Mobius è abbastanza certo di dover sapere cos’è che sta guardando. È un albero addobbato con delle piccole palline colorate e lucine lampeggianti, sa di aver già visto una cosa simile da qualche altra parte, ma non ha la minima idea dove.
«Mobius che fai? Ti sembra questo il momento di mettersi a fare shopping natalizio?» Loki lo raggiunge ad ampie falcate, chiudendo lo spazio che li separa, per tornare ad affiancarlo. Guarda il piccolo alberello, poi il profilo assorto del TVA, e alla fine sospira «Non sai cos’è il Natale come Casey non sapeva cosa fossero i pesci rossi, vero?» gli chiede.
Le sopracciglia di Mobius scattano verso l’alto mentre continua a guardare l’alberello di fronte a sé. Natale. Ricorda una parola simile, però se cerca di fare mente locale, non riesce a ricordare nulla che possa esservi associato. Né una situazione o una persona. «Do-Dovrei ricordarlo, vero?» gli chiede con un filo di voce. Tutte le persone che li circondano, sembrano perfettamente sapere cosa stanno facendo e perché, entrano ed escono dai negozi carichi di sacchetti e pacchetti, sorridono, parlottano felicemente fra di loro. E lui sa, maledizione, sa che è normale che sia così, che l’ingranaggio fuori posto è lui, non loro. Sorride, arricciando leggermente gli angoli delle labbra: «Ma non serve che lo sappia ora. Non con la linea temporale a pezzi e l’arrivo di un esercito di super cattivi alle porte.» Fa segno a Loki di riprendere a camminare con un cenno del capo, se non sbaglia il Santuario di New York è al 177A di Bleecker Street nel Greenwich Village e loro sono spuntati dalla parte opposta. Uno sguardo alla mappa, sul TemPad, muovendola con le freccette sulla tastiera prima di rendersi conto che è da solo «Loki?» chiede guardandolo entrare all’interno del negozio dove si trova esposto l’alberello.
«Sì, arrivo.» La donna all’interno del negozio, si volta, convinta di aver udito il campanello sopra la porta suonare, ma quando si gira a guardare, per accogliere il nuovo cliente, non trova nessuno.
«Perché sei entrato e uscito subito?» chiede Mobius mentre il dio lo affianca di nuovo, le mani in tasca e un’espressione soddisfatta sul volto. Questo scrolla le spalle «Era una libreria, pensavo di aver visto un libro che volevo comprare.»
«Dammi una mano.»
Mobius gli rivolge un’occhiata scettica
«Non guardarmi così, ho intenzione di sputarci sopra.»
«Strano, conoscendoti avrei detto il contrario.»
Si sono fermati per via di un improvviso scroscio di pioggia davanti ad una tavola calda. Poggiati alla vetrina che da’ all’interno del locale con la schiena, sotto ad una tettoia decorata con grappoli di vischio e festoni colorati, sembrano una comune coppia di amici a spasso per New York il pomeriggio della Vigilia. Mobius, di nuovo sembra attratto dalle decorazioni natalizie e Loki lo sprona ad allungare una mano verso di lui, affondandogli un gomito nel fianco. «Non ho voglia dei tuoi scherzi, Loki.» borbotta piegando la testa verso una spalla con una smorfia indolenzita.
«Oh maledizione, porgi la tua dannata mano miscredente al dio del Caos, testardo di un mortale!» Loki decide di farsi obbedire con la forza, afferra Mobius per un polso, lo strattona verso di sè e, anche se non erano quelli i piani iniziali, non appena ce l’ha addosso, lo blocca, afferrandolo per la nuca. Sono così stretti l’uno all’altro che Loki non può fare a meno di notare l’aumento esponenziale del battito cardiaco dell’umano, la rigidità dei muscoli della schiena e l’accelerazione del respiro. Era certo di non essergli indifferente, sia per la sua naturale convinzione che tutti, prima o poi, finiscono col cedere alle sue lusinghe, che per piccoli segnali colti qua e là, ma averne la certezza in pugno è inebriante. Ghigna, anche se non vorrebbe, mentre imprime la stretta finale suo corpo del mortale, portandolo ad alzarsi sulle punte, per avvicinarselo al volto. Nonostante non sia il momento, con l’arrivo di Kang il Conquistatore in tutte le dannate forme, Loki non può fare a meno di soffrire la mancanza di un letto dove rovesciare sul ventre Mobius, per prenderlo con tutta la forza. E a giudicare da come questo lo sta stringendo a sua volta, tirandogli un ciuffo di capelli sulla fronte, girandolo quasi attorno al pugno, non dev’essere il solo a dannarsi di essere per strada e non in una camera da letto. Si fissano in silenzio, Mobius non sembra poi troppo sorpreso della sua avance, anche se, quando gli indica la pianticella sopra di loro, lo diventa palesemente.
«Che roba è?» chiede con il viso rosso e gli occhi lucidi. Loki prega che sia solo uno spasmo muscolare quello che ha sentito provenire dal basso della sua persona o rischia di venire arrestati per oltraggio al pudore non appena non avrà più l’umano di fronte a sé.
