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Autore: HayAihara    29/12/2021    0 recensioni
"Sono io che non ti merito, Genkai." Le labbra di Toguro si arricciarono in un flebile sorriso. Tolse gli occhiali da sole e alzò le spalle.
"Sono diventato un mostro, esattamente come Kairen. Non volevi questo."
"Tu non sei come Kairen, non lo sarai mai, non sei un mostro!"
"Smettila di difendermi." La supplicò lui, stringendo i denti. "Non merito la tua pietà."
|ToguroxGenkai| Spoiler |
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genkai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Parte 1

Genkai si sedette all'ombra di una vecchia quercia. Poggiò la schiena contro il tronco robusto dell'albero e lasciò che il vento leggero che soffiava la cullasse con dolcezza. 

Socchiuse gli occhi e inspirò profondamente.

Sentiva ancora le spalle indolenzite per via dell'allenamento estenuante con Toguro; il suo compagno di squadra era molto esigente e voleva che, in prossimità del torneo, si allenassero con costanza almeno sei ore al giorno. Le lamentele, da parte degli altri, non mancavano di certo ma lui non accettava scuse né giustificazioni di alcun genere. Era irremovibile.
"Sei ore sono il minimo, se vogliamo arrivare in finale dobbiamo dare molto di più!" 

Per arrivare preparati e portare a casa la vittoria non era sufficiente il massimo: bisognava dare molto di più, proprio come ci teneva a ribadire Toguro ogni volta che ne aveva l'occasione.

Quel ritmo per lei non era impossibile da mantenere ma a seguito di una ferita che si era procurata al braccio per una distrazione, faticava ad utilizzare il raggio astrale e questo le causava non pochi pensieri.
Senza la sua arma segreta e micidiale combattere sul ring non sarebbe stata una passeggiata, lo sapeva bene.

La giovane aprì gli occhi e osservò le proprie mani, sporche di terra e piene di graffi. Avrebbe voluto curarle, come facevano le ragazze della sua età, ma per un motivo o per l'altro ciò non era possibile.
Quel pensiero ultimamente le tornava spesso in mente. Essere come le altre, una ragazza qualsiasi.
Anche quel pomeriggio, sotto l'albero, le attraversò per una frazione di secondo la mente.
Sarebbe stato bello, per una volta, tingersi le unghie di bianco, rosso o di un qualsiasi altro colore senza temere che le si potessero frantumare in briciole sferrando un pugno. 

Scosse subito il capo, allontanando quell'idea assurda. Lei non era così e non si sarebbe certo sentita a proprio agio nei panni di un'altra.

Tutta la sua vita era proprio lì attorno: il tempio, la sua squadra, gli allenamenti, il torneo e Toguro. 

Ripesando a Toguro sentì una morsa attanagliarle lo stomaco. Stava perdendo la ragione giorno dopo giorno e nonostante lei se ne fosse resa conto non poteva arrestare il meccanismo autodistruttivo che si era insinuato nel suo animo: l'idea di rinunciare al corpo giovane e forte di cui disponeva lo tormentava, facendolo precipitare in un abisso di disperazione senza via d'uscita.

Sebbene non ne avesse parlato esplicitamente, Genkai sapeva che lui stava cercando un modo per evitare il processo di invecchiamento al quale tutte le persone erano sottoposte. E temeva che lo avrebbe trovato.

Toguro era la persona più sicura, sincera e affidabile che avesse mai conosciuto. Non era mai venuto meno ad una promessa. Non aveva mai fatto tardi ad un allenamento, non si era mai tirato indietro di fronte ad una difficoltà. Con sudore, e sangue, era sempre riuscito a portare a termine qualsiasi missione, qualsiasi obiettivo. 

Non c'era ragione di pensare che avrebbe fallito. Se il suo desiderio era rimanere giovane e forte in eterno, in un qualche modo a lei ancora sconosciuto, sarebbe rimasto giovane e forte in eterno. 

“Genkai, cosa ci fai qui?” La voce del ragazzo interruppe il flusso dei pensieri della giovane, che ebbe un piccolo sussulto.

“Tu piuttosto, non dovresti riposarti?” Ribatté lei, puntando gli occhi sul corpo statuario dell'amico, in piedi a pochi passi di distanza.

