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Autore: Lita_85    02/01/2022    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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« Claudia vuoi uscire da quel bagno per favore?! È da mezz'ora che ti aspettiamo! », gridò Ginevra allacciandosi l'anello che componeva la sua scarpa super brilluccicosa seduta in uno dei due sgabelli che stavano davanti alla toilette.

Ci eravamo chiuse tutte e tre nella suite imperiale della villa da diversi minuti cercando di non andare di matto. Claudia, in preda agli spasmi da colite acuta, si era barricata in bagno senza voler più uscire. 

Nel frattempo, io e Ginevra ci eravamo vestite di tutto punto, indossando quel vestito lavanda con scollo a forma di cuore e gonna in raso scelto proprio dalla dolce sposina. I capelli raccolti in un chignon modificato, facevano ricadere sul viso alcune ciocche di capelli, e il trucco in pendant con tutto l'outfit ci rendeva delle perfette damigelle d'onore. Il mio riflesso appariva e spariva davanti a quello specchio seguendo la mia andatura nervosa. Ero un fascio di nervi. Non ero pronta per incontrarlo, non ero pronta a ricadere nei suoi occhi azzurri, non ero porta a farmi male. 

« Ani, tesoro, mi aiuti a mettere gli orecchini? », chiese Ginevra aprendo il palmo della mano mostrandomi un paio di orecchini in oro giallo pendenti.

Mi avvicinai a lei senza battere ciglio pur essendo con la testa tra le nuvole. Volevo farle credere, che dentro di me avevo provato veramente a chiudere con tutta questa storia. 

« Secondo te è ancora viva lì dentro? », domandò Ginevra sistemandosi l'orecchino che avevo infilato nel lobo. 

« Lo sai che quando ha questo attacchi può restare in bagno anche delle ore… »

« Lo so, ma oggi deve sposarsi… quindi è meglio che si dia una mossa! »

« Eh, lo so, però è meglio che non la mettiamo sotto pressione… magari appena esce, cerchiamo di non farla spaventare accogliendola con comprensione e sorrisi a trentadue denti? »

« Certo, certo… per chi mi hai presa? »

« Benissimo… non vorrei avere un'altro problema da risolvere… », risposi avvicinandomi alla piccola scatola trasparente contenente il corsage di nebbiolina e piccole rose bianche. 

« Tu invece come stai? », domandò Ginevra avvicinandosi anch'essa al tavolo in mogano tirando fuori dalla scatola il corsage e poggiandolo sul mio polso. 

« Sto cercando di non cadere e di non esplodere in un pianto disperato… Trai tu le conclusioni… » 

« Ani… », sussurrò accarezzandomi la mano dove aveva allacciato il piccolo bouquet. 

« Ginny, lo so che sono pesante… », borbottai allontanandomi verso la grande sedia di fronte al tavolo. « So che potrei reagire diversamente, e potrei anche farcela se non dovessi stare qui sapendolo a pochi metri da me. Ma, tutto questo mi sta logorando l'anima… non posso scendere giù come niente fosse, non posso incontrare i suoi occhi come se non ci fossi caduta dentro milioni di volte, non posso guardarlo e pensare che sono stata sua e adesso non lo sarò mai più… »

« Tesoro… so cosa vuoi dire… però se superi questa serata puoi riprendere la tua vita in mano! Puoi farcela, lo so! Ho visto la tua forza! »

« Non so di quale forza parli… non sono mai stata forte! Guardami! », gridai mettendo in evidenza le lacrime che avevano rigato il mio viso e il fondotinta. « Questo per te è essere forte?! Non lo sono, e non lo sarò mai! », cercai di trattenermi per non gridare. Ero un fiume in piena, uno tsunami di emozioni negative. 

« Hey, non dire così! Tu lo sei! E ti starò sempre vicina per ricordartelo! Tu sei speciale! », disse Ginevra cercando anch'essa di non gridare afferrandomi le guance umide. « Adesso mi fai un sorriso? »

La guardai negli occhi leggendoci dentro tutto quello che lei aveva detto. Si sentiva che quelle parole le aveva pronunciate con tutto l'affetto che nutriva per me. Sorrisi annuendo a quella sua domanda. Era vero, l'avevo fatto per lei, ma era servito anche a me. Quel sorriso ordinato, ne aveva innescato uno vero.  

