anche se è la Vigilia di Natale, ha declinato l’invito di passare la serata assieme, anche se, con l’inizio del college e del lavoro come articolista per la rubrica scientifica del Daily Bugle, gli sembra una vita che non vede Ned, May e Happy.
Infila il cellulare all’interno della tasca della tuta, piegandosi sulla sua seduta (la ringhiera di una passerella lavavetri) e torna a guardare verso il basso, in strada. L’ albero di Natale del Rockfeller Center è un tripudio di luci bianche e gialle, che quasi fanno male agli occhi, Peter lo guarda all’alto, illuminare lo spiazzo e la strada sottostante, e attirare l’attenzione di chiunque, si trovi a passare lì attorno.  Posa le mani sulle ginocchia e sospira, mentre i primi fiocchi di neve, gli balugina avanti agli occhi, in contrasto con il cielo notturno. Non è proprio come se l’aspettava, ma non è così male passare la notte di Natale così…
 
 No, non è vero, in realtà lo sta odiando.
Non ama la solitudine, nemmeno quando veste i panni di Spider-Man e durante la notte di Natale, poi, chi diavolo potrebbe essere felice di stare da solo. Magari dovrebbe rassegnarsi, e fare il reggimoccolo alla felice coppia, anche se, chiunque con un minimo di dignità, si sparerebbe piuttosto ad una gamba che guardare l’amore della sua vita in compagnia di un altro uo…«Mh?» qualcosa gli è sfilato davanti al volto ad una velocità impressionante, qualcosa di molto più grande di un qualsiasi uccello urbano e molto simile ad un uomo adulto.  Abbassa lentamente lo sguardo, la traiettoria di caduta è terminata contro il soffitto terrazzato di un grattacielo di poco più basso rispetto a quello dove si trova lui.  Peter sente i capelli drizzarsi sulla nuca mentre si rende conto che è davvero un corpo umano quello che gli è sfilato davanti.
«Oh mio Dio, signore! Signore è ancora vivo?» urla scioccamente mentre si dà la spinta per saltare verso di lui, in un clangore di metallo e legno che sbatte, facendo fuoriuscire immediatamente la ragnatela per usarla come pendolo e passare da un edifico all’altro.
La persona a terra ha i quattro arti visibilmente spezzati, e la testa girata di 360°, più Peter si avvicina, però, più riesce a discernerne i tratti: quella tuta rossa, così simile alla sua, la conosce. È a dieci passi da Deadpool, quando si tira su, in una contorsione di arti che si rimodellano nel loro asse naturale e muscoli che si riallacciano con suoni umidi e fin troppo percepibili. Arriccia il naso «Devi essere per forza così grafico?» chiede con un filo di voce.
«Mi dispiace turbarti Spidey, ma anche se ho un culo fantastico, non posso passare la vita nella sua contemplazione, devo pur guardarmi attorno.»  Si fissano in silenzio, Wade seduto a terra con le mani a stringere le caviglie e Peter in piedi.
«Visto che sei vivo, buon proseguimento.» Wade alza un dito come a volerlo fermare, per poi ruotarlo verso l’ombra scura che si sta per abbattere su di lui, un’ombra che fa rizzare i peli sulla nuca di Peter quando si volta. Non fa a tempo a chiedere che roba sia, che una specie di drago di komodo antropomorfo, lo afferra per le spalle e si getta giù dal tetto con lui, urlando che ucciderà sia Deadpool e Spider-Man.
«Ehi…Ma stai morendo?»
Sporto dal parapetto del tetto, Wade strizza gli occhi sotto la maschera per simpatia ad ogni sferzata di coda o pugno che arriva addosso a Peter; arriva addirittura a coprirsi il volto con le mani, mentre assiste allo scontro «Oh andiamo, non puoi farti battere così, lo hai già sconfitto…Ah no, lui appartiene all’universo cinematografico di Andrew Garfield.»
 
«Ce ne hai messo di tempo per venirmi ad aiutare.»
Peter non ha idea di aver perso la maschera nel parapiglia, è talmente abituato a considerare la Iron-Spider inattaccabile, che non si è reso conto di avere tutte le nanomacchine radunate sulla schiena, per cercare di tamponare l’insorgenza di una grossa ferita sotto la scapola destra, fino a quando non si rende conto del piglio di Wade, anche attraverso il cappuccio.
«Che ti prende?» gli chiede.
«Mi piacciono i ricci, ma sei davvero piccolo. Ci arrivi a ventun anni?» Peter si porta le mani al volto con un verso terrorizzato e lui, di tutta risposta, si sfila la maschera, afferrandola dalla sommità della testa. Ha un volto terrificante, Peter ricorda perfettamente quando Fury glie l’ha mostrato in foto, non sussulta quindi, né si lascia scappare versi di terrore.
«Perchè ti sei tolto la maschera? Guarda che sei un ricercato piuttosto...WILSON NON CALARTI I PANTALONI, SONO MINORENNE!» A vent'anni, quello che non può fare è bere e poco altro, ma Wade, sembra non rendersene conto, visto che smette di slacciare la tuta, e di sembrare sul punto di togliersi le braghe con un effetto da stripper.
Si fissano –di nuovo - in silenzio «Non mi dire che è quel tipo di storia!»
«Che tipo di storia?» ripete Peter stordito.
«Dove io e te non si fa …» mima con le dita un gesto fin troppo allusivo e Peter è convinto di aver tutti i capelli dritti come un porcospino.  «Non ho intenzione di fare sesso con te!» sibila piegando il busto e il mento quasi contro il petto «Non mi piacciono gli uomini!»
«Forse non nel tuo universo canonico, ma qua non siamo proprio in mano a dei professionisti.» alza un dito verso l’alto come ad indicare qualcosa sopra di loro, come un’entità astratta «Anzi, lei è piuttosto incapace nella scrittura creativa, se proprio devo di…»
Urla per via di un piccione, spuntato chissà dove che, come un treno si lancia su di lui ad ali chiuse: Peter se lo ritrova a ripararsi dietro di lui mentre guarda il bizzarro volatile, allontanarsi «Deve essere stordito dalle luci dell’albero.»
«AUTRICE HO SOLO DETTO LA VERITÀ! Non cercare di uccidermi con degli uccelli che non hanno nulla da perdere. E poi che diavolo di umorismo infantile, alla tua…» si zittisce, intercettando lo sguardo di Peter su di lui «…Meglio che non tocchi il tasto età, se non voglio che mi faccia sventare da un branco di pinguini…»
«Colonia.»  lo corregge Peter «No, colonia, non è che fai puzza. Un gruppo di pinguini si chiama colonia e non…» non finisce la sua spiegazione che Wade lo ha già afferrato per un gomito e costretto ad alzarsi «… Che cavolo vuoi?»
«Anche io sono da solo, facciamo qualcosa.» Immediatamente, nella testa di Peter, si forma una lista di cose che Wade potrebbe trovare divertente, ma che, nello stato di New York – e un’altra mezza dozzina di nazioni – li porterebbe entrambi in galera. Prova a sfilare il braccio dalla presa dell’uomo, ma questo si blocca, si gira verso di lui, facendolo sbattere contro il suo petto «Non fare il santerellino, dai.»
 