“La stessa cosa vale per te.” Toguro arricciò le labbra in un ghigno e si sedette accanto alla giovane. “E comunque non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.”

“Tu lo fai sempre!” Brontolò lei.

La differenza di statura tra il corpo di lui e quello di lei era imponente. Genkai, nonostante avesse la stessa età di Toguro, raggiungeva a mala pena il suo ombelico.

“Mi sto riposando.” Riprese poi la ragazza.

“Ti fa ancora male il braccio?”

Genkai annuì col capo, distogliendo lo sguardo verso un punto imprecisato del giardino. Non pensava che il problema al braccio fosse tanto evidente, aveva cercato di mascherarlo il più possibile, non voleva destare in lui inutili preoccupazioni, a maggior ragione dato che la data del torneo si avvicinava sempre più.
“Non è grave, sto usando un impacco di radici, piante e...”

Lui la interruppe, sciogliendosi in una risata cristallina. “Non sarebbe meglio affidarsi ad un medico?”

“No, non direi.” Replicò. “Me ne intendo di queste cose.”
“Non è di certo mia intenzione mettere in dubbio le tue competenze mediche su radici e piante, dico soltanto che sono settimane che il tuo braccio è dolorante e forse sarebbe il caso di fare qualcosa a riguardo.”

“Settimane? Come hai fatto ad accorgertene?” Domandò sorpresa. "E poi sto già facendo qualcosa a riguardo." Ripeté di proposito le sue parole, per sottolineare il fastidio che le avevano procurato. “Come se non sapessi che per farlo guarire è necessario curarlo.” Borbottò.

“Tutte quelle fasciature improvvisate con foglie e rami mi hanno insospettito.”

Genkai accennò una risata. “Ho capito, mi stai prendendo in giro. Non uso nessun ramo.”

“D'accordo, ma hai sicuramente abusato con le foglie. Domani prenditi un giorno di pausa.” Mormorò lui, avvicinando il volto a quello della giovane. “Ho bisogno di te per il torneo.” Concluse, alzandosi in piedi e muovendo qualche passo in avanti. Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e dopo poco si fermò nuovamente, inclinando il capo verso la ragazza, ancora seduta sotto l'albero.

“Non soltanto per il torneo, lo sai, no?”

La ragazza sorrise, annuendo. “Certo, stupido, se non ci fossi io con chi andresti al lago a combattere nel cuore della notte? Sono l'unica pazza che asseconda questa tua sete di lotta.”

“Appunto.” Ridacchiò lui. “Ma non è soltanto questo, anche se devo ammettere che sei veramente l'unica.”

Lei fece una leggera smorfia e socchiuse nuovamente gli occhi. Si lasciò cullare dal soffio del vento per qualche istante.

“Sei quanto ho di più prezioso in questa vita, non voglio che ti accada niente.” Ammise spontaneamente Toguro, prima di riprendere a camminare e sparire tra gli alberi del bosco.

Il cuore di Genkai prese a tamburellare all'impazzata, il rumore dei battiti sovrastava i suoi stessi pensieri, che tutto ad un tratto apparivano distanti ed ovattati.

“Stupido...” Mormorò, lasciando ancora una volta che il vento la cullasse, carezzandole le guance e alleviando così la sensazione di bruciore e calore che arrossire alle parole di Toguro le aveva procurato.


 


 

Parte 2

Genkai puntò lo sguardo sull'acqua limpida del lago che a quell'ora della sera assumeva sfumature delicate dai mille colori. Inspirò profondamente e lasciò che i capelli, sciolti, le ricadessero morbidamente sulla schiena.

Capitava raramente che togliesse il nastro con il quale li raccoglieva. Quell'abitudine era cominciata molto tempo prima. Inizialmente per una questione di comodità, durante gli allenamenti non poteva rischiare che qualche ciocca le coprisse la visuale; essendo diventati molto lunghi e non avendo perso il loro colore naturale, rosa lucente, la ponevano prepotentemente al centro dell'attenzione in qualsiasi contesto. Dal momento che era sempre stata una ragazza piuttosto riservata e detestava i complimenti troppo accentuati, passare inosservata era ciò che preferiva.

“Ti va di fare una passeggiata?” Le propose Toguro, a pochi passi di distanza. Lui era l'unico che, conoscendo il suo carattere, si risparmiava ogni commento.