«Vischio.» ribatte allentando la presa sulla mano del TVA che si ritrova a stringere una pallina di Natale, una di quelle che addobbava l’albero che stava guardando pochi minuti prima. «E questa quando l’hai rubata?» chiede, sorridendo sbalordito.
«Dio dei ladri?» Loki si indica il volto.
«Hai molti epiteti e nessuno lusinghiero.» gli fa notare Mobius sempre sorridendo.
«Sono anche un fine inventore, ma per voi umani c’è solo la faccenda di come ho avuto mio figlio Sleipnir.» borbotta voltando il capo, mostrando al TVA il profilo tirato e una guancia, leggermente arrossita. Mobius non vorrebbe ridere, ma ridacchia, contro il pugno chiuso «Ma è veramente figlio di…»
«Non ne voglio parlare!»
Mobius ormai sta ridendo fortissimo e Loki, nonostante non voglia, non può fare a meno di ridacchiare a sua volta. Sì, maledizione, vorrebbe davvero avere un letto a disposizione o un tavolo, o una qualsiasi altra dannata superficie piana utile. Sospira mentre Mobius continua a guardare il dono che gli ha fatto: «Grazie.» lo sente mormorare «È il primo regalo che mi fanno da…»
Si zittisce, di nuovo quella sensazione di incompleto, come fissare una parola scritta a metà su un foglio; Loki riesce a leggere lo smarrimento sul suo volto, sostituito poi da una vena di mesta rassegnazione. Senza Ravonna, sparita chissà dove, non può sapere nulla su chi era prima che fosse prelevato dalla sua linea temporale. Scrolla la testa: «È il primo regalo che mi fanno...» si corregge «... Da che sono nella TVA.»
Restano in silenzio per un lungo momento, fianco a fianco, fino a quando Loki non sembra realizzare che ha tenuto la mano di Mobius per tutto il tempo. La guarda, guarda il volto del TVA, il profilo sereno, per poi lasciarlo andare di colpo, bofonchiando: « Per gli dei tutti, andiamo. Sto iniziando a comportarmi come una vergine e mi sto odiano!»
Sono abbastanza sicura di non saper scrivere di Loki
Se vi va, quindi, fatemi sapere che ve ne pare di questa storia.
Buone feste ragazzi ❤
Ino chan
NOTE :
• 177A di Bleecker Street nel Greenwich Village di New York è l’indirizzo indicato nei fumetti del Sanctum Sanctorum, residenza del Dottor Strange
• Sleipnir è, nella mitologia norrena, il cavallo di Odino
«Mobius che fai? Ti sembra questo il momento di mettersi a fare shopping natalizio?» Loki lo raggiunge ad ampie falcate, chiudendo lo spazio che li separa, per tornare ad affiancarlo. Guarda il piccolo alberello, poi il profilo assorto del TVA, e alla fine sospira «Non sai cos’è il Natale come Casey non sapeva cosa fossero i pesci rossi, vero?» gli chiede.
Le sopracciglia di Mobius scattano verso l’alto mentre continua a guardare l’alberello di fronte a sé. Natale. Ricorda una parola simile, però se cerca di fare mente locale, non riesce a ricordare nulla che possa esservi associato. Né una situazione o una persona. «Do-Dovrei ricordarlo, vero?» gli chiede con un filo di voce. Tutte le persone che li circondano, sembrano perfettamente sapere cosa stanno facendo e perché, entrano ed escono dai negozi carichi di sacchetti e pacchetti, sorridono, parlottano felicemente fra di loro. E lui sa, maledizione, sa che è normale che sia così, che l’ingranaggio fuori posto è lui, non loro. Sorride, arricciando leggermente gli angoli delle labbra: «Ma non serve che lo sappia ora. Non con la linea temporale a pezzi e l’arrivo di un esercito di super cattivi alle porte.» Fa segno a Loki di riprendere a camminare con un cenno del capo, se non sbaglia il Santuario di New York è al 177A di Bleecker Street nel Greenwich Village e loro sono spuntati dalla parte opposta. Uno sguardo alla mappa, sul TemPad, muovendola con le freccette sulla tastiera prima di rendersi conto che è da solo «Loki?» chiede guardandolo entrare all’interno del negozio dove si trova esposto l’alberello.
«Sì, arrivo.» La donna all’interno del negozio, si volta, convinta di aver udito il campanello sopra la porta suonare, ma quando si gira a guardare, per accogliere il nuovo cliente, non trova nessuno.
«Perché sei entrato e uscito subito?» chiede Mobius mentre il dio lo affianca di nuovo, le mani in tasca e un’espressione soddisfatta sul volto. Questo scrolla le spalle «Era una libreria, pensavo di aver visto un libro che volevo comprare.»
«Dammi una mano.»
Mobius gli rivolge un’occhiata scettica
«Non guardarmi così, ho intenzione di sputarci sopra.»
«Strano, conoscendoti avrei detto il contrario.»