I nostri sguardi d'intesa, e i sorrisi scaturiti dopo, furono interrotti dalla porta del bagno che si apriva davanti ai nostri occhi facendo uscire una Claudia devastata da quei minuti interminabili passati in quella stanzetta.

« Claudia, ma cosa ti è successo? Sembra che ti abbia investito un treno! », esclamò Ginevra voltandosi dalla sua direzione.

« Ginevra?! », gridai ammonendola con lo sguardo.

« Che c'è? È la verità! »

« Una verità che potevi dire in un'altro modo! », dissi invitandola con lo sguardo a cambiare rotta. 

« Oddio, sono messa così male?! », disse Claudia mettendosi le mani in viso correndo verso lo specchio della toeletta.

« No Tesoro! Sei stupenda come sempre! », affermai avviandomi dietro di lei prendendola per le spalle strofinando la vestaglia bianca che indossava. « Adesso ti aiutiamo a mettere il vestito e vai incontro a Mirko! », le sorrisi attraverso lo specchio cercando di trascinarla in quel sentiero di ottimismo.

Lei da prima si sforzò di sorridere, per poi accorgersi che avevo gli occhi arrossati.
 
« Anita, tutto bene? »

« Si si, tutto benissimo! »

« Non mi sembra… »

« Va tutto alla grande! Davvero, non devi preoccuparti per me! »

« Okay… », sillabò avvicinandosi al letto dove si trovava adagiato il suo vestito da sposa. « E con Dario? Com'è andata ieri sera? Avete risolto? », chiese prendendo il corpetto tra le mani.

Rimasi immobile. Non sapevo cosa dire, e la cosa peggiore era che, qualsiasi cosa avessi detto sarei scoppiata in un pianto disumano. Sotto consiglio di Ginevra, avevamo taciuto su tutto il discorso Dario. Non era stata una scelta facile, ma adesso Claudia aveva bisogno di tranquillità, e non le disgrazie della cugina in testa. 

« Sai che c'è?! Questo è il giorno del tuo matrimonio e quindi non dobbiamo pensare ad altro! », affermò Ginevra mettendosi tra di noi creando una specie di barriera. « Ti racconteremo tutto domani, dopo che a colazione ci avrai raccontato tutte le posizioni fatte con Mirko questa notte! »

« Ginevra?!? Ma che cosa dici?!? », domandò paonazza mettendosi le mani sul viso facendo cadere il vestito a terra.

Quest'ultima, conoscendo bene i punti deboli della signorina Rottermeier, l'aveva allontanata da quel discorso spinoso, travolgendola con domande e affermazioni piccanti. 

« Quindi, prima mettiamo questo abito e, prima Mirko te lo toglierà a morsi! », esclamò recuperando il vestito che era caduto a terra.

« Il mio Mirko non fa queste cose! », esclamò rossa togliendo il vestito dalle mani di Ginevra. 

« Si, come no! E io sono la regina Elisabetta! », disse velocemente facendomi l'occhiolino. 

Risi portando la mano destra davanti alle labbra. Tutto il discorso aveva una vena comica con striature hot, tutte cose che mandavano in confusione la già alterata sposina. 

Avvicinammo l'abito alla sua testa, e con una mossa veloce lo infilammo, non prima però, di averla fatta boccheggiare sotto quella gonna maestosa. Continuai a ridere tra le battute di Ginevra e l'imbarazzo di Claudia. Mi sembrò di essere tornata ragazzina, dove tutto era più facile e il cuore non sanguinava. Dove l'amore vero era solo quello tra Dawson e Joey, dove tutto poteva succedere grazie ad esso.