Anche se, in realtà, un complimento da parte sua non l'avrebbe messa in imbarazzo.

“Sì.” Rispose candidamente, inclinando il capo verso di lui. I loro occhi si incrociarono per un mezzo secondo e Genkai ebbe un tuffo al cuore. “Andiamo?” Cercò subito di distogliere lo sguardo e nascondere il volto al ragazzo, che altrimenti si sarebbe accorto del limpido rossore dipinto sulle sue guance.

“Sai, ho pensato molto in questi giorni.” Iniziò lui, muovendo un passo dopo l'altro. Genkai si fece più attenta. “A quella storia..."

“Aspetta.” Lo interruppe lei, con un filo di voce. "Ne abbiamo già parlato e sai come la penso."

Lui annuì, sorridendo. “Lo so, ma vedi, non riesco a smettere di pensare che sarebbe la soluzione perfetta...”

“Tutti noi invecchiamo.” Genkai si fermò, cercando lo sguardo di lui. “Forse dovresti soltanto accettare il fatto che siamo umani e questo è il nostro destino.”

“Come potrei? Sono nel mio momento migliore,” Disse, abbassandosi sulle ginocchia per essere alla stessa altezza della ragazza. “Se lascio che il tempo sbiadisca il mio corpo, non avrò mai più la forza che sento di avere adesso.”

“E' normale così.” Scosse il capo lei. “E' giusto così.” Mormorò, e le sue parole suonarono come una supplica. 

“Io voglio un corpo immortale Genkai, voglio rimanere in questa forma per sempre.”

Lei strinse gli occhi, sforzandosi di comprendere il suo punto di vista. “Non pensi a...” Interruppe la frase prima di aggiungere “me”.

“Ci penso continuamente.” Abbassò il capo, quasi le avesse letto nel pensiero. “So bene che questo va contro ciò in cui credi ma vorrei che per un attimo..."

“Non posso.” Genkai socchiuse gli occhi. “Se mi fermo anche solo per un attimo per valutare la possibilità di restare così per sempre, insieme a te, allora non riuscirò più a convincerti che sia la cosa sbagliata da fare.” Deglutì, cercando di mandare indietro il nodo di lacrime che sentiva all'altezza della gola. “Non capisci quanto sia difficile per me?”

“Io lo desidero con tutto me stesso.” Strinse le spalle della ragazza con le mani. “Ma solo insieme a te. Non potrei immaginare un'esistenza diversa, come potrei vederti invecchiare e poi morire mentre io rimango giovane e forte per sempre? Che senso avrebbe, se non insieme a te?”

Una lacrima rigò la guancia di Genkai. “Invecchieremo insieme se lo vorrai.”

Toguro sospirò, tirandosi in piedi. “D'accordo, ne riparliamo un'altra volta, non voglio vederti piangere. Perdonami.” Le porse la mano. “Proseguiamo?”

La fanciulla annuì, lasciandosi guidare da Toguro. Il contatto con la pelle liscia della sua mano le provocò un leggero imbarazzo all'inizio ma ben presto si abituò alla sensazione e non poté non sentirsi euforica all'idea di essergli così vicina. L'ombra dell'eterna giovinezza sembrò abbandonarli per il tempo che trascorsero insieme, mano nella mano. Come se, per una volta, fossero due giovani proprio come tutti gli altri. Nessun allenamento, nessun torneo, nessun combattimento.

Soltanto loro due, insieme, nel silenzio della notte. 


 

Parte 3

Genkai aveva setacciato il bosco da cima a fondo per trovare Toguro. Dopo lo scontro con Kairen era sparito senza lasciare alcuna indicazione di dove si sarebbe rifugiato. Probabilmente si stava allenando intensamente per riuscire a batterlo appena si fossero incontrati nuovo ma era solo un'ipotesi. 

Il tempio era sprofondato in un silenzio assordante da quando le esercitazioni erano state interrotte bruscamente. Genkai si recava ancora spesso per dare acqua ai fiori piantati nel giardino interno. Qualche volta sedeva in un angolo della sala principale e osservava la luce del sole riflessa sul pavimento in legno, sperando di vederlo arrivare.