«Oh, ma da quando Spider-man è amico di Deadpool?»
Clint Barton si chiude nelle spalle mentre il cicalino che lo tiene in contatto con la sua neo pupilla, Kate Bishop, chiude la comunicazione con un bip acuto.  Non ha idea, e se deve essere sincero, non è che gli interessi poi molto. Alza la tazza di latte che ha in mano a favore di Lila, per ricordarle il giro extra di marshmallow che le ha chiesto «Papà, per te meglio di no, stai iniziando a mettere su pancia da quando sei in pensione!»
La risata canina di Kate è seguita da quella gutturale di Yelena. Clint non ha tempo di chiedersi da quanto quelle due siano così amiche da andare in missione assieme, che Laura gli fa cadere nella tazza, un marshmallow dei suoi non appena Lila torna a guardare la tv.
Ecco perché la ama più di qualsiasi cosa al mondo.

«Ma Spider-man quanti anni ha?»
Bucky sta guardando verso il basso, giù dalla terrazza su cui sono appollaiati da buoni quarantacinque minuti in attesa della mossa di Zemo: con le mani infilate in tasca e il capo inclinato verso una spalla, sembra aver visto qualcosa di più interessante della berlina nera che stanno seguendo da una parte e l’altra di New York. Sam lo raggiunge con un piccolo saltello, facendo attenzione a non spingerlo con le ali.  A un tetto di distanza dal loro, due figure stanno mangiando sedute su un parapetto di un soffitto terrazzato. Si acciglia, non credeva che Spider-man e Deadpool si conoscessero, né che fossero così amici da mangiare chimichanga assieme a Natale «Non so, ma a giudicare dalla voce, non credo che abbia ancora messo su peli in faccia. Perché?»
Bucky inarca un sopracciglio e lo indica, un attimo dopo, Deadpool è stato tirato di sotto dal -non tanto a quanto pare- Amichevole Spider-Man di quartiere. Sam sbuffa una risata mentre lo guarda ricomporsi fra imprecazioni e piagnucolii «Ha tentato di baciarlo?» chiede.
«Ha tentato di baciarlo.» conferma Bucky nascondendo lo stesso divertimento che sta facendo ridere Sam di gusto.
 
Non è stato il tipo di Natale che ti aspetti, ma deve ammetterlo, non si è mai divertito così tanto.
Ha male alle mascelle e anche alla pancia, a forza di ridere ed è un palese buonumore, tanto che quando viene svegliato dal vocale di Jonah Jameson che gli urla di alzarsi e portare il culo in redazione, che il Natale non è per poveri come lui, non riesce ad arrabbiarsi.
Esce dal bagno e per la sorpresa, molla la presa all’asciugamano attorno ai fianchi, nel giro di una manciata di secondi, May urla, Happy – suo fresco marito – alza gli occhi al soffitto arrossito, e un flash, lo sorprende e lo fa voltare. Wade aggrappato allo stipite superiore della finestra con una mano mentre con l’altra, scrolla le foto che gli ha appena fatto, lo fa arrossire fino alla radice dei capelli.
«Allora è vero, sei amico di un delinquente!» bercia May fra le dita delle mani che si è portata al volto.
«Non siamo amici!» si difende alzando le mani, prima di realizzare di essere ancora nudo come un verme e raccattando l’asciugamano da terra «Abbiamo solo passato la sera assieme, tutto …» Happy indica la foto che campeggia sul giornale che ha fra le mani e sospira «Si ha provato a baciarmi.»
«E allora?» gli chiede May «È un…Buon Dio, puoi toglierlo da lì? Mi fa impressione, siamo al nono piano.»
 
«Entra!»
Wade entra all’interno dell’appartamento tenendo in mano un involto di carta stagnola fra le mani, Peter vorrebbe chiedergli come ha fatto a capire così facilmente dove abita, se l’ha seguito, ma quando si ritrova quel pacchetto fra le mani, non riesce a trattenere una smorfia addolcita. Chimichanga, come quello che hanno mangiato assieme la sera prima.
«Buon Natale anche a te, pazzo furioso.» mormora scrollando il capo divertito.

FINE

Buon Natale belle persone
Spero che la storia sia stata di vostro gradimento, in caso,  lasciatemi un commentino 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Spider Man / Vai alla pagina dell'autore: Ino chan