                                 ***


Sdraiato su quel letto aspettavo. Non so bene cosa, ma sospettavo. La redenzione, l'illuminazione, un segno. Un qualcosa che mi desse la spinta giusta per uscire da quella stanza ed andare alla ricerca di Anita. Gli stucchi bianchi che avevo imparato a memoria, erano entrati nella mia mente ricreando un mosaico tutto loro. Gli angeli, che stringevano tra le loro mani fiori e nastri, ad un certo punto sembrarono davvero volteggiare per tutta la stanza dandomi la certezza che da lì a poco sarei impazzito. Mi alzai di scatto chiudendo la cravatta che avevo lasciato penzolare ai due lati del mio collo, per poi avvicinarmi allo specchio per completare l'opera. Guardai il Rolex che segnava le diciassette. Il matrimonio sarebbe iniziato tra meno di mezz'ora, ed io, da bravo codardo, avevo passato tutto il tempo disponibile chiuso in quella stanza. Infilai di fretta e furia il gilet e la giacca a doppiopetto blu con collo in raso nero, e uscendo dalla stanza, labbottonai raggiungendo a grandi falcate la stanza di Mirko che si trovava due porte piu avanti. Avevo bisogno di parlargli, avevo bisogno di sapere. 

Bussai frettolosamente e, attendendo la sua risposta entrai chiudendomi la porta alle spalle. 
Lui era lì, con il suo vestito nero e il suo gilet colore avorio. Si specchiava davanti a quello specchio dorato dagli intarsi floreali dandosi un'ultima sistemata ai capelli che aveva pettinato per l'occasione con un po' gel.

« Hey, sposo… »

« Hey, testimone! Viaggiato bene con mia nonna? » 

« Benissimo direi, però la prossima volta tornate voi a prenderla! »

« Beh, posso tranquillizzarti già da adesso, non ci sarà una prossima volta… io mi sposo Claudia è sarà per sempre… »

« Come fai?... »

« A fare cosa? »

« Ad essere così sicuro, sicuro del tuo amore… »

« Cos'è successo?! Non dirmi che… », disse voltandosi verso di me spalancando gli occhi.

« Esatto, ho rovinato tutto con Anita… »

« Cazzo, Dario…  »
 
« Lo so, ho sbagliato tutto… »

« Il problema è che tu non vuoi tentare per colpa di quella paura, pensi di non avere il coraggio, pensi di non meritarla, pensi che sia tutto vano… ma non è così! Dario, ti ho visto cambiare in questo mese, ho visto quella parte di te che non vedevo da un po'. Quella parte che ama senza remore e vincoli! Lei ti ha colpito perché non è solita ragazza, lei ha fatto uscire quella parte di te! Lei è bella da morire ma non solo esteriormente, è bella dentro, e questo tu lo sai! Lo hai capito fin da subito! Ti si leggeva praticamente sul viso! E lo leggo tutt'ora! Quindi non lasciarti trasportare dalla paura, amala come sai fare tu...»
 
« Mirko, io…  »

« So che puoi farlo…  », disse prima stringermi tra le sue braccia, stringendolo anche io a mia volta. Quell'abbraccio, insieme a quello di Saverio avevano dato il via ad una reazione a catena.

 All'improvviso ebbi solo una grande e incessante paura; Quella di perderla per sempre. E la colpa sarebbe stata solo mia.

« Da, vai e prenditi la ragazza! », affermò Mirko prendendomi per le spalle. 

Annuì come uno stupido, e trattenendo le lacrime mi incamminai verso l'uscita. Avrei rimediato, le avrei dato quello che lei voleva, quello che io volevo. Volevo renderla felice più di ogni altra cosa al mondo. 

Adesso lo avevo capito.




                               ***

Uscì dalla stanza di Claudia ancora con le lacrime agli occhi per le risate. Ginevra era riuscita a capovolgere la situazione tragica in cui versavo con la sua allegria e simpatia. E io non potevo che esserle grata.

Mi avviai verso il lungo corridoio bianco candido, adornato dai soliti specchi e da grandi vasi con stelle di Natale, quando vidi qualcuno appoggiato ad una delle finestre non molto lontano da me.

« Hey Alessandro, anche tu da queste parti? », dissi allegra avvicinandomi a lui.

« Anita! », esclamò abbracciandomi affettuosamente.

Ricambiai l'abbraccio sorridendo cordiale, per poi cercare il suo sguardo.

« Non credevo di trovarti qui dopo tutto quello che è successo…  »

« Beh, sai, la vita a volte è strana… credi che ti piaccia una persona, e invece poi ti innamori di un'altra… quindi...», disse tornando a guardare attraverso la finestra perdendosi nei suoi pensieri.