Rivedeva, a rallentatore, le ore di estenuanti allenamenti a cui lei e gli altri compagni di squadra si erano sottoposti senza muovere alcuna obiezione. Vincere il torneo era sempre stato il loro obiettivo, un sogno coltivato con amore e dedizione, nonostante l'impegno e la fatica che richiedesse giorno dopo giorno. Non si erano mai domandati che cosa avrebbero fatto dopo, quali strade avrebbero preso. Se combattere fosse la loro vita, se valesse la pena cercare qualcos'altro. 

E poi Kairen li aveva attaccati e ogni speranza coltivata con sacrificio e passione era precipitata in un buco nero, seppellita sotto terra come i loro amati compagni di squadra. 

"Genkai, non c'è bisogno che ti disturbi tanto." Un monaco le suggerì di ritirarsi, le sue ferite non si erano ancora completamente rimarginate e lo sforzo di salire la lunga scalinata sarebbe potuto risultare eccessivo. Ciò che serviva a Genkai era un periodo di riabilitazione. Aveva bisogno di riposo e tranquillità per riprendersi al meglio ma non riusciva a separarsi da quel luogo.
Era convinta che prima o poi Toguro l'avrebbe cercata lì. Doveva cercarla. 

"Non è un disturbo, lo faccio con piacere. Sto bene." Rispose, sorridendo. "Non si tratta di un lavoro faticoso."
"Nelle tue condizioni dovresti pensare a rimetterti."
"Forse, ma adesso non ci riesco."
"Lo so." Ammise lui, sciogliendosi in un timido sorriso. "Sei molto legata a questo tempio e il tempio è legato a te." 
Genkai socchiuse per un istante gli occhi e le immagini dell'attacco di Kairen si materializzarono ancora una volta, con violenza, davanti a sè. "Questo luogo..."
"...custodirà tutto in eterno, non temere." Concluse lui, ringraziandola per l'impegno e ritirandosi in preghiera.

...

Toguro saliva lentamente la scalinata, ripercorrendo - gradino dopo gradino - ciò che era successo, la sequenza di eventi che lo avevano portato in quella precisa situazione. Era scappato come un codardo. Kairen era troppo forte per lui e restare avrebbe significato una sola cosa: tormentarsi per non essere stato in grado di batterlo e salvare i propri allievi e i compagni di squadra. E poi morire. Niente di più, se non diventare un mucchio di ossa e cenere. Nessuna forza eterna.

"Toguro." Genkai intravide la sagoma del ragazzo dalla cima della scalinata. Istintivamente si bloccò e rimase in attesa, dalla figura di Toguro che avanzava non trapelava alcuna emozione. Teneva il capo abbassato e indossava un paio di occhiali scuri che coprivano i suoi occhi provati da stanchezza e sofferenza. 

"Non mi hai sentito?" La ragazza alzò il tono della voce, stringendo i pugni. "Toguro!" Lo chiamò una seconda volta.

"Ho sentito, Genkai." Rispose lui in modo pacato. "Non c'è bisogno che urli."

"Non serve, dici? Non serve nemmeno che ti dica che sei stato un irresponsabile e che saresti dovuto..."

"Rimanere." Completò la frase. "Certo, avrei dovuto farlo." La raggiunse e le si affiancò, tenendo lo sguardo puntato davanti a sè, sul tempio. Lo ricordava esattamente così. "Mi dispiace di averti lasciata sola."

"Dispiace anche a me."

"Avevo bisogno di riflettere sul da farsi." Spiegò.

Lei si spostò una ciocca di capelli dal viso, posizionandola dietro l'orecchio. "Come stai?" Si azzardò a chiedere ma lui non rispose. Spostò l'attenzione su un particolare irrilevante della facciata del tempio e questo mandò su tutte le furie Genkai.

"Vuoi rispondermi? Ti ho aspettato per settimane, senza sapere che cosa ti fosse successo e una spiegazione, seppur minima, credo di meritarmela! Sono tornata qui ogni volta che ho potuto, sperando di incontrarti e mi sono rimproverata e maledetta quei giorni in cui non ce la facevo a camminare e dovevo restare ferma! Temevo che scegliessi proprio uno di quei momenti per venire a cercarmi e il pensiero di non essere qui ad aspettarti..." 