Si sono fermati per via di un improvviso scroscio di pioggia davanti ad una tavola calda. Poggiati alla vetrina che da’ all’interno del locale con la schiena, sotto ad una tettoia decorata con grappoli di vischio e festoni colorati, sembrano una comune coppia di amici a spasso per New York il pomeriggio della Vigilia. Mobius, di nuovo sembra attratto dalle decorazioni natalizie e Loki lo sprona ad allungare una mano verso di lui, affondandogli un gomito nel fianco. «Non ho voglia dei tuoi scherzi, Loki.» borbotta piegando la testa verso una spalla con una smorfia indolenzita.
«Oh maledizione, porgi la tua dannata mano miscredente al dio del Caos, testardo di un mortale!» Loki decide di farsi obbedire con la forza, afferra Mobius per un polso, lo strattona verso di sè e, anche se non erano quelli i piani iniziali, non appena ce l’ha addosso, lo blocca, afferrandolo per la nuca. Sono così stretti l’uno all’altro che Loki non può fare a meno di notare l’aumento esponenziale del battito cardiaco dell’umano, la rigidità dei muscoli della schiena e l’accelerazione del respiro. Era certo di non essergli indifferente, sia per la sua naturale convinzione che tutti, prima o poi, finiscono col cedere alle sue lusinghe, che per piccoli segnali colti qua e là, ma averne la certezza in pugno è inebriante. Ghigna, anche se non vorrebbe, mentre imprime la stretta finale suo corpo del mortale, portandolo ad alzarsi sulle punte, per avvicinarselo al volto. Nonostante non sia il momento, con l’arrivo di Kang il Conquistatore in tutte le dannate forme, Loki non può fare a meno di soffrire la mancanza di un letto dove rovesciare sul ventre Mobius, per prenderlo con tutta la forza. E a giudicare da come questo lo sta stringendo a sua volta, tirandogli un ciuffo di capelli sulla fronte, girandolo quasi attorno al pugno, non dev’essere il solo a dannarsi di essere per strada e non in una camera da letto. Si fissano in silenzio, Mobius non sembra poi troppo sorpreso della sua avance, anche se, quando gli indica la pianticella sopra di loro, lo diventa palesemente.
«Che roba è?» chiede con il viso rosso e gli occhi lucidi. Loki prega che sia solo uno spasmo muscolare quello che ha sentito provenire dal basso della sua persona o rischia di venire arrestati per oltraggio al pudore non appena non avrà più l’umano di fronte a sé.
«Vischio.» ribatte allentando la presa sulla mano del TVA che si ritrova a stringere una pallina di Natale, una di quelle che addobbava l’albero che stava guardando pochi minuti prima. «E questa quando l’hai rubata?» chiede, sorridendo sbalordito.
«Dio dei ladri?» Loki si indica il volto.
«Hai molti epiteti e nessuno lusinghiero.» gli fa notare Mobius sempre sorridendo.
«Sono anche un fine inventore, ma per voi umani c’è solo la faccenda di come ho avuto mio figlio Sleipnir.» borbotta voltando il capo, mostrando al TVA il profilo tirato e una guancia, leggermente arrossita. Mobius non vorrebbe ridere, ma ridacchia, contro il pugno chiuso «Ma è veramente figlio di…»
«Non ne voglio parlare!»
Mobius ormai sta ridendo fortissimo e Loki, nonostante non voglia, non può fare a meno di ridacchiare a sua volta. Sì, maledizione, vorrebbe davvero avere un letto a disposizione o un tavolo, o una qualsiasi altra dannata superficie piana utile. Sospira mentre Mobius continua a guardare il dono che gli ha fatto: «Grazie.» lo sente mormorare «È il primo regalo che mi fanno da…»
Si zittisce, di nuovo quella sensazione di incompleto, come fissare una parola scritta a metà su un foglio; Loki riesce a leggere lo smarrimento sul suo volto, sostituito poi da una vena di mesta rassegnazione. Senza Ravonna, sparita chissà dove, non può sapere nulla su chi era prima che fosse prelevato dalla sua linea temporale. Scrolla la testa: «È il primo regalo che mi fanno...» si corregge «... Da che sono nella TVA.»
Restano in silenzio per un lungo momento, fianco a fianco, fino a quando Loki non sembra realizzare che ha tenuto la mano di Mobius per tutto il tempo. La guarda, guarda il volto del TVA, il profilo sereno, per poi lasciarlo andare di colpo, bofonchiando: « Per gli dei tutti, andiamo. Sto iniziando a comportarmi come una vergine e mi sto odiano!»
Sono abbastanza sicura di non saper scrivere di Loki
Se vi va, quindi, fatemi sapere che ve ne pare di questa storia.
Buone feste ragazzi ❤
Ino chan
NOTE :
• 177A di Bleecker Street nel Greenwich Village di New York è l’indirizzo indicato nei fumetti del Sanctum Sanctorum, residenza del Dottor Strange
• Sleipnir è, nella mitologia norrena, il cavallo di Odino