« Quindi tu e Azzurra… »

« Ci frequentiamo, ci frequentiamo assiduamente… », asserì sorridendomi imbarazzato. 

« Mi sembra magnifico… », dichiarai sorridendo a mia volta. Mi faceva davvero piacere sapere che la sua vita non era andata a rotoli come la mia.

« Già, lo è, lo è davvero… e non lo avrei mai pensato! Lei è così diversa da me, però riesce a comprendermi in una maniera disarmante… », affermò facendo brillare i suoi occhi verdi. Era davvero innamorato. « E tu? Ancora problemi con Dario? »

« È davvero difficile spiegare come si sia evoluta tutta la faccenda, ma posso solo dirti che- », non feci in tempo a finire la frase che la porta davanti a noi si aprì facendo uscire l'oggetto della discussione.

I suoi occhi azzurri, belli come non mai, si tuffarono nei miei all'istante creando uno tsunami di emozioni. Paura. Gioia. Rabbia. Tantissima rabbia. Il ricordo straziante della sera prima investì il mio petto provocandomi un dolore atroce. Volevo fuggire. Volevo scappare da tutta quella situazione lacerante, ma il mio corpo non rispondeva più ai miei comandi. 

« Anita… », sibilò lui dando fine a quel silenzio che ci aveva avvolti. 

« Dario… », risposi recuperando un po' di forza dettata da quella rabbia. Non volevo che lui vedesse quanto male ci stavo, e così, accompagnata ancora una volta da quel sentimento di autoconservazione, afferrai il braccio di Alessandro prendendolo a braccetto. « Caro, saresti così gentile da scortarmi giù? », domandai sviando finalmente lo sguardo da lui e dai suoi stupendi occhi azzurri. 

Quest'ultimo, sentendosi come sempre il terzo incomodo, mi guardò mandando giù quella saliva che sembrava essersi depositata in bocca dopo la visione non richiesta. Lo supplicai con gli occhi pieni di speranze e la stretta che si faceva sempre più forte sul suo braccio. Lui, non sapendo che pesci pigliare, volse lo sguardo verso Dario in cerca di consenso. Almeno così mi sembrò dagli occhi preoccupati di Alessandro. Mi voltai anch'io verso Dario che nel frattempo aveva infilato nervosamente le mani dentro le tasche e serrato la mascella. Il suo sguardo si era incupito, le sue labbra si erano incastrate perfettamente tra i denti, sintomo di irrequietezza. Alla fine, con un cenno del capo annui come darci la sua benedizione prima di buttare lo sguardo verso il pavimento.

Strinsi ancora di più le mani sulla manica di Alessandro, e sforzandomi di non fare scenate per quel suo silenzio assenso, seguii il passo di Alessandro che piano piano si allontanò in silenzio. Io non volevo la sua benedizione. Io volevo il suo amore. 

Lo odiai. Lo odiai con tutte le mie forze.

La tristezza e la rabbia presero nuovamente il sopravvento facendomi desiderare che quella famosa benedizione egoistica fosse vera, che si adempisse. Magari sarebbe arrivato davvero quel miracolo, e io lo avrei dimenticato per sempre.
 

 
Note: Capitolo Cinquantatre. Buongiorno a tutti miei cari/e, bentrovati! ❤️ State tutti calmi/e 🤣 Dario ha capito! E sa cosa deve fare! Lo vedremo nel prossimo capitolo che penso proprio sarà l'ultimo! 😭 Ma non abbiate paura, ci sarà un sequel! 🤭 E non vi lascerò con l'amaro in bocca! Potete stare tranquilli/e ❤️ Sarà un finale degno del suo nome! Almeno spero 😅 Ma torniamo al capitolo. Dario, come abbiamo già detto ha capito cosa deve fare, ma, alla vista di Alessandro si blocca… cosa avrà in mente? Anita, ormai tristemente furibonda, spera che quella benedizione ( che crede le sia stata fatta da Dario) si avveri, e che il miracolo si compia… ma lei non sa cosa frulla per la testa a Dario. Lo vedremo nel prossimo capitolo, sperando di darvi il finale che tanto desiderate! ❤️ Grazie sempre a chi mi segue ❤️ e alla prossima ❤️
   
 
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