"Sono io che non ti merito, Genkai." Le labbra di Toguro si arricciarono in un flebile sorriso. Tolse gli occhiali da sole e alzò le spalle. "Sono diventato un mostro, esattamente come Kairen. Non volevi questo."

"Tu non sei come Kairen, non lo sarai mai, non sei un mostro!"

"Smettila di difendermi." La supplicò lui, stringendo i denti. "Non merito la tua pietà."

"Pietà? Credi che io provi pietà per te, Toguro? Pensi non ci sia altro che mi spinga verso di te? Niente che mi abbia tenuto sveglia la notte non sapendo dove fossi?" Gridò lei, scoppiando in un pianto disperato e, finalmente, liberatorio. "Pietà! Tu ne hai avuta per me quando te ne sei andato senza dirmi una parola?" 

"Vorrei che non provassi nulla per me." Sussurrò lui. 

"Lo vorrei anche io!" Gridò lei, fino a farsi stridere le corde vocali. "Sei diventato un demone? E' così? Sei fuggito per questo?" 

"Sì." Ammise.

Genkai non replicò. Si voltò verso di lui e gli sfiorò il lembo della giacca verde. "Sei ancora in tempo per tornare indietro?" Domandò in un sussurrò. 

"Purtroppo no, ma ti ringrazio per avermelo chiesto."

"Non ti riconosco..."

"Perché non sono più ciò che ero."

"Toguro..."

"Vuoi saperla una cosa, Genkai?" Toguro si girò dalla parte della ragazza e abbassò lo sguardo su di lei. Nonostante non fosse più umano, i suoi occhi solcati non avevano perso il loro luccichio.

"Ho desiderato questo corpo invincibile per così tanto tempo, non potevo pensare ad altro... era l'unico modo per vendicarmi di quel bastardo di Kairen. Per rendere omaggio ai nostri amici. Non ho esitato nemmeno un attimo e ho accettato ogni compromesso. Volevo soltanto avere la forza necessaria." Fece una piccola pausa. "Ma le tue notti insonni, Genkai, non sono state le uniche. Sei sempre stata nei miei pensieri. Che senso ha un'eternità senza di te?" 

Genkai ascoltò, col cuore in gola. "So che non esiste un modo per tornare indietro perché l'ho cercato in questo periodo. Non sono tornato perché mi vergognavo. Non mi è più possibile invecchiare insieme a te anche se lo vorrei con tutto me stesso. E' buffo, non trovi? Desideriamo tanto ardentemente qualcosa e poi, nel momento in cui riusciamo ad ottenerla, ci accorgiamo che ciò che vogliamo in realtà lo abbiamo sempre avuto accanto, ma lo abbiamo perso per sempre."

"Sei uno stupido!" Lei si morse il labbro. "Di cosa ti vergognavi? Sono io, potevi tornare da me e raccontarmi tutto!"

"Lo sto facendo adesso." Disse. "Me ne voglio andare Genkai, ti sto dicendo addio."

"Non puoi..."

"Hai ragione." Chinò il capo e posò un bacio sulla nuca della ragazza. "Hai sempre avuto ragione su tutto."

Lei afferrò il braccio di Toguro e lo strinse tra le dita. "Resta..."

"Non amerò mai più nessuno come amo te, Genkai. Non ci sarà un solo giorno da qui all'eternità in cui non penserò a te."


Toguro la superò e scese i gradini, infilandosi le mani in tasca. Genkai rimase immobile. "Toguro..." Chiamò il suo nome qualche volta prima di arrendersi all'evidenza. Si sedette a terra e rimase in silenzio.

"Custodirò il mio amore per te, Toguro, io invecchierò ma ciò che provo per te non sbiadirà mai." Mormorò tra le lacrime. 

Lui, dal fondo della scalinata, sorrise alle parole della fanciulla. Il suo udito si era affinato notevolmente dopo la trasformazione. Indossò gli occhiali e sparì tra gli alberi.







Note
Ho scelto volutamente di omettere la parte relativa all'attacco di Kairen, volevo soltanto ripercorrere quel poco di storia che ci viene raccontata su Toguro e Genkai. Grazie a chiunque abbia dedicato un po' di tempo a questa lettura. Un abbraccio.

Hay 


 

  
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